17.4.21

fare il contadino non è più un mestiere disonorevole ma una moda ? «QUESTO MESTIERE NON MORIRÀ MAI PERCHÉ CI DÀ IL CIBO», DICONO TUTTI QUELLI CHE VI SONO RITORNATI

 

  • GENTE
  • DI GAETANO ZOCCALI
  • Ritorno alla terra dopo la laurea: è boom di giovani agricoltori

    VALENTINA DOPO LA BOCCONI HA INIZIATO A COLTIVARE ORTAGGI. VERONICA HA STUDIATO ECONOMIA E ORA SI OCCUPA DI VITIGNI. SONO 55 MILA I RAGAZZI CHE FANNO IMPRESA CON LA TERRA: UN RECORD IN EUROPA. «LA FATICA È TANTA, MA SI GUADAGNA BENE»

    LA SIGNORA DELLE CAPRE Ponteranica (Bergamo). Federica Cornolti, 30 anni, con i due pastori australiani Lucky e Aika, mostra la stalla di Val del Fich, creata con i contributi europei. Ci alleva sessanta capre da latte di razza Saneen. È laureata in allevamento e benessere animale.

    Voglio andare a vivere in campagna, ma vivo qui in città, e non mi piace più... Toto Cutugno lo cantava, in molti lo hanno sognato e tanti, tra i più giovani, sono davvero passati a questa scelta di vita nel 2020. In controtendenza rispetto all’andamento dell’economia, infatti, Coldiretti svela che c’è stata una corsa alla terra degli under 35, che hanno abbandonato altri settori per dedicarsi all’agricoltura, con un balzo del 14 per cento rispetto a cinque anni fa. Così l’Italia ha conquistato un primato europeo: 55 mila ragazzi alla guida di imprese verdi.


    La terra ha dato prova di essere un pilastro ben solido, e la nuova coscienza green dei consumatori indotta dalla pandemia ha dato un’accelerazione al fenomeno. Ben 40 mila giovani italiani hanno scommesso sulla campagna facendo domanda per i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea con il Programma di sviluppo rurale (PSR 2014-2020), finanziamenti a fondo perduto per il 50-70 per cento della cifra, spesso impiegati per recuperare terreni di famiglia in abbandono.



     Purtroppo, solo metà delle domande è stata ammessa, anche a causa della burocrazia complessa, ma questo non scoraggia perché, dati alla mano, è dimostrato che le aziende agricole condotte da giovani raggiungono un fatturato fino al 75 per cento superiore alla media, grazie alle loro capacità di innovazione e alle esperienze multisettoriali. Essere contadini oggi, infatti, richiede idee e competenze multiple, come dimostrano

    diverse storie di successo.

    «Puoi avere il prodotto migliore del mondo, ma se vuoi venderlo lo devi raccontare nel modo giusto», dice a Gente Valentina Stinga, 31 anni, a capo di Rareche di Sorrento (Napoli). In pieno lockdown la giovane contadina-blogger ha lanciato la vendità online delle sue conserve, subito andate a ruba. Laureata alla Bocconi, Valentina lavorava per Booking.com quando ha cominciato a interessarsi alla terra. «Mi occupavo delle masserie pugliesi in affitto, e vedendo quelle tenute ho pensato di piantare anche io delle zucchine sui terreni di famiglia, quasi per gioco, ma mi sono appassionata e ho pensato di farne il mio lavoro. All’inizio gli amici mi hanno dato del

    la matta, invitandomi a non sprecare anni di studio, invece lo studio serve in ciò che faccio, eccome», racconta. Lei coltiva ortaggi e verdure senza serre, in primis i grossi pomodori di Sorrento, da insalata. «L’idea delle conserve nasce come progetto di economia circolare, per non sprecare i pomodori maturi.
    Poi, facendo la salsa, ho scoperto che aveva un sapore straordinario». Motivo per cui sta preparando una richiesta di finanziamento per ingrandirsi. «Lavorare la terra è faticoso, non ci siamo fermati nemmeno un giorno in lockdown, ma se c’è la passione non pesa». Tra chi ha già ottenuto l’aiuto dall’Europa c’è Lorenzo Ottoni di Asola (Mantova), 21 anni, primo agricoltore millennial. «Ho ricevuto 20 mila euro. Metà li ho usati per pagarmi parte del trattore con autoguida satellitare, che serve per fare un lavoro di precisione, senza ripassare nello stesso punto. Con il resto ho comprato nuove mucche italiane». Sui trattori Lorenzo aveva iniziato a lavorarci per passione, durante gli studi di Meccanica motoristica. «A 19 anni, però, ho voluto rilevare l’azienda con

