26.5.20

E qui vorrei parlare Matteo tassinari ( REPRISE )

   non   riuscendo a modificare   su   richiesta 


Anna Maria Saponaro
lun 25 mag, 16:33 (2 giorni fa)

Salve. Sono l'artista Anna Maria Saponaro, autrice dell'opera dedicata alla biga Alata (creata interamente da me ispirandomi al mito di Platone) che ha inserito all'interno del suo sito web. Le chiedo cortesemente di inserire il mio nome al fine di specificare l'autore dell'opera, e il titolo veritiero che sarebbe "Il volo dell'anima".
Grazie mille, cordiali saluti.

il post   http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2016/04/e-qui-vorrei-parlare-di-matteo-tassinari.html?m=1
 Lo riprendo  con la  correzione  richiesta



S'io fosse quelli che d'amor fu degno


di Guido Cavalcanti
Guido (apostrofe), io vorrei che tu (Guido Cavalcanti), Lapo (Lapo Gianni de’ Ricevuti notaio e poeta stilnovista) ed io fossimo catturati per magia e messi su una piccola nave (vasel – metafora – diminutivo di vaso, significa qui navicella e si riferisce alla nave di mago Merlino)
                                                              fortuna,fortunale
che con qualunque vento (ad ogni vento) andasse attraverso il mare, secondo il (al) mio ed il vostro desiderio, in modo tale che una burrasca (fortuna, fortunale) o un altro tipo di cattivo tempo (tempo rio) non ci potesse essere di ostacolo; anzi, vivendo sempre secondo un’unica volontà (in un talento, si riferisce all’unione spirituale data dall’amicizia), aumentasse la voglia di stare insieme (di stare insieme crescesse ‘l disio - anastrofe).
E qui vorrei parlare (ragionar) sempre d’amore e che ciascuna di loro fosse felice come io credo che lo saremmo noi (similitudine).
Dante Alighieri e Guido Cavalcanti





















                                                   Il buon  incantatore Merlino

E poi (io vorrei che) il buon (valente) mago (Merlino) mettesse insieme a noi (con noi ponesse il buono incantatore - anastrofe) la signora (monna, indica la donna sposata) Vanna (la donna di Guido Cavalcanti) e la signora Lagia (abbreviazione di Alagia, è la donna di Lapo) insieme a quella che occupa il trentesimo posto (ch’è sul numer de le trenta - nell’elenco steso da Dante, pistola sotto forma di sirventese, oggi andato perduto, delle 60 donne più belle della città).


Cantavo di foglie dorate e
tra le foglie l'oro brillava
Cantavo del vento incantato tra le fronde e le foglie giocavan.

                                                                              Poeta stilnovista


 Cavalcanti in risposta a Dante

S'io fosse quelli che d'amor fu degno,
     del qual non trovo sol che rimembranza,
     e la donna tenesse altra sembianza,
assai mi piaceria siffatto legno.

    
 E tu, che se' de l'amoroso regno
     là onde di merzé nasce speranza,
     riguarda se 'l mi' spirito ha pesanza:
ch'un prest' arcier di lui ha fatto segno
     tragge l'arco, che li tese Amore,
     sì lietamente, che la sua persona
     par che di gioco porti signoria.


     Or odi maraviglia ch'el disia:
     lo spirito fedito li perdona,
vedendo che li strugge il suo valore.
Se io fossi la persona che era degna d’amore
della quale non ho altro che un ricordo
e la donna avesse un altro atteggiamento
mi piacerebbe molto la barca di cui parli.


Tu che appartieni a quel regno d’amore
dove la speranza nasce dal favore (della donna)
guarda fin che duran le condizioni del mio spirito,
un veloce arciere l’ha preso per stabile bersaglio
prende l’arco che ha teso per lei Amore
con tale gioia che sembra
che lo faccia per gioco.
Ma senti quello che è più stupefacente:
il mio spirito ferito non la condanna
quando la vede distruggere le sue facoltà.

Farinata degli Uberti e la città di Dite nel canto 10 dell'Inferno di Dante
S’io fosse quelli che d’amor fu degno,
del qual non trovo sol che rimembranza,
e la donna tenesse altra sembianza,
assai mi piaceria siffatto legno.


Esiste un libro antico dell'Asia che racconta che il destino di tutti è soggetto al ruotare delle epoche del tempo che si susseguono come il tiro del gioco 
S'io fosse quelli che d'amor fu degno

E tu, che se’ de l’amoroso regno
là onde di merzé nasce speranza,
riguarda se ’l mi’ spirito ha pesanza:
ch’un prest’ arcier di lui ha fatto segno





e tragge l’arco, che li tese Amore,

sì lietamente, che la sua persona

par che di gioco porti signoria.

L'Anima (La Biga Alata di Platone) opera di Anna Maria Saponaro ad esso ispirata
il titolo veritiero che sarebbe "Il volo dell'anima".

Or odi maraviglia ch’el disia:
lo spirito fedito li perdona,
vedendo che li strugge il suo valore.






                                                            L'amicizia per Dante 

Possiamo ritrovare tra gli scritti danteschi molti riferimenti alla vita sociale del poeta, grazie ai quali sappiamo che egli era molto legato a famosi poeti del suo periodo, tra i quali i noti Guido Cavalcanti e Lapo Gianni.


