25.11.12

Tony Marino ha suonato negli alberghi di lusso “Vida loca”d’un sassofonista d’hotel


Incollato al suo sax  negli hotel extra lusso di mezzo mondo,Tony Marino ha incrociato grandi 

e grandissimi dello spettacolo. Da Buenos Aires a Porto Cervo, dalla Costa d’Avorio a Città del Messico,è stato un collezionista d’avventure e di donne (intese come inevitabile appendice dei recital). Oggi, a ottant’anni compiuti, abita a Olbia e continua a suonare: «Sanno dove sto di casa, io non  vado a bussare». Ricordi  travolgenti dalle serate in Costa Smeralda, compresa la scoperta dei rubinetti d’oro a bordo di uno yacht.
Grandi feste private,mance stratosferiche e mai una storia che sia andata oltre  la fine della notte.

Se li è visti sfilare tutti sotto gli occhi, i  colleghi ricchi e famosi: Gilbert Becaud, Ray Charles,Ella Fitzgerald.E la volta di Zsa Zsa Gabor ? Indimenticabile, quella.
Il direttore d’albergo l’aveva chiamato: vieni a suonare in camera mia.Mai e poi mai si sarebbe aspettato di trovarsela lì,sotto ospitalissime lenzuola.
La vita di cantante d’hotel è una cavalcata infinita, soprattutto se la vivi com’è capitato a lui: vent’anni di Costa Smeralda, Africa, Sudamerica, Roma, Milano e perfino la Scandinavia «dove le ragazze ci assediavano nei camerini».E che soddisfazione nel dire agli amici americani che no, non poteva sostituire Fausto Papetti a New York «perché mi era nata una figlia e dovevo tornare a Olbia».
Ottant’anni compiuti, Tony Marino confessa senza presunzione che il mondo ha ancora bisogno della sua musica.
Difatti mica è andato in pensione.Anche se non è più come una volta: la sua categoria,che conta anche qualche celebre e irresistibile ascesa in politica,è stata più o meno spazzata via dai deejay. Prima
era un’altra cosa: mentre i signori cenavano,Tony e la sua band (ma lui la chiama orchestra) allietavano la serata con brani di blues e musica leggera.Era la fase 1,riscaldamento.Poi toccava alla star della serata, quella per cui la gente aveva pagato un occhio della testa, e finalmente gli sparring partners potevano andare a mangiare un boccone, rilassarsi.«Certo,noi non eravamo musicisti di pri-
ma fila, però ci rispettavano». E se proprio vogliamo dirla tutta, è successo più  di una volta che  quando attaccava Don’t cry for me Argentina tra il pubblico scivolasse una lacrima sul viso.
Quinta elementare conquistata mentre era in Marina, Tony Marino è l’esatto opposto dello spaccone da balera.
Schivo, telegrafico nelle risposte, svelerebbe giusto un bignamino della sua  vita. Fortuna che a fargli da spalla c’è Vittoria, la compagna. Che una sera di  ventun anni fa l’ha invitato a ballare. E
da allora, in un certo senso, non hanno   mai smesso.
Abitano a Olbia in un appartamentino dove il sax continua a farsi sentire e intanto aspettano
che qualcuno venga a proporre una serata.
Piccolo,asciutto come un bronzetto, capelli grigi abbondanti,pettinatissimi salvo qualche ricciolo sulle orecchie,Tony -pantaloni di velluto beige e camicia abbinata - ha un’aria distinta,protosardo di
campagna: fierezza a vista (ma senza ostentazione), sguardo lungo per decodificare ciò che sta pensando chi lo ascolta.Ha al suo attivo due album e un cd ultra personalizzato, venduto in un centi-
naio di copie a Mr Grossman, manager yankee della Coca Cola che era rimasto incantato ad ascoltarlo e glielo aveva commissionato.
Autodidatta, passaggio rapido in una banda cittadina, qualche anno da emigrato a Torino e infine la silenziosa consacrazione di quello che Francesco De Gregori avrebbe definito un pianista di piano bar. Lui ha preferito il sassofono e al piano bar gli alberghi delle grandi catene internazionali, dove il gentile pubblico partecipa, danza, viene a stringerti calorosamente la mano e qualche volta tenta di portarti in camera. Effetti collaterali di un’esistenza divisa tra champagne e prove generali di paradiso in terra.
Quando  ha  esordito?
«A una festa di Carnevale.Avevo quindici anni e mi dividevo fra sax e clarinetto».
Fischi?
«Mai, lo giuro».
Tentazioni?
«Molte. Quarant’anni fa,in Svezia,a fine recital avevamo le ragazze in fila ad  aspettarci».
Com’è  la  vita  di  un  sassofonista  nomade?
«La mia è stata bellissima. Perché ho bisogno di suonare davanti al pubblico.Il sax non è un  antidoto,semmai un compagno. Suono ogni giorno, tre, quattro,cinque ore.Mi è capitato di farlo ininterrottamente dalle 21 alle 6,quando i night erano night».
Che  vuol  dire?
«Quando a Roma o a Milano vedevi attori come Vittorio Gassman,donne famose. O come l’avvocato di Torino».
Quello  con  la  A maiuscola?
« Agnelli no,non l’ho mai incontrato. Un altro, ricchissimo. Veniva ogni sera,scendeva i quattro gradini che portavano nel buio della sala e noi dell’orchestra,per salutarlo, facevamo sempre lo stesso brano. Stava ore e ore circondato da entraineuse che erano le più belle d’Italia.A un certo punto, quando le bottiglie di champagne erano ammonticchiate sotto il tavolo, andava via e tornava all’alba.
Non s’è mai dimenticato di dare la mancia all'orchestra».
Sulle  navi  da  crociera  come  andava?
«Me le hanno proposte ma non ci ho mai messo piede.In giro per il mondo tra gli alberghi guadagnavo di più.Sa quanto prende un musicista in navigazione? Novanta euro a giornata. Eppoi, non sono tenuti in grande considerazione».
In  gioventù  Silvio  Berlusconi  ha  fatto questo  lavoro.
«Lo so, ma sempre e solo sulle navi.Significa che come musicista non valeva granché.Il mercato ha regole precise».
Ha  mai  scritto  musica?
«Giusto una volta una canzoncina che nemmeno ricordo più».
L’errore  che  non  dimentica?
«Non aver studiato, non aver frequentato il Conservatorio. Anche se poi può servire a poco, nel senso che se sei una scamorza non c’è Conservatorio che tenga».
A  proposito:  una  scamorza?
«Adriano Celentano. Per me non vale nulla».
Si  rende  conto?
«Perfettamente ma non vale nulla lo stesso».
Com’è  il  tran  tran  d’albergo?
«Buono, a patto che riesca a farti mettere sul contratto che consumerai i pasti coi dirigenti e non alla mensa del personale. Il pollo m’ha fatto uscire pazzo».
Il  pollo?
«Stavo in Costa d’Avorio, un Intercontinental extralusso: pollo a pranzo, pollo a cena.Ho resistito,resistito e poi non ci ho visto più: ne ho lanciato uno contro il soffitto (ho ritrovato la macchia sei mesi dopo) e ho minacciato lo chef.Alla fine ho risolto tutto con una canzone».
Per  chi?
«Per lo chef. Lo faceva impazzire Finché la barca va di Orietta Berti e io gliela facevo ogni sera.Da quel giorno il mio menu è diventato un altro. Mai più visto pollo».
Non  ci  si  annoia  a  fare  tutti  i  giorni  le stesse  cose?
«In un hotel dove passa solo bella gente? No. A parte il fatto che a me basta suonare per stare bene, il nostro lavoro in fondo era quello di vivere di feste.Questo ci toccava: a me e ai miei quattro orchestrali.Nel senso che io ero il capo e li stipendiavo».
Risse?
«Peggio, il terremoto.A Città del Messico.A un tratto il parquet inizia a cigolare e ad aprirsi.Il pubblico,che c’aveva fatto l’abitudine, continuava a ballare.Siamo fuggiti mentre l’altra orchestra continuava imperterrita a suonare».
Scazzottate?
«In un cinque stelle?, quando mai. Gli alberghi dove stavo io erano molto ben frequentati».
Ubriachi,  magari  molesti?
«Neppure. Se ci sono stati non me nesono accorto. Li portavano via con la massima discrezione, la clientela di certi hotel è sensibile a questi problemi».
Droga?
«Un sacco. Tra gli orchestrali, tra il pubblico. C’era di tutto, ma in prevalenza cocaina».
E  lei?
«Ho provato una volta uno spinello.L’ho fumato tutto: beh,niente.Avrei dovuto sentirmi strano e invece m’ha fatto l’effetto di un bicchier d’acqua».
Donne?
«Moltissime,impossibile contarle.Non facevo differenze: bianche, nere, rosse.Gialle no,cinesi non ne ho mai incontrato. Non faticavo per conquistarle,nessuno faticava: erano facili».
Chi  cominciava?
«Loro, noi mai.Bastava un certo sguardo, poi si avvicinavano e ti mettevano  in mano un bigliettino col numero della loro camera. Niente fidanzamenti,niente storie lunghe: una botta e arrivederci».
Ha  mai  detto  no?
«Mi sarei sentito un cretino. Quando sei giovane te ne freghi. Finire a letto faceva parte della serata.Tutto qui, senza strascichi. Ho  conosciuto donne bellissime».
Uomini?
«Anche.A Milano stavo nella pensione di una sarda e per andare nella mia stanza dovevo attraversare quella di un signore che non conoscevo, buongiorno e buonasera. Una notte, al rientro dal night, mi blocca e mi fa: ma lo sa che certi uomini possono essere meglio di una donna? Ho tirato dritto e sono andato a dormire. Gli uomini, quand’ero militare, li passavo a un mio amico».
Come,  li  passavo?
«Alla Spezia ci aspettavano in porto.Ce n’era una legione. Io li giravo a un amico, che ci andava per soldi».
Le  hanno  mai  proposto  un  doppio  lavoro  clandestino?
«Di che genere?»
Portare  una  valigia  da  un  aeroporto  al l’altro,  per  esempio.
«Non è mai accaduto e comunque avrei rifiutato.Non avevo bisogno di soldi, allora. Guadagnavo bene. A Città del Messico ero ospite fisso in una trasmissione televisiva del sabato sera».
E  allora?
«A presentarla c’era una cantante tipo la nostra Mina. Io eseguivo brani italiani,in sovra impressione il mio nome e,alle spalle, un fondale con la Fontana di Trevi.Ricordo che dopo quindici mesi di
questa vita, ho portato a casa quindici milioni di lire. Parlo degli anni ’70».


