VE LE RICORDATE QUESTE PISTOLE AD ACQUA ? :-)
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
13.6.08
Omini Nudi-Orchis Italica
Orchidea: Omini Nudi bianca-Orchis Italica
Devi
Tu povero uomo
devi alzarti all’alba.
Tu povero disperato
devi aspettare infreddolito
un’ autobus che ritarda.
Non hai la prevenzione
tu devi lavorare.
La signora prevenzione
potrebbe salvarti la vita.
Tu povero terrestre
se vuoi lavorare
devi accettare!
Anche se sai che tuo lavoro
puzza di fame e di morte.
Devi solo faticare!
devi chinare la testa
devi risparmiare
per arrivare a fine mese.
Tu povero uomo terrestre
oggi puoi anche respirare
domani devi solo aspettare
che arriva il tuo turno.
Forse oggi puoi ancora
tornare casa.
Domani ti tocca prima lavorare
ricordati prima di uscire
per finire il turno
devi anche morire.
E’ da una vita che sento sempre,le stesse notizie è un anno che scrivo sul blog, sempre le stesse cose, mi sempra di essere diventata tonta. Franca Bassi
12.6.08
Senza titolo
dedicato a chi ha pregiudizi sugli hippy ...
come colonna sonora del post d'oggi la colonna sonora del film forest gump
1. Hound Dog - Elvis Presley
2. Rebel Rouser - Duane Eddy
3. But I Do, (I Don't Know Why) - Clarence\Frogman\Henry
4. Walk Right in - Rooftop Singers
5. Land of 1000 Dances - Wilson Pickett
6. Blowin' in the Wind - Joan Baez
7. Fortunate Son - Creedence Clearwater Revival
8. I Can't Help Myself (Sugar Pie Honey Bunch) - Four Tops
9. Respect - Aretha Franklin
10. Rainy Day Women #12 - - Bob Dylan
11. Sloop John B - Beach Boys
12. California Dreamin' - Mamas - e Papas
13. 13For What it's Worth - Buffalo Springfield
14. What the World Needs Now is Love - Jackie DeShannon
15. Break On Through (To the Other Side) - Doors
16. Mrs. Robinson - Simon - rfunkel
17 Volunteers - Jefferson Airplane
18 Let's Get Together - Youngbloods
19. San Francisco (Be Sure to Wear Some Flowers in Your Hair) - Scott McKenzie
20. Turn! Turn! Turn! (To Everything There is a Season) - Byrds
21. MEDLEY: Aquarius/Let The Sunshine in - Fifth Dimension
22. Everybody's Talkin' - Harry Nilsson
23. Joy to the World - Three Dog Night
24. Stoned Love - Supremes
25. Raindrops Keep Falling On My Head - B.J. Thomas
26. Mr. President (Have Pity On The Working Man) - Randy Newman
27. Sweet Home Alabama - Lynyrd Skynyrd
28. Running On Empty (bonus track) - Jackson Browne
29. It Keeps You Runnin' - Doobie Brothers
30. I've Got to Use My Imagination - Gladys Knight - e Pips
31. Go Your Own Way (bonus track) - Fleetwood Mac
32. On the Road Again - Willie Nelson
33. Against the Wind - Bob Seger - e Silver Bullet Band
34 Forrest Gump Suite - Alan Silvestri
in particolare
San Francisco (Be Sure To Wear Some Flowers In Your Hair) la versione di Scott McKenzie ( qui il testo )
In carcere a Sassari un cuoco milanese che avrebbe cercato di abusare di una ragazza spagnola La getta fra i cespugli per stuprarla Tentativo di violenza fallito grazie all’intervento di due passanti
SANTA TERESA DI GALLURA L’episodio è accaduto alla Valle della Luna
GIAMPIERO COCCO
SANTA TERESA. Un tentativo di stupro, fortunatamente sventato da due giovani fricchettoni della “Valle della Luna”, ha portato in carcere, nel pomeriggio di avantieri, un giovane cuoco milanese che cercava di abusare di una giovane turista spagnola, giunta nell’isola da pochi giorni.
Amedeo Teriaca, 25 anni, originario di Milano, che lavora come cuoco in un ristorante di Santa Teresa, è stato individuato e arrestato dai carabinieri di Santa Teresa, messisi sulle sue tracce dopo la denuncia e la descrizione della ragazza e dei suoi salvatori. L’episodio - che ha lasciato sconcertati i “valligiani”, tutti amici della vittima - è accaduto poco dopo le 16,30 di avantieri, sulla stradina che porta alla mitica “Valle della Luna“ di Capo testa, meta dagli anni Settanta dei giovani freak di tutta l’Europa, che hanno “ereditato” grotte e rocce a picco sul mare dai figli dei fiori. Carmen (nome di fantasia), 22 anni, originaria della Catalogna, era arrivata alla “Valle” da poco meno di dieci giorni. La sua attività di “tappettara” la svolgeva sulla spiaggia di Capo Testa, dove vende collanine e ninnoli intrecciati con fil di ferro e perline ai pochi turisti presenti in questa autunnale primavera. Due giorni fa la ragazza è stata abbordata da Amedeo Teriaca, il quale dopo aver acquistato un monile per pochi euro si è intrattenuto a lungo con lei, informandosi sulla nazionalità e sulla sistemazione in Sardegna.
«Abiti nella Valle?, mi dicono che è molto bella ma non ci sono mai stato, andiamoci insieme», ha proposto il giovane, e i due si sono incamminati lungo il sentiero che porta al regno dei fricchettoni.
Ma durante il tragitto ad Amedeo sarebbero frullati per la testa altri pensieri, meno poetici di una visita alla Valle: afferrata la ragazza per un braccio, l’avrebbe trascinata tra i cespugli di mirto e cisto ancora in fiore e qui, tra le essenze mediterranee, avrebbe tentato di stuprarla dopo averle stracciato di dosso i vestiti. La ragazza avrebbe opposto una strenua resistenza, incalzata dal focoso cuoco, sin quando sulla stradina non sono comparsi due “valliggiani”. Le loro voci hanno fatto interrompere l’azione del cuoco, e Carmen ne ha approfittato per fuggire, gridando e chidendo aiuto. I due fricchettoni hanno avuto il tempo di notare un individuo che fuggiva a gambe levate verso Capo Testa, poi hanno soccorso la ragazza e dato l’allarme ai carabinieri. I militari, dopo il racconto della ragazza, si sono messi alla ricerca del mancato stupratore, e lo hanno individuato poco dopo, alla periferia di Santa Teresa. Amedeo Teriaca (che pare sia stato riconoscito dalla sua vittima) è stato ammanettato e accompagnato nel carcere di Sassari, in attesa dell’udienza di convalida che si terrà nelle prossime ore davanti al gip del tribunale di Tempio. È la seconda volta (dal lontano 1985) che alla Valle una donna viene sottoposta a violenza, un reato “sconosciuto” al mondo freak.
dal web
Hippy e valle della luna
it.wikipedia.org/wiki/Hippy
valledellaluna.vagabondo.net/valledellaluna.php
www.valledellaluna.net/
voci correlate
Controcultura
Guerra nel Vietnam
ormai il calcio è solo una questione di soldi
Infatti secondo questo articolo
Oltre a Donadoni, trema anche il cassiere federale
BADEN (Austria). Dal profondo azzurro al profondo verde. Verde come il colore dei soldi. L’eventuale eliminazione degli Azzurri alla prima fase provocherebbe due ferite: una nel cuore degli italiani, e una nelle casse della Federcalcio. Ma se la prima si rimargina sempre col tempo, la seconda lascerebbe un vuoto da 20 milioni di euro.
