16.11.08

L'ultimo tabù

L'immagine della ragazza crocifissa sul letto, che Telefono Donna di Milano ha lanciato per la ricorrenza del 25 novembre, ha scosso i nervi all'assessore Cadeo (Maurizio, non Cesare), di Alleanza nazionale. Secondo quest'ultimo, il ritratto offenderebbe la tradizione cristiana.















"Il seno è nudo - annota Stefano Rossi di "Repubblica" - la bella ragazza bruna è sdraiata sul letto..."; sul medesimo quotidiano don Andrea D'Asta, gesuita e critico d'arte, è più dettagliato: "C'è una donna bella e attraente che assume innegabilmente la posizione della croce ma che contemporaneamente ricorda la posa ammiccante della protagonista torbida del film American Beauty. Fotografata dall'alto, per insistere sul suo corpo. E' posta nuda su di un letto invitante, soffice, con cuscini collocati in modo da insistere sulla forma della croce. Ha i capelli scomposti, ma non le alterano il volto. Il richiamo alla croce è evidente, ma l'atteggiamento della donna è attraversato da una intensa sensualità, accentuata da un atteggiamento di resa invitante. La frase 'Chi paga i peccati dell'uomo?' è sovrapposta al pube".

Questa lunga citazione non manca di sorprendere, data la sua completa consonanza col giudizio ben più grossolano, ma senzainfingimenti,dell'assessore Cadeo.  
Non ci si attende, dall'assessore Cadeo, una conoscenza approfondita di Storia dell'arte. D'altro lato, giacché si proclama così ligio alla tradizione cristiana, si sarà pure accorto, anche distrattamente, anche sbadatamente, della presenza di numerose immagini licenziose nelle chiese, soprattutto antiche. Riguardo alla ragazza nuda l'accostamento con Guido Reni, rilevato da alcuni osservatori, pare evidente.
Anche Cristo era nudo; il Crocifisso di Santo Spirito, opera giovanile di Michelangelo, lo è poi totalmente. Privo persino di quel nubente e arioso panneggio che svela più di quanto vorrebbe celare e che si confonde con le tenere e lattee carni del Redentore. La casta virilità del Buonarroti non poteva accettare questi eufemismi pittorici: maschi o femmine, indistintamente, avevano per lui un'essenzialità spartana e sacrale. Via tutto, nel segno del definitivo incontro con Dio, di fronte al quale ognuno compare irrimediabilmente disadorno.

Nelle opere di Michelangelo si ravvisa sempre una perentorietà scultorea. Ben diversa da quello spirito balzano e ridente di Leonardo, dal cui san Giovanni trapelano fantasiose estasi ambigue, estri da soubrette, capricci di santi. E' il cielo, in fondo, a sfuggirci come un tinnulo monello. Per non parlare di San Sebastiano: presentissimo nelle pale d'altare, oggi dimenticato dai devoti (ma recuperato dalla cultura gay che ne ha fatto una sorta di icona: curiosando sul web ho trovato questa breve carrellata, piuttosto accurata anche se non vi compare un piccolo gioiello della cinematografia contemporanea, il Sebastiane di Derek Jarman).

Di fronte a questi Cristi in deshabillé, martiri discinti,profeti scollacciati la "tradizione cristiana" si è sempre devotamente genuflessa, compresi i principi della Chiesa che solo in uno dei momenti più bui della loro storia hanno pensato di ricorrere al "Braghettone" per cancellare, con la nudità dei corpi michelangioleschi, il proprio morboso tarlo.

Che l'assessore teocon, per nulla turbato dalla quotidiana esibizione di veline e ninfette da parte delle tv del suo potente alleato, lo ignori platealmente, non può meravigliare. Stupirebbe, semmai, che la sua "valutazione" sia sostanzialmente condivisa da uno stimato critico d'arte. In realtà, il paesaggio di formazione dei due è in fondo il medesimo.

Quanto a don D'Asta, solo un temperamento creativo, o, al contrario, molto occhiuto, poteva concepire associazioni di idee tanto ardite: la ragazza martirizzata ma bella (il prete ne preferiva una brutta, evidentemente), sul letto "soffice" (demoniaci languori, forse era meglio un rozzo tavolaccio), e, suprema empietà, quella frase "sovrapposta al pube": e a questo punto verrebbe da chiedere al padre molto reverendo dove l'avrebbe collocata, dato che si parla di stupro.

Il vero motivo di questa levata di scudi non è stato ravvisato, a mio parere, nemmeno dal pur ottimo Michele Serra, che preferisce soffermarsi sullo scandalo suscitato dalla Croce. Non che tale scandalo smetta di accecare: il guaio è che agli attuali farisei mancano persino gli occhi, e gli è rimasta solo la stoltezza. Quando la croce si reimpossessa del suo significato profondo è inevitabilmente legata al corpo, e al corpo nudo, straziato, certo, ma anche polposo, estenuato e serico come i quadri di Reni, perché anche in essi palpita il murmure dell'innocenza violata. La croce è sangue e terra, disfatta e rinascita della carne umana. Appartiene all'umanità, vi si identifica.



