2.5.20

Don Haskins, il Martin Luther King bianco del Basket americano

Durante    periodi come  qiuesto  si scoprono  ( nel mio caso )  o  si  riscoprono   vecchi film  è  i caso   di



 Il bello    che  esso  è tratto  da  una storia    vera  . Infatti Glory Road racconta una storia di vittorie ottenute sia sul campo da basket, sia fuori dal terreno di gioco, in particolare nella lotta al razzismo . Vedere  siti d'approfondimento  ala  fine del post 

Egli  , per  quei tempi fece una cosa  rivoluzionaria   come potete  vedere  nei diversi  film    che trattano  la storia  degli Usa  negli anni 60 \80in particolare   maggiordomo alla  casa bianca   , tanto    che    fu    chiamato come riportato  da  https://giocopulito.it/don-haskins-il-martin-luther-king-bianco-del-basket-americano/



          Don Haskins, il Martin Luther King bianco del Basket americano

                                           di Roberto Consiglio




Il 4 Aprile 1968 veniva assassinato a Memphis, Martin Luther King. Nello stesso periodo, nel mondo dello Sport c’era un uomo che prese i suoi concetti di uguaglianza e li portò nel Basket scrivendo una storia di sport indimenticabile. Vi raccontiamo la vita di Don Haskins.
Martin Luther King Jr. era un pastore protestante ma anche attivista e politico statunitense che si battè contro la segregazione razziale in America e per i diritti civili degli afro-americani.
Per questa sua attività, caratterizzata dal concetto della non-violenza, King, nel 1964, vinse il Premio Nobel per la Pace. Il pastore, inoltre, in questo suo percorso, venne affiancato da un’altra figura molto importante nel campo dei diritti civili dei neri: Malcom X che, però, preferiva la violenza per raggiungere determinati traguardi.
L’azione di Martin Luther King non risparmiò nessun ambito della vita quotidiana americana. Tra questi non poteva mancare, manco a dirlo, il mondo dello sport.
Nel mondo sportivo americano l’azione rivoluzionaria del pastore protestante venne colta e portata avanti, in particolar modo, da Don Haskins. Egli, per chi non lo sapesse, era il coach bianco della squadra dei Miners legati al Texas Western College, nella cittadina texana di El Paso.
Nell’inverno 1965, guarda caso esattamente 10 anni dopo il gesto di Rosa Parks, Haskins iniziò a girovagare per tutti gli Stati Uniti con un intento ben preciso: cercare giovani talenti neri a cui affidare la rifondazione del suo team di pallacanestro.
In quello stesso 1965 Luther King aveva raggiunto il culmine della sua lotta contro la discriminazione razziale in America, che lo portò ad essere ucciso pochi anni dopo, nel nome del suo celebre motto “I Have A Dream”. Questa azione fece sì che venisse approvata la cosiddetta “Voting Rights Act”: una legge, di cui lo stesso Martin Luther King fu il promotore e che venne firmata dal presidente Lyndon Baines Johnson, che riconosceva il diritto di voti anche ai neri d’America.



La scelta di Haskins, in più, oltre a contribuire alla lotta di King ebbe anche degli effetti dal punto di vista dei risultati sportivi raggiunti sul campo. Nella Summer League del 1965, ad esempio, vennero fuori le qualità dei cestisti neri che Don aveva scelto di portare nella sua squadra.
In particolare si mise in evidenza la figura di Bobby Joe Hill. Esso, che era considerato un vero e proprio genio ribelle del mondo del basket, in quell’anno vinse la classifica dei punti messi a segno del torneo.
Joe Hill era la punta di diamante di quel gruppo di atleti afroamericani che vennero denominati i “seven niggas”. Da quel momento, in poi, i giocatori bianchi dei Miners diventarono la minoranza della squadra: 5 bianchi contro 7 atleti neri. Era la prima volta che avveniva un fatto del genere nel mondo del basket americano.
Questa storia cancellava, in un secondo, tutte quelle regole e quegli stereotipi razzisti che, da oltre un secolo, caratterizzavano la società del paese che veniva considerato “la più grande democrazia del mondo”.
Inoltre vi era un altro fatto: questa rivoluzione avveniva in uno degli stati più conservatori, il Texas, che componevano i già ultra-conservatori Stati Uniti meridionali. In questa parte di paese, per fare qualche esempio, i membri della setta razzista del Ku Klux Klan, nel periodo temporale tra il 1882 e primi anni ’50 del XX secolo, avevano ucciso, spinti da puri ideali razzisti, circa 5000 afroamericani, la maggior parte dei quali in giovane età.
Il 4 dicembre 1965 vi fu il debutto vero e proprio sul campo dei “nuovi” Miners contro l’Estearn New Mexico. Il clima in cui si svolse la partita non fu certo buono, dal punto di vista razziale, ed i giocatori neri allenati da Haskins vennero insultati pesantemente nel corso di tutto il match.
Le prime vittorie vennero descritte, dagli addetti ai lavori, come dei veri e propri colpi di fortuna e non venne minimamente presa in considerazione la bravura dei giocatori neri. Quando però la squadra di El Paso raggiunse la cifra record di 23 vittorie consecutive nessuno provò, nuovamente, a tirare in balla la sola fortuna.



A suon di vittorie i Miners si conquistarono, inoltre, il rispetto di gran parte del pubblico, sia proprio che della squadra avversaria. L’apoteosi si raggiunse, però, il 19 marzo 1966: quel giorno venne riscritta un pezzo di storia americana che non può essere relegata al solo mondo del basket. In quelle ore, infatti, era in programma la finale del campionato, presso la struttura del Cole Fields House di College Park nello stato del Maryland. Il giorno prima, purtroppo, si verificò l’ennesimo episodio razzista a cui Haskins decise di rispondere con una scelta parecchio coraggiosa: mandare in campo solamente giocatori neri.
La partita, per la cronaca, si chiuse con il punteggio di 72 a 65. Bobby Joe Hill, invece, risultò essere il miglior marcatore dell’incontro con 20 punti segnati.
La figura di Don Haskins, per queste ragioni, è ricordata, più che per gli schemi di gioco, per aver cercato di insegnare ai suoi atleti valori come l’unione e la condivisione. Dopo di lui, guarda caso, il numero dei giocatori neri nel mondo della pallacanestro americana, dal 5% degli anni ’50, aumentò fino a rappresentare i tre/quarti del totale nell’epoca attuale.
Lo stesso allenatore, però, è sempre rimasto molto nell’ombra e non si è voluto mai esporre troppo su questo fatto. Una volta, ad una domanda su quell’impresa raggiunta, rispose in maniera che più semplice non si può: “Io non ho fatto niente di strano: quel giorno misi in campo semplicemente i migliori giocatori della squadra. E risultò che erano tutti neri”.

