Charlie Charles - Calipso (with Dardust) ft. Sfera Ebbasta, Mahmood, Fabri Fibra
ormai si pensa solo ai $€ . Infatti una persona mi chiede sul mio account istangram : << Me lo pubblichi se ti va un articolo sul tuo blog o sito ? >> ed io dopo tutte le procedure perchè lo potesse pubblicare le direttamente lei stessa qui su queste pagine ( versione ufficiale ed approfondita dei miei Facebook account e pagina ed il mio twitter) mi chiede : << Ma mica si paga ? >> .
IO gli rispondo : << No . Se intendi che sia una pubblicazione a pagamento o che si venga pagati per pubblicare cioè che pago te o gli amici che scrivono No . Qui sono solo volontari . Ma se li serve ( e se ti serve qualcosa ) potete chiederlo nel limite del possibile e vi posso aiutare non solo pubblicando l'articolo . Tipo mutuo soccorso . [..] >> .
ebbene non si è più fatta viva . Ma vai e capiscela la gente . ormai il gratis non esiste più . Infatti senza soldi non si canta messa ovvero il famoso detto sine pecunia ne cantantur missae . Mi sa che
Generalmente quando si parla di sport per disabili viene dato spazio agli atleti e alle competizioni e viene ignorato o relegato solo a mero fatto di cronaca che esistono anche i tifosi con handicap . Ecco questa storia ( magari chissà quante ce saranno, che finiscono ai margini ) tratta dalla nuova sardegna del 9\8\2019
Gianfranco e la Dinamo: la partita la vedo col cuore
Il tifoso sassarese, 67 anni, ha perso del tutto la vista quando ne aveva otto. «Da 15 anni non salto un match in casa. Mia moglie è la mia audioguida vivente»
di Gianna Zazzara
SASSARI.
«Una premessa». Prego. «La cecità non mi ha impedito di condurre una vita piena e felice. Ho lavorato per 32 anni in un istituto bancario, mi sono sposato, ho un figlio che adoro». E poi? «Poi sono uno dei tifosi più accaniti della Dinamo. Da 15 anni non mi perdo una partita in casa. Anche quest’anno ho rinnovato l’abbonamento per me e per mia moglie, sono sicuro che il Poz ci riserverà delle belle sorprese».Gianfranco Cau, sassarese, ha perso completamente la vista da quando aveva otto anni, a causa di un glaucoma. Oggi, a 67, a dispetto della sua cecità, è sempre sulle gradinate del palazzetto a gioire – o disperarsi – per la sua squadra del cuore. Al Pala Serradimigni il suo posto è sempre lo stesso, da 15 anni: numero 366, quinta fila, in tribuna centrale. Accanto a lui, al 367, siede la moglie Maria Rita, anche lei tifosissima («forse più di me») che gli racconta la partita («È la mia audioguida vivente»). «Il nostro è un matrimonio che funziona sotto tutti i punti di vista – scherza Gianfranco – Rita è la mia coach, forse è anche meglio di Pozzecco».
Ma come fa Gianfranco a seguire la partita? «Me lo chiedono in tanti, ma anche se non ci vedo continuo a cantare, gridare, festeggiare le vittorie della Dinamo. È una sensazione indescrivibile quella che ti regala il palazzetto, solo al pensiero mi vengono i brividi. Seguire la partita da casa? Ma quando mai...con chi mi abbraccio quando Spissu fa canestro?
Per questo vado al palazzetto, per immergermi nell’atmosfera e ascoltare i commenti di mia moglie o di chiunque altro anche cinque fila più in là. Anzi, quando il giocatore fallisce un canestro dico anche le parolacce. Non si dovrebbe, lo so, ma non resisto». Al suo fianco c’è Maria Rita, la sua speaker personale, che gli descrive le azioni sul campo cercando di sovrastare il baccano circostante. «Ma è sempre più difficile. Il più delle volte non riesco a sentire quello che Maria Rita mi racconta all’orecchio, vista la bolgia che c’è nel palazzetto. Per fortuna negli ultimi anni alcune radio locali trasmettono la radiocronaca in diretta e io posso seguire la partita in tempo reale con le cuffiette e festeggiare nei tempi giusti. Purtroppo dall’anno scorso le radio trasmettono in streaming con un ritardo nella trasmissione e io capisco solo dal boato del palazzetto quel che è accaduto, ma non come, né per mano di chi. È frustrante. Maria Rita cerca di raccontarmi l’azione, di dirmi chi ha segnato, mi strattona per il braccio, ma io non capisco, c’è troppo baccano. E così non mi godo la partita. Mi auguro che quest’anno il club metta a disposizione un servizio di radiocronaca all’interno del palazzetto anche perché non sono l’unico tifoso che ne ha bisogno, ci sono moltissimi ipovedenti con i miei stessi problemi».