Ad integrare la memoria di Tony pensa Vittoria.E mentre lui si assenta un attimo per fare la foto di rito, dice che ormai è troppo tardi.«Ottant’anni sono oggettivamente molti».Altrimenti si sarebbe potuto tentare «il grande salto e andar via da qui». Laureata in psicologia, decisamente più giovane del suo compagno,spiega il ritmo lento della vita in un piccolo centro dopo la lunga e felice sta-
gione del lusso.Non parla di ristrettezze ma si  intuisce che da un po’ di tempo a questa parte la
musica non è più la stessa.

Regali?
«Quelli degli arabi in Costa Smeralda,dove ho fatto serate a partire dal 1972. Pitrizza, Cala di Volpe,Romazzino...posti così.Gli arabi,che vanno matti per Celentano e Toto Cutugno,erano capaci di ringraziarti a fine recital mettendoti in mano tremila dollari in contanti.Come loro ci sono sta-
ti solo i russi».
Gli  altri,  no?
«Taccagni.Tutti,senza distinzioni. Appartenevano a un mondo dove all’orchestra si deve giusto un applauso e niente di più.Mi ricordo quella volta di Kashoggi...».
Una  cascata  di  dollari?
«Certo, ma c’era qualcosa di più. Il signor Kashoggi ci aveva chiamato sulla sua barca. Barca, poi: un panfilo lungo come una motonave. Il mio batterista,che nella vita normale faceva l’idraulico,torna dal bagno e quasi non riusciva a parlare: Tony, va’ a vedere, questo c’ha i rubinetti d’oro. Era vero».
E  voi?
«Rispondo con un dettaglio della mia carriera: per quattro anni ho fatto il piastrellista a  Torino,quand’ero ragazzo.Ha  idea di quale effetto faccia un rubinetto  d’oro?»
Dovesse  fare  un  bilancio?
«Della mia vita, dei miei ottant’anni? Mi è andata extralusso. Forse avrei dovuto essere più previdente,mettere da parte qualcosa. Ma che ci posso fare? Un  sassofonista non è un amministratore
delegato».
Il  risultato  è  che  lei  lavora  ancora. «Ho una pensione di 360 euro al mese.Ancora adesso  esco,vado a sentire se c’è qualcuno che suona. L’ultima serata,per dire, me l’hanno chiesta manco una
settimana fa.Sto a casa,suono il mio sax e aspetto, non busso alla porta di nessuno.Se vogliono Tony Marino sanno dove  abito».




