VI PIACE IL CANTANTE JAMES MORRISON ? :-)
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
5.9.09
Notte di San Lorenzo
Appoggiata alla balaustra del terrazzo
sulla sinistra le luci di San Marino
davanti, le navi da diporto
cento stelle sfrecciano nel Cielo.
E' un momento di magica bellezza
il mio pensiero raggiunge te lontano,
desiderio di averti accanto
di poggiare il capo sul tuo petto.
Sono sola
pur in mezzo a tanta gente,
che come me
guardano le stelle,
ognuno con un desiderio nascosto
ognuno con la propria malinconia.
Una virgola di luna mi sorride
sembra disegnata nel Cielo,
per una volta non è protagonista
sono le stelle
le regine della notte.
Scritto da Marilicia il 10/08/2009
3.9.09
RABBIA GIOVANE
RABBIA GIOVANE da blog http://www.diteloame.splinder.com di rossella drudi.
muovono come fronde al vento, nei fragili germogli sterili allo sbocciar d'idee ...
narcolessi di coscienze sotto spirito...
Sentimenti in scatola, emozioni da discount ...
Palpiti di cuore, battiti di ciglia stipate al buio delle cantine murate,
vuote, e replicanti ... Chiusi nell'io imperativo, ingannati
dal nuovo riflettente illusioni, nuotano nel sè dell'egoismo narciso, affogando l'un l'altro ... piccoli tenui vagiti del noi ...
Ancora una volta sordi alle risa cristalline dell'insieme, ciechi ai bagliori del futuro, muti nell'oceano del confrontarsi, sempre più nero e in secca, vinti nei deserti di rabbia, ove l'eco dell'incertezza, alimenta panico nella paura del dover soffrire poi, nel dolore dell'abbandono, fine di un amore o sconfitta ... Chiudono la vita fuori dai recenti sicuri, rinunciando ad essere per non darsi... Sperando in un domani che non è in vendita, nè plasmabile, nei ricordi appena passati e mai defunti, di una spenzieratezza eterna, mai reale,
meglio non darsi, continuando a fingere di esistere, facendosi schiacciare da chi ha interesse che sia così ...
Rossella Drudi.
2.9.09
Il diavolo fa le pentole... ma non sa fare i coperchi!
Dal blog del mio amico Berlicche:
Il pentolone
Tutto cominciò un giorno di fine agosto, forse un poco prima. O anche molto prima: in fondo è da migliaia di anni che la gente butta in faccia agli altri i loro difetti, le loro manchevolezze. Ma quella volta fu diverso da tutte le altre volte. Perchè se l'uomo rimane più o meno lo stesso, sempre falso, cinico, bestiale attraverso i secoli, i tempi cambiano. Quello che una volta era confinato nel raggio d'azione delle pettegole di paese, in una società complessa, connessa, collegata in banda larga è alla portata di orecchio di ogni persona da Oslo a Sidney. E così anche la diffamazione, la diceria, l'indiscrezione diventano armi di distruzione di massa.
Fu la rapidità e la drammaticità dell'escalation che colse tutti di sorpresa. Polemiche politiche costruite ad arte, fatti presi e sbattuti in faccia per distruggere l'avversario furono ritorti e rimandati al mittente. In un'era in cui la tecnologia consente di ascoltare la conversazione delle formiche, di filmare chi butta una carta di caramella e riprodurre un documento infinite volte cosa impedisce che ciò che un tempo era considerato privato, proprietario, segreto divenga aperto a tutti?
Qualcuno, la cui visione del mondo era un calderone ribollente in cui versare ingredienti per ottenere un pasto gustoso, sorrise della piega presa dagli avvenimenti. I suoi ingredienti preferiti erano l'invidia, l'odio, la menzogna.
Così cominciò il gioco al massacro. Come si distingue il vero dal falso, la bugia dal vero? Quando non si hanno più criteri anche la menzogna più plateale può ingannare. Quando si è convinti di una menzogna, difficilmente una smentita riesce a farci cambiare idea; anzi, spesso la difesa viene presa per debolezza, opportunismo, conferma indiretta delle più nere ipotesi.
