vorrei sognare e vivere...
...vivere....
vorrei assaporare tutto di te
con voracità
e lentezza,
con passione
e dolcezza,
con la gioia dell'attimo
e la tranquillità del domani.....
elena
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
A proposito di Porta Pia
di Franco Cardini - 24/09/2008
Fonte: Identità Europea [scheda fonte]
Credo che in questo paese si debba ancora imparare a discutere e magari a polemizzare: ma con serenità e, possibilmente, anche con qualche argomento che vada al di là delle pillole di conformismo e di politically correct.
Non riesco per esempio a capire perché nella nostra opinione pubblica e nei relativi mass media si debba sempre e per forza gridare allo scandalo ogni volta che qualcuno azzarda pareri dietro i quali sia sospettabile la presenza di di tesi o anche solo di proposte che appena appena escano dai solchi ben collaudati delle idées données e delle Verità Inconfutabili garantite dai manuali di scuola media e ripetute dai poligrafi travestiti da ricercatori che impestano le nostre librerie con best sellers regolarmente scopiazzati da vecchi libri di storia. Quelli col Barbarossa cattivo e i lombardi buoni, col Radetzky feroce e i bravi Tamburini Sardi, col “Mamma li Turchi” e col meno-male-che-c’è-stata-Lepanto. Insomma, con la storia detta, ripetuta, collaudata e ribadita sul metro di quei geniali maĩtres-à-penser che molti decenni or sono, mossi a pietà degli studenti pigri, redassero i manualetti noti come “Bignami”. E, se ci si oppone al Bignami, ci si becca la condanna secca come una mannaia: “revisionisti!”.
Ora, premesso che “revisionismo” è parola che dalla storia della politica sé Internazionale” per poi dilagare nel mondo della semistoria e della pseudostoria, è necessario sia chiaro che il lavoro degli storici, intendo di quelli veri, consiste sempre e inevitabilmente, in gran parte, nella revisione delle tesi e delle letture dei fatti quali gli sono state confidate da chi ha lavorato prima di lui. Non esiste quindi nessuna pagina di storia che sia stata scritta una volta sola e per sempre. La storia è una fatica di Sisifo.
Ecco perché è stata obiettivamente ridicola, al di là di qualunque posizione si voglia difendere, la polemica scatenata dall’orazione del generale Antonio Torre che, commemorando ufficialmente il 20 settembre scorso il 138° anniversario della Breccia di Porta Pia, si è particolarmente soffermato sui 19 caduti dell’esercito pontificio sorvolando su quelli italiani; e che il sindaco di Roma Gianni Alemanno non abbia dal canto suo provveduto a rimediare alla gaffe dell’alto ufficiale: sempre che – ha commentato qualcuno – solo di gaffe si sia trattato e non, orrore, di “scelta di campo” o peggio, raccapriccio, di “revisionismo”.
Ora, va da sé che in una sede ufficiale e paludata, per sua natura retorica e convenzionale, come quella di una commemorazione pubblica, non è mai il caso di lasciarsi andare a discussioni storiografiche: il che del resto non era senza dubbio nelle intenzioni e forse nemmeno nelle possibilità obiettive del generale Torre, che fa il militare e non lo storico.
Quel che però non mi meraviglia affatto – ormai so da tempo che cos’è l’Italia -, ma comunque continua a indignarmi, è la desolante piattezza del coro, praticamente unanime, di giornalisti, di politici e perfino (e ciò m’è dispiaciuto) di qualche storico serio: tutti allineati e coperti nello stigmatizzare il silenzio di Alemanno o comunque la sua scarsa energia nel difendere, a scanso di equivoci, la tesi ufficiale della quale egli, in quanto sindaco, viene considerato una specie di garante e di custode (e a dire il vero non se ne capisce il perché).