    35 vacche del nonno ottantacinquenne, e ho chiesto un prestito in banca». Ora Lorenzo  è arrivato a 200 capi, e coltiva anche soia, pomodori e mais. «È il mestiere più vecchio del mondo ed è quello che dà più soddisfazione perché si lavora con un ciclo completo, dal seme al prodotto finito».A Illegio (Udine) Marco Zozzoli, 31 anni, ha rinunciato al posto fisso di perito metalmeccanico per avviare Il Vecjo Mulin, dove coltiva duecento varietà di ortaggi in estinzione. Matteo Andreatti, 25 anni, di Apicoltura Gocce d’Oro di Bedollo (Trento), produce miele bio da apicoltura transumante e con i 40 mila euro avuti dall’Europa ha avviato un moderno laboratorio. Federica  Cornolti, 30 anni, di Ponteranica (Bergamo), grazie ai fondi europei ha fatto rivivere alcuni terreni per allevarci 60 capre e fare i formaggi Val del Fich, che vende porta a porta. Poi ha aggiunto piccoli frutti per le marmellate e grazie a un bando del Parco dei Colli ha appena acquistato un trattore.

    Salvatore Palmieri, 33 anni, architetto, progettava gli interni delle vetture Fiat a Pomigliano d’Arco, fino a quando una proposta di lavoro all’Alfa Romeo di Milano lo ha messo di fronte a una scelta: «Non era giusto abbandonare il Sud, così ho recuperato l’agrumeto del nonno, a Policoro (Matera). «Non ho
    avuto gli aiuti comunitari perché la laurea in Architettura mi ha penalizzato, ma sono andato avanti lo stesso, lavorando sodo: io e mio papà da soli. Non avrei potuto farlo senza una laurea, perché lo studio mi ha aperto la mente, ed è quello che ci vuole per fare impresa. Un tempo si parlava di braccia rubate all’agricoltura, oggi sono i cervelli a tornare alla terra». E nella sua azienda, Biotesoro, ora crescono anche limone caviale, ortaggi e fragole. 
    Veronica Barbati aveva già le idee chiare quando ha scelto di laurearsi in Economia e gestione dei servizi turistici: voleva dare una marcia in più all’azienda agricola di famiglia con un agriturismo. Ha avuto un primo finanziamento nel 2010, a 21 anni, e un altro l’ha appena ricevuto per introdurre un’area camper nel suo Agriturismo Barbati, dove coltiva vitigni autoctoni e ortaggi e propone esperienze di campagna per famiglie, molto gettonate. È anche presidente dei giovani di Coldiretti e a chi volesse fare richiesta dei fondi europei per gli under 40 raccomanda: «Fate attenzione ai bandi regionali e lavorate a un buon progetto. Viene richiesta una montagna di documenti e certificazioni, ma non scoraggiatevi. Le soddisfazioni, anche economiche, arrivano».





    16.4.21

    per la stampa ,anche davanti all'evidenza dei fatti non è femmicidio - violenza su una donna . il caso di Maria La pia M5

     niente  d'aggiungere al post ( vedere   sotto )  di Patrizia   io non saprei dirlo meglio  .  Lo so  che potrebbe essere di parte  perchè  la   fonte  da  cui  ho ripreso il post  è  una sua  amica   e per  giunta   dello stesso partito  ,  ma  se  tale  post  si legge  senza preconcetti e pregiudizi   ci si  accorgerà    che :  1) ha ragione  ., 2)  quanto  riportato  è inoppugnabile 3 ) si capisce   che  c'è  ancora molta  strada  da fare  soprattutto  nei media   in ambito  di tali fatti . 4)   che non è  questione  d'essere  femminista  o  lottare    contro   tali fenomeni  .  Ma  ora basta  con il pippone    ed eccovi l'articolo  .  

