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20.2.25

diario di bordo 104 anno III La ragazza eritrea yodit abraha che è stata accolta ora ha in affido un bimbo.,Da avvocato a libraio. La storia di Maurizio Piscetta., Commovente video di un ultras della Roma dopo il terremoto. "Un abbraccio ai napoletani, che Dio vi protegga"

   Ecco  le  news   pi.ù interessanti      di questa  settimana 


avvenire  18\2\2025 

                         Giacomo Gambassi, inviato a Palermo
 

«La Sicilia mi ha accolta. Palermo mi ha riconciliato con me stessa e fatto diventare una psicologa. Era giusto che mi mettessi a servizio di questa terra». Yodit Abraha sorride. I lunghi capelli neri scendono oltre le spalle. È nata in Eritrea ma il suo passaporto è etiope. E dal 1984 vive nella Penisola o, meglio, nell’isola dove è approdata per ritrovare i genitori fuggiti dall’Africa in cerca di un futuro migliore e dove «io sono rinata dopo

essere stata sradicata dal mio Paese». La cittadinanza italiana non l’ha mai chiesta. «Ma io mi sento italiana a tutti gli effetti. Lo dicono, ad esempio, il mio accento o il mio modo di gesticolare. Ed è uno scandalo che non si acceleri il procedimento per ottenerla», dice subito. Per lei restituire alla Sicilia quello che ha ricevuto ha significato una duplice scelta: dedicarsi ai migranti e dare una famiglia a un bambino che non ce l’aveva. Giuseppe è il ragazzino che ha in affido. «Ho chiesto esplicitamente che fosse un palermitano perché a Palermo devo tantissimo», racconta la donna. Lui ha 11 anni. Frequenta la quinta elementare. E da 6 è suo figlio “sine die”, come ha stabilito il giudice tutelare dopo che la futura mamma era passata dal Centro affido del Comune. Giuseppe la chiama «mamma» nonostante il differente colore della pelle. E insieme hanno creato sui social una sorta di sit-com che hanno ribattezzato “Diario di una mamma scoppiata”. «Perché voglio raccontare la realtà, senza nascondere le difficoltà», dice Yodit.
Come quelle che tocca con mano tutti i giorni nella struttura per l’accoglienza dei migranti di cui è la coordinatrice. È “Casa di Lucia”, rifugio per le donne, anche con figli, sbarcate nell’isola sui gommoni della speranza. A gestirla è il Cresm, il Centro ricerche economiche e sociali per il Meridione, e fa parte della rete di accoglienza del Sai Palermo, il Sistema accoglienza integrazione finanziato dallo Stato e voluto dall’amministrazione comunale. Ventuno i posti a disposizione nel Cresm per chi arriva dalle altre sponde del Mediterraneo. «Prendersi cura di chi è in grave difficoltà richiede molte energie – confida Yodit – ma siamo una grande famiglia. Ed è quella di cui fa parte anche Giuseppe. Per certi versi lui vive in una comunità domestica più ampia, come accade Africa». Una pausa. «La mia è una scelta di maternità. Però nell’affido non c’è un paracadute che ti sostiene. E il tasso di fallimento è elevato».
Ancora ricorda quando negli anni Settanta la madre e il padre sono partiti alla volta dell’Italia. «L’Italia che ci aveva colonizzati – chiarisce –. E trovavi in Eritrea ed Etiopia chi chiamava gli italiani “brava gente” e chi li accusava di segregazione». Lei era rimasta in Africa, cresciuta dai nonni materni. «Ho ancora in mente la loro casa aperta a chiunque avesse necessità. Erano poveri ma prevaleva in loro la volontà di condividere anche il poco che avevano». I suoi in Sicilia. «Approdati da irregolari. E ora cittadini italiani». Poi l’arrivo di Yodit e del fratello. «Mi sentivo persa ed estranea. Non è stato facile qui». A Palermo l’incontro con «una città multiculturale», fa sapere. «E leggendo un libro sulle case-famiglia ho deciso di iscrivermi all’università. Mentre studiavo, sono stata badante e baby-sitter». Lei ce l’ha fatta. «Adesso tocca a Giuseppe guardare al futuro». Al suo fianco la mamma che, per la legge, rimane straniera ma che Palermo considera una figlia a pieno titolo.



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AGI -
“Da avvocato a libraio, mi sento libero”. Quando parla Maurizio Piscetta, romano, sembra di sentire un giovane allergico ai compromessi, sempre pronto a sfidare la vita a duello. Eppure, ha compiuto 81 anni il 13 gennaio scorso ed è ancora colmo di entusiasmo. La sua memoria è una galleria di ritratti di personaggi eccellenti coi quali ha condiviso parecchio, per esempio Giuliano Vassalli (partigiano, giurista, ministro della Giustizia e “padre” del nuovo Codice di procedura penale dell’89) e l’editore Giulio Einaudi.


Poteva tentare altre carriere, come nasce l’idea della libreria? 

“Quando ebbi un dissenso violento alla facoltà di Giurisprudenza all’università La Sapienza”. 

Con chi?

“Con Giuliano Vassalli di cui ero suo assistente di diritto penale”. 

Cioè?

“A quel tempo contestavo il sistema con cui si facevano gli esami. Per esser chiari, c’era ancora la baronia: il docente voleva esercitare il suo ruolo, anche se restrittivo, sui discenti”.


Perché contestava quel metodo?

“Eravamo nel ’68. Ero docente e insieme discente (ho dato pure qualche esame a Lettere), avevo la capacità di indossare l’eschimo e di stare dietro a una scrivania. Non si era recepito il cambiamento che gli studenti volevano. E Vassalli non accettava questo. Oggi, col senno di poi, capisco Giuliano. E poi io ero nel Psi”.

Che vuol dire, anche Vassalli era socialista.

“Sì, ma io aderivo alle idee massimaliste di Riccardo Lombardi”. 

Quando è entrato nel Psi?

“All’età di 14 anni, nella Federazione giovani socialisti in provincia di Novara, dove viveva mia nonno materno, agricoltore. Per paura dei tedeschi, mia madre era scappata a Roma e mio padre in Francia. Per cui venivo da un’esperienza già precostituita, dall’antifascismo”. 


Poi cos’è successo?

“Mia madre, i miei zii e mio nonno volevano che frequentassi il Collegio Nazareno nel centro storico di Roma, perché avevano saputo che ci andavano i nobili”.

Lei è nobile?

“No. Al Collegio ho seguito fino al liceo Classico”. 

Chi erano i suoi compagni di classe?

“Figli di gente importante ed era frequentato anche da uno dei figli di Giulio Einaudi, Mario, con il quale siamo diventati amici per la pelle”.


Einaudi seppe che aveva deciso di fare il libraio?

“Come no. Frequentavo casa Einaudi, alla Balduina, per storicità editoriale, per capire come funzionavano i libri, e Mario mi spiegava. Poi ho avuto rapporto con Giulio Einaudi e con il suo direttore commerciale, Roberto Cerati. Giulio era un uomo estremamente comunicativo. Riusciva a trovare la forza nelle persone per portarle a fare quello che magari non volevano, da Calvino a Levi e a tanti altri ancora. Ho cominciato a 13-14 anni a incontrare questo signore. Quando mangiavamo insieme, Einaudi mi diceva che ero diventato un massimalista terribile”. 

Quando ha scelto di dedicarsi ai libri?

“Alla fine degli anni 60 vinsi un concorso all’Ufficio studi della Banca d’Italia. Però rifiutai, non avevo una bella opinione delle banche e mia madre, che era una persona molto democratica, mi chiese: ‘Sei contento?’ Sì, sono libero di pensare e di fare quello che mi pare”.  

