Mi tengo disponibile, se il caso, per il pianto rituale.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
31.1.06
28.1.06
Se cominciamo a sparare...
E se tutti cominciamo a sparare...che fine faremo?Dov'è finito il nostro senso civile? E' prevalso il nostro lato peggiore in quest'epoca di pazzi o cosa? Tutti chiedono giustizia e pregano Iddio che la faccia! Ma poi si armano (non solo di buone maniere) e si trasformano in Charles Bronson de noiantri! Ecco il racconto di Michelangelo Rizzi, stupito di NON essere stato arrestato, dopo aver scaricato tutto il caricatore della sua pistola addosso ad un giovane albanese che aveva appena tentato il furto in casa sua!
Senza titolo 1110
Ian Fischer, New York Times, 27 gennaio
27.1.06
Senza titolo 1109
Auschwitz ( La canzone del bambino nel vento )
Lunero - Vandelli
da Folk Beat n. 1 [1967]
Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino, passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....
Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...
tratta dalla sezione testi del sito http://www.skuola.net/libri/annafrank.asp
per evitare di cadere nella già abbondante retorica e ampollossità scrivero un post semplice visto che generalmente quelli brevi sono ii più incissivi sula giornata del 27 gennaio la prima citazione è questa “È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.” Anna Frank, 15 luglio 1944 la seconda è questa Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per un pezzo di pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. (Primo Levi, Se questo è un uomo) e sempre dalla stessa fonte è anche quest'altra “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all’origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, [...], allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo” PRIMO LEVI, Se questo è un uomo - La tregua, ed. Einaudi Tascabili, 1989, p. 9.
Concludo questo post con un'altra citazione presa dal blog http://celestez.splinder.com/ di un mio cdv fin dalla fondazione del yahoo groups dell'omonimo sito ( www.testedatagliare.it ) di un cdv .
<<
Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe… Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L’altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato… Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango…
(lettera scritta in yiddish da un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow)
E con le lacrime agli occhi che PER NON DIMENTICARE MAI Vorrei condividere le mie emozioni anche in un altro modo, che sento più mioe come con le casse dellostereo a palla che ha in canna la stupenda canzone di Guccini di cui ho riportato il testo all'inizio inizio di questo post e facendo vedere a mio cugino di 2 grado che ha 11 ( quasi 12 ) anni che mi chiede cosa è la Shoah , facendogli vedere queste immagini forse un po' dure ed aghiccianti \ terribili per un bambino raagazzo della sua età anche se abituato a vedere di peggio in tv ma necessarie perchè non si dimentichi tale crimine
LINK
http://www.majorana.org/progetti/shoah/sommario.htm
http://www.gndesign.it/shoahnet/
Senza titolo 1108
Primavera di innocenza
Sul filo della vita
Offre al destino
Un viso angelico.
Sguardo di cristallo
Posato sull’infinito,
Piccola farfalla
Vola libera.
Capelli di seta
Riflessi brillanti
Sono lieve carezza
Per gli occhi.
Piccola fata
Piena di magia
Non crescere in fretta
Il tempo ci sarà.
Sonia
26.1.06
Il segno della Croce
Quando fai il segno della croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce , cosa debba significare. No, un segno della croce giusto, cioè lento, ampia, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? ! Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l'animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, corpo e anima, ti raccoglie, ti consacra, ti santifica.
Perché? Perché è il segno della totalità ed è í1 segno della redenzione. Sulla croce nostro Signore ci ha redenti tutti. Mediante la croce Egli santifica l'uomo nella sua totalità, fin nelle ultime fibre del suo essere.
Perciò lo facciamo prima della preghiera, affinché esso ci raccolga e ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera affinché rimanga qui in noi quello che Dio ci ha donato. Nella tentazione, perché ci irrobustisca. Nel pericolo, perché ci protegga. Nell'atto della benedizione, perché la pienezza della vita divina penetri nell'anima e vi renda feconda e consacri ogni cosa.
