5.3.24

le interviste spiaggiate di Chiara ferragni e Barbara Russo .,politiche agricole per per favorire l' impollinazione e proteggere le api il caso della Danimarca., Il pericolo non è essere ignoranti, ma non sapere di esserlo

 Dalle interviste di ieri per il loro annunciato rilancio, alle signore Ferragni e D'Urso, ho capito che vi hanno convinto, facendo presa sulla vostra sensibilità! Ovviamente due figure diversissime che si sono distinte per vicende e presenze varie completamente differenti ma non troppo visto i contesto dell'ignoranza e della tv spazzatura . Una indagata perché non si è accorta 😁che stava commettendo truffe , l'altra è diventata regina del trashume suo malgrado, perché a Mediaset così la volevano, e poi quando gli tolgono il giocattolo piang ange ,aggiungerei che per una che non voleva farlo, è stata proprio brava a interpretare il trash in ogni luogo e in ogni lago con enorme successo. Due interviste tanto attese quanto tanto sterili e spiaggiate . Quindi, ognuna si è giustificate come ha potuto con un candore da tenera innocente, sia verbalmente che nella compostezza nel poter rappresentare al meglio, la propria immagine, angelica, patinata e illuminata, conquistando i cuori più teneri che oggi le stanno santificando un po' ovunque, leggo.

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In Danimarca i proprietari di grandi terreni agricoli, in base alle ultime leggi varate a tutela dell'ambiente,devono obbligatoriamente coltivare il 5% del loro terreno con varie tipologie di fiori; per favorire l' impollinazione e proteggere le api. Quando basta poca e sana buona volontà (e intelligenza) per tutelare tutti, incluso il futuro dei bambini.
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Il pericolo non è essere ignoranti, ma non sapere di esserlo Infatti I nostri avi erano ignoranti perché non avevano gli strumenti per informarsi, ed consci di ciò hanno aiutato con il loro lavoro ed i acrifici i loro figli a studiare ed ad istruirsi . oggi invece abbiamo troppe informazioni e non saperle elaborare ci manda in crisi o ci costringe anzichè sforzarci a chiedere aiuto ed in molti casoi a pagare gli altri perchè lo facciano per noi
Collage di immagini dal web.
La negazione dell'emergenza climatica, del pericolo delle guerre, l'adesione alle faknews , il non saper usare lo spid o interagire via telematica con l'aministrazione e la burocrazia , ecc sono tutti effetti dell’ignoranza elaborativa...Ai nostri giovani dobbiamo fargli capire il pericolo dell'ignoranza.... ma la grande potenza del sapere perchè più sei ignorante più sei schiavo o per dirla alla Don Lorenzo Milani ( nome completo Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti (Firenze, 27 maggio 1923Firenze, 26 giugno 1967 ), : << Ogni parola non imparata oggi è un calcio in culo domani  >> !



Istentales - Zustissia Mala (per Beniamino Zuncheddu) cantano la storia di #BeniaminoZuncheddu assolto dopo avr passato 30 anni in prigione

Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi
Chiedo scusa a vossìa Però non ho mai detto che a canzoni
si fan rivoluzioni Si possa far poesia


Essi  Tornano sulla scena musicale italiana per raccontare il presente. La loro musica è denuncia sociale. Sono gli Istentales uno dei gruppi etno-pop agropastorale più amati della Sardegna. Tornano con “#ZustissiaMala – Libertà negata”


” un brano cantano da #GigiSanna, leader del gruppo sardo, che racconta ( Ecco perchè della citazione musicale \ cantanturiuale , usata più voote , compreso il post d'ogi ) la vicenda giudiziaria di Beniamino Zuncheddu in carcere per 33 anni per la Strage di Sinnai dell'8 gennaio 1991 in cui persero la vita tre persone crivellate di colpi e il ferimento di una, sopravvissuta solo perché ritenuta morta, divenuta poi l’unico supertestimone di quella mattanza che ammette “Convinto da un poliziotto a riconoscere lui come l’assassino”. La canzone "Zustissia Mala – Libertà negata” attraverso la voce di GigiSanna , i cori di #Francesca Lai e le musiche di #DavideGuiso è un manifesto accorato e un tributo ad un uomo che ha perso la cosa più importante che si possa avere: la libertà. Da sempre gli Istentales ricalcano le problematiche tipiche della Sardegna: sequestri, emigrazione, faide, tematiche affrontate con rabbia e consapevolezza dei gravi disagi che recano all’immagine dell'isola. Il nome Istentales non ha in Italiano una traduzione letterale propria. È una stella della costellazione di Orione, usata in antichità da pastori e contadini come punto di riferimento per le semine. È la prima stella che vediamo al tramonto e l’ultima che sparisce all’alba. Il gruppo nuorese in 25 anni di attività vanta l’incisione di numerosissimi brani e tante tournée nelle carceri dell'isola ma anche in quelle italiane, tra cui Spoleto, Cagliari, Milano, Padova, Volterra, Sassari, Nuoro. Hanno scritto un libro che parla del carcere e creato così una musica di evasione.Hanno collaborato negli anni con artisti del calibro di Nomadi, Vecchioni, Finardi, Bertoli, Tullio de Piscopo, Modena City Ramblers, Elio delle storie tese e Cristiano De André,