“Serenata”, di Di Cavalcante, diseño y cultura en latinoamérica

non riuscendo a modificare il post originale

Vedeste al mio parere onne valore



Cavalcanti fu fondamentale nella formazione poetica di Dante, egli infatti prese ispirazione fino alla stesura della Vita Nova dal suo predecessore e futuro amico. Fu proprio Dante ad instaurare un principio di amicizia, attraverso il suo primo sonetto scritto appositamente per essere inviato a Guido, “A ciascun' alma presa e gentil core” (questo fue quasi lo principio de l'amistà tra lui e me, quando elli seppe che io era quello che li avea ciò mandato), nel quale era contenuto un enigma al quale Cavalcanti provò a rispondere senza successo con il sonetto “Vedeste al mio parere onne valore”.
Questo fu il primo di una lunga serie di scambi di sonetti tra i due, che finirono però col procurare inimicizia ad entrambi ed a scatenare critiche sul  modo di scrivere dell'altro e sulle proprie aspirazioni letterarie; come sappiamo i due avevano due concezioni dell'amore completamente diverse, praticamente opposte, il primo riteneva che fosse un tramite  tra l'uomo e Dio e il secondo al contrario trovava solo aspetti negativi riguardo questo sentimento e lo riteneva strumento di sofferenza e disperazione per l'uomo.

25.5.20

Piena giustizia per Davide Marasco

Lo so che è  un articolo non mio   , ma     questo  è  uno dei casi in cui  un aggiunta  \  integrazione    ad  un articolo     rischia  d'appesantire   la  vicenda  in questione     di cui  si  ci  siamo già occupati su queste pagine   qui tutti gli articoli precedenti   :


dal  bellissimo  blog  https://traccevolanti.com




Il 4 giugno a Roma si terrà l’udienza d’Appello per l’omicidio di Davide Marasco. Chiesti i domiciliari per Naim Xhumari, condannato il 10 gennaio a sette anni e due mesi per omicidio stradale. Condividiamo l’appello di Maria Grazia Carta, la mamma di Davide per pretendere piena giustizia.



Tra due giorni sarà passato un anno da quell’alba maledetta del 27 maggio 2019. Davide Marasco, 32 anni, padre di un bambino di quattro, come tutte le mattine stava andando a lavorare con il suo scooter sulla via Casilina, quando Naim Xhumari, ubriaco e contromano lo ha investito in pieno con la sua auto, lasciandolo a terra, senza prestare il minimo soccorso. 12 mesi sono trascorsi, nei quali Maria Grazia Carta, la mamma di Davide ha lottato per ottenere giustizia e per mantenere la memoria di suo figlio, attraverso gesti di solidarietà e cura del prossimo. Ha interpretato il percorso giudiziario come una strada per arrivare ad una condanna che richiamasse al rispetto della vita di ognuno e al senso di responsabilità di chi, infrangendo la legge, può distruggere la felicità di intere famiglie. Non ha mai voluto vendetta Maria Grazia, ha rifiutato strumentalizzazioni razziste, proposte da chi non le ha offerto il conforto istituzionale, ma cercava di usare il suo dolore per fini propagandistici.

Il 10 gennaio è arrivata la sentenza. Sette anni e 2 mesi è stata la condanna inflitta nel processo con rito abbreviato a Naim Xhumari, riconosciuto colpevole di omicidio stradale. Una pena significativa di cui Maria Grazia si è dichiarata soddisfatta, ma purtroppo non ha potuto nemmeno questa volta riprendere le forze. Il 4 giugno ci sarà l’udienza d’appello: si prospetta la possibilità della concessione degli arresti domiciliari per chi ha ucciso Davide. Per le misure di distanziamento sociale, non si può chiedere, come fatto il 10 gennaio, di andare al tribunale per manifestare la vicinanza a Maria Grazia, ma si può condividere la sua lettera, breve e diretta, come è lei, per ribadire con forza la necessità di giustizia.
“Buongiorno, in qualità di madre di Davide Marasco sono offesa indignata e arrabbiata per la richiesta di appello degli arresti domiciliari di Xhumari Naim, udienza che si terrà a Roma il 04/06/2020. Trovo vergognoso che a meno di un anno, dopo aver ammazzato mio figlio con delle modalità criminali e senza averlo soccorso, il suo carnefice possa usufruire di una scelta che lui stesso non ha concesso a Davide. Se si considera il fatto che sia anche scappato subito dopo averlo preso in pieno, come non si può tenere conto che potrebbe approfittarne per scappare nel suo luogo di origine o comunque allontanarsi dal suo domicilio e reiterare il reato? Se ciò dovesse accadere sarebbe una sconfitta della giustizia e un ulteriore oltraggio nei confronti della vittima. Chiunque a questo punto, si sentirebbe autorizzato a delinquere, a scappare, rimanendo così impunito. PRETENDO PIENA GIUSTIZIA.