Sigari Doge, i coltivatori fanno l'impresa In Veneto i coltivatori di tabacco diventano produttori di sigari. Con l'aiuto delle banche, della Regione e del gruppo Maccaferri


leggo su  www.panorama.it questo articolo  di  Giovanni Iozzia .  Una buona news  dal mondo  dell'agricoltura  . Finalmente   qualcuno che reagisce  alla crisi  e non si piange  addosso 

Una tradizione agricola centenaria, nuove risorse finanziarie, l’alleanza commerciale con un leader di mercato. Nasce così un nuovo marchio del made in Italy in un settore difficile come quello del fumo. Il caso del “Doge”, l’Antico Sigaro Nostrano del Brenta, racconta della possibilità di creare impresa valorizzando uno storico distretto del tabacco, fra Vicenza, Padova e Treviso.

Li chiamavano “pifferi” i sigari prodotti da quelle parti negli anni fra le due guerre mondiali, ma in quell’area del Nordest il tabacco abitava già da secoli, certamente dal 1763, anno in cui la Serenissima concesse a Campese, e altri piccoli comuni della provincia di Vicenza, la prima coltivazione ufficiale del tabacco che lì coltivavano “clandestinamente” dal ‘500. È la storia che sta dentro il Consorzio Tabacchicoltori MonteGrappa, che per anni ha conferito le sue foglie alle multinazionali del fumo. Attivitàdiventata economicamente poco conveniente con la fine delle sovvenzioni europee.
Cinque anni fa l’intuizione di “mettersi in proprio”, di recuperare la capacità manifatturiera del passato, di aggiungere una dimensione industriale a quella agricola. Per farlo però servono gli “sghei”, i soldi. Ad accompagnare il progetto, benedetto dal governatore Luca Zaia, tre anni fa entrano in scena due consulenti che la zona la conoscono bene, Massimo Zerbo e Giuseppe Zuccolo, che a Thiene, provincia di Vicenza appunto, guidano una società specializzata nell’avviamento di nuove imprese.
Si crea un pool di sei banche, guidato da Agrileasing, che investe 4,580 milioni di euro. Il Consorzio così diventa anche manifattura: una fabbrica a Campese, dove lavorano 10 sigaraie che “rollano” tra i 20 e i 21mila sigari al mese. A chiudere il cerchio l’alleanza commerciale con le Manifatture Sigaro Toscano del Gruppo Maccaferri, che sta lavorando alla valorizzazione dei territori del tabacco (ha recentemente lanciato una serie di “cru”, tra cui proprio uno veneto).  
Lo chiamano anche il Toscano del Brenta, il nuovo prodotto, ma non ha nulla a vedere con il sigaro italiano per eccellenza. Perché il tabacco è della famiglia Havanna, trapianto in Italia secoli fa, e non Kentucky americano. Perché è essiccato con l’aria e non con i forni. E perché la costruzione prevede ripieno, sottofascia e fascia (il Toscano non ha la sottofascia). Come un cubano.  E non è escluso, anticipa Zerbo, che dopo il lancio, in dicembre, del primo Doge, a forma conica, possa arrivare un sigaro cilindrico proprio come gli Habanos. A Campese intanto stanno già formando nuove sigaraie. Pronti ad aumentare la produzione se il mercato accoglierà bene il ritorno del Doge.

25 novembre 2012


102 donne uccise nel 2012 in Italia ad opera di mariti, padri, fratelli, ex-fidanzati, amici. Donne uccise perché donne. E' ora di dire BASTA.


 collage realizzato dalle studentesse e dagli studenti del Liceo Artistico "De Nicola" - Sesto San Giovanni)


24.11.12

QUANDO L' UNICA MANIERA DI VIVERE E' MORIRE

Poichè due parole sono poche  è una  è troppo  ,  cosi  rispondo anche a chi mi dice  : << perchè visto che sei contro l'omofobia  , non hai parlato di  quel  ragazzo  suicidatosi a Roma  >> , con questo  post  preso   da http://apocalisselaica.net/radar-laicita/democrazia-atea/quando-lunica-maniera-di-vivere-e-morire


                            Un ragazzino di 15 anni si è tolto la vita impiccandosi nella propria abitazione a Roma.


Messo alla gogna e deriso da compagni di scuola ed insegnanti per la sua omosessualità, per il modo di vestire, perchè così deve essere nella logica di una società indottrinata dal regime di controllo.

E' l' anno 2012, il liceo è un prestigioso liceo scientifico dedicato a Cavour, anche se di scientifico pare non avere nulla, anzi, rimane ancorato a vecchi teoremi superstiziosi gestiti dai modelli religiosi.
Il ragazzino suicida non chiedeva nulla di atipico alla vita, voleva viverla all' insegna di se stesso, voleva esprimere, giocare, studiare come tutti gli altri coetanei, nemmeno chiede oggi di diventare un martire, un' icona un simbolo.
Deriso sia in ambiente scolastico che su Facebook dove era stata allestita una pagina col puro scopo di trasformarlo in un essere uscito male, vestito in rosa, col nome storpiato al femminile.
Oggi il liceo scientifico Cavour di Roma si preoccupa di salvaguardare il buon nome ed il prestigio, tramite la preside ci fa sapere che il liceo è aperto mentalmente e condanna l' omofobia, nessuna derisione in classe, mentre la pagina di Facebook solo un bel momento fra amici. Nessuna parola spesa davanti al dolore della vittima, costretta ad infliggersi la punizione più estrema: la morte.
E' da sottolineare che il suicidio è avvenuto poco dopo il rimprovero davanti ai compagni di scuola da parte di un insegnante, perchè il ragazzino aveva lo smalto alle unghie.
Un rimprovero che lascia sbalorditi, specialmente se a farlo è un insegnante di un liceo scientifico, incapace di comprendere che la vita e la sessualità che genera sono poliedriche.
Oggi quest' insegnante occupa ancora il proprio posto di lavoro anche dimostrando di non essere adatta all' insegnamento.
C' è da domandarsi a quale incantesimo il popolo italiano sia esposto, perchè tolleranza, intolleranza, stupidità, omofobia sono solo termini per descrivere degli idioti lontani anni luce da qualsiasi forma evolutiva.
Manifestazioni, fiaccolate, iniziative, tutto ciò che viene proposto risulta inutile davanti ad una società non ricettiva.
Il condizionamento mentale ha vinto sulla logica ed è un condizionamento di tipo teocratico, gestito fino dall' infazia dalla Chiesa Cattolica che continua a proporre immagini di famiglie tradizionali alla "mulino bianco", famiglie che esistono solo nell' utopia. Indottrinamento religioso e fascista, anticostituzionale che si beffa dei principi di uguaglianza costringendo il "non tradizionale" a nascondersi e vergognarsi.
Onestamente sarebbe più utile spiegare nelle scuole che esistono diversi tipi d' amore, diversi tipi di famiglia, piuttosto che sprecare ore per un indottrinamento religioso omofobico e maschilista basato sul nulla storico.