Addio pioggia di euro. StageUp è una società italiana che si occupa di marketing e business legati al mondo sportivo, soprattutto al calcio. Secondo i suoi calcoli, le entrate della Nazionale in caso di vittoria potrebbero raggiungere addirittura 87,8 milioni di euro. Come? con 38,5 milioni da diritti tv, 27,3 milioni di euro da sponsor (incluse sponsorizzazioni future) e 22 milioni di euro dal premio Uefa.
Se gli Azzurri salutano l’Europa, vanno subito in fumo 14,5 milioni di montepremi Uefa (7,5 sono già stati incassati). Dagli accordi firmati nel recente passato è emerso che i contratti con sponsor e fornitori hanno un certo grado di aleatorietà sotto il profilo dei ritorni degli investimenti perché la visibilità dipende appunto dalla permanenza degli Azzurri nella manifestazione. E se il mondiale in Germania aveva portato un boom, adesso sarebbe facilmente prevedibile un calo del 10-20%. E dunque altro rosso di 5 milioni circa. Per un totale di almeno 20 milioni.
Niente premi. La magra consolazione per il bilancio dei vertici Figc arriverebbe dal mancato pagamento dei premi ai giocatori. Queste le cifre fissate per ciascun azzurro. 80.000 euro per l’approdo ai quarti, 120.000 euro per la conquista della semifinale, 150.000 euro in caso di arrivo in finale, 215.000 euro in caso di vittoria del titolo europeo. Moltiplicando per 25 uomini (la rosa dei 23, più Cannavaro e Donadoni) si arriva a 5 milioni e 375mila euro totali da sborsare in caso di vittoria finale, sfiorando in realtà i 6 milioni di euro per i premi che andrebbero anche al resto dello staff azzurro (tecnico, medico, magazzinieri...).
Due curiosità. Il premio finale di 215mila euro a testa è inferiore di 35mila euro rispetto a quello corrisposto per la vittoria mondiale. Per la qualificazione agli Europei, gli Azzurri hanno invece incassato 15mila euro a testa.
Povera Rai. Chi rischia di fare una frittata è la Rai. Per l’acquisizione dei diritti tv, l’azienda di Stato ha infatti sottoscritto un contratto con la Uefa da 120 milioni di euro che le garantisce l’esclusiva.
Saltata la possibilità di cedere in subaffitto questi diritti (la Uefa l’ha proibito, anche per questo Sky è rimasta tagliata fuori), la Rai ha puntato tutto sui contratti pubblicitari. I 18.349.801 spettatori che hanno assistito a Italia-Olanda (share 62,1%) erano un biglietto da visita strepitoso per bussare agli inserzionisti pubblicitari, il ko per 3-0 ha però complicato le cose e contro la Romania si prevede un brusco calo, anche per l’orario diverso (18 anziché 20.45). Boom annunciato se invece con la Francia fosse uno spareggio-qualificazione.
Evidente comunque che l’uscita dell’Italia farebbe crollare gli ascolti e anche il rientro pubblicitario. E recuperare i 120 milioni già spesi diventerebbe impossibile.
Casa Azzurri. Sono inquieti anche al quartier generale azzurro, dove ogni giorno si muovono sponsor, amici e amici degli amici. Perché se l’Italia uscisse, da mercoledì 18 addio feste e via al profilo bassissimo. Anche se la decisione è già presa: pur con la Nazionale fatta fuori, Casa Italia resterebbe aperta sino al 29 giugno, data della finale. D’altronde gli accordi con gli sponsor sono già stati firmati. E un discorso sono i soldi, un altro la gioia del cuore.
L’ALTRA PARTITA: QUELLA DELL’ODIO
Ci sono partite di calcio che non si giocano solo con il pallone. Di solito non finiscono quando l’arbitro fischia, il brutto è che spesso proseguono nei dintorni dello stadio o su tanti “campi” lontani (piazze, vicoli o villaggi), fino a quel momento sconosciuti ai più.
Italia-Romania di domani è purtroppo fra queste. Fra i due Paesi non tira una bella aria. Storiacce di criminalità, viste sempre con l’occhio strabico di chi pensa che la ragione sia sempre da una parte (la sua) e punta dritto alle espulsioni di massa, hanno un tantino raffreddato i rapporti. Così, nell’immaginario di molti italiani, i rumeni sono tutti o in gran parte delinquenti e i rom (gli zingari) si accampano per svaligiare le case. Invece noi italiani siamo perfetti. Poi magari si scopre che un operaio rumeno sfruttato dai datori di lavoro italiani (e già qui ci sarebbe da dire) viene bruciato vivo. I barbari sono proprio i due italiani che prima gli hanno fatto stipulare un’assicurazione sulla vita a favore della signora padrona e poi hanno scelto il modo più veloce per passare all’incasso.
E se fosse accaduto il contrario, se i due barbari fossero stati rumeni e il ragazzo che sognava un lavoro stabile e ha trovato la morte nel modo più orribile fosse nato a Gallarate? Meglio non pensarci.
I rumeni in Italia, secondo l’ultima stima Caritas, sono un milione e 16 mila: una città grande come Napoli. In molti centri dove sono particolarmente radicati hanno trovato normale organizzare una visione collettiva davanti a un maxischermo. Bene, hanno dovuto rinunciare per paura di contestazioni e violenze. Pensate a Roma, dove ultimamente il clima non è fra i migliori e gli episodi di violenza gratuita contro gli stranieri si sono moltiplicati. E dove, neanche sette mesi fa, a poche ore dall’uccisione accidentale di un tifoso da parte di un agente di polizia, una folla di ultrà armata di spranghe e di una misera manciata di neuroni avariati ha pensato bene di assaltare caserme dei carabinieri e commissariati di polizia.