Pensa quanto spesso fai il segno della croce. È il segno più santo che ci sia. Fallo bene: lento, ampio, consapevole. Allora esso abbraccia tutto l'essere tuo, corpo e anima, pensieri e volontà, senso e sentimento, agire e patire, e tutto diviene irrobustito, segnato, ! consacrato nella forza di Cristo, nel nome del Dio uno e trino.
25.1.06
Senza titolo 1107
Perché il cielo piange
sotto il peso delle nuvole
dopo aver esultato
del suo azzurro più bello ?
Perché i fiumi sanguinano
sotto le piogge torrenziali
dopo aver donato
la loro purezza più grande ?
Perché i fiori appassiscono
sotto la rugosità del clima
dopo aver mostrato
i loro volti più belli ?
Perché il fuoco muore
sotto il peso delle ceneri
dopo aver divampato
il suo calore più grande?
Sonia
23.1.06
Senza titolo 1106
C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati che si potevano avere solo illecitamente…
Di tanto in tanto,quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi,provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che fino ad allora aveva avuto le loro ragioni per considerarsi impunibili. In questi casi il sentimento dominante, anziché, di soddisfazione per la rivincita giudiziaria, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro.
Così era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai solo come armi tattiche nelle guerre intestine tra interessi illeciti oppure se i tribunali, per legittimare i loro compiti, dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere…
Così tutte le forme di illecito si saldavano in un sistema compatto e coerente nel quale moltissime persone trovavano il loro
vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi
unanimemente felici gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una categoria di cittadini cui non si sapeva quale
ruolo attribuire: gli onesti.
Erano costoro, onesti non per qualche speciale ragione, per abitudine mentale, condizionamento caratteriale o tic nervoso, ma
non potevano farci niente se erano così e se la loro testa funzionava in base a quei vieti meccanismi che collegavano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria a quella delle altre persone…
Italo Calvino
22.1.06
Senza titolo 1105
21.1.06
Buon fine settimana
L'amicizia è una rosa splendida se si è veri AMICI!
20.1.06
Senza titolo 1104
quale vale la pena vivere. L'iniziativa viene riproposta inviando, dal sito della trasmissione la propria preferenza, e ogni settimana verrà pubblicata la classifica dei 10 motivi piu' votati.
http://www.ilsensodellavita.tv/form_10motivi.php
inserire il proprio indirizzo e-mail e nel campo "descrizione" , scrivere: BERLUSCONI IN GALERA.
Ce la possiamo fare in fondo siamo in campagna elettorale!
FATELA GIRARE IL PIU' POSSIBILE !!!!!
Senza titolo 1103
No al ponte sullo stretto
:: Approfondimenti e links ::
- retenoponte.org
- noponte.org
- Osservatorio NO PONTE
- Il dossier di terrelibere.org
pe le iniziative consultate i titoli di indymedia
19.1.06
Senza titolo 1102
<<
Caro Augias,
sono un pastore valdese e le scrivo a proposito della lettera del sig. Gavazzi e della sua risposta. Ha ragione nel dire che sulle domande poste dal sig. Gavazzi, e dunque sulla questione della teodicea, "nessuno ha finora saputo trovare una risposta soddisfacente". Premetto perciò che la mia non intende essere quella risposta soddisfacente, che in questo mondo non c’è. Ma entrambi i vostri contributi si concludono con il richiamo all’angoscia e dunque vorrei intervenire per questo. Mi permetto di suggerire al sig. Gavazzi la lettura di un libro che affronta le tematiche da lui enunciate e denunciate. L’autore non è un teologo o un filosofo che si metta a ragionare in astratto sul problema della teodicea con l’unico intento di giustificare e riabilitare Dio. E’ un rabbino, Harold S. Kushner, che fa sulla sua pelle l’esperienza del giusto che soffre ingiustamente: