CORREVA L'ANNO 1984 ! VE LO RICORDATE IL FUNERALE DI ENRICO BERLINGUER ? :-)
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
12.6.08
Malati di Cuore
Quest'operazione di "pedagogia di massa" non appariva quindi peregrina: e del resto la stragrande maggioranza dei miei coetanei del Centro e del Sud (ma anche dell'area non milanese) continuava a veder la luce in casa.
Cosa c'entra il Mercato?, chiederete voi. C'entra, c'entra.
E nessuno che si sia ricordato dell'unico, vero accostamento possibile: quello col Guido Tersilli immortalato da Alberto Sordi in due famosissimi e profetici film [nelle foto, le locandine]. Tersilli non è un raffinato e amabile truffatore (ci risiamo) come Lupin, né un genio del Male Assoluto come Mengele: a loro modo, due eccezionalità. No. Tersilli è solo un banale, piccolo uomo qualunque, dall'intelligenza mediocre, sballottato fra la sua stessa piccineria e l'avidità altrui. Uno come tanti. Uno che prima commercia, poi fa affari, nella più piatta e prevedibile logica di Mercato. Questa brada normalità, così grettamente terra-terra, non piace né ai vanitosi rampanti, né ai titolisti in cerca di effettacci thrilling.
11.6.08
Cinebloggers Trivia Awards
Ispirati dai geniali (e spesso diabolici) enigmi di Contenebbia, appassionati dal riuscitissimo esperimento effettuato sulle pagine di Cinedrome, Peeping Tom ed altri prodi cinebloggers hanno deciso di promuovere un torneo cinefilo ad uso di tutti gli utenti della blogosfera. Non si vince nulla a parte un quarto d'ora di celebrità: l'obiettivo è sollazzarsi, conoscersi meglio e chiacchierare di cinema. Qui di seguito trovate il regolamento e le linee guida per la formulazione dei quiz. Buona lettura ! Ci risentiremo presto per aggiornarci sulla data di inizio della seconda tappa, ma possiamo già anticipare che questa si terrà sulle pagine del mitico Cineroom di Para e Chimy (quest'ultimo, vincitore della prima -sperimentale- tappa a cura di Cinedrome).
Regolamento:
Cinebloggers Trivia Awards è un torneo di quiz a tema cinematografico che si sviluppa in diverse tappe ospitate, di volta in volta ed a turno, all'interno dei blog fondatori.
Il curatore del blog che ospita la tappa, di seguito denominato giudice, ha la responsabilità di ideare, in modo equilibrato ed avvalendosi delle linee guida del regolamento, i quiz che la compongono e perciò non può prendere parte ad essa. Ricopre inoltre il ruolo di arbitro della competizione e si fa carico di far rispettare il regolamento. La gara è aperta a chiunque sia titolare di un account splinder e l'ingresso nella competizione è ammesso in qualsiasi momento della stessa.
Ogni tappa sarà costituita esattamente da 10 round da tenersi obbligatoriamente, salvo deroghe approvate dai fondatori, a distanza l'uno dall'altro non superiore ad 8 giorni.
Il giudice ha obbligo di comunicare, sul proprio blog, data ed ora del round almeno 48 ore prima della sua pubblicazione. Data ed ora sono a discrezione del giudice.
Il round comincia nell'istante in cui il quiz è reso pubblico.
I concorrenti devono pubblicare la loro risposta in coda al quiz, sotto forma di commento. Qualsiasi altra forma di risposta è vietata ed è da ritenersi nulla.
Vincitore del round è colui che per primo pubblica la risposta esatta. Fa fede la data e l'ora attribuita al commento dal server di Splinder. Nel caso in cui due o più commenti contenenti la risposta esatta abbiano data ed ora esattamente coincidenti, verrà considerato valido e vincente il commento con numero ordinale più basso.
Ciò implica che un round non potrà in nessun caso concludersi con il risultato di parità.
Ogni concorrente ha diritto a soli tre tentativi: ogni altra risposta successiva alle prime tre sarà da ritenersi nulla.
Sono vietati suggerimenti, sia in pubblico che in privato, sia da parte dell'autore dei quiz sia da parte degli altri utenti.
Il quiz si conclude obbligatoriamente entro 7 giorni con la pubblicazione della risposta esatta, l'eventuale assegnazione dei punti e con l'aggiornamento della classifica.
Alla conclusione della tappa sarà nominato vincitore colui il quale avrà accumulato il maggior numero di punti.
In caso di parità tra due o più concorrenti si procederà ad un round di spareggio riservato ai soli concorrenti interessati.
Il concorrente che si aggiudica il maggior numero di tappe verrà insignito del "Cinebloggers Trivia Award" e potrà metterlo in bella mostra sul proprio blog.
Tutti gli interessati sono invitati a pubblicizzare il Cinebloggers Trivia Awards espondendo sul proprio blog il banner ufficiale del torneo, inserendo il codice html qui di seguito riportato:
Inoltre tutti i partecipanti sono invitati a pubblicizzare l'inizio delle tappe per mezzo di appositi articoli pubblicati sui propri blog.