    da  

    1 h 
    Il 18 dicembre 2018, a Nuoro, una mia amica, viene aggredita da un balordo, nel parcheggio di un supermercato. Lei rimane a terra con un trauma toracico e le costole rotte.Immediatamente la stampa si scatena e così i social, perché la mia amica,
    Mara Lapia
    , è una deputata della Repubblica, è una donna che non appartiene ai salotti radical chic o massoni in cui si decidono le cose e non frequenta chi conta. È una che lavora con la schiena dritta e dà fastidio a quelli che non lo fanno. Mara viene letteralmente sommersa di fango. Viene accusata di essersi procurata da sola l'aggressione, compaiono testimoni, tanti, a dire che non era manco stata toccata, che lo aveva provocato lei, che era inciampata sui tacchi (non ne aveva, come risulta dai video della sorveglianza). All'interno stesso dei gruppi di lavoro del suo partito, viene costantemente bullizzata da un gruppetto di decerebrati miracolati con battute ossessive sulla vicenda. Oggi sappiamo dai giornali che l'imputato ha chiesto il rito abbreviato. Oibò.Il rito abbreviato consente ad un imputato lo sconto di un terzo della pena, e non prevede che compaiano testimoni in aula. Quindi, il balordo non era proprio certo di essere assolto e i testimoni non c'erano. Ma come? Nonostante la Nuoro bene pronta a parlare, i testimoni, i video della sorveglianza che escludevano la sua responsabilità, le cassiere che probabilmente erano tutte lì quel giorno, il famoso audio farlocco dell'infermiera che raccontava minuto per minuto di essere lì a vedere, l'imputato sceglie di non avvalersi di tutte queste prove, per poi ricorrere, invece, al rito abbreviato? E perché? Dai che ci arriviamo insieme: perché nessuna di quelle prove lanciate allora come verità incontrovertibile è vera. Perché i video hanno dimostrato l'assoluta genuinità della Lapia, perché i testimoni che hanno detto di esserci hanno ritrattato e non ci sono più, perché l'infermiera che aveva fatto diventare virale quell'audio ha ritrattato la sua posizione, e alla fine ieri mattina, in aula, a volere quel processo non poteva essere altro che la vittima, la Lapia, mentre tutti gli altri sono scappati come conigli. A partire dall'imputato che non si è nemmeno presentato in aula. Perché quei testimoni, quell'infermiera, tutti quelli che erano certi, in aula non avrebbero potuto sostenere quelle cose, pena l'essere rinviati a giudizio per falsa testimonianza. Mi aspettavo che almeno oggi i giornalisti avrebbero recuperato almeno un po' di dignità, dopo quanto scritto su questo episodio anni fa. Così come perseguitarono lei allora, millantando, brutalizzando la faccenda, avrebbero potuto riservare lo stesso trattamento all'imputato. "Perché fuggi? Dove sono le prove che dimostravano la tua innocenza? E tutti i testimoni? Perché hai chiesto il rito abbreviato?". Invece niente. Mi sarei aspettata anche che i soloni che avevano linciato una donna per il fatto di avere subito violenza, e che l'avevano linciata perché mai seduta nei loro salotti, avanzassero qualche scusa, se non altro per i modi e i toni con cui l'avevano offesa. Invece niente. Quindi ieri Mara era presente in aula, dopo essersi opposta all'archiviazione, esattamente come tutti quelli che dicono la verità e credono nella Giustizia.Gli altri si sono già dileguati come lepri. Che è la solita storia quando si parla di violenza su una donna. Però che vergogna eh. All'inizio tutti leoni, e poi, coglioni.
    *La stampa riporta, ancora oggi,




    l'aggressione come una botta alla mano e un cellulare graffiato. Niente, non ce la fanno, neppure davanti agli atti e ai referti. Non sanno leggere nemmeno un processo, figuriamoci scriverlo.