Si dice che l'insistenza possa far perdere la pazienza ai santi; figurarsi a chi santo non è. Alle insinuazioni seguirono le ritorsioni, a loro volta fonte di altro livore, in un rimbalzo di rabbia che acquistava di volta in volta nuova energia. E presto questo cerchio si espanse oltre il pensabile. Se un importante politico non è intoccabile, perchè deve esserlo un direttore di giornale? Se posso additare pubblicamente sbagli veri o presunti di personaggi importanti, perchè il mio vicino deve restare impunito? Perchè non posso rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi fasulla, la sua denuncia penale, lei che scarica i rifiuti nel mio giardino, lui che se la fa con la bidella?
La spuma nel calderone ribollente montava, con la soddisfazione del suo padrone. Questa volta, ne era certo, avrebbe inferto un colpo mortale al suo nemico.
Come sempre, ci fu qualcuno che fiutò l'affare. I giornali scandalistici campavano sui potenti: c'è chi capì che si poteva prosperare anche sui piccoli. Che qualcuno avrebbe pagato per potere vedere quello che si mormorava, per potere gridare alla luce quello che aveva sussurrato nell'oscurità. I tribunali, i garanti della privacy, furono in breve così subissati di richieste che dovettero cedere le armi e ammettere di essere impotenti. Impossibile proibire quello che tutti facevano. In-Your-FaceBook, la rete internet del pettegolezzo, divenne così famosa da surclassare la sua progenitrice. Ognuno ebbe il suo dossier; ogni archivio fu aperto, ogni ombra fu portata alla luce, ogni vizio scoperto in una gara a chi cadeva più in basso. Bastava consultare un'applicazione sul telefonino per apprendere le depravazioni di chi stava di fronte. Era una gara a chi fotografava la situazione più ambigua, chi riportava la magagna peggiore. Ogni casellario, ogni log fu rovistato e ribaltato. I ragazzini in classe facevano a gara tra di loro; gli uffici erano colmi di pugnali.
Qualcuno solo rideva, rimestando il pentolone, soffiando sulle fiamme, sicuro che nessuno avrebbe trovato mai niente su di lui, non perchè fosse lontano dal fuoco, ma perchè ne era l'origine stessa. Tra poco sarebbe stato il suo momento.
Quello che un tempo era nascosto ora era in fronte ad ognuno. Quello che era scandalo divenne ben presto abitudine. Poi l'abitudine generò noia. Si cominciò a inseguire platealmente quello che una volta generava vergogna, l'offesa, la malvagità gratuita, il proprio comodo a spese altrui. A vantarsi dei propri errori, sicuri di restare impuniti. Errori? E perchè, se così fan tutti? Il disprezzo per l'altro, ormai conosciuto per quello che era, divenne la norma. I rapporti, puro egoismo. Le riviste scandalistiche decaddero e fallirono, una dopo l'altra, perchè che gusto c'è a vedere il già visto? Che eccitazione, se l'oltraggio non è più oltraggio, se il vizio diviene sbadiglio, e poi orrore? Sempre meno consultavano le gogne informatiche: non interessavano più.
La spuma ribollente traboccò dal calderone, cadde sulla fiamma, che sfrigolò, si spense mezza. Il proprietario della pentola guardò perplesso la piega inattesa degli eventi.
Nauseati dal troppo male, alcuni cominciarono a guardarsi attorno. E videro persone che non erano migliori delle altre, ma che invece di essere presi dalla foga di demolire avevano costruito. Che continuavano a vergognarsi delle cose compiute, ma che non si fermavano ad esse. Che invece di tollerare il male altrui, lo perdonavano; e dopo era come se, stranamente, questo non fosse mai esistito. Come madri che perdonano ai figli, usando quella strana cosa dimenticata che un tempo veniva chiamata misericordia. Un termine che non nasconde l'errore, anzi, lo presuppone. Ma che dice che c'è altro, c'è qualcosa di più grande del proprio sbaglio. Qualcosa che non può venire dall'uomo, perchè era ormai chiaro a tutti com'è fatto l'uomo.