il figlio gli muore a 14 anni per una malattia terribile che si chiama progeria e che porta il corpo di chi ne è affetto ad invecchiare e giungere alla morte precocissimamente. Alla morte del figlio il rabbino si rende conto che nessuna delle risposte tradizionali della fede gli è di conforto, incluse le risposte che lui aveva a suo tempo dato da rabbino sia dal pulpito che nei colloqui privati con credenti che si sentivano colpiti ingiustamente da lutti, malattie o catastrofi e chiedevano "perché Dio l’ha permesso?" Il libro, in traduzione italiana, si intitola appunto "ma cosa ho fatto per meritare questo?" (il titolo originale è invece "When bad things happen to good people"). Prendendo spunto dalla sua esperienza e rileggendo il libro biblico di Giobbe (per eccellenza nella Bibbia ebraica il giusto che soffre ingiustamente), Kushner riflette sulla questione della bontà, della giustizia e della onnipotenza di Dio (un po’ come Hans Jonas, da lei giustamente citato) arrivando a dire che nel caso di Giobbe, come in tutti i casi che richiamano la questione della teodicea (e dunque anche le questioni richiamate dal sig. Gavazzi e da lei stesso) diventa evidente che Dio non può essere tutte e tre le cose: buono, giusto e onnipotente. Se è onnipotente, bastano le questioni richiamate dal sig. Gavazzi per affermare che non è né buono né giusto. Se invece è buono e giusto dovremo allora rinunciare all’idea che sia onnipotente. E a questa rinuncia arriva Kushner. Non so se posso far mie fino in fondo le sue conclusioni sulla non onnipotenza di Dio; mi piace però che il suo libro non si concluda con un lamento angoscioso e angosciato. Alla domanda dov’è Dio nella nostra sofferenza e nelle ingiuste tragedie che colpiscono il nostro prossimo e il mondo, Kushner risponde che Dio è colui che ci da la forza di affrontarle e superarle, colui che ha dato la forza agli ebrei sopravvissuti agli orrori dei lager nazisti di ricostruirsi una vita e andare avanti, che ha dato a lui e a tante persone la forza di riprendersi da esperienze di lutto e dolore dalle quali non avrebbero mai pensato di poter uscire; Dio è colui che ispira tante persone a dedicarsi alla cura di coloro che sono colpiti dalle tragedie che la vita comporta, e il miracolo che talvolta Dio compie e di riportare la speranza in situazioni di cupa disperazione. Da pastore valdese sono stato per anni cappellano ospedaliero e ho fatto esperienza di tutto questo. Ho compreso che la domanda "perché Dio mi fa questo?", molto spesso, più che una domanda sulla teodicea è una richiesta d’aiuto e che la mia risposta non deve consistere nel tentativo di giustificare Dio, come fanno gli amici di Giobbe, ma nello stare accanto a chi soffre, accettandone e talvolta perfino condividendone le bestemmie. Mi è già capitato di vedere come persone gravemente e ingiustamente colpite da mali terribili che maledicevano Dio, come vedendo in lui l’origine dei propri mali, siano poi giunte a riconoscerlo non più e non tanto nella loro malattia, o nella mancanza di guarigione, quanto piuttosto nella presenza costante di coloro che le hanno accompagnate, aiutate e sostenute, con amore, pazienza, rispetto, senza alcuna forma di giudizio o pregiudizio. Non ho visto tante guarigioni miracolose, ho visto però quest’altro genere di miracoli: persone la cui unica preghiera poteva essere "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?" (Salmo 22,1) che hanno concluso la propria esistenza dicendo "Anima mia, benedici il Signore" (Salmo 103,1). So bene che purtroppo in molti casi la vita si conclude comunque con quel grido terribile: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?", sono anche le ultime parole di Gesù sulla croce, ma da credente mi consola il fatto che la risposta di Dio a quella preghiera, per Gesù come per noi, esiste e si chiama resurrezione.
