13.7.12

la crisi e i suoi effetti

Il primo  è un effetto benefico e positivo   che  consiste  in un ritorno alle  origini almeno di  quasi 100 anni   è  la  figura  dell'aggiustattutto . Ecco che al riciclo degli oggetti gia' utilizzati e da riparare ci si arriva per gradi, ma dopo diventa anche una simpatica moda con un risparmio non del tutto indifferente..... per  chi vuole  saperne di più  http://www.aggiustatutto.it/






da  repubblica  online 




IL CASO
Il signor aggiustatutto è il mestiere della crisi Dal cappotto al frigo: il nuovo boom delle riparazioni. Gli elettrodomestici sono la new entry del riuso: i clienti sono disposti a spendere di più. Si fa per necessità o scelta: oltre alla difficoltà economica incide una diversa coscienza ecologista




di PAOLO GRISERI



DI FRONTE alla crisi, l'Italia corre ai ripari. Rammenda, rattoppa, riusa, crea gruppi di incontro. Segue un'idea nata ad Amsterdam e ormai diffusa in tutta Europa. Il recupero di ciò che si ritiene erroneamente inutile farebbe risparmiare agli italiani 11 miliardi all'anno, più della spending review. Ripartire da ciò che è stato rifiutato per fare economia?
Si riusa tutto, sempre di più. Come Pinocchio che, spinto dalla fame, si accontentò anche di mangiare il torsolo della mela. Giuliano Andreucci è il responsabile di Zyp, una sessantina di negozi, soprattutto a Roma e provincia, che ripara abiti. "Ultimamente il nostro fatturato è in aumento - rivela - e naturalmente si adatta alle caratteristiche dei diversi quartieri". Se nelle zone della Roma povera, come il Quadraro, "si riparano i cappotti della nonna", a Prati "si fa l'orlo ai capi pret-à-porter". Ma prima della crisi l'orlo si faceva al Quadraro e a Prati si andava dal sarto a comperare il vestito su misura. 
Riparare il cappotto della nonna può addirittura diventare trendy, basta vendere bene il servizio, la crisi aguzza l'ingegno. Cristina Righetti, sarta torinese, ha aperto un sito internet per quelle che ha definito "riparazioni d'autore, vere e proprie ristrutturazioni" dei vecchi vestiti. "È una tendenza che si va diffondendo, soprattutto per gli abiti da cerimonia", racconta svelando qualche segreto: "Molti clientivengono a proporci piccoli aggiustamenti per abiti che avevano comperato magari dieci anni fa per un matrimonio. Se non si fa parte della prima cerchia dei parenti, quelli che sono praticamente obbligati ad acquistare il vestito nuovo, basta aggiungere un tocco originale a quello vecchio. Con poca spesa si fa bella figura e non se ne accorge nessuno". Non è strano, nella città dell'auto, il ricorso al restyling.
Se libri, mobili e vestiti sono i settori merceologici tradizionali per il riuso, quella degli elettromestici è certamente una new entry. Lorenzo Bellachioma, fondatore dell'associazione riparatori elettrodomestici (Are) spiega che "il cambio di mentalità non si vede tanto dai fatturati dei riparatori quanto dalle scelte dei clienti". I riparatori subiscono la crisi come i venditori del prodotto nuovo ma "i clienti sono disposti a spendere molto più di prima per aggiustare il vecchio frigorifero". Normalmente, metà delle riparazioni vengono fatte al momento in cui il cliente entra in negozio. Per l'altra metà è necessario un preventivo: "Fino allo scorso anno - racconta Bellachioma - solo un cliente su venti accettava il preventivo, gli altri rinunciavano e comperavano un prodotto nuovo. Oggi si ripara di più anche accettando di spendere 250 euro per un elettrodomestico che ne vale 400".

Non si ripara solo per necessità, anche per scelta. Soprattutto all'estero. I "café reparation", nati ad Amsterdam e diffusi in molti paesi d'Europa sono punti di incontro dove ci si scambia informazioni sulla riparazione e dove ci si aiuta, gratuitamente, a rimettere in pista gli oggetti fino a ieri considerati inservibili. "È la dimostrazione che la cultura del riuso si va diffondendo. In altre forme capita anche da noi", spiega Guido Viale, autore del libro "La civiltà del riuso" (Laterza). Viale snocciola l'elenco dei mercatini, dei luoghi di scambio e baratto diffusi in Italia: "Fino a qualche tempo fa erano luoghi nei quali si creava una singolare commistione sociale tra il popolo snob degli amanti del vintage e gli immigrati stranieri in cerca di risparmio". Ora la crisi e una diversa coscienza ecologica spingono un po' tutti a frequentare gli spazi del riciclo. Ma solo in alcune città (a Torino con la cooperativa "Il triciclo", a Modena con il centro raccolta "Tric & Trac") vicino alle isole ecologiche comunali sorgono spazi dedicati al riuso. Il sistema funziona se nel centro modenese un terzo di ciò che entra come rifiuto viene riacquistato come oggetto funzionante. "Purtroppo - osserva Viale - fino a quando una legge non obbligherà le amministrazioni a creare spazi simili in tutte le città, questi esempi rimarranno casi isolati". 
L'unica esperienza difficile da imporre per legge è quella del cuore, del sentimento. La palma dell'originalità va così a Maddalena Vantaggi, creatrice, insieme a due colleghe dell'università di Venezia, del progetto "Rifiuti con affetto": "Ci sono cose che dispiace buttare via", ha detto Vantaggi ai ricercatori del ministero dell'ambiente che hanno realizzato il "Rapporto sul riutilizzo 2011". Perché gettare nell'immondizia ciò che non ci serve più ma è stato per lungo tempo parte della nostra quotidianità: "Abbiamo creato un cassonetto-vetrina - racconta Vantaggi - in modo che chiunque possa aprire e prendere un oggetto o lasciarne a sua volta uno. Finora l'esperimento ha funzionato". In tempi di crisi, non si getta certo alle ortiche un sentimento.

(12 luglio 2012)



la seconda  è un effetto  negativo  


SI TAGLIA IL CIBO DI QUALITÀ

Crisi, addio alla dieta mediterraneaSi consuma meno olio d’oliva, verdure e carni bianche
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Tempi di crisi, si taglia sul cibo di qualità. Le famiglie a basso-medio reddito (fino a 25.000 euro) non consumano quasi più l'olio di oliva e le verdure, consumano poche carni bianche e cereali. Nel carrello mettono invece carni precotte, margarina, grassi animali e alcolici. 