E in mezzo a tutta l'immoralità, il vizio esibito, la mancanza di ogni regola, scoprirono qualcosa che non era una regola ma la fonte di tutte le regole, di ogni virtù, dello stesso essere uomini. Di antico e sempre nuovo. Una compagnia di uomini ottusi come sempre, bestiali come sempre, ma uniti da qualcosa che viene prima, da qualcuno che viene prima. E cominciarono, ricominciarono a seguirla.
Il fuoco è quasi spento, una fiammella ormai. Il contenuto del pentolone si è riversato a terra. E' il suo proprietario che ribolle, adesso, di una rabbia eterna, per il suo progetto ancora una volta frustrato. Il tempo non è ancora giunto. Non ha ancora imparato a fare i coperchi.
CAMMINAVO IN UNA NUVOLA DI DUBBI MORTI.
Dove tu vita, senso, giorno,destino,
luna sotto le fiamme di un eterna chimera.
Mille morti,sotto la luna che anima rincorse d'eterno,
rincorsa a spettri;
e io e te correvamo,
spettri che si prostrano già morti
sotto le nostre vene intrecciate da un riflesso di santità della terra,
allucinazione di Cristo,
rincorriamo la spiaggia, rincorriamo il chiaro di luna,
luna che lasci le stelle di sera,la notte,
il crepuscolo di rosse stelle libere di sparpagliarsi per il cielo
e ognuna tiene fantasmi d’argento che girano sotto le sue linee di seta,
distruzioni d’amore,omicidi di vene, stragi e amori universali
che stravolgono ogni riferimento mortale,
lasciandoti in balia di una resurrezione concepita,
geometrica ma immortale, monsonica,
lasciandoti in balia della incalcolabilità della floreale placenta casuale,
creazione innumerevole di risurrezione di umiltà,
lasciandoti in balia di uno spiazzato
grandezze di aperture alari più spietate degli asteroidi
asteroidi a cui apparteniamo per ogni ragione,ogni ragione?!
Dritti a fremiti del cielo che non esistono strade altrimenti,
camminavamo su una pietra franata, una costruzione in macerie,
era un filo già sfibrato;
semplice assassino della paura e dell’imbarazzo d’immenso,
una pace che è rubata
per spettri troppo semplici da mettere di fronte
agli angeli di clorofilla nelle vene e artigli nei pensieri,
filo sfibrato ribelle a se alla certezza della sua sfibratezza e di Dio.
Terra; angelo fra ala atlantica e pacifica,
fiore senza stelo nell'universo dell'era inventata dell'acquario,
paradiso lampante, giurato, furibondo, disarmante,
solo frasi mai dette, un faro rotto è come una stella.
Quando la carestia avvolge gli specchi che vivevano di luna,
mentre noi eravamo su quelle corse insieme;
e io e lei ne mia e ne suo che ci rende solo gioielli,
c’è una vicinanza con un creatore che legge nel pensiero millenario,
che ti rende un piccolo gioiello nelle sue mani,”il suo mondo; sospiravamo”.
E l’eterno si assorbe di un fazzoletto e basta.
La cecità corregge il tiro delle allucinazioni,
piume delle nostri frasi mai dette volano nella steppa,
come pilastri delle aurore,come sabotazioni di confini,
sazietà di leviatani,volano nella tundra,disparate,
riempiendo il nulla inimmaginato;
come se fossimo usciti brucianti da un sogno, noi due amore,
nel silenzio di questa luna di nivea teatralità e espressività al sole,
dove si perde vita, inferno, purgatorio e paradiso,
dove le fini accudiscono desideri,
e il rumore del mare ti mette a tu per tu con le tue morti e resurrezioni
e promesse e parole,urlate al giro del pianeta,ma poi è morta la notte,
abbiamo molti morsi da darci, eccoci morte,
solo insieme ci conosci, abbiamo rincorso la cenere per ucciderla,
abbiamo tradito l’universo
perché noi due eravamo per sempre prima che uscisse la lacrima del piacere,
senza pietà abbiamo bruciato il silenzio elettrico,
abbiamo rincorso solo la creazione per morirci sopra
e lasciare la nostra di cenere tatuata di frasi d’amore,
e morte che sei cenere sai che abbiamo vinto,
morsi amore,morsi e sposami,per sempre insieme, sposiamoci.