per  approfondire  
https://it.wikipedia.org/wiki/Glory_Road  il  film che    racconta la   vicenda  

donne e terzo settore nel coronavirus \ codiv19

 ha  perfettamente ragione   questo editoriale  del mensile  grazia    magio  2020 



#Undisegnocontrolapaura: il mondo dei comics contro il coronavirus, 15 autori per 15 inediti
Disegno di Carlo Guarino
In un Paese normale la gestione familiare sarebbe equamente divisa tra le coppie. Invece tra smart working, lezioni online dei figli, cura delle casa o degli anziani, in questi mesi sono state soprattutto le mogli e le madri a sostenere il peso dell’emergenza. Ora la decisione di rinviare l’apertura delle scuole rischia di aumentare le disparità di genere nel nostro Paese, già primo in Europa per l’ingiusta distribuzione delle incombenze domestiche e delle retribuzioni nei luoghi di lavoro. Grazia ha chiesto a leader politici, sindaci ed esperti come evitare il ritorno delle mamme nei tinelli.  Infatti  L’epidemia ha messo le madri sotto scacco. Già le italiane erano prime in Europa per l’ingiusta ripartizione dei compiti domestici: si dovrebbe dividere tutto a metà con il partner, invece, dice Istat,le donne lavoratrici devono farsi carico ogni giorno anche di circa quattro ore di incombenze casalinghe, contro un’ora e 47 minuti dei maschi. E la Fase 2 rischia di far esplodere la situazione: sia provvedimenti come lo smart working, sia i congedi parentali diventerebbero una “gabbia digitale” per le donne. Una situazione che si somma a quello della bassa presenza femminile nel mondo del lavoro: solo il 49,5 per cento delle donne ha un’occupazione contro il 67,6 per cento degli uomini. Mentre la differenza di retribuzione è, in media, del 23,7 per cento, rivela Eurostat. Ora   Che cosa sta facendo la politica per evitare un arretramento senza ritorno? «L’emergenza ha soltanto acuito la fragilità della presenza delle donne nel mondo del lavoro, ma noi possiamo usare questa criticità per trasformare il sistema. Se non ora, quando?», risponde Elena Bonetti  --- GRAZIA  ---  ministra delle Pari Opportunità e della Famiglia e docente di Matematica all’università Statale di Milano. «Possiamo trasformarla in un’opportunità per attivare politiche inclusive.
È questo l’obiettivo del gruppo di lavoro che ho
istituito: 12 donne provenienti da realtà diverse che possono contribuire a progettare un Paese più paritario. I risultati scientifici più importanti di questa emergenza sono stati ottenuti proprio da ricercatrici. Io sono una scienziata e non mi sono stupita. Il mio obiettivo è valorizzare le donne nel mondo delle Stem: scienze, tecnologia, ingegneria e matematica. Anche il futuro nell’ambito dell’Intelligenza artificiale avrà bisogno di noi». In concreto, per l’emergenza sono in arrivo un nuovo assegno mensile universale per i figli, altri congedi parentali e i bonus per le baby sitter. «La custodia dei figli non è un fatto privato delle famiglie, all’interno delle quali sono sempre le donne a farsene carico», dice  sempre   la ministra. «Per questo ho voluto che il congedo fosse anche per gli uomini. Ora proseguiamo in questa direzione: che diventi premiante per le aziende concedere congedi ai padri». Queste misure basteranno? E non rischiano di riguardare solo le madri, imprigionandole in casa? Gli uomini ricorreranno mai ai congedi? «Alziamo la voce. Non è solo una questione delle donne, ma sociale», dice Giulia Blasi, scrittrice femminista, autrice del Manuale per ragazze rivoluzionarie (Rizzoli). «Come scienziate, o economiste, siamo invisibili. Tutti gli esperti scelti dal Governo su Covid-19 sono maschi (vedi a pagina 24, ndr). Si dà per scontato che durante le crisi le donne si rimettano a fare gli angeli del focolare». Eppure quelle in prima linea, dalle operatrici sanitarie alle commesse, sono in gran parte donne. Ma una vera divisione del carico di lavoro tra genitori è lontana. «Noi politici dobbiamo fare uno sforzo in più, com’è stato fatto per la legge Golfo-Mosca sulle quote rosa», dice Debora Serracchiani, vicepresidente del Partito democratico e membro della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. «Dovremo spingere i cittadini ad altri comportamenti anche all’interno della famiglia. Che sia obbligatoria un’alternanza di smart working o altro. Altrimenti sarà sempre la donna a stare a casa, per condizionamento culturale o perché guadagna meno». Dice Chiara Appendino, sindaca di Torino: «Il mio auspicio è che la politica possa favorire, attraverso i suoi strumenti, un cambiamento normativo e culturale che crei il prima possibile le condizioni per l’equiparazione dei ruoli». E tra le proposte c’è quella del primo cittadino di Milano: «Dobbiamo pensare a una Fase 2 che sostenga le madri», dice Giuseppe Sala. «I congedi parentali aiutano, ma non sono la soluzione. È necessario dare alle donne la possibilità di organizzare la giornata liberando tempo. I centri estivi per i bambini, su cui stiamo lavorando, saranno fondamentali». Ma saranno sicuri? Garantire la salute dei piccoli e tranquillizzare le famiglie non sarà facile. Per superare le discriminazioni di genere, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, propone screening della popolazione con test sierologici. «L’obiettivo è arrivare a stabilire il prima possibile chi ha sviluppato gli anticorpi contro il virus in modo che gli immuni possano tornare al lavoro», dice. «Questo porterebbe a una maggiore turnazione familiare». La crisi sanitaria, e il carico di lavoro per le donne, non aiutano certo il tasso di natalità, già ai minimi storici. «Noi puntiamo ad asili nido gratis, congedo parentale retribuito al 100 per cento nei primi sei mesi del neonato e all’80 per cento fino a 6 anni d’età», dice Meloni. La realizzazione personale delle donne al di fuori della famiglia è minacciata. «Sono sempre loro quelle più a rischio professionale», dice Paola Profeta, docente di Economia di genere all’università Bocconi di Milano. «Anche i congedi sono un’arma a doppio taglio: per le donne, un distacco prolungato è l’anticamera della perdita del lavoro. I congedi previsti solo per i padri sono l’unico modo per coinvolgerli. Non ci possiamo permettere che le donne escano dal mondo del lavoro: sono una risorsa fondamentale per l’economia». E questo è il momento giusto per capirlo.
Il bello  è    che   nonostante  le  donne  ( personale  sanitario , infermieristico  , medico    ecc  )siano in prima   linea   Nessuna ricercatrice è stata inserita nel comitato del Governo per l’emergenza Covid-19. Eppure immunologhe, virologhe ed epidemiologhe stanno guidando la battaglia contro la pandemia. Infatti  Gli ultimi dati dicono che in Italia si laureano ogni anno in materie scientifiche e tecnologiche circa 28 mila ragazze, contro circa 44 mila ragazzi. Però i posti di vertice all’università, e nelle grandi organizzazioni del settore, sono assegnati per l’80 per cento a maschi. Quest’anno ha fatto scalpore la scoperta che su 71 professori ordinari di Fisica teorica ci siano solo tre donne. E su 247 ruoli universitari, le docenti o ricercatrici sono appena 27. Anche per questo l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha istituito nella data dell’11 febbraio la Giornata internazionale delle Donne e ragazze nella Scienza.