4.3.24

Franco Dente A Berchidda ha imparato a intrecciare dall’anziano padre. Dopo 41 anni in Germania è tornato nel suo paese, a berchidda , e tiene viva la tradizione

da la  nuova  sardegna  del 2\3\2024 



A Berchidda ha imparato a intrecciare dall’anziano
padre. Dopo 41 anni in Germania è tornato nel suo paese e tiene viva la tradizione


Inviata a Berchidda Le mani esperte si muovono con grazia mentre tessono fili di salice, olivastro, canna. La campagna di Berchidda è la silenziosa quinta naturale che Franco Dente sceglie per creare i suoi cestini. Tradizionali ma con un tocco personale sul manico. Il cinguettio degli uccelli, interrotto solo dall’abbaiare di qualche cane, è la melodia che accompagna il lento movimento dell’intreccio.  Custode di un ritmo antico imparato dal padre, contadino e poeta, Franco mentre intreccia geometrie libera i pensieri negativi nell’aria. Una terapia dell’anima. A 64 anni, dopo 41 da emigrato in Germania, torna nella sua Berchidda e complice il lockdown da Covid, comincia a fare cestini con il padre, allora quasi centenario.I primi lavori sono imperfetti ma intrisi di passione. Li pubblica sul suo profilo Facebook per testare il gradimento dei compaesani. Arrivano i primi like, i complimenti, le richieste di acquisto, gli inviti a proseguire quella attività in estinzione. Franco perfeziona la sua arte, ogni cestino diventa un racconto di emozioni che sanno di Sardegna, di storia, di cose semplici. Ora cerca qualche giovane a cui insegnare questa arte antica. «Non dico che possa essere un vero lavoro, di certo è un hobby piacevole, una tradizione da tenere viva e perché no, con dei bei lavori, qualche soldino si può anche fare».

Dalla Germania a Berchidda: Franco Dente custode dell'arte dei cestini

Franco lascia Berchidda a 24 anni. «Era il 6 gennaio 1981, lo ricordo bene – racconta –. Subito dopo la terza media mi ero messo a lavorare come falegname. Mi piaceva, ma non avevo la possibilità di mettermi in proprio. Allora servivano 50milioni di lire. Non volevo restare dipendente a vita. In Germania c’erano alcuni miei cugini, tramite loro partii e trovai subito lavoro».
Per 12 anni Franco lavora in una fabbrica della zona della Rhur in cui si producevano turbine per centrali nucleari. «Arrivai senza conoscere il tedesco e all’inizio fu difficile. A farmi sentire a casa ci pensava però la bella comunità sarda e il circolo dei sardi. Avevamo anche una squadra di calcio».Il legame con il paese resta sempre forte. Franco torna a trovare i genitori ogni anno. Nel 1993 lascia la fabbrica e compra una gelateria, «un’attività che in Germania funziona benissimo, ancora di più con una gestione italiana – spiega –. L’ho tenuta fino al 2002. Negli ultimi 20 anni ho fatto il rappresentante di prodotti per gelati. Un lavoro che mi permetteva di tornare al paese anche due volte all’anno. Negli ultimi cinque lavoravo a casa, da Berchidda, da ottobre fino a febbraio».Il periodo del Covid Franco lo trascorre nel paese gallurese, insieme al padre quasi centenario. «Il lockdown natalizio del 2021 ci imponeva di non uscire per quattro giorni. Quindi dissi a mio padre: cosa facciamo chiusi a casa per tutto questo tempo? Vado in campagna a prendere un po’ di vimini e mi insegni a fare cestini».La campagna della famiglia Dente è a un chilometro dal paese. «È allora che ho cominciato a intrecciare, con papà. Lui non aveva più tanta forza nelle dita e faceva cestini piccolini. Ma mi ha insegnato come fare il fondo fino ad arrivare al manico» racconta. Una tradizione di famiglia: il nonno materno di Franco e lo zio, erano gli unici artigiani di cestini a Berchidda. «Papà era contadino, aveva cominciato a intrecciare quando era andato in pensione, come passatempo, senza che qualcuno glielo avesse mai insegnato. Anche io ho cominciato così, un po’ guardando lui, un po’ andando a tentativi». Il primo esperimento di cestino fallisce. Franco riprova con un secondo. «Il terzo era venuto abbastanza bene così decisi di pubblicare la foto sul mio profilo Fb. Incredibilmente ricevetti tanti consensi. Da allora è diventato un hobby, una passione che mi aiuta a meditare».