Cosa volete che sia - in caso di sconfitta azzurra, magari con un paio di episodi dubbi - andare a prendersela con qualche campo nomadi o con un gruppo di rumeni. O se, al contrario o al tempo stesso, qualche rumeno esuberante pensasse di strumentalizzare un po’ di rabbia repressa. Magari anche in Romania, dove gli imprenditori italiani sono tanti e non stanno facendo una bella vita.
Ecco, questo è il quadro che emerge in un Paese che reclama giustamente più sicurezza e crede che prendersela in blocco con chi viene da lontano sia la strada più breve. E’ anche il Paese che è capace di tenere per più mesi in galera tale Florian Placu, albanese incensurato e sposato con un’italiana, accusato di tentato furto di una mucca rispetto a Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi, due che in fondo hanno solo rovinato milioni di risparmiatori.
Ecco, dunque, che una vittoria o un Ko dell’Italia alla fine potrebbero essere poca cosa rispetto all’altra partita, quella dell’odio. La prima sfida da vincere è proprio questa.
L'amico
Pensavo che l'amico
fosse l'oasi che mi attendeva
aldilà del deserto,
invece egli cammina al mio fianco
in questo mare di sabbia
che inghiotte il mio cuore.
Egli condivide con me
l'arsura che mi opprime,
cade insieme a me
quando il peso è insopportabile,
piange con me
lacrime che bruciano.
E nella notte,
la fredda notte del deserto,
anche lui trema al mio fianco.
L'amico mi ha insegnato
a scagliare la mia rabbia
lontano...
fino a colpire gli asteroidi
per illuminare il cielo
in una pioggia
di stelle cadenti.
Ligeia666
Il mio primo giorno di libertà !
Mi racconti che
la mia vita non va bene per te
non sono adatto al tuo futuro
senza dirmi perchè
solo che non va !
Potrei spaccare tutto quello che ho intorno
ma poi
poi cosa cambierà
potrei rinnegare tutto quello che ho vissuto
ma poi ?
Poi niente cambierà!
Ti odierei,ma poi dovrei amarti
perchè un perchè non c'è
solo il senso di aver fatto l'amore con te
e dopo il vuoto
dentro e intorno a me.
Lascio a te
le cose da cambiare
se lo sai fare
ma dovrai faticare e sudare
solo per poterci provare!
la mia vita senza senso e la tua cos'è ?
Non hai il senso di una donna
ne quello di una madre
non porti con te il ricordo di un bacio
ne quello di una carezza
potrei dire di te che sei una schifezza
ma devo imparare prima di farlo a pensarlo !
La mia vita senza futuro e la tua c'è l'ha ?
Non conosci la differenza
tra il tuo cuore e le tue gambe
non capisci che un bacio ad occhi aperti
è un tradimento annunciato
ma tradire poi cosa vuol dire
guardare qualcosa morire
mentre tu continui a respirare
spegnere un amore
lasciando una lama appoggiata ai due lati di un cuore
lasciadogli solo la possibilità di non respirare,
per non morire.
Sono passati tempi
e adesso leggi questi stupidi vaneggiamenti
e forse solo adesso capisci cos'eri e quanto eri
ma il vento non ti parlerà più di me
mi hai lasciato alla deriva
senza voltarti indietro
e oggi con una canzone festeggio
il mio primo giorno di libertà
mentre le tue stupide lacrime bagnano la sabbia
senza lasciare traccia
senza trovare risposte al di la del mare.
Cancellato dal video l’ospite che critica Putin
dal cdv www.censurato.splinder.com
Cancellato dal video l’ospite che critica Putin
Ma il taglio digitale è riuscito male: le gambe sono rimaste in scena. Proteste del pubblico
A sinistra, il politologo Mikhail Delyagin. A destra, nel cerchio rosso, le sue gambe "senza corpo"
MOSCA — Le vecchie abitudini sono dure a morire. In un famoso libro, «Il commissario svanisce», sono state raccolte centinaia di fotografie che durante l’epoca staliniana venivano ritoccate per correggere il passato e adeguarlo all’ortodossia del momento, come nella fantasia faceva con i giornali il protagonista di «1984» di George Orwell. Cancellato Trotskij, caduto in disgrazia e fuggito all’estero; cancellato Ezhov, capo della polizia segreta fucilato a sua volta.
Oggi la Russia di Putin si limita il più delle volte a non dare il minimo spazio in televisione ai personaggi sgraditi al Cremlino ma, ogni tanto, va oltre, forse per il solito eccessivo zelo dei «volenterosi esecutori» degli ordini che arrivano dall'alto. Così è successo che un ospite «sgradito», arrivato per sbaglio alla registrazione di un dibattito televisivo, è stato veramente cancellato dalla base elettronica che poi è andata in onda. Come facevano gli esperti ritoccatori di Stalin con le foto: via la sua voce, via le domande che gli erano state rivolte, via la sua immagine dalla poltrona che rimane vuota. Solo che i tecnici hanno commesso un errore e le gambe del povero ospite svanito hanno continuato a vivere di vita propria, apparendo e sparendo dalle inquadrature, come in un trucco del mago Voland de «Il Maestro e Margherita». L’episodio è di qualche tempo fa e ha coinvolto Mikhail Delyagin, un politologo che da tempo era finito all’indice di tutti i programmi televisivi. La storia non avrebbe fatto troppo scalpore se non fosse stato per il grottesco particolare delle gambe dimenticate in scena. Ma che sulle reti televisive controllate dal Cremlino (tutte) non appaiano personaggi dell’opposizione viene visto come cosa normale. E nessuno tenta di nascondere il fatto che dall’alto (se non da Putin o da Medvedev, dai dirigenti delle tv) arrivino disposizioni precise.
Kira Proshutinskaya, conduttrice del talk show col fantasma che, ironicamente, si chiama «Il popolo vuole sapere » si è detta imbarazzata e ha confessato che «oggi è difficile lavorare in tv: i capi esagerano sempre perché hanno paura di perdere il posto». Così su tutti i canali sono spariti personaggi che prima ogni tanto parlavano. Andrej Illarionov, ex consigliere economico di Putin che iniziò a criticarlo, è apparso 113 volte nel 2005, 11 nel 2007 e zero nel 2008. Di fronte alle critiche su una tv «schierata», il nuovo presidente Dmitrij Medvedev si è tolto d'impaccio affermando recentemente che la televisione russa «è una delle migliori del mondo per quanto riguarda la qualità e la tecnologia usata». Il direttore del canale TVZ che ospita «il popolo vuole sapere», Mikhail Ponomaryov, ha ammesso candidamente che lui esegue semplicemente gli ordini: «Se il proprietario della compagnia dice che non dobbiamo mostrare una persona, io non posso che adeguarmi». Ponomaryov sembra dimenticare che la sua rete sarebbe, formalmente, di proprietà del comune di Mosca (al 99,2 per cento) e quindi pubblica. Ma così vanno le cose, se non si vuole perdere il posto. Nessuna meraviglia dunque che Natalya Melikova della Nezavisimaya Gazeta sia scoppiata a piangere ad aprile in Sardegna quando si accorse che la sua domanda sulla possibile amante ginnasta era sgradita a Putin.
