29.3.13

come sarà il n3000 di topolino ? intervista ad uno degli autori francesco Artibani



Visto che la curiosità è l'anticamera insieme al dubbio della saggezza e della conoscenza cerco news \ anticipazioni su come sarà il n 3000 di topolino .


Per ilmomento visto che , vuol dire che sarà una sorpresa ( come dice anche uno degli autori da me intervistato via facebook ) , le notizie che circolano sono contigentate .


Ecco cosa ho trovato online 








(....) Topolino 2990, oltre alle storie sopra citate, regala anche qualche informazione su Topolino 3000 affermando, in una pagina pubblicitaria, che pubblicherà 14 storie inedite, di cui una disegnata da Giorgio Cavazzano. Ci siamo quindi informati con alcuni artisti e abbiamo scoperto diversi nomi di autori che hanno scritto e/o disegnato qualcosa per Topolino 3000. Eccoveli: Tito Faraci e Giorgio Cavazzano sono la prima “coppia ufficiale” dato che l’hanno confermato entrambi a Mantova Comics; Casty (ai testi e ai disegni); Teresa Radice (che ci ha rilasciato una intervista su Witch che pubblicheremo al più presto) e Stefano Turconi ; Francesco Artibani e Corrado Mastantuono; Roberto Gagnor e Claudio Sciarrone (confermato ufficialmente da Gagnor nel forum del Papersera); Carlo Panaro e Marco Gervasio; Bruno Enna e Roberta Migheli. Queste sono le coppie confermate, sappiamo inoltre che Riccardo Secchi ha scritto una storia, ma non sappiamo ancora da chi sia stata disegnata. Sulla carta abbiamo metà Topolino fatto. Speriamo, nel corso delle settimane di poter essere ancora più esaustivi sull’argomento.



docve c'è la trovate qui un intervista a cassy in cui  si spiega benissimo e trova conferma a quanto mi ha detto Artibani << come mai scrivi solo di paperi e non anche di topi ? 
Non è del tutto vero; cerco di produrre anche storie per Topolino. Il personaggio è più complesso, ha un cast di comprimari più ridotto e dunque è più facile scrivere per i paperi. Nella mia attuale produzione disneyana cerco di alternare le due famiglie (poi può capitare di scrivere tre storie di fila a base di paperi…).>>su perchè sul settimanale topolino ci sono solo storie di paperi e scarseggiano quelle di topi .
Ho risolto , almeno parzialmente questa mia curiosità intervistando via facebook Francesco Artibani  (  foto sotto )

  cercando per non togliere ( e non togliermi ) la suspence di farmi dire qualcosa ma non troppo 




Come ti senti a partecipare al n 3000 di topolino ?


 E’ una bella emozione! Poter far parte della squadra di autori che compariranno su questo numero storico fa una certa impressione. Mille numeri fa, sul 2000, ero ancora ai miei inizi disneyani tant’è che partecipai a quel numero disegnando una vignetta realizzata insieme a Lello Arena. Sono passati circa vent’anni da quel numero e molte cose sono cambiate. Questo Topolino 3000, al di là dell’occasione, è un modo per fare un po’ di bilanci…



qualche anticipazione sul n 3000 ?


Tutto quello che posso dire è che ho scritto una storia di 30 pagine disegnata da Corrado Mastantuono. Non ho visto neppure una vignetta e dunque sarà una sorpresa anche per me.


potresti dire se si può qualcosa di sulla storia in questione ? riguarda i topi o i paperi ? 


La mia storia per il #3000 sarà tutta a base di paperi



sara che sai , un numero tutto storie o pure ci saranno anche rubriche speciali ?


Del contenuto del numero non so davvero nulla (e non lo dico per fare il riservato o il prezioso - dalla redazione mi hanno detto lo stretto necessario e poi il numero dovrà essere per tutti una vera sorpresa). A me sta benissimo così, mi piacciono le sorprese e poi maggio è vicino…



il disegnatore disney con cui preferiresti lavorare di più ?


Non ho preferenze perché ho avuto il piacere e la fortuna di poter lavorare con gli autori migliori. Non ho mai lavorato con Scarpa, Carpi o Bottaro – tanto per citare tre maestri assoluti – ma ho potuto vedere le mie storie illustrate da talenti incredibili e dunque ogni abbinamento è sempre una gioia.



quello disney che ti ha influenzato di più ?


Anche qui sono tanti. A Cavazzano e De Vita sono affezionato da sempre e partendo dalle loro storie ho finito per aprezzare gli sceneggiatori come Cimino, Chendi e Pezzin, tanto per citarne tre fondamentali. Da lettore inizialmente non badavo affatto agli autori dei testi. Sapevo cos’è che mi piaceva e che cosa mi piaceva meno (o per niente) e col tempo, crescendo e continuando a leggere Topolino ho potuto scoprire tutto un mondo di sceneggiature di cui ho finito per far parte.



classico o moderno ?



Disney è Disney, c’è uno spirito di fondo e una caratterizzazione dei personaggi che sopravvive a mode, tendenze e generi e dunque anche al tempo. Il fascino delle storie disneyane classiche è sicuramente insuperabile ma è vero anche che tutto è relativo. Per molti lettori le storie degli anni Trenta sono vecchie e quelle degli anni Settanta o Ottanta sono diventate classiche…



se mai dovessi o doveste fare una saga per portare il libro di Tolkien e il film omonimo su topolino , usereste il genere parodia come Wizard of Mickey oppure il classico fantasy oppure il mescolamento d'entrambi i generi come le storie contenute nella raccolta disney fantasy ?


