9.9.17

A Pieve di Soligo lezioni di arabo e Corano: per gli italiani sono gratis prove d'integerazione e confronto fra culture diverse che va oltre o stereotipo devono essere loro ad integrarsi a noi non loro a noi .



Leggendo l'articolo che segue



A Pieve di Soligo lezioni di arabo e Corano: per gli italiani sono gratis
Pieve di Soligo, i corsi di arabo e corano sono promossi dall’associazione marocchina “Noi ci siamo” Il sindaco: «Strumento di integrazione». Già cento adesioni per il mese di ottobredi Silvia Ceschin

 da   http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca   del  08 settembre 2017


PIEVE DI SOLIGO. Pievigini a lezione gratuita di arabo nei locali comunali della Casa delle Associazioni di via Battistella. Il Comune di Pieve di Soligo ha concesso l’utilizzo degli spazi pubblici destinati ai gruppi di volontariato locali, all’Associazione marocchina “Noi ci siamo” che promuove corsi non a pagamento per l’insegnamento e la diffusione della lingua e della cultura araba tra gli italiani.
«Si tratta di un gruppo che collabora con il Comune anche nell’organizzazione dell’annuale festa multietnica in piazza – spiega l’assessore Roberto Menegon – e ha avanzato la richiesta di utilizzare gli spazi di via Battistella per tenere un corso di insegnamento della lingua araba aperto a tutti.




L’amministrazione ha dato il benestare all’iniziativa come ulteriore via di integrazione». Uno «strumento di prevenzione» per il sindaco Soldan. Un primo corso, già concluso, si è svolto tutte le domeniche mattina prima del periodo estivo e un secondo sarà avviato a breve. Uniche forme pubblicitarie sono il passaparola e una piccola locandina fai-da-te esposta all’ingresso della Casa delle Associazioni di via Battistella: “Associazione Noi ci siamo organizza un corso di lingua araba gratuito presso il Centro Associazioni di Pieve di Soligo”. In chiusura il numero di telefono al quale gli interessati possono rivolgersi per avere informazioni. Risponde Mostafa Nawri, marocchino d’origine e fondatore dell’associazione nata ad aprile 2017. Ad aiutarlo nella traduzione è la figlia Fatine. «Stiamo ancora raccogliendo le iscrizioni – riporta la giovane – per i corsi di lingua araba che partiranno il primo ottobre».
Tre le classi per ora previste: una per i bambini dai 6 ai 9 anni, un’altra per quelli dai 10 ai 15 anni e un’ultima che raccoglierà la fascia più adulta.Un’ottantina le iscrizioni già raccolte per l'edizione in partenza a ottobre tra cui spuntano già diversi cognomi italiani. «Alle classi di bambini oltre alla lingua araba gli insegnanti madrelingua spiegano il Corano – continua Fatine – cosa che per gli adulti dovrà essere decisa insieme”. Tre ore di scuola la domenica mattina nelle tre aule della Casa delle Associazioni date in concessione dal Comune a “Noi ci siamo” a inizio 2017.
Trecento euro l’anno è la somma che Nawri ha dichiarato di versare per l’uso dei locali senza l’ausilio di nessun contributo pubblico. Gli stranieri che partecipano al corso pagano, gli italiani non devono versare nessuna somma per frequentare le lezioni di arabo e, se
interessati, di Corano. A fine settembre si chiuderanno le iscrizioni che hanno già raggiunto il centinaio. Numeri importanti per una realtà la cui esistenza è rimasta fin'ora semisconosciuta persino alle altre associazioni che si riuniscono nella struttura.




ho risposto cosi ad un commento  e    agli altri  tre   " mi piace  " all'articolo preso   dalla  la pagina facebook di geolocal ( https://www.facebook.com/gelocalcronacaitaliana ) 

Giovanna Bacchini Scusate, ma perché dovremmo imparare noi l'arabo? Devono integrarsi loro, non noi.

Rispondi
4
2 h
Gestire
Giuseppe Scano perchè non entrambi noi la nostra cultura e le nostre usanze e leggi , e noila loro , questa e è vera integrazione o meglio coesistenza @Davide Civero ,@Melissa Droghetti , @Angela Piscopo , @Rosy Toretti

RispondiAdesso


 eccludendo quelli razzistici   xenofobici  e   volgari    con cui  non vale la pena  perdere  tempo  ,  perchè è  come darte le perle  ai porci   o lavare  la testa all'asino    con il sapone  . Ma  che  riporto per  dimostrare  il  clima  di chiusura    nazionalistica  \  campanilistica   e mentale    verso  la  cultura  non propria  che  c'è  , oltre   alla moda   \  accettazione  passiva     della  cultura  non nostra  

Ottavio Turi Prendetelo in c....

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1
2 h
Gestire
Maurizia Cragnaz Xchè noi italiano dovremmo imparare l'arabo 😡

Rispondi8 min
Gestire
Davide Civero Ditemi che non è vero!!!😨😨😨
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Salvatore Gugliuzza Portaci tua madre stronzzzzz

Rispondi1 h
Gestire
con questo è tutto . attendo le vostre opnioni in merito

sulla strada [ dev'essere la strada a cercare noi o noi. a cercare la strada ]

 in sottofondo   \  musica  consigliata




Ora in un momento di tregua fra il maldi denti \ mai.l di testa sono riuscito a trovare gli appunti sulla mia moleskina cosi da riprendere il mio post sospeso e di cui vi avevo fatto cenno qui sul blog ( non chiedetemi quando perchè non ho scritto le date esatte , ricordo solo che era tra luglio ed agosto ) . Il tema era questo dobbiamo essere noi a cercare la strada o la strada a cercare noi ?
Dipende proprio come l'omonima  cvanzoned     sotto riportata

Dipende, da che dipende,
da che punto guardi il mondo tutto dipende
Dipende, da che dipende,
da che punto guardi il mondo tutto dipende





se vuoi vivere una vita passiva o attiva oppure cercare una via di mezzo . Io preferisco la via di mezzo perchè nella vita




  a volte è la vita \ la strada a trovare te  ed  ad  offriti  l'occasione  se percorrerla  con droghe  o  con la mente  oppure   con il potere  che  noi  abbiamo    dell'immaginazione  e della  fantasia



8.9.17

stupri : anche se noi ci crediamo assolti sdiamo per sempre coinvolti .

   suggerimenti  artistici
Canzoni
I sing for my soul  - sara  zaccarelli
Oscar 2016, Lady Gaga: "Una canzone per dimenticare lo stupro"
Perfect Illusion -  lady  gaga 

opere  teatrali
Lo Stupro. (Franca Rame)
 Era il 9 marzo del 1973, il giorno in cui Franca Rame fu aggredita da 5 neofascisti. Questi la portarono su un furgoncino e la violentarono, lasciandola poi sulla strada in uno stato di totale confusione mentale. La violenza fu raccontata dall'attrice nel 1975 attraverso il monologo "Lo stupro", senza dichiarare di averla vissuta personalmente, dichiarazione che fece solo nel 1987 alla trasmissione Fantastico della RAI.