24.5.20

il documentario porno e libertà racconta il viaggio dalla trasgressione e libertà al conformismo e alla mercificazione della pornografia

Durante il periodo lock down coprifuoco per codiv 19 \ coronavirus avevo letto e riletto dei saggi sulle conquiste degli anni 60\80 in particolare quelle sula sfera sessuale , ed alcune di queste facevano riferimento al documentario porno e libertà . Non riuscendolo a trovare free in rete o a noleggio in un negozio di cd e dvd , l'ho noleggiato con youtube . Esso è Il racconto di una generazione di attori e cineasti. ma non solo , che ha deciso di sfidare la cultura religiosa e puritana attraverso la realizzazione di film pornografici, intesi come strumento di liberazione sessuale .
Un documentario , interessantissimo e senza peli sulla lingua  sopratutto affronta l'argomento senza tabù e giudizi preconcettuali .
Infatti  secondo la   voce  https://it.wikipedia.org/

“Per liberare la sessualità bisognava portarla al suo culmine. Come pornografia”. Era l’Italia degli anni Settanta, del moralismo cattolico e del comunismo che si ammantava di puritanesimo. “Nei confronti del sesso c’era ( ed  ancora  c'è anche  se  non più come  prima    ma  c'è   corsivo mio    )   un clima da Inquisizione spagnola, si veniva arrestati solo perché in possesso di riviste pornografiche. Fu allora che decisi di fare la mia rivoluzione”. A parlare è Lasse Braun “inventore” del cinema a luci rosse e re della “Sex Revolution” che nel 1969 contribuì a far abolire il reato di “oltraggio al pudore” in Danimarca, aprendo la strada al resto d’Europa. Scomparso nel 2015, è uno dei protagonisti di “Porn to be free- Porno e libertà ” di Carmine Amoroso, il documentario sulla controcultura pornografica degli anni Settanta, presentato in anteprima al Biografilm Festival di Bologna, in sala dal 24 giugno. "Il porno l'ho inventato io, questa è la verità" rivendica nel film colui che nel 1974 fu il primo a sbarcare a Cannes con un hard, “French Blue”. “Volevo far deflagrare la pornografia nel tempio del cinema”.Da Ilona Staller (in arte Cicciolina) al “Che Guevara del porno” Riccardo Schicchi, dalla “porno femminista” Giuliana Gamba a Helena Valena, un’allegra banda di rivoltosi ironici e dissacranti combatté negli anni Sessanta  \ Settanta una battaglia contro censura e tabù, pronti a farsi arrestare guidati da un sogno: lo "stato di felicità permanente" si raggiunge attraverso la liberazione del piacere. Così il porno si fece gesto politico, militanza contro sensi di colpa e perbenismo che soffocavano il sesso e l’amore. “Nudi sì, ma contro la Dc” gridava nel 1976 al Parco Lambro di Milano una folla di ragazzi e ragazze completamente svestiti contro i formalismi e in nome dell’utopia, mentre la pornografia diventa buona per l’arte, bucando l’immaginario collettivo, riscattando qualunque volgarità: le sale cinematografiche tradizionali chiudevano lasciando il posto al cinema porno (si arrivò a produrre 200 film in un solo anno), nel fumetto arrivarono Vincenzo Sparagna e l’ardimentosa rivista Frigidaire, che in copertina accostava con naturalezza Ilona Staller a Norberto Bobbio, in Francia faceva capolino Charlie Hebdo e a Bologna Andrea Pazienza. Un’onda d’urto che si infranse anche in Parlamento: sostenuta dai radicali con Marco Pannella (che nel film ne racconta la candidatura) Cicciolina fu la prima attrice porno a entrare a Montecitorio dal 1987 al 1992, eletta nelle file del Partito dell’Amore, fondato da quell’uomo “a metà tra l’avventuriero, l’intellettuale e il businessman” che era l’eclettico Schicchi, dirà nel documentario Giampiero Mughini.
Erano quelli i tempi dell’ “Ultimo Tango a Parigi” censurato, “la libertà di pornografia come unico mezzo per vincere la pornografia dirà il regista Bernardo Bertolucci facendo appello al suo partito, il Pci, affinché non vincesse l’oscurantismo, e di “Porci Con Le Ali” di Marco Radice e Lidia Ravera, che in “Porn to be Free” ricorda come le attrici fossero chiamate a incarnare l’immaginario maschile. In questo mix che alterna spezzoni di film a interviste, materiali d’archivio a retroscena sul set, “mi premeva raccontare, in un’epoca di neopuritanesimo qual è la nostra, la storia incredibile e poco conosciuta di un gruppo di provocatori che negli anni settanta hanno condiviso con coraggio una visione della pornografia come espressione politica”, dice Amoroso. “La pornografia, oggi più che mai, va difesa dagli oscurantismi politici e religiosi”. Curioso che il film sia stato respinto da tutti i produttori italiani cui il regista si è rivolto e abbia dovuto far appello al crowdfunfing. "Siamo creature politiche e sessuali insieme" conclude Judith Malina, anima del Living Theatre, scomparsa nel 2015. "Ma a volte cerchiamo di separare le due cose, stupidamente".

 Ma sopratutto affronta l'argomento senza tabù e giudizi preconcettuali . Infatti  esso  è Un ulteriore viaggio , che completa ed approfondisce questo questo saggio interessantissimo 


Pornocultura : viaggio in fondo alla carne
Mimesis, 2016 - 142 pagine
Copertina anterioreSelfie maliziosi, Youporn, Grindr, sexting, online dating, scenari politici traboccanti di umori e allusioni sexy, performance oscene e dedali a luci rosse, estetiche morbose a ornamento delle comunicazioni più disparate, live cam, gay-for-pay, gif porno, dickpic, stanze private, dark room, pornhorror, feticismo gotico e barocco, love doli, fucking machine, realcore, lingerie erotica, jockstrap: dissoluto e fastoso, crudo e sovresposto, il porno brulica trionfante dalle maglie del web 2.0 agli scenari urbani, dagli schermi mediatici agli interstizi del quotidiano, invadendo le trame della vita pubblica, surriscaldando le connessioni elettroniche e impregnando di sesso la socialità contemporanea. Benvenuti nella pornocultura. Quali sono le origini, la genealogia e gli effetti di questa scena convulsa? Di quale condizione annuncia la venuta? Cosa sacrificano e battezzano i riti pagani, gli orgasmi multipli e gli scambi di questo teatro dell'osceno senza pareti? Quali nuove frontiere implica la rivelazione degli abissi fino a poco tempo fa inesplorati dai più? Investigando fino alle sue più estreme conseguenze il legame intimo tra l'erotismo e la morte qui in opera, il saggio intravede nell'irruzione della pornocultura, al di là del bene e del male, il declino del soggetto moderno e i primi vagiti di una nuova carne di cui è ormai urgente comprendere la forma, il senso e l'etica.