Tre di loro, tutte ai vertici, spiegano in questo  articolo  di  a Grazia perché guarire dal maschilismo sarà un vantaggio per tutti 

MARIA TERESA COMETTO da NEW YORK 

Questa è l’epidemia delle donne», dice Silvia Stringhini. «Ma l’Italia non è un Paese per donne», osserva Antonella Viola. E Ilaria Capua avverte: «Il talento femminile in Italia è tantissimo e rischiamo di perderlo». Stringhini, Viola e Capua non sono tre donne qualunque: sono tre scienziate al top della ricerca mondiale nelle discipline - rispettivamente - dell’Epidemiologia, dell’Immunologia e della Virologia, tre esperte insomma con un bagaglio di conoscenze fondamentali per combattere il coronavirus. Eppure nessuna di loro è stata interpellata per far parte del comitato tecnico-scientifico nominato dal governo italiano per superare l’emergenza Covid-19. Un comitato di 20 nomi tutti al maschile. «NON CAPISCO COME NEL COMITATO NON CI SIA NEMMENO UNA DONNA, quando proprio le donne sono in prima linea in questa guerra: dalle infermiere alle dottoresse alle tantissime ricercatrici», continua Stringhini e cita, come esempio, la dottoressa Annalisa Malara, la prima in Italia a diagnosticare un caso di Covid-19, il 20 febbraio all’ospedale di Codogno (Lodi). E poi ci sono le tre ricercatrici dell’Istituto Lazzaro Spallanzani a Roma, fra le prime al mondo a isolare la sequenza genomica del coronavirus. Senza dimenticare che la stessa virologa Capua è stata fra i primissimi a lanciare l’allarme, il 18 gennaio, sulla presenza del Covid-19 in Italia. Laureata in Economia internazionale all’Università di Pavia, con un Master in Salute globale al Trinity College di Dublino e un dottorato in Epidemiologia all’Université Paris-Sud e all’University College di Londra, dal 2011 Stringhini lavora negli Ospedali universitari di Ginevra. Ora è responsabile della squadra di Epidemiologia che sta conducendo uno dei più grandi studi al mondo di sierologia su un campione di cittadini svizzeri per capire in che percentuale ha sviluppato anticorpi. Anche Viola sta guidando uno studio importante sul coronavirus. Professoressa di Patologia generale all’università di Padova, dove dirige l’Istituto di Ricerca pediatrica Città della Speranza, ha avviato l’analisi del sangue di un campione di pazienti per capire come ogni cellula risponde al virus e ottenere il quadro definito dell’interazione fra virus e sistema immunitario. «Ovviamente ci sono scienziate italiane brave e capaci di dare un contributo anche come membri del comitato governativo, solo che non vengono considerate perché nel nostro Paese “l’esperto” è un uomo», sottolinea Viola. «Le donne rappresentano una grandissima fetta della ricerca italiana, anche in campo biomedico. A livello iniziale, le giovani ricercatrici sono decisamente più numerose degli uomini. Ma appena si passa alle posizioni più importanti, per esempio di professori o di primari, ecco che gli uomini scalzano magicamente tutte le colleghe. È accaduto anche nel caso del coronavirus: le donne si sono distinte da subito per la loro abilità e competenza sul campo, ma sono state messe in un angolo non appena si è arrivati agli incarichi in ruoli strategici», racconta.

ESSERE DONNA E SCIENZIATA È DIFFICILE DOVUNQUE, ANCHE IN SVIZZERA», puntualizza Stringhini. «Ma almeno altri Paesi cercano di non sembrare troppo maschilisti e promuovono qualche donna ai vertici, invece in Italia non fanno nemmeno lo sforzo di fare bella figura». Eppure ci sono stati tentativi di cambiare la situazione. «Qualche anno fa in Italia è nata anche l’iniziativa 100 donne contro gli stereotipi ( www.100esperte.it, ndr) con lo scopo proprio di facilitare l’individuazione di donne competenti in vari ambiti del sapere, ma anche questo non è bastato», ricorda Viola. Che invita le colleghe a continuare comunque a far sentire la propria voce: «Le donne che, nonostante il clima non favorevole, sono riuscite ad arrivare in posizioni apicali rappresentano per le più giovani uno stimolo a crederci e a lottare. Ma hanno anche la grande responsabilità di esserci, di metterci la faccia a costo di essere criticate e attaccate, come sempre accade, perché, nel nostro Paese, alle donne non si perdona di essere protagoniste. Ma è necessario resistere e continuare a mostrarsi, a raccontare, a indignarsi. E fare squadra con le altre donne, favorirne la crescita». «Dobbiamo anche essere più sicure di noi stesse», aggiunge Stringhini. «Abbiamo sempre bisogno di sentirci dire che siamo brave, ma poi ci accontentiamo di quello: abbiamo paura di essere considerate arriviste, carrieriste, se chiediamo che la nostra competenza sia riconosciuta con posizioni di potere». «QUESTA PANDEMIA CI HA REGALATO CONSAPEVOLEZZE NUOVE», RAGIONA CAPUA, dal 2016 responsabile del One Health Center of Excellence della Università della Florida a Gainesville. «Una è che le donne biologicamente, e anche per opportunità, sono state le prime a reagire a questa emergenza, portando il loro soccorso e il loro talento organizzativo a risolvere le prime fasi della crisi. Ora, per fare una volta un piacere al Paese e non trasformare in un investimento morto tutti quei soldi spesi per formare le nostre ragazze, non perdiamolo, il talento femminile: è importante e valorizzarlo è un atto di grande civiltà. Se le donne sono più gratificate e più indipendenti, si è tutti più liberi e più contenti».

Per  quanto  riguarda  il terzo settore
Nessuna precauzione per gli operatori e nessun sostegno economico specifico. Finora Conte e il suo governo si sono dimenticati del Terzo settore. Una miopia che mette a rischio la tenuta sociale del Paese
 potete   , scusate   se  non riporto qui  articoli  ma  è  difficilissimo  diciamo  meglio impossibile  da  riassumere  le   difficoltà e le  carenze  del governo  verso tale  settore    di vitale  importanza    come  quello  del volontariato   , leggerle  online  qui   in questo  numero   (  vedere a  sinistra   copertina  ) di www.vita.it.
Qualora  , leggiate tardi questo   post   o  esso  no fosse  più disponibile   lo trovate    in  pdf   nella  nostra ulteriore  appendice  social dove  trovate    anche   degli extra   rispetto  al blog  ovvero  il  canale    telegram  https://t.me/compagnidistrada 


1.5.20

Umiliazione allo stato puro, succede al tempo del coronavirus.