Insomma. Perché mai non si dovrebbe cominciar a dire che in realtà la storia del nostro Risorgimento, così come si svolse tra 1848 e 1870, non andò affatto come andò perché non avrebbe mai potuto andare altrimenti; e tanto meno che non andò per nulla nel migliore dei modi possibili? E, badate, qui ucronia e fantastoria non c’entrano per niente. Il dogma che la storia non si possa scrivere “al condizionale”, “con i se e con i ma”, è una fesseria che nessuno storico serio – a parte un manipolo di paleostoricisti convinti – non dice più da molto tempo. E non sono io ad affermarlo: bensì uno dei più grandi studiosi viventi, David S. Landes.
La discussione non è affatto oziosa: e tanto meno lo sarebbe al livello politico, se non vivessimo in un paese dominato, fra le altre cose, da una disinvolta schizofrenia e da un’impudica ostentazione d’incoerenze. Vorrei proprio che qualcuno mi spiegasse perché, nei nostri manuali scolastici, continua tuttora a trionfare una visione del Risorgimento degna del libro Cuore e delle Maestrine dalla Penna Rossa – alcuni epigoni delle quali sembrano oggi sedere sugli scranni del governo – mentre quel governo stesso si regge con l’appoggio determinante d’una forza,
L’unità proclamata nel 1861 e coronata dalla presa di Roma del 1870 andava direttamente contro un millennio di storia italiana, ch’è e sempre stata per sua natura policentrica, municipalistica, regionale e cittadina; e i capi degli stati italiani preunitari, a cominciare dal papa, si erano tutti – sia pur in diversa misura – adattati ad accettare una formula di unità federale, su un modello non lontano da quello che (essa sì in coerenza con al sua storia) fu adottata dalla Germania proprio in quello stesso 1870. E in tale senso, anche se con accentuazioni diverse, si erano espressi gli ingegni migliori e più equilibrati del nostro Risorgimento, dal Gioberti al D’Azeglio al Cattaneo.
Ma il governo piemontese, guidato dal Cavour e dai suoi successori, scelse – fino a un certo punto in accordo con Napoleone III, poi addirittura senza e contro di lui – la politica delle provocazioni, dei colpi di mano e dell’alternanza di menzogne e di atti di violenza per giungere, contro il diritto e la legittimità internazionali, alla violazione patente dei diritti dello stato pontificio. Che oggi tutti, anche senza sapere di che cosa si trattava, si sbracciano a qualificare di “corrotto”, di “incapace”, di “antistorico”, mentre la realtà del tempo non presenta per nulla tale quadro. Né si capisce perché si continui a far finta di non ricordare che la presa di Roma poté compiersi, proditoriamente da parte italiana, non appena, in conseguenza della sconfitta di Sedan, la protezione dell’imperatore dei francesi a Pio IX venne meno. O perché molti abbiano rimproverato il generale Torre per il suo omaggio – da soldato, se non altro – agli zuavi e in genere ai volontari che accorsero soprattutto dalla Francia a difendere il papa che aveva tutto il diritto a non venire attaccato su quel territorio che egli legittimamente governava.
E sarebbe poi stata con certezza peggiore, per esempio, un’Italia federale, di quanto sia stata l’Italietta unitaria che determinò la questione del Mezzogiorno, provocò scandali finanziari gravissimi a ripetizione, inventò infamie fiscali come la “tassa sul macinato” ch’era una vera e propria tassa sulla miseria, coniò “leggi internazionali” e massacrò contadini siciliani (Bronte) e operai (i cannoni ad “alzo zero” del Bava Beccaris, decorato dal “Re Buono”), fu incapace di rimediare al flusso continuo di poveracci che abbandonavano il paese per disperazione e si dimenticò del destino degli emigrati, infine ci gettò inutilmente – e con opportunistica furbizia – nel grande macello della prima guerra mondiale, da cui sarebbero appunto usciti i tanto detestati comunismo e fascismo? Aveva davvero proprio tutti i torti, l’ “infame” Franti?
Così è, se vi pare. Perché non proviamo a discuterne pacatamente, invece di stracciarci le vesti ogni volta che qualcuno prova a commettere l’indicibile peccato consistente di cercar di rimetterci in moto le meningi? E chiamatelo, se volete, “Revisionismo”.
