La piazza era già in festa: le bancarelle piene di dolci, le luci, le gazzarre delle persone che scherzavano e ridevano, gli stand con sangria e frittelle, i tavoli, la musica, il palco che, tempo una mezz’ora, sarebbe stato finalmente riempito da noi e dal calore del nostro flamenco.
Ci era stato riservato un gazebo chiuso dove dovevamo cambiarci.
“Ragazzi dobbiamo darci la carica!”
Detto questo, Marcus, prese un liquore portoghese dalla sua borsa e riempì sei bicchieri, accese anche una strana sigaretta dal profumo campestre e fortissimo e comincio a tirare forte. Bevemmo d’un fiato il liquore e feci tre tiri di quella sigaretta che mi diede un energia che non pensavo di avere, c’era una strana aria in quel gazebo: ridevamo e ci davamo la carica a vicenda mentre tutto girava ed era leggero.
“Beh ragazzi, è ora!”
Marcus uscì e si senti un forte applauso.
“Signori e signori, ho l’onore e il piacere di presentarvi la mia straordinaria compagnia. Vai con la musica!”
Le noti incoerenti di un flamenco sporco cominciarono a scivolare su di noi che uscimmo accolti da un boato emozionante, il liquore e quella strana sigaretta mi davano una sicurezza e una tranquillità che non avrei mai pensato, immaginandomi quella sera. Io, Sophie e Vanessa volavamo sul legno di quel palco, mentre i tre uomini ci accompagnavano con la chitarra mentre la piazza mi girava intorno in un vortice di luci, applausi sorrisi, fischi e grida di gioia dagli uomini del pubblico già ubriachi di sangria e musica ritmata. Tutto era bellissimo e, penso, sbagliai solo un paio di passi, ma nessuno se ne accorse, forse solo Marcus che però mi lanciò un sorriso incoraggiante mentre anche il pubblico cominciò a ballare insieme a noi sotto i colpi di chitarra e sotto quel suono incalzante di Spagna, malinconia e tormento armonico.
Nel dopo serata bevemmo sangria , poi mi invitarono nell’albergo dove alloggiavano.
“Bravissima Maria. Perché non continui la tourné con noi? Ti insegneremo a ballare flamenco alla perfezione!”
“Ti ringrazio Marcus, ma penso che la ballerina non sia il sogno della mia vita, anche se mi sono divertita parecchio!”
“Come vuoi, non insisto. Adesso, allora, avrai la tua parte del compenso per la serata.”
“Non preoccuparti, non l’ho fatto per soldi, ti giuro. Ho conosciuto voi e poi mi sono proprio divertita.”
“Vuoi venire un attimo con me Maria?”
“Dove mi porti?”
“Nella mia stanza. Prendo i soldi.”
“Ti ripeto, non importa.”
“Accompagnami!”
In quel imperativo notai un tono particolare ed intrigante allo stesso tempo anche perché non ero molto abituata a riflettere, così mi alzai d’impulso e lo accompagnai. Marcus aveva un portamento e un fascino irresistibile, sembrava come se mi calamitasse a se con il suo fare, io, avevo una voglia incredibile di portarmelo al letto ma attesi il suo passo, non volevo he lui non volesse.
Eravamo nella sua camera, seduti sul suo letto, quando prese un pezzo da cento euro, ma stranamente prima di porgermelo lo arrotolò. Prese una bustina e sistemo una polvere sul tavolo e aspirò. Non mi chiese neppure di provare. Non avevo neache voglia per fortuna.
“Non prendere il vizio. E’ una brutta compagna di vita la droga!” mi fece e continuò subito “io, non offro mai perché non voglio fare scelte per le altre persone. Tu sei fragile, si vede.”
“Sono più forte di quello che credi!”
“Vogliamo vedere?”
Detto questo si avvicinò con le sue labbra, Io gli stavo resistendo in un primo momento ma, il suo profumo, il suo calore, quell’attrazione mi bloccò lo stomaco e mi fece abbandonare totalmente a quelle labbra grandi e carnose. Lui si staccò subito.
“Visto, cosa ti dicevo?”
“Stronzo!”
“Si, lo so. Ma tu, secondo me non sai amarti. Non ti conosci ancora.”
“Come puoi dire queste cose se non sai come sono!?”
“Certe cose le sento, ma tu, ti prego, non ti offendere. Può darsi che sbaglio ma ho capito cose su di te solo guardandoti negli occhi.”
“E cosa avresti capito?”
“Per esempio che ti stai cercando. Hai il volto di chi non si ama perché non si conosce e quindi si appoggia nell’amore o, addirittura, nel sesso occasionale, per riempire il vuoto che hai dentro. Ti stavi concedendo a me, una persona che conosci da ieri. Questo vuol dire non amare il proprio corpo e cercarsi nella bocca o nella pelle di un altra persona. Ti ripeto, non devi offenderti per queste cose che penso, sono mie farneticazione da cocainomane consumato. L’amore è la cosa più bella che ci sia in questa vita. Ma amare non significa annullarsi totalmente e diventare proprietà della persona amata. Amare significa essere una persona totale, perfetta, sentirsi bene con se stessi, conoscersi a fondo e amarsi, per poi condividere liberamente la propria felicità con un’altra persona, senza però limitarla e annientarla. Se ci pensi, Maria, non è più bello essere liberi insieme? Essere legati indissolubilmente e irrimediabilmente liberi? Tutti siamo perfetti, basta conoscere la propria perfezione! Tieni i soldi, andiamo giù dagli altri.”
Cocainomane o no, aveva ragione e il mio silenzio era una risposta palese. Non riuscii a dirgli altro ma riuscivo solo a pensare a quelle parole che mi scorrevano nella testa come un fiume senza gli argini. Salutai e abbracciai tutti i miei amici ballerini ma l’abbraccio a Marcus fu particolare, mi fece sgorgare una lacrima che cercai di nascondere.
Quelle parole, quell’abbraccio ebbero solo la forza di aggravare la mia crisi. Ero una puttana che si era persa e volevo ritrovarmi. Forse parlare con quello psicologo che mi aveva consigliato Marta era la cosa migliore. Paolo Somma. Psicologo.
Luja