Il segreto di Henry Allingham ... sigarette, whisky e donne.
Henry Allingham, uomo più anziano di tutta la Gran Bretagna, festeggia oggi un altro compleanno spegnendo, sulla torta, ben 112 candeline. “Il mio segreto?”, ha scherzato l’arzillo Allingham, ‘’sigarette, whisky e donne focose”. Nato a Londra il 6 giugno del 1896, ovvero quando regnava ancora la regina Vittoria, Henry ha visto passare davanti ai suoi occhi sei monarchi e 21 primi ministri. Festeggerà il suo compleanno presso il “Royal Air Force College” di Cranwell, nel Lincolnshire.
Malati di Cuore
Quest'operazione di "pedagogia di massa" non appariva quindi peregrina: e del resto la stragrande maggioranza dei miei coetanei del Centro e del Sud (ma anche dell'area non milanese) continuava a veder la luce in casa.
Cosa c'entra il Mercato?, chiederete voi. C'entra, c'entra.
E nessuno che si sia ricordato dell'unico, vero accostamento possibile: quello col Guido Tersilli immortalato da Alberto Sordi in due famosissimi e profetici film [nelle foto, le locandine]. Tersilli non è un raffinato e amabile truffatore (ci risiamo) come Lupin, né un genio del Male Assoluto come Mengele: a loro modo, due eccezionalità. No. Tersilli è solo un banale, piccolo uomo qualunque, dall'intelligenza mediocre, sballottato fra la sua stessa piccineria e l'avidità altrui. Uno come tanti. Uno che prima commercia, poi fa affari, nella più piatta e prevedibile logica di Mercato. Questa brada normalità, così grettamente terra-terra, non piace né ai vanitosi rampanti, né ai titolisti in cerca di effettacci thrilling.
11.6.08
Cinebloggers Trivia Awards
Ispirati dai geniali (e spesso diabolici) enigmi di Contenebbia, appassionati dal riuscitissimo esperimento effettuato sulle pagine di Cinedrome, Peeping Tom ed altri prodi cinebloggers hanno deciso di promuovere un torneo cinefilo ad uso di tutti gli utenti della blogosfera. Non si vince nulla a parte un quarto d'ora di celebrità: l'obiettivo è sollazzarsi, conoscersi meglio e chiacchierare di cinema. Qui di seguito trovate il regolamento e le linee guida per la formulazione dei quiz. Buona lettura ! Ci risentiremo presto per aggiornarci sulla data di inizio della seconda tappa, ma possiamo già anticipare che questa si terrà sulle pagine del mitico Cineroom di Para e Chimy (quest'ultimo, vincitore della prima -sperimentale- tappa a cura di Cinedrome).
Regolamento:
Cinebloggers Trivia Awards è un torneo di quiz a tema cinematografico che si sviluppa in diverse tappe ospitate, di volta in volta ed a turno, all'interno dei blog fondatori.
Il curatore del blog che ospita la tappa, di seguito denominato giudice, ha la responsabilità di ideare, in modo equilibrato ed avvalendosi delle linee guida del regolamento, i quiz che la compongono e perciò non può prendere parte ad essa. Ricopre inoltre il ruolo di arbitro della competizione e si fa carico di far rispettare il regolamento. La gara è aperta a chiunque sia titolare di un account splinder e l'ingresso nella competizione è ammesso in qualsiasi momento della stessa.
Ogni tappa sarà costituita esattamente da 10 round da tenersi obbligatoriamente, salvo deroghe approvate dai fondatori, a distanza l'uno dall'altro non superiore ad 8 giorni.
Il giudice ha obbligo di comunicare, sul proprio blog, data ed ora del round almeno 48 ore prima della sua pubblicazione. Data ed ora sono a discrezione del giudice.
Il round comincia nell'istante in cui il quiz è reso pubblico.
I concorrenti devono pubblicare la loro risposta in coda al quiz, sotto forma di commento. Qualsiasi altra forma di risposta è vietata ed è da ritenersi nulla.
Vincitore del round è colui che per primo pubblica la risposta esatta. Fa fede la data e l'ora attribuita al commento dal server di Splinder. Nel caso in cui due o più commenti contenenti la risposta esatta abbiano data ed ora esattamente coincidenti, verrà considerato valido e vincente il commento con numero ordinale più basso.
Ciò implica che un round non potrà in nessun caso concludersi con il risultato di parità.
Ogni concorrente ha diritto a soli tre tentativi: ogni altra risposta successiva alle prime tre sarà da ritenersi nulla.
Sono vietati suggerimenti, sia in pubblico che in privato, sia da parte dell'autore dei quiz sia da parte degli altri utenti.
Il quiz si conclude obbligatoriamente entro 7 giorni con la pubblicazione della risposta esatta, l'eventuale assegnazione dei punti e con l'aggiornamento della classifica.
Alla conclusione della tappa sarà nominato vincitore colui il quale avrà accumulato il maggior numero di punti.
In caso di parità tra due o più concorrenti si procederà ad un round di spareggio riservato ai soli concorrenti interessati.
Il concorrente che si aggiudica il maggior numero di tappe verrà insignito del "Cinebloggers Trivia Award" e potrà metterlo in bella mostra sul proprio blog.
Tutti gli interessati sono invitati a pubblicizzare il Cinebloggers Trivia Awards espondendo sul proprio blog il banner ufficiale del torneo, inserendo il codice html qui di seguito riportato:
Inoltre tutti i partecipanti sono invitati a pubblicizzare l'inizio delle tappe per mezzo di appositi articoli pubblicati sui propri blog.
Linee guida per la formulazione dei quiz:
Ogni round comincia con la pubblicazione del quiz tramite un messaggio sul blog del giudice il quale avrà cura di indicare nel titolo, o nel corpo del messaggio, l'edizione del torneo, il numero della tappa ed il numero del round. ( Esempio: Cinebloggers Trivia Awards 2008 - Prima edizione - Terza tappa - Round 4 )
Ad ogni round saranno messi in palio un numero di punti variabile da sette a tre a seconda che il quiz sia articolato in tre parti ( per esempio: 3 punti per la domanda principale, 1 punto bonus per la prima domanda supplementare, 1 punto bonus per la seconda domanda supplementare), o solo in due parti ( esempio: 3 punti per la principale, 1 per la supplementare) o che non sia articolato (esempio: soli 3 punti). La distribuzione dei punti dovrà essere bilanciata e strettamente correlata alla complessità delle domande.