Franco Dente intreccia secondo l’antica tradizione. Utilizza olivastro, salice a volte sbucciato, canna mediterranea, midollino. «A volte uso anche il mirto che dona ai cestini un profumo che dura negli anni. Col tempo ho cercato di migliorarmi e dare una mia impronta personale. Il manico, che per tradizione viene fatto a treccia, io lo faccio a due fili. Lo considero un po’ la mia firma». Un lavoro che richiede pazienza e la giusta dose di forza. Quattro ore il tempo medio per realizzare un cestino. Nessuna bozza su carta. La mente disegna i contorni dell’oggetto che deve creare. Le mani e le dita diventano la naturale continuità del pensiero. «Devo solo sapere se il cestino dovrà essere grande o piccolo, ovale o tondo. Non mi serve nient’altro. Dal materiale che resta faccio portapane e portafrutta».

Creazioni bio 100% e a chilometro zero. «Il materiale lo trovo nella mia campagna – conclude Franco, sui social come Franco cestini artigianali –. Il salice lo prendo al fiume. Per non fare danni alla natura bisogna sapere quando va colto, da ottobre a febbraio. L’olivastro invece anche tutto l’anno. Non ho mirto nel mio terreno, quando mi occorre chiedo il permesso di entrare in qualche campagna. Con la canna bisogna fare grande attenzione. Sa essere tagliente come un rasoio. Piano piano intreccio, serve forza ma anche delicatezza. E nel frattempo i pensieri cattivi volano via e dentro mi resta solo una grande pace».

LA STATALE DI MILANO FA SCAPPARE UN OTTIMO PROFESSIONISTA storico Marco Bassani, che lascia la Statale di Milano per essere stato attaccato dai vertici dell’università a seguito della pubblicazione di un meme satirico sui social.

L’Università Statale di Milano fa scappare un ottimo professionista.
Pubblico da libero.it lettera scritta dallo storico Marco Bassani, che lascia la Statale di Milano per essere stato attaccato dai vertici dell’università a seguito della pubblicazione di un meme satirico sui social.

da libero.it  





Proprio oggi, dopo oltre un quarto di secolo, abbandono l’Università di Milano. In questa sede ho insegnato Storia delle dottrine politiche a un’intera generazione di studenti dal finire del secolo scorso, credo con un certo decoro. Non ho alcuna intenzione di nascondere i motivi ultimi che mi hanno spinto a questo passo.
Sono stato sanzionato dalla mia università, fra l’indifferenza e l’esultanza dei colleghi, per aver condiviso un meme (ossia un’immagine con didascalia) nell’autunno del 2020. Il meme non conteneva né parolacce, né volgarità, ma solo una verità acclarata: Kamala Harris, la vicepresidentessa degli Stati Uniti, aveva iniziato la propria carriera come amante di Willie Brown, all’epoca Sindaco di San Francisco, quando lei aveva 29 anni e lui 60, e quindi non risulterebbe molto credibile come icona femminista.



LINCIAGGIO MEDIATICO

Dopo un paio di giorni sulla stampa è iniziato il linciaggio mediatico contro di me. La notizia vera era che il Rettore dell’Università, prof. Elio Franzini, sulle pagine milanesi della Repubblica aveva immediatamente promesso che mi avrebbe punito in quanto “sessista”. Nell’atto di accusa formale si sosteneva che il post «contenuto [fosse] sessista e altamente offensivo nei confronti non solo della diretta interessata ma dell'intero genere femminile». Inoltre, utilizzando liberamente uno strumento di dibattito pubblico avrei arrecato grave nocumento all’immagine dell’Istituzione e dello stesso Rettore (che solo pochi mesi dopo sarebbe stato coinvolto con rinvio a giudizio in un’inchiesta giudiziaria su concorsi universitari truccati).
Cosa mi stava dicendo la mia università? Che non esiste alcun rapporto fra sesso e politica? Difficile. Forse più semplicemente che non se ne può parlare se il personaggio coinvolto è dalla parte giusta della storia (e non una Minetti qualsiasi). Se io avessi fatto una lezione dal titolo “sesso e politica nella storia, da Messalina e Cleopatra a Kamala Harris” avrei potuto dire ciò che volevo e sarei stato inattaccabile. Invece, avendo condiviso la vignetta sul mio profilo Facebook il Rettore ha deciso di occuparsene scatenando una campagna mediatica.