Segue i principi della dieta mediterranea dal 50 al 68% di chi guadagna almeno 40.000 euro l'anno comprando pesce, carni bianche, frutta e legumi, yogurt e cereali. Le differenze si vedono sulla bilancia: le famiglie italiane a basso reddito hanno un tasso di obesità pari al 36%, quelle ad alto reddito al 20%. 
La dieta mediterranea è in via di estinzione in Italia. Lo segnalano i ricercatori Marialaura Bonaccio e Giovanni de Gaetano dei laboratori di ricerca della Fondazione "Giovanni Paolo II" dell'università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso, autori di un'indagine sulle abitudini alimentari rispetto al reddito di 13.262 italiani, uomini e donne, di 53 anni in media di età.  
Propone di tassare i cibi spazzatura Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri nella prefazione del libro "La dieta mediterranea ai tempi della crisi", scritto dai due ricercatori: "I governi non si occupano seriamente del problema dell'alimentazione in rapporto alla salute. E' necessaria l'incentivazione, attraverso un accurato impiego della tassazione, della componente vegetale della dieta e disincentivando le componenti dannose contenenti acidi grassi pericolosi e prodotti ricchi di grassi". 
"Soprattutto in questi ultimi due anni il reddito fa da spartiacque in modo decisivo sulle scelte alimentari e quindi sulla salute" sottolinea Marialaura Bonacci. "E' dimostrato che acquistare cibi più economici come carboidrati raffinati, grassi e zuccheri porta il sovrappeso e induce alla lunga patologie cardiovascolari, artrosi, diabete e tumori. I giovani italiani inoltre mangiano tutti pochissima frutta e verdura e il consumo di pesce e legumi è diventato raro. Fanno lo stesso gli spagnoli, i greci e i popoli del bacino mediterraneo nonostante portino sulle loro spalle il peso di una tradizione millenaria come la dieta mediterranea". 
Per Eugenio Del Toma, professore associato di nutrizione clinica al Campus Biomedico di Roma, da una parte emerge un aspetto della crisi ''su quanti debbano far di conto anche per la spesa alimentare, dall'altra evidenza il problema di fondo della mancanza di tempo. E spesso chi guadagna meno, ha anche meno tempo per mettersi in cucina. Ma in tempo di crisi economica andrebbe piuttosto sottolineato il perdurante fenomeno degli sprechi di cibo".

come passa il tempo monaco 1972



contemporaneamente di londra 20'12 quest'anno si celebra l'anniversario di quest'altra



  da  http://it.eurosport.yahoo.com/notizie/


l massacro di Monaco 1972
Quando il terrorismo sconvolse i Giochi: la carneficina di "Settembre Nero"Scritto da Mattia FONTANA | Eurosport – domenica 8 luglio 2012 08:42 

Ci sono momenti memorabili e momenti che non puoi dimenticare. Ci sono imprese olimpiche che si tramandano di generazione in generazione e avvenimenti legati a questo evento che si devono tramandare. L’Olimpiade di Monaco di Baviera 1972 è stata l’uno e l’altro. La rassegna dominata dalle sette medaglie d’oro di Mark Spitz. E l’avvenimento a cinque cerchi più funesto di sempre. La gioia dello sport e il dramma del terrorismo che stravolge tutte le logiche della “pax olimpica”.Siamo nel luglio del 1972 e l’organizzazione terroristica palestinese dal nome “Settembre Nero” decide di fare il colpo grosso dopo aver subito lo smacco di un dirottamento aereo concluso con la cattura dei criminali che lo avevano organizzato. Per dare la svolta si decide di punire il CIO per non aver permesso a una delegazione palestinese di partecipare all’Olimpiade. E di punirlo nel più sanguinoso dei modi. Nasce l’operazione conosciuta come “Biraam” o “Ikrit” dal nome di due villaggi che erano stati presi dagli israeliani nel 1948.L’organizzazione è agile: otto membri di un commando facente capo a Luttif Afif, ingegnere di costruzione dello stesso villaggio olimpico di Monaco, e a Yusuf Nazzal. Gli altri sei, profughi addestrati in Libia, poco sanno di quella missione. Arrivano in Germania Ovest pochi giorni prima dell’inizio dell’Olimpiade, si nascondono dietro a passaporti falsi e si riuniscono tutti assieme poche ore prima della strage. È la notte tra il 4 e il 5 settembre. E poche ore prima dell’alba il commando fa irruzione nel villaggio olimpico, mirando alla palazzina degli atleti israeliani.Vengono catturati undici uomini. Uno di questi, il pesista Gad Tsobari riesce in qualche modo a fuggire. Un altro, Yossef Romano, reagisce e viene ucciso da una raffica di mitra prima di essere torturato. È l’inizio della strage. All’alba iniziano le trattative. Il corpo di Moshe Weinberg, già ferito, viene restituito come cadavere, mentre i sequestratori chiedono la liberazione entro quattro ore di 234 detenuti nelle carceri israeliane oltre ai due terroristi tedeschi Andreas Baader e Ulrike Meinhof. In caso contrario sarebbe stato ucciso un ostaggio ogni ora.È il panico, è il paradosso. Il presidente del CIO Avery Brundage, al corrente della situazione, non ferma le gare in programma quella mattina e alle 8:15 si svolge come se nulla fosse il programma di equitazione. Gli Stati Uniti, invece, mettono le mani avanti e fanno prelevare dalla polizia proprio Spitz, nel timore che sia un obiettivo dei terroristi.Israele non accetta le condizioni poste dal commando, anzi si offre di inviare a Monaco di Baviera un’unità di Forze Speciali per un blitz. I tedeschi rifiutano a loro volta, cercano di prendere tempo e l’ultimatum viene esteso di tre ore, sino a mezzogiorno. Soltanto allora si decide di sospendere i Giochi, soltanto allora le telecamere si spostano sulle trattative. Va in scena il dramma, va in scena il 31 di Connollystrasse, l’edificio del sequestro. L’ultimatum si sposta sempre più avanti, sino alle 17. Proprio quello che volevano i terroristi, che raggiungono l’apice dell’attenzione.Alle 16 la polizia tenta un blitz dai condotti di ventilazione posti sul tetto, il tutto in diretta televisiva. Ma, paradossalmente, i terroristi stavano guardando la diretta. E fecero subito capire che non era il caso di provarci. Avanzano una nuova richiesta: essere trasferiti al Cairo, da dove avrebbero continuato le trattative. Arriva l’ok delle autorità tedesche, che prima chiedono e ottengono di verificare le condizioni degli ostaggi.Due elicotteri atterrano in un piazzale del villaggio olimpico per portare i terroristi all’aeroporto di Furstenfeldbruck. L’obiettivo della polizia diventa quello di ucciderli nel trasferimento. Un’operazione disperata, anche perché soltanto durante il volo in elicottero l’unità di crisi si accorge che gli attentatori sono otto e non cinque. La polizia apre il fuoco nella pista d’atterraggio, è una carneficina. Tutti e nove gli ostaggi rimasti, oltre a cinque sequestratori e un poliziotto, vengono uccisi. Tre terroristi vengono prima arrestati, poi scambiati in seguito a un altro attentato organizzato dallo stesso governo tedesco per liberarsi di loro e, infine, uccisi dal Mossad. L’Olimpiade, nonostante tutto, va avanti, limitandosi a una cerimonia di commemorazione allo Stadio Olimpico. Quando si dice “the show must go on”.

