ho deciso d'estendere dopo avwer ascoltato queste parole
di continuare il mio viaggio interiore a me questo articolo riportato qui sotto tratto da blog.donnamoderna.com/sessoeluna/2012 pur continuando a vivere cosi
insomma a cercare una via di mezzo tra me stesso e gli altri \ il mondo che mi circonda
Il detto “L’erba del vicino è sempre più verde” ha del vero anche quando si parla di relazioni di coppia. Ci troviamo infatti spesso a pensare che quello che fanno o hanno le altre coppie sia sempre migliore. Oppure che le scelte che prendiamo come coppia siano sempre le peggiori, invece di tirare fuori il meglio dalle scelte fatte. Quante volte ci ritroviamo a stare fuori con gli amici più a lungo di quanto vorremmo solo perché pensiamo che una volta andati via accada qualcosa di straordinario che noi perderemmo. O ci ritroviamo a spendere interi pomeriggi controllando le e-mail, twitter o facebook per la disperata ricerca di vedere cosa succede dalle altre parti piuttosto che porre attenzione a quello che sta accadendo esattamente di fronte a noi. Potremmo chiamare questo senso di urgenza la sindrome dell’erba del vicino (S.E.V.).
Il pericolo più grande, nell’essere vittima della S.E.V., è che ruba tempo. Piuttosto che fare attivamente qualcosa per rendere la nostra giornata interessante, spendiamo la maggior parte del tempo preoccupandoci di quello che non stiamo facendo. Ci sentiamo così terrorizzati di penderci qualcosa che accade altrove che alla fine ci perdiamo realmente quello che accade intorno a noi.
La paura di perdersi quello che accade è soprattutto una paura di esclusione sociale ed è più evidente e preponderante nell’adolescenza. In parte questa paura spiega anche il perché gli adolescenti si sentono così pressati dal tema della perdita della verginità.
Potremmo dire che chi soffre della S.E.V. appartiene alla categoria dei “massimizzatori”. Questi soggetti devono sempre vagliare tutte le alternative prima di prendere una decisione e pensare in quali altri modi le cose possano essere. Anche quando fanno una scelta, si preoccupano sempre di non aver fatto la scelta migliore possibile sentendosi poco soddisfatti delle proprie scelte e della propria vita. Tali atteggiamenti possono dunque essere deleteri per la qualità di vita del singolo e della coppia. Se da una parte possono in qualche modo spingere le persone ad essere ponte, efficaci e migliori, dall’altra le costringono ad una vita in rincorsa verso una perfezione che è impossibile raggiungere per l’essere umano. La pressione di “essere parte delle cose” diventa un dovere categorico che limita la scelta personale. Non si sceglie di fare le cose perché ci piacciono ma perché ci sentiamo obbligati. A livello di coppia può determinare attriti e insoddisfazioni che minano l’intimità e l’accordo tra i partner.
Come abbiamo visto in un recente post la felicità è composta da tante piccole cose presenti nella nostra vita. Se ci concentriamo solo sulle cose che non abbiamo ci perdiamo tutto il bello di quello che in realtà è già a nostra disposizione.
Se pensate di essere vittime della S.E.V. cercate di cambiare il vostro atteggiamento. Cercate di vivere di più nel momento presente, godendovi quello che state facendo nell’esatto momento in cui lo state vivendo. Bloccate il pensiero quando vedete che comincia a correre oltre e tenta di focalizzarsi su cosa fanno gli altri, invidiandoli e sognando di essere lì. Oppure verso cosa avreste potuto fare invece di fare quello che state facendo. Smettete di compararvi con gli altri mettendoli su un piedistallo, ritenendo le loro vite necessariamente più degne e belle delle vostre. Fermatevi e pensate “Ecco tutto quello che ho fatto”, “Guarda quello che ho realizzato, quello che ho raggiunto”. Potreste accorgervi che l’erba è sempre stata più verde dalla vostra parte.
Dott.ssa Laura Nardecchia
Perchè ogni tanto , anche se non sempre riescono a metterlo in atto e hanno ( nella maggior parte dei casi ) : << (.... ) l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto ( cit di .... è talmente scontato e ovvio visto che l'ho più volte citata sia nel vecchio blog che in questo . Comunque chi non la conoscesse o non lo riocorda trova qui il testo integrale e di conseguenza l'autore e qui la storia sula canzone ormai entrata in quella della canzone italiana ) , le religioni in questo caso quella cristiana
L'erba del vicino è sempre più verde
Chi non conosce il famoso detto: l'erba del vicino è sempre più verde? Spesso pensiamo così. Conosco persone che vivono così, considerando che quello che gli altri hanno o vivono sia migliore di quello che hanno e che vivono loro. Hai mai pensato che forse la tua erba intesa come casa, famiglia, lavoro, rapporti interpersonali non è così verde perchè in effetti tu non fai niente al riguardo? Quando vediamo che l'erba del nostro vicino è più verde della nostra significa che c'è chi la cura e apprezza quello che ha. Se tu passi tutto il tempo non apprezzando quello che hai, non curando quello che hai, invidierai sempre gli altri. Se per esempio in casa sei scontroso, arrogante, però agli altri regali sorrisi e cordialità, non stai curando quello che hai. Nella Bibbia c'è scritto che se non sei un buon cristiano nella tua casa, se non sai governare la tua casa, non potrai curare la chiesa. Smetti di guardare quello che hanno gli altri, comincia ad apprezzare il tuo e scoprirai di aver avuto, per tanto tempo, un tesoro a poca distanza da te. Quando avrai imparato a curare l'erba del tuo giardino con premura ed amore incondizionato, spirito di sacrificio e lealtà, allora sarai pronto a curare ilgiardino di Dio!