Sergio Manna ser.manna@tin.it (pastore valdese)
>>
Spero che questa lettera metta fine una volta per tutte alle accuse di ateismo che ancora adesso mi giungono via email
18.1.06
Senza titolo 1101
Mi è appena giunta quest'email importantissima da un carissimo amico. La sottopongo alla vostra cortese attenzione, sperando che queste e altre barbarie trovino presto la parola FINE. Grazie in anticipo per l'attenzione.Vi saluto caramente;-)
Cè un sito su Internet contro il quale dobbiamo protestare,affinchè sparisca per sempre.
Un giapponese che vive a New York sta creando e vendendo gatti, che si chiamano BONSAI CATS (Gatti Bonsai).
Fino a qui sembra che non ci sia nulla di strano, ma...ai gatti viene somministrato un restringente muscolare,dopodichè vengono inseriti in ampolle di vetro, VIVI!!! E lì dentro vivono per tutta la vita, sigillati. Respirano attraverso un piccolo buco e gli danno da mangiare attraverso un tubicino.Le ossa del gatto si adattano alla forma dell'ampolla perchè quando vengono inseriti sono ancora molto piccoli.
Questa cosa terribile va molto di moda a New York,in Indonesia e in Cina. Potrai constatarlo sul sito:
http://www.bonsaikitten.com
Per poter protestare,questa lista deve contenere almeno 500 nominativi. Per favore,copia questo messaggio a un messaggio bianco Copia-
Incolla), allega il tuo nome alla fine (alla fine di questo mess scrivi il numero + il tuo nome-fallo se no non serve a niente) della lista e invialo a tutte le persone che conosci. E soprattutto, se questa email ti arriva con già 500 nominativi inseriti nella lista, o quando li avrà raggiunti, inviala subito a questo indirizzo email:
anacheca@hotmail.com
Grazie
WtatuW
Senza titolo 1100
Segui l’autostrada della vita
esci dalla cinghia del destino;
prendi la statale della sorte,
borda la foresta degli incontri
e prosegui sulla provinciale del cuore.
Prendi il cammino del desiderio
che porta alla radura del piacere,
incontrerai l’amore
su un tappeto di erbe .
……
L’autostrada della vita
guida sui sentieri dell’amore.
Sonia
Senza titolo 1099
Per dire cos’ hai fatto
di me, non ho parole.
cerco solo la notte
fuggo davanti al sole.
La notte mi par d’oro
più di ogni sole al mondo,
sogno allora una bella
donna dal capo biondo.
Sogno le dolci cose,
che il tuo sguardo annunciava,
remoto paradiso
di canti risuonava.
Guarda a lungo la notte
e una nube veloce
per dire cos’ hai fatto
di me, non ho la voce.
17.1.06
Senza titolo 1098
Credo negli uomini, nel loro pensiero, nella loro sterminata fatica che ha fatto quello che sono.
Credo nella vita come gioia e come durata:
non prestito effimero dominato dalla morte, ma dono definitivo.
Credo nella vita come possibilità illimitata di elevazione e di
sublimazione.
Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione, di ogni tappa, di ogni
aurora, di ogni tramonto, di ogni volta, di ogni raggio di luce
che parta dal cervello, dai sensi, dal cuore.
Credo nella famiglia del sangue, nella famiglia prescelta per la mia
attività e responsabilità.
Credo nella patria: la famiglia del mondo della tradizione,
della dolce parlata, della libertà.
Credo nella possibilità di una grande famiglia umana, quale Cristo
la volle: scambio di tutti i beni dello spirito e delle mani nella pace.
Credo nella gioia dell'amicizia, nella fedeltà e nella parola degli
uomini.
Credo in me stesso, nelle capacità che Dio mi ha conferito, perché possa sperimentare la più grande fra le gioie, che è quella del donare e del donarsi.
In questa fede voglio vivere,
per questa fede voglio lottare e con questa fede voglio addormentarmi in attesa del grande gioioso risveglio.
16.1.06
Senza titolo 1097
Senza titolo 1096
È passato
Questo weeky è passato
Ed il sipario per ora si è chiuso
Ritrovarsi sabato notte
Dopo gli applausi
Dopo una pizza con la compagnia
Stanca, troppo stanca
Accasciata sul letto
Senza avere la forza di spogliarmi
Ripensare alla serata
No, non è come la prima volta
La prima volta tremano anche le gambe
Ora era solo un’insistente pulsare nello stomaco
Ma bello….