11.7.12

le forze dell'ordine sono da radare al suolo e rifarle , non sono solo mele marce ma tutto l'albero Bufera sull'Arma: per il manuale dei Carabinieri i gay sono dei degenerati

da  YAHOO  NEWS 
L'omosessualità come «l'esibizionismo, il feticismo, il sadismo, il masochismo, l'incestuosità, la necrofilia, la bestialità (o zoofilia)». È questa l'incredibile (ma vera) assimilazione che compare nel manuale dei Carabinieri per il concorso di maresciallo aiutante. Si tratta di una dispensa di 585 pagine, datata dicembre 2011 e approvata dal comandante Pasquale Santoro, che è stata scaricata attraverso il circuito Intranet dell'Arma dai candidati al concorso nazionale che si è tenuto il 25 giugno a Padova.
Il passaggio «incriminato» del testo equipara l'omosessualità a una «degenerazione sessuale» vera e propria. Tra le notizie da annotare nel cartellino biografico dei «soggetti di interesse operativo» (ossia i delinquenti abituali), si annoverano infatti anche le perversioni della sfera sessuale («perché l'istinto sessuale prende parte molto attiva nella formazione del carattere e nello sviluppo delle attività individuali»), e tra di esse figura appunto l'omosessualità.
Immediate le reazioni del mondo Lgbt: Aurelio Mancuso, già presidente di ArcyGay e fondatore di Equality Italia si è detto sorpreso dall'accostamento - «Sembra di essere tornati indietro di decenni», mentre la deputata del Pd Anna Paola Concia, si attende quanto prima le scuse dell'Arma.

ma che tv è questa ? dove la verità diventa bugia e la bugia verità . le dichiarazioni di schettino

Datemi pure  del  fascista , del moralista , del garantista   a senso unico  , ecc  ma  certe cose  non le  sopporto .  Perchè  come dice il pompiere  corriere della sera


Schettino in esclusiva a Mediaset: «Presi le giuste decisioni»

L'intervista al comandante della Costa su Canale 5 - Rcd




Il comandante Francesco Schettino parla per la prima volta dopo la tragedia. In esclusiva per il programma di Canale 5 "Quinta Colonna"' il comandante della Costa Concordia, naufragata al Giglio il 13 gennaio 2012, racconta quella notte. Nell'anticipazione del Tg5 Schettino si scusa per quanto accaduto ma rivendica le decisioni prese, compresa quella di non lanciare subito l'allarme. Ma il web insorge perché "non c'è rispetto per le vittime" e invita a non guardare la trasmissione.

Visto che ormai io media dettano legge  ,  il caso non è solo Schettino  o chi si vende  \ accetta  simili proposte   ma noi tutti ( sottoscritto  compreso che  a  volte  ci   casca , anche  se   non è mai arrivato  fino al punto o di riprendere   e mettere in rete  con il cellulare  o digitale  eventi drammatici i od andare  , vedere   mio post   d'archivio  sull'eccessiva  e vergognosa  morbosità  della povera  Sara Scazzi    dove  la gente  arrivo a farsi    e  a  fotografare i garage  e l'abitazione dell'evento  )   con il nostro   desiderio di morbosità  e di conoscere tutto  nei minimi dettagli ,  ci può stare   che ( anche   se   la  difesa   si fa  in tribunale )  ma   
 al limite  , ma  con  un  contraddittorio , ma    cazzo  solo  ed  esclusivamente      tramite  un monologo  dove  puoi raccontare  tutte le  balle  che  vuoi    senza  che  nessuno possa replicare   o fartelo notare.


Come riporto da questi di due articoli .Il primo ( http://it.notizie.yahoo.com/schettino-intervista-50-mila-euro.html ) contiene due stralci dell'intervista, che è andata in onda martedì sera:

 il primo sulle vittime, il secondo sull'abbandono della nave da parte di Schettino.

CAVO:
Ma lei si sente di dover chiedere scusa a qualcuno?

SCHETTINO:
Ma sicuramente io non posso essere felice per quello che è successo, il mio cordoglio, il mio affetto più sincero va alle persone che purtroppo non ci sono più.

Il danno economico sicuramente ci sta, i danni  sono per le perdite, per le persone che sono state colpite nei loro affetti e alla fine sicuramente per l’azienda e per il comandante della nave che poi è stato vittima di tutto questo sistema, questa cosa che è successa che è un sentimento indescrivibile, è ben minore dell’ affetto di una madre che perde una bimba sicuramente, è incommensurabile

Però la perdita della nave per un comandante è qualcosa…non esiste un metro di dolore.


CAVO:
Lei dice il mio cordoglio…il cordoglio non equivale alle scuse, le ho chiesto se lei pensa di dover chiedere scusa?

SCHETTINO:
Certamente, perché io non pensavo mai potesse accadere una cosa del genere, va al di là di ogni intenzione di voler fare qualcosa del genere.

Nell’incidente non solo viene identificata la nave, l’azienda, viene identificato il comandante e quindi è normale che io debba chiedere scusa, quindi è normale che io debba chiedere scusa, proprio come rappresentante di questo sistema a tutti.

CAVO:
Lei ha parlato di una madre e di una bimba, lei come ha preso la notizia della morte della piccola Daiana Arlotti?

SCHETTINO:
Preferirei evitare non vorrei parlarne…perché già mi fa star male

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CAVO:
Il  punto comandante è che ci sono dei suoi ufficiali che si sono buttati in acqua e altri che hanno provato a raccogliere quei passeggeri che erano in acqua tra la nave e lo scoglio, lei non ha avuto la tentazione di ributtarsi in acqua di dare una mano ai passeggeri?

SCHETTINO:
Quello che ho visto io è che c’erano già 5 o 6 che venivano verso lo scoglio, cioè non ho visto persone che stavano affogando in acqua onestamente.



CAVO:
Quando capisce comandante che ci sono delle vittime?

SCHETTINO:
Mi sembra,  il comandante della Capitaneria, De Falco, mi disse ci sono già delle vittime, ma non so se era un dato esatto se realmente ci fossero delle vittime, il primo che me l’ ha detto è stato lui.

Speravo sempre non fosse vero, poteva essere anche una persona che era svenuta, che poi si sarebbe ripresa.


