24.7.12

basta devo smettere di vedere l'erba del vicino sempre più verde

 ho deciso d'estendere  dopo avwer  ascoltato queste parole

 

 di continuare   il mio viaggio interiore    a me  questo articolo  riportato  qui sotto  tratto  da   blog.donnamoderna.com/sessoeluna/2012  pur  continuando  a    vivere    cosi  


insomma a cercare una via di mezzo tra me stesso e gli altri \ il mondo che mi circonda



Il detto “L’erba del vicino è sempre più verde” ha del vero anche quando si parla di relazioni di coppia. Ci troviamo infatti spesso a pensare che quello che fanno o hanno le altre coppie sia sempre migliore. Oppure che le scelte che prendiamo come coppia siano sempre le peggiori, invece di tirare fuori il meglio dalle scelte fatte. Quante volte ci ritroviamo a stare fuori con gli amici più a lungo di quanto vorremmo solo perché pensiamo che una volta andati via accada qualcosa di straordinario che noi perderemmo. O ci ritroviamo a spendere interi pomeriggi controllando le e-mail, twitter o facebook per la disperata ricerca di vedere cosa succede dalle altre parti piuttosto che porre attenzione a quello che sta accadendo esattamente di fronte a noi. Potremmo chiamare questo senso di urgenza la sindrome dell’erba del vicino (S.E.V.).
Il pericolo più grande, nell’essere vittima della S.E.V., è che ruba tempoPiuttosto che fare attivamente qualcosa per rendere la nostra giornata interessante, spendiamo la maggior parte del tempo preoccupandoci di quello che non stiamo facendo. Ci sentiamo così terrorizzati di penderci qualcosa che accade altrove che alla fine ci perdiamo realmente quello che accade intorno a noi.
La paura di perdersi quello che accade è soprattutto una paura di esclusione sociale ed è più evidente e preponderante nell’adolescenza. In parte questa paura spiega anche il perché gli adolescenti si sentono così pressati dal tema della perdita della verginità.
Potremmo dire che chi soffre della S.E.V. appartiene alla categoria dei “massimizzatori”. Questi soggetti devono sempre vagliare tutte le alternative prima di prendere una decisione e pensare in quali altri modi le cose possano essere. Anche quando fanno una scelta, si preoccupano sempre di non aver fatto la scelta migliore possibile sentendosi poco soddisfatti delle proprie scelte e della propria vita. Tali atteggiamenti possono dunque essere deleteri per la qualità di vita del singolo e della coppia. Se da una parte possono in qualche modo spingere le persone ad essere ponte, efficaci e migliori, dall’altra le costringono ad una vita in rincorsa verso una perfezione che è impossibile raggiungere per l’essere umano. La pressione di “essere parte delle cose” diventa un dovere categorico che limita la scelta personale. Non si sceglie di fare le cose perché ci piacciono ma perché ci sentiamo obbligati. A livello di coppia può determinare attriti e insoddisfazioni che minano l’intimità e l’accordo tra i partner.
Come abbiamo visto in un recente post la felicità è composta da tante piccole cose presenti nella nostra vita. Se ci concentriamo solo sulle cose che non abbiamo ci perdiamo tutto il bello di quello che in realtà è già a nostra disposizione.
Se pensate di essere vittime della S.E.V. cercate di cambiare il vostro atteggiamento. Cercate di vivere di più nel momento presente, godendovi quello che state facendo nell’esatto momento in cui lo state vivendo. Bloccate il pensiero quando vedete che comincia a correre oltre e tenta di focalizzarsi su cosa fanno gli altri, invidiandoli e sognando di essere lì. Oppure verso cosa avreste potuto fare invece di fare quello che state facendo. Smettete di compararvi con gli altri mettendoli su un piedistallo, ritenendo le loro vite necessariamente più degne e belle delle vostre. Fermatevi e pensate “Ecco tutto quello che ho fatto”, “Guarda quello che ho realizzato, quello che ho raggiunto”. Potreste accorgervi che l’erba è sempre stata più verde dalla vostra parte.
                                          Dott.ssa Laura Nardecchia





Perchè ogni tanto , anche se non sempre riescono a metterlo in atto e hanno  (  nella maggior  parte  dei casi )    : << (.... )  l' ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto (  cit  di  .... è talmente scontato e  ovvio  visto che  l'ho più volte citata  sia   nel vecchio blog  che in questo . Comunque  chi  non la conoscesse  o   non lo riocorda   trova  qui  il  testo integrale  e di conseguenza  l'autore e qui  la storia sula canzone ormai entrata in quella della canzone italiana   )  , le religioni in questo caso quella cristiana 

                            L'erba del vicino è sempre più verde

L'erba del vicino è sempre più verde - NUOVI  ORIZZONTI
Chi non conosce il famoso detto: l'erba del vicino è sempre più verde? Spesso pensiamo così. Conosco persone che vivono così, considerando che quello che gli altri hanno o vivono sia migliore di quello che hanno e che vivono loro. Hai mai pensato che forse la tua erba intesa come casa, famiglia, lavoro, rapporti interpersonali non è così verde perchè in effetti tu non fai niente al riguardo? Quando vediamo che l'erba del nostro vicino è più verde della nostra significa che c'è chi la cura e apprezza quello che ha. Se tu passi tutto il tempo non apprezzando quello che hai, non curando quello che hai, invidierai sempre gli altri. Se per esempio in casa sei scontroso, arrogante, però agli altri regali sorrisi e cordialità, non stai curando quello che hai. Nella Bibbia c'è scritto che se non sei un buon cristiano nella tua casa, se non sai governare la tua casa, non potrai curare la chiesa. Smetti di guardare quello che hanno gli altri, comincia ad apprezzare il tuo e scoprirai di aver avuto, per tanto tempo, un tesoro a poca distanza da te. Quando avrai imparato a curare l'erba del tuo giardino con premura ed amore incondizionato, spirito di sacrificio e lealtà, allora sarai pronto a curare il giardino di Dio! 