    ma finitela di strumentalizzare le dolorose vicende dei figli della luna . Il caso di Malika

     in sottofondo 
    Alice  - F.  de  Gregori


    Lo so che     che  sarò  accusato   di :  minimizzare  la  sua  vicenda  e  d'essere  omofobo e transfobico  perchè critico    vedere  post    precedente  sulle  mie obbiezioni al    il decreto Zan . Cosa  ben 
    lontane  da me  ,  ma  chi  :  1)  mi segue  con assiduità    .,  2)  chi  ha  un po'  d'onesta   culturale   e  vede  lontano  s'accorge  che   sono  l'apposto   e    che  la  sua  dolorosissima  (come quelle  di molte     che  rimangono nell'ombra  e  nascoste  ed  in  silenzio )   ma la  vicenda  è  strumentalizzata sia   in buona fede    (  come nel  caso sotto riportato )     sia   per  opportunismo    \  radical  chic    

    Cacciare la propria figlia, una ragazzina di 22 di casa e cambiare la serratura perchè ama una ragazza è inaccettabile! Diamoci una mano 🤚
    #DiamociUnaMano #DdlZan 
    Vanity Fair Italia

    Photo by Francesca Losappio







     da i  fautori  a  tutti i  costi    del  decreto Zan   e del politicamente   corretto . 
      Infatti   leggo   nell'articolo  sotto    riportato   alcuni retroscena   ignorati  dai media  ufficiali  sulla  sua  vicenda  .

    da  https://feministpost.it/magazine/primo-piano/omissis-su-malika/

    La storia di Malika è orripilante, questo è certo. Quando in una famiglia girano espressioni tipo “Ti taglio la gola”, le cose stanno andando veramente molto male. Probabilmente sono espressioni abituali quando corre violenza domestica. E la violenza sulle donne è un fenomeno incredibilmente diffuso. Solo che stavolta, diversamente dal solito, la violenza verbale è stata registrata e trasmessa online e in tv.

    Malika Chalhy ha un fratello che si chiama Samir, suo padre si chiama Aberrazak (l’origine è marocchina).

     La madre invece è italiana. Gira una foto con tutta la famiglia velata: la foto è vera -tratta dal profilo FB del padre- non si tratta di un fake, ma le donne portano il velo in occasione di una festa. Non sappiamo quindi se la famiglia di Malika sia una famiglia islamica tradizionalista. Sappiamo però per certo che tutti i media hanno deliberatamente omesso di dire che il padre di Malika è di cultura musulmana.
    Può essere che questo (difficile) non abbia nulla a che fare con il comportamento della famiglia nei confronti della ragazza. Può essere invece che le origini offrano una significativa chiave di lettura.
    Più ancora che le terribili, viscerali e rabbiose parole della madre, colpiscono le minacce del fratello Samir: “ti taglio la gola”, “sei una tumorata lesbica”. Oggi è abbastanza difficile che un ragazzo sui vent’anni reagisca in questo modo alla notizia che sua sorella è omosessuale. Può rimanerci male, restare perfettamente indifferente oppure solidarizzare con lei. Quel tipo di reazione parla di una cultura del controllo, del possesso e del dominio che oggi dalle nostre parti, tra fratelli e sorelle, è del tutto inusuale (nel passato non lo è stata). Quindi di un atteggiamento robustamente patriarcale, che attiene al dovere di salvare l’onore della famigliatrasmesso in chiave patrilineare e garantito dalle donne di casa costrette alla trasmissione dei “valori” e all’autosessismo genealogico. Ma qui ci muoviamo nel campo delle ipotesi.
    Restando alle certezze: Malika è stata trattata in modo orribile; i media hanno deliberatamente scelto di non parlare delle origini della famiglia. Una scelta ideologica che somiglia molto al silenzio sugli stupri “etnici” nel Nordeuropa: la stessa polizia svedese ha ammesso che per lungo tempo aveva taciuto sulle violenze sessuali a opera di giovani immigrati per non offrire argomenti alla destra xenofoba. Anche in questo caso si ritiene più opportuno e più corretto puntare l’obiettivo su un’omofobia generalizzata che sulla cultura del dominio patriarcale.
    Ma la storia di Malika, che si è giustamente ribellata, potrebbe forse somigliare più di quanto appaia a quella della pakistana-bresciana Hina Saleem, uccisa dal padre con l’aiuto di parenti perché aveva un fidanzato italiano e voleva vivere come tutte le sue amiche: 12 anni dopo la sua morte il fratello Suleman ha rimosso la foto dalla sua tomba al cimitero perché in quella immagine appariva “troppo spogliata”. Potrebbe, dico: ma l‘ipotesi va messa in conto. E non può essere messa in conto se, contro ogni deontologia, i media nascondono parte delle notizie, potremmo anche dire le censurano per non andare a cercare guai e non apparire culturalmente scorretti.