CAVO:
Le viene chiesto ad un certo punto di risalire a bordo, lo fa De Falco in una telefonata molto famosa che ha fatto il giro del mondo perché lei non sale a bordo e cosa ha provato a risentire quella telefonata?


SCHETTINO:
Ascoltare quella telefonata non mi ha fatto nessun effetto perché io mi sono messo nei panni dell’ interlocutore, generalmente quando si gestiscono i soccorsi a distanza, bisogna avere l’attenzione della persona che in quel momento rappresenta i tuoi occhi e capire lo scenario in cui si sta svolgendo la circostanza.

Io da comandante non ho mai dato un ordine che non possa essere eseguito, cioè lui ha richiamato  un dovere senza capire che non poteva essere fatto .

Il discorso è che non aveva considerato che la nave sul lato dritto era affondata, dovevo fare 300m a nuoto, cioè buttarmi in acqua fare il giro della prora, vedere la biscaggina, col cellulare da preservare , perché nel frattempo dovevo parlare con l’unità di crisi, facevo una cosa molto più seria

il secondo  da  http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/   di  Mercoledì 11 Luglio 2012 - 16:46


Torna agli onori della cronaca il discusso e bersaglio di invettive, che hanno finito per coinvolgere anche "gli italiani" più in generale, Francesco Schettino, il comandante della nave Costa Concordia naufragata nei pressi dell’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012. Nel disastro, roba da Guinness dei Primati trattandosi della nave con il maggior tonnellaggio mai naufragata, sono morte 30 persone e 2 risultano ancora i dispersi. Da poche settimane sono iniziati i lavori di rimozione del relitto, un'operazione che richiederà almeno altri 12 mesi e non è stata mai tentata prima.L’ex ufficiale, ritenuto da molti il responsabile del disastro, è appena tornato in libertà. Gli arresti domiciliari gli sono stati revocati e lui aveva immediatamente chiarito quale sarebbe stata la natura dei suoi futuri rapporti con i media, gli stessi che lo hanno etichettato come il principale colpevole della sciagura. Per Schettino l’obiettivo sarà quello del massimo ricavo economico possibile. D'altra parte i soldi potrebbero rivelarsi molto utili, soprattutto qualora dovesse essere riconosciuto responsabile i risarcimenti in sede civile potrebbero essere particolarmente esosi per lui e superare la copertura assicurativa garantita ai dipendenti della Costa Crociere.Anche la sua azienda potrebbe voltargli le spalle, ovviamente se venisse dimostrato che il suo comportamento ha violato le regole imposte dalla compagnia. Schettino, tramite i suoi avvocati, ha fatto sapere che l’esclusiva della sua intervista sarà a vantaggio dei vincitori di una vera e propria asta e il cachet di partenza è di 50 mila euro. Le parole del suo legale, Bruno Leporatti, sono chiare: "Inutile correre fino a Meta di Sorrento: Schettino non uscirà di casa e non parlerà. Chiunque andrà, rimarrà davanti alla porta". Ovviamente, precisa l’avvocato, il lauto pagamento sarà a garanzia del mantenimento di un’esclusiva, concessa solo a due gruppi editoriali, uno televisivo e uno per la carta stampata. L’idea è ottimizzare al massimo l’esclusività facendo uscire le due interviste in contemporanea. Nelle dichiarazioni l’ex capitano non solo si auto assolve, ma si dipinge come una sorta di eroe, un uomo con l’istinto del capitano che, protetto da una mano divina, ha potuto salvare molte vite. Parlando della della manovra che ha condotto al contatto con lo scoglio Schettino dice: "C'è chi, a verbale, ha dichiarato che l'impatto con la poppa è stato causato da una mia allucinazione, un'allucinazione che mi avrebbe fatto virare a destra provocando la scodata verso sinistra... Altro che allucinazione! Piuttosto è stato il mio fiuto, il mestiere, il saper riconoscere il mare a farmi fare quella sterzata repentina a dritta".


Nell'intervista esclusiva mandata in onda da Canale 5, il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, ha detto «bugie imbarazzanti». Questo il giudizio del procuratore capo di Grosseto,Francesco Verusio, che in una dichiarazione riportata da La Stampa si è detto «sconcertato e imbarazzato» per la versione dell'incidente fornita in tv da Schettino, il comandante della Costa Concordia naufragata all'Isola del Giglio il 13 gennaio scorso con oltre 4mila persone a bordo. L'incidente costò la vita a 32 persone (due non sono mai state ritrovate).
Procuratore: tutto dimostra le sue reponsabilità. «Lui - ha dichiarato Verusio - conosce bene la verità, perché gli atti, depositati dal gip, sono anche nelle sue mani. Testimonianze, registrazione di ciò che avvenne in plancia: tutto dimostra quali sono le sue responsabilità. Ed è tutto a sua conoscenza. E poi, suvvia, all'indomani dell'arresto ammise "d'aver fatto una cazzata" e ora si dipinge come il comandante perfetto che non è pentito di nulla. Da non crederci!».
Erano scattate ieri le polemiche per la prima intervista tv concessa da Francesco Schettino, andata in onda in prima serata su Canale 5 a "Quinta Colonna". Una intervista che secondo alcune voci sarebbe stata pagata 50mila euro (57mila secondo la blogger Selvaggia Lucarelli). Su Twitter è partito anche un boicottaggio della trasmissione condotta da Salvo Sottile ed è stato lanciato l'hashtag "#iononguardoschettino", diventato subito popolarissimo. 