Potrebbe interessarti: http://www.today.it/media/lady-gaga-stupro-canzone-oscar-2016.html
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lo so che come me   srete stanchi di sentirne parlare  e leggere     e  volete  parlare  d'altro ma non  mi  va  di lasdciare   siofatto argomento in mano  agli sciacalli ed  insensibili  

oltre  a coloro   ci speculano  e strumentalizzano  sopra  .  
Questo qui  sarà ultimo  e  poi  passiamo  ad  altro . 
Purtrpoppo faccio fatica ,  ci sto  lavorando   , a  smettere di  fare  copia e  incolla  di  pensieri  se  pur  simili ed  uguali   non miei  e  mettere  in risalto passando  fra  istinto e timidezza  le mie opinioni e le mie emozioni  , e  quindi   sintezzo il mio pensiero  con  questi duie post  di miei  due  contatti facebook     che  poi sarebbe  anche il  mio 

il primo 


Deduco che quelli che si mostrano sconvolti per i particolari relativi allo stupro di Rimini , di cui certi giornaletti riportano stralci, così immaginano sia un tipico approccio da stupro, un approccio galante all'italiana.. : " Scusa, bambina bella, avremmo all'unanimità deciso di usare violenza su di te, cortesemente ti fai mettere un bavaglio nella bocca e tieni le gambe aperte? Non gridare, sai, potrebbe disturbare la brava gente che riposa. Appena avremo finito tutti puoi andare da mamma e papà, ma, piccolina, non dire nulla a loro, sai, potrebbe cadergli addosso un asteriode.... bacini bacetti, a presto piccola, al prossimo stupro.. " .. 
Ci sarebbe da ridere, se non fosse indelicato nei confronti di tutte le vittime di stupro, violenza, pedofilia...

  e  diu  cui  ha  tuttta la mia stima in quanto  

[---] 
Gestire
Luca Stegani No caro Giuseppe ...... penso che tu stia male davvero , non perché simpatizzi per l'uno o per l'altro , di quello che pensi , non me ne frega un cazzo . Qui non c'è bianco o nero , non mi frega un cazzo neanche di quello ! 
Sei tu , che ultimamente s
crivi post di "differenza " negalo se puoi ! 
Hai un accanimento contro chi non la pensa come te carico di rabbia 
Per questo ti ho scritto .. anche se non ci arrivò ai tuoi pensieri , perché pensi , sia stupido , e qui ti elevi , ti rispondo , che il mondo non è fatto solo di politica , di differenza ,, di bianchi e di neri , di fascisti e di comunisti .
Come ti dicevo , non me ne frega un cazzo , sono passato oltre .
Tu , sei invece sempre sul pezzo e non ti fa bene

Rispondi15 hModificato
Gestire
Giuseppe Virga Luca Stegani, io scrivo quel che mi viene sul momento, per istinto. Se faccio una foto bella ad in mio cane la condivido, se sono solo e la mia mente vola a pensieri esistenziali magari ci faccio un post, e così, se apro la mia pagina di fb e leggo una.. due.. tre.. quattro.. volte la stessa idiozia è la cosa più naturale del mondo che mi venga di rispondere. E siccome negli ultimi mesi mi sento letteralmente bombardato di queste idiozie, adesso, da alcune settimane, hanno cominciato a mandarmele anche in posta privata, figurati un po... È una discussione aperta insomma, botta e risposta, tra chi vuol farmi credere che bisogna ritornare al medioevo e me che vorrei invece andare avanti e seguire i miei sogni di gioventù. Capisco che a te possa apparire in accanimento il mio, ma tu non sai cosa io sono costretto a leggere ogni giorno, cosa mi mandano, il nervoso che da tutto questo mi scaturisce e dal non capacitarmi di come dei concetti semplici pemplici siano diventati incomprensibili ai più. Ed allora ci batto, porto gli esempi che mi capita di leggere o di pensare, cercu un dibattito che vada avanti insomma, e dall'altra parte voi con che argomenti rispondete? rispondete dando del buonista (non lo sono per un cazzo!!), che sto male, ecc ecc... No Luca, non ci sto, e se pur di solito ci passo oltre e continuo con calma olimpica certe volte sbrocco anch'io....

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qui   altri post  della  discussione


il secondo  


"Quindi lo stupro è orrendo. Lo avete scoperto leggendo i dettagli su Libero. Che orrore, vero? Come pensavate che fosse? Ma solo se lo commettono gli africani. Quando gli italiani stuprano danno i bacetti sul collo. Quando lo fanno i padri italiani sulle loro figlie sono più teneri. Si chiudono nelle camerette con i poster dei cantanti mentre le mamme cucinano fingendo di non sentire. Libero queste cose qui non le racconta. Lì, niente dettagli. E quando stuprano i turisti italiani del sesso pedofilo che comprano bambine in Thailandia? Loro sono dolci. Portano i cioccolatini. Sono vecchi, mica ti brutalizzano. Ma gli africani, che bestie. Quelli di Rimini, che orrore. Avete letto i dettagli? Mamma mia. C'era bisogno, vero? Ora sappiamo tutti com'è uno stupro. Fa male. Che sorpresa. Ma non quello degli italiani. Gli italiani non violentano. Forzano un po' la mano ma mica siamo animali, noi? Stupriamo romanticamente. E solo quelle che un po' se lo cercano"
Antonio Menna
Aggiungo due cose, per punti
1. Chi parla di "buonismo" o "radical chic" sotto questo post, come commento, viene bannato all'istante e senza ricevere alcuna replica, proprio perché non sono buono, così come non lo sono con i criminali, con i razzisti, con i fascisti e con gli idioti in genere.
2. Estrapolare dettagli orribili e pruriginosi da un verbale e schiaffarli su un giornale, è SCHIFOSO e INACCETTABILE, nei confronti delle vittime e dei loro familiari. Chi ha subito uno stupro racconta con grandissimo dolore e fatica i particolari della violenza, quando e se ci riesce. Vederli spiattellati a livello globale, sui giornali, significa subire un'ulteriore, orribile e gratuita violenza. Le povere vittime, in questo caso, sono state stuprate due volte: dalle bestie e da (molti) giornali e giornalisti, solo che i secondi rimarranno impuniti.
Germano Milite

