8.4.25

le paure ed i dubbi inutili , insieme al complottismo e disinformazione fanno aumentare le opposizioni alla donazione di organi

E'  notizia   di questi  giorni    che   : <<  Le opposizioni alla donazione degli organi continuano ad aumentare Da gennaio il 40 per cento di chi ha rinnovato la carta d'identità si è detto contrario: i dati preoccupano il centro nazionale trapianti >>  (   da  Le opposizioni alla donazione degli organi continuano ad aumentare - Il Post  )    Ora   da   trapiantato di cornea , mi viene il magone nel leggere tali notizie   e mi è  venuto   questo  sfogo elucubratorio  al limite  del rimpianto  e   della  nostalgia   dei tempi andati  . Infatti erano Bei tempi quelli   in cui sui  giornali  e  in  tv , circa  fino  a  20\25  ani fa  ,   aveva anche  un senso   esporre   anche argomenti  bizzarri     ....  e dare   spazio a  punti di vista  più improbabili  . Periodo in cui  si poteva  parlare  e  scrivere    anche   di  argomenti  strampalati perchè non veniva   mai messa  in dubbio  la  capacità   da parte    del  pubblico e dei lettori  di discernere  la realtà  dala fantasia  . La  davamo per  scontata  .  Ma  nel giro di ne  anche     tanti  anni  anni  purtroppo le cose  sono cambiate  .,   ci  sono  sempre più persone che  guardano alla    scienza  con sospetto e diffidenza  (   e  fin qui  niente    di male  il dubbio   è  anche questo in quanto  non esiste   mai nulla  o quasi    d'assoluto e definitivo )  . Ma  un conto è  avere  dubbi   un altro  è seguire  acriticamente  le Sirene  

“Tu arriverai, prima, dalle Sirene, che tutti
gli uomini incantano, chi arriva da loro.
A colui che ignaro s’accosta e ascolta la voce
delle Sirene, mai più la moglie e i figli bambini
gli sono vicini, felici che a casa è tornato,
ma le Sirene lo incantano con limpido canto,
adagiate sul prato: intorno è un mucchio di ossa
di uomini putridi, con la pelle che raggrinza “

 Omero Odissea libro XII,  versi 39-46

del pensiero irrazionali e ascientifiche . Infatti c'è gente che crede veramente che la terra sia piatta .... per non parlare poi di tu.tte le ipotesi senza riscontri efettivi di complotto che circolano in rete e che alimentano paure ed alimentani l’imperante cultura del terrore, che si fonde col qualunquismo e la sfiducia e ci rende egoisti, e deboli. introduzione ( presa dal sito ufficiale del gruppo ) di  Oltre la guerra e paura dei Mcr   -  da  Dopo il lungo inverno 


[... ] Mio fratello ha rinunciato ad avere un opinione\mio fratello ha rinunciato in cambio di un padrone
che sceglie al suo posto e che non può sbagliare \perché ormai nessuno lo riesce a giudicare"una canzone sui questi tempi bui ed inquieti. [... ].
 Infatti   : <<  (  ..... ) Inutile negarlo: la paura, in questi anni di stronzio, è diventata un'industria. Tra le più redditizie. Lavora a pieno ritmo, 24 ore su 24, in modo capillare. I versi del "Bombarolo" di Fabrizio De André si rivelano più che mai attuali: "Per strada tante facce / non hanno un bel colore; / qui, chi non terrorizza / si ammala di terrore". Strisciano le notiziuole e la gente commenta, dall'immancabile "ci vorrebbe la pena di morte!" (oggi ne ho contati quattro) ad altri variegati spezzoni di umanità di questo sciagurato inizio di millennio.L'industria della paura non nasce dal nulla. E' l'espressione necessaria e perfetta del sistema. Il sistema non può fare a meno della paura. (.... Riccardo venturi ) .   
   
Concludoil post   con un vecchio   scritto   cartaceo  pre blog    ritrovato      nei giorn scorsi 


Allora  come  si fa  a distinguere  la  verità   dalla menzogna 
Ti rispondo, caro me stesso, citando una frase di Philip.K.Dick ( Philip K. Dick, all'anagrafe Philip Kindred Dick Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982 è stato uno scrittore statunitense)   : <<  la  realtà  è quella cosa che   anche se  smetti   di  crederci non scompare  >>
Però si  può  smettere di crederci 
Certo    ciascuno  di noi può  credere  o non  credere   quello   che vuole  tuttavia esistono parametri oggettivi   per  stabilire  cosa  è vero e  cosa  no  .... Non basta , almeno in  teoria  ,   ripetere un concetto  per  renderlo  reale  ....  si può   fare  senz'altro in modo  che qualcuno   finisca  per convincersene  ma  resterà comunque  un falso  . 
Stai   facendo politica  ?
No  . mi sto riferendo  a quello che   è successo    con alcune persone  esempio Mia martini  .
La  famosa  cantante  o  alla  Teoria del complotto del Pizzagate - Wikipedia
Allora    lo vedi  che
  stai facendi politica 😂
😇E alle  idiozie  abbissali   alle  quali  nessuna persona dotata   di senso critico e  razionale   potrebbe    mai credere  , ma  purtroppo  ci hanno  creduto   con le  conseguenze  che conosciamo  
 Capisco 😥😲👍🏼🤗🧠

 ......

Appena  ritrovo    l'altro   foglio   lo  riporterò in prossimo post    .  Sono stato    fin troppo  prolisso e  logorroico .  Alla prossima  




l'emergenza femminicidi non è solo quella del linguaggio e della narrazione che ne fanno i media e i social ma anche l'aiuto delle madri dei due assassini di Sara Campanella ed Ilaria Sula.