LIBERTÀ DI PENSIERO

Se la risposta governativa alla pandemia degli ultimi anni ha palesato la fragilità di un sistema costituzionale ormai percepito come accessorio, negli ultimi anni ho provato sulla mia pelle la impalpabilità del concetto stesso di Stato di diritto. In Italia è ancora vivo il ricordo del giuramento di fedeltà preteso dai docenti dal regime politico precedente l’attuale; pertanto, fino ad oggi, direi fino al mio caso, la libertà dei professori era stata abbastanza tutelata. Nel Dopoguerra sono stato il primo professore ad essere stato condannato per aver “condiviso”, neanche “manifestato”, un’opinione.
Dopo un processino di fronte ad un silenziosissimo Consiglio di disciplina alla metà di maggio del 2021, sono stato condannato alla sospensione e alla privazione di She will be an inspiration to young girls by showing that if you sleep with the right powerfully connected men then you too can play second fiddle to a man with dementia. It's basically a Cinderella story. Il meme pubblicato nel 2020 dal professore Marco Bassani dedicato alla vicepresidente di Joe Biden, Kamala Harris, ricordava la relazione tra Kamala e Willie Brown, all’epoca sindaco di San Francisco, quando lei aveva 29 anni e lui 60: letteralmente Bassani ricordava solo che «sarà una ispirazione per le giovani ragazze dimostrando che se vai a letto con l’uomo giusto, potente e ammanicato, allora anche tu puoi essere la vice di un uomo con la demenza. È come la storia di Cenerentola» un mese di stipendio. Dal punto di vista simbolico la punizione è draconiana: ti impediamo di guadagnarti da vivere se non ti sottometti al nuovo catechismo civile. Limitando la mia libertà di manifestazione del pensiero ne è stato colpito uno per educarne cento, la tecnica delle Brigate Rosse, il che è proprio come deve operare il nuovo umanesimo totalitario.
La vicenda non è del tutto conclusa: dopo aver perso nel giugno del 2023 il ricorso amministrativo (con una sentenza giunta in tempo record) attendo senza troppa trepidazione l’appello al Consiglio di Stato. In ogni caso, abbandono l’università non per l’episodio in sé, ma perché la solidarietà che ho ricevuto è stata risibile: non pochi colleghi hanno incominciato a trattarmi come se fossi un pedofilo e coloro che mi esprimevano simpatia chiedevano parallelamente di non metterli in imbarazzo rendendo pubblico il loro appoggio.
Se si chiude una porta se ne apre però un’altra. Da domani sarò professore presso Pegaso, la più importante università online di lingua italiana. Le rassicurazioni in termini di libertà che ho ricevuto sono piene e incondizionate. Chi mi assume si preoccupa solo delle mie qualità di docente e studioso (devo dire mai messe in discussione neanche dalla mia antica università) e non della mia adesione ai dogmi del politicamente corretto.

E DA DOMANI CAMBIO

È davvero triste constatare che all’ombra della pubblica istruzione ha prosperato un sistema che più che sviluppare pensiero critico a tutti i livelli ha reso le aule universitarie una “madrasa” del Pd. Viviamo un incubo prodotto dalla statizzazione dell’intero comparto dell’istruzione: il fatto di avere reso scienza e cultura merci distribuite e prodotte da impiegati pagati (poco) per mezzo della fiscalità generale ha reso gli intellettuali veri e propri funzionari pubblici. Con tanta libertà condizionata quanto i padroni del discorso sono disposti a concedere. L’allocazione delle risorse pubbliche decide il corso degli studi, la fama, le carriere individuali e ovviamente crea un enorme conformismo al ribasso. E le recenti censure alle autorevolissime (Prodi, Rubbia, Zichici) voci critiche sulla tesi del riscaldamento globale di origine antropica ci fanno comprendere che anche nel campo delle “scienze esatte”, ammesso che ve ne siano, non si può stare tranquilli. Il tutto accade senza alcun tipo di coercizione palese, grazie semplicemente alla vittoria straripante di una polizia del pensiero, che colpisce pochi, spaventa molti ed è, almeno in apparenza, avversata da tutti. I professori sono di fatto “la guardia del corpo intellettuale degli Hohenzollern”, ma mentre nella Berlino dell’Ottocento ciò era vanto e merito, oggi questa esaltazione del potere ha luogo senza troppe chiassate. Si tratta solo di un piccolo prezzo che un manipolo di pusillanimi è disposto a pagare per sopravvivere con misere paghe pubbliche. *Ex Ordinario di Storia delle Dottrine Politiche all’Università degli studi di Milano Statale

di Marco Bassani
Ex ordinario di Storia delle Dottrine politiche all'Università degli Studi di Milano Statale

DIARIO DI BORDO N° 36 ANNO II Perizoma celesti, panda diplomatici, cugini curiosi, refusi preziosissimi, cani eccentrici, sentenze postume e treni senza piloti



 L’influencer si sfila il perizoma davanti alla chiesa, il parroco la denuncia . 