Nonostante le difficoltà Gianfranco non ha nessuna intenzione di restare a casa. «Non mi perderei il prossimo campionato per nulla al mondo. Per la verità l’anno scorso, prima che arrivasse Pozzecco, ci ho pensato: mi stavo annoiando. Poi è arrivato lui ed è cambiato tutto: al palazzetto si respira un’energia incredibile».
Il momento più bello vissuto al PalaSerradimigni? «Quando ho incontrato Pozzecco. Ci siamo incrociati, lui mi ha riconosciuto e ci siamo abbracciati forte. È lui il segreto della riscossa della Dinamo, l’ho capito da quell’abbraccio. Lui la Dinamo la “vede” col cuore proprio come me».
Per ora esiste una sola bottiglia. Il futuro commercio servirà ad aiutare l'economia delle zone intorno all'ex centrale nucleare
repubblica online di GIACOMO TALIGNANI
CHISSA' se James Bond, ordinando un vodka martini, lo chiederebbe ugualmente "agitato, non mescolato" se sapesse che è fatto con l'"Atomik". E' così che si chiama la prima vodka al mondo realizzata con il grano di segale proveniente dalla zona di alienazione di Chernobyl. L'ha creata un gruppo di scienziati guidato dal professor Jim Smith dell'Università di Portsmouth: lo scopo è dimostrare che l'area della famosa centrale nucleare, in stato d'abbandono dall'incidente del 1986, può ancora dare i "suoi frutti" e offrire prodotti da poter commerciare. In più, la Chernobyl Spirit Company - così si chiama la società che produce la vodka - intende aiutare con i proventi delle vendite le comunità ucraine dell'area ancora in declino dai tempi del disastro nucleare.
L'Atomik è una vodka artigianale realizzata con grano di segale contaminato e acqua sempre proveniente dall'area della centrale: se vi state chiedendo se sia o meno radioattiva la risposta è "naturalmente, no", dice il professor Smith. "E' radioattiva come qualsiasi altra vodka - scherza il ricercatore che ha avviato il progetto -. Abbiamo preso il grano dai campi e l'acqua dalle falde acquifere di Chernobyl e tutto è stato distillato. Quando si distilla qualcosa le impurità rimangono nel prodotto di scarto".
"I fantasmi di Chernobyl": vivere tra le radiazioni nella zona proibita, circondati dai turisti in coda per un selfie - Il documentario
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La vodka è stata successivamente analizzata dai chimici dell'Università di Southampton, ateneo dotato di un laboratorio per analisi sulla radioattività: non c'era alcuna traccia di pericolo. "Tutto sotto controllo" sostiene Smith. Uno scienziato ucraino che ha partecipato al progetto della Chernobyl Spirit Company, Gennady Laptev, ha raccontato alla Bbc che lo scopo di creare questo "spirit" era proprio quello di dimostrare come la terra abbandonata potesse essere ancora utile. "Non bisogna semplicemente abbandonare la terra. Possiamo usarla ancora in diversi modi e produrre cose che saranno prive di radioattività". Inoltre, con spirito altruista, la Atomik servirà ad aiutare le comunità vicine all'area di Chernobyl come ad esempio Narodichi, cittadina che ancora oggi paga le conseguenze economiche del famoso incidente. Lo stesso professor Smith, che lavora su Chernobyl dagli anni Novanta, si è detto colpito dal fatto che mentre il paesaggio e la natura si sono lentamente riprese, le condizioni economiche della zona siano invece ancora molto arretrate. "Mancano servizi sanitari, posti di lavoro, investimenti. Speriamo che questo progetto possa aiutare" chiosa lo scienziato. Descritta come una vodka dalle note fruttate e dal sapore di segale, oltre che consigliata "sia per il martini sia mescolata con lo champagne", la Atomik è rappresentata al momento da una sola bottiglia. In un anno però i ricercatori contano di produrre almeno 500 bottiglie. I clienti potenziali? Tutti, spiegano i produttori, ma soprattutto sarà proposta ai tanti turisti che tra serie tv, curiosità e marketing oggi stanno visitando sempre di più le aree abbandonate intorno alla centrale.