6.9.17

si puo' essere cristiani e fascisti o I CRISTIANI DEVONO CONDANNARE IL FASCISMO ANCHE DAL PULPITO ? dipende da come vedi il mondo tutto dipende

dopo la lettura  di  http://www.mistocolvitto.it/2017/01/10/ " i cattolici tradizionalisti anti immigrazione fanno un bliz contro famiglia cristiana"da  cui  ho preso la  foto  che  trovate  sotto  al centro

  dal titolo    alla  marzullo    ecco la mia risposta



dipende  se  si usamo le  vecchie , a volte  esse  sono ancora  attuali ,     terminilogie    come
dalla voce https://it.wikipedia.org/wiki/Fascismo_clericale


Il clerico-fascismo (o fascismo clericale) è una locuzione della dialettica politica, usata in Italia a partire dai primi anni venti del XX secolo 

Con essa si intendono propriamente le spinte interne al movimento fascista ed agli ambienti della Chiesa cattolica che separatamente operavano nei rispettivi organismi tendendo ad un avvicinamento fra le due entità, prima di giungere ad un vero e proprio mutuo riconoscimento.Dell'espressione è stato fatto anche uso traslato, ad indicare supposti favoritismi politici o materiali dello stato verso la Chiesa cattolica. Vi è stato inoltre chi ha utilizzato la locuzione per definire con essa altri generi di fusione o comunque estrema prossimità di regimi non considerati liberali con le gerarchie ecclesiastiche.Il termine è anche usato spregiativamente a connotare azioni od indirizzi della Chiesa cattolica politicamente giudicati "fascisti", nell'accezione più vasta (in genere in senso di illiberalità, antidemocraticità ed anticomunismo ) di quest'ultimo termine [.....]Il concetto di fascismo clericale è respinto da alcuni studiosi e il termine è controverso dato che alcuni storici hanno distinto il "fascismo dinamico" dal "conservatorismo clericale". Successivamente si riferisce ad aree del cattolicesimo di destra come l'Opus Dei in antagonismo al cattolicesimo di sinistra come l'attuale Compagnia di Gesù.


per chi  volesse   saperne di  più o  approfondire  tale  argomento  consiglio   questo articolo interessante   su https://forum.termometropolitico.it

 ma  secondo   questo articolo     de http://www.libertaegiustizia.it/2017/09/06/ messo   sulla   niostra pagina  facebook    da  Daniela  Tuscano    sembrerebbe  il  contrario 

I CRISTIANI DEVONO CONDANNARE IL FASCISMO ANCHE DAL PULPITO




Intervistato dalla collaboratrice de il fatto quotidiano.it Emilia Trevisani, fuori dalla chiesa di   a Pistoia, un giovanotto di Forza Nuova ha affermato che “un fascista è un buon cattolico”. Cosa intenda per cattolico non so e non mi interessa sapere.
I cristiani devono condannare il fascismo anche dal pulpito
Quel che è certo, è che un fascista non può essere cristiano, se essere cristiano vuol dire vivere l’ insegnamento di Cristo. Il cristianesimo afferma che esiste un solo Dio, ama la libertà politica e morale, predica la carità, la pace, la fratellanza degli esseri umani, l’ uguale dignità di tutti; il fascismo eleva lo stato totalitario a divinità da adorare, detesta la libertà politica e morale e la vuole piegata all’ esigenza superiore della disciplina imposta con la forza, disprezza la carità (leggete cosa scriveva Giovanni Gentile), ama la guerra come esperienza mistica nella quale eccelle la forza degli individui e dei popoli, disprezza i deboli, farnetica di razze superiori (destinate a comandare) e razze inferiori (destinate a obbedire).Se il fascismo è anticristiano, segue che dovere dei cristiani è combattere il fascismo con tutte le loro forze come fecero le migliore coscienze cristiane negli anni del regime. Ma allora, caro don Massimo Biancalani, perché, se la notizia è vera, ha stretto la mano ai fascisti che erano venuti nella sua chiesa a controllare le sue parole? Mi creda, le rivolgo questa domanda con il massimo rispetto per la sua persona e la massima ammirazione per la sua opera di accoglienza nei confronti dei migranti. Ma perché non ha severamente condannato dal pulpito chi è venuto nella sua chiesa per intimidire? Cristo ha cacciato i mercanti dal tempio a frustate. Mi pare fuor di dubbio che i mercanti siano meno detestabili dei fascisti. Perché non ha intimato loro di uscire dalla chiesa?Stringere la mano è un gesto di stima e di pacificazione, mi pare. In che senso li stima, e che pacificazione vuole ottenere con quella gente?Il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli ha inviato il vicario generale don Patrizio Fabbri a celebrare messa insieme a don Massimo Biancalani. Ottimo gesto di solidarietà; merita plauso incondizionato. Ma forse è necessario un gesto ancora più eloquente che faccia intendere a tutti che la Chiesa di Roma è antifascista e non è disposta a tollerare intimidazioni di nessun genere. Il Vaticano è stato complice del fascismo. Come capo della cristianità papa Francesco ha il dovere di chiedere scusa per quello che fece il suo predecessore Pio XI .Deve parlare dall’ alto della sua carica e del suo indiscusso prestigio personale. Se ci sarà un’ altra intimidazione nei confronti di un sacerdote, vada di persona e pronunci parole che nessuno possa dimenticare. Dica semplicemente: ‘se siete cristiani non potete essere fascisti’.Imparate, amici cristiani, dalla storia. Il 23 agosto del 1923 i fascisti assassinarono don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta. Il suo Cristo stava dalla parte degli uomini che chiedevano giustizia. Nessuno, tanto meno i fascisti, poteva dargli lezioni di patriottismo. Servì nella Prima Guerra Mondiale come cappellano militare, e nonostante la terribile prova continuò a intendere la parola di Cristo come un insegnamento di libertà e di democrazia. A guerra finita, intervenne alle onoranze ai caduti con la sua medaglia d’argento al valore sul petto, non per alimentare lo spirito di vendetta, ma per rendere santo il loro sacrificio. Proprio perché era vero cristiano e vero patriota, Don Minzoni era antifascista. Era la sua coscienza cristiana ad imporgli di stare dalla parte della libertà, senza incertezze.Per queste sue idee i fascisti lo massacrarono. Papa Pio XI , se avesse avuto un briciolo di coscienza cristiana, avrebbe dovuto presenziare al funerale di don Minzoni e lanciare la scomunica sugli assassini e sui mandanti. Invece, non si fece vivo neppure l’ arcivescovo di Ravenna, monsignor Antonio Lega. Mandò a rappresentarlo un suo segretario.So bene che non siamo nel 1922, e che non esiste un pericolo imminente di eversione fascista. So anche il nuovo fascismo potrebbe rapidamente rafforzarsi sfruttando la diffusa sfiducia nel parlamento e nella classe politica, l’ odio verso i migranti, il razzismo, il desiderio di avere un capo che comandi senza limiti, la frustrazione di tanti giovani per la propria condizione sociale, la convinzione che i grandi valori politici siano ormai una zavorra del passato, la quasi totale perdita di memoria storica. In Italia non si può scherzare con i fascisti e considerarli dei poveri imbecilli. Dall’intimidazione alla violenza il passo è breve.
(*) L’autore è professore emerito di Teoria politica all’Università di Princeton e all’Università della Svizzera Italiana a Lugano. 
 trattto  da il fatto Quotidiano, 4 settembre 2017