Lei disse nella fuga da un giglio, con le mani dalla fuga da una preghiera
e i piedi di alabastro invisibili;sangue,
ti taglio, sangue di purezza,fiori nemmeno da campo,sposiamoci urla lei; ti ammazzo urla lei
mondo che rinnega,gli apparve qualcosa,oh un miracolo vero disse lei,
guardò tutte le stelle tranne la luna non la guardò,anche sembrava che mille angeli evitasse per andare al sole riflesso. Non la guardò,guardò in un attimo
la claustrofobia impossibile,
un miracolo vero disse; oh chiamate tutte
le acropoli del tempo dell’era dell’acquario
con armate dei dittatori senza ombra,
che non la trovano mai sotto il sol leone le sue forze d’ordine con urgenza,
andiamo sulla luna a urlarlo ci arrestano altrimenti,
come se devo chiederne un altro.
Siamo piramidi sporche in maschera vestite di morte ,siamo la costellazione che ultima conosciuta da un computer di pompano nel cervello siamo la cecità a tutto dei satelliti pompata nel cervello siamo la morte diceva. Urlava e diceva la vostra paura è la notte di Dio per gli amanti.
Sposiamoci che tutti chiedono perdono di rendere
un fulmine un buco che uccide l’atmosfera che riflette le ide ovattate degli angeli,
la mente non ha il coraggio di rispondersi mai, mai, mai;
ti ammazzo urlava mondo che rinnega ma sa solo di masturbarsi.
Rincorriamo il chiaro di luna urlava lei con i nostri
peccati bardati sotto il cielo coperto con le borchie dei nostri errori in perdono a cavalcare,
che qui la fine è un concetto egoistico, che qualcuno ha paura della resurrezione qui.
Sposiamoci urlava lei sangue di purezza sulle mani e ciocche mosse nel giglio,nel giglio,il mio giglio.
Per sempre insieme che noi uniti sotto la pelle delle unghie,
radicati come piante nelle rispettive coscienze,
sposiamoci sotto la luna ubriachi che la fine è un concetto egoistico,
Il mondo ha paura della resurrezione.
ALESSANDRO IDISIUM LUPOEDITORE
teresa sarti 28 marzo 1946 - 1 settembre 2009
In sottofondo
La Mia Gente Modena City Ramblers
non si trova sui libri di storia
a volte è perduta, a volte arrabbiata
o allegra o sola o ubriaca. La mia gente non è originale
non parla con parole strane
ma cammina per strada e sogna e lavora
confusa e inquieta e contorta
Infatti aprendo la posta elettronica dalla newsletters di arcoiris.tv Leggo questa triste news
(....)
>>
e mi chiedo da laico credente : Oh dio perchè chiami sempre a te i migliori e ci lasci in terra le persone più abiettite , cialtrone , incompetenti i prepotenti , perchè non chiami anche loro al tuo giudizio ? Perchè lasci che gli umili e i buoni che ancora rimangano sia emarginati e villipesi dal potere o da tali persone ? .
Senza titolo 1645
Luce della città
Foto tratta dall'album di Sirena Milonguera
Figure come Teresa non sono mai sole, dietro di esse si scorgono sempre moltitudini, scie umane, di ogni credo, etnia, cultura, età, sesso. Il suo nome non può essere ovviamente slegato da quello di Gino, ma nemmeno da altri che, alcuni anni fa, imparammo a conoscere: Daniele, Adjmal [nel link viene ricordato anche l'episodio dell'abbandono della sede afgana di Emergency a causa dell'intenzionale dabbenaggine dei nostri insigni "statisti", n.d.A.], Rahmatullah, Said.