23.7.12

La scomparsa di Romano Battaglia


Romano Battaglia… Se ne va in una giornata di vento e di mare, due elementi in lui connaturati. Per me era la freschezza, la dolce mestizia, la rassegnazione paziente dell’eternità. Era l’uomo dei pomeriggi, un padre nell’adolescenza. Un uomo tormentato, anche. È triste questa scomparsa, come tutte le cose gentili. Gli dedico questo paesaggio sconfinato, gli piacerebbe.

22.7.12

diario da il faber omaggio di tempio pausania a fabrizio de andrè 17-21 luglio 2012

N.B 
per  le altre  foto  e  video   ecco 
A) il mio  account  di flickr http://www.flickr.com/photos/redbeppe  oppure direttamente  al set  faber  2012 B) il  mio canale  di youtube    http://www.youtube.com/user/redbeppe/videos



 non  in concorso  per  evitare   conflitti d'interesse  dato ch'è la libreria 
 di max88\ cartaa dannata che   ha  organizzato il faber
Dopo 5 giorni  di  immersione totale  in  fabbrizio  con  vetrine  a tema  de  andreiano  ( vedere  fotto  sotto  e  su  flickr )   ,  canzoni di  de andre  da  gli altoparlanti    per   le  vie  ,  rassegna  di  cinema  ,  letteratura  , arti  e musica   ,  ecco a  voi  un diario  della manifestazione  il faber  omaggio della  città  a Fabrizio de  Andrè tenuto  a  tempio pausania 17-il  21 luglio  2012  . Ecco  gli eventi    dellle  5  giornate  : 1) 17 -18-19  chiostro  degli scolopi   II edizione  del il   festival di cortometraggi "In direzione ostinata e contraria"., 2)  20 luglio    teatro  del carmine   VII edizione   del concorso letterario  una  storia  sbagliata
3) 21 luglio  I edizione  del    premio  di pittura estemporanea   una goccia di splendore  1  e  
premiazione    dei vincitori   del premio di pittura  e   del concorso  migliore  vetrina  faberiana   e  concerto finale con la  band  i Maltesi






Ma   andiamo con ordine  partendo dal primo evento del faber  2012








                             II  edizione  in direzione ostinata  e contraria  .


dalla loro pagina di facebook 
Dopo una prima edizione   nata  quasi in sordina  , quest’anno il festival  dei corti  ideato da  Carlo fenu  e dalla sua associazione  hobosfactory.com.  s’è migliorato   dotandosi  di  : 1) un sito internet e  pagina facebook .,  2   )  ed estendendosi  , ottima scelta   in maniera. da  non fossilizzarsi  diventando   itinerante ( vedere sito  e pagina  facebbok )  ed aprendosi ulteriormente allearti  non solo a cinema  . Infatti : << Il Gallura Tour Festival nasce dal desiderio di favorire l’incontro e lo scambio culturale e artistico.Tale scambio avviene attraverso il coinvolgimento dei vari comuni del territorio gallurese con l’intento di organizzare eventi autonomi ma correlati, che permettano di esprimere un’offerta variegata e itinerante.Con l’unione di associazioni ed enti ci poniamo l’obiettivo di generare un circuito che nasce dal basso e valorizzi maggiormente la parte interna della Gallura.(…)  Il Festival 
Il GTF si propone come il primo festival itinerante in Sardegna. A differenza degli altri festival dell’isola, che si concentrano prevalentemente nelle zone costiere o nei grandi centri abitati, il GTF nasce dall’esigenza di mettere in risalto le bellezze paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche della Gallura.L'immagine, il cinema e la letteratura diventano il filo conduttore per esplorare e fare apprezzare una terra ricca di cultura e di memoria, ancora profondamente legata ai valori tradizionali, ma che sa accettare e cogliere le sfide della modernità. Il GTF rappresenta uno spunto per vivere e promuovere in modo nuovo un territorio ancora troppo poco conosciuto dal grande circuito turistico della Sardegna.>> . Infatti   ci si limita  solo toccate  e fughe   per le  sagre   e quando  nelle spiagge  c’è troppo vento  o mare  troppo agitato  .  Quest’’anno l’iniziativa  è imperniata su tre progetti:

Autoridinote (Luogosanto) - il 14/07/2012 con ospite  Beppe Sevegnini 
In direzione ostinata e contraria Festival di cinema (Tempio Pausania) - dal 17 al 19/07/2012
Visioni Panoramiche WorkShop di Cinema e Fotografia (Trinità d’Agultu) - dal 21 al 28/07/2012

Ottima  la rassegna   di quest’anno  . Tutto  sommato Ottimi i corti finalisti scelti dalla Giuria ed ottima idea di proiettare nella giornata conclusiva venti sigarette da Nassyria ddiretto da Aureliano Amadei, tratto dal romanzo Venti sigarette a Nassirya scritto dallo stesso Amadei con Francesco Trento. Il film narra la vicenda autobiografica dello scrittore-regista, coinvolto nell'attentato del 12 novembre 2003 contro la base militare italiana di Nasiriyya.un ottimo  film ma ignorato  e passato  quasi sotto silenzio dai media nazionali per  il modo  scomodo   non retorico  e d indigesto in cui descrive  gli eventnell’ultima serata dove il presidente di giuria Alessandro Stellito proclamerà il corto vincitore. Il vincitore  è stato La Visita - di Marco Bolla  


un film     bello  , ma  non uno dei più belli   secondo me  ) che  ha  visto  la  toccante  partecipazione Erika Blanc   . Unica  pecca , ma  non è poi  cosi negativo perchè  il festival e sempre  pieno di vita e  in word  progress , pronto  alle  innovazioni ,  e la mancanza  di una giuria popolare   almeno  per premiare   anche  un film  che non sia  solo  quello  scelto  dalla  giuria    degli organizzatori  . infatti quando l'ho proposto l'idea per  il festival dell'anno prossimo  lui mi ha  risposto  : << ci stavo pensando  >>   se  ci fosse stata  la giuria  popolare   sarebbe stato un testa  a testa  fra questi  3  film   :  Zenit 70 - di Giuseppe Giusto  ., Damiano - di Giovanni Virgilio ., Luminaris - di Juan Pablo Zaramella . 