Ebbene. Cristo, san Sebastiano, san Giovanni e pureilre Davide (quello che danzava svestito davanti all'arca del Signore) erano spogliati, dolenti, languidi, ammiccanti, sanguigni o siderei, ma tuttavia maschi.

La donna crocifissa, dunque - peraltro non la prima in assoluto, un'immagine simile comparve sulla copertina dell'"Espresso" negli anni '70, in occasione del dibattito sull'aborto - traumatizza l'incolto Cadeo e l'erudito D'Asta perché essa stessa bestemmia. Scandalizza non la sua sensualità, ma il suo sesso.


E' chiaro: l'uomo, nudo o vestito che sia, è immagine di Dio. La donna, no. Malgrado tardive e ipocrite dichiarazioni di principio, Dio, secondo la tradizione cattolica, continua ad avere un sesso ben preciso e quel sesso è maschile: in un maschio Dio si è incarnato, un maschio celebra e benedice, in persona Christi, dall'altare. Il recente Sinodo dei vescovi, ignorando alteramente le richieste d'una maggior partecipazione delle donne alla vita della Chiesa, ha presentato come "novità" la concessione alle femmine d'accedere al lettorato e di distribuire la comunione: compiti che, in verità, esse svolgono da molti anni. In compenso è riaffiorata l'antica contrarietà papale alle chierichette, la cui presenza Ratzinger, da cardinale, combatté vigorosamente. Anche qui, per lo stesso motivo: la donna non è degna di rappresentare Dio.



"Dio è certamente padre, ma è anche e soprattutto Madre": queste dolcissime parole, pronunciate dal dimenticato Giovanni Paolo I, riecheggiano in realtà numerosi passi biblici, in cui il Signore stesso si paragona a una donna incinta, a una chioccia, a una casalinga accorta. Ma Ratzinger, seguendo, in ciò, la linea del suo predecessore, ha ritenuto opportuno rimettere tutti (e tutte) in riga, decretando: “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”.

Se la donna non è in nessun modo accostabile a Dio, figurarsi il suo corpo, naturalmente peccaminoso e tentatore. Non per nulla il padre D'Asta puntualizza: "Paula Luttringer, fotografa argentina sequestrata ai tempi della dittatura militare, parla della violenza delle donne desaparecidas fotografando semplicemente dettagli delle carceri in cui avvenivano le sevizie. Queste immagini mostrano il grande pudore e discrezione di un'artista che denuncia, suggerendo 'frammenti' di un dolore sconvolgente .








Senza titolo 1037

  QUESTA E' UNA VECCHIA GRATTUGIA IN LEGNO ! L'AVETE MAI VISTA ?  :-)