l'emergenza femminicidi non è solo quella del linguaggio e e della narrazione che ne fanno i media e i social o certi gesti ( ne ho parlato nel post precedente ) come le scritte d'elogio a Turetta nei bagni di una scuola ma anche l'aiuto delle madri dei due assassini di Sara Campanella ed Ilaria Sula.
Stefano Argentino dopo aver ucciso Sara Campanella chiama la madre per salutarla per l'ultima volta. La donna capisce che il giovane voleva uccidersi e lo raggiunge a Messina in macchina con il marito. Secondo gli inquirenti la donna avrebbe aiutato il figlio a nascondersi nel b&b della famiglia a Noto ed a occultare l'arma con la quale poche ore prima Stefano aveva ucciso Sara."Non mangia e non beve da quattro giorni" continua a giustificarlo la madre. "Vuole solo morire". Peccato che Sara non mangera' ne' berra' più per il resto della sua vita spezzata a 22 anni per mano del figlio.Poi abbiamo la madre del killer della ventiduenne Ilaria Sula, Mark Antony Samson, da questo pomeriggio iscritta nel registro degli indagati per averlo aiutato a nascondere il corpo senza vita della studentessa ventiduenne.Qui non ci troviamo solo di fronte a due assassini, ma anche di fronte a chi quei due assassini ha continuato e continua a difenderli piuttosto che condannarli. Follia pura. A questo siamo arrivati? È agghiacciante.
sono i bamboccioni ,prima ha ucciso perche' non accetta un rifiuto ..e dopo chiama mammina per proteggerlo .Questo è uno spaccato dei giovani di oggi .vivono con i videogiochi serviti e riveriti con genitori inadeguati,che li difendono a prescindere dagli abomini che combinano ...  « possono definirmi snaturata ma io mi dimenticherei di avere un figlio ..ha fatto una cosa troppo grave !! » (  Mari Condorelli  ) 

"W Turetta" nei bagni di un liceo a Barletta, proteste degli studenti Manifestazione da parte degli alunni: "Scritta abominevole".

Ricevo email e commenti ( meno male che ho messo la moderazione 😢☠🤬🙉🐵🙊✍🏼🙄 ) in cui alcuni si lamentano perchè dedico troppo spazio a tematiche innerenti ai femminicidi o violenza di genere . E vengono accusato di farmi abbindolare dalle nazi femministe o dagli effeminati ( uomini
plurali che ne parlano ed prendono posizione contro tali fatti ) . Ora fin quando vuoi per spirito , ribellione incanalata male , incultura , ignoranza , ecc ci sarano gente che ancora scrive queste cose  , vedi foto  a destra  )    ben vengano notizie di prese di posizione sotto riportate . Infatti questa è la dimostrazione del degrado a cui stiamo andando incontro. Meno male ci sono ancora giovani che ragionano col cervello, anziché ascoltare, simulare, emulare, come un branco di pecore, chi dei social e dei fa spopolando il cervello ne fa un suso distorto e malato .

   da  https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/

Scritte volgari e offensive nei confronti delle donne, svastiche e disegni osceni e poi due parole "W Turetta" inneggianti a Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin, la sua ex fidanzata uccisa nel novembre del 2023, sono state trovate sui muri e sulle porte dei bagni delle studentesse del Liceo classico, musicale e di scienze umane "Casardi" di Barletta. A denunciarlo sono stati gli stessi studenti secondo cui l'atto vandalico risale ai giorni scorsi quando i bagni destinati agli uomini sono stati chiusi e sono stati usati quelli delle donne.
Giulia Cecchettin uccisa da chi diceva di amarla, un anno fa il femminicidio che ha sconvolto il Paese

Indignati i consiglieri comunali Carmine Doronzo e Michela Diviccaro di Coalizione civica che esprimono "profonda indignazione e condanna per atti vandalici, corredati da simboli nazisti, che rappresentano una chiara manifestazione di ideologie violente e inaccettabili". "Ci aspettiamo che le Istituzioni competenti intervengano con celerità per identificare i responsabili e adottare misure adeguate affinché tali atti non si ripetano e soprattutto che non possano trasformarsi in azioni concrete", aggiungono in una nota in cui annunciano di "condividere mobilitazioni e iniziative di qualsiasi forma utili a denunciare e fermare questa deriva inaccettabile".
Studenti: "Un pugno nelle stomaco"
"Quella scritta per me è stata un pugno nello stomaco, una grandissima vergogna leggerla. Non come studente, né come uomo ma come essere umano mi sono sentito colpito e mi fa male solo immaginare cosa abbiano provato le mie compagne di scuola. È davvero vergognoso quanto accaduto", dice Francesco rappresentante dell'istituto.
Sit in di condanna
Davanti alla scuola, il corpo studentesco ha deciso di organizzare un sit in per condannare quanto successo e urlare il no alla violenza di genere. "È tragico, inaccettabile e abominevole: quelle offese e quel 'W Turetta' sono inqualificabili", aggiunge una studentessa con un cartello in cui si ricorda che "il rispetto incomincia tra i banchi di scuola". "Condanno fermamente quanto accaduto nei bagni dell'istituto: deturpare le porte dei bagni con questi contenuti è un atto vile che offende la dignità della nostra comunità", sostiene Serafina Ardito dirigente scolastico del liceo convinta che "l'autore di questo gesto potrebbe essere una anche persona esterna alla scuola perché le scritte sono comparse dopo l'apertura al pubblico per la notte dei licei. Ho intenzione di promuovere incontri di sensibilizzazione contro violenza di genere", annuncia Ardito. "Mi sento in dovere di dissociare la comunità scolastica da questo episodio orribile e mi auguro che non si ripeta mai più", conclude Valeria,l'altra rappresentante di istituto.

la storia di Molly Kochan, Dopo la diagnosi di cancro terminale ho deciso di lasciare mio marito e sono andata a letto con 200 uomini. Così mi sono innamorata, di me stessa”: la storia di Molly Kochan La storia di Molly è una storia di malattia, di morte, di ribellione e di consapevolezza.