Poi?

“Nel ’70 ebbi la prima libreria, al civico 343 di viale dei Colli Portuensi, strada che diede il nome all’attività. A quel tempo esistevano ventuno cartolibrerie nel raggio di un chilometro quadrato: si poteva fare un lavoro istruttivo correlato alla docenza; si ricordi, le librerie sono sentinelle di quartiere. Nel ’78, insieme con altri amici, fondo il Comitato di quartiere di Monteverde nuovo. Pochi anni dopo contesto alcune cose che non vanno nel Psi, come per esempio quando si è voluto costringere Fabrizio Cicchitto a dire che era un piduista: nel partito dicevano che ero un guerrigliero. E poi collaboro anche al giornale ‘Il Quartiere’ di Monteverde”.  

E la libreria?

“Nel ’74 cambio, dal civico 343 mi sposto al 379, dove la libreria si trova ancora oggi”.

Niente amore?

“Ho conosciuto mia moglie, belga, a piazza di Spagna. Era bibliotecaria presso l’opera pastorale ‘Aiuto alla Chiesa che soffre’ voluta dal sacerdote olandese Werenfried van Straaten (costituita nel 1947 per aiutare i fedeli della Germania orientale, ndr). In seguito sono arrivati i figli, nel ‘71 e ’73: oggi uno è libraio e l’altro nel settore import-export”.

Perché ha chiamato la libreria “Asterisco”?

“Fa pensare a qualcosa che ti sei dimenticato oppure a una nota, una spiegazione a piè di pagina”.

Come mai ha cambiato indirizzo?

“Il mio socio di fatto era andato via, apparteneva a una delle famiglie, i Farina, che a Roma aveva più edicole. Volevo fare esperienza sul campo. Avevo capito come funzionava un editore, il distributore, quindi mi mancava l’ultimo pezzo: fare il rappresentante di libri scolastici, e ho capito la funzionalità delle adozioni scolastiche. Quando ho fatto il presidente dei librai, del Sil (Sindacato italiano librai e cartolibrai) della Confesercenti - dal 2006 fino al 2021 responsabile di Roma e Lazio e per sette anni a livello nazionale - ho potuto mettere a sistema le richieste dei librai”. 

Quindi ha fatto l’avvocato?

“Quando sono uscito dall’università il partito mi affidava fascicoli di studio sul diritto penale. Allora si cominciava a parlare di diritto amministrativo e iniziavo a capire la grande importanza della lettera ‘d’, ovvero gli ampi spazi di manovra consentiti nella norma dalle parole delega e deroga. Non ho mai esercitato la professione di avvocato, era in conflitto con la figura del libraio, ma il fatto di dover studiare sempre alcune materie mi portava ad avere nozioni abbastanza interessanti. All’epoca la pochezza non c’era. Si trovava poca gente ma preparata, eravamo tutti figli della guerra. Pensi, la mia matricola all’università alla lettera ‘P’ aveva il numero 250. La mia attività era (ed è) paralegale, come la chiamo, ed è sempre stata parallela. Oggi ho costituito un gruppo di lavoro e ho a che fare con Comune, Regione e ministeri, verificando le anomalie nel rapporto tra istituti di credito e clienti”.

Ancora le banche?

(Sorride). “Ma ho a che fare anche con tutto ciò che riguarda le nuove norme europee. Attualmente mi sto occupando di discrasie mercatali, sia in sede fissa sia in sede ambulante. In un certo senso, continuo a fare il contestatore che ero all’inizio e lo faccio volentieri”. 

Che libri consiglierebbe?

“Il primo è ‘La democrazia in America’, di Alexis de Tocqueville. Si parla di un concetto che oggi si tira per la giacchetta dove si vuole, ma la democrazia o la si vive e si cerca di ottemperarvi altrimenti lasciamo perdere, facciamo un diritto privato ad personam. E poi, se vogliamo addentrarci in questioni pratiche, ‘L’economia’, di Riccardo Smith”.

Se tornasse indietro rifarebbe tutto?

“Sì, rifarei tutto. In punto di morte mia madre novantunenne, che era avanti anni luce, mi ha chiesto: ‘Sei contento?’ Sì – ho risposto - ho fatto le scelte giuste”

Gli amici le hanno mai dato un soprannome?

“Nell’ambito sportivo mi chiamavano Alice: ero smilzo e correvo come un pazzo. Giocavo a basket. Allora il professionismo non esisteva. C’erano le squadre Stella Azzurra, Ex Massimo, Fiamma Roma e Lazio, dove stavo io”.      

Che le hanno dato i libri?

“Il mio lavoro è stato un’immissione di acculturamento che non era così pianificato com’è oggi, al ribasso. I libri mi hanno dato un potere enorme su tutti coloro che, pur avendo uno status magnanimo, hanno accettato i miei consigli. E mi dànno il piacere di conoscere il pre, il post lo vedremo”.

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Commovente video di un ultras della Roma dopo il terremoto. "Un abbraccio ai napoletani, che Dio vi protegga"


 Non  sarà l'intera  tifoseria     Ultras ,  ma   questo piccolo gesto   di solidarietà  è significativo   in un contesto (   anche se     negli ultimi 10 anni    le  violenze  tra  gli ultras  sono quasi scomparse )   in cui  c'è odio   fra  tifoserie . 


@marina766589

♬ suono originale - Alessandro🟧🟥


La terra continua a tremare a Napoli, i Campi Flegrei sono tornati ad essere molto attivi, è in corso uno sciame sismico che sta mettendo a dura prova il popolo napoletano. Tanto agitazione e spavento per una situazione che non fa dormire sonni tranquilli.Nelle ultime 24 ore si sono succedute scosse di terremoto oltre i 3 gradi della scala Richter. A Pozzuoli molto ha gente ha preferito dormire in strada nelle proprie automobili e lo farà anche stanotte. Intanto da Roma è giusto il messaggio di un ultras della squadra giallorossa. "Oggi video serio, un abbraccio grande a tutte le persone che stanotte hanno dormito in automobile nella zona dei Campi Flegrei a Napoli. Bambini, anziani, disabili". "Un abbraccio ai napoletani che hanno dormito in strada per via delle continue scosse di terremoto. Un abbraccio grande, essere ultras della Roma è soprattutto questo, a volte il calcio si confonde con l'essere ultras. Un abbraccio da Roma, che Dio vi protegga", ha riferito il tifoso giallorosso. Il video pubblicato su TikTok ha ricevuto tantissime visualizzazioni, anche altri tifosi della Roma si sono uniti al messaggio. Un bel gesto di solidarietà

19.2.25

Espresso Macchiato di Tommy Cash, dalla polemica social alle carte bollate del codacons che chiede European Broadcasting Union (Ebu), organizzatore dell'Eurovision Song Contest. di cancellarla dalla lista