“Il Signore degli Anelli” è un’opera troppo ricca e complessa per ridurla a semplice parodia. Farei una sorta di adattamento, parodiando dove necessario e reinterpretando tutto il resto.ase di paperi…).



il personaggio ( protagonista o antagonista ) dei paperi e\o dei topi che vorresti far ritornare nelle pagine di topolino



Sto lavorando in queste settimane a un ritorno di Gancio e Bruto ma mi piacerebbe tornare a usare Plottigatt e magari azzardare un rientro in scena di Zantaf, il personaggio creato da Carlo Chendi e Luciano Bottaro.

visto un re [ è morto enzo janacci ]

Il grande cantautore si è spento oggi dopo una lunga malattia. Era nato a Milano nel 1935. Indimenticabili i suoi successi come "Ho visto un re" e "Vengo anch'io" . 

Leggendo    questa  triste   notizia  Mi chiedo, come sempre  quando  muore   qualcuno\a   che  ha  contribuito  alal tua  formazione  culturale  ,  va bene che tutti dobbiamo morire e che le vecchie generazioni devono lasciare spazio alle nuove ,ma perchè rimangono i vecchi cariatridi ( ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale ) e muoiono persone che segnano la tua infanzia e la tua cultura . Elucubrazione  , che    finisce  nel vento  , appena  canticchio  questa   sua  canzone  


 con la  quale   insieme  a  queste  due   ho capito che  strada  prendere e  a non vivere  passivamente  o  prendere  acriticamente  quelloche mi dicevano  gli altri



e  che  pur  nella sua demenziale    sono più atuali che mai



 Concludo  con   quanto ho scritto  di getto    sula mia bacheca  di facebook   appena   appresa la news  

Caro enzo poichè tutti \ e ti ricorderanno con i tuoi classici ele canzoni più note io invece voglio ricordarti con questa canzone , considerata da tutti minore , ma non per questo poeticas e bellissiam pari a un de gregori , dalla , gaber


Figlio


Basterebbe questo. Il figlio non è parola: se non fatta carne. Lo è anche, forse principalmente, nell'assenza rapita, quando il Male lo strappa via, brutalmente e bruttamente, in una notte senza luna. E ieri abbiamo assistito alla nuova crocifissione d'un crocifisso. Lo strazio che si rinnova. Non si chiamava più Cristo ma Federico Aldrovandi e come il primo era giovane e nudo e bello e sbagliato. Non doveva trovarsi li', quella notte. Non doveva essere massacrato di botte da chi avrebbe avuto il compito di tutelarlo. I detentori della Legge. I centurioni dei giorni nostri. Il potere saturnale, che divora chi dovrebbe proteggere.
L'ultimo sberleffo, l'ultimo ghigno è il gelo. Quella rivendicazione canina del l'ingiustizia. Quell'arroganza peggiore del sadismo. Non si sono fermati davanti a nulla. Come i soldati che sotto la croce si disputavano la tunica di Cristo, i colleghi degli assassini di Federico hanno solidarizzato con questi ultimi e, di fronte alla muta disperazione della madre uscita in piazza con l'immagine del figlio trucidato, non si sono limitati a voltare le spalle. Uno di loro, l'artefice del "presidio", ha alzato il dito accusatore. L'immagine? Artifizio da fotoshop. E quella donna in piazza in orario lavorativo? Semmai da punire: il suo compito era stare dietro una scrivania. I politici? Ipocriti. Si', ipocriti. E come stride sulla bocca dell'ipocrisia quello stesso vocabolo attribuito ad altri.
La coscienza appiattita, ottusa. Il rovesciamento d'ogni logica umana. Per la seconda crocifissione non si può nemmeno più invocare l'attenuante dell'ignoranza. Essi sapevano bene quel che facevano. O forse non lo sapevano più, e questo è il peccato peggiore che si possa compiere.
Dieci anni fa crocifissero il corpo, oggi ne crocifiggono la memoria. In entrambi i casi c'era una madre sola con quel figlio solo. Adesso però non è più sola. Non siete più soli. Anche se il vostro Calvario non è ancora terminato.