Sarà cura del giudice di strutturare in maniera adeguata la domanda articolata affinchè le domande supplementari, pur essendo correlate alla principale, non costituiscano facile indizio per la soluzione della stessa.
In caso di domande articolate, ogni concorrente è libero di dare risposta alle domande che desidera, contemporaneamente o, se vuole, in tempi diversi.
I quiz potranno avere le seguenti forme:
- riconoscimento del titolo di un film a partire da una citazione proposta in forma di testo o di clip audio.
- riconoscimento del titolo di un film a partire da un fotogramma.
- riconoscimento del titolo di un film a partire da un brano della colonna sonora (completamente strumentale )
- riconoscimento di nome e cognome di un personaggio del mondo del cinema a partire dalla sua foto
- individuazione di un "collegamento misterioso" che lega due registi o due attori o due film
Per la buona riuscita del quiz sono da evitare, all'interno della domanda, tutti quei riferimenti che permettano una soluzione con l'ausilio di motori di ricerca ( riferimenti a nomi di persona o all' anno di produzione o alla nazionalità, brani vocali, citazioni di battute tratte dal film o di frasi univocamente riconducibili al titolo e rintracciabili sul web)
Sarà cura del giudice verificare, prima della pubblicazione, che il quiz non possa essere facilmente risolto con l'ausilio di un qualsiasi motore di ricerca.
Le decisioni del giudice sono insindacabili.
Ogni azione dei giudici e dei partecipanti deve essere mossa da spirito sportivo e goliardia, come ci si aspetta in ogni gioco degno di tale nome.
Le giuste distanze
Continua a leggere...
Il viola ... colore dell'estate 2008
Protagonista dell'estate 2008 è il colore viola, in bilico tra superstizione e regalità.
Non è certamente semplice da indossare, perchè porta con se definizioni non sempre ottimiste, ma non è sinonimo di intelligenza, conoscenza e devozione religiosa, sobrietà.
E' importante sapere come e quando indossarlo : un ottimo effetto lo potrete raggiungere se in serate mondane, al viola accostate accessori brillanti di paillette, swarovski, o comunque tutto ciò che vi renderà luminose.
Allora cosa aspettate? Non esitate a scegliere tra lampi viola nel vostro look o addirittura un'intera mise.
Sbizzarritevi ...
Armir sulle tracce di un esercito perduto
Cari amici, desideravo fare un commento, nel post che ho fatto oggi, ma non sono stata in grado di rimpiccolire l' immagine nel commento, l' ho trovata su internet, era grandissima, qui mi è riuscita ridurla. Questa immagine, mi sembrava adatta per le parole penetranti dello scritto, quasi a sentire il lamento, la disperazione, dei nostri soldati, sfiniti per la fame, per la stanchezza, con gli arti congelati, marciavano per noi, con una temperatura 60-70 gradi sottozero, e quelli che cadevano sfiniti, venivano coperti dal ghiaccio, e li smarrivano per sempre, la loro esistenza. Una tomba nella steppa, lontano dal loro paese, poveri uomini, chi gli avrebbe detto, che la vita che restava era solo, qualche passo in avanti, ormai, il tornare indietro, era solo il previlegio di pochi. Queste sono le guerre ingiuste, volute da uomini crudeli, e le conseguenze, ancora oggi le possiamo vedere. Riuscite ad immaginare, la grande sofferenza, che hanno provato prima di morire? Ho trascritto la poesia, che si trova a pag. 118, le parole sono così intense, non ho potuto fare ammeno, di trascriverle per voi.
Franca Bassi
Fra le tante testimonianze sul Duvaj abbiamo trovato una struggente poesia di un certo Sartini, forse Gabrio o Giulio ( il nome è quasi illegibile):
Avanti...
più avanti...
cammina!
La steppa...
non termina mai?
Perchè non ti fermi orizzonte?
[...]
Il cammino riprende.Coi segni di fame,
di sete,
di febbre,
stampati nel viso,
con gli occhi nel vuoto
che cercan la vita:
avanti...
più avanti...
cammina.
10.6.08
Rimetti a noi i nostri debiti
La campanella ha esalato l’ultimo drin, gli zaini volano in fretta sulle spalle infilando la porta, mentre sbatacchiano dentro allegramente gli ultimi cimeli raccattati in fretta dalla postazione di un anno di battaglia: il borsello coi pennarelli serviti per l’ultimo capolavoro artistico graffiato sulla superficie del banco, la foto dedicata e controfirmata doverosamente da tutti, nessuno escluso, anche da chi di solito non ci si fila, il fido diario zeppo di disegni e frasi da ultimo giorno di scuola. Andata come è andata, non è più tempo per rimpianti, promesse, misericordia da implorare: les jeux sont faits e ora cieli spensierati si aprono sull’orizzonte di una lunga estate, certamente disintossicante fino a settembre.
Ma al principio di questa estate 2008, gli studenti italiani decisamente non si riconoscono in quest’immagine annacquata dai ricordi di chi la scuola l’ha finita ormai da un pezzo. Niente gavettoni alla fine di quest’anno scolastico 2007/2008, o per lo meno, c’è ben poco da festeggiare.
Quasi in 500.000 sono attesi al varco dell’esame di Stato, esame ripristinato con la vecchia commissione mista, che garantisce sicuramente la serietà di una valutazione che aveva praticamente perso senso, ma che certo non contribuisce ad alleviare lo stato d’ansia dei maturandi. Ancora una volta si rinnoverà l’implacabile rituale della valutazione di un quinquennio, i giorni (e le notti) su cui si concentrano i ricordi commossi di chi c’è già passato e le ansie confuse di chi ancora ci deve arrivare. Per questi quasi ex studenti a metà luglio l’avventura sarà già finita, anche se poi per loro si aprirà l’attesa inquieta del debutto universitario, animata per qualcuno magari da un “sano” discernimento dell’ultimo minuto.
Gli studenti che protestano, invece, gli studenti incavolati, quelli a cui si sono “rovinate le vacanze” sono altri. E sono molti di più. Al termine del primo quadrimestre erano due milioni ad aver riportato almeno un’insufficienza in pagella. 7 alunni su 10, il 70% del totale. Ma più sbalorditiva è la cifra complessiva delle insufficienze totalizzate: otto milioni. Praticamente quattro voti sotto il 6 per ciascuno. E altrettanti debiti da recuperare. Quando? Sono già stati attivati durante il secondo quadrimestre i corsi di recupero e sarebbe interessante poter verificare, dati alla mano, quanto siano stati efficaci. Ma il calcolo dovrebbe comunque considerare che normalmente alla fine dell’anno le insufficienze si dimezzano, per reali recuperi o misericordie dei prof, e quest’anno si dimezzeranno molto di più, anche per assottigliare il numero degli studenti che dovranno fare ricorso alle lezioni dei mesi estivi. E dei prof che dovranno tenerle ovviamente.