    Hina Saleem

    Da meticcia “interna” (padre del Nord, madre di origini meridionali), la mia vita e il mio corpo sono stati campo di battaglia tra una cultura violentemente patriarcale, paradossalmente incarnata da una madre a sua volta vittima e ribelle, e una cultura decisamente più aperta di cui era portatore mio padre, figlio e nipote di donne già emancipate. Conosco intimamente quelle dinamiche, e le riconosco ogni volta con profondo dolore.Forse Malika è vittima di omofobia, e si presta benissimo come simbolo della battaglia per il ddl Zan -che dovrebbe concentrarsi su questo e lasciar perdere l’identità di genere-. O forse le cose non sarebbero andate diversamente se Malika avesse avuto un fidanzato maschio che non piaceva a casa. Forse, più ordinariamente -e ci sta dentro tutto- Malika è vittima del dominio maschile, quello che riempie le statistiche e nella sua “naturalità” continua a non fare notizia.

                                        Marina Terragni

    AGGIORNAMENTO

    Mentre  mi accingo   a premere  il  tasto  pubblica  , leggo sul  grupPo  facebook   I-dee  quest'articolo  di  https://www.dailymuslim.it/

    La giovane Malika proviene da una famiglia non credente

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    Malika Chahly, di anni 22, che avrebbe fatto coming out, rivelando la sua omosessualità è in parte marocchina, ma la famiglia non sarebbe particolarmente credente.I media italiani hanno prima accusato la Chiesa Cattolica, che non è solo quella dei vari Pillon e Adinolfi, ma è composta anche da lgbt credenti ed ora, accusano la religione musulmana, dimenticando che se è vero che molti nordafricani sono musulmani sunniti, non è scontato che un marocchino sia di religione islamica e che segua i dettami della fede. Inoltre, è bene ricordare, che nella stessa Umma vi sono voci discordanti sulla questione gay: si passa dalla condanna penale all’idea che sia una normale inclinazione. Non mancano infatti persino imam apertamente omosessuali, come l’algerino Ludovic Mohamed Zahed, passato dal letteralismo al “liberalismo”.

     Ecco che  al di là del credo    religioso  della famiglia   sempre  di  violenza   e discriminazione   della diversità si tratta 

     



    15.4.21

    forme poetiche di resistenza a questa società che va troppo di fretta !! le creazioni di Marta Nadile



    dall'amica https://www.facebook.com/giulia.acerba


    In un angolo splendido e nascosto di Genova, c'è una donna splendida che con le sue mani crea delle meraviglie!
    Vi consiglio di visitare il suo laboratorio perché è veramente una delle forme più poetiche di resistenza a questa società che va troppo di fretta!!!



     

     

     

     

     

     

    poiché fab non me lo fa incorporare lo trovate qui  https://www.facebook.com/lagiuggiola.genova/videos/5293876070683627   ma  trovate  sora  a destra  una  siua  crerazione  estrapolata  dal video in  questione

    14.4.21

    meglio la verosimiglianza che un eccesso di fantasia . Il caso della serie tv Leonardo di Frank Spotnitz e Steve Thompson.