Sottile smentisce, Mediaset non commenta. Il giornalista su Twitter ha negato più volte di aver pagato Schettino, in risposta alle richieste di chiarmento, affermando: «Noi non paghiamo nessuno». Mediaset invece non commenta, ma ricorda che in pasato spesso e volentieri tutti hanno pagato per interviste in esclusiva quando c'erano in ballo grossi personaggi.
L'intervista. «Non avrei mai pensato potesse accadere una cosa del genere, va al di là di ogni intenzione provocare una cosa così perché alla fine, nell'incidente, non solo viene identificata la nave e un'azienda, viene identificato il comandante quindi è normale che io debba chiedere scusa a tutti come rappresentante di questo sistema», dice Schettino.
«Il mio cordoglio, il mio affetto più sincero va alle persone che purtroppo non ci sono più - continua Schettino -. Il danno economico sicuramente ci sta, i danni sono per le perdite, per le persone che sono state colpite nei loro affetti e alla fine sicuramente per l'azienda e per il comandante della nave, che poi è stato vittima di tutto questo sistema, questa cosa che è successa, che è un sentimento indescrivibile, è ben minore dell'affetto di una madre che perde una bimba. Sicuramente, è incommensurabile. Però la perdita della nave per un comandante è qualcosa per cui non esiste un metro di dolore». Quando gli viene chiesto della morte della piccola Daiana Arlotti, Schettino risponde che preferisce non parlarne: «Questa è una domanda che mi distrugge, è terribile».
Quanto alla scelta di non aver dato subito l'allarme generale Schettino afferma: «Non mi sono pentito di non aver dato subito l'allarme. Sarebbe stata quella un'imprudenza. Far fermare la nave per mettere a mare le scialuppe, per evitare danni alle scialuppe in un fondale di 100 metri dove la nave sarebbe poi purtroppo sicuramente affondata. Se siamo qui oggia discutere è proprio perché io ho fatto delle scelte da comandante».
«Questo è un incidente banale nel quale la fatalità ha trovato breccia proprio nell'interagire tra esseri umani. Si è creato credo, di base, un malinteso e proprio per questo c'è la rabbia. È come se tutte le teste, compresi gli strumenti, fossero andati in black-out», osserva poi Schettino, ricostruendo i frangenti del naufragio. «In quel momento lì io sono salito sul ponte - racconta Schettino - ho ordinato la navigazione manuale e non avevo io il comando, la direzione della navigazione era dell'ufficiale». Poi aggiunge «mi faccio la colpa di essere stato distratto e che quella distanza come di routine doveva essere riportata, perché chiunque osservi al radar una situazione di eccessiva vicinanza deve per forza farlo presente». «La mano divina - continua Schettino citando il proprio memoriale - è proprio per dire ci stava un'ostruzione, il fiuto, l'osservazione di vedere, l'essere attenti, mi ha fatto intuire un qualche cosa da compiere che era importante», tanto che «alla fine sono riuscito ad evitare l'impatto frontale».
La sera del naufragio Schettino cenò con la giovane moldava Domnica Cemortan, ma fra i due c'è solo amicizia, ha poi detto Schettino. «È normale che ci sia stato gossip - ha detto sottolineato -. È sicuramente una persona socievole, simpatica e un po' amica di tutti, non necessariamente doveva essere qualcosa di più».
Quando gli viene chiesto se al momento dell'inchino Domnica fosse in plancia, Schettino risponde che «stava aspettando fuori dove sta la tenda e aspettava la cabina libera, la chiave che gli avrebbe poi fornito», perché «lei era una mia amica e del capo commissario, una persona che voleva fare una crociera con le sue amiche a bordo, voleva comprare un biglietto in Russia, disse che nelle agenzie russe non era riuscita a trovare un posto sulla nave e quindi l'aiutammo a trovare regolarmente una cabina e un regolare biglietto di viaggio». Riguardo quella sera, Domnica «è stata a cena con me - racconta Schettino - è stata assieme anche al capo commissario perché alla fine ripeto ci sono delle persone con cui vale la pena farsi due risate, nient'altro».
Poi, parlando ancora dell'inchino, Schettino nega chE sia stato fatto per dimostrare le sue capacità a Domnica Cemortan: «C'è una differenza tra un inchino e un passaggio, quello doveva essere un passaggio ravvicinato all'isola, perché in caso di inchino noi, generalmente, si riduce la velocità, si va a distanza ravvicinata, si scelgono le carte giuste per fare l'inchino ad una certa distanza dalla terra: se fosse stato programmato un vero e proprio inchino, non sarebbe successo perfettamente niente».
Le polemiche. «È assurdo che per rilasciare l'intervista di questa sera, in onda su Canale 5 al programma Quinta Colonna, l'ex comandante della Costa Concordia - al quale sono stati revocati gli arresti domiciliari, ma gli è stato vietato di allontanarsi da Meta, provincia di Sorrento - riceverà 50.000 euro», dichiara, in una nota, Massimiliano Dona, Segretario generale dell'Unione Nazionale Consumatori (Unc), aggiungendo: «Soprattutto se paragonati ai soli 14.000 euro di risarcimento per i passeggeri che hanno rischiato la vita». «L'Unc lancia su Twitter l'hashtag #BoicottaQuintaColonna - conclude Dona - per dare voce ad una protesta importante: non può diventare una star, per giunta pagato più del risarcimento dei passeggeri, chi non solo ha contribuito al disastro della Costa Concordia, ma ha anche abbandonato la nave».
Il lavoro che non c'è più, spese legali da affrontare. Per la famiglia Schettino è un momento difficile anche dal punto di vista economico. Secondo quanto si apprende da ambienti vicini al comandante, questo aveva determinato il silenzio di Schettino fino a ora, dopo la revoca degli arresti domiciliari. Dietro la decisione di aspettare a parlare, dice l'agenzia Ansa, ci sarebbe infatti stata la scelta di optare per interviste in esclusiva e, dunque, a pagamento.

a  voi  ogni ulteriore  commento 

cosa è la felicità ?


dalla  discalia del video
  ..forse la scena più intensa e significativa...sarebbero necessarie troppi concetti,troppe parole per renderne un sorta di descrizione...per chi va "oltre" senza soffermarsi come insegna la società d'oggi all'apparenza delle cose.


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ti potrebbe  interessare  anche il precedente  post  la  felicità si può imparare 

10.7.12

s-come-selen-sposa-s-come-sara-sex due destini che s'incrociano




Aveva ragione de Gregori quando cantava : 




un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memoria 
una storia d'altri tempi, di prima del motore 
quando si correva per rabbia o per amore 
ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce 


(  da  il bandito e il campione  qui il resto del testo  ) 

  da http://blog.leiweb.it/novella2000/2012/07/09/


di 9 luglio 2012 - 18:24 in Vip TvVisti in tv 



Luce Caponegro  (  Selen )   e Sara Tommasi
Percorsi invertiti, destini che si incrociano.
Luce Caponegro, in arte Selen, ex pornostar in auge negli anni ’90, si è sposata ieri. Lo ha fatto in chiesa con un vaporoso abito bianco, come tradizione impone. Una scelta che ha fatto storcere il naso a molti, indignati perché fa strano, perché “oddio, una pornostar in chiesa”, perché l’abito bianco è simbolo di purezza e illibatezza, che non sono proprio una peculiarità dell’hard core. In realtà tutti sanno che oggi Luce fa la deejay, che col porno ha smesso molto tempo fa e che in questi anni si è avvicinata alla fede e alla spiritualità (grazie anche al neo marito, terapeuta tantrico). Selen resta solo uno scomodo nome d’arte che le rimarrà appiccicato addosso per sempre, legato a un periodo limitato e ormai confinato nell’immaginario dei cultori del genere vintage.
Sara Tommasi le carte per sfondare senza troppi compromessi ce le aveva tutte: una laurea alla Bocconi, un fisico da pin-up, una carriera televisiva avviata. Eppure ha scelto (perché è lei che ha scelto, e va detto) di mollare tutto e smontare la sua vita giorno dopo giorno, andando sempre più giù, sempre più in basso. Il sesso come arma per scioccare e per strappare consensi. Ma a chi?
Percorsi invertiti, destini che si incrociano.