 io dico  che  sonbo  validi entrambi   perchè     come  ho   risposto  nel tirtolo    

  con questo  è  tuitto alla  prossima  

Colin, che protesta contro Trump: Nessuna squadra mi vuole più

leggi  anche 


Colin Kaepernick, il giocatore di football americano che un anno fa rimase seduto durante l’inno nazionale statunitense, ora, a pochi giorni dall’inizio del nuovo campionato di NFL, è senza squadra. Negli Stati Uniti l’inno nazionale è suonato prima di ogni partita (di NFL ma non solo) ed è un momento particolarmente sentito. Quando decise di non alzarsi per onorare l’inno, Kaepernick spiegò: «Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca». La cosa fece molto parlare, nello sport ma non solo, e intervenne anche l’allora presidente Barack Obama per sostenere Kaepernick: ma ora che si sono calmate un po’ le acque sembra che nessuna squadra voglia avere a che fare con lui.
49ers Chargers Football

Colin Kaepernick, il giocatore di football americano che un anno fa rimase seduto durante l’inno nazionale statunitense, ora, a pochi giorni dall’inizio del nuovo campionato di NFL, è senza squadra. Negli Stati Uniti l’inno nazionale è suonato prima di ogni partita (di NFL ma non solo) ed è un momento particolarmente sentito. Quando decise di non alzarsi per onorare l’inno, Kaepernick spiegò: «Non starò in piedi per dimostrare il mio orgoglio per la bandiera di un paese che opprime i neri e le minoranze etniche. Per me è più importante del football, e sarebbe egoista guardare dall’altra parte. Ci sono cadaveri per le strade, e persone che la fanno franca». La cosa fece molto parlare, nello sport ma non solo, e intervenne anche l’allora presidente Barack Obama per sostenere Kaepernick: ma ora che si sono calmate un po’ le acque sembra che nessuna squadra voglia avere a che fare con lui.
Dopo Kaepernick, alcuni altri giocatori e giocatrici, di football ma non solo, hanno fatto la stessa cosa: molti per protestare contro il trattamento e la condizione dei neri negli Stati Uniti; qualcuno, come la calciatrice Megan Rapinoe, per i diritti delle persone LGBT. Kaepernick – che qualcuno criticò addirittura perché “non abbastanza nero” e perché troppo ricco per poter davvero parlare dei problemi dei neri – è però rimasto quello a cui si associa quella protesta. Nel marzo del 2017, quando è finita la stagione del football americano, è scaduto anche il suo contratto con la sua precedente squadra, i San Francisco 49ers. La nuova stagione inizierà il 7 settembre e Kaepernick per adesso non ne ha trovata un’altra. Molti ritengono che la cosa abbia a che fare quasi unicamente con la sua protesta, per quello che ha rappresentato, per il simbolo che per qualcuno è diventato.Kaepernick gioca da quarterback e la sua stagione migliore la fece tra il 2012 e il 2013, quando, anche grazie al suo determinante contributo, i 49ers arrivarono al Super Bowl (la finale) in cui furono battuti dai Baltimore Ravens. Gli esperti, i commentatori e i numeri dicono che Kaepernick non ha più giocato ai livelli di quei mesi, ma continua a essere considerato un buon quarterback, e nemmeno troppo vecchio: ha 29 anni, e Peyton Manning, uno dei più forti quarterback di sempre, si è ritirato a 40 anni.

Colin Kaepernick (Mike Ehrmann/Getty Images)

Ken Belson ha scritto sul New York Times che la protesta di Kaepernick sembra essersi ora trasformata in una protesa sul fatto che, per via di quella protesta, nessuna squadra di NFL sembra volerlo. A inizio settimana diverse centinaia di persone hanno per esempio partecipato a una manifestazione a Manhattan, dove c’è la sede della NFL, per chiedere che finisse quello che sembra essere una sorta di boicottaggio.


It's amazing to see the strength, courage, and understanding our youth have! I am energized by their character and hopeful for the future!