da Il Fatto Quotidiano del 47\IV\2025

 Vorrei poter concludere la mia storia d’ospedale con un racconto romantico su un uomo che mi ha travolta e fatta arrossire, ma il mio cavaliere non si è mai presentato. Mi rendo conto però di essermi innamorata. Sì, sono innamorata. Di me stessa“. Le parole di Molly Kochan, quelle che sentiamo pronunciare da lei nel suo podcast, sono parole che suscitano una reazione emotiva forte. Perché la storia di Molly è una storia di malattia, di morte, di ribellione e di consapevolezza. Ed è
diventata una serie in uscita oggi 4 aprile su Disney +,
 Dying For Sex.
Molly riceve una diagnosi di cancro al seno nel 2011. Le fanno una mastectomia bilaterale, poi chemio e radioterapia. Nel 2015 il male torna, stavolta al quarto stadio, incurabile. Molly ha un marito, sposato per amore anni prima a Silver Lake, in California. Lei, cresciuta nell’Upper West Side di New York City, sogna di fare la scrittrice. Ricevuta la diagnosi, decide di separarsi per vivere una vita sessuale diversa, piena. E insieme alla sua migliore amica, Nikki Boyer, decide anche di fare un podcast. Lo chiamano Dying For Sex (così come la serie che proprio al podcast si ispira) e con le sue parole Molly Kochan vuole raccontare una via, la sua, verso l’emancipazione femminile attraverso la scelta di essere libere, anche sessualmente.
“Mentre le due amiche scavano più a fondo, scopriamo che Molly non sta affrontando solo il cancro al seno: sta anche facendo i conti con traumi del passato. Insieme, esplorano temi universali come la guarigione, il perdono e cosa fare con il tempo che ci rimane”, si legge nella descrizione del pocast. Molly Kochan è morta nel 2019, a 45 anni. Nel 2020 è uscito il podcast. “Per molto tempo, nel sesso – ed è questo il problema che avevo nel mio matrimonio – ero bravissima a capire cosa piacesse agli altri, e riuscivo a simularlo come un’attrice. Ma non avevo idea di cosa piacesse a me”, racconta in un episodio che è stato ripreso dal Time. E le sue storie, quelle con gli uomini, sono piene di ironia: uno le ha chiesto di prenderlo a calci nei testicoli, poi c’è stato un sosia di Ryan Reynolds, è un tizio che desiderava essere trattato come un cane.Nikki Boyer, che è co-potragonista del podcast e anche produttrice della serie, sempre al Time ha raccontato che “per Molly era molto più di una questione fisica. Verso la fine, credo che stesse cercando l’amore”. E l’attrice che la interpreta nella mini-serie Disney, Michelle William, dopo avere sentito il podcast ha detto di avere pianto: “E io non sono una che piange. Niente riesce a toccarmi. Ho la pelle dura, sono esperta, scaltra. Ci vuole tanto per colpirmi. Ma appena ho avuto quella reazione, ho pensato, ‘Ok, sono fregata. Qualunque cosa sia questa, io ci sono già emotivamente'”, le parole al Guardian.

7.4.25

DIARIO DI BORDO N 113 ANNO III Enrico Deaglio C'era una volta in Italia. Gli anni sessanta e Gianrico Carofiglio Elogio dell’ignoranza e dell’errore.

Enrico Deaglio
C'era una volta in Italia. Gli anni sessanta
lettura  scorrevole  .  un po'  nostalgico   e  anedottico  .  Ottimo  dosaggio tra memooria  personale    e documentazione  Con un ritmo serratissimo, Deaglio racconta gli intrecci, le trame sotterranee e le svolte inaspettate del nostro racconto collettivo, mentre in sottofondo ci sono le canzoni, la moda, i film che hanno cambiato il volto del Paese.Tutti sono concordi: non c’era mai stato niente come quel decennio, e quelli successivi non avrebbero potuto essere senza di loro. Gli anni sessanta, primo volume
di una storia italiana che arriverà fino ai giorni nostri, vivono ancora adesso nella nostalgia e nel mito: nelle canzoni trasmesse alla radio, negli armadi o nelle cantine dove non ci si riesce a liberare di un eskimo o di una vecchia minigonna di pelle scamosciata, o nei cassetti dove ricompaiono gettoni del telefono, monete da dieci lire, biglietti di concerti, il congedo illimitato provvisorio, copertine di 45 e di 78 giri… La stragrande maggioranza degli italiani di oggi è nata dopo la guerra, tutti dunque, direttamente o dai racconti di chi c’era di chi come i  mie  genitori     ( 1941 mio  padre  1943  mia  madre  )  ci  sono cresciuti      , sappiamo qualcosa di quel lo che ii  nostalgici     chiamano  “decennio favoloso” che ci ha visto camminare insieme a Fellini, Visconti, Togliatti e Moro, Mina, Monica Vitti, Claudia Cardinale, Rita Pavone, Catherine Spaak; correre insieme ad Abebe Bikila e Gigi Riva, leggere insieme a Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg e Gabriel García Márquez. Mentre crescevamo, sono morti il campionissimo Fausto Coppi, il papa buono Roncalli, il presidente americano John Kennedy e suo fratello Bob; persone che avrebbero cambiato l’Italia come l’utopista Adriano Olivetti e l’industriale visionario Enrico Mattei. Sono morti anche il comandante Guevara, monaci buddhisti in Vietnam, il pastore Martin Luther King e Jan Palach, il prete con gli scarponi don Milani; altri crescevano senza essere visti, i Buscetta, i Sindona, “la linea della palma”. Ci facevano paura con la bomba e le guerre, ma ragazzi e ragazze incominciarono a dire “basta”, il cinema e la musica erano avanti (e di molto) sul mondo antico che ci governava, fatto di vecchi generali, vecchi politici, vecchi magistrati, vecchi professori, vecchi fascisti che trovarono, alla fine di quella favola, il modo di vendicarsi. E fecero scoppiare la bomba di Milano, con cui gli anni sessanta finirono. E non ci fu più l’innocenza. E dire che, prima, almeno per un attimo, tutto il futuro era sembrato possibile.  Credo  che  mi  comprerò   appassionato  di storie  e  di  storie   mi  comprero     gli    altri  volumi   ad  iniziare   da  C'era una volta in Italia. Gli anni settanta, Milano, Feltrinelli, 2024, ISBN 978-88-07-17464-3   per  capire     e  far capire  ad  eventuali  figlie  e  nipoti      come si  è passati    dalla   ribellione  al  riflusso ed  all'edonismo    Berlusconiano  .  


  Concludo    condividendo    questa recensione presa   da   https://www.ibs.it/

Lapo

Per chi ha vissuto in prima persona quel decennio, la narrazione che Deaglio fa degli anni sessanta costituisce un tuffo nella memoria individuale e collettiva di un Paese che – diversamente da un’Italia odierna più agiata e socialmente più povera – costituiva una comunità che in gran parte aveva cura reciproca e senso di solidarietà. L’Autore non manca di sottolineare le ombre e le nefandezze del neofascismo e dei servizi segreti, dati oggettivi che quindi è difficile contestare. Chi già c’era avrà l'occasione di fare un ripasso degli avvenimenti più significativi, oltre a ritrovare la propria gioventù. Chi invece ancora non c’era scoprirà un formidabile libro di storia e sicuramente si porrà più d’una domanda.