  da  me recensito   me  autori intervistati 

Un   Viaggio  iniziato    con   Fq -Millenium  ( inserto mensile de il fatto quotidiano  )  Luglio 2018


Un addentrarsi nel mondo del proibito al fianco di storici, sociologi, scrittori e pornostar.Praticamente   porno e libertà  è la  sintesi      di questi due  viaggi  . fa  capire  come  si  sia  passati  da   una pornografia hot   cioè   dove  c'era   ancora  la  distinzione fra erotismo  e  pornografia    alla pornografia  vera  e propria  ,  da  qualcosa  di liberatorio   d'apertura     che   si metteva  in  aperto contrasto  con  il controllo  sociale  diretto  e  indiretto del Vaticano   da  solo o tramite i  suoi , ipocriti  per  lo più  ,  referenti politici  -.  Un viaggio  da   ciò  che  prima  era      trasgressione ora   è solo merce    \  contentino   per la massa  e  non più liberazione  

22.5.20

prove di ritorno alla normalità e fake news - bufale

ieri   dopo  tre  mesi  sono andato  a   farmi  i  capelli     in una delle   barbiere  di fiducia   .Tutto ciò che mi era parso degno di deliri complottari  ( per  sapere  come la penso   cercatevi i miei  post  qui  sul blog  e sui social  o  seguitemi  )    ed  purtroppo   opinione di massa si è rivelato ed  ancora  continua  ad   essere argomento cardine di qualsiasi discussione.  Infatti   tra  i due   fratelli     barbieri   : il primo   (  quello che  mi stava facendo i capelli )  e  il secondo   (  impegnato  con un altro cliente  )    si  discuteva    delle  covid  e delle  sue   conseguenze   :
1) Ora ci vogliono mettere anche il Cic (!) sotto la pelle.
2)  vogliono obbligarci  ( anche  se  diranno che non  è  obbligatoria  ma facoltativa  )    a scaricarci ed   attivare un app pèer  trattarci   come se  non bastasse  registrare   chi entra   e chi esce  con i  suoi dati
2)Io non mi faccio nessun vaccino proprio, sono malato di cuore (37 apparentemente sanissimo, sovrappeso in maniera pazzesca.
il cliente   dichiara solennemente di non aver mai indossato la mascherina se  non  perchè  costretto   "perché non mi faccio prendere per il culo dal , io".
3) Perché anziché il vaccino non tolgono i telefoni 5G ?!

 alla  fine  il  primo  barbiere,  il più razionale o almeno riesce   a trovare  un equilibro fra  dubbi  e  certezze  fra   razionalità ed  irrazionalità     ha  mandato  a  fncl il collega  dicendo  <<  arrangiati   fa qwuel  che vuoi  >> il secondo   che   nonostante  avesse    sotto   una persona  anziana  che  raccontava  i ricordi familiari di quando  c'era  stata l'epidemia di   spagnola  ovvero quello che oggi   è  il codiv   .
ed  proprio  mentre scrivo   quest'ultime righe  si diffondono nell'etere  le  note di    Idiot Wind (Blood On The Tracks NYC Session - 1974) -   di  Bob Dylan   canzone    azzeccatissima per  il clima   che  stiamo affrontando ed  ancora    chi  sa per  quanto  dovremo affrontare  \  convivere   sopratutot quando dice


Idiot wind, blowing every time you move your teeth
Vento idiota, soffia ogni volta che muovi la bocca

  con questo  è  tutto    alla prossima    cari  lettori  \  lettrici

19.5.20

I diavoli: i Il thriller finanziario internazionale tratto dal best seller di Guido Maria Brera più attuale che mai

 ho aspettato   prima di recensire  La serie  Diavoli   per  dare la possibilità   a  più  di riprendersi  dal finale  shock    anche per  me  che sono  un  " complottista    " ed  un  che vede  lontano  e  si diverte    ad  immaginarsi    e prevvedere  come  vanno  a finire  , libri , film ecc   . 
I    Diavoli  ,  il primo thriller finanziario nato in Italia e come "la sua storia, con uno scarto narrativo decisamente inedito, guardi allo scacchiere del potere finanziario mondiale per la prima volta dalla prospettiva europea invece che da quella americana". con Alessandro Borghi, Kasia Smutniak e Patrick Dempsey tratta dal best-seller di Guido Maria Brera  è finita . E  quindi  posso   smettere  di tenere  a freno le amni , visto che  ho  me le  sono , a  volte  in anteprima della messa  in onda  su  sky    . 