Perchè questa non sia una morte inutile, per dare di nuovo la vita a questo ragazzino, bisogna consentirgli di esistere e con la massima dignità.
Servono leggi laiche, leggi che puniscano severamente ogni forma di discriminazione sia in ambito politico che religioso, sia nel sociale che nel privato.Allora chi governa, forse, avrà fatto qualcosa di giusto e di condivisibile


Marco Dimitri
Democrazia Atea 



21.11.12

Quartucciu, il precariato si fa arte Manuel Gattelli intaglia le zucch


 fonte unione sarda   online  del  21\11\2012

La creatività per rispondere alla frustrazione del precariato. Così un giovane agente turistico di Quartucciu si è inventato intagliatore di zucche.

MANUEL GATTELLI CON UNA SUA CREAZIONE ARTISTICA - FOTO. MARRAS

I giovani d'oggi saranno pure schizzinosi - o esigenti secondo l'ultima traduzione dell'aggettivo "choosy" fornita dal ministro Fornero - tanti di loro, tuttavia, riescono a far fruttare la frustrazione che deriva dalla precarietà lavorativa. A Quartucciu Manuel Gattelli, 32 anni, ha trasformato il suo hobby in professione. Al lavoro principale di agente turistico a Muravera - che lo impegna per soli sei mesi l'anno - ha accostato l'arte di intagliare le zucche. Alcune le acquista nell'Isola, vagando di paese in paese, altre le compra durante i suoi viaggi in Marocco.

20.11.12

monica pavesi la bartista coraggiosa che dice no e spegne le slot machine perchèrovinano la gente



fonte http://www.net1news.org   ecetto  la  foto piccola  presa da http://www.articolotre.com


E' quanto successo al bar tabaccheria "Giò" di via Mantova di Cremona. "Le ho staccate perché ero stufa di vedere la gente che si rovinavano in quel modo”. Ha un mutuo e ha rinunciato a 1500 euro ogni 15 giorni.









CREMONA - “Le ho staccate perché ero stufa di vedere la gente che si rovinavano in quel modo”.Questo è quanto Monica Pavesi, barista di mezza età del bar tabaccheria “Giò”, ha messo la questione morale sopra a quella economica. Non importa se dalle slot-machine ricava 3 mila euro al mese. Che per chi ha un mutuo da pagare non sono pochi. Ma lei non le voleva sin dall'inizio. Quando ciò fece richiesta per aver il Totocalcio e le consegnarono le due macchinette mangiasoldi. “Poi però ho dovuto tenerle per bilanciare il calo derivante dal totocalcio. Inoltre erano inserite nel contratto con la concessionaria”. La quale si farà sentire. Donne e uomini di tutte le età. Ma anche ragazzi. Tutte appesi al filo della speranza. Tutti che sperano nella svolta. Nel colpo di fortuna. Ma nella maggior parte dei casi, la fortuna, la lasciano lì dentro: dai 40 ai 50 mila euro al mese. “A me piace fare i caffè e parlare con la gente”. Vedere la gente poco abbiente che si indebitava le ha fatto staccare la spina. “Basta gioco compulsivo”. Una scelta, la crociata condotta dal barista di via Mantova, apprezzata anche dal vicesindaco del Carlo Malvezzi, vicesindaco del comune di Cremona: “Che Monica
 sia un esempio per i suoi colleghi”. Difficile che la richiesta del presidente dei baristi di Bergamo Giorgio Beltrami prenda piega: “Non è danneggiando la gente che giustifica questi guadagni. Ma occorre un sostegno economico per chi dice il no”. Il discorso non farebbe una piega. Se non fosse che lo Stato, dal gioco d'azzardo ricava 12.5 miliardi all'anno. Quasi un finanziaria. Certo però che almeno alla barista coraggio di Mantova, l'eventuale penale derivante dal mancato rispetto degli obiettivi di incassi stabiliti per contratto dovrebbe essere evitata. Altrimenti, oltre al danno. Ci sarebbe la beffa (doppia).
Monica  ha fatto , qualunque  sia  l'origine del suo gesto  , perchè  c'è in  Brianza   (   come afferma l'articolo dell'edizione locale  di  http://blog.quotidiano.net/  , sicuramente da lei letto 3000 giocatori incalliti  )   l'85% dei quali dilapida lo stipendio al videopoker. Ma  forse le è bastato guardare le facce sempre più assenti di questi drogati del gioco, o magari le lacrime di chi pensando di raddoppiare o triplicare il proprio magro salario premendo dei pulsanti, si è trovato a tornare  a casa confessando alla moglie di non avere più i soldi per  fare la spesa.  Come   dice Roberto Baldini 
su blozquotidiano   : <<   Non importa, qualunque sia stata la molla che ha fatto scattare la sua ribellione, grazie Monica. Grazie per aver dimostrato che niente è ineluttabile, che tutto si può cambiare se solo si vuole. La speranza è che di bariste e baristi come lei possano essercene altri cento, mille, diecimila.  Se un uomo non è in grado di rinunciare da solo a rimbecillirsi davanti a un monitor, bisogna togliergli il monitor. L'esercito degli inebetiti sta crescendo e in questo Paese c'è bisogno di gente sveglia, non di rintronati. Non lasciamola sola, la Monica.
Coraggio

ma è possibile che noi sardi e noi italiani ci facciamo fregare tutto ? «I francesi valorizzano il Cannonau, per noi è come se non esistesse»


 fonte unione sarda del 18\11\2012 

«I francesi valorizzano il Cannonau, per noi è come se non esistesse»
L’enologo Enzo Biondo chiama in causa il mondo vinicolo sardoIl vitigno tipico della Sardegna,in Francia conosciuto come Grenache,«viene valorizzato più dai transalpini che dai sardi».La denuncia è dell’enologo Enzo Biondo:«Ce lo teniamo caro,ma non lo sfruttiamo per niente »