La New Safe Confinement, nuova struttura di messa in sicurezza sopra il vecchio sarcofago copre il reattore danneggiato n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl. Gleb Garanich / Reuters
Il 26 aprile 1986, il nucleo di un reattore esplose nella centrale nucleare di Chernobyl, rilasciando enormi quantità di materiale radioattivo come il corio, l’uranio e il plutonio.
Nei mesi successivi al disastro, i lavoratori si affrettarono a costruire una copertura, o “sarcofago”, per prevenire la diffusione di contaminanti.
Il sarcofago ora è pericolante sul punto di collassare.
Il mese scorso, la società ucraina che gestisce lo stabilimento di Chernobyl ha siglato un accordo da 78 milioni di dollari per abbattere la struttura, che ora è circondata da un guscio da 32.000 tonnellate.
L’incidente della centrale nucleare di Chernobyl è ampiamente considerato uno dei peggiori disastri nucleari.
Il 26 aprile 1986, il nucleo di un reattore nucleare nell’impianto si aprì durante un normale test di sicurezza, inviando pennacchi di materiale radioattivo nell’aria. L’esplosione e i successivi incendi hanno liberato una diffusa contaminazione in tutta Europa, ma il sito più contaminato è stato di gran lunga il reattore abbattuto n. 4, dove si è verificato l’incidente.
Meno di due mesi dopo il disastro, circa 600.000 addetti alla pulizia sovietici si misero in azione per costruire un “sarcofago”, o copertura massiccia, attorno al reattoreper bloccare materiali radioattivi come il corio, l’uranio e il plutonio. Il processo ha esposto molti lavoratori a livelli pericolosi di radiazioni e almeno 31 persone sono morte per malattia acuta da radiazioni.
La copertura è stata progettata per essere robusta – era costituita da 400.000 metri cubi di cemento e circa 7.260 tonnellate di acciaio – ma la costruzione fu fatta in fretta. Mentre i lavoratori si affrettavano a contenere il danno senza farsi male, non riuscirono a sigillare le articolazioni dell’edificio. Hanno anche lasciato delle falle nei soffitti, che hanno permesso all’acqua di entrare e di corrodere la struttura.
Adesso, l’intero sarcofago deve essere smantellato prima che precipiti.
Il sarcofago di Chernobyl nel 1998. Efrem Lukatsky / Reuters
La società ucraina che gestisce l’impianto di Chernobyl, SSE Chernobyl NPP, ha detto in una dichiarazione online che le valutazioni di esperti hanno rivelato che il sarcofago aveva una “altissima” probabilità di collasso. Solo la gravità ha tenuto la struttura legata ai suoi blocchi di supporto, ha affermato la compagnia.
Quindi, il 29 luglio, ha firmato un contratto da 78 milioni di dollari con una società di costruzioni per smantellare il sarcofago entro il 2023.
Gli operai edili dovranno rinforzare il sarcofago man mano che le sue parti vengono smontate (con l’aiuto di gru robotizzate). I pezzi verranno quindi puliti e spediti per il riciclaggio o lo smaltimento.
Gli operai edili assemblano un enorme arco in acciaio presso lo stabilimento di Chernobyl il 27 novembre 2012. Efrem Lukatsky / AP Foto
“La rimozione di ogni elemento aumenterà il rischio di crollo delle pensiline che a sua volta causerà il rilascio di grandi quantità di materiali radioattivi” ha detto la società in una dichiarazione.
Ma qualsiasi radiazione che viene rilasciata probabilmente non arriverà fin nell’atmosfera. Negli ultimi nove anni, i lavoratori hanno costruito un guscio di 32.000 tonnellate attorno al sarcofago. Le sue partisono state assemblate in Italia, quindi consegnate al cantiere tramite 18 navi e 2.500 camion.
Il guscio completo, noto come New Safe Confinement, è stato sistemato nella sua posizione finale nel 2016, a quel punto è diventato il più grande oggetto terrestre mai mosso dagli umani. La struttura è stata presentata al pubblico a luglio. Si prevede che l’area rimarrà confinata per un altro secolo, dando ai lavoratori abbastanza tempo per riparare il sito.
Una volta che il sarcofago è stato smantellato, i lavoratori inizieranno il gigantesco compito di ripulire le scorie radioattive che ancora persistono nel reattore n. 4. Il processo prevede l’aspirazione di particelle radioattive e la pulizia della miscela “lava” che si è formata quando i lavoratori sovietici hanno scaricato sabbia, piombo e boro nel reattore in fiamme.