Così come successo un anno fa, anche in questo caso c’è chi ha protestato contro le proteste, sostenendo che sia falso che le squadre si stiano rifiutando di far firmare un contratto a Kaepernick per evitarsi eventuali problemi o che sia stata proprio la NFL a suggerire in qualche modo alle squadre di non prendere Kaepernick, come punizione per il polverone dell’anno scorso.
Nell’NFL ci sono 32 squadre e fino a pochi mesi fa Kaepernick giocava in una delle più forti. Come
da https://www.instagram.com/p/BYOj3nMjA3Z/
ha scritto il New York Times è strano che squadre che avevano davvero bisogno di un buon quarterback – per esempio Baltimora o Seattle – abbiano messo sotto contratto «quarterback con poca o nessuna esperienza» a quei livelli e c’è addirittura una squadra, i Miami Dolphins, che hanno preferito prendere Jay Cutler, che ha 34 anni e aveva deciso di ritrarsi, invece di puntare su un giocatore come Kaepernick forte e con ancora diversi anni di carriera davanti.

4.9.17

VIOLENZA ALLE DONNE, CI STIAMO SBAGLIANDO © Daniela Tuscano

L'immagine può contenere: sMS
- preclusione ad alcune professioni, fra cui quella di giudice (fino al 1963), per tendenza all'emotività e debolezza di pensiero o, per dirla con la descrizione lombrosiana del prof. avv. Orfeo Cecchi dell'Università di Milano: "La donna è a uno stadio intermedio tra il bambino e l’uomo, come si rileva anche dalla fisionomia, dalla mancanza di peli sul viso, dal tono della voce, dalla debolezza organica e dalla psicologia a base istintiva, sentimentale e spesso capricciosa… Ha, soprattutto quando è giovane, scarsissimi scrupoli e freni morali. Ha spiccatissime attitudini per l’intrigo, per la simulazione, per il mendacio e per lo spionaggio… E’ tremenda nell’odio e nella vendetta. E tutto giudica dal lato sessuale… Orbene, è a un essere simile, dominato e sopraffatto della simpatia o antipatia sessuale, che si vuole affidare… anche le difficilissime e delicate funzioni di magistrato?”;
Penso che uno dei primi errori di fronte alla cosiddetta "emergenza stupri" sia, appunto, quello di considerarla un'"emergenza" cioè, come suggerisce il vocabolario, una difficoltà imprevista o, comunque, qualcosa d'eccezionalmente grave; mentre nello stupro, o anche nelle semplici molestie, d'imprevisto o eccezionale non c'è proprio nulla, anzi, si tratta d'una tragica normalità, che da millenni si perpetra sulle donne.
Si è giunti a reputarlo "emergenza" per la sensazione d'un limite ormai intollerabilmente superato. Ma è un altro errore, non meno serio del primo. Nessuno stupro, infatti, è "tollerabile". Non esistono limiti, perché non c'è nulla da moderare; la violenza contro le donne va considerata per quel che è, uno dei più disgustosi crimini contro l'umanità, secondo, e nemmeno sempre, solo all'assassinio.
La domanda vera è: ma ne siamo convinti?
UN ESSERE SIMILE. Davvero ci rendiamo conto della portata d'uno stupro? Se scorriamo la giurisprudenza la risposta non può che essere negativa. Già in passato ho messo in risalto la spaventosa disparità di trattamento della legge italiana verso uomini e donne. Qui la ricordo sommariamente:
- mancato riconoscimento del diritto di voto fino al 1946;
- ius corrigendi (abrogato nel 1968);
- diritto di famiglia con l'uomo capo indiscusso (riformato nel 1975);
- adulterio punito col carcere solo per la donna, mentre riguardo all'uxoricidio la pena prevedeva l'ergastolo per la moglie, ma non sempre per il marito, anche grazie all'attenuante del famigerato "delitto d'onore" (abolito nel 1981);
- ed eccoci alla legge sulla violenza sessuale, annoverata, fino al 1996, fra i reati contro la morale, cioè alla stessa stregua degli spettacoli inverecondi e degli atti osceni in luogo pubblico.
Ovviamente, durante i processi per stupro, la vera imputata risultava la donna, provocatrice per antonomasia. E poiché le leggi riflettono la cultura, sembra possibile che un essere simile fosse sufficientemente tutelato?...
FEMMINISTA SARÀ LEI. Nella programmazione scolastica poco o nessuno spazio viene dato alle donne nelle varie discipline: la letteratura, la storia, le scienze, le religioni si declinano esclusivamente al maschile e le poche figure femminili cui si elargisce un minimo cenno, spesso distratto e lasciato alla discrezione dell’insegnante, non fanno che rafforzare lo stereotipo: eccezioni che confermano la regola. L’appellativo “femminista” viene usato nella stragrande maggioranza dei casi a sproposito e quasi a mo' d'insulto, quando una docente tenta di ristabilire un minimo d'equità dedicando maggiore attenzione all’apporto delle donne negli ambiti del sapere (non va dimenticato, infatti, che il 90% dei professori delle scuole medie di primo e secondo grado sono di sesso femminile; percentuale che si capovolge in ambito universitario, l’unico a godere di prestigio sociale... ed economico).
Il femminismo insomma, l’unica rivoluzione del Novecento riuscita senza degenerazioni dittatoriali o spargimenti di sangue, viene ignorato, deriso o ritenuto espressione di gruppuscoli d’esagitate virago. Sullo sfruttamento del corpo femminile da parte dei mezzi di comunicazione di massa abbiamo già speso fiumi di parole; a esso, di recente, si sono aggiunte nuove forme di reificazione di stampo neoliberista – dalla prostituzione “volontaria” e persino “umanitaria”, come l’assistenza sessuale ai disabili, alla compravendita d’organi, dalla deprivazione della maternità alla coercizione di donne povere - le quali, in nome dell’individualismo più spinto, si presentano sotto l’aspetto di diritti e non sono altro che manifestazioni inedite del vecchio patriarcato.
IPOCRISIA. Il “grido di dolore” s’è levato, all’improvviso, a causa dei recenti episodi di violenza commessi da immigrati. Ma è un grido che somiglia più a una canea, a un farneticare strozzato, a un gorgoglio d’umori ancestrali, sub-umani (o, forse, pre-umani). È un grido, ancora una volta, inutile, un bronzo che risuona di disonestà intellettuale, razzismo, strumentalizzazione. È un ennesimo grido contro le donne, incurante della loro dignità.
Possiamo permetterci di respingerlo, quel grido, perché lo conosciamo bene. In precedenza abbiamo gridato noi, ma nel deserto; senza tuttavia perdere, parafrasando Testori, il nostro proprio latino.