La questione è stata la più dibattuta nell’ultima infilata di giorni prima della chiusura delle scuole, coinvolgendo docenti e studenti fino ai tavoli del ministero. Mentre, infatti, si chiudeva l’anno scolastico alle spalle degli studenti italiani insieme ai portoni d’ingresso degli istituti, un avvicendamento ministeriale si compiva nei palazzi di viale Trastevere. Cambiata la maggioranza parlamentare, cambiata la denominazione (e quindi le competenze), e ovviamente cambiato il ministro, ci si attendeva il consueto rituale dei neoprovvedimenti che, non avendo avuto neanche il tempo di essere attuati, già reclamano di essere superati. Ma il ministro Gelmini almeno per il momento pare voler sfatare anche quest’ultimo cliché. A chi reclamava una facile moratoria per risolvere il problema dei debiti scolastici dopo il ricorso COBAS respinto dal Consiglio di Stato il 4 giugno, il ministero ha risposto con una circolare che non ha smentito esplicitamente il fine educativo sotteso dal decreto Fioroni, ma che, riconoscendo le criticità emerse in merito alla pratica attuazione delle strategie di recupero nella complicata babele delle scuole dell’autonomia, ha stanziato ulteriori fondi per l’approntamento dei corsi di recupero e ribadito alcuni criteri, come la tassatività del termine del 31 agosto, rendendo più “elastici” altri, come la “consistenza oraria” che può essere inferiore alle 15 ore e la possibilità di ricorrere a insegnanti di classi diverse da quelle frequentate dai ragazzi durante l’anno.
Respinta quindi la soluzione del “condono”, scelta sicuramente utile a risolvere il problema contingente degli studenti che a settembre affronteranno gli esami, loro malgrado, impreparati, ma che ricorrerebbe a quel meccanismo poco virtuoso per il quale le scuole, sentendosi assolte, certo non sarebbero incentivate a mobilitarsi per dare attuazione al decreto ministeriale l’anno prossimo. Un meccanismo ben poco educativo al quale però purtroppo da tempo nel nostro Paese siamo abituati. E mentre si chiude la vicenda dei debiti scolastici, partita in verità tutta aperta rimandata a settembre (ma si spera non alle finanze private delle famiglie), un altro provvedimento è stato varato dal Governo appena ieri: annullato il decreto interministeriale del dicembre scorso, varato in risposta allo scandalo dei “furbi” all’università, che assegnava ai fini dei test di ammissione fino a 25 punti di bonus in base al curriculum di merito delle scuole superiori. A settembre dunque appuntamento ai blocchi di partenza senza vantaggi per nessuno, azzerato il curriculum di studi della scuola dell’obbligo, ma il problema del numero chiuso certamente non è risolto. Rimane la questione che don Milani amerebbe chiamare del “fare parti uguali tra disuguali” e soprattutto ci sarebbe da chiedersi se sia proprio il caso di gettare insieme all’acqua sporca il principio della continuità del proprio curriculum di studi, pur con i suoi premi e le sue disavventure…
La rivincita di Cavallo Pazzo la terra sacra torna ai Sioux
WASHINGTON Le terre di desolata e stupenda bellezza, dove tra resti fossili dei dinosauri crescono soltanto leggende di guerrieri e spettri di bambini uccisi, torneranno a essere abitate dai loro legittimi proprietari, da i nipoti di Nuvola Rossa, di Piccolo Grande Uomo e soprattutto dallo spirito di colui che su di esse regna e aleggia, da Cavallo Pazzo. Seicento chilometri quadrati di Badlands in South Dakota, di male terre impossibili da coltivare e difficilissime da attraversare per chi non ne conosca le trappole e i crepacci di sabbia, dove avvenne l' ultima strage di Oglala Sioux a Wounded Knee 118 anni or sono, saranno restituite dall' Esercito degli Stati Uniti che le aveva requisite come poligono di tiro per l' artiglieria, agli Oglala della riserva di Pine Ridge. E se nessun speculatore immobiliare, nessun costruttore di casinò o di parchi di divertimento progetta di invaderle con scavatrici e cemento, per la loro disabitata solitudine lontana da ogni città importante, per il consiglio degli anziani, riunito nella scuola elementare intitolata ovviamente a «Tasunka Uitko», a Cavallo Pazzo, la restituzione delle «cattive terre» è un piccolo, ma dovuto gesto di rispetto da parte dell' uomo bianco. Le «mauvaise terres», come le chiamarono i primi esploratori francesi, le «mako' shika» in lingua Lakota che significa la stessa cosa, non sono terre utili. Sono terre sacre. Terra santa, come le chiamerebbero le religioni dei bianchi. Ai piedi delle Montagne Nere, che proteggevano i territori di caccia degli Oglala Lakota, dei Sioux che galoppavano in queste prateria del Nord fino a quando i cercatori scoprirono sciaguramente oro nel suoi ruscelli, le Badlands sono una collezione di calanchi, vallette corrose, sabbia, creste taglienti e scarnificate dal tempo, dove vennero a morire milioni di dinosauri, prima che un migrante venuto dall' Asia vi mettesse piede diecimila anni or sono. Sotto quelle sabbie e protetto da quelle gole raschiate dal vento che al tramonto assumono colori che sbalordirono Fran Lloyd Wright alla sua prima visita («non credevo possibile che esistessero luoghi così stupefacenti»), riposano, in un luogo segreto e