LE ' notizia      di  oggi che  il   Codacons  ha    chiesto  provvedimenti  per  la  canzone   che  sta  spopolando ovunque  sulla  rete  Espresso macchiato  .    Ricordo  di un brano di Alberto Fortis che cantava ...vi odio voi romani... eppure non risultano prese di posizione, forse questo brano fà più scalpore perché anche  se  in maniera  stereotipata    dice una qualche verità sull'Italia e il suo popolo escludendoovviamente   la parte onesta che sopporta mal volentieri.  L’espresso macchiato diventa un caso.  Infatti secondo  il  quotidiano.net  << Non sono stiamo parlando della classica tazzina di caffé italiano (in questo caso con l’aggiunta di un goccio di latte) ma della canzone del artista estone Tommy Cash che porterà all’Eurovision song contest 2025 (il festival della canzone europea) la sua “espresso macchiato”.E mentre sui social divampano le polemiche sul brano ritenuto da molti irridente se non irrispettoso nei confronti degli italiani (il cappuccino macchiato stereotipo sulla stregua “mafia, pizza mandolino”), il Codacons ha deciso di inviare un ricorso all'European Broadcasting Union (Ebu), organizzatore dell'Eurovision Song Contest. "Ferma restando la libertà di espressione artistica che deve caratterizzare eventi come l'Eurovision, non possiamo non sollevare dubbi circa l'opportunità di far partecipare in una gara seguitissima dal pubblico di tutto il mondo un brano che risulta offensivo per una pluralità di soggetti", spiega il Codacons.>>

la  canzone   in  questione  cioè Espresso Macchiato,è interpretata un po’ in italiano e un po’ in inglese, non mancano i riferimenti, oltre all’espresso macchiato, alla mafia nel passaggio “io ho molti soldi, sudo come un mafioso” o agli spaghetti e al lusso (che si sottende chiaramente legato ai soldi della malavita), e così via  ed  quindi comprensibile  ed  evidente  che   la  cosa   faccia  incazzare  .  Infatti   "In queste ore si stanno registrando numerose reazioni indignate da parte di cittadini e mass media circa il contenuto della canzone 'Espresso Macchiato' del rapper Tommy Cash, scelta per rappresentare l'Estonia al prossimo Eurovision Song Contest 2025 che si terrà a Basilea dal 13 al 17 maggio – scandisce il movimento dei consumatori –. Un testo contenente stereotipi sull'Italia e gli italiani, associati ai soliti cliché del caffè e degli spaghetti, ma soprattutto alla mafia e all'ostentazione del lusso, e che lascia passare il messaggio di un popolo legato a doppio nodo alla criminalità organizzata". Ma  se  è  vero   che giustamente, vanno contrastate le canzoni dei rapper con testi sessisti e offensivi verso le donne , ecc    non  è  con la  richiesta   di  proibirla     che      si risolve   la  questione  cosi li si fa   ancora  più pubblicità  . Cosa  fare    allora  ?  lasciarlo  cantare   e contestarlo   con una contro canzone   magari  o fischiarlo  mentre  la canta  . 

In Italia c'è patriarcato o no ? il caso Il sistema dei rider va in tilt sulle donne i fatti avvenuti a Torino. Ricevevano ore e consegne fisse, poi i messaggi: “Non capisco perché non me la dai...”

 In  Italia    c'è  patriarcato  o no  ?  

 N.b   per    eventuali  analfabeti  funzionali    o   per chi  si basa  solo sul  titolo     .  leggete  l'articolo perchè  il  titolo soprattutto la  prima  parte   è provocatorio  sarcastico 


Nei  giorni scorsi  dopo  il mio   post  :  Non c'è Festival senza polemica e puntuale come ogni anno in cui non vince una donna ecco che il femminismo militante si riprende la scena ho ricevuto diverse  email  del tipo : <<     bravo finalmente  uno  di  sinistra     che  dice una  cosa   giusta   .,   non se  ne  può  più    sentirti  dire   dalle  nazifemministe   che  pratichi  il patriacarto  per  ogni cosa  critica  che dici sulle  donne    ., ecc  >> .
Oppure     si  confondono i termini  preferendo    usare sessismo e  maschilismo   e ritenendo il termine   patriarcato fazioso    è  ideologico      
Ora   tali termini       

  1. Patriarcato: Il patriarcato è un sistema sociale e politico in cui gli uomini detengono il potere primario e predominano nei ruoli di leadership politica, autorità morale, privilegio sociale e controllo della proprietà. Questo sistema implica una gerarchia di genere in cui gli uomini hanno un ruolo dominante sulle donne.

  2. Sessismo: Il sessismo è una discriminazione basata sul sesso o sul genere. Si manifesta attraverso atteggiamenti, pratiche e istituzioni che perpetuano l'ineguaglianza tra i sessi. Il sessismo può colpire sia uomini che donne, ma storicamente e culturalmente colpisce più frequentemente le donne, rafforzando stereotipi di genere e disuguaglianze.

  3. Maschilismo: Il maschilismo è un insieme di atteggiamenti e comportamenti che valorizzano la superiorità e l'autorità degli uomini sulle donne. Si manifesta attraverso una visione del mondo che esalta la virilità, la forza fisica e l'aggressività come caratteristiche maschili, spesso a discapito delle donne. Il maschilismo è strettamente legato al sessismo, ma si concentra più specificamente sulla promozione di ideali e comportamenti tradizionalmente maschili.

In sintesi, il patriarcato è un sistema di potere che favorisce gli uomini, il sessismo è la discriminazione basata sul genere, e il maschilismo promuove la superiorità maschile attraverso atteggiamenti e comportamenti. Questi concetti   \  termini   nonostante    le   differenze  semantiche  sono interconnessi e  contribuiscono alle disuguaglianze di genere nella società.
Quindi    si in Italia      anche   se     non più come  un tempo (fino a  gli  anni 80  quando fu abolito il    delitto  d'onore   )   dove    il patriarcato era   istituzionalizzato  c'è a  mio   avviso    ancora  . Infatti  esso è  come  un  i fenomeni carsici   che    sembrano  fermi ma   in realtà  continuano . Quindi   fin quando  da  una parte    si  sttovaluterà o s'esalterà  \  rimpiangerà e  dall'altra  a  sovravalutalo   \ vedere   dove   non c'è    ,  l'emergenza   :  sociale  , antropologica \  culturale   deiu femminicii  o vilenza di genere   persisterà   e si raffozerà i più    facendo  si che   fatti  come  questi   riportatoi sotto    aumentino .


 da il Fatto quotidiano del 18\2\2025  


Molestie alle “troie” Il sistema dei rider va in tilt sulle donne

I privilegi I fatti avvenuti a Torino. Ricevevano ore e consegne fisse, poi i messaggi: “Non capisco perché non me la dai...”

l confine tra la responsabilità del singolo e quella dell’azienda che crea condizioni di lavoro favorevoli a molestie e offese è molto labile nei casi come quello delle due rider donne di Torino che sono pronte a fare causa alla piattaforma di consegne Glovo, dopo anni incastrate in un meccanismo di avances, sfottò
e molestie verbali. Una modalità viziata dagli algoritmi, dai punteggi necessari per lavorare, dalle corse per non perdere i vantaggi da cui derivava il loro stipendio e anche dalla creazione di una sacca di lavoratori “privilegiati” tutti uomini che distribuivano a loro volta vantaggi ai membri di un gruppo denominato “Veteran”.I FAVORI E LE AVANCES MASCHERATE DA SCHERZI
Chi era nel gruppo – non ammesso nelle policy dell’azienda, ma comunque gestito da un dipendente dell’azienda stessa – godeva di trattamenti di favore: ore e consegne fissate indipendentemente dalle prestazioni e dalle dinamiche dell’algoritmo, una manna dal cielo soprattutto per Erika, madre di due figli, che poteva così garantirsi di lavorare di giorno. Peccato che, per non perdere questo vantaggio, riceveva messaggi e battutine a sfondo sessuale, con riferimenti precisi e fin troppo dettagliati, che evitiamo di riportare per rispetto della lavoratrice. “Guardo il calendario ma non capisco come tu non me l’abbia ancora data” è il più pulito. Parole a cui la donna rispondeva con delle faccine. “Non volevo rischiare di perdere quei vantaggi così importanti per permettermi di avere cura dei miei due figli e di lavorare” ci racconta. “Lo sai che scherzo – le diceva il responsabile che l’aveva inserita da subito nel gruppo di privilegiati – non posso negare che ci sia un fondo di verità, ma sono abbastanza intelligente da scherzarci su”.