Sempre
Quel momento in cui lo si sente fermare
E stare poi a quel tavolo
Sorridere
Bere tanto
Per festeggiare
Ogni tanto sentire la voglia di avere qualcuno
A cui sorridere con i miei occhi felici
A cui prendere il viso e baciarlo
Non c’era
E pensare
“Ora mi ameresti se avessi continuato a farlo”
Addormentarsi con parole dalla forma di una culla
Svegliarsi e trovare nella mia stanza un regalino che un’amica mi ha inviato
Concedermi un po’ di tempo… restare ancora per un po’ sotto al piumone e leggere…
Leggere una mail di un nuovo progetto
E spero che vada avanti… lo spero per davvero
E poi di nuovo sera
E di nuovo sul palco
Di nuovo quel pulsare nello stomaco
Di nuovo una pizza con la compagnia
Risate e brindisi…
Ma in più avevo con me la mia amica
Che mi ha regalato i piccoli girasoli….
E che al ritorno siamo rimaste fino alle 3.30 a parlare…
Sono stata bene in tutto questo
Tutto
È andato alla Grande….
“Vuoi continuare?”
“Si”
E poi sono felice per un regalo piaciuto….
E stasera
Sorridere e bere
Con gli amici
Senza titolo 1095
Senza titolo 1094
Quando la lezione cominciò, senza proferire parola il professore prese un grosso vaso per la maionese, vuoto, e lo riempì con delle rocce di 5-6 cm di diametro.
Quindi egli chiese agli studenti se il vaso fosse pieno, ed essi annuirono.
Allora il professore prese una scatola di sassolini, e li verso nel vaso di maionese, scuotendolo appena. I sassolini, ovviamente, rotolarono negli spazi vuoti fra le rocce.
Il professore quindi chiese ancora se il vaso ora fosse pieno, ed essi furono d'accordo.
Gli studenti cominciarono a ridere, quando il professore prese una scatola di sabbia e la verso nel vaso.
La sabbia riempi ogni spazio vuoto. "Ora", disse il professore, "voglio che voi riconosciate che questa e la vostra vita. Le rocce sono le cose importanti - la famiglia, il partner, la salute, i figli, l'amicizia - anche se ogni altra cosa dovesse mancare, e solo queste rimanere, la vostra vita sarebbe comunque piena.
I sassolini sono le altre cose che contano, come il lavoro, la casa, la moto, l'auto. La sabbia rappresenta qualsiasi altra cosa, le piccole cose. Se voi riempite il vaso prima con la sabbia, non ci sarà più spazio per rocce e sassolini. Lo stesso e per la vostra vita; se voi spendete tutto il vostro tempo ed energie per le piccole cose, non avrete mai spazio per le cose veramente importanti. Stabilite le vostre priorità e dedicate più tempo alle cose importanti, il resto e solo sabbia".
Dopo queste parole, a lezione quasi terminata... Uno studente si alzò e prese il vaso contenente rocce, sassolini e sabbia, che tutti, a quel punto, consideravano pieno, e cominciò a versargli dentro un bicchiere di birra.
Ovviamente la birra si infilò nei rimanenti spazi vuoti, e riempì veramente il vaso fino all'orlo.
Morale della storia?
Non importa quanto piena e la vostra vita, c'e sempre spazio per una BIRRA!!!
15.1.06
Senza titolo 1093
Poesia della buonanotte postata su "Il raduno" e cm da richiesta eccola qua :)!
Un dolce bacio..
EvaLuna
14.1.06
=Grazie= - 2
Ciao!Grazie mille di avermi invitata...ho deciso di postare nella categoria Sardegna essendo sarda =)
Non assicuro di essere molto presente ma cercherò di fare il possibile!^_^
Mi presento!Kiamatemi pure Eva..è comunque il mio nome ^_^...cm ho già detto sono sarda...per metà..
ho 21 anni e mi sono iscritta al primo anno di Scienze e Tecniche Psicologiche applicate al lavoro e al turismo..ancora devo realmente comiciare..
ma ce la farò!...