Linee guida per la formulazione dei quiz:
Ogni round comincia con la pubblicazione del quiz tramite un messaggio sul blog del giudice il quale avrà cura di indicare nel titolo, o nel corpo del messaggio, l'edizione del torneo, il numero della tappa ed il numero del round. ( Esempio: Cinebloggers Trivia Awards 2008 - Prima edizione - Terza tappa - Round 4 )
Ad ogni round saranno messi in palio un numero di punti variabile da sette a tre a seconda che il quiz sia articolato in tre parti ( per esempio: 3 punti per la domanda principale, 1 punto bonus per la prima domanda supplementare, 1 punto bonus per la seconda domanda supplementare), o solo in due parti ( esempio: 3 punti per la principale, 1 per la supplementare) o che non sia articolato (esempio: soli 3 punti). La distribuzione dei punti dovrà essere bilanciata e strettamente correlata alla complessità delle domande.
Sarà cura del giudice di strutturare in maniera adeguata la domanda articolata affinchè le domande supplementari, pur essendo correlate alla principale, non costituiscano facile indizio per la soluzione della stessa.
In caso di domande articolate, ogni concorrente è libero di dare risposta alle domande che desidera, contemporaneamente o, se vuole, in tempi diversi.
I quiz potranno avere le seguenti forme:
- riconoscimento del titolo di un film a partire da una citazione proposta in forma di testo o di clip audio.
- riconoscimento del titolo di un film a partire da un fotogramma.
- riconoscimento del titolo di un film a partire da un brano della colonna sonora (completamente strumentale )
- riconoscimento di nome e cognome di un personaggio del mondo del cinema a partire dalla sua foto
- individuazione di un "collegamento misterioso" che lega due registi o due attori o due film
Per la buona riuscita del quiz sono da evitare, all'interno della domanda, tutti quei riferimenti che permettano una soluzione con l'ausilio di motori di ricerca ( riferimenti a nomi di persona o all' anno di produzione o alla nazionalità, brani vocali, citazioni di battute tratte dal film o di frasi univocamente riconducibili al titolo e rintracciabili sul web)
Sarà cura del giudice verificare, prima della pubblicazione, che il quiz non possa essere facilmente risolto con l'ausilio di un qualsiasi motore di ricerca.
Le decisioni del giudice sono insindacabili.
Ogni azione dei giudici e dei partecipanti deve essere mossa da spirito sportivo e goliardia, come ci si aspetta in ogni gioco degno di tale nome.
Le giuste distanze
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Il viola ... colore dell'estate 2008
Protagonista dell'estate 2008 è il colore viola, in bilico tra superstizione e regalità.
Non è certamente semplice da indossare, perchè porta con se definizioni non sempre ottimiste, ma non è sinonimo di intelligenza, conoscenza e devozione religiosa, sobrietà.
E' importante sapere come e quando indossarlo : un ottimo effetto lo potrete raggiungere se in serate mondane, al viola accostate accessori brillanti di paillette, swarovski, o comunque tutto ciò che vi renderà luminose.
Allora cosa aspettate? Non esitate a scegliere tra lampi viola nel vostro look o addirittura un'intera mise.
Sbizzarritevi ...
Armir sulle tracce di un esercito perduto
Cari amici, desideravo fare un commento, nel post che ho fatto oggi, ma non sono stata in grado di rimpiccolire l' immagine nel commento, l' ho trovata su internet, era grandissima, qui mi è riuscita ridurla. Questa immagine, mi sembrava adatta per le parole penetranti dello scritto, quasi a sentire il lamento, la disperazione, dei nostri soldati, sfiniti per la fame, per la stanchezza, con gli arti congelati, marciavano per noi, con una temperatura 60-70 gradi sottozero, e quelli che cadevano sfiniti, venivano coperti dal ghiaccio, e li smarrivano per sempre, la loro esistenza. Una tomba nella steppa, lontano dal loro paese, poveri uomini, chi gli avrebbe detto, che la vita che restava era solo, qualche passo in avanti, ormai, il tornare indietro, era solo il previlegio di pochi. Queste sono le guerre ingiuste, volute da uomini crudeli, e le conseguenze, ancora oggi le possiamo vedere. Riuscite ad immaginare, la grande sofferenza, che hanno provato prima di morire? Ho trascritto la poesia, che si trova a pag. 118, le parole sono così intense, non ho potuto fare ammeno, di trascriverle per voi.
Franca Bassi
Fra le tante testimonianze sul Duvaj abbiamo trovato una struggente poesia di un certo Sartini, forse Gabrio o Giulio ( il nome è quasi illegibile):
Avanti...
più avanti...
cammina!
La steppa...
non termina mai?
Perchè non ti fermi orizzonte?
[...]
Il cammino riprende.Coi segni di fame,
di sete,
di febbre,
stampati nel viso,
con gli occhi nel vuoto
che cercan la vita:
avanti...
più avanti...
cammina.
10.6.08
Rimetti a noi i nostri debiti
La campanella ha esalato l’ultimo drin, gli zaini volano in fretta sulle spalle infilando la porta, mentre sbatacchiano dentro allegramente gli ultimi cimeli raccattati in fretta dalla postazione di un anno di battaglia: il borsello coi pennarelli serviti per l’ultimo capolavoro artistico graffiato sulla superficie del banco, la foto dedicata e controfirmata doverosamente da tutti, nessuno escluso, anche da chi di solito non ci si fila, il fido diario zeppo di disegni e frasi da ultimo giorno di scuola. Andata come è andata, non è più tempo per rimpianti, promesse, misericordia da implorare: les jeux sont faits e ora cieli spensierati si aprono sull’orizzonte di una lunga estate, certamente disintossicante fino a settembre.
Ma al principio di questa estate 2008, gli studenti italiani decisamente non si riconoscono in quest’immagine annacquata dai ricordi di chi la scuola l’ha finita ormai da un pezzo. Niente gavettoni alla fine di quest’anno scolastico 2007/2008, o per lo meno, c’è ben poco da festeggiare.