9.7.12

Sara Watkins a Panorama Unplugged L'esibizione esclusiva per Panorama Unplugged di Sara Watkins, una delle più promettenti cantautrici country folk del panorama musicale internazionale


Sara Watkins a Panorama Unplugged
Sara Watkins 


di Gianni Poglio

Sguardo dolce e voce delicata, Sara Watkins, è una delle più promettenti cantautrici country folk. Accoglie Tony Romano di Panorama.it sfoderando un bel sorriso mentre si appresta a riposare il suo violino nella custodia.
Il suo ultimo disco, Sun Midnight Sun, vede la collaborazione con ospiti del calibro di Fiona Apple e Jackson Brownie.
"Jackson e Fiona sono due dei miei cantanti preferiti e sono molto orgogliosa di essere riuscita a collaborare con due grandi artisti come loro. Con Fiona poi è stato speciale, e questa partecipazione è nata in maniera del tutto spontanea. Adoro collaborare e scambiare idee con altri musicisti ma soprattutto con persone che non conosci, è come parlare con qualcuno che ha punti di vista diversi. Mi piace pensare che anche il suonare con nuove persone è come avere una conversazione. Anche la più piccola conversazione ti può ispirare e cosi secondo me è per la musica".
Una carriera iniziata nel 1989 quando insieme al fratello Sean ha fondato i Nickel Creek e con cui ha pure vinto un Grammy. “Ci sono stati diversi momenti in cui ho capito che volevo fare la musicista ma la svolta è stata quando ho incontrato John Brion (noto compositore e produttore). Mi è bastato conversare con lui per capire che questo era quello che volevo fare senza guardarmi indietro”.
Sun Midnight Sun arriva a tre anni di distanza dal suo primo album ed ha un titolo abbastanza particolare: "è un po un paradosso ma suona come qualcosa di morbido, di piacevole. Nei testi inoltre ci sono molti riferimenti che riguardano il tempo che passa ed è passato rendendo tutto più fluido ed evanescente".
Qui sotto l'esclusiva esibizione  Unplugged  presa dal sito  di  Panorama


la felicità si può imparare



La felicità si può imparare...
Ci stiamo rendendo conto che la crisi è una grande opportunità...
Possiamo trasformare la sofferenza...
Lo sappiamo  tutti   che La felicità  è




ma  come  dicono i due  video   , si  può crearsela  lasciando fluire  e trasformando il dolore , il pessimismo in qualcosa  di creativo come ha  fatto  quella  ragazza  ( vedere post  sotto )  che  a  29 anni    è riuscita   ad   trovare lavoro


potrebbe  anche interessare  il post precedente  che si ricollega  a questo   d'adesso  
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.it/2012/07/ho-29-anni-e-sono-docente-alluniversita.html

meglio sterilazzare o abbandonare ?


Unione  Sarda  Edizione di domenica 08 luglio 2012 - Cronaca di Olbia (Pagina 21)

CRUDELTÀ. Erano chiusi in una busta. I lamenti dei cani sono stati sentiti da alcuni turisti
Undici cuccioli in un cassonetto
Bastonati e abbandonati: otto sono morti, altri tre accuditi dalla Lida

Una cattiveria senza limite. Venerdì notte undici cuccioli sono stati trovati in un cassonetto di via Vittorio Veneto chiusi dentro una busta di plastica dopo esser stati più volte picchiati. Un gesto di una brutalità sconcertante, come racconta Cosetta Prontu, responsabile della Lega italiana a difesa degli animali di Olbia, i cui volontari si sono subito precipitati per soccorrere i cagnolini: «Non ci sono parole per descrivere questo gesto che racchiude l'assurdità di alcuni esemplari della specie umana. Mi chiedo cosa possa spingere a compiere un gesto simile». I lamenti dei cuccioli sono stati sentiti da due turisti che passavano davanti al cassonetto e hanno dato l'allarme: «Durante la notte ne sono morti quattro, e altri quattro non ce l'hanno fatta nelle ore seguenti. Ora ne rimangono tre che stanno lottando ma non hanno forze, sono al limite della sopravvivenza e senza mamma». Un gesto di inciviltà che, ancora una volta, fa riflettere sull'importanza della sterilizzazione: «Loro non hanno nessuna colpa e meritano il nostro amore ma soprattutto il nostro rispetto. Sterilizzate e smettete di uccidere» invita la Prontu, che domanda: «Dove sono i due milioni di euro stanziati dalla Regione per la prevenzione del randagismo?» ( c. in. )

la domanda del titolo deriva , oltre che da fatti come questi ( vedi articolo sopra ) , ma da una discussione avuta con un fanatico teocon o neocon prolife a tutti i costi che trovate nell'url sotto .

ti potrebbe interessare il post sterilizzazione animale uguale aborto ? ma che cazzate sono

I calli di Benedetta di Matteo tassinari ( reprise )


Dell'amico  matteo tassinari http://mattax-mattax.blogspot.it/
 Il Paz, Benny, io
Come Paz avrebbe disegnato Benedetta

di Matteo Tassinari                                                                                                                              
Per quel che ne so, la vita è breve, l’uomo è cacciatore, gli italiani sono tutti allenatori, e per molto tempo saremo morti. Rimanemmo sull’ultimo concetto in forzosa meditazione, per la durata di diverso tempo. Da una busta quelle internamente con le bolle incellofanate da far scoppiare, trassi due insuline Terumo sterili da 5 cc l'una e in due cucchiaia sciogliemmo polvere bianca (Thailandia) e di brown (Turchia). Infilai il braccio nel vuoto in modo che fosse teso con vene ben gonfie, pronto a farmi un dose d'ingiustizia pagata con soldi miei trovati chissà dove, ma vallo a spiegare alla gente, a chi si ritiene ragionevole, quindi bravi e zelanti indicatori di quale strade imboccare. Bazzecole? Non ho problemi. Però fatti una pera, poi diventane schiavo, scappagli se ti riesce e trovati, se non sei ancora morto nel frattempo, per lei malato fino alla morte dopo 33 anni che non vedo un milligrammo d'eroina. Allora, forse, potremmo intavolare un discorso, di quelli che si fanno guardandosi in faccia, alla pari. E sentirti dissociato ti farà solo bene, restando per sempre coinvolto in cose che preferisci non sapere. Non scrivo tutto ciò in giugno, a caso, e il giusto lavoro "sporco", lo faccio sempre molto volentieri. Un 16 giugno di 24 anni fa, a Montepulciano, per un pera qualsiasi, morì il miglior fumettista e pittore italiano del secolo scorso, Andrea Pazienza detto il Paz!, come fosse stato spintonato, ubriaco di Toradol, per poi essere appeso ad un vortice di polvere divenuto sciarada, ma non sappiamo cosa.