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Gianrico Carofiglio Elogio dell’ignoranza e dell’errore

Fin da bambini   generalmente  ci raccontano che se sbagli prendi un brutto voto; se sbagli non vieni promosso e non fai carriera, in certi casi addirittura perdi il lavoro; se sbagli perdi la stima degli altri e anche la tua. Sbagliare è violare le regole, sbagliare è fallire. Per l’ignoranza, se possibile, i contorni sono ancora piú netti: l’ignoranza relega alla marginalità. E quando si passa dalla definizione della condizione (ignoranza) all’espressione che indica il soggetto in quella condizione (ignorante), il lessico acquista il connotato dell’offesa. In realtà, l’errore è

una parte inevitabile dei processi di apprendimento e di crescita, e ammetterlo è un passaggio fondamentale per lo sviluppo di menti aperte e personalità equilibrate. Cosí come osservare con simpatia la nostra sconfinata, enciclopedica ignoranza è spesso la premessa per non smettere di stupirsi e di gioire per le meraviglie della scienza, dell’arte, della natura. Infatti 
Biasimare gli errori e stigmatizzare l'ignoranza sono considerate pratiche virtuose. Necessarie. G.Carofiglio prendendo spunto da aneddoti, dalla scienza, dallo sport, da pensatori come Machiavelli, Montaigne e Sandel, ma anche da Mike Tyson, Bruce Lee e Roger Federer, Gianrico Carofiglio ci racconta la gioia dell'ignoranza consapevole e le fenomenali opportunità che nascono dal riconoscere i nostri errori. Imparando, quando è possibile, a trarne profitto.
Una riflessione inattesa su due parole che non godono di buona fama. Un'allegra celebrazione della nostra umanità.
Infatti non sempre  l'errore   e l'ignoranza   sono  negativi   ma  costruttivi  di un opera    d'arte  


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sto sentendo e sto leggendo ottime recensioni sia del film  , che del libro d'esso tratto ,   La vita da grandi  film italiano del 2025 diretto da Greta Scarano al suo debutto alla regia, ispirato al libro autobiografico Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale dei fratelli Damiano e Margherita Tercon.


Credo      andrò  a vederlo    se  lo  portano  al  cinema  cittadino  o lo  vedrò o  piratamente  in streaming  o   sulle web tv   netflix  o  prime  

donne che reagiscono e donne che sono sopravvissute Non si muore perché si rivendica troppa indipendenza: ..... [ reprise ]

 LEGGI    ANCHE 
Non si muore perché si rivendica troppa indipendenza: come non si racconta un femminicidio Siamo ancora fermi ad una narrazione sbagliata  . 



  da  Lorenzo  Tosa  

Questo è il volto di Gaia, 25 anni, di Bacoli.

Gaia è una sopravvissuta.Per mesi è stata vittima delle violenze fisiche, verbali e psicologiche del suo ex. È stata presa a calci e pugni, pedinata con l’aiuto di due due complici, sequestrata. L’uomo - se così si può chiamare - ha anche tentato di ucciderla gettandola dal Belvedere di Pozzuoli.Gaia è una vittima di femminicidio che solo per miracolo, per tenacia, per fortuna, il suo femminicida non è riuscito a portare a termine.Porta sul volto solo una minima parte dei segni dell’orrore che ha subito da parte dell’ennesimo maschio che non si rassegna al rifiuto, alla fine di una relazione.Lui è stato arrestato (ma non i complici. E poi per quanto tempo?)Lei con estremo coraggio ha deciso di mostrare pubblicamente i suoi lividi apparenti perché tutti possano vederli. Non essere morta, per Gaia, significa essere e sentirsi ancora un bersaglio, vivere nel terrore. Anche questa è una forma di femminicidio.Certa gente, certi ministri del nulla, certi negazionisti, certi mestatori d’odio, davanti a questo volto, a questa storia, a questa dignità, dovrebbero solo vergognarsi.Dobbiamo rovesciare tutto.

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Stanca di ricevere quotidianamente una valanga di odio in rete, insulti sessisti, caricature sessualizzate, violenza verbale a palate, la Presidente della Regione Umbria Stefania Proietti ha fatto una cosa semplicissima. Ha deciso di denunciare tutti.
Stamattina ha presentato alla Polizia postale una denuncia ufficiale nei confronti di tutti i suoi hater, con conseguente richiesta di risarcimento danni per sé e l’istituzione che rappresenta. Il tutto sarà devoluto in beneficenza.
È ora che questo letamaio da tastiera sia trattato per quello che è e risponda della propria miseria. Non le perdonano di avere vinto, di essere capace, di sinistra e pure donna.Quattro cose che la destra-destra non riesce proprio a tollerare, in una delle poche regioni d’Italia in cui (per fortuna) non governa. Massima solidarietà e vicinanza alla Presidente Proietti. Vada fino in fondo.

Non si muore perché si rivendica troppa indipendenza: come non si racconta un femminicidio Siamo ancora fermi ad una narrazione sbagliata che cade spesso nella vittimizzazione secondaria e non affronta la vera questione culturale