L’umiliazione. «Il dolore e la morte non sono il peggio che possa capitare a una persona. Il peggio è l’umiliazione». Scrive così Jo Nesbø  ( 1960 - )  scrittore, musicista e attore norvegese. E quanti modi, parole, azioni servono allo scopo? Tantissimi, quante sono le infinite sfumature di un colore scuro.   Infatti 

L’umiliazione è una parola che descrive un forte senso di imbarazzo o mortificazione – proprio come quella volta che alle medie, dopo averti accompagnato a scuola, tua madre ti chiamò “biscottino” davanti a tutti i tuoi compagni di classe. La parola deriva dal termine latino “humiliare”, che significa”umile”. Quindi, se ci si trova in una situazione che provoca questo tipo di sentimento, si può ottenere una perdita di autostima e del rispetto di sé.

Ora  sono  , per  poter  continuare  ad esporre  il  fatto    con parole mie, talmente  indignato ed  sconfortato  da non trovare  le parole  adatte   che  non siano di pancia   e  preferisco (  Lo  sò  che non è bello ed originale   dipendere  dagli altri  cioè far  si che  siano essi a  parlare  o scrivere  per  te  , ma  a volte  non sempre   se ne  può  fare  a meno   in quanto  siamo animali sociali ed  ogni  ha  bisogno dell'altro\a    ed


La libertà non è star sopra un alberoNon è neanche avere un'opinioneLa libertà non è uno spazio liberoLibertà è partecipazione
 lasciare   la  descrizione  della  vicenda   avvenuta  qui  in paese   , come credo   visto   che ogni regione    e comune  ,  fa   come  .....  gli pare  (  e  poi dicono  che l'italia  è  unita  Bah  )  ,  nel resto   d'Italia  .

Chissà qual’è stato il sentimento di quella persona che al supermercato, con il buono spesa del comune, si è vista ritirare dalla spesa acquistata, la carta igienica e una scatola di camomilla. Come so queste cose? Le so e questo mi basta per inorridire per questa doppia umiliazione, come dice il mio amico al telefono. Si signori, doppia. E non c’è bisogno che spieghi perché. 
L’ordinanza comunale, infatti, risalente al 30 marzo, a cui probabilmente la persona non ha badato, lo specificava benissimo. 
1) I seguenti prodotti di prima necessità:
Pasta, Riso, Latte, Farina, Olio di oliva o di semi, Frutta e verdura, prodotti in scatola (quali legumi, tonno, carne, mais, ecc.), prodotti per la prima colazione (the, caffè, biscotti), Passata e polpa di pomodoro, Zucchero, Sale, Carne e pesce. Prodotti alimentari e per l’igiene per l’infanzia  (omogeneizzati, biscotti, latte, pannolini, ecc.).

«L’umiliazione è uno di quei veleni che uccide lentamente» (Stefano Chiacchiarini).

L’igiene dell’adulto non è compresa e la carta igienica si considera igiene. Come uno shampoo, un sapone o un deodorante che non ne fanno parte. Una persona senza reddito, secondo questa disposizione, non si deve lavare, ma deve rispecchiare il suo stato di “povero” alla luce della ribalta, davanti ad una cassa dove una commessa gentile quanto, a sua volta, umiliata, le ha dovuto dire: “No signora, questi prodotti non sono compresi, mi dispiace”.
Eccessi, sviste, mancanze, omissioni, chissà quali siano stati i sentimenti che hanno fatto decidere di escludere tali beni dal carrello spesa. Non sta a noi giudicare la scelta.La sottolineatura è nel profondo senso di umiliazione che quella persona avrà portato con se a ricordo di questo tempo da coronavirus. Magari vi aggiungerà l’oblio, come spero, ma sa tanto di marchio a fuoco. Sicuramente non il primo, né l’ultimo.Non lo auguro al peggior nemico che non ho di trovarsi in quella situazione. Un’altra lezione è servita, gratis, anche oggi. Imparo sempre di più e non smetto mai di chiedermi il perché di ogni cosa.


handicap e covid19 . tre ragazzi producono mascherine con finestra per i non udenti


30.4.20

le incommentabili e vergognose parole di Renzi sulla fase II del coronavirus

Cazzeggiando su twitter trovo questo post
"i morti di Bergamo, se potessero, direbbero aprite anche per noi"Renzi in Senato adesso
Faccina arrossita


3:08 PM · 30 apr 2020·Twitter for Android
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Ora sapendo  che << ( ....  )  Ma il Presidente è toscano  \ Ell'è un gran burlone, ha detto "Eh, scherzavo" ( .... )  >>  mi sono  andato  ad  ascoltare  il suo  discorso    ed purtroppo ha realmente detto una simile ......... .












 Con questo Renzi ha davvero toccato il fondo, andando a raggiungere i suoi nuovi amici : Salvi49 e Giorgiafintacristiana e il Calderoli il cattolicopadano
Infatti hanno ragione


Il vero populista sei tu chei fai l'unica cosa che sa fare, distruggere, aizzare, minacciare chi dichiara di sostenere, peraltro citando persone o fatti manipolandoli a suo favore. I morti non parlano ma i sopravvissuti e i sanitari straziati dalla tragedia direbbero e dicono di aspettare perché una recidiva sarebbe veramente la fine. Loro hanno voce in capitolo. Tu cosa ne sai hai beccato il viurus o hai avuto il morto in casa ? Questa frase ti saresti potuta la risparmiare. Spero però che uno dei familiari dei deceduti di Bergamo gli sputi in un occhio. E potrei continuare a lungo , a cazziarti , ma pèreferisco fermarmi oper abbassarmi al tuo livello

28.4.20

vite spezzate da coronavirus : Henri Kichka 94 che si salvò dai lager nazisti e la storia di luca 37 anni , 4 figli , muore prima del SI e quella



  Anch'io   come   voi  comincio   a  non potere più  , anche se   dovrei esserci abituato  per  motivi di salute ,  di  look down e  quarantene   e quindi   a  dover   leggere  ed  raccontare fra le  lacrime   storie del covid-19 . Ma : 1) il complottismo esasperato    che  sta  alla base  delle  fake  news    \  bufale  . Fenomeno     certo no nuovo  ,   come s'evidenzia   la  Terza puntata dedicata al volume di Limes 'Il mondo virato'. In studio Lucio Caracciolo. In collegamento Carlo Lucarelli. Con un contributo di Antonio Pascale. Conduce Alfonso Desiderio.Guarda tutte le puntate di Mappa Mundi http://www.bit.ly/2WtfSkE /// Trasmissione di storia e geopolitica per il canale YouTube di Repubblica
a cura di Alfonso Desiderio  https://twitter.com/aldesiderio  in collaborazione con Limes, la rivista italiana di geopolitica http://www.limesonline.com