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L'immagine della ragazza crocifissa sul letto, che Telefono Donna ha lanciato per la ricorrenza del 25 novembre, ha tolto il sonno all'assessore milanese Cadeo (Maurizio, non Cesare), di Alleanza nazionale. Secondo quest'ultimo, il ritratto offenderebbe la tradizione cristiana.
"Il seno è nudo - annota Stefano Rossi di "Repubblica" - la bella ragazza bruna è sdraiata sul letto..."; sul medesimo quotidiano don Andrea D'Asta, gesuita e critico d'arte, è più dettagliato: "C'è una donna bella e attraente che assume innegabilmente la posizione della croce ma che contemporaneamente ricorda la posa ammiccante della protagonista torbida del film American Beauty. Fotografata dall'alto, per insistere sul suo corpo. E' posta nuda su di un letto invitante, soffice, con cuscini collocati in modo da insistere sulla forma della croce. Ha i capelli scomposti, ma non le alterano il volto. Il richiamo alla croce è evidente, ma l'atteggiamento della donna è attraversato da una intensa sensualità, accentuata da un atteggiamento di resa invitante. La frase 'Chi paga i peccati dell'uomo?' è sovrapposta al pube".
Questa lunga citazione non manca di sorprendere, data la sua completa consonanza col giudizio ben più grossolano, ma senza infingimenti, dell'assessore Cadeo.
Non ci si attende, dall'assessore Cadeo, una conoscenza approfondita di Storia dell'arte. D'altro lato, giacché si proclama così ligio alla tradizione cristiana, si sarà pure accorto, anche distrattamente, anche sbadatamente, della presenza di numerose immagini licenziose nelle chiese, soprattutto antiche. Riguardo alla ragazza nuda l'accostamento con Guido Reni, rilevato da alcuni osservatori, pare evidente.
Anche Cristo era nudo; il Crocifisso di Santo Spirito, opera giovanile di Michelangelo, lo è poi totalmente. Privo persino di quel nubente e arioso panneggio che svela più di quanto vorrebbe celare e che si confonde con le tenere e lattee carni del Redentore. La casta virilità del Buonarroti non poteva accettare questi eufemismi pittorici: maschi o femmine, indistintamente, avevano per lui un'essenzialità spartana e sacrale. Via tutto, nel segno del definitivo incontro con Dio, di fronte al quale ognuno compare irrimediabilmente disadorno.
Nelle opere di Michelangelo si ravvisa sempre una perentorietà scultorea. Ben diversa da quello spirito balzano e ridente di Leonardo, dal cui San Giovanni trapelano fantasiose estasi ambigue, estri da soubrette, capricci di santi. E' il cielo, in fondo, a sfuggirci come un tinnulo monello. Per non parlare di San Sebastiano: presentissimo nelle pale d'altare, oggi dimenticato dai devoti (ma recuperato dalla cultura gay che ne ha fatto una sorta di icona: curiosando sul web ho trovato questa breve carrellata, piuttosto accurata anche se non vi compare un piccolo gioiello della cinematografia contemporanea, il Sebastiane di Derek Jarman).
Di fronte a questi Cristi in deshabillé, martiri discinti, profeti scollacciati la "tradizione cristiana" si è sempre devotamente genuflessa, compresi i principi della Chiesa che solo in uno dei momenti più bui della loro storia hanno pensato di ricorrere al "Braghettone" per cancellare, con la nudità dei corpi michelangioleschi, il proprio morboso tarlo.
Che l'assessore teocon, per nulla turbato dalla quotidiana esibizione di veline e ninfette da parte delle tv del suo potente alleato, lo ignori platealmente, non può meravigliare. Stupirebbe, semmai, che la sua "valutazione" sia sostanzialmente condivisa da uno stimato critico d'arte. In realtà, il paesaggio di formazione dei due è in fondo il medesimo.
Quanto a don D'Asta, solo un temperamento creativo, o, al contrario, molto occhiuto, poteva concepire associazioni di idee tanto ardite: la ragazza martirizzata ma bella (il prete ne preferiva una brutta, evidentemente), sul letto "soffice" (demoniaci languori, forse era meglio un rozzo tavolaccio), e, suprema empietà, quella frase "sovrapposta al pube": e a questo punto verrebbe da chiedere al padre molto reverendo dove l'avrebbe collocata, dato che si parla di stupro.
Il vero motivo di questa levata di scudi non è stato ravvisato, a mio parere, nemmeno dal pur ottimo Michele Serra, che preferisce soffermarsi sullo scandalo suscitato dalla Croce. Non che tale scandalo smetta di accecare: il guaio è che agli attuali farisei mancano persino gli occhi, e gli è rimasta solo la stoltezza. Quando la croce si reimpossessa del suo significato profondo è inevitabilmente legata al corpo, e al corpo nudo, straziato, certo, ma anche polposo, estenuato e serico come i quadri di Reni, perché anche in essi palpita il murmure dell'innocenza violata. La croce è sangue e terra, disfatta e rinascita della carne umana. Appartiene all'umanità, vi si identifica.
Ebbene. Cristo, san Sebastiano, san Giovanni e pure il re Davide (quello che danzava svestito davanti all'arca del Signore) erano spogliati, dolenti, languidi, ammiccanti, sanguigni o siderei, ma tuttavia maschi.
La donna crocifissa, dunque - peraltro non la prima in assoluto, un'immagine simile comparve sulla copertina dell'"Espresso" negli anni '70, in occasione del dibattito sull'aborto - traumatizza l'incolto Cadeo e l'erudito D'Asta perché essa stessa bestemmia. Scandalizza non la sua sensualità, ma il suo sesso.
E' chiaro: l'uomo, nudo o vestito che sia, è immagine di Dio. La donna, no. Malgrado tardive e ipocrite dichiarazioni di principio, Dio, secondo la tradizione cattolica, continua ad avere un sesso ben preciso e quel sesso è maschile: in un maschio Dio si è incarnato, un maschio celebra e benedice, in persona Christi, dall'altare. Il recente Sinodo dei vescovi, ignorando alteramente le richieste d'una maggior partecipazione delle donne alla vita della Chiesa, ha presentato come "novità" la concessione alle femmine d'accedere al lettorato e di distribuire la comunione: compiti che, in verità, esse svolgono da molti anni. In compenso è riaffiorata l'antica contrarietà papale alle chierichette, la cui presenza Ratzinger, da cardinale, combatté vigorosamente. Anche qui, per lo stesso motivo: la donna non è degna di rappresentare Dio.
A. Gentileschi, Susanna e i vecchioni, 1610 (Pommersfelden, Collezione Graf von Schönborn). L'artista, da giovane, subì violenza.
"Dio è certamente padre, ma è anche e soprattutto Madre": queste dolcissime parole, pronunciate dal dimenticato Giovanni Paolo I, riecheggiano in realtà numerosi passi biblici, in cui il Signore stesso si paragona a una donna incinta, a una chioccia, a una casalinga accorta. Ma Ratzinger, seguendo, in ciò, la linea del suo predecessore, ha ritenuto opportuno rimettere tutti (e tutte) in riga, decretando: “Madre non è un appellativo con cui rivolgersi a Dio”.
Se la donna non è in nessun modo accostabile a Dio, figurarsi il suo corpo, naturalmente peccaminoso e tentatore. Non per nulla il padre D'Asta puntualizza: "Paula Luttringer, fotografa argentina sequestrata ai tempi della dittatura militare, parla della violenza delle donne desaparecidas fotografando semplicemente dettagli delle carceri in cui avvenivano le sevizie. Queste immagini mostrano il grande pudore e discrezione di un'artista che denuncia, suggerendo 'frammenti' di un dolore sconvolgente".