Romano Battaglia… Se ne va in una giornata di vento e di
mare, due elementi in lui connaturati. Per me era la freschezza, la dolce mestizia,
la rassegnazione paziente dell’eternità. Era l’uomo dei pomeriggi, un padre
nell’adolescenza. Un uomo tormentato, anche. È triste questa scomparsa, come
tutte le cose gentili. Gli dedico questo paesaggio sconfinato, gli piacerebbe.
non in concorso per evitare conflitti d'interesse dato ch'è la libreria
di max88\ cartaa dannata che ha organizzato il faber
Dopo 5 giorni di immersione totale in fabbrizio con vetrine a tema de andreiano ( vedere fotto sotto e su flickr ) , canzoni di de andre da gli altoparlanti per le vie , rassegna di cinema , letteratura , arti e musica , ecco a voi un diario della manifestazione il faber omaggio della città a Fabrizio de Andrè tenuto a tempio pausania 17-il 21 luglio 2012 . Ecco gli eventi dellle 5 giornate : 1) 17 -18-19 chiostro degli scolopi II edizione del il festival di cortometraggi "In direzione ostinata e contraria"., 2) 20 luglio teatro del carmine VII edizione del concorso letterario una storia sbagliata
3) 21 luglio I edizione del premio di pittura estemporanea una goccia di splendore 1 e
premiazione dei vincitori del premio di pittura e del concorso migliore vetrina faberiana e concerto finale con la band i Maltesi
Ma andiamo con ordine partendo dal primo evento del faber 2012
II edizione in direzione ostinata e contraria .
dalla loro pagina di facebook
Dopo una prima edizione nata quasi in sordina , quest’anno il festival dei corti ideato da Carlo fenu e dalla sua associazione hobosfactory.com. s’è migliorato dotandosi di : 1) un sito internete pagina facebook ., 2 ) ed estendendosi , ottima scelta in maniera. da non fossilizzarsi diventando itinerante ( vedere sito e pagina facebbok ) ed aprendosi ulteriormente allearti non solo a cinema . Infatti : << Il Gallura Tour Festival nasce dal desiderio di favorire l’incontro e lo scambio culturale e artistico.Tale scambio avviene attraverso il coinvolgimento dei vari comuni del territorio gallurese con l’intento di organizzare eventi autonomi ma correlati, che permettano di esprimere un’offerta variegata e itinerante.Con l’unione di associazioni ed enti ci poniamo l’obiettivo di generare un circuito che nasce dal basso e valorizzi maggiormente la parte interna della Gallura.(…) Il Festival
Il GTF si propone come il primo festival itinerante in Sardegna. A differenza degli altri festival dell’isola, che si concentrano prevalentemente nelle zone costiere o nei grandi centri abitati, il GTF nasce dall’esigenza di mettere in risalto le bellezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche della Gallura.L'immagine, il cinema e la letteratura diventano il filo conduttore per esplorare e fare apprezzare una terra ricca di cultura e di memoria, ancora profondamente legata ai valori tradizionali, ma che sa accettare e cogliere le sfide della modernità. Il GTF rappresenta uno spunto per vivere e promuovere in modo nuovo un territorio ancora troppo poco conosciuto dal grande circuito turistico della Sardegna.>> . Infatti ci si limita solo toccate e fughe per le sagre e quando nelle spiagge c’è troppo vento o mare troppo agitato . Quest’’anno l’iniziativa è imperniata su tre progetti:
Autoridinote (Luogosanto) - il 14/07/2012 con ospite Beppe Sevegnini
In direzione ostinata e contraria Festival di cinema (Tempio Pausania) - dal 17 al 19/07/2012
Visioni Panoramiche WorkShop di Cinema e Fotografia (Trinità d’Agultu) - dal 21 al 28/07/2012
Ottima la rassegna di quest’anno . Tutto sommato Ottimi i corti finalisti scelti dalla Giuria ed ottima idea di proiettare nella giornata conclusiva venti sigarette da Nassyria ddiretto da Aureliano Amadei, tratto dal romanzo Venti sigarette a Nassirya scritto dallo stesso Amadei con Francesco Trento. Il film narra la vicenda autobiografica dello scrittore-regista, coinvolto nell'attentato del 12 novembre 2003 contro la base militare italiana di Nasiriyya.un ottimo film ma ignorato e passato quasi sotto silenzio dai media nazionali per il modo scomodo non retorico e d indigesto in cui descrive gli eventnell’ultima serata dove il presidente di giuria Alessandro Stellito proclamerà il corto vincitore. Il vincitore è stato La Visita - di Marco Bolla
un film bello , ma non uno dei più belli secondo me ) che ha visto la toccante partecipazione Erika Blanc . Unica pecca , ma non è poi cosi negativo perchè il festival e sempre pieno di vita e in word progress , pronto alle innovazioni , e la mancanza di una giuria popolare almeno per premiare anche un film che non sia solo quello scelto dalla giuria degli organizzatori . infatti quando l'ho proposto l'idea per il festival dell'anno prossimo lui mi ha risposto : << ci stavo pensando >> se ci fosse stata la giuria popolare sarebbe stato un testa a testa fra questi 3 film : Zenit 70 - di Giuseppe Giusto ., Damiano - di Giovanni Virgilio ., Luminaris - di Juan Pablo Zaramella .