LO SO' CHE   NON SI DOVREBBE   VEDERE  IN STREAMING  LE  SERIE  TV  (  O  FILM ,  FILM D'ANIMAZIONE , CARTONI  ANIMATI , ECC  )  MA  . 1)   QUANDO VEDI I TRAILLER  O NE LEGGI ANTICIPAZIONI OPPURE  E'  IL MIO CASO   SENTI CHE DA UN ROMANZO  AVVINCENTE    ,   INTERVISTA       ALL'AUTORE DEL ROMANZO   OMONIMO  SARA  TRATTA LA SERIE   IN QUESTIONE 
 NON CE  LA  FAI   AD ASPETTARE  TEMPI BIBLICI  ( NEL CASO  VENGA   TRASMESSO   COME  NEL CASO DELLA SERIE  GOMMORRA )    PERCHE' SIA  VISIBILE  SULLA  TV  PUBBLICA   TI VIENE LA  VOGLIA     DI VEDERTELA  .,  2)    PER  EVITARE LA PIRATERIA   UN DANNO ECONOMICO    SIA  PER  I GRANDI    CHE PER  IL PICCOLO   E  PER  TUTTO  L'INDOTTO CHE  C'E' DIETRO  LE  GRANDI CASE  DI PRODUZIONE  E DISTRIBUZIONE    CHE SI BASANO  SU  ABBONAMENTI    DOVREBBERO PERMETTERE    DI   DI POTER  ACQUISTARE   SOLO UNA SERIE O  SOLO UN EPISODIO  E NON FARTI PAGARE   UN ANNO O MENO   D'ABBONAMENTO PER MAGARI  COSE  CHE NON T'INTERESSANO  T'INTERESSANO RELATIVAMENTE  . 

  dopo questo pipone    riprendiamo la recensione  


Un ottima  serie  . Infatti : <<  Si dice che Lucifero,il più splendente degli angeli,fosse il prediletto di Dio...che Dio lo amasse più di tutti gli altri angeli.Ma quando seppe che Lucifero aveva trasgredito le sue regole,non ebbe pietà. Con tutta la sua schiera di demoni gettò Lucifero all'inferno.>>  (  citazione  del film  )  .
Ecco  che in  un intervista sul quotidiano  la stampa    che  precedeva  le  ultime due  puntate   c1f  Borghi auspica lunga vita ai Diavoli, anche sei stagioni: « Più andremo avanti e più racconteremo il nostro tempo. Per fortuna c’è Guido che è un pozzo di idee. Allo stesso tempo mi piace che la prima serie abbia una sua conclusione. Odio le storie lasciate appese, invece I diavoli chiude un ciclo, dà delle risposte per aprire poi nuove questioni. E il finale dividerà,infatti gli   ultimi episodi sono  quelli  migliori  che mi sono piaciuti di più  con più tensione narrativa  e  visiva ».
Infatti  non ci sono dubbi che Diavoli è un'ulteriore dimostrazione della grande capacità di Sky di portare storie di spessore, interpretate da attori di elevato rango e raccontate con creatività ed enorme dispendio di risorse in una tv nostrana fiaccata dai soliti santi, uomini di legge e mafiosi. I suoi sono anche questa volta personaggi complessi, sfumati, tormentati e non necessariamente simpatici. La vera forza di questa narrazione, che tuttavia si avventura in territori - quelli della finanza - purtroppo di non facile comprensione  a i più  , con una specificità e un'accuratezza che in alcuni casi confonde o addirittura annoia. Per Alessandro Borghi questa è l'ennesima prova d'attore, la migliore a livello televisivo, nonostante il limite della lingua che per lui non sembra esserci. Ruba la scena, anche al cospetto di nomi altisonanti, consacrandosi al pubblico internazionale.
 Confermo   il primo giudizio che  dessi   quando   ho visto i primi due  episodi


L'immagine può contenere: 1 persona, barba e primo piano
finito ora di vedere il primo episodio di Diavoli miniserie televisiva italiana, britannica e francese del 2020, tratta dall'omonimo romanzo di Guido Maria Brera.Mi sta intrigando , mi fa venire in mente le stesse atmosfere e suspence di gomorra . Finalmente una fictions che parla della mafia non in senso classico ma moderna ovvero delle banche e del capitale che affama e distru
gge i popoli . Una serie dove nessuno\a è quel che è . Dove tutti hanno : scheletri nell'armadio , segreti inconfessabili, rimorsi \ sensi di colpa da espiare , fantasmi . Dove tutti sono contro tutti , dove ci sono tradimenti inconfessabili , vendette , lotte intestine , doppi e tripli giochi . credo che la seguirò