conosciuto soltanto agli sciamani e alle vecchie profetesse della nazione Sioux, le ossa dell' ultimo guerriero arreso ai soldati blu, dell' eroe che inflisse a Custer e all' arroganza del Settimo Cavalleria la tremenda lezione del Little Big Horn. Cavallo Pazzo. Nel 1942, subito dopo l' aggressione aeronavale dei giapponesi a Pearl Harbour, gli eredi in kaki dei soldati blu, la US Army, requisì le «Maleterre» per addestrare i suoi artiglieri. Ma da anni ormai sono state abbandonate e aggregate al sistema dei Parchi Nazionali, come altri celebri luoghi di turismo, il Parco di Yellowstone o i grandi Canyon del sud ovest, che in realtà erano tutti territori delle nazioni indiane e delle tribù. In questa landa, dove qualche raro ciuffo d' erba e cespuglio ostinato cresce fra l' argilla e le rocce e gli «alberi del cotone», i pioppi sui bordi dei pochi ruscelli, tenendo in vita una popolazione di piccoli roditori e di bellissime volpi dalla coda lunga, il passaggio degli accampamenti militari e dei pochi turisti che vi avventurano hanno lasciato le tracce della loro indifferenza. Bottiglie, lattine, piccozze, plastica, bossoli di proiettili d' artiglieria, carcasse di veicoli corrosi dal vento e dal sole, scavi per recuperare abusivamente ossa preistoriche e munizioni inesplose, abbandonate quando l' Esercito ha trovato altri poligoni d' addestramento. Fu qui, nel 1890, che l' ultima battaglia, in realtà un massacro, avvenne, quando i resti delle varie tribù della nazione Lakota, da tempo sterminate e domate, tentarono, nel villaggio di Wounded Knee, una manifestazione di protesta contro le autorità federali che volevano espellerli anche da quell' angolo di nulla a costringerli a chiudersi nelle riserve. Nella confusione, nella paura, e nel ricordo ancora bruciante e amaro della lezione inflitta da Sioux e Cheyenne a Custer e al Settimo Cavalleria vent' anni prima al Little Big Horn, la consegna dei fucili da parte degli indiani che pretendevano di essere pagati per le armi, divenne una sparatoria libera. Lasciò nella neve che copriva quel giorno la sabbia, più di 300 Lakota e 35 soldati, colpiti dal «fuoco amico» nella confusione e nel panico. Molti dei Minoconju e degli Hunkpapa, i Sioux che erano stati anni prima guidati a Toro Seduto, morirono assiderati, congelati come alpini italiani sul Don nel vento polare che d' inverno scende dal Canada su queste terre. Fra loro, l' ultimo capo dei Mineconjou, capo Grande Piede. Ma se il ritorno delle terre sacre ai legittimi eredi è una tarda riparazione storica alla litania di torti e di prepotenze fatte dagli invasori europei ai nativi, all' «ambientalismo dei parchi fatto a spese dei proprietari indiani» come dice l' etnologo dell' università di Brown Keith Janes, il dramma che questa restituzione apre è il classico di tutta la condizione degli Indiani che ancora vivono nelle riserve. I soldi. Bonificare, prendersi cura e aprire a un turismo controllato, guidato e rispettoso questi 600 km quadrati di nulla, costa soldi. E nelle scuola intitolata al cristo guerriero dei Sioux, a quel Cavallo Pazzo che «ancora vive con noi e un giorno tornerà a salvarci», come viene sussurrato ai bambini, William LaMont, uno dei leader dei circa 20 mila che vivono nella riserva, ha ammesso quello che tutti sanno: «Non abbiamo i mezzi per curare le Badlands e abbiamo bisogno dell' aiuto dell' uomo bianco e dei suoi soldi, se vogliamo riprenderle». Orgogliosi e nobili guerrieri da cent' anni trasformati in bambini bisognosi dell' elemosina di chi li ha ridotti così, per campare. Se campano, perchè è proprio fra i teen agers indiani, e soprattutto Sioux, che le statistiche registrano la massima incidenza di suicidi. Altri spettri fra gli spettri delle terre cattive.
se glòi url non si dovessero leggere andate qui sull'altro mio e nostro blog qui su
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Cavallo_Pazzo"
Bibliografia
* Stephen E. Ambrose. Cavallo Pazzo e Custer. BUR, 2000.
* Dee Brown. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee. Mondadori, 2003
* Mari Sandoz. Cavallo Pazzo, lo "Strano Uomo" degli Oglala. Rusconi, 1999.
* Vittorio Zucconi. Gli Spiriti non dimenticano. Mondadori, 1998. ISBN 8804458240
* William Matson e Mark Frethem. "The Authroized Biography of Crazy Horse and His Family Part One; Creation, Spirituality, and the Family Tree". Crazy Horse family oral history. Reelcontact.com, 2006.
Siti
* Guerre indiane
* Crazy Horse memorial
* I ritratti degli indiani d'America
* (EN) http://www.native-languages.org/iaq21.htm
* www.farwest.it
La rivincita di Cavallo Pazzo la terra sacra torna ai Sioux
Magico Vento riporta le parole di Cavallo Pazzo, n 101 pag.128. sotto fra i link un urlò con la scheda un la scheda di ubcfumetti su questa storia
da Repubblica — 09 giugno 2008 pagina 28 sezione: POLITICA ESTERA di vittorio zucconi
WASHINGTON
Le terre di desolata e stupenda bellezza, dove tra resti fossili dei dinosauri crescono soltanto leggende di guerrieri e spettri di bambini uccisi, torneranno a essere abitate dai loro legittimi proprietari, da i nipoti di Nuvola Rossa, di Piccolo Grande Uomo e soprattutto dallo spirito di colui che su di esse regna e aleggia, da Cavallo Pazzo.