LEGGI  ANCHE  
  Siti   ed  articoli suggeriti da  https://www.informazione.it/
  • Lo psicoanalista: tra gli uomini resistono pregiudizi e stereotipi mentali. Su tutti quello che la donna è un trofeo da possedere (Open)
  • Vittime di femminicidio, cioè la morte di una donna progettata da un uomo perché si rifiutava di agire secondo le sue aspettative. Ammazzate da ex, fidanzati, mariti, compagni. (Domani)
  • L’antropologo Mario Pollo riflette sui femminicidi che coinvolgono giovani: la mancanza di educazione all’interiorità e ai sentimenti rende i ragazzi incapaci di gestire il rifiuto. Serve riscoprire il senso della vita e la relazione con l’altro (SIR-Servizio Informazione Religiosa)
Da quel  che   leggo  anzi meglio  sfoglio ,   alla  ricerca  di  sfatti  e  storie   o   altri articoli  interessanti  di dibattito     sui media  e  social  su gli ultimi due    (  per  ora  )  femminicidi   mi rendo sempre  più  conto   che  il  discorso (  Ⅰ testo ⅠⅠ video   )  della  Manocchi  fatto qualche  giorno  fa    a  Propaganda live  su  la 7   viene     conferma  sia  la  mia  elaborazione     di un articolo   trovato su  msn.it  che  trovaste  sotto  sia  che   è  il  linguaggio  o  meglio  la  narrazione  di come   tali fatti  vengano riportati   sui : media   ,  soiciale  e  blog  compresi  . 
 Infatti     (  e  qui  inizia  la  mia     riflessione  \  rielaborazione   )  Dall’inizio dell’anno fino ad ora sono 13 i casi di femminicidio avvenuti in Italia.
 Nonostante la loro frequenza e la portata mediatica che hanno alcuni casi più di altri, che arrivano a manipolare l’opinione pubblica e il dibattito collettivo per giorni e giorni, abbiamo ancora difficoltà enormi nella comunicazione che – ricordiamolo – nel caso dei femminicidi e di violenza non solo fisica coincide completamente con la narrazione dei fatti.
 Infatti « si fa ancora molta difficoltà secondo quanto riportato in quest articolo di https://www.wired.it/ , a comprendere che sono ben pochi i casi in cui i femminicidi sono il frutto di raptus episodici e molto più di frequente, invece, rappresentano la conseguenza di una serie di fatti concatenati e regolamentati culturalmente. I movimenti femministi [    è questo  è uno  dei motivi  chhe  condivido    , anche  se  sono  critico   verso  certi asetti del femminismo  come  ho detto   precedentemente  ]  e la loro copiosa produzione letteraria insistono da sempre sul fatto che il femminicidio è parte integrante di una struttura culturale che promuove la misoginia e la violenza sulle donne, un problema sistemico reso ancora più pericoloso perché normalizzato al punto da essere diventato invisibile. ».
Ma sappiamo anche molto bene che nella nostra società, la voce delle femministe e le loro analisi, seppur storicamente solide e consolidate, non trovano  salvo rari casi   un posto centrale nella formazione culturale ed è anche per questo motivo se non sono conosciute, lette o considerate.  Infatti 
Negli ultimi anni, la grande industria culturale del crime ci ha abituate e abituati ad un tipo di narrazione romantica che contribuisce alla confusione della diffusione di un problema. È accaduto anche nel caso   solo  per fare  un esempio recente  di Sara Campanella quando nelle prime ore dalla diffusione della notizia, abbiamo assistito a una narrazione profondamente sbagliata, dalle istituzioni alle forze dell’ordine, dai conduttori televisivi ai giornalisti. Fin dal primo giorno di cronaca abbiamo letto e ascoltato frasi come: “ha rifiutato le attenzioni di”, “non ha ricambiato l’amore”, “è stata vittima di un’affermazione di indipendenza che potrebbe essere stata fatale” oppure “il delitto è avvenuto per motivi sentimentali”. È tutto sbagliato.
Non si muore perché si rivendica troppa indipendenza, come ci è capitato e  ci capita   di leggere sui giornali . Troppa indipendenza per chi? E, soprattutto, dipendenza da chi?
E l’amore non è, e non può mai essere, un movente e quindi anche una giustificazione a  meno  che   non si  parli  d'amore  tossico \  malato ) per commettere un femminicidio. Dobbiamo imparare a riconoscere questo tipo di narrazione e soprattutto contrastarla perché veicola un concetto molto chiaro e pericoloso che ha attraversato l’intera storia delle donne: ovvero quello secondo cui le donne valgono meno, e se valgono meno è perché sono subordinate alla soggettività maschile. Se la violenza agisce, fino alla sua massima manifestazione che è la morte, è perché ci troviamo davanti a un processo di deumanizzazione, secondo cui disporre della vita delle donne significa di fatto negare loro il diritto di esistenza ma significa anche, cosa di cui ci dovremmo occupare urgentemente, pensare di avere il potere per farlo. E questo pensiero è sempre ricorrente nella volontà di un femminicida.
Esiste anche un’altra questione profondamente sbagliata e che ciclicamente si ripropone all’alba successiva di un nuovo femminicidio e consiste nella vittimizzazione secondaria della vittima. Non dovremmo mai cadere nell’errore di giudicare la capacità delle donne di riconoscere i segnali per tempo o la possibilità di denunciare o no, eppure è frequente leggere la domanda retorica: perché non ha denunciato prima?
Se le donne non denunciano o  lo  fanno  solo  tardi   alcune  ormai  prossime  alla   morte  (  vedere  questa   storia   da  noi riportata  in cui   una  donna  ha  asettato   ben  50  anni   prima di denunciare il  marito )  è perché sono immerse nella stessa identica cultura che impedisce all’intera società di riconoscere la misoginia e la violenza.
Ci troviamo davanti a un fenomeno incredibile di persone adultee  purtroppo   non solo    basta  vedere  certi  testi    rap o  Trap  o   di quelli    che   con estrema facilità, puntano il dito contro le donne che non denunciano a tragedia avvenuta ma, prima, non sono capaci di interessarsi e prendersi cura delle questioni che riguardano la nostra società. Lo abbiamo visto anche con il dibattito scomposto scaturito da una serie come Adolescence, la cui vicinanza temporale e tematica con questi ultimi fatti di femminicidio è sorprendente.
Perché Adolescence non è solo una storia di femminicidio a tutti gli effetti ma è anche una storia sulla fragilità di una intera generazione di uomini di cui dobbiamo farci carico.
A tal proposito, in questi giorni abbiamo letto che l’assassino di Sara Campanella, è un ragazzo molto giovane di 27 anni. Una precisazione: a 27 anni si dovrebbe avere già un bagaglio educativo importante che include la gestione della sfera emotiva: rabbia, dolore, rifiuto, fallimento, negazione. Imparare a gestire le emozioni negative è incluso o  almeno  dovrebbe essere  in quella educazione sentimentale che oggi manca completamente, soprattutto nella crescita dei giovani maschi. È necessario iniziare da piccoli, dalla pre-adolescenza fino all’adolescenza. Ed è un lavoro che non può essere solitario o  lasciuato all'improvvisazione  di qualche  coraggioso maestro\a ,  prof   o  educatore  dal momento che dipende completamente dalla struttura culturale in cui siamo immersi. Se ,  come   fanno notare  quei pochi  siti  o media  che  ne  parlano  con spirito critico    come   il sito citato , continuiamo a mantenere una struttura sociale e  culturale misogina e violenta che promuove una certa idea di maschilità, e una  classe  politica  (  aggioranza  ed  oposizione  )    che    tutta  chiacchere  e  distintivo  (  cit  )   che  non riesce  a  fare  una  politica   culturale  seria    se  non solo     aumentare  le pene o  strumentalizzare la  cosa  quando     un  femmnicidio   avviene   da stranieri  o   da  nuovi italiani (  vedere  il  caso  Sula  ) ,    non solo condanniamo le donne a morte certa ma condanniamo anche i giovani uomini al soffocamento delle loro identità.