VII del premio letterario faberiano " una storia sbagliata
L'iniziativa partita come collaterale e poi diventata parte integrante del festival faberiano organizzata dalla libreria max88 e dall'associazione ( a cui quest'anno è toccato , dopo le gestiioni : dell'associazione 800 e poi quella di Sandro fresi ) carta Dannata del faber più longeva . Infatti fu nel lontano 2006 che si decise che :<< Le storie sbagliate si possono, per somma disavventura, vivere, ma, per buona sorte, anche raccontare. È quello che, insieme ad una lungimirante libreria (Libreria Max 88), chiedono di fare due associazioni culturali di Tempio Pausania, «Carta Dannata» e «Iskeliu».
Una triade a cui si deve l’ideazione del concorso letterario “Una storia sbagliata”. Il primo ad essere stato indetto in memoria di Fabrizio De André nella città della Gallura, che il grande artista genovese scelse per vivere, trasformandola quasi in una seconda Genova.(....) >> da http://www.girodivite.it/Una-storia-sbagliata-Un-premio.html
Il concorso nasce e si sviluppa nel rispetto del puro spirito deandreiano, quello che, per intendersi, fondeva l’esercizio con il piacere dell’arte, il quale viene felicemente riassunto nel titolo scelto dagli organizzatori, “Una storia sbagliata”.Un concorso che unisce musica e lettura delle opere .
Quest'anno il presidente dela giuria era lo sceneggiatore e scrittore Francesco Trento ( trovate una sua lettura del 2 classificato )
e le musiche sono state di Sandro Fresi e del suo gruppo Iskeliu con la cantante maria luisa nota mary( chi mi segue fin dall'esordio in rete , avrà visto , purtroppo cancellati causa errore con il mouse del sottoscritto , dei video di un suo precedente concerto solista sul mio youtube )
I Mostra di pittura all'aria aperta Una goccia di splendore .
Esso su è tenuto in viale funtenuova la mattina è il pomeriggio di sabato fino alle 19 quando la giuria composta da : Simone Sanna organizzatore , Leonardo Boscani ( presidente ) e membri Paola scano , Daniele Carbini , Dario Maiore .
Una bella giornata en plein air . Niente d'eccessivamente retorico ed iconoclastico tipico , ovviamente senza generalizzare , manifestazioni alla memoria dele star e degli artisti passati a miglior vita e di cui non è immune lo stesso fabbrizio de anxrè , ma libero ( alcun con libri de andreiani come fonte d'ispirazione ) altri senza libero sfogo alla fantasia de andreiana . Tale iniziativa è stata , un successo innaspettato per essere la prima volta che s'organizzava , che ha sopreso visto il numero notevole ( ben 14 persone ) . Una giuria scrupolosa , attenta , professionale visto che chiedeva agli artisti : di dare un titolo , di descrivere la tecnica e spiegarne il significato .
concerto dei Maltesi
Dopo aver passato l'intera giornata ( salvo una piccola pausa pranzo con i miei , e un cazzeggio pomeridiano fino alle 16 ) alle 20 sperando di riuscire cosa che non sono riuscito ad'intervistare e chiaccherare anche con gli altri del gruppo visto che dario e francesco li conosco già su facebook , ma pazienza ho assistito alle prove . Esse hanno confermato , sia il giudizi degli utenti del loro sito ( http://maltesi.jimdo.com/ ) . Mi fanno pensare << già d'adesso si vede la loro goccia di splendore >> , cosa poi confermata sia dagli applausi sia dai bis e dalla battuta dal cantante del gruppo ( foto a destra ) stesso che dice sulla sua pagina di fb << Quando le canzoni che canti vengono inframmezzate da due/tre scroscianti applausi... Capisci che sei molto, molto fortunato. >>, dell'ottimo concerto a cui assisterò da li a breve dopo la consegna dei premi dei concorsi ( vetrina più bella al centro la 2 classificata , e quadri più belli )
con lettura delle motivazioni . Avevo appena finito di scrivere il resoconto della giornata e stavo per scrivere le prime righe del concerto , quandola mia penna smette di scrivere , ecco che vado al bar Museum , uno dei tre sulla piazza ( noto anche ai tempiesi come Bar di Faber perchè era frequentato oltre ad essere amico del proprietario , dallo stesso Fabrizio Ded andrè , ma soprattutto perchè per la c'è esposta una chitarra autentica di Fabrizio , per la cronaca e' l'unica chitarra di de andre' donata dallo stesso de andre' per atto notarile a mario rosati che concede la sua esposizione da tore ) e chiedo e mi faccio prestare una penna che poi la restituisco a fine concerto , prendendomi lo sfotto : << 3 € per il noleggio grazie >> .