Pur essendo un vitigno nato nell’Isola, sono i produttori d’Oltralpe a puntare sulla produzione del Cannonau,che loro chiamano Grenache.
Oggi è il vitigno più coltivato al mondo con 360 mila ettari: 80 mila sono in Francia e appena 7.500 in Sardegna . IL  vino rubato .«I francesi valorizzano il Cannonau,per noi è come se non esistesse»
L’enologo Enzo Biondo chiama in causa il mondo vinicolo sardo Interessati una ventina di comuni
La Marmilla rilancia la coltura dei mandorleti In Marmilla sono 850 gli ettari impiantati a mandorleti. Ma la metà è abbandonata. Il raccolto è poco remunerativo e la manodopera troppo costosa.Oltre alla
forte concorrenza del prodotto estero. Eppure proprio dalla Marmilla parte un progetto di rilancio del-
la mandorli coltura, che potrebbe diventare un modello in Sardegna. Un’iniziativa “dal basso”e pensata da un comitato di imprenditori agricoli e cittadini del territorio che ha fatto il suo esordio ieri nel museo de Sa Corona Arrubia con la presentazione del progetto “PrimaVera Marmilla”. «È necessa-
rio portare avanti con coraggio metodi di lavoro ed amministrazione nuovi per la zona», ha detto il presidente dell’assemblea dei sindaci del Consorzio Paolo Melis. E la novità sta proprio in “PrimaVera Marmilla”col rilancio della coltivazione del mandorlo nei paesi di Baressa, Baradili, Barumini,Tuili,Setzu,Genuri,Turri,Ussaramanna,Gesturi, Las Plassas, Villanovafranca,Villamar,Sini,Siddi,Lunamatrona,Villanovaforru, Collinas, Pauli Arbarei,Sanluri, Furtei e Segariu.
Un rilancio che supera i confini provinciali e mira a estendere la superficie di mandorleti sino a 2000 ettari. Il comitato ha le idee chiare. «È necessario sostituire la cultura del possesso egoistico dei beni con quella della gestione»,per il presidente Michele Lilliu, imprenditore di Ussaramanna. Con lui nella segreteria tecnica ci sono quattro rappresentanti delle imprese del territorio e Paolo Lecca,responsabile zonale dell’Agenzia Laore, che sostiene il progetto, che riguarda sia la produzione che la commercializzazione.

Tra gli scopi da raggiungere c’è il superamento del frazionamento dei terreni e la localizzazione in ogni Comune di almeno 40 ettari di mandorleti.E un laboratorio territoriale per la trasformazione della materia prima con gli scarti della lavorazione da utilizzare poi nell’industria dei mangimi.«Ora serve un’associazione di produttori per poter ricevere finanziamenti regionali ed europei», ha aggiunto Gianni Ibba,direttore del servizio multifunzionalità di Laore. “PrimaVera Marmilla”potrà essere
esteso anche ad altre colture.
Antonio Pintori «Il Cannonau? Lo valorizzano i francesi, non i sardi». Enzo Biondo ( foto a  destra  ), enologo-scrittore con oltre mezzo secolodi esperienza è furibondo.E chiama in causa l’intero  mondo vinicolo sardo: produttori, enologi, Università: «Il 24 gennaio si terrà a Perpignan il “Premier concours mondial du Grenache” ma non vi parteciperà neppure un Cannonau. Mi sto dando da fare per indurre qualche
produttore sardo a essere presente ma, come sempre,non sarà facile».
Biondo parla al “Forum Hispano-sardo sulla cultura del vino”che si chiuderà oggi [19.11.2012 ] a Cagliari (Villa Muscas).
Al Cannonau,che considera autoctono, cioè nato in Sardegna (per i francesi Grenache, per gli spagnoli Garnacia tinta),ha dedicato la professione, oltre a un recente libro di 533 pagine. Un monumento.Anche per questo,non sa darsi pace: «Perché è il vitigno più coltivato al mondo, 360 mila ettari, di cui 80 mila in Francia e appena 7500 in Sardegna. In Francia hanno perfino creato 20 cloni, che consentono di adattarlo a un’ampia varietà di microclimi e situazioni ampelografiche. Ne hanno fatto un vino venduto in tutto il mondo».
La situazione sembra invece molto diversa in Sardegna: «La regione in cui è nato il Cannonau non lo sfrutta per niente. In Italia poi, è come se non esistesse. Ce lo teniamo caro fra noi, ma non ne parliamo con gli altri».Sul perché di questo atteggiamento, commercialmente suicida, Biondo ha idee chiare,nate da una lunga esperienza professionale: «È un fatto caratteriale di noi sardi: siamo gelosi delle cose che abbiamo, le custodiamo in maniera maniacale. Qui ci sono gli spagnoli che sembrano molto aperti,
hanno una gran voglia di fare,di incontrare persone,di conoscere novità. Vogliono fare un progetto con noi,forse un vino da lanciare insieme. I nostri produttori,quando vanno alle fiere,neppure parlano fra loro».
Forse i sardi non sono esperti di promozione, soprattutto le vecchie generazioni di produttori: «Non
sappiamo fare marketing,non lo conosciamo e non lo vogliamo conoscere. Non sappiamo vendere il nostro prodotto.Abbiamo un caratteraccio».Insomma, partiamo con l’handicap. E ci piace piangerci addosso: «Non sappiamo valorizzare ciò che di bello e di buono abbiamo in Sardegna. Mentre i  Francesi e gli altri utilizzano i nostri vitigni per fare vini apprezzati in tutto il mondo. Esempio tipico il Muristellu: per i francesi è diventato alla moda, ne hanno 30 mila ettari,da noi ce ne sono forse 200
e sta pure scomparendo. È rimasto solo nella zona del Mandrolisai e dintorni».Però siamo  convintissimi che il Cannonau sia il vino migliore del mondo e debba piacere a tutti. Quando non
accade (e capita) è per motivi imperscrutabili.Siamo sicuri che sia sempre fatto bene? «Io chiamo in causa anche gli enologi sardi e l’Università. Perché non si fanno abbastanza studi. Oggi, ad esempio, si parla molto del Cagnulari, ma non esistono documenti scientifici su come coltivarlo e vinificare le
uve. Se vuoi sapere qualcosa sul Nebbiolo ci sono 2000 ricerche internazionali. Sulle nostre uve non abbiamo nulla.Non esistono studi sulla vinificazione del Cannonau, ecco perché io me la prendo con i nostri istituti pubblici, dove si fanno solo le ricerche che fanno fare  carriera».
                                                       Lucio Salis