Quasi in 500.000 sono attesi al varco dell’esame di Stato, esame ripristinato con la vecchia commissione mista, che garantisce sicuramente la serietà di una valutazione che aveva praticamente perso senso, ma che certo non contribuisce ad alleviare lo stato d’ansia dei maturandi. Ancora una volta si rinnoverà l’implacabile rituale della valutazione di un quinquennio, i giorni (e le notti) su cui si concentrano i ricordi commossi di chi c’è già passato e le ansie confuse di chi ancora ci deve arrivare. Per questi quasi ex studenti a metà luglio l’avventura sarà già finita, anche se poi per loro si aprirà l’attesa inquieta del debutto universitario, animata per qualcuno magari da un “sano” discernimento dell’ultimo minuto.
Gli studenti che protestano, invece, gli studenti incavolati, quelli a cui si sono “rovinate le vacanze” sono altri. E sono molti di più. Al termine del primo quadrimestre erano due milioni ad aver riportato almeno un’insufficienza in pagella. 7 alunni su 10, il 70% del totale. Ma più sbalorditiva è la cifra complessiva delle insufficienze totalizzate: otto milioni. Praticamente quattro voti sotto il 6 per ciascuno. E altrettanti debiti da recuperare. Quando? Sono già stati attivati durante il secondo quadrimestre i corsi di recupero e sarebbe interessante poter verificare, dati alla mano, quanto siano stati efficaci. Ma il calcolo dovrebbe comunque considerare che normalmente alla fine dell’anno le insufficienze si dimezzano, per reali recuperi o misericordie dei prof, e quest’anno si dimezzeranno molto di più, anche per assottigliare il numero degli studenti che dovranno fare ricorso alle lezioni dei mesi estivi. E dei prof che dovranno tenerle ovviamente.
La questione è stata la più dibattuta nell’ultima infilata di giorni prima della chiusura delle scuole, coinvolgendo docenti e studenti fino ai tavoli del ministero. Mentre, infatti, si chiudeva l’anno scolastico alle spalle degli studenti italiani insieme ai portoni d’ingresso degli istituti, un avvicendamento ministeriale si compiva nei palazzi di viale Trastevere. Cambiata la maggioranza parlamentare, cambiata la denominazione (e quindi le competenze), e ovviamente cambiato il ministro, ci si attendeva il consueto rituale dei neoprovvedimenti che, non avendo avuto neanche il tempo di essere attuati, già reclamano di essere superati. Ma il ministro Gelmini almeno per il momento pare voler sfatare anche quest’ultimo cliché. A chi reclamava una facile moratoria per risolvere il problema dei debiti scolastici dopo il ricorso COBAS respinto dal Consiglio di Stato il 4 giugno, il ministero ha risposto con una circolare che non ha smentito esplicitamente il fine educativo sotteso dal decreto Fioroni, ma che, riconoscendo le criticità emerse in merito alla pratica attuazione delle strategie di recupero nella complicata babele delle scuole dell’autonomia, ha stanziato ulteriori fondi per l’approntamento dei corsi di recupero e ribadito alcuni criteri, come la tassatività del termine del 31 agosto, rendendo più “elastici” altri, come la “consistenza oraria” che può essere inferiore alle 15 ore e la possibilità di ricorrere a insegnanti di classi diverse da quelle frequentate dai ragazzi durante l’anno.
Respinta quindi la soluzione del “condono”, scelta sicuramente utile a risolvere il problema contingente degli studenti che a settembre affronteranno gli esami, loro malgrado, impreparati, ma che ricorrerebbe a quel meccanismo poco virtuoso per il quale le scuole, sentendosi assolte, certo non sarebbero incentivate a mobilitarsi per dare attuazione al decreto ministeriale l’anno prossimo. Un meccanismo ben poco educativo al quale però purtroppo da tempo nel nostro Paese siamo abituati. E mentre si chiude la vicenda dei debiti scolastici, partita in verità tutta aperta rimandata a settembre (ma si spera non alle finanze private delle famiglie), un altro provvedimento è stato varato dal Governo appena ieri: annullato il decreto interministeriale del dicembre scorso, varato in risposta allo scandalo dei “furbi” all’università, che assegnava ai fini dei test di ammissione fino a 25 punti di bonus in base al curriculum di merito delle scuole superiori. A settembre dunque appuntamento ai blocchi di partenza senza vantaggi per nessuno, azzerato il curriculum di studi della scuola dell’obbligo, ma il problema del numero chiuso certamente non è risolto. Rimane la questione che don Milani amerebbe chiamare del “fare parti uguali tra disuguali” e soprattutto ci sarebbe da chiedersi se sia proprio il caso di gettare insieme all’acqua sporca il principio della continuità del proprio curriculum di studi, pur con i suoi premi e le sue disavventure…
La rivincita di Cavallo Pazzo la terra sacra torna ai Sioux