Un caloroso saluto a tutti..e ancora grazie dell'invito!
..EvaLuna..
13.1.06
Senza titolo 1091
Regola numero Uno:
Se entri nel mio vialetto e suoni il clacson è meglio che tu abbia qualche pacco da consegnare, perché di sicuro non carichi nulla.
Regola numero Due:
Non toccare mia figlia davanti a me. Puoi guardarla, finché non sbirci nulla al di sotto del suo collo. Se proprio non riesci a tenere occhi o mani lontani dal corpo di mia figlia, vorrà dire che te li dovrò estirpare.
Regola numero Tre:
Sono al corrente che è considerato di moda, per i ragazzi della tua età, l'indossare dei jeans così larghi che paiono caderti dai fianchi da un momento all'altro. Ti prego, non prenderlo come un insulto, ma tu e tutti i tuoi amici siete una manica di idioti. Comunque, voglio essere gentile e di mente aperta in proposito, per questo ti propongo un onesto compromesso: tu puoi arrivare sulla mia porta con la tua biancheria in vista ed i tuoi jeans più larghi di dieci taglie e io non avrò nulla da obbiettare. Comunque, per essere sicuri che i tuoi vestiti restino al loro posto, almeno durante l'appuntamento con mia figlia, prenderò la mia chiodatrice elettrica e te li fisserò solidamente ai fianchi.
Regola numero Quattro:
Sono certo che ti è stato detto che, al giorno d'oggi, fare sesso senza utilizzare un "metodo barriera" di un qualche genere ti può uccidere. Lascia che ti chiarisca il concetto, quando arriverai a pensare al sesso con mia figlia, IO sarò la barriera, e IO ti ucciderò.
Regola numero Cinque:
Si considera normale che, per conoscerci meglio, noi si debba parlare di sport, politica, e altri argomenti quotidiani. Ti prego di non farlo. L'unica informazione che desidero da te è quando pensi di riportare indietro mia figlia sana e salva a casa, e l'unica parola che mi occorre di sentire in proposito è "presto."
Regola numero Sei:
Non dubito che tu sia un ragazzo popolare, con molte opportunità di appuntamenti con altre ragazze. Questo mi va benissimo fintanto che va bene a mia figlia. Quindi, una volta che sei uscito con la mia bambina, continuerai a uscire con lei e nessun'altra finché lei non ti lascerà. Se tu fai piangere lei, io farò piangere te. Molto.
Regola numero Sette:
Mentre te ne stai sul vialetto di casa mia, aspettando che mia figlia appaia, e che quell'oretta e più trascorra, non startene lì a sospirare e lamentarti. Se volevi arrivare in tempo per il film non dovevi prendere appuntamenti. Mia figlia si sta truccando, un procedimento che può richiedere più tempo della tinteggiatura del Golden Gate di S. Francisco. Invece di startene lì a far nulla, perché non fai qualcosa di utile tipo cambiarmi l'olio alla macchina?
Regola numero Otto:
I seguenti posti non sono adeguati per un appuntamento con mia figlia:
- Luoghi dove ci siano letti, sofà, o qualsiasi cosa più morbida di una seggiola in legno.
- Luoghi senza genitori, poliziotti o suore a portata di vista.
- Luoghi dove c'è poca luce.
- Luoghi dove si balla, ci si tiene per mano o dove c'è allegria.
- Luoghi dove la temperatura ambiente è abbastanza calda da indurre mia figlia ad indossare shorts, canottiere, mezze magliette o qualsiasi altra cosa che non sia una tuta da lavoro, un maglione e un eskimo allacciato fino alla gola.
- I film fortemente romantici o a tema sessuale devono essere evitati; i film con motoseghe vanno bene.
- Le partite di Hockey sono ok. Case di persone anziane vanno meglio.