L'analisi
Finalmente riesco a dare una risposta al commento dalla nostra utente elitramonto : << Perchè non è quello il modo ? Non va bene multare lucciole e clienti ? e quale sarebbe la soluzione?? >> al mio post sulla carfagna e la sua legge in merito a tale argomento .
Ma prima di iniziare faccio una premessa fra prostituzione e sfruttamento , fenomeni certo legati fra loro , ma che sono due cose diverse .La prima si può tollerare anche se disdicevole quando è volontaria , non minorile . La seconda NO, soprattutto quella minorile . Infatti per Prostituzione s'intende = un accordo tra adulti liberi e consapevoli, che liberamente e consapevolmente si accordano per scambiare denaro con prestazioni sessuali, la cui attività, fornita da persone di qualsiasi orientamento sessuale, può avere carattere autonomo, professionale, abituale o saltuario. Secondo la voce omonima di wikipedia << L'uso del termine non è univoco e a seconda del Paese, del periodo storico o del contesto socio-culturale può includere qualsiasi atto sessuale e qualsiasi tipo di compenso (anche non in denaro) o indicare, moralisticamente ed erroneamente, coloro che intrattengono atti sessuali fuori dal matrimonio, o uno stile di vita simile a coloro che offrono le prestazioni o chi intrattiene atti sessuali disapprovati. Può indicare anche un comportamento zelante più del dovuto nei confronti di un superiore, finalizzato all'ottenimento di gratifiche lavorative o economiche. >> ., mentre per Sfruttamento = oltre ai varti significati elencati dal dizionario De mauro Pavia esso è Strettamente legato alla prostituzione è il suo sfruttamento, o lenocinio, praticato per trarre profitto dall'attività della donna, da parte di persone che generalmente si presentano come protettori. Inoltre vi sono altre figure legate al fenomeno della prostituzione per cui può configurarsi, al posto dello sfruttamento vero e proprio, il reato di favoreggiamento.
Dopo queste precisazione andiamo a rispondere a Eli
Perchè non è quello il modo ? Non va bene multare lucciole e clienti ? Perchè non è quello il modo ?
No perchè : a) le lucciole sono in maggioranza ( secondo alcuni ) o in minoranza ( secondo altri ed in particolare questo sito qui quando non sono volontarie vittime di sfruttatori , e poi quelle extracomunitarie sono clandestine e quindi difficilmente pagano le multe o finiscono in carcere . Quanto ai clienti Perchè si scoraggiano dal ricorrere a quelle di strada sapendo che c'è una multa si rifuggiano su quelle d'appartamento o che girano su cellulari vedere annunci sui quotidiani e giornali d'annunci alla voce comunicazioni personali . Infatti tale fenomeno si sposterebbe ulteriomente dalla strada al chiuso , nei condomini negli alberghi . Infatti concordo con quanto dice Emma Bonnino che in una intervista al settimale Left \ avvenimenti n°48 del 29\9\2008 quando dice : << (... ) ho l'impressione di una grida manzoniana sufficientemente ipocrita e assolutamente inefficace (... ) Cesare beccaria ciha isegnato che il deterrente è la certezza della pena è non l'entità . (....) Si possono alzare le pene , ma non mi pare sia quello il deterrente >> .
E l’aspetto dello “scandalo” della prostituzione di strada è reale, per i benpensanti, ma potrebbe essere di per sè affrontato con semplicissimi rimedi, come la zonizzazione senza bisogno di altro !