E' vero      che  In un mercato del lavoro sempre più competitivo e violento, è normale che si affermino figure professionali di alto livello, molto qualificate😁 . Come l’influencer di Instagram famosa per togliersi le mutande nei luoghi più disparati. Una delle ultime prodezze però le è costata una denuncia. “Si sfila il perizoma da sotto la minigonna rossa, lo appende ad una ringhiera davanti all’ingresso di una chiesa, poi entra in parrocchia”, scrive il sito di Sky Tg24. Il video, va da sé, è diventato virale. “Confesserò i miei peccati’ la didascalia che accompagna le immagini pubblicate su Instagram. A esprimere sdegno non sono solo gli utenti ma anche il parroco della Parrocchia Santa Lucia di Fonte Nuova, in provincia di Roma, che ha denunciato l’influencer”. Don Massimo Marchetti ha vergato la scomunica: “La Comunità Parrocchiale esprime il più fermo dissenso per le immagini non consone alla sacralità del luogo e per l’irrisorio riferimento al sacramento della Confessione”.  perchè  Scherza con i fanti, lascia stare i santi . Un minimo   di rispetto  e  di buon senso  . 




Esteri La Cina rilancia la “diplomazia dei panda” verso gli Stati Uniti: firmati accordi con lo zoo di San Diego


Una speranza di pace: i panda. Mentre sull’umanità si allungano le ombre inquietanti di un nuovo conflitto mondiale, ci si aggrappa alla pelliccia bianca e nera di questi orsi buffi e indolenti. “Dopo un lungo periodo di ostilità latente e non, e dopo l’incontro dello scorso novembre tra il presidente cinese Xi Jinping e il ‘collega’ Usa Joe Biden, la Cina è pronta a riattivare la ‘diplomazia del panda’”, spiega l’avvenire, “un gesto che da queste parti viene considerato come un segno di amicizia e distensione e risale addirittura al periodo della dinastia Tang (618-907). La portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning ha fatto sapere che ‘le istituzioni cinesi hanno già firmato accordi con lo zoo di San Diego negli Stati Uniti’, incentrati ‘su un nuovo ciclo di cooperazione per la protezione dei panda giganti’”. Non sempre la diplomazia del panda ha funzionato: nel 2005 Taiwan si è rifiutata di accogliere i due panda Tuan-tuan e Yuan-yuan, “unità” e “riunione”.




India Un treno merci parte su un binario in discesa e viaggia per 70 km senza conducente (e senza causare vittime o danni)


Un po’ come il treno del Generale di De Gregori – che non fa più fermate neanche per pisciare – un convoglio indiano ha viaggiato per una settantina di chilometri senza che lo guidasse nessuno. “Un treno merci con 53 vagoni ha percorso il tragitto tra la città di Jammu e un villaggio nel Punjab, in India, senza nessuno ai comandi”, riporta Today. “Un viaggio senza conducente lungo oltre 70 km su cui le autorità indiane hanno aperto un’inchiesta: per fortuna, non si registrano danni ai materiali o vittime”. È andata così: “Il convoglio si è fermato per un cambio macchinista nella stazione di Kathua, ma poi avrebbe cominciato a muoversi lungo un binario in pendenza nella sezione Jammu-jalandhar, iniziando la sua corsa sfrenata”, senza né pilota né co-pilota. In alcuni tratti ha raggiunto i 100 all’ora. “Dopo oltre 70 chilometri di corsa ‘solitaria’, è stato rallentato con blocchi di legno e sacchi di sabbia posti sui binari dal personale ferroviario, e si è fermato prima di una stazione nel Punjab, in corrispondenza di una pendenza molto ripida”.



Londra Un libro di Harry Potter con un refuso nel nome dell’autrice è stato venduto all'asta per oltre 16mila euro

Si può trovare un tesoro persino in un refuso. “Un libro di Harry Potter acquistato per pochi centesimi circa 27 anni fa in un negozio di libri di seconda mano”, scrive Today, “è stato venduto all’asta per la somma record di 14mila sterline, pari a circa 16mila e 300 euro”. Il motivo è un banalissimo errore: “Nella copertina interna c’è la firma JA Rowling, invece che JK Rowling”. Questo, evidentemente, lo rende unico. “Nel libro, venduto al miglior offerente alla casa d’aste Hansons nello Staffordshire, viene anche utilizzato il nome completo dell’autrice ‘Joanne’”. Il venditore del volume è un 52enne londinese che si è trasferito a Bologna. L’ha comprato nel 1997 per 40 pence e l’ ha tenuto con sé per quasi vent’anni senza dargli importanza. “Una notte stavo navigando in Rete e ho letto questa storia dei libri rari di Harry Potter venduti a prezzi incredibili, così ho deciso di contattare Jim Spencer per vedere se il mio poteva essere prezioso”. Decisamente sì.