La  sua  originalità  sta  nel fatto che    a differenza  degli altri film  americani simili    (   Wall Street 1987,  Wall Street - Il denaro non dorme mai 2010 , 1 km da Wall Street 2000 , La ricerca della felicità (The Pursuit of Happyness) 2006 , The Wolf of Wall Street  2013 , ecc  ) che raccontano  gli anni  fra  '80 \90 periodo   in cui  c'erano i finanzieri senza scrupoli, i Gordon Gekko della New York reaganiana tra grandi bluff, scalate ostili e insider trading , essa  insieme (  per  poi andare a  riprendere  \ continuare   )    film  e documentari   come : Inside Job  del 2010,  La grande scommessa (The Big Short)  2015 , Piigs  2017 , ecc   racconta  la  finanza     successiva  .
 Infatti   qui  su   narra   di come  oggi la frontiera si è spostata, la finanza è diventata uno strumento pervasivo di condizionamento e manipolazione e in gioco ci sono non solo i titoli di Stato e la moneta ma anche gli equilibri geo-politici. Ed è proprio da questa nuova fase, cominciata dal crash economico e finanziario del 2008 e proseguito con la crisi greca del 2011, ed    appunto da  qui  che parte il racconto de I diavoli, il thriller internazionale firmato da Sky Originale e tratto dal best seller di Guido Maria Brera, con Patrick Dempey, Alessandro Borghi e Kasia Smutniak  .
È decisamente complesso raccontare la finanza e portarla sul piccolo schermo ma   , tale  serie  ha  il merito   di far  si che   i termini più tecnici vengono spiegati e non c'è bisogno di masticare numeri e strategie finanziarie per farsi prendere per mano dalla trama de I diavoli, che di fatto è un thriller in dieci puntate che racconta la lotta tra le potenze finanziare europee e fatti reali che ci ha condizionato e  ci condiziona  ancor  oggi  tutti.
L'impressione è che quando pensi di poterti fidare di un personaggio, proprio in quel momento capita un colpo di scena  che ribalta  la  situazione  spiazzandoti  sopratutto   se  non sei  abituato a  film o  fiction  con cui continui  colpi di scena   in cui  un amico  \  alleato  diventa all'improvviso   tuo nemico    e viceversa   .
Di base c'è il racconto delle storie di due uomini, un duello sottile e intrigante, un profondo legame tra i due protagonisti, ognuno dei quali rappresenta qualcosa», spiega Luca Bernabei di LuxVide nella maxi conferenza stampa in streaming organizzata da Sky, un vero e proprio evento con oltre 100 persone collegate. La storia ruota attorno ai due personaggi principali: da un lato c'è l'italiano Massimo Ruggero (Alessandro Borghi), un self-made man che dopo una rapidissima carriera cominciata dal basso diventa lo spregiudicato e geniale Head of Trading di una delle più importanti banche di investimento del mondo.Dall'altro c'è l'americano Dominic Morgan (Patrick Dempsey), fra gli uomini più potenti della finanza mondiale, CEO della banca e mentore di Massimo. A causa dei segreti di quest'ultimo, il sodalizio inizierà a sgretolarsi soprattutto quando Massimo si troverà coinvolto in una guerra intercontinentale, nascosta sullo sfondo di eventi apparentemente slegati come lo scandalo Strauss-Kahn, la guerra in Libia e la crisi europea, narrati anche attraverso l'inserimento di spezzoni di veri telegiornali, per rendere il tutto estremamente realistico. Una guerra silenziosa, combattuta attraverso l'arma più potente di tutte: la finanza. Ma chi sono «i diavoli» della finanza? Guido Maria Brera li definisce dei «monaci guerrieri» e spiega che sono dei devoti del profitto che si muovono non solo per il denaro ma anche per presidiare (lontani dai riflettori) un potere che gli permette di muoversi con molta più rapidità e spregiudicatezza rispetto alla politica. Il libro è uscito nel 2014, edito da Rizzoli, ma la storia è estremamente contemporanea e attuale, ancora di più oggi vista la situazione di grave crisi aggravata   a causa della pandemia del Coronavirus. Quanto alla serie, ciò che rende affascinante i protagonisti è il fascino dell'ambiguità.
In tutti i personaggi  c'è un dualismo estremo, una parte molto cattiva e una molto buona.  Massimo Ruggero, ad esempio  che segue sostanzialmente il suo istinto, non si capisce  fino al'ultimo   se sta dalla parte dei buoni o dei cattivi»,  invece Patrick Dempesy il suo Dominic Morgan? «La scrittura del personaggio era precisa. >>----   dal settimanale    panorama  ----   << Mi sono basato su quella e in più mi sono ispirato a una serie di libri che Guido mi ha fatto leggere», spiega l'attore. Il risultato? «Un personaggio complesso, pieno di sfaccettature e lati oscuri, propri di tutti quelli che devono compiere delle scelte».
 La stessa  Kasia Smutniak che interpreta Nina, l'aristocratica, sofisticata e determinata moglie di Dominic Morgan: a lui è unita da sentimenti, interessi e soprattutto da un dolore che non passa, quella per la morte del figlio John che ha gettato un'ombra buia sul loro matrimonio e l'ha ferita fino a cambiarla per sempre.
 «Questo personaggio >>    sempre  da  panorama  --- mi ha permesso di indagare nel profondo ciò che vuol dire esplorare il dolore. Nina e suo marito Dominic lo affrontano in maniera diversa: questo li unisce e li divide», rivela la Smutniak. «Sono partita dal libro di Guido che ha la capacità di parlare di fatti noiosi come la finanza in una maniera appassionata e romantica. Questa storia mi ha colpito tanto per il linguaggio che usa, per la capacità di catturare l'attenzione, coinvolgerti e regalare emozioni. C'è molto realismo nella serie: si torna indietro di qualche anno riconoscendo momento importanti e dandogli un'altra lettura, magari più consapevole.
Una serie questa   in cui   dentro c'è tutto: la spregiudicatezza, i dilemmi e il lato umano dell'alta finanza, l'estremo realismo, scelta fortemente voluta dal regista Nick Hurran (che ha puntato sull'inserimento di schegge di news per restare ancorati alla realtà ed  all'attualità ), lo stile cinematografico che s'intreccia con un racconto grezzo e concreto. Mi ha colpito il modo speciale in cui erano stati scritti i personaggi, che guardano sempre al futuro. Per loro "oggi è sempre domani" e questa è una delle chiavi di volta della sceneggiatura di talerserie  . L'ambizione  riuscita    della serie ? Raccontare chi sono i diavoli della finanza, mostrare attraverso una storia di finzione l'unico vero potere dell'Occidente, sprofondato nel vuoto della politica. La loro redenzione non è prevista e se c'è, è un dettaglio secondario .Una  serie  in cui  anche i personaggi secondari   come (  vedere  foto a sinistra  ) Teodoro Grimaldi riescono a stare  al passo    degli attori protagonisti  