6.4.25

targa speciale degi alfieri della repubblica a una classe del Parini di Torino «Con gli occhi e un puntatore comunichiamo con il nostro compagno disabile»

I media nazionali parlando degli Alfieri della Repubblica si sono dimenticati o hanno fatto passare in secondo piano questa notizia   co un  iccolo  trafiletto in cronaca o   in edizioni locali    notizie  come  qqueste .
 Lo so che dovrebbe essere una storia normale , ma in un paese in cui i ragazzi d'origine straniera , nati e che crescono qui , no hanno ancora pieni diritti , fa si che tale storia sia
: « [...]   Storia diversa per gente normale \ storia comune per gente speciale [...] » ( cit De Andreiana ) . Infatti  enti bambini della attuale VB della scuola elementare Parini di Torino, tutti con background migratorio, sono stati nominati Alfieri della Repubblica con una targa dal Presidente Sergio Mattarella . 
  Leggo  tale  notizia  da msn.it  mi pare     corriere della sera  edizione  torino   l'articolo che  sotto riporto   




La candidatura è partita dalle loro stesse maestre, colpite dalla solidarietà che si era creata in classe nei confronti di un compagno con una grave disabilità. 
«So che il riconoscimento di Alfiere è individuale, ma nel percorso di crescita che queste bambine e bambini realizzano ogni giorno, come futuri cittadini italiani e del mondo, non posso sceglierne uno solo», ha scritto l’insegnante di sostegno Giorgia Rossino, segnalando la sua classe al Quirinale. «Io li guardo non solo con l’amore di una maestra, ma con la speranza nel futuro che loro possono regalare, nonostante tutti gli orrori che molti di loro sono costretti a sopportare».
La notizia della nomina è trapelata nei giorni scorsi, diventata ufficiale con il comunicato della Presidenza della Repubblica. «È una storia eccezionale, unica, per le condizioni di questo bambino – commenta Massimo Cellerino, preside dell’Ic Torino II -, ma al contempo è anche esemplificativa del lavoro che le maestre fanno ogni giorno in questo istituto comprensivo per accogliere la diversità in ogni sua forma, che sia linguistica, culturale o fisica».
Una storia che il Quirinale ha voluto premiare «per aver dato valore alla pluralità». Accanto ai 29 riconoscimenti per comportamenti individuali, il Presidente Mattarella ha conferito alla VB una delle 4 targhe per premiare azioni collettive di giovani e giovanissimi, anch’esse espressione dei valori di solidarietà, inclusione e accoglienza.
«I bambini della VB provengono da ogni parte del mondo: Marocco, Egitto, Bangladesh, Senegal, Perù e Cina. Ciascuno di loro, pur avendo alle spalle vissuti talvolta complicati, si prende cura con amore e dedizione di un compagno di classe con disabilità», è scritto nella motivazione ufficiale. «Tutti hanno imparato a usare il puntatore oculare con cui lui comunica, tutti sanno cosa può e cosa non può mangiare o bere il compagno. Nei corridoi si scatenano con la sedia a rotelle spronandolo con il loro affetto genuino e proteggendolo da sguardi o parole indiscreti. A scuola stanno imparando una delle lezioni più preziose: il valore della diversità e della pluralità».
L’Ic Torino II ha in media il 75% di alunni «nuovi italiani», con punte tra l’80 e il 90% nel plesso Parini di corso Giulio Cesare in zona Aurora. «I nostri alunni sono dei piccoli grandi eroi perché senza le stesse possibilità di altri compiono giornalmente, insieme ai loro genitori, piccoli grandi miracoli», commentano le maestre ancora frastornate dal riconoscimento. «A scuola coltiviamo l’educazione civica tutti i giorni, non solo parlando ma dando l’esempio di civiltà, democrazia, partecipazione e rispetto per l’essere umano di qualunque colore sia».


Vacanze e non solo lontano dalla pazza folla: ecco 6 luoghi da scoprire in giro per l’Europa




Vacanze  ma  non solo  : indecisi per un viaggio verso una delle località con le spiagge più recensite o su un borgo meno quotato, forse non instagrammabile ma dove l’attività principale non è mettersi in fila o farsi strada tra la folla? Gli italiani sono a livello internazionale tra quelli con le idee più chiare su questa domanda: sono infatti sul podio dei viaggiatori che, secondo un sondaggio condotto da eDreams, tra le principali agenzie di viaggi online in Europa, preferirebbero visitare destinazioni secondarie ma tranquille rispetto a quelle più popolari (29% dei rispondenti). Non solo: 4 italiani su 10 eviterebbero di fare tappa in zone in cui sono già stati, classificandosi a livello internazionali tra i meno ripetitivi, secondi solo ai viaggiatori francesi (44%). La possibilità di esplorare luoghi meno affollati e unici è apprezzata soprattutto dagli Over 65 (44% delle risposte), dai 25 ai 34 anni a guidare è il prezzo più contenuto delle mete meno glam (37%), mentre i giovanissimi tra i 18 e i 24 anni prediligono nella scelta la facilità nel raggiungere una meta (27%). Dove fare rotta allora? Ecco 6 mete in giro per l’Europa.


ITALIA: SCHEGGINO, LA PERLA DELLA VALNERINA - Immerso nel verde della Valnerina, nell’Umbria più selvaggia e incontaminata, si nasconde il borgo di Scheggino, gioiello che con le sue strade acciottolate, le antiche case in pietra e i ristoranti accoglienti è in grado di conquistare i cuori - e il palato - dei viaggiatori alla ricerca di un soggiorno all’insegna della tranquillità. Ma non solo, Scheggino è anche meta per i più avventurosi: attraversato dal fiume Nera, si può fare rafting, escursioni e passeggiate nella natura umbra.

PORTOGALLO: UN TUFFO NELL’ATMOSFERA MEDIEVALE DI SORTELHA - Oltre alle celebri Lisbona e Porto, il Portogallo custodisce paesaggi mozzafiato e borghi di carattere dove il tempo sembra essersi fermato. Primo fra tutti Sortelha, un piccolo villaggio medievale incastonato su un promontorio roccioso, che ha conservato nel corso dei secoli la sua autenticità: tra case in granito e una maestosa fortezza del XIII secolo, visitare Sortelha significa fare un viaggio indietro nel tempo alla scoperta di un’atmosfera suggestiva - con un po’ di fortuna, si può assistere ad affascinanti rievocazioni storiche.