Andrea Pazienza al lavoro da guardare, possibilmente, in Full Screen

Siamo qualcosa che non resta,
frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno
                                                            Francesco Guccini, “Incontro”
Non so che anno fosseforse il 1982, quando un giorno accadde un fatto che oggi ricordo con buona memoria e vivido ricordo e non perché fosse più truculento di altri, niente affatto, perché era gelido come la Tramontana dopo che ha attraversato i Pirenei. Anche se sono passati 33 anni, lo scrivo al presente quel giorno privo di compassione e vissuto con una mia amica, molto speciale. Una donna che sapeva leggere il linguaggio del non detto per pura nostra incapacità nell'essere leali, senza lasciare nulla d'incompiuto. Emergendo dagli abissi come un cadavere gonfio di un annegato di droga, Benedetta è alle prese coi fiumi che le fluttuano plasma.
E’ in una rovinosa ricerca di una vena. Le braccia di Benedetta, più grande di me di un paio d'anni, sono un cimitero di cicatrici: tagli, fori, calli, buchi, tentati suicidi, tatuaggi alla come viene viene. Febbricitante s’infila la spada e comincia il rituale ululato, poi il risucchio per vedere se l’ago aveva centrato la vena oppure no. Benedetta sta da far schifo, astinenza esplosa da un pezzo, per di più suda e trema dal dolore. E’ seduta su di una sedia in cucina. Assisto in silenzio, strafatto per conto mio e steso sul divano con gli occhi a fessura e la tv accesa con il volume al minimo, per cui non le dedico alcuna attenzione. L’astinenza la costringe a scoreggiare forte e assumere piegamenti nel volto che la sua femminilità non avrebbe voluto. Spiegazione dovuta ai più: quando si è in down forte, come quello di Benedetta e hai la roba pronta nell'insulina già calda, l’emozione ti prende così forte allo stomaco che rischi di cagarti addosso senza dedicare al fatto molta attenzione, per cui continui a praticare l’iniezione ignorando completamente l’evacuazione solido-corporea.

Benedetta tira su il primo risucchio e dalla cannula della Terumo esce il primo fiotto di sangue. Ma la spada, come un gancio che si stacca dalla propria presa, esce dalla vena. Benedetta torna coll'ago a farsi spazio dentro il braccio. Con quella spada rimestola come avesse in mano un cucchiaio e girasse del minestrone. “Cazzo Matteo, aiutami! Non vedi che son fuori vena?! Dammi una mano, fa qualcosa, per la miseria! Qua si sta seccando tutto! Sto andando giù di testa! Aiutami, cazzo, aiutami!!! Mi scoppia la testa. Mi tremano le mani e non riesco a centrare la vena. La roba mi si raggruma tutta col sangue”. Più che pompargli l’avambraccio, cosa potevo fare? Le presi il braccio e strinsi forte per riuscire a vedere meglio dov’erano 'ste cazzo di vene. Schizzò un fiotto di sangue sulle pareti e una piccola parte sulla pasta rimasta dal pranzo. Un fatto, in quell’istante, importava a Benedetta quanto gliene fregava del Titanic, non essendosene accorta.

Da Trainspotting
Eccola di nuovo che torna alla carica. Inizia a forarsi in una mano, ma a nulla le servì. Poi riprova in una gamba. Niente. Le vene erano massacrate e seccate. Nella furia di pizzicare un rigagnolo di sangue, mi butto e provo anch’io nella ricerca di quel rosso che ti fa capire di essere ad un passo dalla felicità malata, ma ridotto com’ero e beccare la vena, era come iscrivere uno che soffre di vertigini ad un corso di paracadutismo. Le vene erano tutte otturate a forza di darci dentro, negli anni con furioso sdegno verso sé stessi, si formano canali che poi seccano, quelli che i tossici chiamano "Flebo spontanea". “No, no, sto perdendo la mia pera! Non ci posso credere, mezzo grammo buttato via, nooo! Si sta solidificando tutto. Ummfff”. L’angoscia spessa è tormentosa: “Come cazzo faccio, non becco la vena, non becco la vena. Non la becco, ti sto dicendo”. Paranoia full immersion. Non beccare la vena significa non sentire il flash, l’impatto che l’eroina ti offre appena saluta il tuo sangue, cioè la parte migliore della storia, quella che ti stravolge e ti lancia per un periodo di tempo precisato nel regno dell’ovatta e degli abbandoni globali per poi ritornare come zombi. “Ma porca la puttana vacca, troia. Ma vaffanculo!". E' Benedetta, va capita.
    "Oggi avrei voglia di quiete"
(Mia Martini)

"Come faccio con ‘sta roba Matteo, non becco la vena" e imprecazioni di ogni risma e un suo urlo agghiacciante chiuse per un attimo quella follia, nel tentativo di farsi sta cazzo di pera, mentre con l'ago frugava nel crocevia della mano sinistra. Inizia ad emettere rumori strani, più strani degli altri. Dal suo stomaco partono gorgoglii in continuazione. Come rutti e scoregge si succedono una dietro l’altra. Sarà al quarto buco. L’astinenza gli sta soffiando addosso tutta la sua inquietante per quanto certa presenza, avendo in mano l’arma che potrebbe spegnere tutte le sue angosce in un solo secondo. Il liquido rosso nell’ago sta coagulandosi. Benedetta sa, e questo la manda in maggior tormenta, s'è possibile. Buca, buca, buca, buca. E ri-buca quella carne rosa, Benedetta. Buca e fruga, fruga e buca, cerca, buca e fruga una vena che da qualche parte nel corpo avrai. A mani tremanti, tira su lo stantuffo per vedere se è in vena. Niente. Nella spada solo aria, niente ampolle di rosso sangue. Ci riprova, ancora. Poi ancora. Buca, fruga e stramazza. Benedetta mi guarda con uno sguardo mai visto prima, fra il terrore e l’impotenza. Decisa come pochi essere umani al mondo, tira su la maglietta per iniettarsela nel Deltoide, il muscolo dell’avambraccio, almeno, l’effetto della roba le verrà su parzialmente venti minuti dopo e senza risucchio, che è tutt'altra roba, per un tossico o tossica. Un esempio: è come per un alcolista mangiarsi una caramella al liquore oppure tracannarsi con infamia un bicchiere ricolmo di Vodka. Chiaro, direi.
Urlerà ancora? 
Benedetta becca il muscolonon la vena, fa pressione sullo stantuffo e stak!, il plasma ormai denso ottura l’ago e schizzandomelo in vari punti della camicia, la faccia. le mani. Benedetta fugge, non so dove. Io rimango a casa sua da solo, bollito come un patata, o forse più lessato come quel tubero. Mi metto a sedere nel suo divano e piano piano mi allungo fino a stendermi. Apro gli occhi e mi trovo di fronte sua madre che mi chiede chi ero e cosa facevo in casa sua. In realtà mi conosceva e sapeva già di sua figlia e di me. Sapeva che ci facevamo insieme al ritmo della mattanza, che eravamo quanto non si può dire, che avevamo fatto qualche colpettino assieme (furti, scippi, situazioni strane come trovarsi con un avvocato stimato e danaroso di Bologna in un divano galattico in un attico a far maialate di ogni tipo per poi farci sganciare una cospicua parcella per il nostro impazzimento). Sapeva tutto sua madre perché Benedetta, prima o poi, le raccontava tutto. Bella donna, dall’aspetto giovanile, nonostante gli anni. Le rispondo con notevoli ammaccature grammaticali, di sintassi neanche a parlarne: “Quando c’ero, lei c’era. Benedetta, Benedetta, Benedetta, dove ti trovi? Vuoi fuori. Non vedi, c'è mamma?!”. La madre mi guarda come si guarda un beota fumato: “Ascolta scemo, ho già troppi casini con mia figlia e il resto della mia vita! Se Benedetta fosse qui me ne sarei già accorta. Ma qui non c’è. Si può sapere dov’è?”. Mi staffilò. Cerco di rispondere: “Signora, guardi niente storie strane, cioè, non le sto facendo le menate, lo capisce no? Per davvero, non so dov’è Benedetta. Sarei il primo a saperlo volere”. Mi cacciò di casa come un appestato e non aveva torto.