                            VII  del premio letterario faberiano  " una storia  sbagliata  


L'iniziativa   partita  come collaterale  e poi diventata  parte integrante del festival  faberiano organizzata    dalla libreria    max88  e  dall'associazione  (  a cui quest'anno   è toccato  ,  dopo le  gestiioni    : dell'associazione  800  e  poi quella  di     Sandro fresi  )   carta  Dannata      del faber  più longeva  . Infatti   fu nel lontano  2006  che  si decise  che  :<<  Le storie sbagliate si possono, per somma disavventura, vivere, ma, per buona sorte, anche raccontare. È quello che, insieme ad una lungimirante libreria (Libreria Max 88), chiedono di fare due associazioni culturali di Tempio Pausania, «Carta Dannata» e «Iskeliu».
Una triade a cui si deve l’ideazione del concorso letterario “Una storia sbagliata”. Il primo ad essere stato indetto in memoria di Fabrizio De André nella città della Gallura, che il grande artista genovese scelse per vivere, trasformandola quasi in una seconda Genova.(....) >> da  http://www.girodivite.it/Una-storia-sbagliata-Un-premio.html  
Il concorso nasce e si  sviluppa   nel rispetto del puro spirito deandreiano, quello che, per intendersi, fondeva l’esercizio con il piacere dell’arte, il quale viene felicemente riassunto nel titolo scelto dagli organizzatori, “Una storia sbagliata”.Un concorso   che  unisce  musica   e lettura   delle opere .
Quest'anno il presidente dela  giuria era  lo sceneggiatore e scrittore  Francesco Trento (  trovate  una sua lettura    del 2  classificato  ) 




 e  le musiche  sono  state  di  Sandro Fresi e del suo gruppo Iskeliu  con la  cantante maria  luisa  nota  mary (  chi mi segue   fin dall'esordio in rete  , avrà visto  , purtroppo cancellati causa  errore con il mouse  del sottoscritto , dei video  di  un suo precedente  concerto  solista    sul mio youtube ) 









                 I Mostra  di pittura all'aria  aperta  Una goccia  di splendore .

Esso    su  è tenuto  in  viale  funtenuova       la mattina   è il pomeriggio  di sabato  fino  alle 19   quando la  giuria  composta  da  : Simone Sanna organizzatore  ,  Leonardo  Boscani ( presidente  )  e  membri Paola  scano , Daniele Carbini ,  Dario Maiore .




Una bella  giornata  en plein  air  . Niente  d'eccessivamente  retorico ed  iconoclastico  tipico , ovviamente  senza  generalizzare  , manifestazioni  alla memoria   dele star e  degli artisti  passati a  miglior  vita  e di  cui  non è immune lo stesso fabbrizio de  anxrè  , ma  libero  ( alcun  con  libri de  andreiani   come  fonte  d'ispirazione  )  altri  senza   libero sfogo   alla fantasia  de  andreiana  .  Tale  iniziativa  è stata , un successo  innaspettato per  essere  la prima  volta che  s'organizzava ,   che  ha  sopreso  visto   il numero   notevole  (   ben 14 persone  ) . Una  giuria  scrupolosa  , attenta , professionale  visto che  chiedeva  agli artisti :   di  dare un titolo ,   di descrivere  la tecnica   e spiegarne  il significato .






                                          concerto dei Maltesi 








Dopo  aver passato l'intera giornata  ( salvo  una piccola  pausa  pranzo con i miei  , e  un  cazzeggio pomeridiano fino alle  16 )  alle  20  sperando di riuscire  cosa  che non sono riuscito ad'intervistare e chiaccherare   anche  con gli altri del gruppo visto che dario e francesco  li conosco già su facebook  , ma pazienza   ho assistito  alle  prove . Esse hanno confermato  , sia  il giudizi degli utenti del loro  sito  ( http://maltesi.jimdo.com/  ) . Mi fanno pensare  <<  già d'adesso  si vede  la loro  goccia di splendore  >>  , cosa  poi  confermata  sia  dagli  applausi   sia   dai bis  e dalla  battuta   dal  cantante del gruppo   (  foto a destra  )  stesso che  dice   sulla  sua  pagina  di fb  <<  Quando le canzoni che canti vengono inframmezzate da due/tre scroscianti applausi... Capisci che sei molto, molto fortunato. >> ,  dell'ottimo concerto a cui assisterò   da li a  breve   dopo  la consegna  dei premi    dei concorsi (  vetrina più bella    al  centro   la  2   classificata , e quadri  più belli  )  




  negozio cittadino  dell'artigianato passella 




da  http://www.h8ita.net/forum/viewtopic.php?t=826 
con lettura  delle motivazioni   .  Avevo appena  finito  di scrivere   il resoconto della giornata  e stavo per  scrivere   le prime righe  del concerto   , quandola mia penna  smette  di scrivere  , ecco  che vado  al bar  Museum  , uno dei tre  sulla piazza    (  noto anche  ai tempiesi come  Bar  di Faber  perchè era frequentato  oltre ad essere  amico   del proprietario ,  dallo stesso Fabrizio  Ded  andrè , ma  soprattutto perchè  per  la   c'è  esposta  una chitarra autentica     di Fabrizio ,  per la cronaca e' l'unica chitarra di de andre' donata dallo stesso de andre' per atto notarile a mario rosati che concede la sua esposizione da tore  )   e chiedo  e mi faccio prestare una penna  che poi la restituisco a fine concerto  , prendendomi lo sfotto  : <<  3   € per  il noleggio    grazie  >>  .