Ce dimostra come la letteratura è utile alla geopolitica. Complotti e dietrologia per smontare Stereotipi e luoghi comuni. 
2) le polemiche strumentali ed populiste che portano a tutti i costi ad una caccia all'untore per nascondere le proprie responsabilità ed incapacità nel saper gestire la situazione ., 3) un governo costretto per .... di un opposizione non costruttiva ma solo distruttiva a usare poteri eccezionali , ecc mi confermano quanto già dicevo precedentemente , ed m'inducono a continuare a raccontare ed condividere qui e sule nostre appendici social storie come queste che trovate ogni giorno su repubblica cartacea oppure qui su https://lab.gedidigital.it/repubblica/2020/  sezione redatta  da Maurizio Crosetti dove si raccontano Vite prima del virus Nelle loro città sono stati pionieri nella professione o modelli d’impegno L’intellettuale, il dottore, la toga: esistenze che lasciano un vuoto profondo difficile da riempire da non dimenticare quando ritorneremo alla normalità . Ma sopratutto ad essere ( anche se ho i miei dubbi ) più cauti ed a a ragione usando la mente non solo la pancia nel voler ritornare in fretta alla vita di prima .

Le storie d'oggi prese da i " ritagli " presi da repubblica d'ieri .
Eccovi  le  storie  d 'oggi  
La  prima   che  fa  
capire  come il  virus  cancella   memorie e testimoni diretti .
Meno male    che   come  capita   a  volte   con la morte   essa vivrà ancora   nel Graphic  Novel  La seconda   generazione  scritto  dal  del figlio Michel  .  

La  seconda   un amore  interrotto dal virus  . 
Infatti  la  sua  amata  Sharon Giachino ha affidato a Facebook il suo dolore, poiché a causa delle restrizioni non è stato possibile organizzare un funerale per Luca. "Ti ho promesso che mi risolleverò per i nostri figli", scrive la ragazza, disperata per la grave perdita





































gli effetti collaterali del complottismo e della nuova guerra fredda usa vs cina il caso di Benassi, 49 anni accusata, falsamente prima da siti complottisti statunitensi, poi dai social cinesi, di essere un'untrice. E di aver diffuso in cina virus del Covid 19

Una  parola  solo   verso   questi nuovi  cacciatori  d'untori



da  repubblica  online del 28\4\2020 

La trappola delle fake news sta stritolando una riservista dell'esercito americano: Maatje Benassi, 49 anni accusata, falsamente prima da siti complottisti statunitensi, poi dai social cinesi, di essere un'untrice. E di aver diffuso a Wuhan il virus del Covid 19 che secondo la teoria sarebbe stato prodotto in un laboratorio americano.

Coronavirus, le fake news travolgono la soldatessa Benassi: "È lei l'untrice"


Il sergente Benassi vive e lavora a Fort Belvoir, una caserma della Virginia, col marito Matt, ufficiale dell'Aeronautica e i due figli. Malauguratamente, lo scorso ottobre ha partecipato alle Olimpiadi militari, organizzate proprio a Wuhan: la città poi diventata epicentro del virus. Nonostante gli atleti americani inviati in Cina fossero almeno cento, la teoria del complotto si è focalizzata su di lei indicandola come "paziente zero", senza particolari motivi: la donna non è mai stata positiva al virus. La colpa, sarebbe solo della brutta caduta che l'ha lasciata con una costola rotta, costringendola già in Cina a ricorrere a cure mediche, pur avendo tagliato comunque il traguardo.
A puntare il dito sulla donna, oggi disperata, al punto di dire a Cnn: "Ogni mattina mi sveglio da un brutto sogno solo per entrare in un incubo ancora peggiore", è un americano. Il complottista George Webb, 59 anni, un lungo curriculum di bugie che però non gli impediscono di gestire un canale su YouTube con oltre 100 mila follower e i cui video pieni di assurdità sono stati già visti almeno 27 milioni di volte, permettendogli di guadagnare con la pubblicità. Già nel 2017 Webb era salito ai "disonori" della cronaca per aver sostenuto, con altri tre cospirazionisti, l'arrivo di materiale contaminato per realizzare una "bomba sporca" nel porto di Charleston, Carolina del Sud. Una falsità che all'epoca destò grande allarme.
L'uomo ha puntato il dito contro Benassi a fine marzo. Sostenendo, fra l'altro, un altrettanto folle collegamento con il dj italiano Benni Benassi, identificato erroneamente come olandese: e come primo malato di coronavirus in Olanda. Il "Benassi Plot" è un'altra falsità, smentita dallo stesso dj in un'intervista alla Cnn dove ha pure sottolineato di non essersi mai ammalato. Intanto, però, attraverso YouTube quei video sono approdati sui social cinesi: rimbalzando sulle principali piattaforme, da WeChat a Weibo, con la teoria dell'arma biologica creata in America ed esportata in Cina, sposata pure dalle autorità del Dragone.
Purtroppo a crederci sono in molti. E ora Maatje e Matt Benassi vivono nel terrore, minacciati di morte e inondati da messaggi d'odio arrivati da tutto il mondo. Nonostante ripetuti tentativi, raccontano a Cnn, non riescono a far levare quei video denigratori da YouTube: "Dicono che non si può fare niente perché Webb è protetto dalla libertà di parola. Ma un'azione legale ha costi per noi impossibili da affrontare. Nessuno mi difende" piange. "Su Google resterò per sempre, falsamente, la paziente zero".



ascoltando “I contain multitudes” e “Murder most foul” di Bob dylan si capisce perchè il nobel è meritato




Anche  se  tale articolo   è  troppo   duro  perchè :  stronca  sul nascere ogni critica ed orientamento  culturale diverso volendo  avere  per forza   ragione  e  che  tuytti  debbano pensarla  cosi     e  guai  a  contestare   il pensiero ufficiale  e  dire  qualcosa  che non va    ,    demolisce \ stronca ingiustamente  con i   soliti schemi del passato uno scrittore  che  non condivide  .  Stavolta  a  fottutamente  ragione  in  quanto la maggior  parte  delle critiche   alla  giuria  del premio nobel  erano  fallaci   e poco costruttive   . Ecco quindi    che   spesso i mezzo alla merda   ci sono  , ovviamente vanno ripulite   e liberate  dallo  sporco e  dalle incrostazioni  .


 da  il foglio.it  el  28\4\2020


Si pentano coloro che criticano il Nobel a Bob Dylan
Le due nuove canzoni dylaniane sono letteratura alta e vertiginosa, piene di citazioni esplicite e occulte

di Camillo Langone


Si pentano coloro che criticano il Nobel a Bob Dylan




Si pentano, coloro che criticarono il Nobel a Bob Dylan. Si pentano e si cospargano il capo di cenere (doppia dose di cenere, se più recentemente hanno considerato una perdita artistica la morte del favolista kitsch Sepúlveda). Si pentano e ascoltino 70 volte 7 “I contain multitudes” e “Murder most foul”, le due nuove canzoni dylaniane. Entrambe sono letteratura alta e vertiginosa, come può verificare chiunque ne studi i testi. La prima contiene Whitman e molto altro. La seconda Shakespeare e moltissimo altro. Quest’ultima, la mia preferita anche per via della musica (seppure tenuta bassa, poco più che un tappeto sonoro), è un poema che decolla da Dallas 1963 e vola per 17 minuti sui cieli neri d’America. Dylan è profetico, epico, biblico, e fra 70 citazioni alcune esplicite e altre occulte, alcune pop e altre esoteriche, ho sentito l’Apocalisse e l’Ecclesiaste, i Cantos e l’Inferno. Oltre a un verso grandioso da uomo di Dio, valido sempre e in questi giorni perfetto: “I hate to tell you, mister, but only dead men are free”.