UN SISTEMA LUDOPATICO: “SPIA” PER POTERNE USCIRE

“Guido la bici meccanica – ci racconta invece Amelia – lo faccio da decenni, ho iniziato a Londra dove questo lavoro era bellissimo. Speravo di trovare lo stesso in Italia e invece mi sono ritrovata schiava di un algoritmo e di un sistema di punteggi che fa impazzire e che ti rende schiavo quanto la ludopatia, nella speranza di vedere apparire la notifica che ti assegna una consegna per pochi euro”. Amelia entra così nel gruppo dei “Veteran” dopo Erika. “Io lavoravo già per Foodora – ci spiega – e stavo per fare causa all’azienda. Poi Foodora è stata acquisita da Glovo, con cui avevo iniziato a e ho lasciato stare la causa”. Da allora, come una sorta di “premio”, Amelia è stata fatta accedere al gruppo privilegiato e anche esplicitamente le venivano chieste informazioni sulla causa, sui sindacati, sulle piattaforme concorrenti (ma questo avveniva con tutti i veterani) e sulla loro stessa avvocata attuale, Giulia Druetta, che si occupa di diritto del lavoro e che da anni si batte per i rider. “È come se mi avessero chiesto di fare praticamente l’infiltrata”. Era il suo prezzo da pagare per poter uscire da quella folle dinamica che la teneva sveglia di notte a scrollare in cerca degli ordini liberi. Amelia, oggi, dopo anni trascorsi a pedalare a più non posso ha dovuto lasciare quella sella che pure le piaceva dopo una diagnosi di aritmia cardiaca. “Penso ai miei colleghi, mi deridevano perché avevo una bici meccanica invece che i loro scooter o le loro bici con la pedalata assistita: dovevo star loro dietro, avevano un vantaggio competitivo che io non avevo e dovevo pedalare sempre più forte”.

I CRITERI DISCRIMINATORI SU DONNE E STATO DI SALUTE

Un aspetto, quello della salute, che potrebbe trovare spazio ampio nella causa oltre al riconoscimento del lavoro subordinato a tutti gli effetti (le piattaforme ritengono quasi sempre che i loro rider non siano dipendenti a tutti gli effetti), e il fatto che gli algoritmi non abbiano criteri neutri, o meglio che applichino criteri che di fatto non tengono in consilavorare derazione le caratteristiche personali dei rider, dal genere ai carichi di cura alle condizioni fisiche. Al punto che, per garantire dignità di lavoro, nascono sacche di “privilegi” illeciti come il gruppo dei veterani torinesi. E gli stessi veterani, raccontano le due donne, devono tenere ritmi da lavoro dipendente con una media di tre ordini l’ora per almeno otto ore. Una organizzazione, insomma, nei fatti reiterata e strutturata. “Siamo stati nel gruppo per un paio d’anni”, raccontano. Agli altri rider, quelli non privilegiati e ignari, andavano gli ordini che avanzavano dai nostri, contesi sulla base di efficienza e punteggi. Anche in questo caso, le donne sono le più discriminate. Gli ordini maggiori arrivano infatti di sera, racconta Erika, e chi ha figli a carico spesso ha difficoltà ad accettarli. “I primi tempi – dice – quando ho iniziato per arrotondare in cioccolateria, portavo spesso con me i miei figli che si addormentavano in auto”. Ha vissuto anche situazioni pericolose: “Da uomini che mi chiedevano di entrare in casa loro anche insistentemente a consegne in situazioni difficili, al buio e in luoghi poco sicuri”. Da questo punto di vista, avere dei vantaggi le è sembrata una manna dal cielo.

TUTTI CONTRO TUTTI “PERCHÉ DENUNCI COME QUELLA TROIA?”

Questo complesso sistema, però, crea volente o nolente il contesto ideale per il proliferare di comportamenti sessisti e molesti. E nutre anche l’omertà di chi per anni, all’ombra di un’azienda che non è chiaro quanto fosse inconsapevole di questi privilegi, ha gestito a piacimento dei lavoratori nei fatti privi di diritti e tutele. Abbiamo scritto un messaggio nel pomeriggio di ieri a un portavoce di Glovo per l’italia, ma al momento in cui andiamo in stampa non abbiamo ancora ricevuto risposta. Certo è che i riferimenti del gruppo “Veteran” sono stati sostituiti con altri più giovani, che hanno azzerato questi privilegi.

Intanto, i messaggi indirizzati in queste ore a Erika sono un esempio del clima generale, come le offese ad Amelia. Dopo il primo articolo pubblicato sull’edizione locale di Repubblica, le due donne hanno ricevuto dai colleghi del gruppo improperi e richieste di spiegazioni sul perché non abbiano tenuto un comportamento omertoso nei confronti di chi non ha fatto altro che “aiutarle” per così tanto tempo. Proprio lei che è “una madre” avrebbe “dovuto capire”: è uno dei concetti dei messaggi. Avrebbe dovuto evitare di parlare delle avances per non mettere in difficoltà chi le ha fatte. Proprio lei, che non sarebbe come “quella troia” di Amelia.



18.2.25

diario di bordo n 103 anno III .bocciato in seconda media perchè genio ma riamesso in terza dal tar , bandito dale scuole americane Freckleface Strawberry di Julianne Moore perchè aiuta ad accettarsi , Inghilterra Bandiera trans sull'altare: lo sfregio woke in chiesa.



In un paese  In un paese in cui la mediocrità e l'ignoranza sono la regola, uno capace non può che essere emarginato. Dà fastidio  è  il  caso di   

Uno Studente di 12 anni ha un Q.I. di 130 ma viene bocciato in seconda media per «basso rendimento» La decisione del Tar che riammette lo studente e condanna il Ministero dell'Istruzione .

fonte Leggo 


Bocciato in seconda media perché troppo intelligente. Per questa ragione, alla fine dell'anno scolastico 2023/24, una scuola di Vicenza non aveva ammesso alla classe successiva un alunno di 12 anni. La notizia fu appresa con grande stupore dai genitori dello studente, che avevano impugnato la decisione dei dirigenti scolastici davanti al Tar (Tribunale amministrativo regionale), consapevoli delle difficoltà del figlio legate ad un quoziente intellettivo superiore alla media e ad un elevata ansia da prestazione.
Dopo aver analizzato tutti gli aspetti del caso, i giudici del Tar hanno riammesso il 12enne in classe, condannando il Ministero dell'Istruzione a risarcire la famiglia le duemila euro, ovvero le spese della lite.«Non è stato allestito un piano personalizzato»
Come riporta Il Giornale di Vicenza, all'alunno era stato riscontrato un quadro di «plus dotazione
cognitiva», ansia da prestazione, tendenza al perfezionismo e bassa autostima. La combinazione di questi elementi aveva influenzato negativamente l'andamento scolastico del 12enne. Secono la famiglia e il Tar, lo studente necessitava di Bisogni Educativi Speciali (BES). Lo stesso istituto scolastico aveva riconosciuto le difficoltà evolutive legate all'apprendimento senza, tuttavia, organizzare un sostegno e un piano personalizzato di studi dedicato all'alunno.
«Nel corso dell'anno scolastico la scuola non avrebbe apprestato in favore del minore un percorso personalizzato, creando un effetto disparitario nei confronti degli altri alunni», ha spiegato il legale dei genitori. Il Tar, dunque, ha annullato la bocciatura. La sentenza, a prescindere, non modifica il percorso scolastico del 12enne, perché a inizio anno era stato ammesso in terza media dal Tribunale in via provvisoria.