Pubblico in delirio d'applausi fin dalle prime canzoni , e poi via via crescendo durante il concerto tanto da far dire al cantante << basta non vorremo abusare della vostra ospitalità >> . Ad alcuni amici sono si musicalmente piaciuti ma non gli è piaciuto l'atteggiamento del cantante che sembrava scimmiottare ed imitare a tutti i costi faber nel parlare e nel timbro di voce e nel stare seduto con la gamba accavallata sull'altra . Cosa che a me è sembrata , vista la modestia e la timdezza da quelle poche parole che sono riuscito a scambiare , naturale spontaneo . Un concerto bello ed intenso .Infatti nonostante il forte vento ( fortunatamente non ha piovuto ) di maestrale ci siamo scaldati con le lor reinterpretazioni bellissime . Magistrale, spontaneo il loro omaggio alla sardegna con le stupende versioni di Desamistade e in i monti di Mola ( un altro po' e riuscivano a parlare senza errori di pronuncia ) ., toccantre e maliconica la loro versione di hotel supramonteToccante la versione de il pescatore,'andrea ma soprattutto di un giudice e del gorilla con un pubblico che cantava con loro . Fra le algtre canzoni stupende che dimostrano l'affiatamento del gruppo sono : attenti al gorilla , la città vecchia ( la versione censura ) , via del campo , il pescatore , ma soprattutto :1) sul fiume di sabbia creek mi è piaciuta l'introduzione perchè dimostra come tale gruppo si sia informato sulla storia e la cultura e l'identità dei sardi peccato a non averla registrata , ma mi sembrava un po' egoistico qualora un giorno vorrano registrarsi alla Siae ., 2) quello che non ho non tanto per la ineccepibile reinterpretazione , ma per l'introduzione in cui si condanna l'uso e quindi il conseguente snaturamento che le sigle di effimere di spot e\o discutibili trasmissioni televisive fanno di di canzoni nate per contestare . Unico peccato , ma non importa , non potevano venderlo perchè non sono registrati alla mafia Siae , era poter prendere il cd per farmelo autografare . Un sentito grazie a Marco Serra direttore artistico del concerto per aver portato i Maltesi
mi cospargo il capo di cenere per aver condiviso e messo mi piace sul mio facebook ad un idiozia del genere e non aggiungo altro all'articolo dell'amico Enrico che trovate sotto se non questo video di un regista cervellotico e geniale allo stesso tempo che Nanni moretti
buona lettura
Il peso delle parole
Sulla prima pagina di “Libero” di ieri Filippo Facci, in dichiarata sintonìa col sottoscritto, ha lanciato una provocazione. Speriamo che porti a qualcosa di positivo.
Il tema è piuttosto spinoso: il riporto giornalistico, più o meno strumentale o più o meno infedele, delle parole e dei pensieri dei nostri eroi di Stato, mediato o tramandato da chi gli era vicino allorchè essi erano ancora in vita.
In questo caso a sollevare la nostra attenzione, è stato un “aforisma” attribuito a Paolo Borsellino e pubblicato come una lapide in decine di migliaia di pagine del web, che recita:
“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.”
In questi giorni di commemorazione del ventennale della morte di Paolo Borsellino, l’impiego di questo aforisma nelle pagine di internet, è letteralmente esploso. (cercandolo con google, compaiono migliaia di link).
Sono state realizzate composizioni d’effetto, poster e immagini votive, e centinaia e centinaia di cittadini lo hanno inserito, in memoria del magistrato, nelle pagine dei propri blog, dei forum, dei profili, ecc.. ecc..
La seguente composizione fotografica, su Facebook, ha superato le 10.000 condivisioni da parte di altrettanti utenti.
Ma ve ne sono anche altre, altrettanto suggestive:
Qualcuno poi ha realizzato delle composizioni artistiche di pregevole fattura, come il fotografo fiorentino Davide Bellanti che in questo suo scatto molto suggestivo ha inserito anche un’immaginaria riproduzione della famosa Agenda Rossa, aperta sulla pagina dove compare il nostro aforisma manoscritto e firmato in calce da Paolo Borsellino:
Ora, tutto questo onorare e ricordare queste parole di Paolo Borsellino, assume un aspetto un po’ grottesco se si pensa ad un piccolo dettaglio che ora noi, come già Filippo Facci nel suo corsivo su Libero, ci permettiamo di segnalare: queste parole, scritte a quel modo, in realtà non possono appartenere a Paolo Borsellino.
Per la verità c’è un solo episodio in cui Borsellino risulta avere espresso parole vagamente simili, ma, come vedremo ,dal significato molto diverso.
A quell’episodio era presente soltanto la moglie, Agnese Leto Piraino, la quale lo ha raccontato con dovizia di particolari ai procuratori di Caltanissetta, il 18 agosto 2009.
Quindi riportiamo la fedele trascrizione della parte di quel verbale di nostro interesse:
“AD.R. Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta.
In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere.”
Poco dopo, la teste precisa: “ non posso negare che quando Paolo si riferì ai colleghi non potei fare a meno di pensare ai contrasti che egli aveva in quel momento con l’allora Procuratore GIAMMANCO.”
Quindi:
che l’episodio in cui Borsellino, a poche ore dalla morte, si confidò con la moglie sul proprio imminente assassinio lamentandosi del fatto che, per responsabilità di terzi, la mafia si stava trovando la strada aperta per realizzarlo, sia quello e soltanto quello oggetto di questa deposizione, non c’è alcun dubbio.
Che Borsellino abbia fatto quell’affermazione riferendosi espressamente ai “colleghi”, allo stesso modo non può esservi dubbio in quanto la testimone fornisce una precisazione ben circostanziata a riscontro (… quando Paolo si riferì ai colleghi…), che non lascia spazio ad equivoci.