Non occorrevano le sciagurate frasi d’un Abid Jee (il quale, vogliamo sperare sia espulso dall’Italia al più presto) per rendersi conto del violento sessismo di cui sono impregnate molte tradizioni non occidentali; un vero e proprio jihad di genere. Uso il termine non in senso tecnico, ma in quello popolarmente inteso; i seviziatori di Rimini possono infatti essere sia musulmani sia cristiani o altro.
A stupire e indignare, semmai, dovrebbe essere la miopia della sinistra liberal, la sua frusta retorica terzomondista, il senso di colpa infantile, e capriccioso, verso i popoli ex-coloniali che in nulla ricorda la vera solidarietà. Quell'idealizzazione regressiva del politicorretto, ipocrita e priva di basi filosofiche, artistiche, religiose.
ALLE RADICI. Questa miopia, anzi, cecità, ha impedito un dialogo maturo e paritario coi rappresentanti di culture diverse (ma non sempre, e non necessariamente, opposte). L'edonismo neolaico preconizzato da Pasolini - "ciecamente dimentico di ogni valore umanistico e ciecamente estraneo alle scienze umane" - di cui la nuova sinistra s'è ammantata, non è in grado di produrre una cultura che non sia meramente tecnologica e pragmatica, e impedisce all'uomo autentico di svilupparsi; ne consegue, conclude il poeta, "una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali".
E una confusione in primo luogo linguistica. In tal senso, la democrazia viene svuotata di significato per coincidere esclusivamente col benessere materiale, la soddisfazione immediata dei piaceri dei singoli - o dei solitari - che fanno massa ma non società; e i diritti, da comuni e condivisi, diventano pretese individuali. E siccome ognuno ha le proprie, il neolaico le accoglie all'ingrosso, in nome d'un malinteso rispetto dell'altro che cela goffamente un altezzoso e irritante paternalismo - o, per dir meglio, indifferenza -. Essendo privo di cultura e avendo rinnegato in primis la propria (questi liberal sono tutti profondamente anticristiani), non è in grado di comprendere quella altrui e non sa distinguerne i momenti umanisti dalle degenerazioni fondamentaliste e intolleranti. La democrazia così intesa si presenta quindi come il non-luogo dell'edonismo amorale, dove tutto è lecito perché nulla ha senso.
Soprattutto i maschi provenienti da esperienze estreme recepiscono tale devastante messaggio. E l'apparente libertà di cui qui gode la donna, da essi disprezzata, viene facilmente interpretata come spudoratezza perché, l'abbiamo visto, nemmeno il neoliberismo le riconosce una vera dignità. La "libertà" femminile nelle nostre contrade è strumentale al consumo e non intacca quindi i pregiudizi profondi. Non combatte, in particolare, il maschilismo, causa prima d'ogni violenza. Come acutamente annota Wael Farouq, "esclude la persona a vantaggio della forma".
Sorvoliamo poi, per amor di patria o meglio di matria, sulle vetero-laiciste secondo cui la causa d'ogni sfascio è sempre e solo delle religioni e l'ateismo militante la necessaria palingenesi; teoria, questa, ampiamente smentita dai fatti ancor prima che dalla storia (gli uomini dei paesi ex-comunisti non brillano per galanteria).
NON SOLO ABID JEE. Chi accusa gl'immigrati di particolare efferatezza mente sapendo di mentire. È stato forse meno truculento il femminicidio perpetrato da Vincenzo Paduano, l'assassino non pentito (non si pente nessuno) di Sara Di Pietrantonio? O quello di Raimondo Caputo, aguzzino della piccola Fortuna? O di Saverio Nolfo, che trucidò la moglie Marianna malgrado quest'ultima l'avesse denunciato (invano) ben 12 volte? O di Francesco Mezzega, cui sono stati subito concessi i domiciliari? O dello stupratore pedofilo e incestuoso di Manfredonia? E ci limitiamo agli ultimissimi casi poiché, da inizio anno, sono morte o brutalizzate da maschi italiani più di cinquanta donne; la narrazione dei mass-media, sempre indulgenti coi criminali, le ha poi uccise due volte.
Non risulta che la politica se ne sia preoccupata. La destra, che adesso riesuma una pubblicistica da Ventennio e invoca stermini, vendette sommarie e deportazioni ad Auschwitz, è la stessa che un paio di mesi fa ha bloccato il ddl sugli aiuti agli orfani di femminicidio, sdoganato le Olgettine e incitato a sua volta a violare le parlamentari avversarie. Ciò che le importa davvero non sono le vittime, ma la legge della tribù (gli "stranieri" non devono permettersi di toccare le "nostre" donne: sono nostra esclusiva proprietà). Quanto ai Cinque Stelle... risultato non pervenuto. Evidentemente, hanno altre priorità.
Raffrontare il numero di delitti commessi da extracomunitari con quelli italiani è dunque un'operazione, se non peregrina, certo insoddisfacente. Non per giustificare i primi a scapito dei secondi. Al contrario. Non si tratta di giustificare, si tratta di giustizia. Si tratta di capire che, fin quando il patriarcato non verrà sconfitto a ogni latitudine, episodi come quelli di Rimini sono destinati ad aumentare.
QUALE PROGRESSO? Una democrazia vera non può tollerare al suo interno il proliferare di idee antidemocratiche. Fra i suoi capisaldi c'è l'uguaglianza tra i sessi; chi non la rispetta perde il diritto di cittadinanza e va perseguito con la massima severità.
Ma è un principio che deve valere per tutti. E lo si instilla con l'educazione sistematica, ontologica, fattiva, con gli esempi concreti, dai primi anni alla vecchiaia. Perché, per un Abid Jee che si è esposto, ci sono dieci Mario Rossi che sotto sotto, ma non sempre, ne condividono l'impostazione mentale. Perché troppe volte i tribunali italiani hanno scarcerato gli stalker, condonato gli uccisori, stabilito che i jeans sono un alibi per lo stupro. Perché nelle scuole italiane il genio femminile non trova accoglienza. Perché le religioni devono essere purificate dalle incrostazioni patriarcali. Perché la stessa laicità viene vanificata se sconfina nel laicismo, dove qualsiasi persona - e, quindi, ogni donna - è ridotta a oggetto. Perché proprio le donne possono e devono essere il terreno d'incontro di tradizioni diverse. Perché dove le donne stanno meglio, non sono gli uomini a perdere, ma l'umanità a progredire.
© Daniela Tuscano

2.9.17

Dalla radice al mondo, una riflessione di Eleonora Casula · Digital PR presso Freelance

http://www.radice.ce.it/dalla-radice-al-mondo-riflessione/#7s8d6f87
Un ottimo  articolo  di Eleonora Casula, professionalità e trasporto, un mix perfetto che fa giungere la tua riflessione al nostro animo.