Seicento chilometri quadrati di Badlands in South Dakota, di male terre impossibili da coltivare e difficilissime da attraversare per chi non ne conosca le trappole e i crepacci di sabbia, dove avvenne l' ultima strage di Oglala Sioux a Wounded Knee 118 anni or sono, saranno restituite dall' Esercito degli Stati Uniti che le aveva requisite come poligono di tiro per l' artiglieria, agli Oglala della riserva di Pine Ridge. E se nessun speculatore immobiliare, nessun costruttore di casinò o di parchi di divertimento progetta di invaderle con scavatrici e cemento, per la loro disabitata solitudine lontana da ogni città importante, per il consiglio degli anziani, riunito nella scuola elementare intitolata ovviamente a «Tasunka Uitko», a Cavallo Pazzo, la restituzione delle «cattive terre» è un piccolo, ma dovuto gesto di rispetto da parte dell' uomo bianco. Le «mauvaise terres», come le chiamarono i primi esploratori francesi, le «mako' shika» in lingua Lakota che significa la stessa cosa, non sono terre utili. Sono terre sacre. Terra santa, come le chiamerebbero le religioni dei bianchi. Ai piedi delle Montagne Nere, che proteggevano i territori di caccia degli Oglala Lakota, dei Sioux che galoppavano in queste prateria del Nord fino a quando i cercatori scoprirono sciaguramente oro nel suoi ruscelli, le Badlands sono una collezione di calanchi, vallette corrose, sabbia, creste taglienti e scarnificate dal tempo, dove vennero a morire milioni di dinosauri, prima che un migrante venuto dall' Asia vi mettesse piede diecimila anni or sono. Sotto quelle sabbie e protetto da quelle gole raschiate dal vento che al tramonto assumono colori che sbalordirono Fran Lloyd Wright alla sua prima visita («non credevo possibile che esistessero luoghi così stupefacenti»), riposano, in un luogo segreto e conosciuto soltanto agli sciamani e alle vecchie profetesse della nazione Sioux, le ossa dell' ultimo guerriero arreso ai soldati blu
dell' eroe che inflisse a Custer e all' arroganza del Settimo Cavalleria la tremenda lezione del Little Big Horn. Cavallo Pazzo. Nel 1942, subito dopo l' aggressione aeronavale dei giapponesi a Pearl Harbour, gli eredi in kaki dei soldati blu, la US Army, requisì le «Maleterre» per addestrare i suoi artiglieri. Ma da anni ormai sono state abbandonate e aggregate al sistema dei Parchi Nazionali, come altri celebri luoghi di turismo, il Parco di Yellowstone o i grandi Canyon del sud ovest, che in realtà erano tutti territori delle nazioni indiane e delle tribù. In questa landa, dove qualche raro ciuffo d' erba e cespuglio ostinato cresce fra l' argilla e le rocce e gli «alberi del cotone», i pioppi sui bordi dei pochi ruscelli, tenendo in vita una popolazione di piccoli roditori e di bellissime volpi dalla coda lunga, il passaggio degli accampamenti militari e dei pochi turisti che vi avventurano hanno lasciato le tracce della loro indifferenza. Bottiglie, lattine, piccozze, plastica, bossoli di proiettili d' artiglieria, carcasse di veicoli corrosi dal vento e dal sole, scavi per recuperare abusivamente ossa preistoriche e munizioni inesplose, abbandonate quando l' Esercito ha trovato altri poligoni d' addestramento. Fu qui, nel 1890, che l' ultima battaglia, in realtà un massacro, avvenne, quando i resti delle varie tribù della nazione Lakota, da tempo sterminate e domate, tentarono, nel villaggio di Wounded Knee, una manifestazione di protesta contro le autorità federali che volevano espellerli anche da quell' angolo di nulla a costringerli a chiudersi nelle riserve. Nella confusione, nella paura, e nel ricordo ancora bruciante e amaro della lezione inflitta da Sioux e Cheyenne a Custer e al Settimo Cavalleria vent' anni prima al Little Big Horn, la consegna dei fucili da parte degli indiani che pretendevano di essere pagati per le armi, divenne una sparatoria libera. Lasciò nella neve che copriva quel giorno la sabbia, più di 300 Lakota e 35 soldati, colpiti dal «fuoco amico» nella confusione e nel panico. Molti dei Minoconju e degli Hunkpapa, i Sioux che erano stati anni prima guidati a Toro Seduto, morirono assiderati, congelati come alpini italiani sul Don nel vento polare che d' inverno scende dal Canada su queste terre. Fra loro, l' ultimo capo dei Mineconjou, capo Grande Piede. Ma se il ritorno delle terre sacre ai legittimi eredi è una tarda riparazione storica alla litania di torti e di prepotenze fatte dagli invasori europei ai nativi, all' «ambientalismo dei parchi fatto a spese dei proprietari indiani» come dice l' etnologo dell' università di Brown Keith Janes, il dramma che questa restituzione apre è il classico di tutta la condizione degli Indiani che ancora vivono nelle riserve. I soldi. Bonificare, prendersi cura e aprire a un turismo controllato, guidato e rispettoso questi 600 km quadrati di nulla, costa soldi. E nelle scuola intitolata al cristo guerriero dei Sioux, a quel Cavallo Pazzo che «ancora vive con noi e un giorno tornerà a salvarci», come viene sussurrato ai bambini, William LaMont, uno dei leader dei circa 20 mila che vivono nella riserva, ha ammesso quello che tutti sanno: «Non abbiamo i mezzi per curare le Badlands e abbiamo bisogno dell' aiuto dell' uomo bianco e dei suoi soldi, se vogliamo riprenderle». Orgogliosi e nobili guerrieri da cent' anni trasformati in bambini bisognosi dell' elemosina di chi li ha ridotti così, per campare. Se campano, perchè è proprio fra i teen agers indiani, e soprattutto Sioux, che le statistiche registrano la massima incidenza di suicidi. Altri spettri fra gli spettri delle terre cattive.
Bibliografia
- Stephen E. Ambrose. Cavallo Pazzo e Custer. BUR, 2000.
- Dee Brown. Seppellite il mio cuore a Wounded Knee. Mondadori, 2003
- Mari Sandoz. Cavallo Pazzo, lo "Strano Uomo" degli Oglala. Rusconi, 1999.
- Vittorio Zucconi. Gli Spiriti non dimenticano. Mondadori, 1998. ISBN 8804458240
- William Matson e Mark Frethem. "The Authroized Biography of Crazy Horse and His Family Part One; Creation, Spirituality, and the Family Tree". Crazy Horse family oral history. Reelcontact.com, 2006.
Siti
- Guerre indiane
- Crazy Horse memorial
- I ritratti degli indiani d'America
- (EN) http://www.native-languages.org/iaq21.htm
- www.farwest.it
fumetti
www.ubcfumetti.com/magicovento/
fra il serio e il faceto riflessioni sull'universo
Sherlock Holmes e il Dr. Watson vanno in campeggio.
Dopo una buona cena
ed una bottiglia di vino, entrano in tenda e si mettono a dormire.
Alcune ore dopo, Holmes si sveglia e, col gomito, sveglia il suo fedele
amico:
'Watson, guarda verso il cielo e dimmi cosa vedi... '
Watson
replica: 'Vedo milioni di stelle'.
Holmes: 'E ciò, cosa ti induce a
pensare?'
Watson pensa per qualche minuto: 'Dal punto di vista
astronomico, ciò mi dice che ci sono milioni di galassie e,
potenzialmente, miliardi di pianeti. Dal punto di vista astrologico,
osservo che Saturno è nella costellazione del Leone. Dal punto di vista
temporale, deduco che sono circa le 3 e un quarto di notte. Dal punto
di vista teologico, posso vedere che Dio è potenza e noi siamo Solo
degli esseri piccoli ed insignificanti. Dal punto di vista
meteorologico, presumo domani sia una bella giornata.
Invece lei cosa
ne deduce Holmes?'
' A Watson... MA VAFFANCULO....... c'hanno fregato
la tenda.
chi lo ha detto che le occasioni perdute rendano tristi
Ma appena ho ascoltato omaggio alle occasioni perdute di Bollani
i primi 4 pezzi , mi sono accorto che non sempre le occasioni perdute sono sintomo di tristezza . Disco bello , non eccelso , come mi sarei aspettato conoscendo Bollani un vero animale da palcoscenico sia in gruppo ( e i pezzi fati con il gruppo lo dimostrano ) che da solo infatti ed andato oltre la richiesta degli autori del film aggiungendovi pezzi suoi in solitario .
Rahma contro l’Algoritmo: una ragazza tunisina contro gli stereotipi dell’AI
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