    Con la quarta puntata, andata in onda ieri sera (13 aprile) su Rai 1, si è chiusa la prima stagione  ,  infatti si parla  di una   seconda stagione  che  parlerà  secondo quest'articolo del  https://corrieredellumbria.corr.it/ e  quest'altro di  https://tv.fanpage.it/ del periodo romano e francese  di leonardo   indiscrezione     come confermato anche da Luca Bernabei, patron di Lux Vide
    che insieme alla Rai e ad altre case di produzione francesi hanno realizzato questo ambizioso prodotto dal respiro internazionale. Infatti  L'interesse per la vita del grande artista, sebbene sia stata romanzata, ha incuriosito il pubblico e di conseguenza è apparsa anche più appetibile l'idea di un secondo capitolo della serie.
    Un opera << che è piaciuta ai telespettatori e che ha aiutato a conoscere meglio uno dei personaggi più famosi della storia del nostro Paese, anche se notevoli sono state l'interpretazione e la fantasia utilizzate per realizzare la ricostruzione-romanzo per la televisione. I protagonisti Aidan Turner e Matilda De Angelis hanno saputo interpretare molto bene e con grande passione rispettivamente Leonardo e Caterina da Cremona.>> sempre  secondo fanpage.it   
    Adesso che essa è   terminata posso   recensirla  in maniera  più completa rispetto  a  quanto   ho fatto  nel precedente  post    . La  fiction , nonostante  le  pecche  gravi m messe  in evidenza   da   tutti e  che  smentisce  clamorosamente

     

     quanto   hanno     dichiarato  gli autori ( vedere  bonus   di replay )     che   sono   partiti  da documenti storici e biografie per attenersi il più possibile alla vita di Leonardo, costruendo poi la trama aggiungendo elementi di finzione, è stata   una  fiction avvincente  e ricca  di colpi  di scena , una

    buona  fotografia  ed ottime   riprese ed  inquadrature   sulle  opere  d'arte  . Se u no degli obiettivi di Spotnitz e Thompson fu quello di mostrare il carattere di Leonardo, descritto come un personaggio sofferente, tormentato e che non si sente accettato dai suoi pari   sembra   essere   riuscito  o quasi    ma  a   che  prezzo ? Infatti  Le conseguenze di una certa mancanza di onestà, tuttavia, possono essere pesanti: chi non si avvicina alla visione con una certa preparazione culturale pregressa difficilmente può distinguere la realtà dalla finzione. E allora può andare a dormire contento di avere imparato che il giovane Leonardo diede un determinante contributo alla realizzazione verrocchiesca dell’enorme palla in rame dorato che sormonta la lanterna della cupola del Brunelleschi; o che Verrocchio cacciò Leonardo dalla sua bottega a seguito dello
    scandalo suscitato dal processo per sodomia a carico dell’artista. Contento dunque di aver imparato come vere cose non vere. Bisogna sempre stare attenti a non far passare come momenti di divulgazione degli elementi di finzione; tanto più in un caso come questo, in cui di divulgazione in senso stretto, intesa come un discorso serio ma di ampia accessibilità sulla figura e sull’opera di Leonardo, ce n’è (almeno finora) pochina. È una storia romanzesca che ha per protagonista un pittore, che potrebbe tranquillamente essere Botticelli, Caravaggio o Jackson Pollock.  Ora  concordo con   quanto dice 
    Fabrizio Federici  : <<  [....] Cosa che va benissimo eh: basta non ammantarla di paroloni, per dimostrare che la Rai così «fa cultura». Si può fare praticamente tutto: basterebbe, come in tutte le cose, un po’ più di onestà.[...  segue qua  su  https://www.artribune.com] >> e  con  quantoi dice   quiqui   Plinio Innocenzi, prof. ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali, Università di Sassari. Autore dei libri: The innovators behind Leonardo, 2019 (in inglese) e I segreti delle donne di Leonardo 2019 (in cinese).
    Inoltre dopo aver letto i siti citati in questo post , sono andato a rileggermi quanto ha detto Augias ( vedere sempre il mio precedente post ) ed umilmente ammetto d'averlo sottovalutato e cambio idea su quanto ho scritto ( mia pessima abitudine nel vedere chi recensisce \ giudica le cose artistiche \ culturali senza arrivare alla fine sia in errore se non peggio .😁😃 ) e dico ha ragione .
    Quindi un po' più d'equilibrio tra fantasia e fatti storici come hanno saputo fare gli autori di questo


    Bellissimo   graphic novel \  romanzo  a  fumetti  appositamente  riletto   dopo le parole di Augias . Staremo a vedere   se  gli sceneggiatori   ed  autori di questa serie    sapranno fare tesoro   di queste  cose  nella seconda  stagione  


    13.4.21

    Tempio pausania , operaio ubriaco alla guida distrugge un’auto e scappa Ha causato un incidente con la macchina dell’impresa per cui lavora. Il titolare voleva licenziarlo ma ci ripensa