Regola numero Nove:
Non mentirmi. Posso sembrarti un ridicolo ometto di mezza età con pancetta e calvizie incipiente, poco furbo e sorpassato. Ma per mia figlia, io sono l'onnisciente e spietato dio del tuo universo. Se io ti chiedo dove stai andando e con chi, tu hai solo una possibilità per dirmi la verità, tutta la verità e nient'altro che la verità. Ho un fucile, una vanga e due ettari dietro casa. Non cercare di imbrogliarmi.
Regola numero Dieci:
Abbi paura. abbi molta paura. Ci vuole veramente poco per confondere il rumore della tua auto sul vialetto con quello degli elicotteri sulle risaie vicino ad Hanoi. Quando la mia intossicazione da diserbanti torna a farsi sentire, le voci nella mia testa continuano a ripetermi "pulisci il fucile mentre aspetti che riporta a casa tua figlia". E' per questo che quando arrivi sul vialetto di casa mia devi:
1. Uscire dalla macchina con entrambe le mani bene in vista.
2. Dire la parola d'ordine, annunciando con voce forte e chiara che hai riportato mia figlia a casa sana, salva e presto, per poi tornare in macchina.
No non c'è bisogno che entri. Il volto camuffato che vedi alla finestra è il mio.
Senza titolo 1089
Senza titolo 1088
photoforum.ru
Cristalli le mie lacrime di gioia
frantumate al diffondersi del vento
che trascina leggero il mio corpo
nell’attesa del tuo.
Sconfinato desidero d’amore
tormenta i mie sensi.
L’ indugiare delle tue dita
che scivolano su ogni anfratto del mio corpo
come le onde che si susseguono e mai si sfiorano
lambisce la mia carne.
Traspare la mia realtà di donna
concerto si diffonde
come dolce suono di armoniche arpe.
Ascolto la mia pace:
piacere...
appagamento...
equilibrio.
Solamente l’ autentico amore
sa dare?
Silvana
12.1.06
Senza titolo 1086
http://www.pentagonstrike.co.uk/pentagon_it.htm
Will you?
Forse sono veramente troppo connesso per riprendere una valigia vuota, riempirla di cose che probabilmente non userò mai, ma porto con me per non sradicare il mondo che lascio. Andare all'aeroporto e guardare un cartellone per scegliere il primo volo che parte e dire "goodbye". Ci vuole coraggio? Ci vuole paura? Ho sempre avuto entusiasmo e ottimismo verso la destinazione d'arrivo, non sapevo precisamente cosa mi attendeva, e nessuno lo sa, ma sapevo come avrei reagito alle situazioni che mi si sarebbero presentate, essendo raggiante tutto doveva andare a posto, e vedendo come mi è andata ogni viaggio è stato bellissimo, ed ogni ritorno era forzato. E strano per me pensare che qualcosa mi tiene qui e soffoco, l'aria è sempre più viziata ed instabile. Piegarsi verso il lato caldo è bello ma il punto di rottura c'è anche se non ci si vuole credere ed è sempre più vicino, sopratutto se niente ha il coraggio di avvicinarsi ed allontanare quel punto delicato. Se il niente ha paura di rischiare sarà inevitabilemente scosso, distrutto e oscurato dalla conseguenza di tutto ciò. Anche questo è un rischio, calcolato? No, doloroso e immeritato. Posso piegarmi come un origami ma nessuna luce illumina l'operato. E Tutto ciò continua ad avere una funzione a me oscura. (L'effetto elastico è visibile.)