Si prevede che questi lavori dureranno fino al 2065. A quel punto, gli scienziati stimano che le radiazioni dell’incidente avranno portato a oltre 40.000 casi di cancro.
Cercando un incipit a post intervista a Sergio Cammaniere mi viene da canticchiare La fine di tutti i guai che poi da il titolo al suo ultimo album . Ora lo so che m'ero promesso di non citarla , non perchè non sia bella sia musicalmente sia per il videoclip un capolavoro di eleganza, semplicità e originalità ! , in quanto troppo abusata a scapito dele altre canzoni in particolare le mie preferite : danzando nel vento , io so , se conosci il blues , il tuo amico di sempre ( di cui trovaste sotto il video )
Ecco che finito di canticchiarla ritrovo l'email con le sue risposte alle mie domande . E credo che bastino queste per il post senza grandi ricami introduttivi .
1) parliamo del tuo ultimo disco "La fine di tutti i guai" uscito lo scorso 10 maggio. Undici tracce che compongono un grande viaggio musicale nei generi e nelle citazioni come fa il tuo ultiumo disco "La fine di tutti i guai" , il decimo da cantautore, uscito lo scorso 10 maggio. Come fa Un disco un bellissimo disco di Undici tracce che compongono un grande viaggio musicale nei generi e nelle citazioni ad essere considerato un disco d'amore se dal titolo e dall'ascolto del singolo fine dei guai sembra più un cd interiore ? La duttilità che caratterizza questo disco è la naturale evoluzione di alchimie consolidate, a partire dalla storica continuità collaborativa con Roberto Kunstler, che ha scritto i testi, ma anche da una sapiente chiave strategica perfettamente in linea con i moderni temi dell'ecumenismo interculturale.
2) come sei riuscito a fare una riuscita svolta pop e black, senza tradire l’amato jazz che ti aveva portato alla ribalta a Sanremo 2002 con l'indimenticabile brano Tutto quello che un uomo ?
La fine di tutti I guai è il mio decimo album da cantautore, ma nel frattempo ho lavorato per il cinema ed il teatro, pubblicando una ventina di colonne sonore e abbracciando tutti i generi musicali. Questo nuovo disco è una sintesi di tutti quei contenuti musicali che appartengono al mio mondo. Ci troviamo le sonorità jazz, i ritmi e le contaminazioni latine, il blues, l’ immancabile 6/8 nel brano “Ma stanotte dimmi dove stai”, ma anche un po’ di country rock e soul. È un disco in qualche modo diverso dagli altri, ma che segue comunque un principio di continuità; alla base sono spinto sempre da una grande curiosità, dalla voglia di sorprendere attraverso gli arrangiamenti dei brani. L’aspirazione e le premesse sono le solite, tutto parte dalle mie composizioni pianistiche
3) quale testo hai usato di “Io so”, un canto di gioia e di speranza dalle atmosfere pasoliniane, quello che avevi suonato nel 1997 al Premio Tenco, di cui esisteva una versione da studio incisa da Roberto Kunstler ma con un altro testo o una nuova versione ?
In tutti questi anni ci ha unito l’amore verso la poesia, oltre che la musica stessa. Insieme cerchiamo di creare delle canzoni che rimangano nel tempo, non pezzi destinati ad una sola stagione, bensì brani che ci auguriamo possano essere ricordati come quelli dei nostri grandi maestri e predecessori. È una nobile ambizione, con “Tutto quello che un uomo” ci siamo riusciti e a distanza di 16 anni dalla sua pubblicazione è uno dei brani più coverizzati in Italia, basta entrare su youtube e cliccare il titolo, vengono fuori migliaia di interpretazioni diverse, anche in altre lingue. Credo che lo scopo di ogni musicista sia proprio questo, fare in modo che le proprie opere siano fruite nello spazio e nel tempo, regalando a più persone possibili un momento di pace e di serenità. In questi anni, spinti dal desiderio che ci accomuna e innamorati dell’endecasillabo, dell’ottonario mascherato, dell’alessandrino, siamo stati molto attenti a non usare accenti errati, evitando le aporie. Trattandosi di musica sappiamo che ogni parola comunque è suono, quindi non ci accontentiamo più solamente di un bel testo, ma vogliamo che i testi delle canzoni suonino al massimo delle loro possibilità. Quando la parola deve stare dentro il periodo musicale, usiamo spesso formule certosine, trattasi di intarsi very e propri. Curiamo le bozze quotidianamente insieme ore e ore su skype cercando la giusta parola che deve entrare in quella specifica misura musicale. Una canzone comunque è fatta di melodia, armonia, tempo e parole. La melodia non è altro che un susseguirsi di note nel tempo una dopo l’altra o di alcune note concomitanti seguite da altre, mentre il tempo scorre. L’armonia è la veste complessiva ed è anche la griglia sulla quale ogni singola nota si appoggia, insieme alla melodia si muove la triade armonica, la prima la terza e la quinta…. L’armonia a volte può avere delle sostituzioni, come accade spesso nel jazz, aggiungendo nuovi accordi…. Le nostre canzoni sono concepite in modo da fornire a chi le risuona la possibilità di fare interventi che cambino l’armonia, il tempo, ma anche la struttura: l’inizio, il centro o la coda del pezzo. Nel ‘ 97 a Sanremo al premio Tenco cantai il brano “Io so”, ma se vai a confrontarlo con il testo che ho cantato ultimamente nell’album noterai che sono cambiate alcune rime e quasi tutte le chiusure delle quartine, è un brano sempre aperto, work in progress.