Pubblico in delirio  d'applausi  fin dalle prime canzoni  , e  poi via  via  crescendo   durante il concerto tanto  da  far  dire  al cantante  <<  basta  non vorremo abusare della  vostra  ospitalità   >>  . Ad  alcuni amici   sono  si musicalmente  piaciuti  ma    non gli è piaciuto l'atteggiamento   del cantante  che sembrava  scimmiottare  ed  imitare  a tutti i costi  faber  nel parlare  e nel  timbro di voce   e  nel stare  seduto   con la   gamba  accavallata  sull'altra  .  Cosa   che  a me  è sembrata  , vista la modestia  e  la timdezza   da  quelle poche  parole  che sono riuscito a scambiare  , naturale  spontaneo .  Un concerto bello ed  intenso  .Infatti  nonostante il forte vento  (  fortunatamente  non ha  piovuto  )  di maestrale   ci siamo scaldati     con le lor  reinterpretazioni  bellissime  . Magistrale, spontaneo  il loro omaggio alla  sardegna   con le stupende  versioni di Desamistade e in i monti di Mola  (  un altro po' e riuscivano a parlare  senza  errori di pronuncia  )  ., toccantre   e maliconica  la loro versione di hotel supramonte Toccante  la  versione de il  pescatore,'andrea  ma  soprattutto  di un giudice   e  del gorilla  con un pubblico  che  cantava   con loro  . Fra  le algtre  canzoni stupende   che dimostrano l'affiatamento  del gruppo  sono  : attenti al gorilla  , la  città vecchia  (  la versione censura   )  , via  del  campo , il pescatore  , ma  soprattutto :1)   sul fiume di sabbia creek   mi  è piaciuta  l'introduzione perchè dimostra   come  tale  gruppo  si sia informato   sulla storia  e la  cultura  e l'identità dei  sardi  peccato a  non averla registrata  , ma mi sembrava un po'  egoistico   qualora un giorno vorrano registrarsi  alla Siae  ., 2)    quello che non ho non tanto  per  la  ineccepibile  reinterpretazione , ma  per  l'introduzione   in cui si  condanna l'uso e  quindi  il  conseguente  snaturamento    che le  sigle di effimere di spot   e\o discutibili trasmissioni   televisive  fanno  di   di canzoni nate per  contestare   . Unico  peccato , ma non  importa  ,  non potevano venderlo  perchè non sono registrati alla mafia  Siae ,  era poter prendere il cd per  farmelo autografare  . Un sentito  grazie  a Marco Serra  direttore  artistico  del concerto  per  aver  portato  i Maltesi 



il peso delle parole di enrico tagliaferro

 mi cospargo il capo di cenere  per  aver  condiviso e messo mi piace    sul  mio facebook ad  un idiozia  del genere   e  non aggiungo altro  all'articolo   dell'amico  Enrico    che trovate sotto  se  non questo  video    di un regista cervellotico    e geniale  allo stesso tempo   che  Nanni moretti





 buona lettura

Il peso delle parole

Sulla prima pagina di “Libero” di ieri  Filippo Facci, in dichiarata sintonìa col sottoscritto, ha lanciato una provocazione. Speriamo che porti a qualcosa di positivo.
Il tema è piuttosto spinoso:  il riporto giornalistico, più o meno strumentale o più o meno infedele,  delle parole e dei pensieri dei nostri eroi di Stato, mediato o tramandato da chi gli era vicino allorchè essi erano ancora in vita.
In questo caso a sollevare la nostra attenzione, è stato un “aforisma” attribuito a Paolo Borsellino e pubblicato come una lapide in decine di migliaia di pagine del web, che recita:
Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri.”
In questi giorni di commemorazione del ventennale della morte di Paolo Borsellino, l’impiego di questo aforisma nelle pagine di internet, è letteralmente esploso. (cercandolo con google, compaiono migliaia di link).
Sono state realizzate composizioni d’effetto, poster e immagini votive, e centinaia e centinaia di cittadini lo hanno inserito, in memoria del magistrato, nelle pagine dei propri blog, dei forum, dei profili, ecc.. ecc..
La seguente composizione fotografica, su Facebook, ha superato le 10.000 condivisioni da parte di altrettanti utenti.
Ma ve ne sono anche altre, altrettanto suggestive:
Qualcuno poi ha realizzato delle composizioni artistiche di pregevole fattura, come il fotografo fiorentino Davide Bellanti che in questo suo scatto molto suggestivo ha inserito anche un’immaginaria riproduzione della famosa Agenda Rossa, aperta sulla pagina dove compare il nostro aforisma manoscritto e firmato in calce da Paolo Borsellino:

Ora, tutto questo onorare e ricordare queste parole di Paolo Borsellino,  assume un aspetto un po’ grottesco se si pensa ad un piccolo dettaglio che ora noi, come già Filippo Facci nel suo corsivo su Libero, ci permettiamo di segnalare:  queste parole, scritte a quel modo, in realtà non possono appartenere a Paolo Borsellino.
Per la verità c’è un solo episodio in cui Borsellino risulta avere espresso parole vagamente simili, ma, come vedremo ,dal significato molto diverso.
A quell’episodio era presente soltanto la moglie, Agnese Leto Piraino, la quale lo ha raccontato con dovizia di particolari ai procuratori di Caltanissetta, il 18 agosto 2009.
Quindi riportiamo la fedele trascrizione della parte di quel verbale di nostro interesse:
AD.R. Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta.
In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere.”
Poco dopo, la teste precisa:  “ non posso negare che quando Paolo si riferì ai colleghi non potei fare a meno di pensare ai contrasti che egli aveva in quel momento con l’allora Procuratore GIAMMANCO.”
Quindi:
che l’episodio in cui Borsellino, a poche ore dalla morte, si confidò con la moglie sul proprio imminente assassinio lamentandosi del fatto che, per responsabilità di terzi, la mafia si stava trovando la strada aperta per realizzarlo, sia quello e soltanto quello oggetto di questa deposizione, non c’è alcun dubbio.
Che Borsellino abbia fatto quell’affermazione riferendosi espressamente ai “colleghi”, allo stesso modo non può esservi dubbio in quanto la testimone fornisce una precisazione ben circostanziata a riscontro (… quando Paolo si riferì ai colleghi…), che non lascia spazio ad equivoci.
Pare, di conseguenza, altrettanto incontestabile, che Borsellino abbia manifestato il suo sconforto alla moglie riferendosi specificatamente  al suo isolamento ed all’abbandono da parte di colleghi di lavoro e da parte di altri che, come loro, avrebbero dovuto invece supportarlo e proteggerlo (soprattutto a seguito del fatto  che le informative che erano pervenute in procura, le quali preannunciavano il suo attentato, gli erano state celate dal collega Giammanco, e Borsellino era venuto a saperlo).  E tutto questo,  senza sollevare mai, nelle sue parole,  la mafia dalla responsabilità della premeditazione dell’attentato “imminente”, perché questo, di fatto, dalle parole “pesate” dalla signora Agnese di fronte ai magistrati, non risulta essere avvenuto,  e noi non crediamo assolutamente che nella realtà possa essere avvenuto.
Detto questo, bisogna dare atto che esistono altre versioni, in circolazione, di quell’episodio.
Nella fattispecie, io ne conosco altre tre, tutte testualmente diverse l’una dall’altra. Delle altre due di queste, parlerò in un prossimo articolo, perché rappresentano di fatto qualcosa che va analizzato a parte e approfonditamente.  Ad ogni modo, si tratta di versioni più “sintetiche”, generiche e meno circostanziate, di quelle di cui ora parleremo, per cui per il momento possiamo trascurarle.
La versione di cui oggi invece ci stiamo occupando, la più diffusa, definita come una “schifosa manipolazione” da Filippo Facci nel suo corsivo, compare, oltre che nelle decine di migliaia di citazioni lapidarie nei siti internet di cui abbiamo parlato,  in virgolettato e forse per la prima volta,  nel libro “L’agenda rossa di Paolo Borsellino” di Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, (ed. Chiarelettere – 2007), ed è citata sia nella prefazione di Marco Travaglio (come segnala Facci), sia nel testo degli autori, i quali la raccontano così:
“Agnese Piraino Leto nella sua deposizione al Borsellino ter dice che il marito, nei giorni precedenti alla morte, sosteneva di avere “capito tutto” della morte di Falcone. “Così diceva: ho capito tutto.” Oggi, a quindici anni di distanza, Agnese è più precisa: “Paolo era come uno che ha il cancro, sapeva di dover morire presto, aspettava di morire da un momento all’altro. Mi diceva: mi uccideranno, ma mi diceva anche: non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri“.
Ecco, per la verità, Rizza, Lo Bianco, e il prefatore Travaglio,  non ci forniscono il minimo aiuto per capire quando, dove e come la signora Agnese sarebbe stata più precisa, a quella maniera.
Si tratta di una dichiarazione resa forse in un’intervista rilasciata agli autori stessi? Si tratta di uno stralcio di qualche altro verbale giudiziario? Si tratta di qualcosa detto dalla signora Agnese a qualche convegno? Si tratta di un’informazione passata ai giornalisti da qualche intermediario terzo, magari un famigliare? Si tratta di qualcosa di inventato di sana pianta? Si tratterà di una versione veramente testuale, oppure arricchita e infiorettata?
Noi, in tutta onestà, non lo sappiamo. Abbiamo effettuato un’umile ricerca in internet, nei nostri archivi personali, e negli archivi storici dei  principali quotidiani nazionali, e non abbiamo trovato null’altro che quel virgolettato di quel libro, in merito a quell’apporto testimoniale della signora Borsellino che, secondo gli autori, risalirebbe al 2007.
Però una cosa certa la sappiamo: che, comunque sia, quelle pubblicate nel 2007 su quel libro, non possono essere state le parole di  Paolo Borsellino.  Proprio perché, se così non fosse, allora la vedova Borsellino avrebbe testimoniato il falso dinnanzi ai magistrati di Caltanissetta il 18 agosto 2009.  Infatti in quella deposizione la signora Agnese,  in regime di ammonizione formale perché dica la verità,  circostanzia esattamente l’episodio, e lo descrive come un giudizio del marito espresso con stretto riferimento all’atteggiamento di ignavia ed accondiscendenza soprattutto dei suoi colleghi relativamente  all’attentato imminente , e non come una dichiarazione del giudice riferita a presunti ignoti “committenti” della strage imminente, committenti diversi dalla mafia, come invece indicherebbe l’aforisma che tanto successo e diffusione ha ottenuto presso i cittadini.
Insomma, delle due soltanto una può essere vera, e soltanto una compare su di un verbale giudiziario sottoscritto dalla testimone, per cui quella vera non può essere che questa , risalente all’agosto 2009.
Se in quella riflessione Borsellino fece uno specifico riferimento all’atteggiamento dei colleghi, allora le parole che impiegò non possono essere quelle che oggi ovunque gli vengono attribuite a seguito della pubblicazione del libro di Rizza e Lo Bianco, dove quella parte centrale, quella sui colleghi, viene invece bellamente omessa e concettualmente stravolta. Questa evidenza, è oggettiva.
E ciò a maggior ragione, se si guarda a quella strana affermazione: “La mafia non si vendica”.
Potrebbe mai Paolo Borsellino aver pronunciato una cosa del genere? Noi, francamente, ne dubitiamo.
Non c’è bisogno di essere uno dei massimi esperti di mafia come Paolo Borsellino, per sapere che la vendetta mafiosa non soltanto è qualcosa che esiste, ma è anche qualcosa che sta nel DNA stesso della mafia essendo proprio la vendetta una delle opzioni principali dell’organizzazione  per mantenersi autorevole nel suo regime di terrore.
Molto difficile quindi accettare l’idea che Paolo Borsellino possa aver espresso un postulato del genere proprio con quelle esatte parole, perchè stridono con il suo pensiero e la sua professionalità, tanto che paiono più simili a quelle che si ritrovano in alcune leggendarie sortite,  del tipo “la mafia non esiste” o “qui ci sono solo pastori e braccianti agricoli”, che tutti conosciamo.
Sic stantibus rebus, noi siamo d’accordo con Filippo Facci che provocatoriamente definisce le due versioni  una la manipolazione dell’altra, perché concettualmente è così: la versione propagandata si configura, a tutti gli effetti, come un’alterazione delle vere parole pronunciate dal magistrato,  anche se, come pare, sotto il profilo cronologico  dovrebbe essere nata prima la versione alterata rispetto a  quella veritiera, per cui si tratterebbe di un’alterazione non fisica ma concettuale: un modo molto sottile, quello di Facci, per richiamare l’attenzione sul fatto che decine di migliaia di cittadini, sulle loro pagine di internet, stanno onorando Paolo Borsellino  con la “santificazione”  di un aforisma composto da parole che non solo il magistrato potrebbe non avere mai pronunciato (o comunque certo non in quegli esatti termini), ma che, nel caso non le avesse mai pronunciate e fossero quindi false o  alterate, potrebbero arrivare anche ad apparire   come scientemente elaborate per favorire Cosa Nostra.
La mafia infatti, grazie a quell’aforisma enormemente reclamizzato da cittadini ignari, dapprima ottiene grossi benefici a livello d’immagine,  mediante la notizia ripetuta in internet migliaia e migliaia di volte che essa non sarebbe usa a vendicarsi, dopodiché viene pure nettamente scagionata, direttamente dalla bocca di un virtuale Paolo Borsellino (che possiamo bene immaginare quanto sarà d’accordo, da lassù), dalla responsabilità della premeditazione della strage di Via D’Amelio, figurando solo come un sicario, una specie di sciocco, quasi ignaro, mero esecutore.
Tutto ciò pare gravissimo, ma allo stesso modo inevitabile, in un paese dove, come dice Beppe Grillo, “i giornali sono medium, non media: fanno parlare i morti.