27.4.20

a volte per poter valutare meglio si usa l'attendismo . io ed il caso della nuova gestione del quotidiano la repubblica

Visto la gennuflessione acritica di Eugenio Scalfari  nell'editoriale  di  domenica    scorsa  di  Eugenio scalfari che vale  la pena di riportare  interamente ,  su  repubblica  


Molte cose sono avvenute nel nostro giornale in questa settimana assai vivace per il governo italiano, per l’Europa e per il mondo intero. L’avevamo già constatato domenica scorsa: il nostro è un mondo in allerta, con dittature di vario genere, federazioni, populismo, alleanze e guerre intestine. Insomma un periodo che non si vedeva da secoli nel nostro mondo. Il solo elemento che è universalmente diffuso è quello che si definisce con la particella denominata “se stesso”. Insomma è il nostro Io: quello è il nostro mondo e lo abbiamo già più volte indicato. Cartesio l’ha individuato filosoficamente con le tre parole fondamentali: «Penso, dunque sono». L’ho più volte ricordato in questi miei articoli domenicali, ma lo ripeto perché è quello che spiega tutto, definisce tutto, limita al minimo tutto. È creativo.
È l’Io e dobbiamo tenerlo presente dall’inizio alla fine di qualunque ragionamento e della vita che ciascuno in qualche modo e in qualche misura vive.
Il nostro giornale è anch’esso in una fase di notevole movimento. È cambiata in modo definitivo la società che l’ha comprato dai precedenti proprietari. Debbo dire che è un’azienda molto vasta sia nei luoghi sia nel tipo di attività che svolge in vari Paesi, a cominciare dal nostro.
IL primo intervento è stato il licenziamento del direttore Carlo Verdelli, che da oltre un anno dirigeva Repubblica , e l’insediamento di Maurizio Molinari, che era direttore della Stampa . Adesso lo è di Repubblica , subentrando a Carlo Verdelli.
Personalmente io ho la qualifica di Fondatore che figura in prima pagina sotto la testata del giornale.
Ripetiamo Fondatore. Non significa niente ma può invece essere importante. Il Fondatore (lo dice la parola) conosce o dovrebbe conoscere meglio di ogni altro lo spirito del giornale, il suo programma, la sua natura giornalistica e quindi politica.
Forse è venuto il momento di ripetere questa natura politica: si può definire liberal-socialista. Repubblica è nata nel 1976, siamo nel 2020 ma il nostro spirito, la nostra anima giornalistica non può cambiare: liberal-socialista. Naturalmente è una definizione complessa che va quindi precisata e mi scuserete se in qualche modo spetta al Fondatore di mantenerla senza alterarne il significato.
I liberal-socialisti hanno nell’anima i due valori di libertà ed eguaglianza e questi debbono rispettare i giornalisti che dirigono il giornale con questa collocazione. Se la proprietà non riconosce più questi valori vuol dire che il giornale non c’è più, è un altro oggetto che ha cambiato totalmente il soggetto.
Questo può avvenire, ma in tal caso spetta in primis al Fondatore di avvertire quanto è accaduto e trarne personalmente e collegialmente, se possibile, le conseguenze.
A me però, allo stato dei fatti, risulta che non sono cambiati. Il direttore uscente Carlo Verdelli, nei confronti del quale ho già detto che ho la massima stima professionale, questi valori li ha realizzati per tutto il periodo della sua direzione. Il nuovo direttore Maurizio Molinari appare esattamente nello stesso modo. Se così farà, il Fondatore ne sarà pienamente soddisfatto e lo dirà. In parte già lo dico, dopo aver analizzato la questione con Molinari. Vedremo il seguito.
Il liberal-socialismo è perfettamente in linea con le esigenze del mondo moderno, sempre che questo corrisponda al desiderio di un vasto pubblico che trae dal liberal-socialismo la realizzazione dei suoi valori, desideri, bisogni, ideali.
Abbiamo un governo in piena attività, presieduto da Giuseppe Conte. È sostenuto da una maggioranza numericamente notevole, politicamente un po’ meno: alcuni dei suoi sostenitori vanno e vengono, votano pro o non votano o addirittura in certe circostanze votano contro. Tuttavia i voti parlamentari che appoggiano Conte non sono diminuiti, finora anzi sono leggermente aumentati e hanno cambiato natura: Conte è abbastanza vicino al Partito democratico e comunque alle esigenze liberal-socialiste di cui abbiamo già fatto cenno. Non sono soltanto valide per la politica interna ma anche per quella europea e anzi, nel caso di Conte, liberal-socialista. L’Europa ha molto bisogno d’una politica di questo genere. Ne ha bisogno per rafforzare quei valori insieme ad altre nazioni dell’Unione europea come la Francia, la Spagna, la Grecia, e anche la Germania, sia pure con qualche variante.
Conte è su questa linea che tende a realizzare soprattutto un appoggio monetario e occupazionale.
Conosciamo molto bene questo tipo di politica che fu per otto anni il centro del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Il presidente del Consiglio non ha una competenza specifica sulla Bce ma comunque è fortemente interessato ai risultati che quell’Istituzione realizza, o meglio ha realizzato poiché attualmente la politica di Draghi non è rispettata come dovrebbe dalla signora Christine Lagarde.
Giuseppe Conte segue con molta attenzione la politica monetaria europea, è fortemente contrario ai “sovranisti” che in Europa abbondano, a cominciare dalla politica della Lega di Matteo Salvini. Se vogliamo esprimerci adottando un vocabolario significativo, possiamo definire il sovranismo come una politica di destra, populista e a suo modo rivoluzionaria.
Giuseppe Conte sembra stare al gioco con notevole abilità e soprattutto la esplica in una fase dove la politica non solo italiana ma mondiale è condizionata dal coronavirus. Probabilmente ci sarà un notevole mutamento con l’arrivo del caldo estivo: i vincoli imposti dalla pestilenza saranno alquanto allentati, negozi e alberghi saranno parzialmente riaperti. Ovviamente questi mutamenti migliorerebbero le politiche economiche dei vari Stati. Insomma, il mondo sta cambiando: finora la situazione di ciascun abitante era fortemente peggiorata. Si spera in un’inversione di tendenza che realizzi miglioramenti diffusi.
La storia del nostro pianeta conosce molto bene queste varianti dei valori ideali che determinano e sono determinati dal genere umano. Quando mi capita di esaminare gli alti e bassi della nostra esistenza penso sempre a quella che la mitologia definì l’arca di Noè. Portò a spasso tutti e dovunque.
L’arca era un luogo mobile che ospitava tutte le creature rappresentanti del genere vivente: gli umani, gli animali di ogni genere e specie, i vegetali.
Insomma la vita. Ogni tanto qualcuno fuggiva dall’arca e non tornava mai più, oppure altre creature arrivavano e vi restavano.
È naturalmente una favola quella dell’arca, ma significativa e anche divertente. La cosa interessante è che scoppiò anche una specie di guerra interna all’arca. Noè espulse i cattivi e continuò ad ospitare i buoni. Un paradiso, il bene e il male. Ma a quel punto si cessò di parlare di Noè, l’arca scomparve ma altre simbologie si fecero strada.
L’uomo e la sua storia variano di continuo e c’è sempre, come abbiamo più volte osservato, un Dio e un uomo.
L’uomo si racconta e racconta anche Dio: l’abbiamo ricordato più volte in questi articoli di giornale, ma la storia è quella, la mitologia è quella, l’arte è quella.
Pensate a Dante Alighieri, a Cavalcanti, a Petrarca, a Boccaccio, a Michelangelo, a Giotto, a Raffaello, a Caravaggio, a Leonardo da Vinci, a Tiziano. Ci sarebbe da raccontare ancora, ma lo facciamo troppo spesso.
Il nostro giornale non trascura questi aspetti della storia e della mitologia. Il nostro Robinson è specializzato in questi racconti. Mi auguro che il nuovo direttore s’interessi a fondo anche di queste favole fortemente significative. Un giornale quotidiano è una favola?
Vi farò una confessione: a me le favole piacciono molto perché ho vissuto una parte della mia vita come una favola, questo significa poesia.
Che c’è di meglio? Faccio molti auguri a Carlo Verdelli per le nuove e positive avventure giornalistiche che certamente avrà, e analoghi auguri faccio a Maurizio Molinari. Repubblica è un fiore all’occhiello sempre fresco dopo quarantaquattro anni. Prima dei cento non si può appassire.
Il giornale che ho fondato incarna valori che non sono cambiati in 44 anni di vita. La sua anima si ispira al liberal-socialismo
ai nuovi padroni/proprietari di repubblica, nell'editoria di di domenica, credo aspetterò prima di smettere di rinunciare :
1) all'abbonamento trimestrale gratuito regalato da iostoacasacoop ., 2) quello ad un euro al mese per il i contenuto extra del sito . Ma sopratutto di comprarla visto che : la compro anzi la compriamo in famiglia da quando è nata., ci hanno scritto e ci scrivono ottimi giornalisti e commentatori ed opinionisti anche se ma questo è difetto di tutti i giornali e tv italiane 