" and considerately killing me "
Senza titolo 1085
Buona giornata ^.*
Senza titolo 1084
Oggi si parla della vergogna dele carceri italiane . Riporto due casi emblematica e pronta a scoppiare da un momento all'altro di una situazione di cui avevo già parlato nel post indulto\amnistia ( chiedo scusa a coloro che già li conoscono ) . Il caso Alobrandi La notte del 24 settembre a Ferrara un ragazzo di 18 anni, Federico Aldrovandi, muore nelle mani della polizia. Lo lasciano per 5 ore sull’asfalto, nascondendo inizialmente la verità alla madre che lo cerca. La versione degli agenti parla di una chiamata dei residenti, allarmati dal comportamento strano del ragazzo che una volta fermato avrebbe dato in escandescenze. Se sia vero non si sa. La polizia nega la responsabilità della morte sostenendo che si sia ferito da solo e sia deceduto per overdose in seguito all'assunzione di droga. Gli esami tossicologici smontano la favola dell'overdose. I dettagli emersi dai referti medici, non ancora ufficializzati a 4 mesi dall’accaduto, parlano di numerosi segni di percosse su tutto il corpo, una ferita lacero contusa alla testa, le strisce viola delle manette ai polsi e lo scroto schiacciato. La madre racconta di aver riavuto i panni di Federico letteralmente imbevuti di sangue. La notizia rimane insabbiata per mesi. Solo in questi giorni il silenzio viene rotto da un blog della famiglia che chiede si faccia luce sulla vicenda.. Il caso Lonzi 8 ( posto qui una dele foto , la meno atroce , per chi ha fegato ne trova altre in questo sito e nei link dell'articolo ) Marcello Lonzi, 29 anni, tossicodipendente, detenuto per tentato furto, con soli quattro mesi di reclusione ancora da scontare, viene "trovato morto" l’11 luglio 2003 nella sua cella del carcere Le Sughere di Livorno - carcere sovraffollato, pieno di detenuti in attesa di giudizio e con un record di suicidi [1] [2] [3].La famiglia sarà avvertita solo 12 ore dopo. All'autopsia, eseguita senza prima avvertire i familiari, il medico legale parla di "cause naturali". Le testimonianze, le ferite e il lago di sangue nella stanza ci raccontano un'altra verità, ma il Pm - lo stesso coinvolto anni fa in una storia troppo simile e lo stesso che ordinò l'irruzione al C.S. Godzilla - ha chiesto e ottenuto l'archiviazione, passando sopra ai troppi dubbi su quella notte, in cui si era tenuta una protesta spontanea dei detenuti della sezione.Una morte che non è che la punta dell'iceberg. Chi è transitato dalle Sughere racconta una quotidianità di umiliazioni, pestaggi, "celle lisce" e "terapie" a base di botte. Nel frattempo la madre di Marcello, nel suo muoversi alla ricerca della verità, è oggetto di intimidazioni e minacce più o meno esplicite e più o meno legali.Giovedì 12 gennaio, presso il tribunale di Genova in piazza di Portoria si terrà, a cominciare dalle ore 10, l'udienza in cui il gip Roberto Fenizia deciderà, in seguito all'istanza presentata con la controperizia di parte , se riaprire o archiviare il caso di Marcello Lonzi, il detenuto "trovato morto" in un lago di sangue nel carcere Le sughere di Livorno l'11 luglio 2003. Si tratta di un passaggio cruciale, sarà importante quindi la presenza a Genova di tutti coloro che vogliono portare solidarietà alla richiesta di giustizia della mamma di Marcello.Concludo con questa mia considerazione . Scometto che se uno degli indagati per lo scandalo bancario finisse suicidato o suicida in carcere o pestato ( qui e qui i testi integrali delle intervcettazioni ) si sarebbero già mossi , mentre per la gente comune non fanno niente e litigano se dare l'indulto o l'amnistia Per chi volesse saperne di più dei due casi trova materiale sotto nei riferiemnti da http://italy.indymedia.org
Approfondimenti
Il caso ALobrandi
Casi simili: Soffocato dalla polizia ad Aversa
Il caso lonzi
sempre sul carcere e sulle morti in esso ecco un ottimo sito ed una serie d'articoli interessanti anche se da una parte sola vero ma purtroppo , SIc glimunici che denunciano tali situazioni sono le sinistre ( in particolare quelle extra parlamentari e antagoniste ) ecco il sito http://snipurl.com/li8d
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