Radice: root, punto iniziale di un file system, declinazione, soluzione, parte invisibile, chackra. Il chackra della radice, il primo, quello capace di governare i nostri impulsi, i nostri istinti. Radicato nel corpo, quasi prossimo alla terra, secondo gli esperti rappresenta la famiglia.
Ognuno di noi ha una radice, la sua radice, quella profonda ed interiore che nonostante tutto si porta a presso nella vita tra una e mille vicende.
E’ la vita contemporanea, è questo “mondo grande e terribile” che trasforma le radici, quelle vere e forti, in virtuali, algoritmiche e quasi inesistenti.
Donne, uomini e bambini, in fuga dalle guerre, alla ricerca di un presente migliore e di un futuro degno di essere sognato attraversano deserti, langhe desolate, fiumi, mari e borders privandosi delle proprie radici nella speranza di vivere in un mondo migliore, non consapevoli di quello che qui, in questa civile Europa gli attende.
Uomini e donne senza radici si preparano ad affrontare il presente e nel frattempo, come già scriveva Antonio Gramsci “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri.” Mostri che nascono grazie al triste contributo di chi quotidianamente genera fake news, notizie false, bufale e messaggi virali, mostri senza coscienza e dignità civile, soggetti sprezzanti della democrazia e della civiltà umana. Razzismo e coscienza non civile sono unite da un sottile filo rosso, lo stesso filo rosso che permette agli abitanti del web di passare il tempo a commentare fatti inesistenti o che, come una antica gabbia, rende tutti gladiatori.
Alla radice dell’insofferenza verso l’altro c’è la paura, il terrore del diverso, nessun essere umano nasce disprezzando il prossimo ma come nel corso della vita si impara ad amare, purtroppo si impara ad odiare infatti come diceva Nelson Mandela “Nessuno nasce odiando qualcun altro per il colore della pelle, il suo ambiente sociale o la sua religione. Le persone odiano perché hanno imparato a odiare, e se possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore arriva in modo più naturale nel cuore umano che il suo opposto”. E’ imparare ad amare, imparare a vivere con il sorriso e con la positività che restituisce all’uomo quelle radici forti e profonde di quella famiglia che, se non c’è, si può trovare altrove.
Perché ci fa paura il diverso? La domanda non è mai di facile risposta, si può persino sbagliare a rispondere, da sempre l’essere umano teme l’ignoto ed oggi come un tempo, il diverso è quel qualcosa di sconosciuto. A pochi interessa che quelli uomini e quelle donne siano senza radici e che per cercare un luogo dove ricostruire la vita siano stati picchiati, violentati e lasciati a morir di sete per giorni e giorni.

uso ipocrita dell'indignazione si per una pubblicità d merendine no per i manifesti xenofobici ispirati alla Rsi di Mussolini dei fascisti di Forza Nuova

clonna  sonora
quelli che benpensano - Frankie Hi Nrg
Vaffanculo  - Marco Masini  

la gente ha mandato , salvo i pochi che ancora resistono , il cervello all'ammasso \ in OFF e s'indigna per un semplice humor nero .Segnalando alla http://www.aiart.org ( l’associazione dei telespettatori e dei cittadini mediali )

Posso capire   l'ndignazione  del cattivo  gusto  , il cinismo e ...  bla  ... bla   .Ma  quello  che  mi fa  incazzare  è : 1)  la mancanza  di una educazione   all'ironia  , al  sarcasmo  ,  all'humor  nero  ., 2) l'indignazione  facile  per le  minchiate   ma  non per  cose  serie  e  l'invocazione  alla censura  .  e  le polemiche  inutili  Infatti in spagna    è stato fatto   uno spot  simile  , senza  arrivare  alla morte   
ma  nessuno  si è indignito ed  ha  protestato  cosi tanto  per esso  .
Ma  soprattutto   la  stranezza    dell'associazione suddetta    che si batte  (  o almeno cosi  dovrebbe  )  contro  il lato oscuro dei social media / o contro il cyber  bullismo  mentre  andando  a leggere  il loro sioto    non ho visto    nessun  intervento   contro le pagine  social  e d  internet    oltre  che  canali   video   ed  manifesti  nelle  vie  cittadine  del  gruppo (  denunciatemi  esponenti  o simpatyizzanti   di FN  che  leggete  i miie  scritti    tanto ci sono dben  due sentenze  di cassazione    che  lo afermano  )  neofascista  di  Forza Nuova   che   usa  
Vecchie immagini della propaganda fascista e xenofoba per una campagna anti-migranti. Nel post di Forza Nuova del 29 agosto si vede una donna bianca aggredita da un uomo di colore con vestiti coloniali: “Difendila, dai nuovi invasori. Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia” recita la scritta sottostante. Nell’immagine, che ha suscitato non poche polemiche sul web, l’associazione di estrema destra ha ripreso un manifesto utilizzato dalla Repubblica di Salò nel 1944 contro le truppe alleate L’operazione di restauro e riadattamento delle immagini del Ventennio di Gino Boccasile, propagandista del ministero della Guerra, viene accompagnata da un post in cui viene specificato che gli “stupri si sa, sono il barbaro e infame corollario di ogni guerra di conquista”. Secondo il movimento neofascista “le violenze contro le donne dell’epoca” sono da contestualizzare “all’interno della sconfitta che chiamarono ‘liberazione'”, dove nelle file francesi marciavano anche militari coloniali provenienti dal Marocco. Le violenze vengono affiancate strumentalmente a “quelle di questi anni e di questi giorni”. L’invettiva è contro quelli che “le occultano spudoratamente, tacendo il fatto che sono attuate da nuovi invasori a cui paghiamo vitto, alloggio, bollette, schede telefoniche, cellulari e sigarette”. Il riferimento è ai fatti di cronaca di questi giorni, come gli stupri di Rimini. Il post si conclude affermando che “i nuovi barbari sono peggiori di quelli del ’43/’45, oggi come allora fiancheggiati dai traditori della Patria”. Il messaggio, all’interno della retorica xenofoba di Forza Nuova, è dunque questo: i migranti sono degli invasori e dei barbari che vengono a rubare il lavoro e a violentare le donne. Quindi bisogna “difenderle dai nuovi invasori”.
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Il post in pochi giorni ha ottenuto oltre 9mila like, 11mila condivisioni e un flusso senza fine di commenti, molti di natura razzista. Ma non solo, un ragazzo scrive “per prima cosa, fare di tutta un’erba un fascio è non solo da ignoranti in piena regola, ma che messaggio volete trasmettere? Cos’ è sta locandina?”. Se un utente specifiche che “lo stupro è un atto becero da chiunque sia compiuto”, non manca chi dà “la responsabilità anche a molte donne che accettano amicizia e legami con questi stupratori”. Sul post è intervenuto anche l’Osservatorio democratico per le nuove destre che ha denunciato una la palese istigazione all’odio razziale chiedendo l’intervento di magistratura e istituzioni “di fronte a una notizia di reato così evidente”. In una nota Claudia Bastianelli coordinatrice nazionale socialdem sottolinea come ormai è “una moda quella di ricorrere all’istigazione all’odio razziale messa in campo da alcune forze politiche. Peccato che si tratti di un reato, esattamente come è reato l’apologia del fascismo in ogni sua forma”.
Ma il partito di estrema destra non è nuovo a questo tipo di comunicazione. Già per una manifestazione milanese Già per una manifestazione milanese avevano fatto ricorso ad alcune immagini delle camicie nere dipinte