 come  il caso  di  Julianne Moore sconvolta perché l'Amministrazione Trump ha bandito dalle scuole militari il suo libro Freckleface Strawberry  .  Il  fatto   in se  strano  in quanto trattandosi di un libro innocuo e che insegna l'accettazione di sé e degli altri. Prova ne è la sinossi ufficiale, che recita:

 Se hai le lentiggini, puoi provare a fare queste cose: 1) Cercare di farle andare via, sempre che lo scrub non funzioni. 2) Coprirle, sempre che tua mamma non ti sgridi perché stai usando il suo pennarello. 3) Scomparire. Ma dove potresti andare? Oh, eccoti qui. C'è un’altra cosa che puoi fare: 4) IMPARARE A CONVIVERCI! Perché dopotutto le cose che ti rendono diverso ti rendono anche... TE.

il libro contiene un messaggio positivo, quindi non c'è ragione per non farlo circolare nelle scuole. La speranza è che questo gesto stupido scateni colossali proteste in modo che tanti bambini che soffrono perché non riescono a omologarsi a un gruppo possano consolarsi con una lettura piacevole quanto utile.

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Inghilterra Bandiera trans sull'altare: lo sfregio woke in chie
sa



Ancora una volta la Gran Bretagna si conferma un fortino della religione woke. E parlare di religione non è casuale in questo caso, considerando che la vicenda riguarda la chiesa britannica. Il reverendo della cattedrale di Sunderland, nel Nord-Est, ha ricoperto il suo altare con la bandiera pro-trans Progress Pride, violando di fatto il diritto canonico. Come evidenziato dal Telegraph, si tratta di una bandiera con una versione modificata della bandiera arcobaleno che include colori e simboli extra per rappresentare le persone nere, transgender e intersessuali.n realtà non è la prima volta che accade un episodio del genere, considerando che i tribunali britannici si sono già espressi in passato vietando l’uso della bandiera in quanto “non è un emblema cristiano”.   Ma la cattedrale di Sunderland, he fa parte dell'Inclusive Church Network che supporta il permesso del matrimonio tra persone dello stesso sesso nella Chiesa d'Inghilterra, la usa per decorare il tavolo nella sua cappella laterale. Il reverendo Jacqui Tyson ha affermato sui social media che la chiesa è "aperta a tutti" condividendo un'immagine del drappo: "Sono orgoglioso di servire in una chiesa aperta a Dio e aperta a tutti. Amo queste persone e così fa Dio".Interpellato dal quotidiano, il reverendo Ian Paul  [ con cui  concordo  , eccetto  sul  considerare  false  le  teorie \  ideologia  transgender  ,  pur  non essendo  da  un paio d'anni praticante  , asnche  se  vado  ai matrimoni , funerali  ,  ecc ,  in quanto mi sento più    spiritualità \  laico credente   ]  ha sottolineato che in realtà l’uso della bandiera non significa che la chiesa sia aperta a tutti, poiché "esclude le persone che non accettano le false affermazioni dell'ideologia transgender": "Questa è una violazione del diritto canonico per due motivi. Innanzitutto, non include ma esclude: esclude le persone che non accettano le false affermazioni dell'ideologia transgender. In secondo luogo, distorce e travisa lo scopo della tavola della Comunione, che è intrinsecamente ‘inclusiva’ in quanto invita tutti a condividere e ricevere i doni del pane e del vino, che ci ricordano che Gesù è morto per tutti. La tavola della Comunione così com'è non potrebbe essere più inclusiva. Sostenere che abbia bisogno di una bandiera o di qualsiasi altra cosa da aggiungere per renderla più ‘inclusiva’ è un grave malinteso".


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17.2.25

Non c'è Festival senza polemica e puntuale come ogni anno in cui non vince una donna ecco che il femminismo militante si riprende la scena

 


Anche  se      condivido e  faccio mie    alcune  cose  di base  con il feminismo, soprattutto  dopo che  ho   conosciuto e  continuo  a   confrontarmi   Daniela Tuscano e  Stefy Pastori, devo dire    che quest'articolo : <<  La follia su Sanremo: "Festival della violenza patriarcale" >> del il Giornale  del  16\2\2025   deliberamente     rielaborato      salvo  alcune  parti     in  corsivo e    fra    virgolette  , ha  tutti  i  torti   .  
Veniamo al  post  vero e   proprio  .
Non poteva  mancare    la solita  polemica   post  san Remese   .  Quest'anno  riguarda  la   mancanza  sul  palco dei vincitori    delle  donne . Non è la prima volta che ci sia qualcuno pronto a sollevare il polverone se non vince una donna o se una donna resta fuori dalla cinquina finale. Quest'anno non fa eccezione, con Giorgia, data per favorita, al sesto posto e un quintetto di finalisti tutto al maschile. Le polemiche si concentrano sul fatto che nel nostro Paese ci  sia   un problema di maschilismo (detto anche patriarcato) interiorizzato e radicato, per il quale al momento di votare si scelga sempre di dare la preferenza agli uomini.
Questo è il succo delle polemiche che si rincorrono da sa da quando  Carlo Conti ha reso nota la rosa dei cinque finalisti tra i quali il pubblico avrebbe poi dovuto votare il vincitore, che alla fine è stato Olly. <<Questa polemica si ripete in modo perpetuo e il rischio è  >> sempre secondo   ILGIORNALE << che a qualcuno, chi  per cavalcare l'onda femminista e raccogliere qualche voto in più (Sanremo porta anche voti) non venga l'idea di inserire le quote rosa anche a Sanremo. Utopia? Forse ma non troppo, perché ci sono sempre i geni in tal senso, pronti a prendere la palla al balzo per cavalcare l'onda che in quel momento sembra più conveniente.>>
Ci aveva già provato  dal gruppo  Non una di meno a puntare il dito contro il "Sanremo patriarcale", quando   Fedez ha portato sul palco insieme  a  Masini   "Bella stronza". E lo ha fatto aprioristicamente   senza nemmeno capire il senso della canzone modificata per l'occasione. "Il Festival della restaurazione porta in finale tutti maschi", si legge in uno dei tweet che stanno raccogliendo maggiori critiche all'indomani della finale del festival di Sanremo. E ancora  dallo stesso     gruppo    femminista   si legge : "A Sanremo ha vinto un uomo, e tra i primi 5 classificati non c'è nemmeno una donna. È stato un Festival all'insegna della violenza patriarcale". E si prosegue: "I gender bias premiano la credibilità (o la presunta tale) dei cantautori e la bonaggine maschile. Per la credibilità alle donne e alla fregna solo briciole. Le artiste devono continuare a fare il triplo per ottenere una scarsa metà". Secondo   ILGIORNAlE << Ci ha messo   del suo anche Brunori Sas: "Podio solo maschile? Questo podio ha rappresentato un maschile che sicuramente non è patriarcale".Ormai tutto, in questo Paese, dev'essere politica. Come ci insegna Giorgia, che solo due anni fa imputava l'assenza di donne alle canzoni e non al genere. E oggi, invece, considera "scandaloso", imputabile a "qualcosa di atavico" la stessa situazione.>> .
 Il festival di Sanremo è una gara canora, c'é chi vince, c'é chi perde, perché ogni volta ci devono essere questi ignobili attacchi polemici  su un presunto sessismo che ha davvero stancato ? E basta, dateci un
po' di tregua da tutto questo odio, tanto lo sappiamo da sempre che a Sanremo vincono   sempre  i cantanti la cui società discografica paga di più e questo a prescindere dal sesso dell'artista e  della  bellezza  o mediocrità  della  canzone \   componimento musicale .  
Infatti  il  vincitore del festival     ha  come  manager  , una  donna , Marta Donà (  foto a  destra  )che rappresenta gli ultimi quattro vincitori del Festival. Ma  quelli   del gruppo non una  di  meno     l'ignorano  e preferiscono  non parlarne  pur di portare acqua  a l loro mulino  .