Pare, di conseguenza, altrettanto incontestabile, che Borsellino abbia manifestato il suo sconforto alla moglie riferendosi specificatamente al suo isolamento ed all’abbandono da parte di colleghi di lavoro e da parte di altri che, come loro, avrebbero dovuto invece supportarlo e proteggerlo (soprattutto a seguito del fatto che le informative che erano pervenute in procura, le quali preannunciavano il suo attentato, gli erano state celate dal collega Giammanco, e Borsellino era venuto a saperlo). E tutto questo, senza sollevare mai, nelle sue parole, la mafia dalla responsabilità della premeditazione dell’attentato “imminente”, perché questo, di fatto, dalle parole “pesate” dalla signora Agnese di fronte ai magistrati, non risulta essere avvenuto, e noi non crediamo assolutamente che nella realtà possa essere avvenuto.
Detto questo, bisogna dare atto che esistono altre versioni, in circolazione, di quell’episodio.
Nella fattispecie, io ne conosco altre tre, tutte testualmente diverse l’una dall’altra. Delle altre due di queste, parlerò in un prossimo articolo, perché rappresentano di fatto qualcosa che va analizzato a parte e approfonditamente. Ad ogni modo, si tratta di versioni più “sintetiche”, generiche e meno circostanziate, di quelle di cui ora parleremo, per cui per il momento possiamo trascurarle.
La versione di cui oggi invece ci stiamo occupando, la più diffusa, definita come una “schifosa manipolazione” da Filippo Facci nel suo corsivo, compare, oltre che nelle decine di migliaia di citazioni lapidarie nei siti internet di cui abbiamo parlato, in virgolettato e forse per la prima volta, nel libro “L’agenda rossa di Paolo Borsellino” di Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, (ed. Chiarelettere – 2007), ed è citata sia nella prefazione di Marco Travaglio (come segnala Facci), sia nel testo degli autori, i quali la raccontano così:
“Agnese Piraino Leto nella sua deposizione al Borsellino ter dice che il marito, nei giorni precedenti alla morte, sosteneva di avere “capito tutto” della morte di Falcone. “Così diceva: ho capito tutto.” Oggi, a quindici anni di distanza, Agnese è più precisa: “Paolo era come uno che ha il cancro, sapeva di dover morire presto, aspettava di morire da un momento all’altro. Mi diceva: mi uccideranno, ma mi diceva anche: non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri“.
Ecco, per la verità, Rizza, Lo Bianco, e il prefatore Travaglio, non ci forniscono il minimo aiuto per capire quando, dove e come la signora Agnese sarebbe stata più precisa, a quella maniera.
Si tratta di una dichiarazione resa forse in un’intervista rilasciata agli autori stessi? Si tratta di uno stralcio di qualche altro verbale giudiziario? Si tratta di qualcosa detto dalla signora Agnese a qualche convegno? Si tratta di un’informazione passata ai giornalisti da qualche intermediario terzo, magari un famigliare? Si tratta di qualcosa di inventato di sana pianta? Si tratterà di una versione veramente testuale, oppure arricchita e infiorettata?
Noi, in tutta onestà, non lo sappiamo. Abbiamo effettuato un’umile ricerca in internet, nei nostri archivi personali, e negli archivi storici dei principali quotidiani nazionali, e non abbiamo trovato null’altro che quel virgolettato di quel libro, in merito a quell’apporto testimoniale della signora Borsellino che, secondo gli autori, risalirebbe al 2007.
Però una cosa certa la sappiamo: che, comunque sia, quelle pubblicate nel 2007 su quel libro, non possono essere state le parole di Paolo Borsellino. Proprio perché, se così non fosse, allora la vedova Borsellino avrebbe testimoniato il falso dinnanzi ai magistrati di Caltanissetta il 18 agosto 2009. Infatti in quella deposizione la signora Agnese, in regime di ammonizione formale perché dica la verità, circostanzia esattamente l’episodio, e lo descrive come un giudizio del marito espresso con stretto riferimento all’atteggiamento di ignavia ed accondiscendenza soprattutto dei suoi colleghi relativamente all’attentato imminente , e non come una dichiarazione del giudice riferita a presunti ignoti “committenti” della strage imminente, committenti diversi dalla mafia, come invece indicherebbe l’aforisma che tanto successo e diffusione ha ottenuto presso i cittadini.
Insomma, delle due soltanto una può essere vera, e soltanto una compare su di un verbale giudiziario sottoscritto dalla testimone, per cui quella vera non può essere che questa , risalente all’agosto 2009.
Se in quella riflessione Borsellino fece uno specifico riferimento all’atteggiamento dei colleghi, allora le parole che impiegò non possono essere quelle che oggi ovunque gli vengono attribuite a seguito della pubblicazione del libro di Rizza e Lo Bianco, dove quella parte centrale, quella sui colleghi, viene invece bellamente omessa e concettualmente stravolta. Questa evidenza, è oggettiva.
E ciò a maggior ragione, se si guarda a quella strana affermazione: “La mafia non si vendica”.
Potrebbe mai Paolo Borsellino aver pronunciato una cosa del genere? Noi, francamente, ne dubitiamo.
Non c’è bisogno di essere uno dei massimi esperti di mafia come Paolo Borsellino, per sapere che la vendetta mafiosa non soltanto è qualcosa che esiste, ma è anche qualcosa che sta nel DNA stesso della mafia essendo proprio la vendetta una delle opzioni principali dell’organizzazione per mantenersi autorevole nel suo regime di terrore.
Molto difficile quindi accettare l’idea che Paolo Borsellino possa aver espresso un postulato del genere proprio con quelle esatte parole, perchè stridono con il suo pensiero e la sua professionalità, tanto che paiono più simili a quelle che si ritrovano in alcune leggendarie sortite, del tipo “la mafia non esiste” o “qui ci sono solo pastori e braccianti agricoli”, che tutti conosciamo.