4) in una recente intervista a https://recensiamomusica.com tu hai detto : << ( ... ) Purtroppo la musica in Italia è finita da quando non ci sono più artisti come Lucio Dalla, Pino Daniele e Lucio Battisti. Nel mio piccolo, attraverso la mia musica, cerco di trasmettere riferimenti e valori a loro affini. >>quindi vuol dire che non c'è ormai nessuno\a che abbia raccolto l'eredità? oppure qualcuno\a si trova cercando fuori dai circuiti ufficiali ?
La canzone d’autore ormai si rivolge ad un pubblico di nicchia, così come il jazz o la musica classica. Quello che preoccupa sono le nuove mode e tendenze nella canzone pop italica, sempre più lontana dalla tradizione melodica, quella dei Tenco, Modugno, Guccini.
5)Mi racconti la tua storia con Rino Gaetano?
Eravamo nella stessa casa discografica, la IT di Vincenzo Micocci ed ho scoperto di avere un legame di parentela con lui soltanto dopo la prematura scomparsa. Nella primavera del ‘96, ricordo quel pomeriggio come fosse ieri. Maria, la madre di Rino, mi contattò e mi disse che avrebbe voluto incontrarmi, ci vedemmo per un caffè e mi rivelò che io e Rino avevamo avuto lo stesso nonno, mio padre e lei erano fratello e sorella. Maria Gaetano era figlia illegittima di mio nonno Francesco, per via di quelle articolate vicende che spesso capitano nelle famiglie del sud quando sono troppo numerose. La prima cosa che ho pensato è stata: - allora è vero che la passione per la musica è nel sangue-, poi mi sono tornate in mente le sue canzoni e mi sono accorto di ricordarle ancora tutte, è stato un pomeriggio emozionante, abbiamo parlato di Rino, di quanto avrebbe ancora dato alla musica italiana se quell’alba maledetta non fosse andato incontro ad un destino beffardo. Certamente, lui è stato un precursore dei tempi, una voce fuori dal coro, realista e malinconico, al tempo stesso profondo e auto-ironico. Non per niente canzoni come Gianna o Ma il cielo è sempre più blù sono ancora nella memoria di tutti. Uno dei suoi mitici cilindri, quello con cui si presentò a Sanremo, mi è stata regalato da sua sorella Anna: avrà pensato che quella tuba con me sarebbe stata in cassaforte, ed infatti è così. Rino era un uomo che non cedeva a compromessi, ha scritto canzoni che ancora oggi sono attuali. Avrei voluto conoscerlo ed averlo come amico, per scrivere insieme, ridere e magari tornare ogni estate alla nostra terra e al nostro mare. Una cosa insieme alla fine però l’abbiamo fatta, esiste e si può facilmente trovare. Cercando sul canale Sky on demand il format “33giri master” viene fuori una puntata intitolata “Mio fratello è figlio unico” completamente dedicata all’album di Rino Gaetano. Nel filmato risuono con il mio piano questa canzone sulla voce indimenticabile di Rino.
6) Come si fa a mandare avanti il cantautorato italiano, con le case discografiche che invece spremono come un limone l’artista? Come contemperare questo sistema attuale?