Non dubitiamo della forza degli scatti della Luttringer, ma crediamo che il dolore sia necessariamente spudorato, altrimenti diventa a sua volta menzogna e violenza.
Negare Cristo nella donna comporta inevitabilmente negare il dolore totalizzante dello stupro, la sua universalità, la sua, direi, cittadinanza. Negare Cristo nella donna significa che la sofferenza di quest'ultima non ci riguarda, perché appartenente a una creatura altra o, peggio, a una "non-creatura". Ma il dolore crocifisso passa anche per un corpo concreto e visibile, grida dal suo pube, langue nelle sue viscere e sul suo petto martoriato. Anche se quel corpo è un parziale, sconsacrato, indecente corpo femminile.

15.11.08

Basta speculazioni su Eluana e no a leggi ad personam

             Il rosario de La Carne (  Vinicio Capossela )


Consolate la mia carne
Nella carne che sei
Nella carne che ritornerai
Solitudine della carne
Delle anime di ogni carne
Patimento della carne
Corpo sacro della carne
Compassione della carne
Fuoco fatuo della carne
Carne e carne
La morte della carne…
Pietà della carne
Lutto della carne
Il buio della carne
[....]


Lasciamola  morire  in pace , ma  soprattutto  finiamola  di parlare   pro  e  contro  sui  di Lei  . Quindi     condivido  l'editoriale  di Concitta De Gregorio sull'unità di oggi  : << ( ...) SU ELUANA, proprio su di lei, vorrei non dire e che non si dicesse una parola di più. Parliamo ancora dei princìpi che regolano le nostre vite e delle norme che dovrebbero ordinarle, certo. Ma non più di questa ragazza, per favore. Adesso spegniamo i riflettori e i microfoni, lasciamo in pace lei e la sua famiglia. Adesso facciamo silenzio. >> qui  il resto del testo 
Quindi   io  , e  vi  chiedo  (
non  è  censura  ne  tanto meno tabu sia  ben chiaro )   di  fare  altrettanto , soprattutto   ( cosa  che farò anch'io  ) non pubblichiamo più  foto nè  di lei  in vita  o morta   nè  del padre   e  della madre   , per  rispetto verso di Lei e  i suoi  familiari  . Se ne  riparlerà   a morte  avvenuta  all'estero  come credo  visto  che  in Italia ( non tutti ovviamente come potete notasre  dal video sotto riportato )




 
siamo imbelli  per  paura  di  andare  contro il vaticano e le  sue pressioni sullla  classe politica
.

quando l'ideologia fa prendere abbagli

Qualche  giorno fa  stavo    cazzeggiando   su youtube   cercando ispirazione   per  quealche post   e  trovo   un  video  ( non  ,  SIc ,  quello qui  sotto proposto  , in quanto Incorporamento disattivato su richiesta  ,  ma chi vuole lo trova  qui ) della   La Camisa Negra








 







è una canzone del chitarrista e cantautore colombiano Juanes, terzo singolo estratto dall'album Mi Sangre, uscito in America Latina nel 2005. In Europa la canzone è stata lanciata come primo singolo dell'album.La canzone, il cui titolo tradotto in italiano significa La Camicia Nera, ha suscitato varie controversie in Europa e specialmente in Italia, quando qualcuno ha associato il titolo alle Camicie Nere fasciste, ed in seguito a ciò l'esecuzione della canzone in alcune discoteche è stata accolta da alcuni avventori con il saluto a braccio teso ed inneggi al passato regime. In seguito a questi episodi il network Indymedia ha proposto il boicottaggio della canzone.In realtà, come ha spiegato lo stesso autore, la camicia nera cui fa riferimento è un simbolo di lutto. Infatti i primi versi della canzone sono: "Tengo la camisa negra / hoy mi amor está de luto...".A sgonfiare la polemica ha provveduto il buffissimo  cantante e cabarettista Checco Zalone parodiando il brano durante la trasmissione televisiva Zelig, cambiandone il titolo in La fedina nera. Ma  evidentemente  la  gente   sia i  fascisti   sia  la  sinistra  sia  quella vecchia  (  come mio padre  )  sia quella  nuova  parlando  senza  conoscere il testo    che trovate qui con una  buona  traduzione  e  come  avrebbero dovuto capire   già dai  primi versi dela canzone  che  riporto sotto  e  che ringrazio  www.ilvolodeigabbiani.it/  per  avermi aiutato    a conviocere mio padre    che stava  sbagliando 



 


Tengo la camisa negra
hoy mi amor esta de luto
Hoy tengo en el alma una pena
y es por culpa de tu embrujo
Hoy sé que tú ya no me quieres
y eso es lo que más me hiere
que tengo la camisa negra
y una pena que me duele


Ho la camicia nera
oggi il mio amore è in lutto
Oggi ho nell'anima una pena
ed è per colpa del tuo tradimento.
Oggi so che tu non mi vuoi più
e questo è quello che più mi ferisce
che ho la camicia nera
ed una pena che mi fa male


 



Quella donna in croce figlia di uan banalità ( campagna contro le violenze contro le donne )

;a  campagna  di sensibillazione    contro la  violenza  delle donne  ha  com'era  prevedibile 
il solito vespaio di polemiche e le soliite richieste di censura il manifesto proposto per ricordare la Giornata mondiale contro l'orribile piaga della violenza sulla donna.