Ritorno alla Verità


Il Vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio, più rimpicciolisce e più si eleva. Forse perché solo stesi a terra possiamo contemplare tutto il cielo. Con sguardo ampio, senza ostacoli, come mi capita di considerare il suo, quando lo vedo in certe foto, d'una certa dolenza infantile, libero da sopracciglia. E solo stesi ai piedi dell'uomo possiamo abbracciare tutto l'uomo: anche quando, soprattutto quando, e' donna.
In fondo, ieri a Casal del Marmo, Francesco non ha fatto altro che restituire. Non ha donato. Si è effettuato uno scambio di ruoli. È stato Vangelo nel momento in cui l'ha ribaltato e attualizzato.
Nella Sacra Scrittura una donna lava i piedi di Gesù e li asciuga coi suoi capelli. Ieri è toccato al Vescovo di Roma compiere lo stesso gesto con due ragazze, di cui una musulmana. 
Era la prima volta ed è stato scandalo. Non più Pietro, ma ben più vicino al Maestro, Francesco ha compiuto lo stesso rito che lo accompagnava in Argentina: la lavanda dei piedi a uomini e donne. 
Ha restituito. Ha chiuso un'ingiustizia che durava da duemila anni: l'esclusione delle donne, non tanto e non solo dai ruoli ministeriali, ma dal disegno di salvezza. Gesù e' morto anche per loro? Si', la liturgia ora lo insegna: ma nei fatti, nei cuori, nelle menti, esse semplicemente non esistono. L'umanità si declina sempre e soltanto al maschile. "Non c'erano donne con Gesù in quei momenti", sono le parole con cui si tenta sbrigativamente, e maldestramente, di chiudere la questione. C'erano, c'erano.
Francesco ha reso palese il "non detto" del Vangelo. Ha squarciato persino la reticenza degli evangelisti, nominando quelle che allora non potevano nemmeno essere nominate. È tornato alla verità del piano di Dio: "In origine non era così: l'uomo lascerà la sua casa e si unirà alla donna per sempre". 
La vera blasfemia è, semmai, essercene dimenticati. Aver accettato l'ingiustizia come naturale. L'esclusione delle donne come cosa ovvia. 
Non conosco l'identità delle detenute. Chissà perché, le ho immaginate due ladre; forse influenzata dai ladroni evangelici che nei riti del Venerdì santo vengono ricordati accanto a Gesù; forse perché proprio un ladro è stato il primo santo della storia del cristianesimo.
Una delle donne è donna; è detenuta; è islamica. Un "triangolo maledetto" per i tradizionalisti d'ogni sponda.
Sappiano oggi che per loro nella Chiesa e, speriamo, nell'intera societa', non c'è più posto. Perché essi stessi se ne sono allontanati. Quelli che hanno escluso le donne come "naturalmente" inferiori e tentatrici (chi non ricorda don Corsi?). Quelli che hanno brandito il Crocifisso come clava per l'affermazione della supremazia bianca. Quelli che hanno identificato la Croce con la Crociata, e non stupisce se ne siano allontanati con repulsione, quando hanno scoperto che la Verità di Cristo non configge con la Rivelazione di Dio in altre lingue. Che la moltitudine può essere Babele, ma anche e soprattutto mosaico di pace.
Questa Verità immensa, adesso, li acceca. Imprevedibile per loro. Troppo vasta. Abituati a reggersi sulla punta dei piedi, hanno perso il contatto con la terra. Ma solo li' si trova l'adam vero, solo da li' si può ripartire. Adam è uno in due: a questa dualità, a questo "Adamo" riunito finalmente a "Eva", un "Adamo" fuori dell'Eden, un "Adamo" peccatore e quindi bisognoso più che mai di misericordia, alla disperata ricerca del suo se' fanciullo, ieri Francesco si è prostrato.

27.3.13

solo in italia le forze dell'ordine si comportano cosi Agenti in sit-in contro mamma Aldrovandi e lei scende con la foto del figlio


 vedendo   l'ennessimo oltraggio  , per  giunta  sostenuto  da  un euro parlamentare  ,  rivolto verso una madre che con un coraggio commovente e ammirevole assolutamente esecrabile se ha chiesto giustizia contro i massacratori del proprio figlio.

  repubblica  27\3\2013

Agenti in sit-in contro mamma Aldrovandi
e lei scende con la foto del figlio

Il sindacato di Polizia Coisp ha manifestato sotto l'ufficio di Patrizia Moretti, in solidarietà dei colleghi condannati per l'omicidio del figlio. Lei è scesa in piazza mostrando l'immagine del giovane all'obitorio. Cancellieri: "Non rappresentano l'intera polizia"


FERRARA - Gli agenti sotto il suo ufficio a protestare. E lei che scende le scale, arriva in piazza e mostra la foto del figlio ucciso. Questa mattina, alcuni poliziotti del sindacato Coisp hanno organizzato un sit-in a Ferrara contro la madre di Federico Aldrovandi, il giovane morto il 25 settembre 2005. Una manifestazione di solidarietà ai colleghi che sono stati condannati al carcere dal Tribunale di sorveglianza di Bologna. 



Il Coisp ha manifestato davanti al Comune di Ferrara, mentre la stessa Moretti pubblicava le foto su Facebook. Persino il sindaco della città emiliana, Tiziano Tagliani, è andato dai manifestanti per chiedere di spostare 

il sit-in pochi metri più indietro. 
Una richiesta che non è stata accettata. Anzi, sono continuati i messaggi di solidarietà per i poliziotti condannati, Forlani, Segatto, Pollastri e Pontani.



A quel punto la mamma di Federico Aldrovandi è scesa in piazza, affiancata da due colleghe. E ha srotolato una foto tristemente nota, quella che ritrare il figlio morto all'obitorio circondato da una macchia di sangue.
"Non avrei voluto farlo - ha raccontato al termine Patrizia Moretti - perché a me costa moltissimo, ma sono scesa con alcune mie amiche e colleghe e ho mostrato prima alla piazza, poi a loro la foto di Federico. Nessuno di loro mi ha guardata e dopo un po' sono andati via. E' stato triste, e doloroso".
La mamma di Federico Aldrovandi racconta anche l'antefatto: "Ad un certo punto ci siamo affacciate alla finestra e abbiamo visto cosa stava accadendo, abbiamo visto il sindaco Tiziano Tagliani scendere e andare a parlare con loro dell'inopportunità del sit in, ma da lì uno dei manifestanti, molto grosso e alto, ha cominciato a inveire contro il sindaco e ho visto anche alcuni spintoni".
SENATO IN PIEDI. Quando la senatrice del Pd MariaTeresa Bertuzzi ha preso la parola nell'aula del Senato, dopo il dibattito con il governo sui marò, tutti i parlamentari e gli esponenti del governo, premier compreso, presenti nell'emiciclo, si sono alzati in piedi e hanno battuto a lungo le mani per esprimere solidarietà alla madre di Federico Aldrovandi. Tra gli esponenti del governo hanno battuto le mani e si sono alzati in piedi in segno di solidarietà anche il ministro dell'Interno Cancellieri (che ha detto: "I manifestanti non rappresentano la polizia. No a sanzioni ma giudizio critico") e l'ex capo della Polizia ora sottosegretario con delegata ai Servizi, Gianni De Gennaro ("Fatto da condannare ma non sono più il capo della polizia"). "La manifestazione indetta dal sindacato di Polizia - ha dichiarato la senatrice Pd Bertuzzi - continua a tenere aperta una ferita". Il sit-in di oggi dei poliziotti, rincara la dose la senatrice del Pdl, Anna Cinzia Bonfrisco, "ha superato ogni limite".
Solidarietà anche da Sel. "Oggi con gesto sconsiderato, rinnovato dolore per omicidio Aldrovandi. Oltre ogni limite. Un forte abbraccio a Patrizia e ai suoi familiari". Così Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, esprime su twitter la propria solidarietà alla mamma del giovane Federico Aldrovandi.