Video correlato: I 5 Migliori Luoghi Da Esplorare Da Soli In Europa (VideoElephant (Video))

GERMANIA: TURISMO LENTO SUL LUNGOLAGO DI SCHAALSEE - Tra le meraviglie naturali che nasconde la Germania, il lago di Schaalsee è una delle gemme ancora fuori dai circuiti del turismo internazionale. Riserva della Biosfera UNESCO dal 2000, Schaalsee è la meta ideale per gli appassionati di escursionismo e cicloturismo grazie ai suoi caratteristici percorsi nella natura lacustre. E proprio sulle sponde del lago sorge Zarrentin am Schaalsee, una pittoresca cittadina che promette un’esperienza di viaggio lenta, seguendo i ritmi della natura.

SPAGNA: FUGA D’AMORE TRA LE LEGGENDE ROMANTICHE DI TERUEL - Per i più romantici, che sognano a occhi aperti storie di passioni impossibili, Teruel saprà rispondere ai loro desideri più profondi. Situata nel cuore dell’Aragona, questa caratteristica città fa da sfondo alla leggenda di Juan de Marcilla e Isabel de Segura, conosciuti come i Romeo e Giulietta spagnoli. E se un leggendario amore non bastasse per giustificare un viaggio qui, Teruel custodisce anche esempi grandiosi dell’architettura mudéjar e vanta una tradizione gastronomica impeccabile – imperdibile il Jamón de Teruél DOP, uno dei prosciutti più gustosi della Spagna.


REGNO UNITO: LE FORESTE DEL NORTH YORKSHIRE - Fra boschi incantati e lunghe distese di erica, le foreste del North Yorkshire sono una delle aree naturali più particolari del Regno Unito. Un paradiso per escursionisti e ciclisti, ma anche per chi sogna una fuga silenziosa dove ritrovare la propria pace interiore, le foreste del North Yorkshire sanno affascinare tutto l’anno. In estate si prestano a lunghe escursioni e campeggi sotto le stelle, in autunno e primavera la magia del foliage e delle fioriture regala sfumature variopinte, mentre in inverno si trasformano nello scenario perfetto per praticare sci di fondo tra i sentieri innevati.

FRANCIA: CONQUES, UN BORGO AUTENTICO NELLA NATURA - Se è vero che non si finisce mai di scoprire anche ciò che si pensa di conoscere, la Francia, tra i Paesi più visitati al mondo, può custodire gioielli ancora poco battuti. Conques, complice la sua posizione a ridosso di una montagna, è uno di quei luoghi dove il tempo si dilata: questo borgo medievale perfettamente conservato ha infatti mantenuto la sua autenticità, offrendo a chi sceglie di trascorrerci qualche giorno una vera e propria immersione nella storia e nella cultura tra capolavori architettonici, affascinanti case in pietra e panorami mozzafiat

mi abbevero al femminismo , ma .... il caso Yasmina Pani Censurata dalle femministe perché ho osato criticarledaaa

  per  i miei post     sui  femminicidi mi hanno  accusato    d'essere  effeminato  e  a  favore  della  nazi  femministe  , ecc . Forse  perchè  nella strada  fin qui  percorsa  ,   ho  fatto miei  alcuni caratteri del femminismo  e  mi batto  per  loro   e  sono contro  i  femminicidi e  la  cultura   che c'è  alla  base  . 
Ma  penso che  la  lotta  contro  tali cose  dev'essere  non  a senso unico . Credevo che fosse  chiaro   dal mio  post  su fb   (  che  trovate     sotto    )  È incredibile come dopo anni ed anni di sensibilizzazione su qualunque tema la gente non abbia capito che le regole della sensibilizzazione dovrebbero valere per ogni singolo essere umano, non solo per la categoria sociale che   va di moda al momento. Ovviamente il contesto mediatico/comunicativo non aiuta (visto che vive e si sostenta grazie alla polarizzazione), ma dovremmo iniziare ad affrontare i temi in maniera un pochino più strutturata, proprio per evitare di cadere nella banalizzazione che fa molti più danni di quello che crediamo.



Ma il caso Yasmina Pani  [  foto  in alto a   sinistra   ] lo dimostra .  

Infatti essa ha detto






da IL GIORNALE



Chi è Yasmina Pani? È una giovane donna, è una docente di linguistica e letteratura che si occupa anche di divulgazione online, ed è un'intellettuale critica verso i connotati sempre più tossici del movimento femminista. Yasmina Pani è inoltre la creator che nelle scorse settimane ha prodotto un video per la Fondazione Feltrinelli, in cui contestualizzava alcuni dei punti meno convincenti del femminismo odierno: un contributo apprezzato dalla stessa Fondazione, che lo ha approvato e caricato sui propri social, provvedendo tuttavia a rimuoverlo qualche giorno fa, a causa dei ferocissimi toni raggiunti: insulti, rimproveri, appelli alla vergogna, naturalmente tutti a firma di quanti, anzi quante, hanno una visione opposta a quella di Yasmina, una visione che diventa sempre imposizione, diventa puntualmente condanna e censura, là dove è incapace di considerare altre sensibilità.
L'inquisizione femminista ha dunque condannato in via definitiva Yasmina Pani, ha emanato un verdetto di stigmatizzazione e ha bollato questo essere umano come ignobile traditrice della causa, rendendola indegna dei più basilari diritti: in primis quello sacrosanto che invoca la libertà di espressione.
Come se non bastasse, Yasmina Pani ha anche subito una memorabile deplorazione per il suo appoggio all'associazione «Perseo», che sostiene gli uomini vittime di violenza, i medesimi uomini che nell'ottica femminista non dovrebbero essere meritevoli di nulla, meno che mai del soccorso.

Yasmina, perché così tanta violenza di fronte a chi la pensa diversamente?

«Credo che negli ultimi anni ciò che dovrebbe essere interpretato come un punto di vista, un sistema di valori o un'opinione, sia diventato una verità inopinabile o, al contrario, la più orrenda bugia. Il dialogo, lo possiamo osservare tutti, è ora solo guerra, senza alcun desiderio di sintesi».

Quant'è pericoloso da parte delle istituzioni, pubbliche o private che siano, sottostare a dei diktat tanto ideologizzati?