Stati Uniti Una modella scopre che il cugino è abbonato ai suoi contenuti erotici su Only Fans: “Sono nauseata”



Dramma familiari su Only Fans: la modella scopre che tra gli abbonati ai suoi contenuti erotici c’è anche suo cugino. Una notizia che commuove e meraviglia. “La protagonista è Sharna Beckman, 27 anni, americana. È solita postare foto bollenti sulla piattaforma per adulti e recentemente ha scoperto che suo cugino è tra i suoi followers e clienti più fedeli”, spiega il sito di Radio 105. “I due sono molto legati fin da quando erano piccoli, ma Sharna non sapeva che lui la seguisse su Onlyfans”. Davvero legati. Ma invece di essere orgogliosa del sostegno del cugino alla sua attività, Sharna ha reagito con sprezzo: “Ero troppo nauseata per raccontarlo a qualcuno della mia famiglia. Non volevo causare alcun imbarazzo ai miei genitori o fratelli e per questo ho deciso di rimuovere l’account di mio cugino dai miei follower e l’ho anche bloccato ovunque”. Poiché ci teneva a tenere la famiglia all’oscuro dell’imbarazzante scoperta, la modella ha raccontato tutto questo in un’intervista al Daily Star. Una professionista di una sensibilità straordinaria.







Alabama Un cane vagabonda per quasi un anno con un bidone della spazzatura in testa, prima di essere liberato



Misteriose creature. “Da mesi un cane si muoveva per le strade di Mobile, in Alabama, negli Stati Uniti, con un bidone della spazzatura in testa”. La notizia è sul sito La Zampa. “Sui social c’erano spesso segnalazioni di questo esemplare quattro zampe – e un bidone – ma i tanti tentativi di catturarlo non erano andati a buon fine. Ora finalmente ci sono riusciti e Bear, questo il nome dell’animale, si è liberato del suo fastidioso fardello”. Il gioioso annuncio è stato dato da Martin Miller, che su Instagram si qualifica come “soccorritore di cani scozzese che vive nel profondo sud”: “Grandi notizie!” – ha scritto Miller – C’era un cane che aveva una scatola intrappolata sulla testa da quasi un anno”. In qualche modo riusciva comunque ad alimentarsi. “Bene, oggi, The City of Mobile Animal Services e il Rifugio per Animali della Contea di Mobile si sono uniti e abbiamo tolto la scatola dalla testa del cane! Sono davvero orgoglioso di far parte di un gruppo di persone così straordinario!”.




Portogallo Al povero Bobi è stato tolto il titolo di “cane più vecchio del mondo”: non ci sono prove dei suoi 31 anni


Il mondo del Guinnes dei primati può essere crudele: è stato revocato il titolo di “cane più vecchio del mondo” precedentemente assegnato a Bobi, un mastino portoghese (ormai deceduto) che si riteneva fosse vissuto per 31 anni e 165 giorni. Sembravano in effetti un po’ troppi. Lo scorso ottobre, il Guinness World Records aveva lanciato un’indagine ufficiale sul povero Bobi: la sua età era sì registrata nel database nazionale degli animali domestici, ma in genere quel documento si basa sull’autocertificazione dei proprietari. Inoltre i test genetici avevano confermato solo la sua età avanzata (non quella esatta) e per di più il cane portoghese sembrava avere zampe di colore diverso rispetto a quelle che mostrava nelle vecchie fotografie del 1999, usate come prova della sua longevità. Adesso è ufficiale: “there is no conclusive evidence”, non ci sono prove inconfutabili che dimostrino i 31 anni abbondanti di Bobi. Al cane è stato tolto il record, con sentenza postuma. Mai una gioia.

storie di antimafia e di mafia istituzonale ., le idiozie della settimana da mary poppins era razzista a Il multimilionario ceo di Kellogg’s - tale Gary Pilnick - ha detto alla Cnbc che “le famiglie povere dovrebbero sfamarsi mangiando cereali per cena

   due  storie       una d'antimafia  



la  seconda  di mafia  legalizzata   cioè quella  delle  scomesse    e  del  gioco  d'azzardo  



Le  idiozie       del politicamente  corretto   e  non solo     della     settimana  






le nuove paure ed i rigurgiti degli antimoderni alla vanacci

 

Le nuove paure L’italia cambierà e (per fortuna) non lo impediremo

FOTO ANSA
L’antimoderno Roberto Vannacci

L’ITALIANITÀ, BELLA PAROLA. Il duce, nella prima fase del regime, la sostanziò con la grandezza militare e culturale romana risorta col fascismo, poi, più tardi, per accondiscendenza al nazismo, la trasformò in supremazia razziale. Era italiano chi somigliava a un italiano (ariano) e, intanto, spargeva gas sulle tribù del corno d'africa. Oggi, invece, che cosa c'è di così tanto veracemente italiano, se non un tale che ha capito che è il momento di darsi alla politica tipica della “politicanza” odierna sparando slogan al ventre molle dell'incultura e dell'ignoranza sociale? Una condizione nella quale siamo precipitati più che altro per la resa delle forze che, un tempo, erano il progresso: quello fatto non soltanto di parole e di rette circolari. L'italianità. quella vera delle delocalizzazioni, delle svendite totali ai fondi esteri e dei furbi al potere che si fanno le leggine in questa democrazia farlocca fotocopiata dai piani di Licio Gelli, è proprio una réclame, un abbraccio alla "grana" padana più che al noto formaggio.