Andy Rocchelli, una storia da raccontare e da far uscire dalle nebbie

Fra le tante storie  lette  o sentite  ( video e  podcast  )  durante  questo periodo  eccovene  una  molto bella   . Essa descrive benissimo   il  tipo di quelle    di cui  ho parlato nel precedente  post  .
Lo  so che non è mia  , cioè raccontata  da me  ma d'altri . Ma   è  grazie  a persone  come   colui che   ha  fatto    l'articolo e   l'ha  raccolta    che   tali  vicende    rinascono     riemergono  dalle  nebbie   del tempo e  dall'oblio in cui  i media maistream  e i politicanti le  hanno   fatte  finire

da https://www.mariocalabresi.com/stories/


 Ci sono foto che nella vita non si dimenticano mai, che ci accompagnano, che formano il nostro immaginario e segnano la nostra memoria. Di questa ricordo i volti dei bambini, nove o dieci bambini pigiati in una dispensa sotterranea, tra barattoli di conserve, marmellate, pomodori, peperoni e cetrioli sottaceto. Li avevano stipati in questa cantina, a cui si accedeva attraverso una piccola botola, per proteggerli dai bombardamenti. Alcuni erano orfani, tutti erano stati raccolti e ospitati da una famiglia che provava a salvarli.





Ucraina, maggio 2014. Bambini rifugiati in una cantina per proteggersi dai bombardamenti a Sloviansk, durante il conflitto tra nazionalisti e separatisti filorussi (foto ©Andy Rocchelli/Cesura)

Nella foto cinque di loro guardano verso l’alto, la bimba piccola con il cappello di jeans ha un’espressione che sembra mescolare stupore e paura, gli altri fissano con fiducia il fotografo. Sono nascosti sotto il fronte: sopra quella casa, in quel momento, passava il confine estremo di un’idea di Europa. Da un lato c’erano gli ucraini che volevano diventare europei, dall’altra quelli che guardavano a Mosca, in mezzo, intrappolati, gli innocenti che avevano la colpa di abitare nel posto sbagliato.Questa foto la pubblicai sulla “Stampa” lunedì 26 maggio 2014. Era stata scattata pochi giorni prima, ma il fotografo non c’era più. Era stato ucciso insieme al suo amico e compagno di viaggio, il dissidente russo Andrej Mironov, proprio su quel fronte. Colpiti da un colpo di mortaio nel pomeriggio di sabato 24. Il fotografo si chiamava Andrea Rocchelli, detto Andy, e aveva 30 anni.






Andrea “Andy” Rocchelli, a destra, e Andrej Mironov nell’aprile del 2014 (foto ©Gabriele Micalizzi/Cesura)

Non seppi più nulla di lui, finché un giorno di inizio aprile del 2017 a Perugia mi si avvicinarono due persone. Un uomo e una donna, marito e moglie. Parlavano quasi sottovoce. Era evidente che avevano paura di disturbare, erano arrivati fin lì per amore. Per amore del loro figlio scomparso senza verità e senza giustizia. Erano Elisa Signori e Rino Rocchelli, i genitori di Andy. Erano venuti a seguire la presentazione di “Nove giorni al Cairo”, il documentario che con “Repubblica” avevamo dedicato al rapimento e all’omicidio di Giulio Regeni. Ero appena sceso dal palco della Sala dei Notari, dove si teneva il Festival internazionale di Giornalismo, quando mi chiesero se potevano raccontarmi di Andy.Mi spiegarono che erano a Perugia per presentare il lavoro del figlio e denunciare le circostanze non chiarite della sua morte. Nonostante il tono pacato si intuivano la frustrazione e il dolore per il fatto che l’inchiesta sull’omicidio non stesse andando da nessuna parte e la sensazione che Andy fosse stato dimenticato. Non mi chiesero nulla in particolare, volevano solo seminare memoria. Alcuni mesi dopo, all’inizio dell’estate, registrai la notizia che un ragazzo italo-ucraino era stato arrestato all’aeroporto di Bologna in relazione alla morte di Rocchelli. Poi più nulla.



Pavia, marzo 2020. Elisa Signori e Rino Rocchelli, i genitori di Andy (foto ©Alessandro Sala/Cesura)

Fino ad un pomeriggio di fine luglio dello scorso anno quando sono andato a prendere un caffè con Anna Dichiarante, una giornalista che avevo conosciuto a “Repubblica” durante la mia direzione. Mi voleva raccontare di un processo che aveva seguito a Pavia e che era appena arrivato a sentenza, un processo affollatissimo, teso, pieno di colpi di scena ma che non era mai arrivato sulle prime pagine dei giornali. Era il processo per la morte di Andy Rocchelli e Andrej Mironov. Quella sera, su un treno verso il mare, ho capito che quella storia mi si era impigliata nei pensieri, e che doveva essere raccontata fin dall’inizio.Ho cercato di capire perché fosse scivolata via in silenzio, tra le cose dimenticate e non urgenti. Dopo un po’ di ricerche mi sono fatto l’idea che, in questo frenetico ciclo di notizie, l’Ucraina e le sue storie avessero perso presto importanza in quel 2014 in cui l’Isis stava prendendo piede in Iraq e Siria e nasceva lo Stato Islamico. Per cominciare mi sono procurato “Evidence”, il libro con le foto di Andy, e ho cominciato a sfogliarlo per cercare di entrare in sintonia con il suo sguardo. C’erano le foto della rivolta di Maidan a Kiev, i ragazzi che vanno a combattere contro Gheddafi in Libia, la testimonianza delle violazioni dei diritti umani in luoghi dimenticati come il Kirghizistan e l’Inguscezia.