«Il rischio concreto è di annullare la pluralità dei pareri, dissuadendo le persone dall'esprimerli. Si stabilisce così che un'unica lettura degli eventi è accettabile, e non può essere contestata. Alla luce di ciò, soprattutto dagli enti culturali mi aspetto qualcosa di diverso: dovrebbero agire in piena autonomia, andando oltre ogni possibile pressione esterna».

Qual è il limite più grande del movimento femminista?

«Ostacolare le lotte per i diritti maschili. Così facendo si pone come un movimento di chiusura e non di apertura, non progressista, e certamente non egualitario. Questo di conseguenza crea un limite ulteriore, cioè l'estrema intransigenza, che porta perfino alla pretesa che chi non è femminista venga tacitato».


Sei stata criticata anche per la tua vicinanza al centro antiviolenza maschile «Perseo»: aiutare gli uomini in difficoltà quindi è un demerito? Solo le donne hanno diritto al soccorso?

«È proprio questo l'assurdo: come può un movimento per la parità suggerire qualcosa del genere? Non abbiamo sempre detto che i diritti non sono una coperta corta?»

Yasmina Pani tocca il punto più spinoso, ovvero il cuore della battaglia femminista, al momento sempre più distante da un'idea di parità. A essere rincorsa è infatti la supremazia, è la sottomissione dell'altro, è la volontà di incolpare all'infinito e di subordinare in qualsiasi modo, è la possibilità di dire: ora tocca a me, donna, comandare; ora finalmente posso fare quello che tu hai fatto a me per millenni; ora posso schiacciarti

 Ora  si può  anche   non essere  d'accordo ma la  censura     non va  bene  

5.4.25

Vestita così, te le cerchi. stereotipo messo indiscussione da Martina evatore durante la finale Miss Venice Beach in cui ha sfilato con gli abiti di quando fu molestata

  per  chi ha  fretta  \  di  cosa stianmo  parlando 

Violenza, Martina Evatore: "Non c'entrano i vestiti" | Radio Capital


 storia  tratta  da  Cronache Dalla Sardegna


La ragazza che vedete nell'immagine ha 20 anni, si chiama Martina Evatore e ha compiuto un gesto di straordinaria dignità.Durante il concorso di Miss Venice Beach, si è presentata sulla passerella con gli stessi abiti del giorno in cui, tre anni prima, tentarono di violentarla: pantaloni neri alle caviglie, scarpe bianche sportive, una maglietta e una giacca mimetica. Perché? Perché un'amica, dopo quell’episodio, le disse proprio così: "Vestita così, te le cerchi". Come se la colpa di uno stupro dipendesse dalla vittima, dalla quantità di trucco, da cosa indossa o non indossa. Non è così. Ci sono vittime violentate con i jeans. Altre con la minigonna. Altre in tuta. Altre in felpa. Altre ancora in costume. E il motivo è semplice: la colpa di una violenza è solo e soltanto di chi commette quella violenza. Grazie a Martina per averlo ricordato con straordinaria dignità".


Infatti Martina Evatore, 20enne padovana, non è soltanto bella  ma anche molto coraggiosa. Lo ha dimostrato sfilando al concorso di "Miss Venice Beach", a ha  partecipato come finalista, con gli abiti che indossava la sera in cui fu molestata da uno sconosciuto in strada. "Non esistono gesti o abiti incoraggianti, esistono solo uomini che si sentono autorizzati a molestarti senza motivo, perché 'si fanno i film' nella loro testa", racconta in una intervista al Corriere.it.
La storia di Martina ripercorre il drammatico copione di molte donne vittime di molestie sessuali. Una sera di luglio del 2019, mentre stava raggiungendo alcuni amici a una festa di compleanno, fu aggredita da uno sconosciuto che tentò di palpeggiarla. "Ho visto che un uomo mi stava guardando, però l’ho evitato. Poi, quando stavo per arrivare, me lo sono trovato dietro - ricorda -. Mi ha spinta contro un cancello. Ho realizzato che se stavo ferma sarei stata ancora di più in pericolo, mio padre mi ha insegnato a difendermi sempre. Così ho tirato pugni e calci mentre lui tentava di infilare le mani sotto la giacca, che era chiusa". Per fortuna "delle auto si sono fermate per chiedere se fosse tutto a posto e l’uomo è scappato. Quando sono arrivata a casa dei miei amici ero molto scossa, loro hanno provato a
cercarlo con i motorini, ma si era dileguato". Il giorno dopo, la Miss denunciò l'aggressore alla polizia: "Ho fatto l’identikit - dice - il mio aggressore avrà avuto 35-40 anni. Non ne ho saputo più niente...".Adistanza di tre anni dall'accaduto, Martina ha deciso di raccontare la sua esperienza sfidando luoghi comuni e convenzioni. E così ha sfilato in passerella al concorso "Miss Venice Beach" - una gara di bellezza ideata 12 anni fa da Elisa Bagordo (vecchia conoscenza di Miss Italia) e promossa da Il Gazzettino - indossando gli stessi indumenti di quella drammatica sera: un paio di pantaloni larghi, lunghi fino alle caviglie, e una giacca mimetica. "Non esiste un abbigliamento che incoraggia le molestie - afferma -. Puoi indossare la minigonna o i pantaloni, come nel mio caso: la differenza la fa la mente dell’aggressore, è lui che ha dei problemi, non chi si veste in un modo piuttosto che in un altro". Un'amica le ha suggerito di rivedere l'abbigliamento "per evitare problemi". "Un’amica, che peraltro mi vuole molto bene, mi ha suggerito di coprirmi un po’ di più altrimenti, ha detto, 'me la cercavo' - continua -. Lo diceva per il mio bene, è stata molto affettuosa in realtà. Indossavo un abito un po’ attillato e scollato e mi ha proposto di metterci sopra una maglietta almeno finché non arrivavo in centro. Vicino a casa tante volte i ragazzi ci fischiano dietro quando camminiamo.
Ma credo che non sia colpa dell’abbigliamento, è un problema loro". Martina studia Biochimica all'istituto tecnico e sogna di fare la veterinaria: "So che può sembrare banale - conclude - ma vorrei davvero salvare il mondo, come dicono le Miss sul palco".

le paure ed i dubbi inutili , insieme al complottismo e disinformazione fanno aumentare le opposizioni alla donazione di organi

E'  notizia   di questi  giorni    che   : <<   Le opposizioni alla donazione degli organi continuano ad aumentare Da gennaio il 4...