21.7.12

Bagnanti-spazzini per ripulire la spiaggia Porto Torres, riempiti diversi sacchi di spazzatura lasciata sull’arenile

la  nuova  sardegna online di Gavino Masia
PORTO TORRES. Cittadini e turisti si sono improvvisati spazzini ieri mattina nella spiaggia di Balai, per ripulirla da rifiuti di ogni tipo provenienti dai continui bivacchi notturni che invadono il litorale turritano. «Abbiamo raccolto due buste grandi di mondezza _ hanno detto i bagnanti ecologisti _, perché già dalle 8 del mattino l’arenile si presentava in condizioni pessime e indecorose. Non è certo bello venire in spiaggia è vedere bottiglie, ombrelloni rotti e altri rifiuti che mal si coniugano con la bellezza che offrono il mare e la baia di Balai». Hanno protestato in tanti per lo sconcio mattutino lasciato dagli idioti nemici della raccolta differenziata, e soprattutto per la mancanza di controlli che permettono di rovinare seppur parzialmente la spiaggia durante le ore notturne. «Se dovesse accadere ancora una volta di vedere rifiuti in spiaggia dalle prime ore del mattino _ ha promesso un bagnante _, mi attiverò nuovamente come operatore ecologico per raccogliere i rifiuti e poi porterò le buste della spazzatura davanti all’ingresso del Comune». Una situazione che sta diventando antipatica, insomma, e che merita una attenzione particolare affinché non degeneri dal punto di vista igienico e sanitario. La speranza è che venga attivato il servizio di salvamento, da quest’anno a carico della Provincia di Sassari, pure nella spiaggia di Balai: essendo già arrivata l’autorizzazione dell’Autorità portuale, come annunciato dall’amministrazione comunale, seppur in ritardo non sarebbe male vedere all’opera una èquipe di bagnini che si occupano di sorvegliare in lungo e largo l’arenile di Balai. Da troppo tempo il litorale portotorrese sembra preso di mira da vandali, vedi la zampa rotta alla statua che raffigura la tartaruga marina, e i “resti” degli accampamenti notturni che vengono lasciati regolarmente sul muretto e sulla spiaggia come segno tangibile di maleducazione e inciviltà. Balai è affollata quotidianamente da bagnanti, molti provenienti anche da località vicine dove si paga il parcheggio, che possono godere dei parchi vicini per prendere il sole o fare una passeggiata salutare lungo la pista ciclabile. Una risorsa importante per tutto il territorio dell’area vasta, dunque, che ha necessità di essere preservata con il contributo di tutti.

no alla privatizzazione totale delle spiagge il caso della campania


da http://youmedia.fanpage.it  video  di


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Giornalista, reporter per www.fanpage.it e figlio di una periferia degradata di Napoli, quello che so fare è raccontare storie attraverso reportage: http://www.alessioviscardi.info/ Come reporter video-fotografico ho collaborato in passato con Il Fatto Quotidiano, Il Corriere della Sera, L'Espresso e le agenzie stampa LaPresse e H24. Ho curato la realizzazione di programmi e servizi per Web Tv: www.lamiastrada.tv e www.campaniavirtuale.tv - Dirigo il progetto www.cittadinigiornalisti.it Assieme al gruppo Valigia Blu ed alla piattaforma YouCapital.it ho portato a termine il primo esperimento di giornalismo partecipativo d'inchiesta finanziato dalla popolazione e pubblicato su L'Espresso: http://www.facebook.com/video/video.php?v=149251238451831&ref=mf In collaborazione con il periodico L'InchiESTa sono stato finalista al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia - Premio Eretici Digitali, con il lavoro: I Veleni di Napoli Est: http://www.cittadinigiornalisti.it/veleni-napoli-est Il mio proposito è di fare del Giornalismo Partecipativo Professionale, creando un'associazione che realizzi laboratori di giornalismo per giovani.