WASHINGTON Le terre di desolata e stupenda bellezza, dove tra resti fossili dei dinosauri crescono soltanto leggende di guerrieri e spettri di bambini uccisi, torneranno a essere abitate dai loro legittimi proprietari, da i nipoti di Nuvola Rossa, di Piccolo Grande Uomo e soprattutto dallo spirito di colui che su di esse regna e aleggia, da Cavallo Pazzo. Seicento chilometri quadrati di Badlands in South Dakota, di male terre impossibili da coltivare e difficilissime da attraversare per chi non ne conosca le trappole e i crepacci di sabbia, dove avvenne l' ultima strage di Oglala Sioux a Wounded Knee 118 anni or sono, saranno restituite dall' Esercito degli Stati Uniti che le aveva requisite come poligono di tiro per l' artiglieria, agli Oglala della riserva di Pine Ridge. E se nessun speculatore immobiliare, nessun costruttore di casinò o di parchi di divertimento progetta di invaderle con scavatrici e cemento, per la loro disabitata solitudine lontana da ogni città importante, per il consiglio degli anziani, riunito nella scuola elementare intitolata ovviamente a «Tasunka Uitko», a Cavallo Pazzo, la restituzione delle «cattive terre» è un piccolo, ma dovuto gesto di rispetto da parte dell' uomo bianco. Le «mauvaise terres», come le chiamarono i primi esploratori francesi, le «mako' shika» in lingua Lakota che significa la stessa cosa, non sono terre utili. Sono terre sacre. Terra santa, come le chiamerebbero le religioni dei bianchi. Ai piedi delle Montagne Nere, che proteggevano i territori di caccia degli Oglala Lakota, dei Sioux che galoppavano in queste prateria del Nord fino a quando i cercatori scoprirono sciaguramente oro nel suoi ruscelli, le Badlands sono una collezione di calanchi, vallette corrose, sabbia, creste taglienti e scarnificate dal tempo, dove vennero a morire milioni di dinosauri, prima che un migrante venuto dall' Asia vi mettesse piede diecimila anni or sono. Sotto quelle sabbie e protetto da quelle gole raschiate dal vento che al tramonto assumono colori che sbalordirono Fran Lloyd Wright alla sua prima visita («non credevo possibile che esistessero luoghi così stupefacenti»), riposano, in un luogo segreto e conosciuto soltanto agli sciamani e alle vecchie profetesse della nazione Sioux, le ossa dell' ultimo guerriero arreso ai soldati blu, dell' eroe che inflisse a Custer e all' arroganza del Settimo Cavalleria la tremenda lezione del Little Big Horn. Cavallo Pazzo. Nel 1942, subito dopo l' aggressione aeronavale dei giapponesi a Pearl Harbour, gli eredi in kaki dei soldati blu, la US Army, requisì le «Maleterre» per addestrare i suoi artiglieri. Ma da anni ormai sono state abbandonate e aggregate al sistema dei Parchi Nazionali, come altri celebri luoghi di turismo, il Parco di Yellowstone o i grandi Canyon del sud ovest, che in realtà erano tutti territori delle nazioni indiane e delle tribù. In questa landa, dove qualche raro ciuffo d' erba e cespuglio ostinato cresce fra l' argilla e le rocce e gli «alberi del cotone», i pioppi sui bordi dei pochi ruscelli, tenendo in vita una popolazione di piccoli roditori e di bellissime volpi dalla coda lunga, il passaggio degli accampamenti militari e dei pochi turisti che vi avventurano hanno lasciato le tracce della loro indifferenza. Bottiglie, lattine, piccozze, plastica, bossoli di proiettili d' artiglieria, carcasse di veicoli corrosi dal vento e dal sole, scavi per recuperare abusivamente ossa preistoriche e munizioni inesplose, abbandonate quando l' Esercito ha trovato altri poligoni d' addestramento. Fu qui, nel 1890, che l' ultima battaglia, in realtà un massacro, avvenne, quando i resti delle varie tribù della nazione Lakota, da tempo sterminate e domate, tentarono, nel villaggio di Wounded Knee, una manifestazione di protesta contro le autorità federali che volevano espellerli anche da quell' angolo di nulla a costringerli a chiudersi nelle riserve. Nella confusione, nella paura, e nel ricordo ancora bruciante e amaro della lezione inflitta da Sioux e Cheyenne a Custer e al Settimo Cavalleria vent' anni prima al Little Big Horn, la consegna dei fucili da parte degli indiani che pretendevano di essere pagati per le armi, divenne una sparatoria libera. Lasciò nella neve che copriva quel giorno la sabbia, più di 300 Lakota e 35 soldati, colpiti dal «fuoco amico» nella confusione e nel panico. Molti dei Minoconju e degli Hunkpapa, i Sioux che erano stati anni prima guidati a Toro Seduto, morirono assiderati, congelati come alpini italiani sul Don nel vento polare che d' inverno scende dal Canada su queste terre. Fra loro, l' ultimo capo dei Mineconjou, capo Grande Piede. Ma se il ritorno delle terre sacre ai legittimi eredi è una tarda riparazione storica alla litania di torti e di prepotenze fatte dagli invasori europei ai nativi, all' «ambientalismo dei parchi fatto a spese dei proprietari indiani» come dice l' etnologo dell' università di Brown Keith Janes, il dramma che questa restituzione apre è il classico di tutta la condizione degli Indiani che ancora vivono nelle riserve. I soldi. Bonificare, prendersi cura e aprire a un turismo controllato, guidato e rispettoso questi 600 km quadrati di nulla, costa soldi. E nelle scuola intitolata al cristo guerriero dei Sioux, a quel Cavallo Pazzo che «ancora vive con noi e un giorno tornerà a salvarci», come viene sussurrato ai bambini, William LaMont, uno dei leader dei circa 20 mila che vivono nella riserva, ha ammesso quello che tutti sanno: «Non abbiamo i mezzi per curare le Badlands e abbiamo bisogno dell' aiuto dell' uomo bianco e dei suoi soldi, se vogliamo riprenderle». Orgogliosi e nobili guerrieri da cent' anni trasformati in bambini bisognosi dell' elemosina di chi li ha ridotti così, per campare. Se campano, perchè è proprio fra i teen agers indiani, e soprattutto Sioux, che le statistiche registrano la massima incidenza di suicidi. Altri spettri fra gli spettri delle terre cattive.
se glòi url non si dovessero leggere andate qui sull'altro mio e nostro blog qui su
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Cavallo_Pazzo"
Bibliografia
* Stephen E. Ambrose. Cavallo Pazzo e Custer. BUR, 2000.