19.11.12

io e l'aborto ., io e la sophianalisi (perchè vado in analisi )



con google  alla voce aborto 
Oggi non so   se   iniziare   dal tema   sempre  rinviato   e promesso   ( in particolare qui )   dovevo spiegavo  anche se non in toto    perchè ricorro all'analisi   oltre  che all'auto analisi  .  o    da  il tema  dell' Aborto in modo da  chiarire  la mia posizione espressa   precedentemente espressa nel post  :  l'altro alto della vita . Amore e aborto .....
Mumble...Mumble ...  ora  ci  sono scelgo quello    dall'aborto  .Infatti esso  ha  causato  non solo sconcerto  di alcuni di voi (  ma come  sei sempre  stato  cosi  aperto , vedere i tuoi post  per il Si  sui referendum  del  12 e 13 giugno 2005 sulla procreazione  assistita --   vedere archivio ---  e ora  sei  cosi  chiuso  e proibizionista  sull'aborto ) . Altre  che mi elogiavano  (  finalmente  se  passato dalla  nostra parte  , finalmente  ti sei reso conto che l'aborto  è  un omicidio  , ecc  )  .  Tutte , alcune ( poche  )   conservate perchè  (  di nuovi utenti e  lettori  , ed ironiche   e  costruttive  )   sono    legate  una vecchia concezione dell'ideologia   : <<  (... )  Tutti noi ce la prendiamo con la storia /ma io dico che la colpa è nostra /è evidente che la gente è poco seria /quando parla di sinistra o destra.(....)  /L'ideologia, l'ideologia  /malgrado tutto credo ancora che ci sia /è la passione, l'ossessione /della tua diversità /che al momento dove è andata non si sa / dove non si sa, dove non si sa.( .... )  qui il resto del testo       destra-sinistra di Giorgio Gaber  (  nome d'arte di Giorgio Gaberscik 1939 –   2003 ) Vedere    anche questa  canzone sempre  di Gaber 



Nel mio post (  l'altro alto della vita . Amore e aborto ....  per chi non l'avesse capito  ( o  avesse fatto finta ) io non prendo  nessuna posizione per  l'aborto , ho solo ripreso uan storia per sfatare \  smontare  " il mito " e la proposta ( ed in paesi  come l'india  e la  cina  la  pratica del cosiddetto "aborto selettivo" riguardanti embrioni e feti di sesso femminile) di alcune persone  che vedono l'aborto come un mezzo di riduzione  dell'eccesso  di popolazione .Comunque approfitto   degli interventi  sopracitati  per  esprimere e  togliere cosi  dubbi a Pro e ai Contro la mia posizione  . Lasciando  anched  per  chi volesse  approfondire  tale argomento alcuni siti 

 NON SEMPRE I  SITI RIPORTATI   COINCIDONO CON IL MIO PUNTO DI VISTA   



Ora  veniamo  al dunque  Certo  l'aborto è  unn pugno nello stomaco  ( come dimostra  anche la foto   riporta  sotto  al  centro  presa  da  google  cercando aborto  ) soprattutto  quello provocato cioè  L'Interruzione volontaria di gravidanza (IVG) che  a differenza  di quello  spontaneo \ naturale    << consiste nell'interruzione dello sviluppo dell'embrione o del feto e nella sua rimozione dall'utero della gestante. Può essere provocato per via chirurgica o chimica >>   (  Da  http://it.wikipedia.org/wiki/Aborto  )


da  google 
                                                                                                 idem

Ed infatti  sia  uno che l'altro ( specie  il 2  da quello che mi è stato  raccontato  d'amici  d'amici   )   hanno  per la donna degli effetti psicologici  tremendi. E il  bisogno di sostegno psicologico che aiuti a gestire il dolore della perdita. A qualsiasi epoca della gestazione avvenga, un aborto spontaneo può essere traumatico e può essere vissuto come un lutto. Talvolta la donna può provare un vero e proprio rifiuto dell'idea di avere altre gravidanze e, se già psicologicamente predisposta, può cadere in seri stati depressivi, ai quali è possibile rimediare mediante terapie psicologiche o psichiatriche. 
Ma  allo  stesso tempo  perchè dovrei : 1) proibire  ciò che non voglio ., 2) meglio farlo in sicurezza  ( ospedale pubblico o privato ) 3) mi sembra  giusto  che  tutti\e possano accedervi e non debbano com'era  prima della  194  andare  all'estero per abortire  .
Quindi pur non negando da parte  mia   il valore della vita umana  e confermando  quanto disse  Eugenio Montale   ( 1896 –  1981  ) in questa poesia 


                                                                           L'anguilla  

L’anguilla, la sirena
dei mari freddi che lascia il Baltico
per giungere ai nostri mari,
ai nostri estuari, ai fiumi
che risale in profondo, sotto la piena avversa,
di ramo in ramo e poi
di capello in capello, assottigliati,
sempre più addentro, sempre più nel cuore
del macigno, filtrando
tra gorielli di melma finché un giorno
una luce scoccata dai castagni
ne accende il guizzo in pozze d’acquamorta,
nei fossi che declinano
dai balzi d’Appennino alla Romagna;
l’anguilla, torcia, frusta,
freccia d’Amore in terra
che solo i nostri botri o i disseccati
ruscelli pirenaici riconducono
a paradisi di fecondazione;
l’anima verde che cerca
vita là dove solo
morde l’arsura e la desolazione,
la scintilla che dice
tutto comincia quando tutto pare
incarbonirsi, bronco seppellito;
l’iride breve, gemella
di quella che incastonano i tuoi cigli
e fai brillare intatta in mezzo ai figli
dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu
non crederla sorella ?