"La porta di confine": miniaturizzazione e versi “griffati” dalla dimensione poetica del mio amico e concittadino Francesco Pasella




 Il mio amico  e  compagno di  strada  Francesco  Pasella   mi  ha  regalato   il suo  libretto  poetico  : 


La plaquette lirica “La porta di confine” (Poesia tra mondi emersi) di Francesco Pasella è la 67esima opera della “Piccola collana di memorie”, ideata da Salvatore Tola e sviluppata negli anni con il collaborativo impegno di Salvatore Ligios della Soter editrice.  Francesco   ha  ,  tesi che  condivido , come  riportaa Mario Pischedda (visionarioe  poliedrico  artista di Bortigiadas, videomaker, fotografo, poeta-scrittore e giornalista), che del poeta Francesco evidenzia la “rara dote che pochi hanno, ovvero la brevità a cui aggiungere anche l’umanità e per chiudere il cerchio direi anche più di un verso felice e paradossalmente ermetico e spaziale”. Il riferimento è: “Lanciare dardi,/ ami,/ su cosmi fumanti”.//. E il nostro poeta tempiese “è un lanciatore, un discobolo direi di dardi poetici su cosmi fumanti”.  

Altra preziosità sta nella riproduzione del Paesaggio agrodolce, olio su tela di Giuliano Sale (pittore nato a Cagliari nel 1977, vive e lavora a Milano), in sintonia con la porta di confine esplora artisticamente l’ambiguità contemporanea.>> .   Infatti  secondo : << "La porta di confine": miniaturizzazione e versi “griffati” dalla dimensione poetica del tempiese Francesco Pasella >> Logudoro live  la miniaturizzazione poetica operata da Francesco Pasella, sia nel limite numerico delle composizioni che nell’essenzialità estrema dei versi pubblicati, lo porta a concentrare e griffare con il suo stile, di profonda concettualità, un ermetismo estremo e stratificato riflessivo linguaggio, sperimentato e consolidato con innumerevoli pubblicazioni, per varcare limiti tra realtà e oltre. In tempi di totalizzante globalizzazione e di poteri attenti ad innalzare muri ci arriva un messaggio di poesia che incede verso l’esaltazione dell’esperienza conoscitiva e che parla ai cuori; insomma un coltivo di ponti proiettati a stabilire contatti e dialogo tra persone e culture, capaci di sfidare tempi e fedi dai segni ancestrali. [...] .

Francesco Pasella propone anche  se   usando   solo  il cuore e  poco la mente    la sua personale visione e senso-valore dell’esperienza poetica e  non solo  da riscoprire con segni di contemporaneità, attingendo alla sua originaria sorgente di umanità ed alle molteplici interpretazioni dei flussi di pensiero che cattura con una straordinaria capacità di introspezione e sensibilità per le emozioni fugaci da trasformare in simboli di fratellanza e di esperienza poetica dalla dimensione universale.Infatti  <<La parola-poesia porta >> sempre secondo   Logudoro lice <<ad esplorare e comprendere, analizzare i tempi che consumano
indistintamente il tutto, nonostante lo “scorrere e ripetersi” esistenziale, ma è anche connessione e sincretismo per far emergere legami di e tra culture: l’atzeca-messicana mediata dal senso cristinianizzante. E da questa varcata porta di confine, tra mondi emersi, possiamo “vivere/ il giorno dei morti/ mesoamericano,/ quando le anime/ tornano per far festa,/ maschere ricamate,/ altari per brindare,/ carri e sfilate,/ banchetti per vivere”.// >>

 Fra    le  poesie più belle     che  mi sono piaciute

La pressione  sul cuore
un  cuore     che chiede aiuto allla mente  

cosmi  fumanti

lotta  per  essere  se stesso  e   allostersso tempo  non andare alla deriva   nel mare della  vita 

il mio  albero 

ha  trovato  qul centro  di gravità permanente    che  noi  tutti cerchiamo e  lo rafforza    e  lo sviluppa                   

Mi  è piaciuto     perchè  in tale   opera    c'è Un culto di radice e identità per avvicinare due mondi ed onorare la memoria dei propri antenati, nella consapevolezza che “nei gusci mollicci siamo morti,/ si è frantumato il cuore”,/ ma lo spirito è presenza ed essenza vitale di ricordanza della fase naturale dell’esistenza.Ma  soprattutto  Altra preziosità sta nella riproduzione del Paesaggio agrodolce, olio su tela di Giuliano Sale (pittore nato a Cagliari nel 1977, vive e lavora a Milano), da  me ripresa   qui  a  sini.stra  in sintonia con la porta di confine esplora artisticamente l’ambiguità contemporanea.

    16.2.25

    Boicottaggio san remo 2025 giorno V ( fine ) . ho visto la serata finale è dico che San remo è San remo un boicottaggio verò è impossibile almeno che non scegli d'andare su un isola deserta

    Nonostante  m'ero prefissato di non seguire  san remo  perchèil festival è  stato specialmente negli ultimi 25 anni un evento molto artificioso e cosruito , che tende a stupire a tutti i costi e rispetto a gli anni passati trova sempre meno posto una musica d'autore eccezion fatta petr artisti del calibro di noemi , brunori sas ,  per citare quelli di quest'anno che con coraggio e stile timbrano a loro modo una kermesse sempre piu sbiadita  e decadente. 
     Ma   e
    cco che anche  quest  anno    oltre  alla giornata   dei   duetti e delle cover  ,  ho  seguito,anche  se  non  completamente  troppo  pubblicità e troppi siparietti  inutili per  allungare il  brodo  ....  ehm...  lo spettacolo   , la  finale del festival    .  E posso dire  che  quel vecchio trombone di Feltri,a  cui il  sottoscritto aveva dato seguito,quest'anno   non  ci ha  azzeccato  completamente  perchè    ci  sono  state  canzoni  buone  e decenti .
      