Infatti  era  scontato  e  non era   difficile  ma  prevvedibile  e  che   che l’immagine di una donna ritratta nella postura sofferente della crocifissione non facesse discutere .              Così sta andando. Come <<da copione, sfogliato in anni e anni  di spesso presunte trasgressioni e spesso reale censura >>  come  dice  Guido  Barzoletti  su Epolis    di oggi  << Già, proprio lei, pronta questa volta a crocifiggere il manifesto che l’associazione onlus donna Telefono ha proposto al Comune di Milano di affiggere in occasione della Giornata mondiale contro la violenza   sulla  donna in calendatio il prossimio 25 novembre  >> . Una donna distesa su un lenzuolo bianco, le braccia allargate e appoggiate su due cuscini bianchi, le gambe a sovrapposte, mani e piedi nella posizione che ricorda quelle inchiodate di chi subisce quel suppliziotremendo. Ora, è inutile girare attorno alle immagini, sappiamo tutti  atei e  agnoistici  , laici o credenti  di cosa stiamo parlando: quella donna richiama il dramma fondante della Cristianità, sta al posto di Gesu . Ora   La croce non c’è, ma la posizione a quella rinvia e subito qualcuno (  ovviamente   i cattolici   intransigenti   io non ce la  vedo )   ne ha tratto la conclusione di un’equivalenza blasfema e inaccettabile per i credenti.
 Infatti   ( e  e qui mi trova  d'accorrdo  )  << Quando  , come dice   sempre  l'articolo di Epolis , << quando le cose partono così, quando si trasformano in uno scontro frontale tra i Massimi Sistemi, con le frecce acuminate delle ideologie sul punto di scoccare l’una contro l’altra, non si va da nessuna parte >> Qualcosa  però si può   dire  su  quella figura. Intanto, non     pecca di originalità ,  un simbolo  ormai  banalizzato  e  scontato ormai  logoro o  Jurassico , una trasgressione  che  non trasgredisce più   . Infatti  La Croce è   sempre stata un cavallo di battaglia della polemica dissacrante, un segno prediletto per   anatemi e interdetti contro   ipocrisie e perbenismi. A intervalli regolari è già apparsa, e più volte, a simboleggiare la   condizione della donna deprivata dei suoi diritti e della sua   libertà, la guerra che non risparmia nessuno, gli omosesuali discriminati, i poveri che  muoiono della loro condizione.... Basterebbe ricordare certe   copertine de L’espresso  o di panorama  ( quando allora  era  tale e  non u a  velina   )   degli anni '60\70, certe   performance dell’avanguardia   e, sul piano della pura poesia e   del sublime, la crocifissione   del povero Stracci che muore   dell’ossimoro di sé, soffocato   dalla propria insaziabile fame, ne La ricotta di Pier Paolo Pasolini.. Ma erano altri tempi.   E, poi, francamente, quest’imagine così bianca pulita e  laccata, senza drammaticità alcuna, congelata nell’astrazione di una posizione, sembra   uno  degli ammiccamenti di certi calendari  (  presenti  da  calzolai , camionisti  , barbieri  e ora  rappresentati anche in parlamento  )  . Ora   per gridare contro una violenza intollerabile e  che tutti ci riguarda, non c’è   bisogno del luogo comune  oramia  banalizzato  arte  secondo alcuni pornografia  di una donna in croce . Cosi  come  non c'è bisogno  ne  di scandalizzarsi  ne  tanto  meno d censurare   o vietare  .

‘Eppure quando guardo il cielo’

‘Eppure quando guardo il cielo’ , è una frase di Anna Frank scritta nel suo diario, nella pagina di sabato 15 luglio 1944...Dovremmo fare di questa frase la ricerca esistenziale della nostra vita, il nostro cammino verso la luce attraversando il ponte del sogno che vorrebbero, uomini senza fantasia, trasformare in una sorta di giostra degli orrori. NESSUNO PUO' CAMBIARE O COMPRARE LA FANTASIA ed è questa l'etica umana della risposta a qualsiasi inflizione e tortura che si camuffi sotto il nome di Stato, Religione, Regime, Cordone sanitario, Ordine pubblico, etc. etc....

"Eppure quando guardo il cielo"


sono la tua stella e mi sento vicino al tuo sogno.


Vorrei cantare e alzo le mie labbra


e sento


e ascolto


e copro col mio intelletto libero


musiche celesti


arrivano dal vento, cullate dalle nuvole.


Angeli che guardano il mio cuore


e lo illuminano d'amore.........


......ancora e sempre.