Ad un giovane aspirante cantautore potrei portare il mio esempio e dire che per raggiungere l’ obbiettivo si devono compiere sacrifici necessari, nel mio caso ho lasciato la mia terra e pian piano son riuscito a creare una certa indipendenza, non solo suonando ma anche facendo lavori più svariati: dall'aiuto orafo al runner per una agenzia di assicurazioni, dal pianista nei posti più strani al venditore di frutti di mare appena pescati. Fondamentale e, quindi determinante, è vivere alla giornata, senza rincorrere la notorietà, e poi fare la gavetta, quella che mi ha portato prima a suonare in tutti i locali, dalla Lombardia alla Calabria isole comprese, e dopo alla consacrazione. Il successo comunque e qualcosa che si costruisce nel tempo, con l’esperienza, ascoltando quelli più bravi, soprattutto la Musica dei grandi Maestri, con umiltà.
è passato qualche giorno e come un tormentone estivo questa canzone già citata in un post precedente mi porta non solo a condividere tale riflessione
Nadia SivigliaPubblicato il 28 dic 2009Pubblicato il 28 dic 2009
ISCRIVITI 9Chissà se i grandi del mondo hanno i sensi di colpa...Chissà se quando ordinano le guerre pensano ai bambini, ai loro occhi, alla loro tristezza, alla fame, alle sofferenze. Bambini che non crescono, perché non mangiano o, ancor peggio, perché mettono loro in mano un fucile e li spingono a sparare ad un nemico che non conoscono. Alcune immagini riflettono guerre dimenticate, sopite o concluse, ma sono state inserite per il loro valore e drammaticità.
ma ad estenderla perchè se c'è la guerra è anche colpa nostra e della nostra indifferenza che anzi che sopire o meglio farlo morire e non alimentarlo lo alimentiamo dando retta al primo capo popolo ed politicante che lo trasmette . Infatti come dice anche questo graphic novel, scritto da Matteo Mastragostino e disegnato da Alessandro Ranghiasci
. la guerra non è mai finita . «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre». Primo Levi
Marco Antonio Pasin, nuorese, si è tuffato più volte. Nel 2005 è stato premiato per il suo coraggio al Quirinale
Leggendo le notizia che trovate sotto e il precedente mi viene in mente una parafrasi di una vecchia ed omonima canzone degli anni '60 stessa spiaggia stesso mare 🤣😁.
la nuova sardegna 4\8\2019
Budoni, dopo 3 anni ritrova l’angelo che le salvò la vita
Federica incontra per caso il poliziotto-eroe nel punto in cui rischiò di annegare Marco Antonio Pasin portò fuori dal mare agitato la donna e altre 4 persone
Budoni
Dopo tre anni, nella stessa spiaggia in cui aveva rischiato di annegare, Federica Zedda di Siamanna ha incontrato per caso il suo angelo salvatore. Il fato ha voluto che Marco Antonio Pasin, poliziotto in forza alla stradale di Frosinone ma nuorese di nascita, tornasse nella spiaggia di Sa Capannizza, nel lungomare di Budoni. Un luogo che ricorda bene, perché nell'estate 2016 si era reso protagonista di un salvataggio plurimo a causa di un improvviso cambiamento delle condizioni del mare: cinque persone avevano rischiato di annegare ed erano riuscite a salvarsi proprio per l'eroismo del poliziotto.Dopo aver steso l’asciugamano, Pasini si è trovato di fronte una ragazza che dopo averlo guardato si è avvicinata e tenendo un bimbo per mano gli ha detto: “Ciao, devo di nuovo dirti grazie perché se non fosse stato per te mio figlio non sarebbe venuto al mondo. Se quel giorno non ti fossi tuffato per trarmi in salvo ne io ne lui saremmo qui”. Entrambi si sono poi commossi ricordando quel giorno di luglio del 2016. Una splendida giornata di sole con migliaia di persone ad affollare la spiaggia grande di Budoni, il mare ingrossatosi improvvisamente, aveva però messo in difficoltà tante persone. Marco Antonio, che nel 2005 aveva già ricevuto una medaglia di bronzo dal Quirinale per aver salvato dalle onde un malcapitato, non ci aveva pensato due volte e si era subito tuffato. Prima aveva raggiunto riportato a riva una bimba di sei anni poi subito dopo un sedicenne. Vicino a lui c’era un altro ragazzino in balia delle onde e il poliziotto assieme ad un altro turista coraggioso, Domenico Chiacchio, aveva tratto in salvo anche lui.Ma non era ancora finita perché una donna, proprio Federica, veniva trascinata al largo dalla corrente. Marco Antonio ha continuato a nuotare e non senza difficoltà a causa della stanchezza l’aveva agganciata e riportata a riva. “Abbiamo ricordato insieme quei momenti drammatici”, spiega Marco Antonio che vive con la moglie e i quattro figli a Frosinone ma torna ogni anno in Sardegna per le vacanze.“Quando l’ho raggiunta, le gambe non le sentivo più, ero stremato, la stavo lasciando perché non ce la facevo più: lei mi ha preso il braccio e mi ha implorato. Non lasciarmi, ti prego perché a riva c’è una bambina che mi sta aspettando. Mi sono fatto forza e piano piano, siamo riusciti a guadagnare la riva ma è stata dura davvero. Un emozione unica quindi rivedere Federica – prosegue – lei si è messa a piangere e mi sono commosso anche io, quando lei mi ha detto ti devo ringraziare perché senza di te non sarebbe nato Luca, che ora ha un anno e mezzo, poi mi ha presentato suo figlio”