Sic stantibus rebus, noi siamo d’accordo con Filippo Facci che provocatoriamente definisce le due versioni una la manipolazione dell’altra, perché concettualmente è così: la versione propagandata si configura, a tutti gli effetti, come un’alterazione delle vere parole pronunciate dal magistrato, anche se, come pare, sotto il profilo cronologico dovrebbe essere nata prima la versione alterata rispetto a quella veritiera, per cui si tratterebbe di un’alterazione non fisica ma concettuale: un modo molto sottile, quello di Facci, per richiamare l’attenzione sul fatto che decine di migliaia di cittadini, sulle loro pagine di internet, stanno onorando Paolo Borsellino con la “santificazione” di un aforisma composto da parole che non solo il magistrato potrebbe non avere mai pronunciato (o comunque certo non in quegli esatti termini), ma che, nel caso non le avesse mai pronunciate e fossero quindi false o alterate, potrebbero arrivare anche ad apparire come scientemente elaborate per favorire Cosa Nostra.
La mafia infatti, grazie a quell’aforisma enormemente reclamizzato da cittadini ignari, dapprima ottiene grossi benefici a livello d’immagine, mediante la notizia ripetuta in internet migliaia e migliaia di volte che essa non sarebbe usa a vendicarsi, dopodiché viene pure nettamente scagionata, direttamente dalla bocca di un virtuale Paolo Borsellino (che possiamo bene immaginare quanto sarà d’accordo, da lassù), dalla responsabilità della premeditazione della strage di Via D’Amelio, figurando solo come un sicario, una specie di sciocco, quasi ignaro, mero esecutore.
Tutto ciò pare gravissimo, ma allo stesso modo inevitabile, in un paese dove, come dice Beppe Grillo, “i giornali sono medium, non media: fanno parlare i morti.”
PORTO TORRES. Cittadini e turisti si sono improvvisati spazzini ieri mattina nella spiaggia di Balai, per ripulirla da rifiuti di ogni tipo provenienti dai continui bivacchi notturni che invadono il litorale turritano. «Abbiamo raccolto due buste grandi di mondezza _ hanno detto i bagnanti ecologisti _, perché già dalle 8 del mattino l’arenile si presentava in condizioni pessime e indecorose. Non è certo bello venire in spiaggia è vedere bottiglie, ombrelloni rotti e altri rifiuti che mal si coniugano con la bellezza che offrono il mare e la baia di Balai». Hanno protestato in tanti per lo sconcio mattutino lasciato dagli idioti nemici della raccolta differenziata, e soprattutto per la mancanza di controlli che permettono di rovinare seppur parzialmente la spiaggia durante le ore notturne. «Se dovesse accadere ancora una volta di vedere rifiuti in spiaggia dalle prime ore del mattino _ ha promesso un bagnante _, mi attiverò nuovamente come operatore ecologico per raccogliere i rifiuti e poi porterò le buste della spazzatura davanti all’ingresso del Comune». Una situazione che sta diventando antipatica, insomma, e che merita una attenzione particolare affinché non degeneri dal punto di vista igienico e sanitario. La speranza è che venga attivato il servizio di salvamento, da quest’anno a carico della Provincia di Sassari, pure nella spiaggia di Balai: essendo già arrivata l’autorizzazione dell’Autorità portuale, come annunciato dall’amministrazione comunale, seppur in ritardo non sarebbe male vedere all’opera una èquipe di bagnini che si occupano di sorvegliare in lungo e largo l’arenile di Balai. Da troppo tempo il litorale portotorrese sembra preso di mira da vandali, vedi la zampa rotta alla statua che raffigura la tartaruga marina, e i “resti” degli accampamenti notturni che vengono lasciati regolarmente sul muretto e sulla spiaggia come segno tangibile di maleducazione e inciviltà. Balai è affollata quotidianamente da bagnanti, molti provenienti anche da località vicine dove si paga il parcheggio, che possono godere dei parchi vicini per prendere il sole o fare una passeggiata salutare lungo la pista ciclabile. Una risorsa importante per tutto il territorio dell’area vasta, dunque, che ha necessità di essere preservata con il contributo di tutti.
Giornalista, reporter per www.fanpage.it e figlio di una periferia degradata di Napoli, quello che so fare è raccontare storie attraverso reportage: http://www.alessioviscardi.info/ Come reporter video-fotografico ho collaborato in passato con Il Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera, L'Espresso e le agenzie stampa LaPresse e H24. Ho curato la realizzazione di programmi e servizi per Web Tv: www.lamiastrada.tv e www.campaniavirtuale.tv - Dirigo il progetto www.cittadinigiornalisti.it Assieme al gruppo Valigia Blu ed alla piattaforma YouCapital.it ho portato a termine il primo esperimento di giornalismo partecipativo d'inchiesta finanziato dalla popolazione e pubblicato su L'Espresso: http://www.facebook.com/video/video.php?v=149251238451831&ref=mf In collaborazione con il periodico L'InchiESTa sono stato finalista al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia - Premio Eretici Digitali, con il lavoro: I Veleni di Napoli Est: http://www.cittadinigiornalisti.it/veleni-napoli-est Il mio proposito è di fare del Giornalismo Partecipativo Professionale, creando un'associazione che realizzi laboratori di giornalismo per giovani.