(Ugo Arioti Omaggio ad Anna Frank)

Parla vincenzo canterini comandante del VII reparto alla scuola diaz ( genova 2001 )

<< i miei uomini  hanno pagato per  tutti >>
  forse  avrebbero  risparmiato  se invece  avrebbero    fatto   a metà  con gli altri e non  facendo i generosi   .   La  prossiam  volta  conti  separati

Amo la sua voce calda :)




pubblicità contro la violenza sulle donne




Ha scatenato il solito vespaio di polemiche e le soliite richieste di censura il manifesto proposto per ricordare la Giornata mondiale contro l'orribile piaga della violenza sulla donna.
Infatti era scontato e non era difficile ma prevvedibile e che che l’immagine di una donna ritratta nella postura sofferente della crocifissione non facesse discutere . Così sta andando. Come <> come dice Guido Barzoletti su Epolis di oggi << Già, proprio lei, pronta questa volta a crocifiggere il manifesto che l’associazione onlus donna Telefono ha proposto al Comune di Milano di affiggere in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulla donna in calendatio il prossimio 25 novembre >> . Una donna distesa su un lenzuolo
bianco, le braccia allargate e appoggiate su due cuscini bianchi, le gambe a sovrapposte, mani e piedi nella posizione che ricorda quelle inchiodate di chi subisce quel suppliziotremendo. Ora, è inutile girare attorno alle immagini, sappiamo tutti aatei e agnoistici , laici o credenti di cosa stiamo parlando: quella donna richiama il dramma fondante della Cristianità, sta al posto di Gesu . Ora La croce non c’è, ma la posizione a quella rinvia e subito qualcuno ( ovviamente i catolici eintransigenti io non ce la vedo ) ne ha tratto la conclusione di un’equivalenza blasfe-ma e inaccettabile per i credenti. soprattutto quelli più chiusi . Infatti ( e e qui mi trova d'accorrdo ) << Quando , come dice sempre l'articolo di Epolis , << quando le cose partono così, quando si trasformano in uno scontro frontale tra i Mas-si Sistemi, con le frecce acuminate delle ideologie sul pun-o di scoccare l’una contro l’altra, non si va da nessuna parte >> Qualcosa però si può dire su quella figura. Intanto, non pecca di originalità , un simbolo ormai banalizzato e scontato ormai logo o Jurassico . Infatti La Croce è sempre stata un cavallo di battaglia della polemica dissacra-rante, un segno prediletto per anatemi e interdetti contro ipocrisie e perbenismi. A intervalli regolari è già apparsa, e più volte, a simboleggiare la condizione della donna deprivata dei suoi diritti e della sua libertà, la guerra che non risparmia nessuno, gli omosesuali discriminati, i poveri che muoiono della loro condizione.... Basterebbe ricordare certe copertine de L’espresso o di panorama ( quando allora era tale ) degli anni '60\70, certe performance dell’avanguardia e, sul piano della pura poesia e del sublime, la crocifissione del povero Stracci che muore dell’ossimoro di sé, soffocato dalla propria insaziabile fame, ne La ricotta di Pier Paolo Pasolini.. Ma erano altri tempi. E, poi, francamente, quest’imagine così bianca pulita e laccata, senza drammaticità
alcuna, congelata nell’astrazione di una posizione, ricorda gli ammiccamenti di certi ca-lendari ( presenti da calzoai , camionisti , barbieri e ora rappresentati anche in parlamento ) . Ora per gridare con-ro una violenza intollerabile e che tutti ci riguarda, non c’è bisogno del luogo comune oramia banalizzato al limite fra erorismo e pornografica di una donna in croce . Cosi come non c'è bisogno ne di scabndalizzarsi ne tanto meno d censurare .

L'eterna immigrante

                           


Ci sono piccoli spunti che scuotono la tua amima,la tua mente.Questa  mattina,leggendo su un post  di una mia amica, una bellissima poesia, mi è tornato in mente il film "La leggenda del pianista sull'oceano". Come mi sarebbe piaciuto trovarmi al posto di mio figlio Francesco  operatore, trovarmi  dietro la macchina da presa, questo avrei voluto fare nella mia vita.Ecco perchè mi sento un'eterna immigrante.


Eterna immigrante


Ho rivisto  come in un film
arrampicata dietro un piccolo oblò
i tramonti del sole.
Ho dimenticato quante albe ho contato.
Ho sentito ancora il freddo  pungente
l'odore della salsedine sul mio  naso.
Ho seguito il volo dei gabbiani.
Amore mio  nella mia  mente
vedo un' immagine stampata seppiata
si è scolorito il tuo sorriso.
Nella mia triste  vita  di immigrante
ti ho accarezzato  amore mio
mi  hai  fatto  sempre compagnia.
Ho udito il canto delle onde del mare.
Ho ascoltato il silenzio della notte buia
che lontano dalla mia patria
lontano da te per sempre mi portava.


franca bassi


Senza titolo 1036

  VI PIACEVA LA PUBBLICITA' DELLA FERRERO DI JO CONDOR ?  :-)


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Senza titolo 1035

  VE LO RICORDATE IL TELEFILM UN DETECTIVE IN CORSIA ?  :-)