Adjmal e Said non ce la fecero, Daniele venne liberato, poi su Teresa, Gino e la loro attività è calato pian piano il silenzio. Solo la morte di lei, ora, ricorda di quali figli è capace questa metropoli senz'anima, sotto i lustrini e i vip incivili. Ma basta coi sacrifici estremi, per favore. Basta con questa maledetta ingiustizia.
Daniela Tuscano
Luce della città
Foto tratta dall'album di Sirena Milonguera
Figure come Teresa non sono mai sole, dietro di esse si scorgono sempre moltitudini, scie umane, di ogni credo, etnia, cultura, età, sesso. Il suo nome non può essere ovviamente slegato da quello di Gino, ma nemmeno da altri che, alcuni anni fa, imparammo a conoscere: Daniele, Adjmal [nel link viene ricordato anche l'episodio dell'abbandono della sede afgana di Emergency a causa dell'intenzionale dabbenaggine dei nostri insigni "statisti", n.d.A.], Rahmatullah, Said.
Adjmal e Said non ce la fecero, Daniele venne liberato, poi su Teresa, Gino e la loro attività è calato pian piano il silenzio. Solo la morte di lei, ora, ricorda di quali figli è capace questa metropoli senz'anima, sotto i lustrini e i vip incivili. Ma basta coi sacrifici estremi, per favore. Basta con questa maledetta ingiustizia.
1.9.09
Niente è così forte da non viverci adesso.
è avvenuto a me con Tana una dele più belle ( trovate per la gentile concessione degli autori , il testo soto ) dei sans papier band tratta dal loro demo sette volte zeta ( qui buone recensioni ) ho parlato qui per chi di voi è mio utente anche in facebook oppure trovate qui NEL loro blog la news direttamente dal loro myspace e da qualche parte qui nel blog dove ho recensito il loro album canzone per canzone .
Tana
Questa è la storia di una tana che chiede
tranne possesso o di noia morire.
Soggiorna mestiere membro ferroviere,
che ha dato alla luce bastardo ingenuo pompiere.
Questa è la storia di una tana che vede
nascondersi dentro egoismo e piacere.
Imperia eminenza glauco "fate del bene",
scomunica a morte il cappotto inglese.
C'è finito dentro anche un romanziere
Scoprendo che il tunnel non è poi così breve.
Perché ogni nido in realtà è una casetta
anche se fuori non c'è mai la targhetta.
RIT:
E ora che faccio?!? Io abiterei!!?
Un bisogno di nodo in cui soffocherei.
Niente è così forte da non viverci adesso.
E ora che faccio!?!? Io alloggerei!?
Un bisogno di casa da cui non uscirei.
Nienteè così forte da non viverci adesso.
Questa è la storia di una tana che tiene
Calore di dentro, toglie freddo e apprensione
Dimora celata spesso è rabbia forzata
Che ha perso l'arcano scintillante forziere.
Additato male, male fatto bene
Mi lascio ospitare perché mi sai volere.
RIT:
Questa è la storia di una tana che viene.....
Ghiotta di gelato alla vaniglia.
Uffa che lagna!
Andrea mi dà una pacca, ridendo mi avvento per ridargliela, corre via e io lo inseguo.
- Ho una proposta, vediamo se sapremmo sopravvivere in mezzo al deserto.
- Si, si che bello - Grida il mio entusiasmo.
L'umore è alle stelle e non può che essere così, circondati da una natura avversa ma maledettamente affascinante. La strada si dimostra più lunga del previsto, forse a causa di qualche nostra incertezza sull'interpretazione delle indicazioni climatiche. Sta di fatto che in un battibaleno sono calate le tenebre e ci troviamo in mezzo al nulla. La strada che ci si presenta davanti è priva di ogni tipo di illuminazione, ma fortunatamente illuminata a sufficienza da un'incredibile luna piena.