20.7.12

gli italiani ed il razzismo

su n 793 di D  settimanale  di repubblica    leggo  questo botta  e risposta   fta  una  bambina di  12  anni  e  un (  dal tono sembra  una lei )  che  non ha il coraggio  di firmarsi  .  Tutto ciò  mette  in discussione  il fatto  che   finalmente  alla deriva xenofoba   leghista e  neo  teocon   qualcuno  si sta  ribellando   a  tale  cultura  rappresentato  dalla  2  lettera  su  n800  dello stesso  giornale 

                                         Riflessioni sul razzismo di una ragazzina di 12 anni  (  Risponde Umberto                    Galimberti ) 

Tante volte i pensieri dei bambini sono più evoluti di quelli degli adulti

Le scrive una ragazza dodicenne per denunciare le discriminazioni e umiliazioni che ogni giorno subisce chi è "diverso" da noi. In tutti gli ambienti si manifestano atti di razzismo che portano a scontri e incomprensioni. A scuola vedo bulli che insultano, disturbano e stuzzicano ragazzi più piccoli e deboli di loro, troppo spaventati per difendersi. Camminando per le strade del mio paese sento barzellette offensive su ebrei, africani, cinesi e sulle donne. Ai telegiornali raccontano di incendi appiccati nei campi del popolo Rom, di venditori ambulanti picchiati e di ragazze straniere violentate.
Perfino i politici non hanno rispetto per gli altri popoli. La nostra intolleranza verso chi è diverso ha raggiunto livelli estremi. Perché, nelle aziende, le donne vengono pagate meno degli uomini? E perché gli africani sono tutti considerati dei ladri e dei saccheggiatori? 
Il razzismo è in ognuno di noi, confinato in un angolino della nostra mente: siamo talmente condizionati da programmi televisivi e da racconti sentiti a scuola o negli ambienti di lavoro, che sobbalziamo se vediamo un mendicante che ci chiede qualche soldo o pensiamo male se un venditore straniero ci passa accanto.
Abbiamo costantemente paura del diverso perché non lo conosciamo. È come un vuoto buio e ignoto, di cui non sappiamo nulla. Invece dovremmo considerarci fratelli di tutti e "cittadini del mondo". Anche se abbiamo la pelle, la religione e i costumi diversi, avremo sempre qualcosa che ci accomunerà tutti: la stessa forza generatrice che ci ha creati e l'amore per la libertà.
So di essere solo una ragazza con gli orizzonti troppo idealizzati, ma spero che condivida e accolga le mie idee, creando una rubrica sul suo giornale che cerchi di sensibilizzare i giovani al concetto della libertà e della tolleranza
Diletta Ceccarelli

Cara Diletta, 
sono stupito dalle idee che abitano la tua mente e dal modo con cui riesci a esprimerle. E se anche qualcuno ti ha aiutato nel pensarle e nell'esprimerle, questo qualcuno ha preso le mosse dagli spunti che tu gli hai fornito. 
La tua età, dodici anni, è interessante in ordine alla formazione di pregiudizi razzisti, perché, finche si è bambini e si scopre il mondo, ogni cosa nuova che si incontra e quindi ogni curiosità, che si tratti del colore della pelle o dell'angolatura degli occhi degli altri bambini, del loro modo di parlare o di vestirsi, desta interesse. 
Ma i bambini non crescono solo in un prato verde dove giocano con tutti quelli della loro età, i bambini crescono anche in famiglie, in alcune delle quali sono invitati a non familiarizzare troppo con chi ha la pelle nera o non parla bene la nostra lingua, perché questi bambini non sono proprio uguali a noi, dove è sottinteso che sono inferiori a noi. E infatti abitano case che non sono belle e spaziose come le nostre, a scuola hanno qualche difficoltà in più nell'apprendere, talvolta quando si esprimono fanno ridere, e allora nell'età della prima adolescenza, in cui ogni bambino è alla ricerca di una propria identità, non c'è strada più facile per trovarla che arroccarsi nella differenza che li distingue da loro e, a partire dalle considerazioni che hanno sentito in famiglia, sentirsi in questa differenza superiori.
Quando uno si sente superiore a un altro cade facilmente in preda a quella legge animale dove il forte aggredisce il debole. E il gioco riesce, perché chi viene da noi, lasciando la sua terra, la sua lingua, le sue abitudini, è davvero più debole di chi cresce nella propria terra, parla la propria lingua e non deve cambiare il suo modo di vivere. L'aggressione del debole fa sentire ancora più forti, e la propria identità così rafforzata diventa uno stile di vita. 
Ma siccome oltre alla "legge animale" del più forte esiste anche la "legge umana" che chi da subito incontra difficoltà e col tempo e l'impegno le supera diventa più abile di chi le difficoltà non le ha mai incontrate, e quindi non ha avuto occasione di affrontarle e superarle, alla fine tutto si capovolge e quello che un tempo era più debole diventa più forte di chi si riteneva forte perché così in famiglia aveva sentito dire. 
Succederà allora che in un mondo che ormai mescola tutte le culture, chi fin da piccolo è stato abituato a inserirsi e convivere con una cultura diversa dalla sua sarà più capace di muoversi nel mondo, rispetto a chi non è mai uscito dal proprio paese e in questo recinto ha trovato la sua misera identità.