., ha ottime pagine culturali ed artistiche specialmente il sabato con Robinson e D

Parenti sì, fidanzati no. Un governo può decidere per legge una gerarchia degli affetti?

le  solite  cose  fatte male  .  poi non lamentatevi   se   ritornano i populisti   o  se  ciascuna  regione  fa 


    da  https://www.tpi.it/opinioni  ddel  27\4\2020

Immagine di copertina
Si poteva iniziare a ripartire in modo diverso? È la domanda che assale gli italiani in queste ore in cui dovranno decidere quale sia il “congiunto” con cui non hanno litigato negli ultimi anni, il parente più o meno stretto che andranno a trovare nei prossimi giorni per rompere l’isolamento sociale imposto dal lockdown degli ultimi due mesi. Diciamolo chiaramente: la tanto attesa “fase 2” delude un po’ tutti, inutile girarci intorno. Chi si aspettava un graduale ritorno alla normalità, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista sociale, dovrà aspettare ancora. E se le polemiche sulle messe sono surreali (le chiese sono luoghi chiusi e l’acqua santa non rende immuni dal Coronavirus), ci si chiede quale sia la ratio di alcune decisioni e in che modo sarà possibile verificare, ad esempio, che amanti o amici non vengano spacciati per zie o cugini di quarto grado davanti all’ignaro Carabiniere del posto di blocco.
Sia chiaro, nessuno vuole sostituirsi ai tanti – forse troppi – esperti messi in campo dal Governo: negli ultimi anni abbiamo visto quanti danni può produrre la retorica dell’uno vale uno, la cosiddetta “università della strada” elevata a “democrazia diretta”. Tuttavia, visti alcuni pareri discordanti emersi tra gli stessi esperti e viste le misure adottate in altri Paesi, sorgono almeno due domande legittime. La prima: come può un Governo decidere per decreto una “gerarchia degli affetti”? Limitare il campo di un primo ritorno alla vita sociale ai soli rapporti di sangue ha sicuramente un senso per ciò che concerne la comunicazione: come è stato detto non è un “liberi-tutti”, per questo si è deciso un criterio per limitare i contatti tra le persone ed evitare che il contagio torni a salire. Ciò che legittimamente ci si chiede è se questo sia il criterio migliore. Nei giorni scorsi si parlava di permettere visite a parenti e amici, limitando a due il numero delle persone da poter ospitare, affidandosi al buon senso (e alla paura) delle persone, ma anche ai delatori di turno che avrebbero segnalato alle autorità feste di compleanno e addii al nubilato con spogliarellisti senza mascherina organizzati clandestinamente nelle case. A parità di impossibilità di verificare tutte le eventuali trasgressioni, non sarebbe stato meglio concentrarsi sul distanziamento a prescindere dalle parentele?
La seconda domanda è più politica. Perché non differenziare le riaperture tenendo conto delle zone di contagio? Perché trattare la Lombardia (oltre 72mila casi) come il Lazio (6mila casi)? In Cina, Paese in cui è partita la pandemia, la provincia dell’Hubei è stata l’ultima a riaprire. Pur prendendo con le pinze i dati parziali diffusi dal governo di Pechino, è innegabile che la riapertura differenziata abbia favorito un ritorno alla normalità meno traumatico e una ripartenza dell’economia. C’è forse una sorta di “sudditanza psicologica” del Governo verso le regioni del nord? Se così fosse, il risultato sarà solo quello di accrescere un malcontento generalizzato su tutto il territorio nazionale, un malcontento in cui si sta già insinuando Matteo Salvini: il leader della Lega pubblica da giorni video di commercianti e piccoli imprenditori imbestialiti, sfruttando la loro paura di chiudere per cercare di invertire il suo ormai costante calo di nei sondaggi. Una riapertura differenziata per regione delle attività, oltre a giovare all’economia, avrebbe tolto argomenti a Salvini e a tutti quelli che stanno soffiando sulle fondate paure di molti per la loro propaganda politica.
L’Italia è comprensibilmente stanca: se nei primi giorni di lockdown erano moltissimi a cantare sui balconi e a cucinare il pane e pizza in diretta Facebook, oggi alle prime note di “Azzurro” di Adriano Celentano si rischia seriamente una molotov lanciata dal dirimpettaio. E chi sperava che la “fase 2” avrebbe alleggerito almeno in parte il peso psicologico di questa necessaria clausura forzata, si chiede se non si sarebbe potuto fare meglio di così.