Inzomma bisogna preparare il pranzo con le scatolette già ammucchiate da qualche parte.
Ad ogni cosa che mette fuori, Andrea annuncia:
- Il fornello!
- La prima pentola!
- La seconda pentola!
- E il maggiordomo in scatola non c'è?
sussurro sottovoce sforzandomi di non ridere.
Ci ritiriamo nella tenda per dormire.
Sdraiato sul materassino pneumatico, Andrea sta ad occhi aperti incattivito.
Spegne il lumino:
Fuori c'è il cielo stiellato, la luna e il mare. Il mare? Dove cacchio lo vedi il mare?? E' una striscia di terra battuta strappata al deserto,attraversata da ruscelli e ovviamente priva di ogni forma di illuminazione.
Senti da qualche parte ci stà il mare, perchè l'ho messo io e ora porta via i tuoi piedi che pure olezzano!
Chiusa nell'oscurità della tenda, sicuramente soffro.
Un dispiacere inutile perchè infliggerglielo?
Povera me, imprigionata in questo pezzetto di notte.
Chiusa tra i teli gialli della tenda con le lucertoline che cercano gli insetti e che a loro volta rincorrono le lepri.
Mi sembra di leggere Topolino: hai presente Paperon de Paperoni che rincorre Paperino che rincorre i nipoti??!!
Ma scusa che c'entra questo adesso? Possibile che devi sempre andare fuori tema? Uffa, ma tu non hai niente di meglio da fare che continuare a leggermi?
Vai al mare, che l'estate stà finendo...che è meglio!!!
E' la sofferenza peggiore sentirsi privati della libertà più sacrosanta, quella di fare ciò che si desidera.
Andrea me lo racconta cosa si prova ad essere rinchiusi.
Non ricordo più se sono addormentata, se sono sogni ad occhi aperti o incubi.
Ecco perchè a volte è tanto triste: vero o falso quello che mi racconta, è come viverlo.
Vivo ogni ingiustizia del mondo.
Come comportarmi con i grandi per andare d'accordo?
Io non lo saprò mai!
Ma come posso credergli?
Mi prende uno strano sgomento, sono di fronte ad un mistero che lascia impotenti.
Andrea che sparisce come un fantasma, un uccello con tanti nidi che non posso scoprire, e racconta storie inverosimili che forse, in qualche modo, le vive davvero.
Deve intuire quello che penso: mi guarda con lo stesso compatimento di quando mi dice:
- Tu in fondo non mi credi.
Si annoia, è logico,non può servirgli nulla di quello che gli dico.
Come posso rispondergli?
Con il mio essere rispettosa, sincera, ubbidiente?!
Il mio è un discorso vero e falso nello stesso tempo.
- Ti sembra giusto che non me lo mandi?
chiedo.
Andrea si riscuote, accende una sigaretta, e alla luce del fiammifero, mi vede ad occhi aperti.
- Non sono infelice... dico sottovoce.-
Vuole dirmi qualcosa, ma intuisco quello che pensa
- Ho sonno, buona notte!
Dico con un guizzo furbesco negli occhi che mi si chiudono.
Chissà se intuisce cosa nascondo, ma di fronte alla mia espressione allegramente infantile, sparisce ogni suo pensiero:
E di nuovo sono sola, io una ragazza come tante, ghiotta di gelato alla vaniglia, e forse un pò bugiarda.-
LIBERTA' DI STAMPA?
Vorremmo capire se La LIBERTA' DI STAMPA, quella usata dal GIORNALE del Cavaliere e messa in pratica dal suo attachè, è l'equivalente della parola KILLER nel gergo mafioso ?!
Domanda retorica? Non tanto visto quello che, tra il Feltri del GIORNALE e il Direttore dell'Avvenire, sta succedendo. Questo al di là di ogni legittimo dubbio sulla moralità e sulla personalità dell'avversario. Non siamo schierati come tanti altri sulla squadra dell'uno o dell'altro e abbiamo sempre detto, anche noi, ma nel rispetto della persona e del diritto di replica, le nostre contestazioni al PENSIERO E ALL'AZIONE di chichessia!