    Questo fatto di cronaca che vi apprestate a leggere sarà normale \ comune come ne avvengono quotidianamente . Ma 
    Ho forse definitivamente perso la mia macchina ma non ho voluto infierire su questa persona e non l'ho denunciato. La disperazione ha mille facce e la sua non faceva eccezione. I danni mi verranno ripagati, come giusto, ma una parola la spendo per il datore di lavoro di questo operaio edile. A lui, ieri mentre compilavamo il CID, ho chiesto espressamente di non licenziare il suo operaio. La rabbia, credetemi, era tanta ma la disperazione è assai peggio della rabbia, alcol o non alcol.

      visto il gesto del proprietario  dell'auto distrutta  dall'ubriaco   mi sembra   di no  . Un bel  gesto  in un periodo  di crisi  ,   aggravato dalla pandemia  . 


    dalla  nuova    Sardegna   del 12\4\2021  

    DI ANGELO MAVULI

    Tempio, operaio ubriaco alla guida distrugge un’auto e scappa
    Ha causato un incidente con la macchina dell’impresa per cui lavora. Il titolare voleva licenziarlo ma ci ripensa








    TEMPIO. Si è messo alla guida completamente ubriaco, ha preso in pieno un’auto parcheggiata e poi è scappato. Ma è stato intercettato e denunciato dai carabinieri di Aglientu. La Nissan che conduceva è dell’impresa (di Cagliari) per la quale lavora. Il suo datore di lavoro voleva licenziarlo, poi ci ha ripensato «perché ha moglie e due figli».
    Nei guai un operaio edile che ieri mattina ha tamponato violentemente sulla statale Tempio-Palau una Fiat Bravo parcheggiata regolarmente in un’area di sosta dal proprietario tempiese che, poco lontano, stava facendo una passeggiata. I danni che ha causato sono ingenti, ma l’operaio anziché fermarsi si è dato alla fuga sperando di far perdere le proprie tracce. Non si è accorto, però, di aver perso la targa, trovata poi tra i rottami: un elemento prezioso per i carabinieri, che sono così riusciti a dare subito un’identità all’uomo in fuga.
    A lanciare l’allarme è stato il proprietario della macchina danneggiata: finita la sua passeggiata e tornato nell’area di sosta, ha trovato infatti l’amarissima sorpresa. «Come tutti i giorni - racconta l’uomo ancora incredulo - mi sono recato in auto sulla Tempio-Palau, poco fuori città, per svolgere, lungo i viottoli accanto alla statale, la mia quotidiana e solitaria passeggiata all’aperto imposta dalle condizioni di salute. E come sempre ho posteggiato il mezzo all’interno di una piazzola di sosta autorizzata, di fianco alla carreggiata, allontanandomi a piedi su una vicina strada sterrata. Al ritorno, già da lontano, ho avuto l’impressione che l’auto non fosse più al suo posto ma non mi sono preoccupato pensando a una illusione ottica dovuta ai raggi del sole. Quando però mi sono avvicinato ho subito notato il retro della macchina distrutto: era il il risultato di un violentissimo tamponamento che aveva spostato la macchina in avanti almeno di sette, otto metri. Aiutato anche da un signore di Tempio, che fa il vigile urbano a Santa Teresa, ho chiamato allora i carabinieri della compagnia: sono arrivati immediatamente e dopo aver fatto il sopralluogo hanno trovato una targa. Le verifiche sono state tempestive e si è quindi subito capito che era la targa dell’auto che aveva investito in pieno la mia».
    A quel punto è partita la caccia al conducente fuggito: sono stati i militari di Aglientu a intercettarlo e sono stati loro a rendersi conto immediatamente di avere di fronte un uomo ubriaco fradicio.
    Da qui la denuncia per guida in stato di ebbrezza (con ritiro della patente) e danneggiamento.
    Da una prima valutazione, i danni provocati dal tamponamento ammonterebbero a circa 4mila euro. Il datore di lavoro dell’operaio colpevole dell’incidente, si è anche scusato a titolo personale e a nome dell’azienda per l’accaduto. E oggi si provvederà alla compilazione del Cid per risarcire il danno.

    LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

      da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...