su n 793 di D settimanale di repubblica leggo questo botta e risposta fta una bambina di 12 anni e un ( dal tono sembra una lei ) che non ha il coraggio di firmarsi . Tutto ciò mette in discussione il fatto che finalmente alla deriva xenofoba leghista e neo teocon qualcuno si sta ribellando a tale cultura rappresentato dalla 2 lettera su n800 dello stesso giornale
Riflessioni sul razzismo di una ragazzina di 12 anni ( Risponde Umberto Galimberti )
Tante volte i pensieri dei bambini sono più evoluti di quelli degli adulti
Le scrive una ragazza dodicenne per denunciare le discriminazioni e umiliazioni che ogni giorno subisce chi è "diverso" da noi. In tutti gli ambienti si manifestano atti di razzismo che portano a scontri e incomprensioni. A scuola vedo bulli che insultano, disturbano e stuzzicano ragazzi più piccoli e deboli di loro, troppo spaventati per difendersi. Camminando per le strade del mio paese sento barzellette offensive su ebrei, africani, cinesi e sulle donne. Ai telegiornali raccontano di incendi appiccati nei campi del popolo Rom, di venditori ambulanti picchiati e di ragazze straniere violentate.
Perfino i politici non hanno rispetto per gli altri popoli. La nostra intolleranza verso chi è diverso ha raggiunto livelli estremi. Perché, nelle aziende, le donne vengono pagate meno degli uomini? E perché gli africani sono tutti considerati dei ladri e dei saccheggiatori?
Il razzismo è in ognuno di noi, confinato in un angolino della nostra mente: siamo talmente condizionati da programmi televisivi e da racconti sentiti a scuola o negli ambienti di lavoro, che sobbalziamo se vediamo un mendicante che ci chiede qualche soldo o pensiamo male se un venditore straniero ci passa accanto.
Abbiamo costantemente paura del diverso perché non lo conosciamo. È come un vuoto buio e ignoto, di cui non sappiamo nulla. Invece dovremmo considerarci fratelli di tutti e "cittadini del mondo". Anche se abbiamo la pelle, la religione e i costumi diversi, avremo sempre qualcosa che ci accomunerà tutti: la stessa forza generatrice che ci ha creati e l'amore per la libertà.
So di essere solo una ragazza con gli orizzonti troppo idealizzati, ma spero che condivida e accolga le mie idee, creando una rubrica sul suo giornale che cerchi di sensibilizzare i giovani al concetto della libertà e della tolleranza
sono stupito dalle idee che abitano la tua mente e dal modo con cui riesci a esprimerle. E se anche qualcuno ti ha aiutato nel pensarle e nell'esprimerle, questo qualcuno ha preso le mosse dagli spunti che tu gli hai fornito.
La tua età, dodici anni, è interessante in ordine alla formazione di pregiudizi razzisti, perché, finche si è bambini e si scopre il mondo, ogni cosa nuova che si incontra e quindi ogni curiosità, che si tratti del colore della pelle o dell'angolatura degli occhi degli altri bambini, del loro modo di parlare o di vestirsi, desta interesse.
Ma i bambini non crescono solo in un prato verde dove giocano con tutti quelli della loro età, i bambini crescono anche in famiglie, in alcune delle quali sono invitati a non familiarizzare troppo con chi ha la pelle nera o non parla bene la nostra lingua, perché questi bambini non sono proprio uguali a noi, dove è sottinteso che sono inferiori a noi. E infatti abitano case che non sono belle e spaziose come le nostre, a scuola hanno qualche difficoltà in più nell'apprendere, talvolta quando si esprimono fanno ridere, e allora nell'età della prima adolescenza, in cui ogni bambino è alla ricerca di una propria identità, non c'è strada più facile per trovarla che arroccarsi nella differenza che li distingue da loro e, a partire dalle considerazioni che hanno sentito in famiglia, sentirsi in questa differenza superiori.
Quando uno si sente superiore a un altro cade facilmente in preda a quella legge animale dove il forte aggredisce il debole. E il gioco riesce, perché chi viene da noi, lasciando la sua terra, la sua lingua, le sue abitudini, è davvero più debole di chi cresce nella propria terra, parla la propria lingua e non deve cambiare il suo modo di vivere. L'aggressione del debole fa sentire ancora più forti, e la propria identità così rafforzata diventa uno stile di vita.
Ma siccome oltre alla "legge animale" del più forte esiste anche la "legge umana" che chi da subito incontra difficoltà e col tempo e l'impegno le supera diventa più abile di chi le difficoltà non le ha mai incontrate, e quindi non ha avuto occasione di affrontarle e superarle, alla fine tutto si capovolge e quello che un tempo era più debole diventa più forte di chi si riteneva forte perché così in famiglia aveva sentito dire.
Succederà allora che in un mondo che ormai mescola tutte le culture, chi fin da piccolo è stato abituato a inserirsi e convivere con una cultura diversa dalla sua sarà più capace di muoversi nel mondo, rispetto a chi non è mai uscito dal proprio paese e in questo recinto ha trovato la sua misera identità.
Obiezioni alla lettera sul razzismo scritta dalla "ragazzina di 12 anni" ( Risponde Umberto Galimberti)
Sul n. 793 di D leggo la lettera a Lei inviata dalla "ragazzina di 12 anni'" a proposito del razzismo. È una lettera piena di bellissimi ideali, ma totalmente avulsa dalla realtà quotidiana dei fatti. Credo di avere il diritto a una replica, come prevede il normale confronto democratico delle opinioni.