Ucraina, febbraio 2014. La rivolta di Maidan, a Kiev, con i manifestanti che contestano la mancata firma dell’accordo con l’Unione europea (foto ©Andy Rocchelli/Cesura)

Sentivo l’urgenza di raccogliere più elementi possibile, di scavare dentro questa storia. Restava da capire quale fosse la forma più giusta. Mi sono ricordato di una chiacchierata romana con Carlo Annese, uno dei pionieri del podcast in Italia, in cui mi aveva sfidato a sperimentare l’idea di fare inchieste audio. L’ho chiamato e lui ha organizzato, ai primi di settembre, un incontro con Storytel, piattaforma svedese che anche in Italia produce podcast e audiolibri; è bastato poco per capire che valeva la pena provarci.Allora ho telefonato ad Anna e le ho detto che volevo raccontare la storia di Andy, ma a patto che mi aiutasse a raccogliere tutto il materiale e le testimonianze. Mi ha risposto soltanto: «Sapevo che se te l’avessi raccontata tu l’avresti fatta». Così abbiamo cominciato un lungo viaggio tra le carte, gli atti del processo e le voci di colleghi, amici, investigatori, che arriva in porto oggi con questa serie in quattro puntate che si chiama “La Volpe Scapigliata”. È stato il lavoro più lungo che abbia mai fatto, un giornalismo lento, durato più di otto mesi.Ho impiegato molte settimane a convincere Elisa e Rino Rocchelli a rompere il loro riserbo e a parlarmi di Andy, ma piano piano abbiamo costruito un rapporto di fiducia e amicizia che mi onora. Un pomeriggio Rino mi ha aperto il suo computer, dentro ci sono gli audio che Andy raccoglieva intervistando tutti quelli che fotografava. Elisa, che insegna Storia contemporanea all’Università di Pavia, mi ha spiegato meglio di chiunque altro perché quella foto della cantina mi era rimasta negli occhi: «Perché è la più rappresentativa del modo in cui Andrea si poneva nei confronti di chi voleva fotografare, e perché quello scatto presuppone un rapporto di confidenza e di fiducia. Bisogna osservare lo sguardo di questi bambini, nascosti in mezzo alle marmellate e ai sottaceti, si vede che passa qualcosa tra la macchina fotografica e quegli occhi, credo sia solidarietà e condivisione».


Libia, marzo 2011. Dopo gli scontri tra i ribelli della Primavera araba e le truppe governative, molti cercano di scappare dal Paese ed entrare nella vicina Tunisia (foto ©Andy Rocchelli/Cesura)

Avevo provato a contattare anche Mariachiara Ferrari, la compagna di Andy, che in questi anni ha sempre preferito stare un passo indietro e proteggere Nico, il loro bambino, che proprio nel giorno della morte del padre aveva compiuto tre anni. Un giorno mi ha scritto dicendomi che, se avessi avuto bisogno di aiuto, lei ci sarebbe stata, ma senza registratore. In una giornata tiepida di questo inverno ci siamo trovati sul Ticino e abbiamo camminato a lungo sul greto del fiume fino al tramonto, ha risposto a tutte le mie domande e mi ha spiegato perché gli amici scout chiamarono Andy “Volpe Scapigliata”.


Pavia, febbraio 2020. Il tramonto sulle rive del fiume Ticino

«Una sera Andy mi ha chiesto: “Indovina il nome che mi avevano dato agli scout. È quello di un animale”. Io – racconta Mariachiara – ho risposto subito: volpe. Non ci poteva credere che avessi indovinato al primo colpo e cominciò a dire che lo sapevo già. Quando poi, con un colpo di fortuna, ho aggiunto scapigliata, la sua teoria che me lo avesse suggerito qualche suo vecchio amico divenne una certezza. La verità è che io non lo sapevo. Dissi volpe perché Andy ti dava un’idea di selvatico ma allo stesso tempo di curioso. Di una persona fedele a sé stessa che non scende a compromessi. Non gli avrei mai dato il nome di un animale domestico, lui non poteva che essere un animale del bosco.Scapigliato? Era arruffato, concentrato a seguire il suo fiuto. Ricordo la sua macchina quando ci siamo conosciuti: aveva una vecchia Uno grigia, sempre piena di cose che trovava in giro, di fogli e di rotoli di carta fotografica. Una volta era tornato con un telone di quelli che si usano per coprire i camion. Mi disse: “Teniamolo, chissà che un giorno non possa servire”. A casa ho ancora due vecchie poltroncine rosse di un cinema, venne a sapere che le buttavano via e andò a recuperarle. La sera si sedeva lì e io dicevo che quello era il suo trono. Riusciva a vedere negli oggetti e nelle persone, potenzialità che agli altri sfuggivano. Era questo il suo segreto».

Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

Qualche  giorno    fa  stavo sfogliando la  slide   di msn.it      è  sono  capitato    su quest  articolo di  HuffPost Italy Dei fatti di C...