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14.11.08

Senza titolo 1034

  VE LO RICORDATE IL FUMETTO ZAKIMORT ?  :-)


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Lìscio de luna

te amo Pictures, Images and Photos
Immagine in rete

Lìscio de luna

Romolè com'è bella
'sta notte la luna.
Sta zitta Nina!
sta zitta! guarda solo.
Nina nù  penzà
e nù  parlà
altriménti
dovémo da pagà.
Te paréva Romolè
piano piano
se pagherà puranche


quanno se pijà ària.

franca bassi

Scuola Diaz G8 2001 pagano solo i pesci piccoli


dichiarazioni a caldo sula sentenza fattwe  
da esponenti dela maggiornaza
"La sentenza conferma che le responsa bilità penali
sono individuali, non è stato ordito alcun complotto".
Così il sottosegretario all'Interno, Mantovano, commenta
la sentenza del tribunale di Genova sui fatti
alla scuola Diaz il 21 luglio del 2001 durante
il G8."Cade il teorema del complotto" ordito dai
vertici della Polizia, commenta il ministro della Difesa,
La Russa."Prendiamo atto che più della metà degli imputati
 è stata assolta", ha detto il presidente dei
senatori PdL,Gasparri La sentenza, per Casini (Udc)
 dimostra che ai vertici "della polizia di Stato
in Italia ci sono stati e ci sono servitori
delle istituzioni".

infatti ha ragione quanto dice la Degregorio nelì'e-
ditoriale d'oggi sul'unità : << È veramente triste che
gli stessi che invocano l'omicidio davanti alla
tragedia di una famiglia esultino per una vergognosa
 dichiarazione diresa dello Stato davanti ad atti di
violenza compiuti in suo nome. Glistessi, sono proprio
gli stessi. Poveretti, viene da pensare in queste
ore di pena: davvero hanno smarrito la bussola, il senso
primitivo digiustizia sostanziale, l'umanità.>>


 


Ecco l´immagine-simbolo della notte dell'irruzione alla Diaz: un poliziotto in borghese che indossa un casco blu e porta all´interno l´istituto il sacchetto azzurro con le due molotov, la «regina» delle prove false. Si tratta del fantomatico ispettore della Digos di Napoli che introduce materialmente nella scuola le molotov della vergogna, una della prove fasulle con cui la Polizia di Stato avrebbe voluto "giustificare" le violenze e le manette ai 93 no-global. L'immagine è stata estrapolata da un filmato girato da un operatore Rai e depositato dalle parti civili il mese scorso e fa parte di un´inchiesta giornalistica della Bbc di prossima pubblicazione.


per approfondire     video e  altra documentazione

NO ALLA LEGGE LEVI/VELTRONI!

DAL BLOG DI BEPPE GRILLO:


Se tutti i blogger del mondo si dessero la mano...


freebloggers.jpg
Clicca l'immagine


Il disegno di legge ammazzablogger non è figlio di nessuno. Sarà forse figlio di puttana. Di padre ignoto e di madre incerta. Nato in provetta o per partenogenesi. Non una voce dei nostri parlamentari, a parte quella di Antonio Di Pietro, si è levata a favore della Rete. Eppure dovrebbe importargli qualcosa. Milioni di italiani ci vivono, la frequentano, discutono e INFORMANO.
Il disegno di legge è stato presentato da Franco 'Ricardo' Levi. Levi è del PD. Il segretario del PD è Veltroni. O non sa nulla, come mi dicono gli succede spesso, o è d’accordo.
I veri giornalisti stanno in Rete, alcuni li conoscete, si chiamano Ricca, Martinelli, Byoblu. Mi scuso per coloro che non cito, ma sono migliaia. E questi dovranno essere iscritti al Registro operatori della comunicazione per essere assoggettati alle regole fasciste della stampa. La Rete esprime un Paese diverso. Se i lobotomizzati dalle televisioni e dal trio CorriereRepubblicaLaStampa si informassero in Rete, lo psiconano sarebbe ospite permanente di Putin in Siberia e Topo Gigio Veltroni una maschera del cinema.
La legge ammazzablogger non va presa alla leggera.  Mi sento una lepre mannara, con i denti a sciabola. E’ una bella sensazione. All’inseguimento invece che in fuga. Centinaia di blogger stanno mostrando la faccia, il nome e cognome, il loro indirizzo http con l’iniziativa “FREE BLOGGER”. Sono loro il cambiamento. Non lo fermerete.
"Se tutti i blogger del mondo si dessero la mano..."


Inviate le vostre foto con la scritta: "FREE BLOGGER":
Invia una mail a freeblogger@beppegrillo.it con:
- Oggetto: il tuo nome
- Testo: indirizzo del tuo blog
- Allegato: la tua foto con un cartello "Free Blogger"
Le foto appariranno nella barra superiore del blog.