26.4.20

Fake News: le 10 regole d’oro da leggere prima di commentare o condividere qualcosa

avendo ricevuto l'enmnessima  bufala  \  fake news  ,   ed  l'ennessimo  cazziatone  per   aver  diffuso su  il  mio  facebook  (   qui   il post  )   una  notizia   vera  ma  strumentalizzata ed modificata    dai leghisti  ho  deciso  di riportare  questo vademecum  su come  riudurre  le  fakenews    , bufale  e  riarrangiamewnti \  stravolgimenti    delle notizie 




 da https://www.analfabetifunzionali.it/


In questo breve articolo vi illustreremo un breve decalogo che ci auguriamo possa essere utile per evitare di trasformarci inconsapevolmente in analfabeti funzionali. Siccome è diventata una brutta consuetudine fermarsi solo al titolo, abbiamo scelto senza esitazione il consiglio da dare per primo:

1: Non fermarti mai al titolo

Anche le testate che possiamo considerare affidabili non lavorano gratis. Ciò vuol dire che spesso i titoli degli articoli possono essere fuorvianti rispetto al contenuto dell’articolo stesso. Lo scopo di un giornalista è, comprensibilmente, fare in modo che il suo articolo venga letto. Considerato il fatto gli introiti dei giornali provengono sempre meno dalla carta stampata e sempre di più dal mondo digitale, chi scrive un titolo sa benissimo che il titolo è decisamente molto importante. Peccato che però, in buona parte dei casi, l’articolo non venga letto comunque e la gente tragga le proprie conclusioni limitandosi a quanto c’è scritto nel titolo o addirittura solo all’immagine di copertina.

Analizziamo questo esempio: il titolo sembra rafrasare un modo un po’ eccessivo la dichiarazione del Presidente delll’Associazione Nazionale Costruttori. Ciò che ha realmente dichiarato è questo: “Riaprono le librerie? Con tutto il rispetto per la cultura, ma i libri non si possono comprare su internet? Sono pazzi”. Affermazione, dunque, un po’ forte criticabile, ma non è esattamente quella che viene riportata nel titolo.


2: Verifica sempre la fonte
Per quanto i giornali possano pubblicare contenuti spesso discutibili, tenete comunque presente che Repubblica, ANSA, il Corriere, il Fatto Quotidiano non sono in alcun modo equiparabili al corrieredellammerda.altervista o a condividiprimachecensurinopuntoqualcosa
3: Verifica sempre la data dell’articolo



Una cosa detta un anno fa e condivisa oggi, può di fatto apparire come una “vera” fake news (scusate il gioco di parole), anche se, al momento della pubblicazione non lo era. Per esempio in molti condividono oggi notizie (vere) su crolli di cavalcavia avvenuti anni fa, dando l’impressione che nuovi crolli si siano verificati di recente. condividendo oggi questa notizia, potrebbe sembrare che la maggior parte dei medici sia contraria al vaccino per il Coronavirus. Ecco un altro esempio: 


In realtà la notizia si riferisce alle vaccinazioni contro la normale influenza, nel 2017  


4: Verifica la provenienza geografica della notizia, anche se la fonte è attendibile
Esempio: questo è un articolo in lingua italiana di un sito croato. Quanto descritto nel titolo potrebbe trarre in inganno il lettore.



5: Anche se la fonte è attendibile, verifica sempre come l’articolo è stato collocato all’interno del giornale

Ha fatto molto discutere un articolo contro il 5G pubblicato dal Fatto Quotidiano, ma a molti è sfuggita la parola “Blog”. In sostanza non è un vero e proprio articolo del Fatto Quotidiano, ma una libera opinione in uno spazio blog che il Fatto mette a disposizione. Tuttavia, molti complottisti utilizzano questo articolo come prova a supporto delle loro tesi. “Hai visto, lo ha detto anche il Fatto Quotidiano”. Frase recentemente sostituita da: “Hai visto? Lo ha detto un premio Nobel!”
Il discusso articolo del 2018 all’interno del Fatto Quotidiano
6: Presta attenzione ai nomi molto simili a quelli di testate attendibili
Tralasciando “Lercio” o “Il Fatto QuotiDAIno” che sono testate palesemente satiriche, molti creano dei domini i cui nomi contengono riferimenti a testate ufficiali per trarre in inganno la buona fede del lettore, tipo “SKYnews-TG-notizie” e similari.
7: Attenzione a quei siti che camuffano ad arte le Fake News mischiandole con articoli veri.



Sono i più subdoli e solitamente sono siti con una forte connotazione di propaganda politica.  [ come mi  è  capitato      a me    vedi  sopra  ] 
8: Non credere mai a mirabolanti regali.



Neanche il cane muove la coda per niente. Quando ti offrono un iPhone in cambio di un like e una condivisione, ignora e passa oltre. Non applicare la regola del “intanto condivido, non mi costa nulla”, stai solo facendo il loro gioco: con questo trucco faranno crescere una pagina la quale, una volta raggiunto un certo numero di followers, verrà venduta e ne verrà cambiato il nome.
Diffida inoltre da catene varie o da link che promettono di regalare buoni spesa in cambio della tua condivisione. Evita di condividerli e anche di cliccarci sopra.
9: Se hai un solo dubbio sulla veridicità di una notizia, non condividerla



Per esempio , se vedi una foto di un persona sconosciuta con scritto :”Questo è un pericoloso pedofilo, aiutateci a fermarlo, condividiamo tutti”, fatti subito queste domande:
  • Io so chi è quella persona?
  • E se quella persona fossi io?
  •  Mi farebbe piacere se qualcuno, dopo aver rubato la mia foto, la diffondesse in rete con migliaia di persone pronte a condividerla perché “intanto condivido, non si sa mai?”

Ci sono tante persone innocenti che sono state rovinate con questa tecnica, alcune hanno anche perso la vita.
10: Non è vero che “è il concetto che conta”


Se leggi una citazione improbabile attribuita a Sandro Pertini o a Valdimir Putin, non condividerla anche se dovesse rispecchiare il tuo pensiero.


    Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

     Fin ora   credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogni donna   è libera  di  fare  qu...