Lo so che non è sempre è bello smontare li miti e le leggende perchè si fa a toccare l'identità di ciascuno di noi ma tale lavoro fa va fatto per evitare sia castronerie come questa
ho deciso di applicare quanto dice questo articolo di cui trovate qui il testo originale de d integrale con delle aggiunte messe in corsivo e altri miti \ luoghi comuni da smontare : << Il popolo italiano davvero voleva l'Unità, o l'Italia come la conosciamo è stata soltanto una macchinazione dei massoni? Mussolini è stato traviato da Hitler? I partigiani erano tutti dei comunisti che portavano avanti una guerra civile ideologica? Questi tre sono soltanto alcuni dei temi storici che ancora oggi spaccano l'opinione nel nostro paese, e attorno a cui si creano dei falsi miti.
Un po' perché in generale ogni scusa è buona per schierarsi, anche a costo di forzare la memoria dei fatti; e un po' perché effettivamente gran parte della storia italiana è complessa e si presta a interpretazioni tirate per le maniche. Così abbiamo deciso di smontare o valutare alcuni degli stereotipi più abusati sulla storia italiana: quelli che ancora oggi restituiscono al presente delle forzature pretestuose per perorare cause politiche e sociali.>> ed usare strumentalmente contro l'avversario politico . E facendo sciacallaggio su temi che ancora sanguinano come le foibe ed l'esodo Istriano- dalmata facendo diventare menzogna verità e verità menzogna o nascondendo una parte della storia ed ingigantendone un altra , per giunta istituzionalizzandola con il giorno del ricordo .
a questo STEREOTIPO 2: L'UNITÀ D'ITALIA È STATA UNA FARSA ORGANIZZATA DAI MASSONI, IL POPOLO NON VOLEVA L'UNIFICAZIONE, E GARIBALDI È STATO UN DELINQUENTE ASSASSINO. aggiungo che anche a sinistra si dice che l'unità d'italia fu solo fatta da una classe borghese . Castroneria ideologica . In quanto ci furono anche i " proletari " vedi i cacciatori dele alpi ( seconda guerra d'indipendenza ) e poi i mille . Certola borghesia contribui anch'essa ed vedere il film sopratttutto il finale
Perchè come testimonia anche il film specialmente queste due scene
di noi credevamo ( film del 2010 diretto da Mario Martone su sceneggiatura dello stesso regista e di Giancarlo De Cataldo, liberamente ispirato a vicende storiche realmente accadute e al romanzo omonimo di Anna Banti. ) l'Unità realizzata da uomini di potere per i propri interessi, senza un autentico coinvolgimento del popolo che fu usato vedi Garibaldi
ed ecco le mie
Le foibe ed l'esodo sono solo opera dei comunisti di Tito e di Stalin ?
Esattamente quattordici anni fa, nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila ( anche se alcuni studi dicono di meno , ma a mio avviso questo ha poca importanza perchè su certe tragedie è difficile avere numeri certi ed esatti in quanto Per estensione i termini "foibe" e il neologismo "infoibare" sono diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi. Si stima che le vittime in Venezia Giulia e nella Dalmazia siano state circa 11 000, comprese le salme recuperate e quelle stimate, più i morti nei campi di concentramento jugoslavi ) torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale.
La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Soprattutto perchè a causa , ne parlato in diversi miei post . a causa della guerra fredda cade il silenzio , alvo poche voci che non ci stessero . Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate senza strumentalizzazioni sorta ne da una prte ne dal'altra vista la complessità dele vicende del confine orientale che ha visto agire ed evolversi in una sola zona il Fascismo , il nazismo , il comunismo con annessi i loro crimini . Le colpe quindi non furono solo dei comunisti ma anche di chi c'era prima quindi vanno distribuite e contestualizzate
Gli anni 60\80 furono dominati dalla sinistra ed causa loro se siam cosi oggi . Sono loro con i loor cattivi maestri e le uccisioni e stragi i cosiddetti anni di piombo .