- Articolo di "Punto Informatico"
- Analisi di Daniele Minotti












Diffondi l'iniziativa

L'Onda travolge Roma

untitled-2Ieri, giovedì 13 novembre 2008, un nubifragio ha messo in ginocchio la città di Roma. Chi si è trovato in giro per le strade della capitale ha potuto vivere un'esperienza che più di tutte si avvicinava a quella del Safari nella giungla: cespugli, rami e foglie ingombravano le strade ormai trasformate in torrenti. Ad ogni curva di via Trionfale si incontrava alternativamente una cascatella, un laghetto o l'attraversamento di un fiume in piena. Uno spettacolo apocalittico. Ma è stata sufficiente una notte magica per riportare il sole nel cielo e una freschezza asciutta nell'aria.


Appena in tempo per prepararsi all'arrivo di un'altra ONDA, quella anomala degli studenti in movimento contro i provvedimenti previsti dal "decreto Gelmini" o per meglio dire dai decreti legge n. 133 e 137. La città sarà paralizzata anche oggi, forse peggio di ieri. Sarà una paralisi che partirà dal centro di Roma, dove cortei e sit-in sono previsti fino al pomeriggio, e che si farà sentire anche nei quartieri più distanti perchè bloccare la viabilità non è mai senza conseguenze in una città come questa.


Forse qualcuno se ne starà in coda, dentro la sua auto o sull'autobus a cui hanno cambiato il percorso e ignaro un po' si chiederà cosa accade e un po' imprecherà contro i responsabili da tanto disagio, chiunque essi siano. Oggi io sono in ufficio, non posso essere per strada con studenti medi, universitari, ricercatori e insegnanti, ma vorrei esserci perchè credo sia una lotta giusta. Allora chiedo anche a tutti quelli che perderanno un po' di tempo in più nel traffico cittadino di non arrabbiarsi e di pensare che è la personale sottoscrizione di ognuno di noi a un movimento che in quanto tale (e quindi vivo, attento, pacifico e pieno di energie) merita sostegno e poi perchè davvero i provvedimenti contenuti in quei decreti mi fanno tanta paura. Buona giornata, anzi buon viaggio a tutti.

TEOREMA

Bliz alla Diaz: i vertici della Polizia sono stati assolti.
La responsabilità di quei giorni è come una linea retta che parte dalla testa del Prefetto e, passando tra le mani degli ufficiali, arriva dritta nel buco del culo degli agenti.
>>>

Speranza


CASCATA



                              Cari amici ho copiato per voi questo post da PiccolaLuise



  L’acqua venuta giù ha cancellato i colori dell’autunno


dai giardini e dalle famiglie.


Dove prima c’erano i prati c’è un tappeto scuro e limaccioso.


Le tonalità del marrone fangoso dominano su tutto.


Una mamma ha tra le braccia la culla del suo bimbo


la guarda per capire se potrà salvarla.


Sparsi qua e là giocattoli e cose uscite da una dimensione familiare


 che sembra abbiano perso


 sangue e identità.


Non si sentono pianti


non si vedono lacrime e neppure


 volti stanchi di chi ha perso le cose e gli affetti.


Chi è in mezzo al fango lavora in silenzio per non sprecare parole.


È meglio muoversi  spalare la rabbia.


I pini colmi di lacrime e i campi di speranza


 infiorano il tramonto


il mio sguardo attraversa il Cielo


prima che arrivi la notte.



Lei è Giada.


E' stata salvata dal fango dal  nonno Carlo.



            




Emergenza alluvione:Aperto conto corrente per raccolta fondi.


Si comunica sono stati aperti due conti correnti per la raccolta di fondi


a favore delle famiglie colpite dall'alluvione del 22 ottobre scorso:


"- C.C. postale n.000092678523 intestato a "Comune di Capoterra -


Emergenza alluvione", causale del versamento


 "pro emergenza alluvione" codice IBAN: IT-52-Q-07601-04800-000092678523);


-c.c.bancario presso il Banco di Sardegna filiale di Capoterra, intestato a


 "Comune di Capoterra-Emergenza alluvione"


codice IBAN: IT-08-R-01015-44080-000070182144.


Cari amici, so benissimo l periodo che stiamo vivendo, sto perdendo tanti miei ricordi, ma sono felice quando posso ancora dare una mano, questo mi aiuta a alzare la mia testa, grazie a Lù. Ho copiato il suo post, ho solo cambiato e aggiunto questa immagine per voi, e vi lascio anche questo bellissimo fiore del melograno, che i giardini possano di nuovo  rifiorire grazie anche al nostro aiuto.Franca





Melograno         
                  Un fiore per i miei amici



Leggero
come un piumino
di soffice tulle
ti muovi
cullato dal vento
e di luce
risplendi
filtrando
la tua purezza
ai raggi del sole.

franca bassi
Franca Bassi immagini gentilmente donata dall'agronomo  da Pasquale Venerito






Senza titolo 1033

  QUESTA E' UNA VECCHIA PINZA FORBICE DA ZUCCHERO !  L'AVETE MAI VISTA ?  :-)


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L’AQUILA E LA BAMBINA CIECA

da  Claudia Pasquariello 18 dicembre alle ore 15:10 · Il vento sussurrava tra i pini della montagna, portando con sé gli echi di un mondo ...