Obiezioni alla lettera sul razzismo scritta dalla "ragazzina di 12 anni" ( Risponde Umberto Galimberti) 




Sul n. 793 di D leggo la lettera a Lei inviata dalla "ragazzina di 12 anni'" a proposito del razzismo. È una lettera piena di bellissimi ideali, ma totalmente avulsa dalla realtà quotidiana dei fatti. Credo di avere il diritto a una replica, come prevede il normale confronto democratico delle opinioni.
Per incominciare dai mendicanti e dai venditori ambulanti, questi non si limitano certo a "passarci accanto", ma ci tallonano e ci strattonano per le braccia, con un'insistenza che può durare diversi minuti, finché non aderiamo alle loro richieste. Una turista tedesca si dichiarava esterrefatta, dal momento che cose del genere sono inimmaginabili in Germania.
A scuola non sono gli italiani che "insultano, disturbano e stuzzicano" i ragazzi africani e cinesi. Al contrario sono questi ultimi a tiranneggiare l'andamento degli istituti. Gli insegnanti, impauriti e desautorati, non si azzardano a intervenire, mentre i presidi non esistono più.
Passiamo alla cosiddetta "microcriminalità". Pochi giorni fa sul terrazzo della mia casa, ho trovato due minorenni (un magrebino e un rom) che studiavano le finestre del mio appartamento. Dopo due giorni, durante una mia breve assenza, evidentemente gli stessi due minorenni hanno forzato la persiana di una finestra per introdursi nell'appartamento, e sono fuggiti per lo scatenarsi inevitabile dell'impianto di allarme.
In queste condizioni, come si fa a non diventare "razzisti"? La prego di non menzionare ad alcuno il mio nome e la località. 

Lettera firmata





Non mi pare sia il caso di scomodare i diritti democratici per confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" di nome Diletta, che denunciava il razzismo che sempre più si va diffondendo tra noi. A questo proposito voglio precisare che quella lettera, davvero molto bella, aveva suscitato in me il sospetto che non fosse stata compilata solo da lei. La sua insegnante mi ha invece scritto che Diletta non ha avuto alcun aiuto nella sua stesura. Mi scuso con Diletta e a maggior ragione le esprimo tutta la mia ammirazione per il modo con cui scrive e per le cose che pensa e dice.
La sua lettera, invece, è un classico esempio di chi, assicuratosi il proprio benessere, che noi occidentali non possiamo dimenticare d'aver costruito sullo sfruttamento o quanto meno sul mantenimento della povertà nel mondo, rifiuta l'idea che chi non ha mezzi di sostentamento nel proprio paese, oppure è perseguitato per ragioni politiche, o ancora assiste quotidianamente a chi muore di fame e di sete, per non parlare della mortalità infantile o dei bambini arruolati negli eserciti da bande che si contengono il potere, possa decidere di abbandonare la sua terra e, rischiando la vita in un mare che seppellisce tante colpe dell'Occidente, senza arte né parte giungere da noi.
La sua lettera dimentica anche quanti immigrati, che la nostra ipocrisia chiama "di colore", sostengono la nostra economia con lavori che gli italiani più non fanno, con paghe spesso in nero, quando non addirittura in condizioni di schiavismo, per far profitti in questo "mercato" che noi occidentali e non altri abbiamo inventato e che ora sta mordendo anche noi.
La sua lettera, che spegne le speranze e gli ideali di una ragazzina di 12 anni in omaggio a un "confronto democratico di opinioni", denuncia che la sua visione del mondo è limitata alle pareti di casa sua ben blindata e sorvegliata, e perciò nulla sa che la storia ha sempre registrato migrazioni per fame e bisogno di terre, con invasioni, eccidi, guerre, e che sessant'anni di pace nella nostra Europa, oggi così traballante, non può frenare chi per fame e condizioni di estrema indigenza rischia la vita nella speranza che da noi, ci sia una possibilità di futuro. 
Alla sua amica tedesca dica di fare un giretto in Africa e di vedere, oltre alle condizioni di vita, chi vende le armi agli eserciti che si contendono i territori, chi sfrutta le risorse del continente nero, chi, al potere, si fa corrompere da noi occidentali per ottenere gli appalti che servono per costruire le infrastrutture che servono a noi per il trasporto dei loro prodotti, e poi le chieda se hanno diritto di essere razzisti noi o loro nei nostri confronti. Al suo ritorno provi con lei a fare un "confronto democratico delle opinioni". Magari è più utile che confutare gli ideali di una "ragazzina di 12 anni" che ha scritto un bellissima lettera per farsi ascoltare anche da chi tiene le finestre chiuse e la casa "con l'impianto di allarme perimetrale". Una domanda: perché Diletta si è firmata e lei mi chiede di omettere la sua firma? Ha paura delle sue opinioni?

19.7.12

imparzialità è un sogno [ replica alle accuse di faziosità ]


 Photo: "Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti e mettere in guardia i nostri lettori. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere."
(Gaetano Salvemini)



Concludo con due canzoni che sono fra le colonne sonore del nostro blog e del mio percorso fin qui fatto e credo anche di quello che faro  con  voi  o  da  solo
  La  prima  è  di  .... sorpresa  



la  seconda è  re interpretazione     ( ottima  stupenda    )   del famoso  pezzo   di  Claudio Monteverdi  (   1567 –  1643: Si dolce è l'tormento

Paolo Fresu & Uri Caine - Si dolce è il tormento Jazz sous les Pommiers 2010