Tuttavia,proprio anche a causa di questo aspetto di attacco continuo che forze intolleranti rivolgono alla prostituzione, non disdegnando di utilizzare per questo la menzogna, ritengo che una regolamentazione e legittimazione della prostituzione sia necessaria e che la legge Merlin che non è più adeguata ai tempi (nonostante certe incredibili affermazioni, come “Abbiamo chiuso il problema con la Legge Merlin ( testo della legge e contesto storico che ha portato alla sua approvazione ) ) cinquantanni fa!” – On. Carlo Giovanardi, UdcIo Concordo nel ritenere che il “problema” della prostituzione in Italia sia stato in gran parte gonfiato ad arte, da chi cerca di portare non alla regolamentazione della prostituzione ma alla sua proibizione. E che proibendolo è peggiio come afferma questa intervista ad una prostituta ( riporto qui il video perchè con flask player non riesco a riicavarne il codice embed ) Sono inoltre d'accordo con quanto dice questo sito qui già citato nelle righe prima : << Francamente, preferirei che l'argomento potesse essere affrontato secondo l'ottica della pura depenalizzazione: essendo la prostituzione, nella sua essenza, un accordo tra adulti liberi e consapevoli, che liberamente e consapevolmente si accordano per scambiare denaro con prestazioni sessuali, non ci dovrebbe essere grande bisogno di una legge che regola la cosa in sè.
Anche perchè per tutti gli aspetti veramente inaccettabili (schiavismo, violenza, sfruttamento dei minori ...) esistono già fior di leggi, con pene severissime, fatte applicare dalla magistratura sulla base del lavoro di indagine compiuto quotidianamente dalle forze dell'ordine.
Tuttavia la situazione, soprattutto italiana, è così incancrenita e così "inquinata" da considerazioni morali, moralistiche, di ordine pubblico, di xenofobia, ecc., che temo che ogni battaglia puntata solo sulla depenalizzazione sarebbe illusoria.
Regolamentare, perciò, mi sembra inevitabile e, a questo punto, occorre regolamentare bene. (...) >>
Prima di esporre la mia idea, voglio fare una panoramica della situazione attuale, con particolare riguardo alla questione delle prostitute straniere.
Le prostitute straniere, infatti, sono quelle in maggiore stato di debolezza e precarietà, e questo non solo per l’aspetto della tratta schiavistica (che è minoritario) ma anche e soprattutto per quello legislativo e dei diritti (e questo, invece, è un aspetto che tocca quasi tutte le straniere).
Secondo me, ogni ipotesi di regolamentazione della prostituzione in Italia non può prescindere dalla constatazione dell’esistenza di decine di migliaia di prostitute straniere, con il loro “status” peculiare e distinto da quello delle italiane.
Da ogni parte (anche da Don Benzi ...) si sente dire “le italiane non hanno e non creano grandi problemi, il vero problema è quello delle straniere”.
Giusto.
Peccato poi che quando vengono presentate le proposte di legge ci si accorge di solito che nessuna particolare considerazione viene accordata alle straniere, anzi sembra quasi che ci sia la volontà di fare leggi che ostacolano le straniere e tendono ad espellerle e a spingerle in clandestinità.
Le prostitute italiane hanno molte armi per difendersi: la “pelle dura”, le organizzazioni e i diritti dati dal fatto che sono cittadine italiane.