Coisp: "Nulla contro la madre". Il Coisp ha dichiarato di non essere a conoscenza del fatto che il presidio di questa mattina si stesse svolgendo sotto le finestre dell'ufficio di Patrizia Moretti. "Non sapevamo che lavorasse in Comune", ha spiegato il segretario nazionale Franco Maccari all'emittente bolognese 'Radio Citta' del Capò: "Abbiamo fatto la comunicazione una settimana fa, l'abbiamo mandata anche al sindaco e nessuno ha avuto nulla da dire". E verso le accuse del primo cittadino Tagliani di presidio inopportuno, Maccari ha reagito: "E' in malafade ed è una persona squallida". E poi in una nota sottolinea come abbiano "evitato di raccogliere inutili provocazioni, cercate forse per via della rabbia di non essere riusciti a cacciarci e zittirci, abbiamo concluso il sit-in all'orario stabilito e siamo passati al prossimo impegno".
"Solo in Italia può accadere una cosa simile". I fatti di Ferrara sono stati ripresi anche dal blog di Beppe Grillo. Il post è intitolato "Solidarietà" alla madre di Federico Aldrovandì e riprende un testo del portale 'cadoinpiedi.it'. "Persino il sindaco della città Tiziano Tagliani è andato dai manifestanti per chiedere di spostare il sit-in pochi metri più indietro. Una richiesta che non è stata accettata - si legge - anzi, sono continuati i messaggi di solidarietà per i poliziotti condannati".



 Mi chiedo  perchè ....... il  Coisp non sta in silenzio   visto che  sono stati condannati  in tutti i gradi di giudizo ? Qui si tratta  di un azione  non solo vergognosa   intimidatoria verso altre madri o parenti di altre vittime?
Non vedo perche' non vi debbano essere provvedimenti per un gesto che si ritiene grave e deprecabile. L'affermazione del Ministro appare contraddittoria! Ed inspiegabile! ...Salvo che anche le mele marcie portano voti! o forse    toccare le  forze del'ordine ( quando  meriotano  ) è tabù  . Infatti  la  Cancelllieri e in generale tanti monti boys sono solo la faccia seria del berlusconismo  e  della vecchia  Dc . Capisco   quanto  dice   questo commento  su repubblcia  online :<<
io non ho paura della mafia, sono terrorizzato dalle così dette 'forze dell'ordine'. Se andassi ad una manifestazione pacifica rischio di essere manganellato o ammazzato come a Genova o alla Diaz, se torno a casa la sera rischio di essere fermato e manganellato da facinorosi in divisa come è successo al povero Aldrovandi, se mi fermo ad un autogrill rischio di essere ammazzato da un agente della polstrada come Spaccarotella, se ho problemi con la giustizia si rischia di non arrivare vivi in aula come Cucchi...ecc. ecc....chissà quanti casi. Questi agenti come vengono selezionati? che grado di consapevolezza hanno sulla delicatezza e l'importanza del loro ruolo? >>Mi fermo  qui  sia perchè non  ho  altre parole per definire lo schifo che provo veso una cosa del genere,..............generalizzare nn fa mai bene ,ma questi dovrebbero essere chiamati servitori della patria o simili ??? Poi  si lamentano  se  alcuni gruppi musicali  o negli stadi fanno canzoni  del tipo 





  disoccupazione di  ... ha  creato  meestiere  di    carabiniere  >>  Chiudo per non arrivare al turpiloquio

26.3.13

Maria Occhipinti, storia di una pasionaria

Prendendo atto     della campagna segnalata    sulla bacheca  di facebook di  Mila  spiccola  (  foto a  sinistra  )   :
 <<
 Quattromila firme e crescono sempre di più.
Le donne cambiano la Storia, cambiamo i libri di Storia.
Portiamo un'ottica di pluralismo di genere rimuovendo gli stereotipi educativi. 
Educhiamo bambini e bambine al rispetto e alla diversità. 
La battaglia contro al violenza sulle donne e sui diversi si conduce a partire dalle scuole e dagli educatori. E' una battaglia culturale e civile. 

>>
qui la  petizione


Per  raccontare   una storia  , semopre  di donne coraggiose    e passionarie  , poco nota al grande pubblico    quella  di  Maria  Occhipinti  

 da  repubblica  video  del 26\3\2013


"Con quella faccia da straniera - il viaggio di Maria Occhipinti" è il nuovo documentario del regista siciliano Luca Scivoletto, che racconta la storia della "pasionaria" ragusana simbolo del movimento contro la chiamata alle armi del 1945 "non si parte". La voce narrante è di Loredana Cannata.