Per incominciare dai mendicanti e dai venditori ambulanti, questi non si limitano certo a "passarci accanto", ma ci tallonano e ci strattonano per le braccia, con un'insistenza che può durare diversi minuti, finché non aderiamo alle loro richieste. Una turista tedesca si dichiarava esterrefatta, dal momento che cose del genere sono inimmaginabili in Germania.
A scuola non sono gli italiani che "insultano, disturbano e stuzzicano" i ragazzi africani e cinesi. Al contrario sono questi ultimi a tiranneggiare l'andamento degli istituti. Gli insegnanti, impauriti e desautorati, non si azzardano a intervenire, mentre i presidi non esistono più.
Passiamo alla cosiddetta "microcriminalità". Pochi giorni fa sul terrazzo della mia casa, ho trovato due minorenni (un magrebino e un rom) che studiavano le finestre del mio appartamento. Dopo due giorni, durante una mia breve assenza, evidentemente gli stessi due minorenni hanno forzato la persiana di una finestra per introdursi nell'appartamento, e sono fuggiti per lo scatenarsi inevitabile dell'impianto di allarme.
In queste condizioni, come si fa a non diventare "razzisti"? La prego di non menzionare ad alcuno il mio nome e la località.
Lettera firmata
Non mi pare sia il caso di scomodare i diritti democratici per confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" di nome Diletta, che denunciava il razzismo che sempre più si va diffondendo tra noi. A questo proposito voglio precisare che quella lettera, davvero molto bella, aveva suscitato in me il sospetto che non fosse stata compilata solo da lei. La sua insegnante mi ha invece scritto che Diletta non ha avuto alcun aiuto nella sua stesura. Mi scuso con Diletta e a maggior ragione le esprimo tutta la mia ammirazione per il modo con cui scrive e per le cose che pensa e dice.
La sua lettera, invece, è un classico esempio di chi, assicuratosi il proprio benessere, che noi occidentali non possiamo dimenticare d'aver costruito sullo sfruttamento o quanto meno sul mantenimento della povertà nel mondo, rifiuta l'idea che chi non ha mezzi di sostentamento nel proprio paese, oppure è perseguitato per ragioni politiche, o ancora assiste quotidianamente a chi muore di fame e di sete, per non parlare della mortalità infantile o dei bambini arruolati negli eserciti da bande che si contengono il potere, possa decidere di abbandonare la sua terra e, rischiando la vita in un mare che seppellisce tante colpe dell'Occidente, senza arte né parte giungere da noi.
La sua lettera dimentica anche quanti immigrati, che la nostra ipocrisia chiama "di colore", sostengono la nostra economia con lavori che gli italiani più non fanno, con paghe spesso in nero, quando non addirittura in condizioni di schiavismo, per far profitti in questo "mercato" che noi occidentali e non altri abbiamo inventato e che ora sta mordendo anche noi.
La sua lettera, che spegne le speranze e gli ideali di una ragazzina di 12 anni in omaggio a un "confronto democratico di opinioni", denuncia che la sua visione del mondo è limitata alle pareti di casa sua ben blindata e sorvegliata, e perciò nulla sa che la storia ha sempre registrato migrazioni per fame e bisogno di terre, con invasioni, eccidi, guerre, e che sessant'anni di pace nella nostra Europa, oggi così traballante, non può frenare chi per fame e condizioni di estrema indigenza rischia la vita nella speranza che da noi, ci sia una possibilità di futuro.
Alla sua amica tedesca dica di fare un giretto in Africa e di vedere, oltre alle condizioni di vita, chi vende le armi agli eserciti che si contendono i territori, chi sfrutta le risorse del continente nero, chi, al potere, si fa corrompere da noi occidentali per ottenere gli appalti che servono per costruire le infrastrutture che servono a noi per il trasporto dei loro prodotti, e poi le chieda se hanno diritto di essere razzisti noi o loro nei nostri confronti. Al suo ritorno provi con lei a fare un "confronto democratico delle opinioni". Magari è più utile che confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" che ha scritto un bellissima lettera per farsi ascoltare anche da chi tiene le finestre chiuse e la casa "con l'impianto di allarme perimetrale". Una domanda: perché Diletta si è firmata e lei mi chiede di omettere la sua firma? Ha paura delle sue opinioni?
Lo che devo smetterla di rispondere con citazioni ed aver più coraggio da mandare a ........ certa gente che parla tanto per parlare o magari senza leggere nè faq nè aggiornamenti di un blog o magari legge un solo post . Ma soprattutto smetterla di fare citazione e dare cosi le perle ai porci o come si dice nella mia regione lavare la testa all'asino con il sapone . Però purtroppo è più forte di me , perchè è specialmente per loro che scrivo e riporto tali materiali . Ed è cosi che intendo rispondere alle accuse d'imparzialità al mio post precedente sui fatti di Via d'Amelio o vero del 19 luglio 1992 Oltre ad ascoltare tali musiche e leggere tale citazione la gente si rileggesse bene ilo post in particolare questo pezzo :<< [...] Il mio intento era intervistare sia i Trattatisti ( sono sempre a disposizione per repliche ed eventuali richieste di rettifiche che questo post dovesse potare ) sia gli anti o i dubbiosi \ negazionisti . Ora Sono riuscito nel secondo , intervistando via facebook il maggiore dei rappresentati Enrico Tagliaferro , [...] >>
"Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti e mettere in guardia i nostri lettori. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere."
Concludo con due canzoni che sono fra le colonne sonore del nostro blog e del mio percorso fin qui fatto e credo anche di quello che faro con voi o da solo