* Dee Brown. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee. Mondadori, 2003
* Mari Sandoz. Cavallo Pazzo, lo "Strano Uomo" degli Oglala. Rusconi, 1999.
* Vittorio Zucconi. Gli Spiriti non dimenticano. Mondadori, 1998. ISBN 8804458240
* William Matson e Mark Frethem. "The Authroized Biography of Crazy Horse and His Family Part One; Creation, Spirituality, and the Family Tree". Crazy Horse family oral history. Reelcontact.com, 2006.
Siti
* Guerre indiane
* Crazy Horse memorial
* I ritratti degli indiani d'America
* (EN) http://www.native-languages.org/iaq21.htm
* www.farwest.it
La rivincita di Cavallo Pazzo la terra sacra torna ai Sioux
Magico Vento riporta le parole di Cavallo Pazzo, n 101 pag.128. sotto fra i link un urlò con la scheda un la scheda di ubcfumetti su questa storia
da Repubblica — 09 giugno 2008 pagina 28 sezione: POLITICA ESTERA di vittorio zucconi
WASHINGTON
Le terre di desolata e stupenda bellezza, dove tra resti fossili dei dinosauri crescono soltanto leggende di guerrieri e spettri di bambini uccisi, torneranno a essere abitate dai loro legittimi proprietari, da i nipoti di Nuvola Rossa, di Piccolo Grande Uomo e soprattutto dallo spirito di colui che su di esse regna e aleggia, da Cavallo Pazzo.
Seicento chilometri quadrati di Badlands in South Dakota, di male terre impossibili da coltivare e difficilissime da attraversare per chi non ne conosca le trappole e i crepacci di sabbia, dove avvenne l' ultima strage di Oglala Sioux a Wounded Knee 118 anni or sono, saranno restituite dall' Esercito degli Stati Uniti che le aveva requisite come poligono di tiro per l' artiglieria, agli Oglala della riserva di Pine Ridge. E se nessun speculatore immobiliare, nessun costruttore di casinò o di parchi di divertimento progetta di invaderle con scavatrici e cemento, per la loro disabitata solitudine lontana da ogni città importante, per il consiglio degli anziani, riunito nella scuola elementare intitolata ovviamente a «Tasunka Uitko», a Cavallo Pazzo, la restituzione delle «cattive terre» è un piccolo, ma dovuto gesto di rispetto da parte dell' uomo bianco. Le «mauvaise terres», come le chiamarono i primi esploratori francesi, le «mako' shika» in lingua Lakota che significa la stessa cosa, non sono terre utili. Sono terre sacre. Terra santa, come le chiamerebbero le religioni dei bianchi. Ai piedi delle Montagne Nere, che proteggevano i territori di caccia degli Oglala Lakota, dei Sioux che galoppavano in queste prateria del Nord fino a quando i cercatori scoprirono sciaguramente oro nel suoi ruscelli, le Badlands sono una collezione di calanchi, vallette corrose, sabbia, creste taglienti e scarnificate dal tempo, dove vennero a morire milioni di dinosauri, prima che un migrante venuto dall' Asia vi mettesse piede diecimila anni or sono. Sotto quelle sabbie e protetto da quelle gole raschiate dal vento che al tramonto assumono colori che sbalordirono Fran Lloyd Wright alla sua prima visita («non credevo possibile che esistessero luoghi così stupefacenti»), riposano, in un luogo segreto e conosciuto soltanto agli sciamani e alle vecchie profetesse della nazione Sioux, le ossa dell' ultimo guerriero arreso ai soldati blu
dell' eroe che inflisse a Custer e all' arroganza del Settimo Cavalleria la tremenda lezione del Little Big Horn. Cavallo Pazzo. Nel 1942, subito dopo l' aggressione aeronavale dei giapponesi a Pearl Harbour, gli eredi in kaki dei soldati blu, la US Army, requisì le «Maleterre» per addestrare i suoi artiglieri. Ma da anni ormai sono state abbandonate e aggregate al sistema dei Parchi Nazionali, come altri celebri luoghi di turismo, il Parco di Yellowstone o i grandi Canyon del sud ovest, che in realtà erano tutti territori delle nazioni indiane e delle tribù. In questa landa, dove qualche raro ciuffo d' erba e cespuglio ostinato cresce fra l' argilla e le rocce e gli «alberi del cotone», i pioppi sui bordi dei pochi ruscelli, tenendo in vita una popolazione di piccoli roditori e di bellissime volpi dalla coda lunga, il passaggio degli accampamenti militari e dei pochi turisti che vi avventurano hanno lasciato le tracce della loro indifferenza. Bottiglie, lattine, piccozze, plastica, bossoli di proiettili d' artiglieria, carcasse di veicoli corrosi dal vento e dal sole, scavi per recuperare abusivamente ossa preistoriche e munizioni inesplose, abbandonate quando l' Esercito ha trovato altri poligoni d' addestramento. Fu qui, nel 1890, che l' ultima battaglia, in realtà un massacro, avvenne, quando