    Per il resto, come fa giustamente notare Lorenzo Tosa : << sarà ricordato come il festival della noia, dell’appiattimento, di “cuore, patria e famiglia” (rigorosamente al singolare), con la sola Geppi Cucciari che, per una notte, è riuscita a ricordarci cosa sia uno spettacolo e che la satira, tra le righe, se sei dotata di intelligenza e ironia, la puoi fare ovunque. Grazie Geppi. Mai come quest’anno Sanremo è stato uno specchio impietoso del Paese, dopo anni in cui aveva restituito un’immagine deformata. Carlo Conti ci ha solo mostrato l’Italia per quella che drammaticamente è oggi: pavida, conservatrice, reazionaria. Tra l’applauso del pubblico (tele)votante. >>.
    Infatti  oltre le  solite   " canzonette  "     che  durano nella nostra  mente    neppure  un anno per  poi essere    dimenticate    e  finire  nell' oblio  ( salvo    che  le radio  , qualche  programma   nostalgico ,    o qualche  cover  non  le  ritirano fuori   ) 


      e  mediocrità assortite    ci sono state  canzoni  bellissime    e dai   testi  più o meno     profondi    come quelle    che   hanno  vinto  i  primi   3  posti    .  Ma  prima  d'arrivare    alla mia recensione   . Voglio parlarvi     della   mia elucubrazione mentale  \  dialogo  fra  me   e  me     nata  da questa  mia  incoerenza   ed  andare   in direzione  ostinata  e  contraria  

      

    •  mi chiedo  ma  che  faccio a fare   post  simili   se  poi non riesco    completamente   in pratica  qullo che mi   propongo  
    • Nessuno è perfetto non farti venire  sensi di colpa  inutili e  fuorvianti \ frustranti   . on hai  niente da  rimproverarti  perchè :  1  ) almeno  ci hai provato  ., 2)   e  come  hai  detto  tu   e  come  dice la  cover  di  una  famosa  canzone  D'Andreiana   ) << anche   se  noi   ci  crediamo assolti siamo per  sempre  coinvolti  >>.  visto  che stamattina  , durante  il  caffè   \  l'uscita  al bar  settimanale     nello scambio  di opinioni  con*****  i l  tuo compagno di viaggi  poeta   che    anche   se lui     che  la  pensa  come  te   (  vedere  sopra  )   non  segue   san remo   ne  hai  parlato  ed  avete  commentato  le  canzoni  soprattutto quelle   vincitrici   . 
    •   ha  ragione  lottare  contro   i muri di gomma  e  la  cultura  nazional  popolare  usata soprattutto    negli   ultimi  30  anni  come   arma  di distrazione  di massa    non più come  evasione     non  è  semplice     ed  è impossibile  come dice anche   quest  articolo  di due  anni fa  : <<Perché Sanremo era e resta una Festa nazional popolare >>  di  https://www.globalist.it/media/  Perché Sanremo era e resta una Festa nazional popolare .Infatti Non raduno, serata, sagra dal gusto nazional popolare. Ma Festa che, come tutte le Feste, istituzionalizza il rito. e  la  presenza   due  ani  fa   appunto del  presidente  della   Repubblica   Mattarella   ( che  evidentemente   voleva  svagarsi  e  distrarsi    dalla  beghe  istituzionali  😂😜😛 e  qui  mi fermo non vorrei essere  denunciato    visto che   i nostri servizi  monitorizzano    le  nostre  comunicazioni  con  spy  ware  e  simili       finire    schedato  o peggio  denunciato     )   ha messo il sigillo definitivo 

    Veniamo   adesso    alla  mia  recensione  delle    canzoni   vincitrici   dell'edizione  di  quest'anno  

    Balorda  nostalgia - olly

    Bella   .  ma  in realtà più scontata, e già alla vigilia la più quotata (altro che sorpresa), con una canzonetta caruccia, banalotta e piaciona in perfetto stile festival. troppo melodica    proprio  come le  canzonette      descritte    da  Renzo Arbore  in Grazie dei  fiori  bis  e   come  mi  sembra  di  capire  dal significato del testo  che  ne  da   https://www.soundsblog.it  

      volevo essere  un duro  - lucio Corsi 

    bella  e  toccante     meritava  la    vittoria     se  non  fosse  per  un sistema   di voto  balordo ed  astruso  . vero vincitore del festival resta quel ragazzo sulla destra qui sotto che di nome fa Lucio Corsi: un marziano sull’Ariston che ha restituito dignità alla fragilità in un mondo di machismo esasperato. Secondo posto e premio della Critica.

    l'albero delle noci  Brunori Sas
      un altro  pezzo    da  novanta  .  toccante  e  emozionante  il testo . Già  arrivare terzo   è  stato    un successo  in  quanto  si    rileva    essere  , unico vero erede dei grandi cantautori italiani.



    le  altre   mi  procurerò il testo e  l'esibizione  via  web     soprattutto   per  le canzoni  di Achille Lauro Bresh, Giorgia  .  fedez  

    Concludendo , nonostante tutto , mai come quest’anno Sanremo è stato uno specchio impietoso del Paese, dopo anni in cui aveva restituito un’immagine deformata. Carlo Conti ci ha solo mostrato l’Italia per quella che drammaticamente è oggi: pavida, conservatrice, reazionaria. Tra l’applauso del pubblico (tele)votante come le pecore di Dante per usare un riferimento letterario . Con questo è tutto al prossimo san remo

    Se i femminicidi non sono una emergenza per il governo delle emergenze .... allora cosa sono ?

     Lo  so  che   tali affernazioni   proveng ono  da  una esponente  del  Pd   e qui potrebbero essere considerati da molti di parte, ma   purtroppo   , descrivono  benissimo la  situazone  attuale  in amboto a tali situazioni . 

     UNITA.IT   TRAMITE  MSN.IT 
      Storia di Eleonora Mattia  

    Negli ultimi giorni, l’Italia ha tristemente registrato una concentrazione di femminicidi, con tre nuove vittime in meno di 72 ore, che portano il totale a cinque dall’inizio dell’anno. Nel 2024 si sono verificati circa 100 femminicidi, molti dei quali all’interno delle mura domestiche, evidenziando un ciclo di violenza sistematica che richiede un’attenzione immediata, con particolare cura anche verso la
    cosiddetta “violenza assistita” e gli orfani di femminicidio, un dramma nel dramma che colpisce le bambine e i bambini delle nostre famiglie. Questi eventi tragici non sono semplici statistiche ma rappresentano una realtà allarmante che continua a ripetersi nel tempo. 💣💥Ogni femminicidio è allo stesso tempo un grido di dolore e una chiamata all’azione. Le storie di donne come Cinzia D’Aries, Eliza Stefania Feru, e molte altre, devono rimanere vive nella nostra memoria collettiva. Ognuna di queste vittime aveva sogni, aspirazioni e una vita interrotta brutalmente. Non possiamo permettere che il loro ricordo venga offuscato da una cultura che tende a minimizzare il dolore e a normalizzare la violenza. Il patriarcato culturale è una piaga che si manifesta ogni volta che una donna subisce maltrattamenti o abusi. Questo fenomeno, pur consumandosi soprattutto tra le mura domestiche e all’interno della relazione di coppia, non è affatto un affare privato: sia perché si estende a tutti gli ambiti della vita, dal lavoro alla sfera pubblica, ma soprattutto perché è frutto di un problema sociale che si declina, condizionandoli, all’interno dei rapporti tra i generi.La violenza sulle donne non è quindi solo un problema delle vittime e delle loro famiglie ma è innanzitutto una questione politica che coinvolge l’intera società, a partire dalle Istituzioni che hanno il mandato di dare corpo e linfa vitale ai processi democratici e alla tutela dei diritti. È una questione politica ogni volta che ci troviamo davanti ad una relazione tra un uomo e una donna in cui i rapporti di forza sono sbilanciati ai danni di una delle parti, e le statistiche ci dicono che le donne sono quasi sempre la parte più svantaggiata, dal punto di vista economico, che si tratti del ricatto di “violenza economica” o di disparità salariale, fino ad arrivare alla subordinazione fisica o psicologica, tant’è vero che secondo l’Accademia della Crusca, il femminicidio consiste nel “provocare la morte di una donna, bambina o adulta, da parte del proprio compagno, marito, padre o di un uomo qualsiasi, in conseguenza del mancato assoggettamento fisico o psicologico della vittima”. È essenziale che ci uniamo, dalle Istituzioni alle università, dalla politica al mondo cattolico fino al Terzo Settore e al giornalismo e comunicazione, creando una grande alleanza per affrontare e combattere questa cultura della sopraffazione di genere, soprattutto in un momento storico in cui in cui alcuni leader politici, come il nuovo presidente argentino, Javier Milei, propongono di abolire il reato di femminicidio. In un simile contesto globale in cui ci sono Paesi dove rischiamo di regredire sulle conquiste faticosamente acquisite, è cruciale che l’Italia faccia scelte politiche che tutelino i diritti delle donne, rimanendo fedele alla stella polare tracciata dalle normative internazionali progressiste, quali ad esempio la Convenzione di Istanbul. Non possiamo permettere che la violenza di genere venga minimizzata o ignorata. È una questione di dignità e giustizia, anche dal punto di vista del diritto internazionale.
    Mettere il femminicidio al centro dell’agenda governativa è quindi un passo fondamentale. È giunto il momento di dire basta alla violenza di genere, assumendosene la responsabilità collettiva. Dobbiamo pretendere rispetto e parità, assicurando che ogni donna possa vivere in un ambiente sicuro e dignitoso. La formazione e il cambiamento culturale sono essenziali, ma l’urgenza della situazione richiede azioni immediate. Ogni giorno rappresenta un’opportunità per spezzare il ciclo di violenza e costruire un futuro in cui ogni vita sia rispettata e valorizzata. È nostro compito ascoltare, educare e agire, affinché il dolore non diventi una consuetudine. La vita delle donne deve essere una priorità. Non possiamo più tollerare che il femminicidio rimanga una tragedia silenziosa.
    È tempo di promuovere politiche concrete e un cambiamento reale. La lotta contro la violenza di genere deve essere affrontata con serietà e urgenza. La parola “femminicidio” non deve mai sparire dall’agenda pubblica del governo Meloni. Dobbiamo continuare a discutere, a denunciare e a combattere, in tutte le sedi possibili, dalle piazze ai tavoli nazionali e internazionali, affinché ogni donna possa vivere senza paura. Solo così possiamo sperare in un futuro di rispetto e sicurezza per tutte.