 da Gerardo Dottori nel Polittico della rivoluzione fascista. E ancora, 
contro le unioni gay, avevano resuscitato una madre del Ventennio con la scritta: “L’Italia ha bisogno di figli non di unioni gay e migranti”.

qui   svegliatevi   

1.9.17

Lezioni di vita che certamente nn si possono apprendere sfogliando nessuna enciclopedia..Resterei delle ore ad ascoltare in ossequioso silenzio....
Questa  è la storia    di Marina  Cocco 

la centenaria che ha fatto nascere i figli dei banditi barbaricini  
da  www.unionesarda.it   Oggi alle 14:15 - ultimo aggiornamento alle 16:49
La centenaria Marina Cocco





Quando aveva pochi mesi di vita è scampata al bombardamento del piroscafo sul quel viaggiava.
Nel periodo della Seconda guerra mondiale ha salvato il marito, ufficiale della Repubblica di Salò, dal plotone di esecuzione partigiano, e ha cenato più volte con Mussolini: durante la sua lunga carriera di ostetrica in Barbagia, poi, ha fatto nascere i figli di diversi banditi alla macchia.
La vita di Marina Cocco, cento anni appena compiuti, sembra essere uscita dalle pagine di un romanzo avvincente: l'infanzia e la giovinezza a cavallo delle due guerre mondiali, la passione per il lavoro di ostetrica, che le ha permesso di far venire al mondo centinaia di bambini.
Per festeggiare il suo speciale compleanno, la scorsa sera, oltre ai parenti, è arrivato anche il sindaco, Francesco Dessì, che le ha consegnato una targa a nome di tutta la cittadinanza.
Nella casa di Maddalena spiaggia dove la nuova centenaria di Capoterra vive in compagnia della sua unica figlia Giuliana Teresi e del genero Paolo Ena, nonna Marina ci mette un secondo a riavvolgere il nastro dei ricordi: con la sua memoria in un attimo si torna indietro di un secolo, in mare aperto, dove una nave, appena silurata, sta colando a picco.
"Avevo pochi mesi allora - racconta Marina Cocco - ma quando fui un po' più grande capii di essere una miracolata. Mio padre lavorava in una fabbrica a Terni, e dalla Penisola stavamo rientrando in Sardegna, quando il nostro piroscafo venne silurato: ebbi la fortuna di essere adagiata su una scialuppa di salvataggio, e così scampai alla morte".
I ricordi, poi, inevitabilmente si soffermano sul periodo della Seconda guerra mondiale, in cui Marina Cocco viveva a Lucca. "Mio marito era un ufficiale, rimasto fedele a Mussolini anche nelle fasi finali del conflitto - dice - a volte mi nascondevo nel seno dei dispacci urgenti e attraversavo le linee partigiane: ho conosciuto il Duce personalmente, e insieme abbiamo cenato in più occasioni".
In guerra si verificano tanti piccoli episodi che non finiscono sui libri di Storia, ma quello che fece Marina Cocco andrebbe raccontato nelle scuole.
"Mio marito era fascista, e io gli davo una mano come potevo - dice - ma un giorno nel bosco sentii delle urla che provenivano da un capanno. Quando mi avvicinai dei ragazzi mi dissero di essere partigiani, catturati dai tedeschi: non esitai un attimo ad aprire la porta e a liberarli. Quando fai del bene prima o poi ti torna indietro: forse fu per questo che quando mio marito venne catturato dai partigiani nei pressi di Venezia e messo al muro accadde qualcosa di miracoloso. I fucili stavano per fare fuoco, io mi misi a piangere e a pregare in sardo: all'improvviso il capo plotone fece cenno ai tiratori di fermarsi. Era di Sassari, mi disse di far togliere la divisa a mio marito e di allontanarci subito. Non l'ho mai dimenticato. Finita la guerra mio marito rimase in carcere a San Gimignano per quattro anni".
La scuola di specializzazione a Roma, e poi il diploma di ostetrica: le altre avventure di Marina Cocco hanno luogo nell'Isola.
"Cominciai a lavorare tra Neoneli e Ardauli - racconta - capitava che bussassero alla mia porta, mi bendassero e, a cavallo, mi portassero in qualche grotta nascosta tra i monti: ho fatto nascere anche i figli dei banditi. Un segreto per arrivare a cento anni? Mangio di tutto, ma odio brodini e minestrine".






Un bacione, se mi si consente..a questa splendido esempio di virtu` e saggezza !