i resti delle varie tribù della nazione Lakota, da tempo sterminate e domate, tentarono, nel villaggio di Wounded Knee, una manifestazione di protesta contro le autorità federali che volevano espellerli anche da quell' angolo di nulla a costringerli a chiudersi nelle riserve. Nella confusione, nella paura, e nel ricordo ancora bruciante e amaro della lezione inflitta da Sioux e Cheyenne a Custer e al Settimo Cavalleria vent' anni prima al Little Big Horn, la consegna dei fucili da parte degli indiani che pretendevano di essere pagati per le armi, divenne una sparatoria libera. Lasciò nella neve che copriva quel giorno la sabbia, più di 300 Lakota e 35 soldati, colpiti dal «fuoco amico» nella confusione e nel panico. Molti dei Minoconju e degli Hunkpapa, i Sioux che erano stati anni prima guidati a Toro Seduto, morirono assiderati, congelati come alpini italiani sul Don nel vento polare che d' inverno scende dal Canada su queste terre. Fra loro, l' ultimo capo dei Mineconjou, capo Grande Piede. Ma se il ritorno delle terre sacre ai legittimi eredi è una tarda riparazione storica alla litania di torti e di prepotenze fatte dagli invasori europei ai nativi, all' «ambientalismo dei parchi fatto a spese dei proprietari indiani» come dice l' etnologo dell' università di Brown Keith Janes, il dramma che questa restituzione apre è il classico di tutta la condizione degli Indiani che ancora vivono nelle riserve. I soldi. Bonificare, prendersi cura e aprire a un turismo controllato, guidato e rispettoso questi 600 km quadrati di nulla, costa soldi. E nelle scuola intitolata al cristo guerriero dei Sioux, a quel Cavallo Pazzo che «ancora vive con noi e un giorno tornerà a salvarci», come viene sussurrato ai bambini, William LaMont, uno dei leader dei circa 20 mila che vivono nella riserva, ha ammesso quello che tutti sanno: «Non abbiamo i mezzi per curare le Badlands e abbiamo bisogno dell' aiuto dell' uomo bianco e dei suoi soldi, se vogliamo riprenderle». Orgogliosi e nobili guerrieri da cent' anni trasformati in bambini bisognosi dell' elemosina di chi li ha ridotti così, per campare. Se campano, perchè è proprio fra i teen agers indiani, e soprattutto Sioux, che le statistiche registrano la massima incidenza di suicidi. Altri spettri fra gli spettri delle terre cattive.
Bibliografia
- Stephen E. Ambrose. Cavallo Pazzo e Custer. BUR, 2000.
- Dee Brown. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee. Mondadori, 2003
- Mari Sandoz. Cavallo Pazzo, lo "Strano Uomo" degli Oglala. Rusconi, 1999.
- Vittorio Zucconi. Gli Spiriti non dimenticano. Mondadori, 1998. ISBN 8804458240
- William Matson e Mark Frethem. "The Authroized Biography of Crazy Horse and His Family Part One; Creation, Spirituality, and the Family Tree". Crazy Horse family oral history. Reelcontact.com, 2006.
Siti
- Guerre indiane
- Crazy Horse memorial
- I ritratti degli indiani d'America
- (EN) http://www.native-languages.org/iaq21.htm
- www.farwest.it
fumetti
www.ubcfumetti.com/magicovento/
fra il serio e il faceto riflessioni sull'universo
Sherlock Holmes e il Dr. Watson vanno in campeggio.
Dopo una buona cena
ed una bottiglia di vino, entrano in tenda e si mettono a dormire.
Alcune ore dopo, Holmes si sveglia e, col gomito, sveglia il suo fedele
amico:
'Watson, guarda verso il cielo e dimmi cosa vedi... '
Watson
replica: 'Vedo milioni di stelle'.
Holmes: 'E ciò, cosa ti induce a
pensare?'
Watson pensa per qualche minuto: 'Dal punto di vista
astronomico, ciò mi dice che ci sono milioni di galassie e,
potenzialmente, miliardi di pianeti. Dal punto di vista astrologico,
osservo che Saturno è nella costellazione del Leone. Dal punto di vista
temporale, deduco che sono circa le 3 e un quarto di notte. Dal punto
di vista teologico, posso vedere che Dio è potenza e noi siamo Solo
degli esseri piccoli ed insignificanti. Dal punto di vista
meteorologico, presumo domani sia una bella giornata.
Invece lei cosa
ne deduce Holmes?'
' A Watson... MA VAFFANCULO....... c'hanno fregato
la tenda.
chi lo ha detto che le occasioni perdute rendano tristi
Ma appena ho ascoltato omaggio alle occasioni perdute di Bollani
i primi 4 pezzi , mi sono accorto che non sempre le occasioni perdute sono sintomo di tristezza . Disco bello , non eccelso , come mi sarei aspettato conoscendo Bollani un vero animale da palcoscenico sia in gruppo ( e i pezzi fati con il gruppo lo dimostrano ) che da solo infatti ed andato oltre la richiesta degli autori del film aggiungendovi pezzi suoi in solitario .