GIANFRANCO PUGNI

TRA MENO DI 30 ANNI scompariranno 4 milioni di italiani e nuovi italiani prenderanno il loro posto. Italiani d'africa, italiani neri, italiani afgani, palestinesi, turchi, armeni. Con gli occhi dell'oriente oppure no. L'italianità, come l'abbiamo conosciuta, forse adorata, sicuramente vilipesa quando nella storia travagliata del Novecento si è trasformata nella tragica macchina da guerra durante gli anni del fascismo, è destinata a essere revisionata, come

succede alle parti dei motori che subiscono il peso degli anni. L'identità, la storia, la memoria, la lingua, la cultura sopravviveranno alle nostre fobie, ai processi mentali di chi teme la fantomatica sostituzione etnica, che è altro non è che la parola d'ordine, un messaggio in codice per provare a introdurre sistemi moderni di segnalazione razziale. Il clima (le ore di sole e quelle di pioggia), sta cambiando il mondo, e con il clima cambierà la natura, e la dimensione dei laghi, dei mari, delle foreste subiranno il peso del cambio. La demografia certificherà le altre dimensioni, quelle di coloro che abiteranno la Terra. È un processo da governare ma non da ostruire. Perciò tutti i richiami alla difesa dell’identità sono recessivi, anti-moderni, conservativi, destinati a soccombere di fronte alla realtà più forte di qualunque demagogia.

3.3.24

Nati e morti a Gaza durante la guerra: la tragica vita dei gemelli di 4 mesi Wissam e Naeem Sono stati uccisi in un raid israeliano su Rafah insieme al padre e undici parenti. Per restare incinta la madre 29enne si era sottoposta per dieci anni a cure per la fecondazione. Erano nati il 13 ottobre


chi mi segue o è fra i miei contatti conosce già il mio pensiero sul conflitto iraeliano-palestinese e storie come quel riportata sotto inieme alla lettura del libro ( un regalo d'amici )  dello storico israeliano ILan pappè    

Titolo originale:
The Biggest Prison on Earth. A History of the Occupied Territories Codice ISBN:9791259672483   Codice ISBN ePub:9791259673275 Data pubblicazione:
06-09-2022



da repubblica 03 MARZO 2024AGGIORNATO ALLE 17:58



I gemellini Wissam e Naeem Abu Anza, un bambino e una bambina, nati solo quattro mesi fa quando la guerra era già iniziata, sono morti la notte scorsa sotto le bombe vicino Rafah insieme a gran parte della loro famiglia.Lo riferisce il quotidiano internazionale arabo Asharq al Awsat

 raccontando il loro funerale testimoniato anche dalle immagini delle principali agenzie fotografiche internazionali presenti con i loro collaboratori nella Striscia che mostrano i due piccoli chiusi in sacchi neri, allineati a quelli di altri dodici parenti, prima di essere sepolti. Sono morti tutti - denuncia il media arabo - sotto un bombardamento israeliano che ha colpito una casa a Est della città, nel Sud della Striscia di Gaza.

"Il mio cuore se n'è andato", ha pianto Rania Abu Anza la mamma dei piccoli che nel raid ha perso anche il marito. La donna, racconta l’agenzia Reuters, si era sottoposta per 10 anni a tre cicli di fecondazione in vitro per rimanere incinta. I piccoli erano nati una settimana dopo l'inizio della guerra a Gaza. "Non abbiamo diritti", ha detto Rania. "Ho perso tutte le persone che mi erano più care. Non voglio vivere qui. Voglio andarmene da questo Paese. Sono stanca di questa guerra".

(afp)

Un attacco israeliano ha colpito sabato la casa della sua famiglia allargata nella città di Rafah, uccidendo i suoi figli, suo marito e altri 11 parenti e lasciandone altri nove dispersi sotto le macerie, secondo i sopravvissuti e i funzionari sanitari locali. Si era svegliata intorno alle 22.00 per allattare Naeim, il bambino, ed è tornata a dormire con lui in un braccio e Wissam, la bambina, nell'altro. Il marito dormiva accanto a loro. L'esplosione è avvenuta un'ora e mezza dopo. La casa è crollata.

"Ho urlato per i miei figli e per mio marito", ha detto Abu Anza, mentre singhiozzava e cullava al petto la coperta di un bambino. "Erano tutti morti. Il padre li ha portati via e mi ha lasciata indietro". Delle 14 persone uccise nella casa di Abu Anza, sei erano bambini e quattro donne, secondo il dottor Marwan al-Hams, direttore dell'ospedale dove sono stati portati i corpi.