  

e  da   Wikipedia l'enciclopedia libera 



Maria Occhipinti


Maria Occhipinti (Ragusa, 29 luglio 1921Roma, 20 agosto 1996) è stata un'anarchica e scrittrice italiana. Femminista, fu leader del movimento antimilitarista Non si parte! di Ragusa.
Biografia [modifica]
Divenne famosa per un fatto avvenuto nella sua Ragusa il 4 gennaio del 1945, alla fine della seconda guerra mondiale.
Allo scopo di far fuggire un gruppo di concittadini rastrellati dalla milizia, non esitò a stendersi sulla strada per bloccare il mezzo su cui venivano trasportati, pur essendo al quinto mese di gravidanza ed una giovane di appena ventitré anni.
Il suo gesto diede inizio ad una insurrezione popolare domata soltanto il successivo 8 gennaio.


Maria venne arrestata, assieme ad un congruo numero di suoi concittadini, e processata come istigatrice della sommossa. Fu l'unica donna ad essere condannata e diede alla luce in carcere.
Scontata la condanna iniziò a viaggiare e si stabilì prima a Napoli passando poi a Ravenna, Sanremo, Roma e Milano. Si trasferì poi in Svizzera, dove da autodidatta scrisse la sua autobiografia, Una donna di Ragusa con la quale vinse il Premio Brancati nel 1976, prima di iniziare una peregrinazione per diversi stati esteri che la videro soggiornare in Marocco, Francia, Canada e Stati Uniti, prima di far ritorno in Italia nel 1973 stabilendosi a Roma.

Qui ricominciò a scrivere occupandosi di questioni sociologiche, mettendo in luce lo sfruttamento dei lavoratori domestici da parte dei loro datori di retribuzione borghesi, e si avvicinò agli ambienti anarchici romani.

Opere [modifica]
Maria Occhipinti, Una donna di Ragusa, Feltrinelli, Milano, 1976.
Maria Occhipinti, Il carrubo ed altri racconti, Sellerio Editore, Palermo, 1993.
Maria Occhipinti, Una donna libera, Sellerio Editore, Palermo, 2004.





24.3.13

tempio pausania 22 23 marzo Economia, le lezioni di don Milani Due giorni di dibattito sulla crisi con uno degli allievi del prete di Barbiana

  

Il 22   incontro pubblico  e  il 23  con la  cittadinanza  si  è tenuta organizzata dall’Associazione Nord-Sud/La Bottega del Mondo (  commercio  equo e solidale   qui il nostro sito   )   la conferenza  “Fuori dalla crisi, oltre la crescita” .  In esse  si  è parlato  di crisi, sviluppo e stili di vita alternativi, e    << ad accoglierlo e ad ascoltarne le parole troverà ancora una volta un pubblico numeroso e interessato. Francesco Gesualdi (foto  la  nuova sardegna    cronaca  di olbia    del 20\3\2013  ), uno degli allievi più giovani di don Lorenzo Milani >>  ( dalla nuova  sardegna  edizione di Olbia\  Galura  del 20\3\2013   )   . 
Il primo giorno è ststo dedicato   ad un incontro aperto alla cittadinanza , il secondo  giorno  parteciperà a un convegno riservato agli studenti delle scuole superiori cittadine, per il progetto "Semi di pace", In entrambi gli appuntamenti, Gesualdi (generalmente conosciuto come “Francuccio”) toccherà i temi che più gli sono cari e ai quali ha dedicato un’intera vita. Temi quanto mai attuali a causa della crisi che attraversa il Vecchio continente, non risparmiando l’Italia e coinvolgendo in prima persona proprio le generazioni più giovani. La  manifestazione  è stata  << Organizzata dall’Associazione Nord-Sud/La Bottega del Mondo, la due giorni gallurese di Francuccio Gesualdi richiamerà immancabilmente il pubblico delle grandi occasioni. C’è chi vorrà conoscere uno degli allievi di don Milani, il parroco di Barbiana nei cui insegnamenti Gesualdi si è coerentemente formato, e ci sarà anche chi vorrà approfittare dell’occasione per sentir parlare di economia e sviluppo secondo una prospettiva che va oltre i tanti luoghi comuni sull’incorreggibilità delle dinamiche del mercato.  >>




  sempre  dalla  nuova  sardegna  del 20\3\2013  <<  Gesualdi è, d’altronde, uno che non si è mai rassegnato a quel fatalismo che talvolta caratterizza anche le più acute riflessioni economiche. Per lui, una via alternativa, un modo migliore per vivere e pianificare il futuro, non solo va cercata e sperimentata, ma esiste ed è possibile. >> 




Questa direzione è indicata oltre che dal titoloscelto per gli incontri tempiesi,   dall'associazione  “Fuori dalla crisi, oltre la crescita”, titolo che richiama l’ultimo saggio di Gesualdi  (  foro a  destra  )  scrittore prolifico e saggista che non disdegna nemmeno il romanzo. Fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, Gesualdi, che è già stato a Tempio grazie sempre all’associazione Nord-Sud, è particolarmente attivo nella produzione di guide e materiali concepiti con lo scopo di informare i consumatori sul comportamento delle imprese. È promotore e sostenitore di molte campagne come quella per il congelamento del debito, basata sul principio della sovranità popolare e su una visione critica dell’operato delle autorità monetarie europee. Nonviolenza, consumo critico e una grande sensibilità per le problematiche ambientali costituiscono la sua personale ed attraente ricetta per un mondo migliore.
L'incontro  è  stato ,anche  se  io  conoscevo  già l'argomento, avendo letto  sia l'ultimo  che  i precedenti libri  e  avendolo già sentito  qualche anno fa  per  un incontro organizzato sempre   da noi  dell'associazione  , interessante  ( anche  se  visto  da metà )    causa  concomitanza   con gli  orari di lavoro  . Ma  comunque  ciò  non mi ha impedito  di fare  foto  a sinoistra la migliore  è  un video  che pur   nella  sua  breve  durata  sintetizza  il tema  della conferenza  non solo  anche  la  filosofia   \  lo  stile di vita   della decrescita    di  cui trovate, oltre queli  del post  , sopra degli url  per  chi volesse approfondire  l'argomento 

non perdere mai la speranza e non gettarsi giù Si laurea con due anni d'anticipo L'altra faccia dei bamboccioni