Armir sulle traccie di un esercito perduto
Carissimi, amici di Sardegna oggi sono dodici mesi che scrivo per i blogs: Cegliemessapica, Ceglieterrestre, Blogfriends, Losmemoratodicollegno, e CVD. Vi confesso una cosa: quando mio nipote Stefano, ha aperto il mio blog Terrestre, poi diventato 'Ceglieterrestre' grazie al pittore Pino Santoro che mi ha presentata al blog Cegliemessapica, mio nipote, mi ha spaventato, dicendomi di fare attenzione ad aprire la posta perchè, anche in questo spazio virtuale, ci sono i nemici. Ero così impaurita, che, quando sono stata invitata a partecipare a Blogfriends, non rispondevo, per questo mi scuso, con il gestore del blog e con la redazione, per gli sbagli commessi; in questo anno di collaborazione. Non desidero elencare il numero dei posts e delle visite, lo ritengo inutile. So solo, che ho scritto tantissimo e ho ancora tanti limiti, spero un giorno di arrivare a migliorare la mia collaborazione.
Per ricordare questo giorno, desideravo scegliere, un post dei tanti fatti. Per giorni sono andata indietro e avanti, ho trovato difficoltà, per decidere, sono affezionata a tutti, anche se scritti con degli sbagli. Ricordo, la bella natura, le belle immagini di fiori bellissimi, orchidee spontanee, donatemi dall'agronomo Pasquale Venerito. Post per aiutare bambini soli bisognosi di amore.Avrei potuto mettere la mia favola, nata grazie agli amici e alla gita presso la masseria 'Jazzo', le grotte di 'Montevicoli': quante cose belle ci sono a Ceglie, e mi dispiace che non vengono valorizzate. Solo questa mattina, alle prime ore del giorno, ho deciso di ricordare, 'Armir sulle traccie di un esercito perduto'. Era da tempo, che avrei dovuto scrivere un post, ma non riuscivo a recuperare il libro e grazie a una amica, Danith, conosciuta nel blog, l'ho trovato perchè mi ha regalato il suo volume.
Perchè ho deciso di parlare di 'Armir..', è semplice, perchè un libro, è triste nel contenuto e anche molto sfortunato, per essere finito al macero. I nostri eroi i nostri morti, sono morti ancora, perciò, ho deciso che in questo giorno 10 di giugno, finchè vivrò ricorderò sui blogs che partecipo, i nostri soldati. Un grazie al giornalista Pino Scaccia, per averlo scritto con amore. Lo tengo insieme alla mia favola, sulla scrivania, per non dimenticare. Armir è un pezzo di storia, scritta con il sangue dei nostri eroi, ricordiamoli, parliamo con i bambini anche di loro. Cercando nel libro le tracce di un mio parente disperso, l'occhio è andato al mio cognome 'Bassi' ben nove volte riportato tra i caduti alla pagina 131. Non ci sono tracce del mio parente disperso, solo un compagno, l'ha visto morire e ha riportato a casa il suo orologio. Non dobbiamo lasciare, che, la memoria, dei nostri cari, sia solo un labile ricordo, non lo trovo giusto, che i nostri morti, i dispersi, non debbano lasciare memoria, marcire al macero. Sono i nostri morti, noi dobbiamo rirordarli, e odiare chi muove la macchina della guerra, loro sono partiti, per noi. Ricordiamoci, che le guerre, sono solo un'invenzione dell'uomo crudele e guerrafondaio. Se l'uomo si accontentasse di quello che ha, si abituasse a convivere e a donare un pezzo del suo pane, ci sarebbero meno bambini che muoiono di fame. In questi giorni sto leggendo il libro, con amarezza e dolore devo interrompere la lettura, per la grande emozione. Quante sofferenze, quanta crudeltà hanno subito i nostri uomini e seguiteranno a subire tutti i popoli in guerra e i poveri soldati ignari di un destino crudele, sono partiti per difendere la Patria, e non sono più tornati. Sicuramente che anche nelle vostre case , ci sara un ritratto ingiallito con un fiore e una luce accesa, una lettera d'amore, di un amore mai consumato, un mazzetto di fiori nascosto dentro le pagine di un libro ormai invecchiato, per ricordare quel lontano giorno quando il vostro uomo è partito in guerra e non è più tornato. Ebbene questo libro mandato al macero racchiude la loro storia. Facciamo che questi nostri eroi non siano più soli. Ricordarli e come farli rivivere. Grazie, Franca Bassi
Pino Scaccia scrive.
Dopo la ritirata, la cattura. E la prigionia. Fra tante testimonianze e tanti documenti raccolti in questo 'viaggio all' indietro', sono rimasto particolarmente colpito dagli schizzi dei Lager, disegni ricostruiti alla memoria dei prigionieri, insieme alla mappa dei campi di concentramento. I disegni sono opera di un architetto padovano, Giuseppe Bassi, classe 1919. Naturalmente c'era anche lui. "Ricordo quando arrivammo a Tambov, nei primi giorni del '43. Stavamo trenta gradi sottozero e finalmente avevamo trovato comunque un rifugio per la notte", ha raccontato a "Uno mattina". Ecco disegnate le baracche di Tambov, lo schizzo del Lagher di Susdal, una veduta generale del campo di Krinowaja definito "tomba del corpo d' armata alpino" (in pochi mesi morirono ventisettemila italiani), il cimitero di guerra karagitschow com' era, un misero rancio distribuito a Oranki. Racconta ancora Bassi: "Ho lasciato lì, morti, almeno settecento amici. Stanno tutti in una ampia fossa comune. Lungo la strada che noichiamavamo del fieno c'è l'unico segno riconoscibile: una manica al vento". Testimonianze, dunque, di valore storico, ma anche un modo per ritrovare quei campi e le migliaia di morti sepolti intorno, uno sull'altro.
Eroi
Erano in molti
sono partiti
hanno lasciato
la loro casa
la famiglia
i figli appena nati.