Oltre al marito e ai figli, Rania ha perso anche una sorella, un nipote, una cugina incinta e altri parenti. Farouq Abu Anza, un parente, ha detto che nella casa alloggiavano circa 35 persone, alcune delle quali sfollate da altre zone. Ha detto che erano tutti civili, per lo più bambini, e che non c'erano militanti tra loro. Rania e suo marito Wissam, entrambi di 29 anni, hanno passato un decennio a cercare di rimanere incinta. Tre cicli di fecondazione in vitro erano falliti, ma dopo un terzo ciclo ha saputo di essere incinta all'inizio dell'anno scorso. I gemelli sono nati il 13 ottobre

1.3.24

IL PAPA SCOMUNICA E IL SACERDOTE RIABILITA -Pino masciari

La coscienza di ciascuno è impenetrabile, ingiudicabile da qualsiasi uomo. Ma le azioni no. Soprattutto quando si tratta di atti, episodi, appartenenze incontrovertibili. Non è accettabile assistere alla riabilitazione della memoria dei mafiosi dopo la loro morte, quasi alla loro santificazione. Non lo è soprattutto per le persone oneste, per chi vive nel rispetto della propria e dell’altrui dignità e libertà. Di colpo dopo la morte i
mafiosi divengono persone che facevano del bene, degne di rispetto e preghiera, come se le atrocità compiute potessero cancellarsi con qualche cosiddetta opera di bene. Le persone oneste si dimenticano, si tengono nascoste, i delinquenti si celebrano! La scelta del rettore del cimitero di Mazara del Vallo, don Nicola Misuraca, di celebrare una messa in memoria di Gaetano Riina, non è solo un episodio increscioso, è piuttosto un’azione che violenta la memoria delle vittime, la loro sofferenza, il loro dolore. L’ambiguità di alcuni uomini di Chiesa, l’equivocità dei messaggi che mandano dai loro pulpiti, storicamente acclarata e periodicamente ripetuta, è scandalosa, è oltraggiosa. I mafiosi sono stati scomunicati da Papa Francesco. Per la Chiesa questo significa che sono fuori dalla comunità cattolica. Sarebbe ora di buttarli fuori, con decisone, definitivamente, insieme a tutti i loro sostenitori ed affiliati, anche dalla società civile! 

Studenti che aggrediscono i prof a scuola ‘mamma e papà pagheranno fino a 10mila euro di multa’: arriva in Senato l’emendamento che cambia le regole

Per  essere  incisiva      e  non    una  semplice  legge   fattta  solo per  fare   o  di manzoniana  memoria   serve  aggiungere  alla  sanzione     economica      anche  l'obbligo   con  raddopiamento pecunario      se  non lo  si frequenta  un corso obbligatorio   educazione   alla  legalità e   alle  diversità   , da parte  dei  genitori  

  da ilriformista   del  29\2\2024

Studenti che aggrediscono i prof a scuola ‘mamma e papà pagheranno fino a 10mila euro di multa’: arriva in Senato l’emendamento che cambia le regole© Fornito da Il Riformista

Tutti ci ricordiamo i numerosi episodi di aggressioni – più o meno violente – di qualche studente contro il professore di turno. Uno dei casi più recenti è il caso dello studente di 17 anni che ha accoltellato alla spalle la sua professoressa prima di entrare in classe. all’istituto professionale Enaip di Varese. E ancora la professoressa derisa da alcuni studenti in classe e colpita alla testa e ad un occhio a pallini di gomma sparati da una pistola ad aria compressa. 

Il rischio di una multa fino a 10mila euro

Gli studenti che aggrediscono un professore, un dirigente scolastico o un membro del personale amministrativo della scuola rischiano una multa che può andare dai 500 ai 10mila euro. Lo prevede un emendamento depositato dal governo al Senato, in commissione Cultura, al ddl sulla valutazione del comportamento degli studenti. Il testo prevede che in caso di condanna per reati contro il personale scolastico nell’ambito o causa delle loro funzioni “è sempre ordinato” oltre al pagamento dei danni quello “di una somma da euro 500 a euro 10mila”, appunto, come “riparazione pecuniaria” per “l’istituzione scolastica di appartenenza della persona offesa”.

Cosa prevede l’emendamento depositato in Senato

L’emendamento è relativo a “chiunque aggredisca un professore o un dirigente nelle sue funzioni o a causa di esse” e condanna “i reati commessi in danno di un dirigente scolastico o di un membro del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico o ausiliario della scuola a causa o nell’esercizio del suo ufficio o delle sue funzioni”.

Titolo di riparazione pecuniaria “La sospensione condizionale della pena – si specifica – è comunque subordinata al pagamento della somma determinata a titolo di riparazione pecuniaria, fermo restando il diritto della persona offesa all’eventuale risarcimento del danno”. Il termine per la presentazione dei sub-emendamenti alla proposta di modifica in commissione è stato fissato a martedì.

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