Oggi, invece, stiamo osservando il killeraggio giornalistico nei confronti di chi ha, WiWa Dio, ha scritto che un PRIMO MINISTRO, UN CAPO DEL GOVERNO, è l'immagine di un popolo e deve essere ESEMPIO DI MORALITA', GIUSTIZIA e BUON COSTUME, noi aggiungiamo di capacità di essere contro ogni CULTURA LIBERTICIDA E RAZZISTA DIFENSORE DEI DIRITTI UMANI e assolutamente FUORI DA OGNI SOSPETTO DI USARE IL POTERE PER FINI PERSONALI. E' sotto gli occhi di tutti che non è così! Vediamo che per "un pugno di lenticche" va a TRIPOLI e fa la spalla ad uno che se ne frega dei diritti umani come il lidear libico....etc...etc...etc... ( Dobbiamo spaventarci e cominciare a cercare una meta sicura per l'esilio?)
Insomma, questo Governo vorrebbe mettere il bavaglio a tutte le voci fuori dal coro con la sua grande arma TELEVISIONI E MEDIA. LA SUA PAROLA D'ORDINE E' DELEGITTIMAZIONE sistematica degli AVVERSARI ( poi passeranno anche agli scettici?).
QUESTA E' ETICA ??? E' POLITICA ???... O E' MAFIA???
Orecchie d'asino
Questo è solo l'inizio, ma rischiamo di non sapere nemmeno di aver di fronte un autunno incandescente.
Daniela Tuscano
Senza titolo 1642
Ieri il tuo amore mi ha accarezzato, come il padre accarezza la testolina del suo figlio più piccolo.
La tua tenerezza è stata così dolce da commuovere il mio cuore.
Le tue parole rassicuranti fino alla certezza.
Tu sei con me, in me nell'oggi che vivi, nel momento che passa.
E sta sicuro che il passaggio sarà dolce come la Mia presenza in te.
Orecchie d'asino
Poesia del Mare
Ho appoggiato sull'onda
il mio dolore
e piano piano
l'ho visto allontanare
Ho sentito nel cuore l'allegria
e mi sono abbandonata
nelle tue braccia
Come hai saputo cullare
i miei pensieri
Come hai saputo lenire
la mia angoscia
Con te
ho ritrovato la gioia
Vicino a te
c'è solo poesia!
Scritto da Marilicia il 06/08/2009
Boffo, a Terni fascicolo sulla condanna Cei:
Smentite Nel fascicolo riguardante il procedimento per molestie a carico di Boffo "non c’è assolutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni sessuali": a confermarlo ai giornalisti è stato oggi il gip di Terni Pierluigi Panariello. Il giudice si sta occupando della vicenda essendo stato chiamato a decidere in merito alle richieste di accesso agli atti presentate oggi da diversi giornalisti. Sull’istanza dei giornalisti deve esprimere un parere anche il procuratore della Repubblica Cardella. Dopo che lo avrà fatto gli atti passeranno al gip che dovrà pronunciarsi (una decisione è attesa non prima di domani mattina). Già in passato altri cronisti presentarono richiesta di accesso agli stessi atti, ma il gip di allora respinse le istanze.
La condanna La vicenda di Boffo venne definita con un decreto penale di condanna di 516 euro relativo al reato di molestie alla persona, anche se - secondo quanto si è appreso - il pm avrebbe potuto ridurre della metà la pena. Un atto al quale il direttore di Avvenire non fece opposizione e quindi la vicenda si chiuse senza la celebrazione del processo. Nell’indagine venne ipotizzato anche, inizialmente, il reato di ingiurie, ma la querela che ne era alla base - secondo quanto emerge dallo stesso fascicolo - venne poi rimessa. Tra gli atti del procedimento non figurano intercettazioni telefoniche. Ci sono invece i tabulati relativi al telefono di Boffo dal quale partirono le presunte chiamate moleste.