Hanno lasciato
la loro vita
dispersa
in terra nemica.
In pochi sono tornati
malati e stanchi.
Solo il vento
gelido della siberia
e una coperta di ghiaccio
a scaldare i corpi
giovani e stanchi.
Ricordiamoli
e come dare una speranza
che non sono morti
per la gloria
ma sono morti
per la Patria
Ricordiamoli
sono i nostri eroi.
Franca Bassi
9.6.08
Per te
Per te suonerò note d’arpa e d’antico
fino ad infrangere il silenzio muto di istanti
trascorsi nell’attesa fremente d’un ritorno
Per te nella notte più buia sarà musica dolce
a vestire i miei occhi del tuo volto lontano
che m’inebria di gioia e di noi in danza di stelle
Per te spanderò melodia ad indicarti il sentiero
che a me ti riconduca fra suoni ed echi d’amore
su pentagramma di baci qual tappeto di rose
-Maya-
a volte siamo schiavi della tecnologia
Venerdi scorso mentre attendevo che ci facessero entrare nell'aula per lo scritto di francese , chiaccherando con una ragazza sul parodosso ( per usare un eufemismo ) del fatto che mettono internet e quindi le email dei prof a cui rivolgersi nella facoltà di lettere di Sassari ormai divenuto essenziale visto il crescere dei fuori sede e degli studenti ( compreso il sottoscritto ) "pendolari " e dei e i prof , salvo alcuni , non rispondono o riospondono dopo mesi , mi è venuto in mente quello che mi è successo in banca due\tre giorni prima .
Stavo per recarmi in banca per pagare dele cose importanti dell'azienda, ma una dipendente ( nostra cliente ) mi dice che non c'è linea di riprovare più tardi , ma io testardo e caparbio come sono a non seguire i consigli degli altri , entro lo stesso .
Dopo mezz'ora \ quaranta minuti d'atesa me ne vado comprensivo , visto che c'è stato il giorno prima un bruttissimo temporale che ha creato problemi eletrici nel quartiere , faccio buon viso a cattivo gioco e ritorno più tardi .
Ritorno dopo due ore laa situazione era peggiorata . In fatti era si ritornata la linea , ma a singhiozzo , cioè era a perto un solo sportello e non potevio fare alcune operazioni .
Allora mi metto a fate battutine , a voce alta tipo : << la bolletta si paga , oppure gettate quel pc e compratene uno nuovo >> , risate dele persone presenti in sala e risposta del personale : << ma non dipende da noi se se non cè'è linea .
Dopo uin'altra mezzora d'attesa , era quasi l'una , e la situazione s'era sbloccata dico : << forse a mano si fà prima >> , e una signora davanti a me :<< purtroppo oggi a mano non si può fare niente , solo manhgiare >> e un altro sottovoce : << ... e pisciare >> , poi dopo due persone , è toccato a me dopo aver perso unaintera mattinata sono riuscito "nell'impresa " . Ecco quindi come simao schiavi e dipendenti della tecnologia e di come non la sappiamo e non la vogliamo usare nonostante sia ormai divntata fondamentale e di come non si riesca a fr niente senza d'essa , basta un virus informatico eo un black out e siamo fregati e penalizzati
Il baciamano
A tutti con amicizia e stima.
PS. "Il Giornale" di Berlusconi questa volta con un titolo virgolettato "Farinella: Arsenico per il Papa", chiede alla gerarchia la mia sospensione a divinis. Non sapevo che il mio vescovo fosse Paolo Berlusconi, ma tutto è possibile, anche l'impossibile, se è possibile che Berlusconi Silvio sia ricevuto dal papa.
Come cattolico praticante, sono indignato e scandalizzato che il papa si presti al gioco mediatico di accreditare come modello di figlio devoto e pio della Chiesa un individuo come Silvio Berlusconi senza chiedergli previamente un atto di conversione e/o di penitenza. Egli è adoratore di «mammona iniquitatis» perché ha fatto l’ingiusta ricchezza con l’inganno, il furto, la corruzione, l’evasione fiscale. Egli è divorziato, abortista e i suoi figli convivono more uxorio, fatti che sarebbero questioni private, se il presidente del consiglio non si dichiarasse cattolico e non andasse dal papa «coram populo et mundo» a parlare in difesa della famiglia secondo la visione della Chiesa: allora anche le sue scelte private diventano fatti pubblici e criteri ermeneutici. Egli è implicato con la mafia (ne ha ospitato uno a casa sua ed è fratello germano di un altro, condanno in secondo grado per mafia). Egli sta perseguitando gli immigrati, tra i quali vi sono migliaia e migliaia di uomini e donne di religione cattolica, di cui il papa dovrebbe essere padre, difensore e vindice, in forza della sua paternità universale. Ho visto latinoamericani, africani e orientali, cattolici, piangere di fronte allo scandalo del papa che accettava l’omaggio di un persecutore ateo e amorale.
1. Silvio Berlusconi ha regalato al papa una croce tempestata di pietre preziose fatta fare apposta: un pezzo unico e solitario. Nello stesso momento a due passi di distanza, la Fao ammetteva il suo fallimento sul dramma della fame del mondo: la croce tempestata di diamanti e il Crocifisso affamato. Mai stridìo di simboli fu più drastico. Il 6 giugno 2008 «fu vera gloria ? Ai posteri l’ardua sentenza». Per me, resta un giorno di lutto per la Chiesa cattolica, un fallimento del papato, una vergogna per l’Italia ferita nella sua dignità di Nazione laica.
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