Lo so che questa storia  che  m'accingo a raiportare ,  può essere considerata  dai più banale  è normale  perchè tale persona  non è  nè il primo nè l'ultimo, anche  se  in pochissimi , a fare una cosa del genere in un mondo  come quello dell'università   dove  laurearsi in corso è un impresa . Ma  in un  tempo  in cui , ad  incominciare  dalla generazione del  sottoscritto  e  specie  ora   con le nuove  ,  tardavano  o   si fermavano   quando non si ritiravano  , all'obbligo scolastico  o al masssimo al diploma  . E se nel caso  andavano  all'università  ci mettevano , esperienza  personale  e diretta  , più dei normali  4  anni  . Ma  questa  è una storia   che dovrebbe dare  speranza  alle nuove generazioni   che  non cercano nè lavoro  nè continuano   più  a  studiare  o abbandono gli studo sempre  più precocemente  .  

unione  sarda  del  24\3\2013 


Si laurea con due anni d'anticipo L'altra faccia dei bamboccioni

Giovedì scorso qualcuno s'è sicuramente imbucato nell'aula delle lauree di Giurisprudenza a Cagliari, mimetizzato tra la folla di parenti commossi mamme in lacrime fiori e baci.Era lì per vedere com'era fatto. Per capire, insomma, se si trattava di un essere umano fino in fondo. Federico Onnis Cugia (  foto a destra  preda da  http://sphotos-a.xx.fbcdn.net  ) sa molto bene di attirare una certa curiosità ma non ha mostrato il minimo fastidio. E ha recitato la sua parte di studente modello (modello?) con l'asciutta eleganza, molto inglese, che gli appartiene. Biondino, un metro e ottantacinque su un fisico longilineo, giacca cravatta gilet, no piercing no tatuaggi a vista, sorriso d'ordinanza. Ha ventidue anni. Giovedì si è laureato in Leggi, corso quinquennale, superando tutti gli esami in tre anni. È un caso unico in Italia. Ha anticipato la laurea di due anni marciando alla velocità di quasi undici esami ogni dodici mesi. Un mostro, uno da mandare a Superquark da Piero Angela.Federico è quel che si dice un giovane garbato. Durante l'intervista mantiene perfino una postura signorile, non stravacca neanche per un attimo. Sa bene di essere un primo della classe ma evita esibizioni. Dice che l'ha fatto per amore. Amore del Diritto. Gli piaceva tanto che sulle prime aveva timore di impantanarsi in un corso di studi dove si salva chi può: niente frequenza obbligatoria, organizzazione molto aperta, autonomia senza limiti. C'era il rischio, in pratica, di iscriversi e restarci a vita o quasi.Padre e madre medici, tre fratelli più piccoli, non ha raccolto sostegni entusiastici in famiglia: «Spesso non ho neppure detto ai miei che andavo a dare un esame. Era il mio dovere, tutto qui. Perché parlarne?» Con una tesi sui mutui derivati, ha conquistato il titolo di dottore con 108/110. Il suo relatore (professor Corrado Chessa, docente di Diritto bancario) lo definisce «un ragazzo fuori dal tempo. E lo dico come complimento. Nel senso che manifesta una saggezza e un modo di comportarsi che non sono affatto della sua generazione». Così si arriva al vero mistero di Federico, a questo singolare sprinter che non tradisce la minima emozione: ha davvero 22 anni oppure il triplo ben mimetizzati dietro chissà quale sortilegio ?A parlargli sorprende non solo per il linguaggio maturo ma per la profondità d'analisi. Con tante scuse, ma a tratti sembra un vecchio dispensatore di consigli, suggerimenti, istruzioni per l'uso di stare al mondo. Un guru-bambino. Il suo è stato uno studio volli fortissimamente volli ma si occupa anche d'arte, di sport, di politica. Uno qualunque, insomma.Consapevole d'essere un fuoriclasse, non si dà arie e neppure prova a mostrarsi in qualche misura speciale. «Caso unico in Italia il mio? Sembra, ma francamente non ne ho la certezza». Forse non gl'importa più di tanto. Quel che conta è aver vinto la sfida iniziata quando aveva appena vent'anni ed era un po' più smilzo, sempre biondino, abbigliamento ovviamente classico (quasi rotariano) e un chiodo ben piantato nel cervello: vincerò.
Partiamo da un dato di fatto: le piace studiare.  «Molto. I professori del liceo mi hanno insegnato un buon metodo: credo di dovergli molto».
Quante ore al giorno ? «Dipende dall'esame. Per quelli più pesanti tutto il giorno: dalle otto del mattino alle otto di sera, salvo le pause».
Quali sarebbero le pause ?«Pranzo, cena».
Altri sintomi ? «Mi sento un ragazzo normalissimo, faccio la vita di tutti, ho tanti interessi e non ho mai rinunciato a nulla per lo studio».
Per esempio ?«Ho fatto atletica, ho fatto nuoto: e questo senza smettere di studiare. Si può. Non c'è nulla di eroico. Ho fatto anche molto altro».
Cioè ?«Associazionismo. Insieme ad amici abbiamo creato a Cagliari un'accademia di pittura figurativa, foto e scrittura creativa. I corsi sono iniziati qualche mese fa».
Dunque s'accorge del mondo che le gira intorno. «Ovviamente. Non ho niente di speciale. Mi occupo di molte cose, politica inclusa».
Anche politica ? «Sì. Sono un militante sardista, faccio parte del Consiglio nazionale del partito».
Ma allora rischia perfino d'avere una ragazza. «Difatti ce l'ho, Sara. Devo molto alla sua tolleranza e alla sua pazienza. Mentre ero lanciatissimo negli studi, ha avuto qualche problema di salute e in quella occasione ho ricevuto da lei una straordinaria lezione di vita che non dimenticherò».
Lei non è esattamente quello che il governo Monti chiamerebbe bamboccione. «Credo di no. La voglia di bruciare le tappe parte da un presupposto preciso: capire il tempo in cui vivo. E siccome so bene che non mi regala niente nessuno, ho deciso di darmi da fare».
L'accelerata negli studi è legata allo sfascio del mondo che ha davanti ? «Sono un ottimista della vita, vedo il bicchiere sempre mezzo pieno e quindi ho preso atto che, per poter afferrare una speranza di occupazione, bisognava fare più in fretta possibile. Il mercato del lavoro è saturo, mica potevo restare a guardare».
Si sente un marziano ?«Quando mai».