    *Consigliera regionale Pd del Lazio e membro della Commissione Pari Opportunità

    15.2.25

    Boicottaggio san remo 2025 giorno IV . anche se voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti . la nostlhgia mi ha preso e ho seguito la giornata delìi diuetti e delle coover


    Nonostante  il tentativo  di non guardarlo e  di seguire  con  calma     dopo la  fine della  kermesse San Remese   le    canzoni   a prescindere  dai vincitori\ vincitrici   ho  visto  e    seguito  in diretta  la   puntata     delle  cover  e dei duetti  .  La  causa  è  da ricercare  nella mia  (  e  penso   ache    quello  di  voi lettori ed  amici   )  tradizione   familiare   e  della  nostalgia     cioè quando san remo   era  un misto  di qualità e  di canzonette  .  Ora   salvo  eccezioni   negli  ultimi  30  anni    prevalgono  quest'ultime  (  arbore  era   stato  profeta  con Grazie  dei fiori  Bis    )      che  ho  visto      senza   interruzioni   dopo le 21.00  salvo   la  performace       di Benigni      il "comunista" che per assicurarsi il futuro finisce sempre con una slinguazzata democristiana che  ormai  ha  praticato  : <<  Quella cosa che si nasce incendiari e si muore pompieri alla fine è un po’ vera. Roberto Benigni, habitué dell’ariston, inaugura con un breve monologo la serata delle cover del festival che ha bandito i monologhi. [...]  >>   (  Silvia  truzzi  da  il  fatto   del  15\2\2025  )  senza  zapping     la  giornata      delle  coover  e  dei duetti   .  Ma   oltre   alla   nostalgia   , il mio cedimento     è  dovuto   alla  curiosità [ mio  peccato  veniale  ]    di vedere    come  fedez  se  la  sarebbe cavata  senza  autotune   e  se  come si vociferava     avessero  stralvolto  la  canzone  originale  per  parlare  di se   è  del suo rapporto  con  la  sua   ex  .   Ecco    le  canzoni  che  ho  seguito direttamente    , eccetto    quella  di fedez    - masini   e   Brunori Sas     che  ho  seguito     via web , prima  che    il sonnno mi  prendesse  .  N.b     sono  in  ordine  sparso  perchè  non ricordo la  scaletta precisa     ed  non  ho  voglia  d'andarla  cercare  .


    - Michielin e Rkomi  (La nuova stella di Broadway)  discreta  .

    Marcella Bella   ottima  interpretazione     di  una  vegliarda  veterana   del  festival  come  l'ottimo  duo    di  violini  che l'accompagnava

    - Renga e Modà (Angelo). Considerato che venivano dopo quei - Rose Villain e Chiello (Fiori rosa, fiori di pesco). due molestatori   secondo   alcune  critiche  di Battisti direi che non era difficile fare meglio. Però Renga sa il fatto suo e Kekko si difende, anche se sbaglia e lo spiattella al microfono (genio). Pezzo da brividi.

     Clara e il Volo (The sound of silence). Si sposano bene. Lei si esprime meglio in altri brani che nel suo. Niente  male  per  un esoriente  .  bravissimi   i   volo   

    Cristicchi   la cura  di  battiato     buona  

    Noemi ha deciso di regalare un po' di punti a Tony Effe. Tutto merito di lei se anche lui si prende un applauso. (Tutto il resto è noia).-

    Lucio Corsi con Topo Gigio (Nel blu dipinto di blu). un passaggio magico: musicalmente c'è poco da commentare, e chi se ne frega, ma immaginare Topo Gigio che canta in prima serata Volare è qualcosa che avrei voluto vedere prima della mia dipartita. Ora posso morire felice. Fiorello e il suo ballo del Qua Qua con John Travolta può andare a farsi benedire. Ma cosa mi dici mai Lucio. Più  o meno  Divertenti senza essere sguaiati.

    - Serena Brancale e Alessandra Amoroso (If I ain't got you). Hanno scelto bene, l'hanno interpretata a dovere. L'uomo del monte ha detto sì. 

    - Arisa e Irama (Say something). Bravini nell'interpretare il brano, orripilanti nel farsi i complimenti a vicenda davanti a tutti. Ma in camerino, nel privato, no? Inopportuni. 

    - Gaia e Toquinho. bravo  lui  ,  niente  male  lei  

      

    ho seguito     via   web     quella   di  Marco-Masini   fedez  Bella   stronza  

    la rivisitazione di "Bella stronza" ha un suo fondamento. Sta in piedi soprattutto per merito di Masini. Evita le polemiche. Le aggira proprio come piace a Carletto. Domani si parlerà solo di Fedez, di Chiara, dell'altra, a chi sarà dedicata, a chi stava pensando, ha versato qualche lacrimuccia? Nessuno scandalo, nessun rischio sessismo, nessun patriarcato. La  voce  di  masini   si sovrapponeva  a  quella  di fedez  come   a  coprirlo  , in quanto    mi  è  sembrato    che  catasse  senza  autotune  .  Comunque   Il risultato è stato un'esibizione potente, intensa e malinconica, che ha saputo raccontare una storia d'amore tormentata, fatta di errori, delusioni e ammissioni di colpa. I versi di Fedez, che si integrano perfettamente con il testo originale, sono crudi e diretti, ma anche struggenti nella loro sincerità. «Ti ho dato tutte le ragioni per essere una bella stronza» canta Fedez nell’ultimo verso, quasi a chiedere perdono per una storia che sembra non essere mai davvero cominciata o che, comunque, è finita male.

     le  altre  nei   prossimi  giorni aspetto  che finisca    la  kermesse  \   caranservaglio  che  è  da  40    quasi  30  annni   il  festival 


    Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

       Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...