  di cui   trovate un buona  analisi testuale  qui  e  qui   ulteriori  analisi qui  


dalla  rete
la donna gravida  incinta  debba poter esercitare, in determinati casi ed entro limiti fissati dalla legge, il diritto a interrompere la gravidanza. Inoltre affermo come i   favorevoli alla IVG regolamentata dalla legge sostengono che molte gravidanze indesiderate, e quindi a rischio di aborto, non avrebbero luogo se venissero attivate delle serie politiche di educazione sessuale e di educazione alla contraccezione. Si ritiene che il calo delle IVG sia anche e particolarmente dovuto alla legittimazione della contraccezione e alla sua diffusione, anche se in realtà questa diffusione risulta tuttora piuttosto limitata, in particolare in Italia così come in molti altri paesi in particolare sottosviluppati o in via di sviluppo. In particolar modo si sostiene quindi la necessità di un'approfondita educazione sessuale e sanitaria agli adolescenti già a partire dalle scuole medie. Altre misure in tal senso sono state sperimentate anni fa, quale ad es. l'istituzione dei distributori automatici di profilattici, che oltre a impedire gravidanze indesiderate evitano il diffondersi di malattie sessualmente trasmissibili. Si sostiene quindi la necessità di inserirli anche in alcuni locali o punti di ritrovo, come le discoteche o i pub, o anche nelle scuole. Questa iniziativa tuttavia ha suscitato molte polemiche e non ha avuto particolare sviluppo.
Savita Halappanavar, irlandese di origini indiane,
deceduta in ospedale di setticemia.
Inoltre, in merito agli aborti clandestini i pro-choice evidenziano che le stime precedenti al 1978 rilevavano un numero di aborti clandestini variabile fra i 200.000 e i 600.000 annui  secondo  alcuni dati statistici . Occorre inoltre precisare che allo stato attuale gli aborti clandestini sono praticati nella maggior parte dei casi da donne immigrate, spesso esse stesse clandestine, poco consce quindi dei loro diritti e che oltre il 70% sia praticato nell'Italia meridionale ed insulare. Quindi  si alla legge  del 1978  , ed  il suo potenziamento  no all'abolizione  . Onde  evitare  : 1)  che  chi vuole interrompere  la gravidanza  debba ricorrere  o all'aborto clandestino  cioè alle mammane   o al fai date  con farmaci come il Cytotec che è un gastroprotettore. Il foglietto illustrativo avverte: “Come altre prostaglandine naturali e sintetiche, il misoprostol aumenta sia l’intensità che la frequenza delle contrazioni uterine. Il suo uso in gravidanza può comportare gravi danni per il feto, complicare la gravidanza o causarne l’interruzione. Pertanto il prodotto è controindicato durante la gravidanza accertata o presunta ed il suo impiego nelle donne in età feconda è consentito soltanto se vengono adottate contemporaneamente idonee misure contraccettive”.Alcune donne prendono il Cytotec per ottenere proprio quell'effetto collaterale. Succede nei Paesi dove abortire è illegale, dove è l’unica alternativa a una gravidanza che non si può o vuole portare avanti e ai rischi degli aborti eseguiti con ferri da calza o altri mezzi rischiosi e non igienici. 2)  che sia  permesso l'operazione  in caso  di  aborto spontaneo   e sia cosi   si evitano fatti come il caso  (  foto a destra  tratta da l'unità) di  Savita Halappanavar, irlandese di origini indiane, deceduta in ospedale di setticemia  perchè  non gli  è stato concesso  un aborto terapeutico nel  video sotto  ulteriori news  tratte da http://it.euronews.com/2012/11/15/ 

Quindi  concludendo  Sono  contrario a  : 1) all'interruzione di gravidanza  tanto per  fare ., 2) quando non c'è pericolo  per la salute della madre o dei nascituro ., 3) al suo uso  per ridurre la popolazione come in india  e\o in cina  .Sono  a favore   : 1) quando  c'è pericolo per la salute  della madre   e\o  del nascituro  ., 2) in caso  d'incesto  ., 3) stupro\ violenza sessuale  anche  questo un dramma  per la donna

Veniamo  ora  al secondo   tema  del post  d'oggi perchè sono andato  e ho ripreso  ad  andare in  analisi


cattura  schermata  dal video che trovate sotto 
Io  fin da piccolo volevo e dicevo  :  chi  ti  capisce  sei  bravo  , o voglio andare  dall'analista perchè mi  credevo  incompreso  come  il protagonista  dell'omonimo film  tratto dall'omonimo romanzo   Tanbto da   credere che  i miei  non mi volessero bene e  non mi capissero (   ed  ancora  qualche  volta  è cosi , ma stavolta   è dovuto al gap  generazionale    e  non a  colpa mia  e  loro )   e forse perchè : 1)  sono sempre  stato un ribelle   come il protagonista  del film che vedete  sotto   e   non mi hanno fiaccato nè le susse   nè  la minaccia   di mandarmi in coleggio  o il  mandarmi a  lavorare  2)  influenzato  da i film  di toto  in particolare   uomini e caporali ( video  sotto )




  e il medico dei pazzi  ., 3)  dai film   di Woody Allen . Che  <<  (...)   per più di trent'anni, la terapia diventa un appuntamento fisso alla media di una seduta a settimana, con brevi periodi di pausa e con periodi più intensi con anche 3 appuntamenti a settimana. La psicoanalisi sarà un elemento portante dei suoi film e del suo personaggio.(...)   <<  anche  se non a i  suoi  livelli  .   eccone qui un estratto da  un suo  film  .



Poi  nel corso degli anni , misi  da parte  questa  cosa questo desiderio perchè  studiando alle superiori   filosofia  capi  che  mi  potevo auto analizzare  da  solo   e infatti  parte ci riuscivo  . Ma entrai in crisi, ed  iniziai    ad  non avere fiducia in me e ad avere  paura  di sbagliare  e di non farcela  . Ed  ad  avere   altri problemi   alcuni  ne  ho parlato qui  nel  vecchio e  nell'attuale  blog   come  fame nervosa  e porno dipendenza ed altri  preferisco  tacere sono troppo privati e personali ma  li sto risolvendo  , quando  gli avrò risolti  o sarò sul punto  di riuscirci   magari  ne parlerò   .
Comunque  sintetizzando mi sentivo  come  malinconico senza  un perchè o  una  merdaccia  come     fantozzi    e soprattutto (  forse mi lasciavo condizionare  troppo ) mi sentivo  come   quello che li dice il medico