Il suo è un caso unico in Italia: come definirla ?«Non mi piace essere autoreferenziale ma sono semplicemente un ragazzo con molta voglia di muoversi, di arrivare. Sono curioso, intraprendente, pignolo. Non mi sento affatto un pezzo unico».
Quando ha deciso di fare il centometrista del Diritto?
«Il giorno in cui mi sono iscritto. Sara mi ha ricordato che quella mattina le avevo detto: eccomi qui in Giurisprudenza ma dev'essere una toccata e fuga». 
Era così anche al liceo ?«Beh, diciamo che avevo una media decisamente alta».
Le è mai arrivato alle orecchie un colpo di secchione ?«No, e questo per la semplice ragione che - studio a parte - sono identico ai miei coetanei. Sono sempre stato ritenuto un furbetto, uno che va a bersaglio senza strapparsi i vestiti. Studiare quel che serve e ricavarne il massimo profitto: è sempre stato questo il mio motto».
Qual è stato l'atteggiamento dei docenti ? «Disomogeneo. Alcuni, guardando il mio libretto, si complimentavano. Altri invece non capivano quella mia voglia di correre, non accettavano l'idea che mi andasse bene un voto sotto il trenta».
L'Università, anche se l'ha vista in corsa, com'è stata ? «Parlo della mia esperienza. Nelle facoltà a numero aperto come Giurisprudenza, occorre capire che devi cavartela da solo. Non c'è obbligo di frequenza, nessuno che ti segua, pochi i contatti con i professori e quindi sei solo tu a governare il tuo destino di studente. Devi porti subito un obiettivo: laurea. Almeno questo è quel che ho fatto io».
Altre impressioni ?«Una molto positiva. Contrariamente a quanto si dice in giro sui giovani che non hanno interessi per nulla, all'università ho trovato invece molta effervescenza, non ho colto l'atteggiamento di chi sta in Facoltà per fare tappezzeria. Piaccia o no, l'università è ancora la fonte della cultura, dell'etica, delle indicazioni per la vita».
È stato autorizzato ad anticipare gli esami ?  «C'è un regolamento del 2009 che stabilisce la durata dei corsi di laurea e il numero degli esami. Ma le indicazioni finiscono qui. Poi, ognuno si regola come crede».
Avrebbe voluto studiare altrove ?  «Ho superato il pre-test per iscrivermi in Bocconi ma poi ci ho ripensato. Non mi interessava laurearmi a Milano o a Roma. Considero una fortuna essere nato qui, adoro la mia terra, ci vivo bene e dunque non c'era alcuna ragione per emigrare».
Beh, una sì: l'università di Cagliari è un fanalino di coda nazionale.  «Sono convinto che, al di là delle graduatorie, tutto dipenda dalla formazione che riesci a conquistare. Se studi (e studi bene), se ti applichi sul serio, non credo che alla fine la provenienza da un ateneo o un altro faccia la grande differenza. Metto in conto di andar fuori per un corso di specializzazione...».
... o per una seconda laurea. «A questo sto già pensando ma non ho preso una decisione. Scienze Politiche, Economia? Forse Economia perché dicono che un giurista digiuno di economia è un giurista a perdere».
Adesso che non possono esserci più rappresaglie: il prof peggiore?  «Non ne ho avuto né di migliori né di peggiori».
Ha mai ripetuto esami ? «Qualcuno sì».
Per esempio ? «Diritto della Navigazione».
L'esame più tosto ? «Procedura civile. Ho impiegato davvero tanto per prepararlo, giornate di studio intenso e faticoso».
Quello più facile ?«Diritto costituzionale. In realtà non era il più facile ma quello che mi appassionava di più. L'ho proprio divorato, in un mesetto l'ho digerito».
In Facoltà s'è creato una certa fama tra i colleghi ? «Inevitabile. Attiravo curiosità».
Le hanno fatto intorno un cordone sanitario ?«Questo no ma qualche cattiveria non me l'hanno risparmiata. Invidia, noi sardi siamo specialisti in materia. Poi, calunniette meschine alle spalle».
Che dicevano ?«Che avevo una sfilza di soli 18, che solo così ero riuscito a sostenere trentadue esami in tre anni». 
Ha mai pensato di mollare gli studi in corso d'opera ?«Non ho avuto tentazioni di questo genere, la volontà che mi ha animato agli inizi non mi ha mai lasciato. Ho fatto al massimo una settimana di pausa».
Anche d'estate ? «Sissignore, anche d'estate. Al mare coi libri sotto l'ombrellone. Per questo dico che la mia ragazza ha avuto una grande pazienza».
Tempo libero, mai ?«Mi sono sempre ritagliato i miei spazi fra studio e amici. È capitato di studiare dal mattino presto e fermarmi al pomeriggio per avere la sera libera. Ma, vede, l'importante non è la programmazione delle ore. L'importante è sapere cosa si vuole».
Uno su quattro dei suoi coetanei non studia, non lavora, non è interessato a niente. «Ho letto. Li chiamano neo-indifferenti. Io credo che non abbiano il coraggio di affrontare la vita. Ritengo siano vittime di una fragilità interiore che gli impedisce di uscire da un guscio sterile e protettivo».
Lei invece? «Io invece niente. Ascolto musica, dalla classica al rap. Adoro tutti i film di James Bond e Rocky con Silvester Stallone. Ho anche un libro del cuore: Un uomo di Oriana Fallaci. Due miti della politica: Simon Mossa e Francesco Cossiga. Vado in palestra, frequento il partito».
Insomma, non si lascia vivere addosso. «Neanche per un minuto. E come me tanti altri della mia età. Circolano molti luoghi comuni sul nostro conto. Lo vedo alle riunioni del Psd'Az: partecipano anche cinquanta-sessanta ragazzi per volta. Questo è disinteresse, indifferenza?»
Adesso che ha la laurea in tasca, prospettive ? «Ho contatti con alcuni studi legali. Non ho ancora deciso in quale ramo dell'avvocatura mi piacerà specializzarmi. Vedremo».
Neanche un pensierino da consigliere regionale ? «Perché no? È un'idea lontana ma nient'affatto astrusa».
Come nei titoli di coda, a chi dire grazie? «Alla mia ragazza, ai miei, a me. Soprattutto a mio nonno, che nel 1989 fu rapito dall'anonima sequestri. La sua tenacia è sempre stato un punto di riferimento irrinunciabile. Grande determinazione, grande forza d'animo: il segreto, in fondo, è tutto qui».