Le straniere no, e mi pare opportuno soffermarsi innanzitutto su di loro. >>
chi vuole farlo, può scegliere di prostituirsi e lo deve poter fare con il massimo della libertà, della dignità, della salute e della sicurezza personale
chi vuole farlo, può andare con prostitute e lo deve poter fare con la consapevolezza di muoversi in un ambito legale, controllato e non in mano alla delinquenza
chi non vuole nè prostituirsi nè andare con prostitute e magari è disturbato dalla vista di quelle attività deve essere rispettato e messo in condizioni di non esserne coinvolto, neppure “visivamente”; detto questo, deve ugualmente rispettare la libertà di chi vuole prostituirsi o andare con prostitute
Ecco come farei la regolarizzazione
A
abolirei questo decreto della legge merlin : proporre esplicitamente al cliente un rapporto a pagamento, da parte della prostituta, è illegale (reato di adescamento, tutt’ora presente nel nostro ordinamento per quanto veramente arcaico, incongruo con la riconosciuta legalità della prostituzione e comunque facilmente aggirabile) in quanto prostituirsi ed andare con prostitute è LEGALE (la legge Merlin non proibisce nè l’una nè l’altra cosa) lasciando invariati questi atri : lucrare sul lavoro delle prostitute è illegale, perfino se lo si facesse a fronte di servizi che si forniscono alle prostitute stesse e con il pieno e libero consenso delle interessate (reato di sfruttamento della prostituzione)., costringere qualcuno a prostituirsi è illegale (reato di riduzione in schiavitù) ., indurre qualcuno a prostituirsi è illegale (reato di induzione alla prostituzione)in quanto come dice lo stesso j Questa situazione, fino a venti anni fa (prima dell’esplodere della paura dell’AIDS e dell’arrivo in massa delle straniere) ha retto abbastanza bene: le prostitute per strada erano poche (e i benpensanti avevano pochi motivi per scandalizzarsi), quelle che esercitavano (spesso in casa propria) erano quasi tutte cittadine italiane e potevano quasi sempre farlo autonomamente e senza sfruttatori, le malattie veneree erano quelle “tradizionali”, forse erroneamente sottovalutate ma comunque curabili. Le situazioni più drammatiche erano quelle delle ragazze, di solito molto giovani, che si prostituivano perchè tossicodipendenti e quindi costrette a guadagnare molto, ogni giorno, per acquistare la dose quotidiana: ma qui l’aspetto veramente tragico non era la prostituzione in sè (anche se non va dimenticato che la prostituzione indotta dalla droga era, ed è tuttora, una scelta imposta dalle circostanze, non una libera scelta per guadagnarsi da vivere), quanto il fatto che fossero schiave della droga e destinate a terribili ripercussioni sul piano della salute.
Poi è arrivato l’AIDS e la correlazione tossicodipendenza-AIDS-sesso si è immediatamente riflessa sulla prostituzione: ora la prostituzione tornava ad essere un problema di sanità pubblica. E la Legge Merlin, che abolendo le case chiuse aveva abolito anche ogni controllo sanitario, cominciava a scricchiolare ...
Poi sono arrivate le prostitute straniere, parte di un molto più vasto flusso migratorio il più delle volte irregolare e clandestino. E questo ha portato nuovi problemi.
B
Permesso di soggiorno alle prostitute ( ovviamente volontarie , colaborazione con i pesi europei ed extraeuropei da cui partono per evitare abusi )
cosi s'eviterebbero tutti quei problemi di cui parla jonatthan qui e da cui ho tratto ispirazione per questo post
C
al chiuso in strutture imprenditoriali come Eros Center, Club, Sexy Bar, ...
in casa individualmente
in casa in cooperative o altre associazioni di prostitute
in strada in apposite zone appartate e prive di abitazioni, dove non danno "fastidio" ai benpensanti (zone periferiche industriali, certe aree fieristiche, ...), ovvero la "zonizzazione"
in appositi "quartieri a luci rosse" analoghi a quelli olandesi e tedeschi, con appartamenti-vetrina che danno sulla strada (la cosa, nei fatti, coincide in gran parte con la "zonizzazione")
nell'abitazione stessa del cliente (prestazione a domicilio)
D )
DOPPIO REGIME FISCALE, A SCELTA DELLA PROSTITUTA.
attività con registrazione al fisco come lavoratrice a tutti gli effetti, pagamento delle tasse e godimento di contropartite quali pensione e assistenza sanitaria.
attività senza registrazione fiscale, senza pagamento delle tasse e senza contropartite. Eventualmente, pagamento forfettario di una moderata quota annuale a copertura dell’assistenza sanitaria minimale volta a prevenire e curare le malattie a trasmissione sessuale.
In altri termini, la registrazione al fisco sarebbe opzionale.