Ma  in maniera particolare dal  biografia di Tiziano Scalvi  e  dalle  sue storie di Dylan Dog  decisi di seguire il consiglio dei miei vecchi  e  d'andarci d'andarci realmente  .  inizalmente senza risultati per paura  di confessarmi o  perchè  non mi trovavo bene  o  perchè


 poi  come il protagonista  del  film  Genio ribelle ( vedere sopra  )   decisi di ritentare   e  trovai anche su suggerimento dei miei  genitori    la persona  e  la  scuola  giusta (   la  sophianalisi   )    . E'  grazie  ad essa  che   che decisi  di  fare il mio blog  e  provare   come suggerisce  Luca  carboni in  ci vuole  un fisico  bestiale    e  la  canzone  (   ed  in particolare  l'introduzione )  dietro la linea gotica 


ed     
                                                                         In viaggio                                                                                                                                                                                                
Girano i Sufi in tondo nello spazio
Nel tempo
Salgono i verticali in verticale i monaci in clausura
Immobili
Viaggiano l'alto il basso senza abbellimenti
(Cadono di vertigine...
Cadono di vertigine...)
Strisciano verso il ritmo i tarantolati
schiacciati dallo spazio senza
tempo
Viaggiano i viandanti viaggiano i perdenti
Viaggiano i perdenti più adatti ai
mutamenti viaggia Sua Santità
Consumano la terra in percorsi
obbligati i cani alla catena
Disposti a decollarsi per un passo inerte più in là
Coprono spazi ottusi gli idoli
Clonano miliziani dai ritmi cadenzati
In sincrono
Viaggiano i viandanti viaggiano i perdenti
Viaggiano i perdenti più adatti ai
mutamenti viaggia Sua Santità
Viaggiano i viandanti viaggiano i
perdenti più adatti ai mutamenti
Viaggia la polvere viaggia il vento
viaggia l'acqua sorgente
Viaggiano i viandanti viaggiano i
perdenti più adatti ai mutamenti
viaggia Sua Santità
Viaggiano ansie nuove e sempre nuove crudeltà
Cadono di vertigine...
Cadono di vertigine...
Cadono di vertigine...
Cadono di vertigine...

  degli ex  Csi .
Mollai perchè  volevo camminare  da  solo  ma  poi  : <<  In realtà sono gli altri, le persone che hai intorno, a darti la possibilità di capire che cosa hai dentro  >> ( come ha detto Lindo ferreti in una intervista  e come riporta il sito  http://www.testipensanti.it/testipensanti/cccp.html )  decisi  di riprendere  e   la  canzone le regole  della  navigazione  (  vedere  qui sul blog  )  di Selene  Lungarella  tratto  dal saggio Regole per la navigazione notturna degli Ulissidi ( Il Manifesto della Cosmo-Art  )    del prof  Mercurio   hanno confermato  che   sto facendo bene a  riprendere  l'analisi  .

18.11.12

controllare cosa successo prima no eh?!ad ammazzare l animale si fa prima!!!!pezzi di .......



IO NON HO PAROLE!!!

Una coppia lascia Bimbo di 5 anni ed il Cane a casa.
Al rientro trovano il cane coperto di sangue e non vedono il bimbo.
Pensano quindi che il Cane lo abbia sbranato...
Così il padre uccide il cane!!!
Poco dopo ritrovano il bimbo nella sua stanza...

Guardandosi attorno si rendono conto che un ladro armato di coltello era entrato in casa, e che il cane aveva difeso il bimbo e la stessa casa, seppur ferito da coltellate...

Prince, questo il nome del cane, era riuscito a scacciare il ladro e difendere il bimbo e grazie alla stupidità umana è stato ucciso selvaggiamente da chi avrebbe invece dovuto ringraziarlo...

PRECISAZIONE
Abbiamo pubblicato questa storia per riflettere sulla cattiveria e sull'ignoranza umana. Potrebbe non essere vera nel caso specifico (daltronde quante informazioni girano su fb e quante sono attendibili, -e quante verificate in prima persona?-), ma questo poco ci interessa. L'abbiamo pubblicata perchè di storie come questa ce ne sono purtroppo molte. Storie di cani che additati come "cani cattivi" vengono soppressi, magari dopo un passato di violenze subite (ad opera dell'uomo). Storie di animali "da reddito" che in situazioni particolari (ad esempio smantellamento di un allevamento) vengono tranquillamente soppressi se non viene trovata loro una sistemazione. Ci sono animali la cui unica colpa è stata quella di aver cercato la libertà dalla schiavitù e per questo sono stati puniti (la giraffa che poco tempo fa scappò dal circo). Purtroppo di "Prince" è pieno il mondo perchè tanta è ancora l'ignoranza di chi in quanto umano si sente padrone del mondo e degli animali... e la massima ignoranza dell'uomo la dimostra ogni volta che cerca una soluzione ai problemi (da lui creati) : gabbie e morte. Rinchiudere gli animali "non gestibili" o ucciderli..
Una coppia lascia Bimbo di 5 anni ed il Cane a casa.Al rientro trovano il cane coperto di sangue e non vedono il bimbo.Pensano quindi che il Cane lo abbia sbranato... 
e fin qui  è  comprensibile  anch'io mi sarei preoccupato  avendo un figlio  di quell'età lasciato solo  con un cane  , ma  prima  m'accerto quel che è successo  è poi deciderei il da  farsi . Ma continuiamo  con la  storia  .
Così il padre uccide il cane!!! Poco dopo itrovano il bimbo nella sua stanza...Guardandosi attorno si rendono conto che un ladro armato di coltello era entrato in casa, e che il cane aveva difeso il bimbo e la stessa casa, seppur ferito da coltellate...
Prince, questo il nome del cane, era riuscito a scacciare il ladro e difendere il bimbo e grazie alla stupidità umana è stato ucciso selvaggiamente da chi avrebbe invece dovuto ringraziarlo...

PRECISAZIONE
Abbiamo pubblicato questa storia per riflettere sulla cattiveria e sull'ignoranza umana. Potrebbe non essere vera nel caso specifico (d'altronde quante informazioni girano su fb e quante sono attendibili, -e quante verificate in prima persona?-), ma questo poco ci interessa. L'abbiamo pubblicata perchè di storie come questa ce ne sono purtroppo molte. Storie di cani che additati come "cani cattivi" vengono soppressi, magari dopo un passato di violenze subite (ad opera dell'uomo). Storie di animali "da reddito" che in situazioni particolari (ad esempio smantellamento di un allevamento) vengono tranquillamente soppressi se non viene trovata loro una sistemazione. Ci sono animali la cui unica colpa è stata quella di aver cercato la libertà dalla schiavitù e per questo sono stati puniti (la giraffa che poco tempo fa scappò dal circo). Purtroppo di "Prince" è pieno il mondo perchè tanta è ancora l'ignoranza di chi in quanto umano si sente padrone del mondo e degli animali... e la massima ignoranza dell'uomo la dimostra ogni volta che cerca una soluzione ai problemi (da lui creati) : gabbie e morte. Rinchiudere gli animali "non gestibili" o ucciderli..

dall'amico   Massimiliano Leveque che  ha condiviso la foto di TheMosquitos.it.

Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

 Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...