storia  che   ben  s'inquadra    con  quanto dice il nuovo pontefice  Francesco I , sempre  dall'unione sarda  del 24\3\2013



"Non siate mai tristi  e non lasciatevi rubare la speranza"




PAPA FRANCESCO DURANTE LA CELEBRAZIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME


"Non lasciatevi rubare la speranza, non siate uomini e donne tristi". Inizia così l'omelia di Papa Francesco per la Messa delle Palme sul Sagrato della Basilica Vaticana che dà inizio ai riti pasquali.
"Non lasciatevi rubare la speranza, per favore, non lasciatevi mai rubare la speranza". Portate la "gioia" di Cristo "in tutto il mondo, fino alle periferie". Non fatevi illudere dalla "sete di denaro": "nessuno lo può portare con sé, il denaro lo deve lasciare". "La mia nonna - racconta il Papa - ci diceva 'bambini, il sudario non ha tasche'". E ancora, "gioia, croce, giovani"; "vi do appuntamento a Rio, in quella grande città del Brasile". E prima: "ricordo quello che Benedetto XVI diceva ai cardinali: siete principi, ma di un Re crocifisso". Tra inserti a braccio e testo scritto, in parte buttato nel cestino, papa Francesco ha valorizzato con spontaneità il suo primo discorso ai giovani, l'omelia della messa delle palme, giorno in cui la Chiesa celebra nelle diocesi la Giornata della gioventù. Ogni due o tre anni, poi c'è l'incontro mondiale di tutti i giovani con il Papa, il prossimo sarà in Brasile dal 23 al 28 luglio e Francesco annuncia ufficialmente che ci sarà. "Cari amici, - dice rivolto in particolare ai tanti ragazzi tra le circa cinquantamila persone radunate in piazza San Pietro - anche io mi metto in cammino con voi, sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI". E li invita a prepararsi anche "spiritualmente" a quell'appuntamento. Il filo del discorso di papa Francesco ai suoi ragazzi si muove attraverso le tre parole che ha indicato e riassunto: "gioia, croce, giovani". "Non siate mai - è il primo concetto e la prima esortazione - uomini, donne tristi: un cristiano non può mai esserlo. Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento. La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall'aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi, nasce dal sapere che con lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti". "Festa, luce, gioia", ha insistito, "questa luce dell'amore di Gesù", e oggi "è festa", come fu "festa, folla, lode, benedizione, pace" l'ingresso di Gesù a Gerualemme, acclamato da quanti sventolavano rami d'ulivo. Gesù è acclamato come Re, spiega il Papa per introdurre l'idea della "croce", ma il suo regno non è di forza o potere, "chi lo accoglie è gente umile", e "Dio non sceglie il più forte, il più valoroso, sceglie l'ultimo, il più giovane, colui che nessuno aveva considerato". Il regno di Cristo, ecco l'altro passaggio, non è un regno di potere - e anche Benedetto XVI disse ai suoi cardinali "siete principi ma di un re crocifisso" - ma "con Cristo il cuore non invecchia mai": "voi giovani avete una parte importante nella festa della fede", "ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre, anche a settanta e ottanta anni", e qui il Papa è stato interrotto da un applauso. Da qui l'appuntamento per la Gmg di Rio. 

(Giovanna Chirri)

LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...