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La ragazza che vedete in foto si chiama Martina Villa, ha 24 anni e ha scritto uno sfogo di quelli importanti, che ha fatto riflettere anche me, che come Saverio Tommasi << io che comunque, di solito, non sosto nei bar fischiettando alle sconosciute che passano. Di solito. >>
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Mi diverto sempre molto a prendere in giro i rimorchiatori occasionali, però adesso forse è il caso di riflettere su un paio di cose. Un complimento o un saluto detti per strada e completamente fine a se stessi, si chiamano molestia verbale. Perchè se tu stai tentando di rimorchiarmi, si presuppone che avrai l'intenzione di avviare una conversazione, avrai la decenza di presentarti e soprattutto di defilarti nel momento in cui dovessi ricevere quello che può essere universalmente definito come due di picche.
Avete mai provato a chiedere ad una ragazza come la fa sentire, essere fischiate e chiamate come gattine randagie a cui dare la porzione giornaliera di croccantini? Quasi non esistono donne che vi diranno di essere lusingate da un simile atteggiamento. E dovreste capirlo, quando al vostro "complimento" segue un vistoso dito medio. Qual è il senso di un simile scambio? Perchè lo fai?
Semplicemente perchè puoi, sai di essere più forte e sai che se mi ribellassi, ti basterebbe un pugno per stendermi sul marciapiede. Almeno questo è quello che credi tu.
A me , capita spessissimo. E precisiamo, non perchè io sia particolarmente figa o abbia questo atteggiamento da accattivante femme fatàle. Mi succede spesso,perchè succede a tutte. Di solito, io non riesco a tacere, e mi scappa il gestaccio. Poi affretto il passo, mi guardo gli shorts, metto in dubbio il mio abbigliamento. Improvvisamente, quella combinazione di vestiti non mi fa più sentire a mio agio, non mi fa più sentire attraente; mi fa sentire in colpa. Come può un complimento farti sentire così?
Voglio girare per Milano vestita come cacchio mi pare, voglio poter andare a correre a qualsiasi ora mi vada a genio. Voglio viaggiare da sola, voglio leggere un libro in un parco, voglio bermi qualcosa in un bar senza che tu mi rompa i coglioni. Chiedo tanto? Sono libera e ho il sacrosanto diritto di non voler ascoltare quello che hai da dirmi, a maggior ragione se il tuo occhiolino da maniaco non ha nessun cazzo di scopo, se non il mettermi in imbarazzo. E non sono io ad essere esagerata, nè frigida, nè troia. E giustificare un atteggiamento del genere, significa utilizzare lo stesso schema mentale per cui una ragazza svestita o ubriaca si è cercata uno stupro.
Mi dispiace se sono rude o sgarbata, mi dispiace se siamo a fine giugno e non mi metto il burqa, mi dispiace se i miei capelli rossi sono troppo appariscenti per i tuoi gusti.
Ma io non giro per strada per il piacere dei tuoi occhi o del tuo arnese e forse è arrivato il momento, e dico forse, che tu inizi a capirlo.
Cordialmente
Vaffanculo.