Fesseria e ipotesi più stramba di cosi non si può perchè : 1 ) il periodo in questione fu uno dei più fecondi per le innovazioni e trasformazioni sociali e culturali ( statuto dei lavoratori , partecipazione degli studenti e dei genitori nelle istituzioni scolastiche divorzio aborto , nuovo diritto di famiglia , abolizione del delitto d'onore ) che si sono affermante e che ora sono state ed continuano ad esserlo distrutte dall'interno per paura di proteste se si aboliscono direttamente . Quindi non oltre che uno dei più terribili , droga ( eroina in particolare ) , repressione e reazione del potere alle richieste di cambiamento ed paura che la sinistra parlamentare salisse a governo [ strategia della tensione e bombe di stato sui treni e nelle piazze ] , omicidi di politici, giornalisti , operai , magistrati e forze dell'ordine da parte di frangie della sinistra extra parlamentare o almeno gran parte d'essa comunemente e chiamati etichettatati solo ed esclusivamente come anni di anni di piombo ,. 2) non tutti furono anche se furono influenzati appartenenti o simpatizzanti della sinistra extra parlamentare ci furono : sia chi passo come l'autore del romanzo autobiografico il fascio comunista e alcuni esponenti dell 'extra sinistra parlamentare dalla destra a sinistra sia anche i cosiddetti "cani sciolti", ( di cui parla , la serie cani sciolti edita Sergio Bonelli Editore, esordita a novembre 2018 sotto l'etichetta Audace ed ancora in corso di pubblicazione . vedere del trailer sotto )
ovvero quelle persone aperti ai cambiamenti, tutti in qualche misura "ribelli" rispetto alle generazioni che li hanno preceduti. ci fu poi ( e parte c'è ancora oggi ) anche la destra extraparlamentare ( qui magiori news sia di quella europea che di quella italiana ) ed
quella a metà tstrada fra una e l'altra la cosidetta maggioranza silenziosa (in inglese silent majority) è quella parte ritenuta maggioritaria in una data società che non esplicita pubblicamente le proprie opinioni ed è generalmente scarsamente partecipante alla vita politica ma che spesso la 3 ) la colpa non è solo di alcuni appartenenti alle due frange che come capita in ogni movimento poi voltano gabbana e da incendiari diventano pompieri , ma della classe politica che dopo aver accolto alcune proposte e sconfitto ed usato per aderire alla politica Usa e alla teoria della guerra fredda non seppe incanalare finendone per essere disintegrata ( con il croillo di tale sistema politico \ culturale con i fatti del 1989\92 ) ed arrivare dove siamo ora a livello parlamentare \ istituzionale i frutti che aveva raccolto facendoli appassire 4) quel periodo pur fra molte ambiguita secondo Giovanni Giardi non portarono e furono solo anni di piombo come testimoniano questi interessanti libri :
può costituire un’occasione per ripensare a quegli anni interrogandoci sulle categorie interpretative attraverso le quali guardiamo a quel periodo e a quello, immediatamente precedente, che lo ha generato (il Sessantotto). ed anni 70 e utile per capire il cosidetto refliusso
anticipo tutti quelli che mi diranno cose del genere per il mio precedente post ( https://bit.ly/2KhuM4s ) i cui racconto al storia del bandito andrè spada ed ad essi dedico la canzone , sotto il post qui nella versione dei Guns & Rose
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ma come critichi la criminalità vedi i fatti Corinaldo e poi elogi le imprese di un bandito di un assassino boh .
IO
E' vero sono entrambe atteggiamenti criminali . Ma c'è criminalità e criminalità . In conto è quella da te citata che è senza codici etici . un altro è ( forse perchè sono cresciuto nel sud o in una regione ai margini della nostra storia nazionale ) quella del banditismo e delle disamistade originate in una economia e una società agro pastorale sopravvissuta ed lotta per non morirew allo sfruttamento economico delle varie dominazioni che sono susseguite fino all'unità d'italia ed ancora continuano come quella sarda ( e credo non ho conoscenze specifiche in merito ) e che oggi in un mutato clima sociale ( anche se lo sfruttamento continua ) continuano ad esistere diventando solo criminalità e basta avendo perso quel particolare che la aveva caratterizzate . Infatti le il post a cui tiu riferisci era un post nostalgico come testimoniato dal tag #criiminalitàdiunavolta