6.8.19

la fine di tutti i guai spiegato da Sergio Cammariere

Cercando un incipit     a post  intervista      a Sergio Cammaniere    mi viene  da  canticchiare  La fine di tutti i guai  che  poi da  il titolo    al suo ultimo  album . Ora        lo  so che  m'ero  promesso    di non citarla    ,  non perchè non sia bella  sia    musicalmente     sia per  il  videoclip  un capolavoro di eleganza, semplicità e originalità ! , in quanto  troppo abusata  a  scapito  dele altre canzoni  in particolare  le mie preferite   : danzando   nel vento , io  so ,  se  conosci il blues  , il  tuo amico di sempre  (  di cui trovaste  sotto  il  video  ) 



Ecco che   finito  di  canticchiarla    ritrovo    l'email con le  sue  risposte    alle mie  domande  . E credo che   bastino    queste    per  il  post    senza  grandi ricami introduttivi . 

1)  parliamo del tuo ultimo disco "La fine di tutti i guai"   uscito lo scorso 10 maggio. Undici tracce che compongono un grande viaggio musicale nei generi e nelle citazioni come  fa  il  tuo  ultiumo  disco  "La fine di tutti i guai" ,  il decimo da cantautore, uscito lo scorso 10 maggio. Come  fa  Un disco un bellissimo  disco    di Undici tracce che compongono un grande viaggio musicale nei generi e nelle citazioni  ad essere  considerato un disco  d'amore     se   dal titolo e  dall'ascolto  del  singolo  fine dei  guai sembra  più  un cd  interiore ? La duttilità che caratterizza questo disco è la naturale evoluzione di alchimie consolidate, a partire dalla storica continuità collaborativa con  Roberto Kunstler, che ha scritto i testi, ma anche da una sapiente chiave strategica perfettamente in linea con i moderni temi dell'ecumenismo interculturale.

2) come sei riuscito a fare una riuscita svolta pop e black, senza tradire l’amato jazz che  ti  aveva   portato alla ribalta a Sanremo 2002 con l'indimenticabile brano Tutto quello che un uomo  ?

La fine di tutti I guai è il mio decimo album da cantautore, ma nel frattempo ho lavorato per il cinema ed il teatro, pubblicando una ventina di colonne sonore e abbracciando tutti i generi musicali. Questo nuovo disco è una sintesi di tutti quei contenuti musicali che appartengono al mio mondo. Ci troviamo le sonorità jazz, i ritmi e le contaminazioni latine, il blues, l’ immancabile 6/8 nel brano “Ma stanotte dimmi dove stai”, ma anche un po’ di country rock e soul. È un disco in qualche modo diverso dagli altri, ma che segue comunque un principio di continuità; alla base sono spinto sempre da una grande curiosità, dalla voglia di sorprendere attraverso gli arrangiamenti dei brani. L’aspirazione e le premesse sono le solite, tutto parte dalle mie composizioni pianistiche 

3) quale testo hai usato di “Io so”, un canto di gioia e di speranza dalle atmosfere pasoliniane, quello  che  avevi suonato nel 1997 al Premio Tenco,  di cui esisteva una versione da studio incisa da Roberto Kunstler ma con un altro testo o   una  nuova  versione  ?

 In tutti questi anni ci ha unito l’amore verso la poesia, oltre che la musica stessa. Insieme cerchiamo di creare delle canzoni che rimangano nel tempo, non pezzi destinati ad una sola stagione, bensì brani che ci auguriamo possano essere ricordati come quelli dei nostri grandi maestri e predecessori. È una nobile ambizione, con “Tutto quello che un uomo” ci siamo riusciti e a distanza di 16 anni dalla sua pubblicazione è uno dei brani più coverizzati in Italia, basta entrare su youtube e cliccare il titolo, vengono fuori migliaia di interpretazioni diverse, anche in altre lingue. Credo che lo scopo di ogni musicista sia proprio questo, fare in modo che le proprie opere siano fruite nello spazio e nel tempo, regalando a più persone possibili un momento di pace e di serenità. In questi anni, spinti dal desiderio che ci accomuna e innamorati dell’endecasillabo, dell’ottonario mascherato, dell’alessandrino, siamo stati molto attenti a non usare accenti errati, evitando le aporie. Trattandosi di musica sappiamo che ogni parola comunque è suono, quindi non ci accontentiamo più solamente di un bel testo, ma vogliamo che i testi delle canzoni suonino al massimo delle loro possibilità. Quando la parola deve stare dentro il periodo musicale, usiamo spesso formule certosine, trattasi di intarsi very e propri. Curiamo le bozze quotidianamente insieme ore e ore su skype cercando la giusta parola che deve entrare in quella specifica misura musicale. Una canzone comunque è fatta di melodia, armonia, tempo e parole. La melodia non è altro che un susseguirsi di note nel tempo una dopo l’altra o di alcune note concomitanti seguite da altre, mentre il tempo scorre. L’armonia è la veste complessiva ed è anche la griglia sulla quale ogni singola nota si appoggia, insieme alla melodia si muove la triade armonica, la prima la terza e la quinta…. L’armonia a volte può avere delle sostituzioni, come accade spesso nel jazz, aggiungendo nuovi accordi…. Le nostre canzoni sono concepite in modo da fornire a chi le risuona la possibilità di fare interventi che cambino l’armonia, il tempo, ma anche la struttura: l’inizio, il centro o la coda del pezzo. Nel ‘ 97 a Sanremo al premio Tenco cantai il brano “Io so”, ma se vai a confrontarlo con il testo che ho cantato ultimamente nell’album noterai che sono cambiate alcune rime e quasi tutte le chiusure delle quartine, è un brano sempre aperto, work in progress.