Mogavero (Cei): "Messaggio mafioso" "Sì, ho ricevuto l’informativa su Boffo anch’io e ne sono rimasto indignato". Il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Domenico Mogavero, presidente del consiglio Cei per gli Affari giuridici, definisce il dossier "una forma di avvertimento che da siciliano definirei di tipo mafioso". Ricevuta l’informativa sul direttore dell’Avvenire, monsignor Mogavero racconta di averla "cestinata" e di essere "rimasto indignato della cosa. Se infatti - spiega il presidente Cei per gli Affari giuridici - dovesse trattarsi della fotocopia di documenti veri ci sono diverse violazioni di legge e, da alcune analisi fatte, emerge che vi sono diverse incongruenze. Inoltre il fatto che ci possa essere qualcuno che è andato a frugare in una casella giudiziaria di una procura è un reato gravissimo". Un testo del genere, "indirizzato a più persone", ha lo scopo di "un avvertimento" che, osserva il vescovo, "io da siciliano definirei di tipo mafioso" in particolare "nei confronti dei due cardinali citati, Camillo Ruini e Dionigi Tettamanzi".
Pensare alle dimissioni "Se ritiene che tutta la vicenda - dice monsignor Mogavero - pur essendo priva di fondamento, possa nuocere alla causa del giornale o agli uomini di Chiesa, Boffo potrebbe anche decidere di dimettersi". Ma così non sarebbe un’ammissione di colpa? "In effetti in Italia chi si dimette è sempre ritenuto colpevole. Ma non sempre è così. Ripeto: se lo facesse per il bene del giornale e della Chiesa.... Se Boffo accettasse anche di passare per un disgraziato pur di non nuocere alla causa del giornale, farebbe la cosa giusta. Poi nelle sedi opportune si accerteranno debitamente i fatti". Di tutto questo non voglio far scontare nulla a Max, Cicci e Andrè, a cui mando virtuali orchidee in cambio di frittata. So distinguere l'errore dagli erranti e sono convinto che una sessualità non disposta a procreare sia una distorsione del disegno naturale - e per chi crede, soprannaturale - di perpetuare la vita e fondare le famiglie. Non un peccato e tantomeno una ragione di disprezzo o di odio, ma un errore. Spesso mi trovo a dover considerare la loro umanità, e i loro gusti, la loro sensibilità, la loro affabilità e cortesia, mediamente più viva di quella dei cosiddetti etero. Mi piacerebbe solo che non si confondesse un'inclinazione privata con un modello pubblico.
L'omosessualità è un diritto, la sfilata gay è invece un esibizionismo che mortifica la loro dignità e la rende caricaturale. Vorrei che i bambini e gli adolescenti fossero educati al piacere e al dovere di formare una famiglia e non al primato assoluto dei desideri soggettivi; senza penalizzare chi per inclinazione naturale o per scelta poi si sottrae. Vorrei che non si ponesse sullo stesso piano una famiglia con padre madre e figli ad un triangolo omosessuale. Vorrei che si tutelasse pubblicamente la famiglia, come un bene pubblico, sociale e civile, naturale e culturale; lasciando le altre unioni, occasionali o omosessuali, alla libera sfera del diritto privato. Mi piacerebbe vivere in una società che coltivasse valori pubblici e poi lasciasse a ciascuno nella propria vita la facoltà di assumersi le responsabilità di una scelta diversa, sulla sessualità e la famiglia, la bioetica e l'eutanasia. Ognuno viva come ritiene di farlo, a patto di non danneggiare il prossimo. Ma una comunità che voglia dirsi civiltà abbia pure il coraggio di indicare i valori comuni e non considerarli occasionali, neutri e soggettivi. Una comunità libera e civile non impone valori ma non si sottrae a educare e orientare.
Per il resto dico a Max, Cicci e Andrè: dividiamoci lo scoglio e la frittata. E chi arriva prima si prende il posto migliore, senza priority omo o etero.
il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...