Fatta questa opportuna precisazione sugli aspetti fiscali, le mie linee guida sulla prostituzione considerata come una attività lavorativa sono le seguenti:
Istituire certi DOVERI:
registrazione di Polizia (per combattere i fenomeni di sfruttamento e predisporre i controlli sanitari), con il rispetto della privacy
un minimo di controlli sanitari, non ossessivi
eventualmente, tassazione del reddito; nel caso venisse fatta una tassazione del reddito, farlo con modalità presuntive, forfettarie o legate a parametri oggettivi (tipo: trattenuta di una frazione dell'affitto giornaliero di una stanza in un Eros Center), evitando modalità poco applicabili a tale attività e facilmente eludibili come le ricevute fiscali.
e garantire certi DIRITTI:
diritto all'assistenza sanitaria ed alla pensione nel caso si facciano pagar loro tasse e contributi.
diritto al permesso di soggiorno per le straniere che volontariamente scelgano di venire in Italia ad esercitare il lavoro di prostituta
pari diritti tra i sessi nell'esercizio della prostituzione
Cari amici del blog di Ceglie il commento di un anonimo lasciato sul post precedente, mi ha suggerito il post di oggi. E la bellissima immagine sognata da Pino Santoro mi ha trasmesso l'energia che oggi mi mancava. Grazie Folletto Pinn, ti chiedo scusa se non ti ho chiesto il permesso, spero che mi perdonerai, desideravo sognare un po' anche io e tu con la tua immagine mi hai aiutato a sognare. Da una settimana che sono rientrata a Roma, la vita nella capitale sta diventando un' inferno, spero presto di tornare alla mia terra rossa, gazie Folletto.
Commento: "Signora Franca,
grazie per la notizia, ma non mi faccia essere sarcastico...
Serve un esorcismo per venir fuori dal questo pantano. Beata lei che se n'è scappata...."..
utente anonimo |
Entro in punta di piedi, non vorrei disturbare.
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Chiedo scusa a vossia ancora prima d'aver detto qualcosa,
chè se devo proprio cader di faccia preferisco ci siano le mani a ripararmi il volto.
(La punteggiatura è necessaria?)
In silenzi mai visti di anime sconvolte dalla rabbia, sotto cieli elettrici e trepidanti e intrepidi nell'agire, ho udito il lamento represso della verità che tentava, vanamente, di liberarsi dalle catene delle omissioni volute.
(Patetico ragazzo)
Nel rumore d'una lacrima che s'infrange sull'asfalto, nel muto fragore d'uno sguardo di dolore ho ascoltato il mondo intero piegarsi e sfaldarsi, scindersi e ricomporsi, capovolgersi e tornare dritto che poi dritto non è mai.
E dove pensiamo di poter andare, noi, senza voler vedere o sentire o toccare ciò che accade intorno ai nostri volti?
Noi che facciamo parte di una razza infida, bastarda, che tenta in ogni occasione di prevalere sui propri simili, che bada più al colore della pelle che alle parole o alle azioni quando nè i cani, nè i gatti, nè qualunque altro animale si cura del colore del quale il proprio simile ha il pelo.
Siamo davvero degni d'essere i padroni incontrastati di questo pianeta?
O meglio, siamo davvero degni di essere qualcosa in questo pianeta?
Lui ha rubato un pacchetto di biscotti e ha pagato con la vita, se per via del colore della pelle o meno non mi importa, è eccessivo in ogni caso.
Perchè non è stato ucciso un ragazzo dalla pelle scura, è stato ucciso un ragazzo e basta. E' stata uccisa una persona.
Dovremmo ricordarci, in ogni caso, che sulle lapidi non è segnato il colore della pelle che quel pezzo di marmo rappresenta.
Da morti siamo tutti uguali, che senso ha descrivere il colore della pelle di un cuore che ha smesso di battere?
E anche il sangue, trascurato fluido vitale, è del medesimo colore per tutti, persino per gli animali.
Finchè non ci entrerà in testa questo concetto saremo noi gli animali e gli animali gli uomini.
Non ho detto niente.
Ma mi diverte non dire niente, è quasi come dire tutto:
Lascia poco spazio ai commenti.
Omaggi e scusate il disturbo.
[P.]
da Mauro Domenico Bufi 21 dicembre alle ore 11:05 il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...