4) in una recente  intervista https://recensiamomusica.com  tu  hai detto  :  <<  (  ... )   Purtroppo la musica in Italia è finita da quando non ci sono più artisti come Lucio Dalla, Pino Daniele e Lucio Battisti. Nel mio piccolo, attraverso la mia musica, cerco di trasmettere riferimenti e valori a loro affini. >>quindi  vuol  dire  che   non c'è  ormai nessuno\a  che abbia raccolto l'eredità? oppure  qualcuno\a si trova  cercando fuori dai circuiti ufficiali  ?
  La canzone d’autore ormai si rivolge ad un pubblico di nicchia, così come il jazz o la musica classica. Quello che preoccupa sono le nuove mode e tendenze nella canzone pop italica, sempre più lontana dalla tradizione melodica, quella dei Tenco, Modugno, Guccini.

 5) Mi racconti la tua storia con Rino Gaetano?

Eravamo nella stessa casa discografica, la IT di Vincenzo Micocci ed ho scoperto di avere un legame di parentela con lui soltanto dopo la prematura scomparsa. Nella primavera del ‘96, ricordo quel pomeriggio come fosse ieri. Maria, la madre di Rino, mi contattò e mi disse che avrebbe voluto incontrarmi, ci vedemmo per un caffè e mi rivelò che io e Rino avevamo avuto lo stesso nonno, mio padre e lei erano fratello e sorella. Maria Gaetano era figlia illegittima di mio nonno Francesco, per via di quelle articolate vicende che spesso capitano nelle famiglie del sud quando sono troppo numerose. La prima cosa che ho pensato è stata: - allora è vero che la passione per la musica è nel sangue-, poi mi sono tornate in mente le sue canzoni e mi sono accorto di ricordarle ancora tutte, è stato un pomeriggio emozionante, abbiamo parlato di Rino, di quanto avrebbe ancora dato alla musica italiana se quell’alba maledetta non fosse andato incontro ad un destino beffardo. Certamente, lui è stato un precursore dei tempi, una voce fuori dal coro, realista e malinconico, al tempo stesso profondo e auto-ironico. Non per niente canzoni come Gianna o Ma il cielo è sempre più blù sono ancora nella memoria di tutti. Uno dei suoi mitici cilindri, quello con cui si presentò a Sanremo, mi è stata regalato da sua sorella Anna: avrà pensato che quella tuba con me sarebbe stata in cassaforte, ed infatti è così. Rino era un uomo che non cedeva a compromessi, ha scritto canzoni che ancora oggi sono attuali. Avrei voluto conoscerlo ed averlo come amico, per scrivere insieme, ridere e magari tornare ogni estate alla nostra terra e al nostro mare. Una cosa insieme alla fine però l’abbiamo fatta, esiste e si può facilmente trovare. Cercando sul canale Sky on demand il format “33giri master” viene fuori una puntata intitolata “Mio fratello è figlio unico” completamente dedicata all’album di Rino Gaetano. Nel filmato risuono con il mio piano questa canzone sulla voce indimenticabile di Rino.

6) Come si fa a mandare avanti il cantautorato italiano, con le case discografiche che invece spremono come un limone l’artista? Come contemperare questo sistema attuale

Ad un giovane aspirante cantautore potrei portare il mio esempio e dire che per raggiungere l’ obbiettivo si devono compiere sacrifici necessari, nel mio caso ho lasciato la mia terra e pian piano son riuscito a creare una certa indipendenza, non solo suonando ma anche facendo lavori più svariati: dall'aiuto orafo al runner per una agenzia di assicurazioni, dal pianista nei posti più strani al venditore di frutti di mare appena pescati. Fondamentale e, quindi determinante, è vivere alla giornata, senza rincorrere la notorietà, e poi fare la gavetta, quella che mi ha portato prima a suonare in tutti i locali, dalla Lombardia alla Calabria isole comprese, e dopo alla consacrazione. Il successo comunque e qualcosa che si costruisce nel tempo, con l’esperienza, ascoltando quelli più bravi, soprattutto la Musica dei grandi Maestri, con umiltà. 

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