M’incamminai verso il Ronco, un cazzo di fiume, dove c’era un bar, Il Lido, che ci radunava un po’ tutti. Inizio a parlare con qualcuno, senza neppure ricordare chi fosse. Non ero lì con la testa, assolutamente. Il pensiero era rivolto a Benedetta. Dov’era? Come stava? Avrà trovato altra roba? O una vena? Urlerà? E quanto? A voi la risposta, anche quella dei Catoni imperiali del buon senso. L'episodio in se non mi pare più terribile di altri, come già scritto, la differenza la fece Benedetta, rivedendola una decina di giorni dopo fredda, occhi chiusi, bella e vestita bene nella cassa di legno. Un'overdose le aveva schiantato ogni legame con questo detrito di realtà dove c'è anche chi riesce a divertirsi. Pensai subito che non era la peggiore delle notizie che potessero darmi di Benedetta, fra tossici si fa presto a capire ciò che è riparabile e ciò che non lo è più e mettersi, non dico il cuore in pace, quello mai, ma a farsene un ragione si. Ma non so se questo serva qualcosa per aiutare a capire il modus-vivendi di chi, per un periodo della propria vita, ha scambiato Dio con l'eroina.

8.7.12

Gli "Euro-pizzati" col Suv

Divieto di Sapere, por la paz de la mente y el corazón
Tranquilli, va tutto bene

di Matteo Tassinari

Dopo aver ricevuto numerose critiche per aver pubblicato nel mio blog ("Notti Notturne") le immagini tratte dalle storiche foto del più grande fotografo di guerra mai esistito Kevin Carter, giudicate troppo "forti", "disdicevoli", "cafonesche" e chi, addirittura, le ha definite "offensive", per poi chiedermi espressamente di non spedirgli più nulla riguardante al mio blog (cosa che ho fatto immediatamente essendo io il primo a non volere lettori di questo tipo fra le mie amiche e amici di blog, questioni di idem-sentire) ho immediatamente sepolto nel nulla i loro account. Ben così, visto che dai numeri delle entrate e accessi di Blog-Spot (più di 150 al giorno, in media, mentre in apertura o lancio-post arriviamo anche a 500 contatti al dì con tanto di indirizzo mail a me solo evidenti nel Template e di cui solo io conosco gli attachment), gente che siete voi e non i "fantastici 4" con il fetore sotto al naso. Tuttavia, provocatoriamente, questa volta pubblicherò un tranquillo week-end di DIVIETO assoluto di SAPERE quindi PENSARE cosa succede nel mondo, per non rovinare la birra o lo shopping di superficiali benpensanti e contenti dei privilegi di cui stra-godono in stati orgasmici e per cui vivono e magari col codino. (Per chi volesse continuare la breve lettura di questo post, può farlo sul blog "Notti Notturne", cliccando su questo link http://mattax-mattax.blogspot.it/2012/05/immagini-non-disponibili.html trovandovi nel mezzo delle tenebre terrene ma che ad alcuni non è gradito di Sapere rimanendo nella tanto desiderata, innocua e voluta Ignoranza. 
"La stupidità di un uomo, spesso, è la causa
della stupidità di molti altri suoi simili".
Samuel Johnson



Il vero volto dell'anima di Bush, il folle legalizzato

7.7.12

Notti Notturne: I calli di Benedetta

Notti Notturne: I calli di Benedetta:  Il Paz, Benny, io Come Paz avrebbe disegnato Benedetta di Matteo Tassinari                                                  ...

care donne la lotta per la vostra dignità non è ancora finita , adesso c'è quella contro le pubblicità idiote e sessiste





da www.facebook.com/pages/La-Striscia-Rossa/367330504884



"In occidente per un dentifricio si utilizza un nudo femminile, nei Paesi islamici si svilisce la donna mantenendola ai margini della società. La strada per la parità è ancora lunga."(Shirin Ebadi Nobel per la Pace) . che  fine hanno fatto il movimento ( se non ora quando  , il corpo delle donne  )   invece dei soliti  bla  bla  bla   , scendete in piazza o  boicottate  o fate mail bombing  alle  ditte   che  fanno  tali pubblicità idiote . Altrimenti  vuol dire  che volete rimanere schiave  proprio come suggerisce  il  libro  Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James  (  foto a destra  tratta  da panorama  della scorsa settimana  )    che  ha venduto 20 milioni di copie in 10 settimane e in Italia è già in testa alle classifiche di vendita: 100mila copie nei primi 10 giorni dopo l'uscita del 6 giugno.  qui da panorama online una interessante intervista   all'autrice Quindi svegliatevi perchè la vostra libertà anzi dignità è sempre più compromessa e riprendetela  come suggeriva 40 anni fa  Guccini





le risposte di Jovanotti: "Mozart e Tony Effe sono colleghi" - a Belve 17/12/2024

Caro Jovanotti alias Lorenzo Cherubini Anche nelle provocazioni o nell'ironia ci dev'essere un minimo di cultura di ba...