9.2.13

perchè io anarchico \ libertario dico Si al ricordo del 10 febbraio e ricordo a 360° le foibe e l'esodo

Lo so  che  spesso mi contraddico  con quanto  dico  in precedenza (  vedere qui  questo mio precedente post  )   . Ma   stavolta  davanti  a tali persone  non importa  se di  destra  o di sinistra 




  che  non hanno  (   se l'hanno è  parziale  )  memoria    della  sofferenza    di tali  popolazioni  è commettono atti vili   come questo a  Torino qualche  giorno fa  ( news  tratta  da  http://www.qelsi.it/2013/a-torino-distrutta-la-lapide-in-ricordo-dei-martiri-delle-foibe/ fonte   faziosa  e poco  obiettiva  ma è  l'unica  che ho trovato  e poi le  immagini  parlano  da  sole )




e soprattutto davanti  alcuni amici   reali  e  virtuali ed  altri solo  virtuali   che  mi hanno chiesto    , leggendo il precedente post    ( vedere url  sopra  )    s'ero passato al fascismo    visto che  ricordavo avvenimenti  fatti  propri  dalla destra  fascista repubblicana  ( quello che  allora  si chiamava  Msi  - movimento  sociale   italiano  \  fiamma  tricolore  )  fatta propria  dai fascisti  e  ora  dai revisionisti  di sinistra , eccetto  alcuni esponenti  (  vedi qui   ) . Oppure  altri  che mi dico  è basta  crogiolarsi  nel passato e  guarda  al  futuro  .Oppure  i  nuovi  iscritti che mi chiedono come  un comunista  (  in realtà sono un libertario )  come  sia arrivato   a  ricordare  in maniera cerchiobottista (  secondo loro )  o a  360°  tali avvenimenti  .

Mandiamo  con ordine  .
Il monumento collocato all'ingresso della "foiba" di   Basovizza
foto  tratta dal 2  sito   citato  

Oltre  ai motivi suddetti  , che  ho  citato  nel post  precedente , c'è il fatto che  :  <<   La storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni, non è maestra di vita >> Ciò non toglie che in opere storiche, l'argomento fosse dibattuto: ad esempio nel 1980, Arrigo Petacco - noto giornalista e saggista - illustrò la tragica realtà di questo massacro. Il suo racconto, pur all'interno di un'opera più ampia e con molte incertezze, prudenze ed omissioni, offriva un quadro sufficientemente completo, senza sottovalutare entità e ferocia delle stragi.

Ricordo  perchè è già bastato   l'assordante   silenzio    durato   mezzo secolo   su  tali eventi storici  .
Il silenzio  fu di tre  tipi (  le news sotto  riportate,sono tratte sia  da mie  ricerche in giro per la rete  e  in particolare  da queti duie  siti : 1) www.lefoibe.it/approfondimenti/dossier/06-resppolitiche.htm.,2) il  già  pluricitato citato http://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe  in particolare  il  capitolo La percezione   del fenomeno dal dopo guerra ai giorni nostri  3)  http://digilander.libero.it/lefoibe/indexx.htm
 Esso   fu di tre tipi  diversi ma  accomunati  dall'opportunismo politico   e  del voler  dimenticare   tali fatti

Il silenzio internazionale  \ degli alleati

Per non inimicarsi la Jugoslavia che, all'epoca, in piena guerra fredda, faceva parte dei "Paesi non allineati(  cioè tutti queoipaesi  che nonaderirono  ne al blocco  societico  \  comunista   nè  a quello  Americano  )  gli americani, così come i loro alleati non indagarono su ciò che gli Jugoslavi avevano compiuto durante la guerra, né pubblicizzarono quanto gli stessi continuarono a compiere nei periodi immediatamente successivi alla sua conclusione.
La  rottuira   politica    fra  Tito e  Stalin avvenuta  nel  1948  fece  entrare  la  ex  Jugoslavia   nei paesi non allineati e  da qui  la necessità di utilizzare la Jugoslavia come "paese cuscinetto" tra i due blocchi,  spinse tutto il blocco occidentale a stabilire rapporti meno tesi con la Jugoslavia, in funzione antisovietica (si era agli inizi della guerra fredda) per contrastare l'egemonia sovietica nei Balcani .
Anche a "giochi finiti" non vi fu mai alcuna ammissione esplicita ed ufficiale delle  brutture  e  delle responsabilità  del regime  Jugoslavo  . Infatti << le "foibe" (...) sono state una variante locale di un processo generale che ha coinvolto tutti i territori in cui si realizzò la presa del potere da parte del movimento partigiano comunista jugoslavo ... >>[ Raoul Pupo, Le stragi del secondo dopoguerra nei territori amministrati dall'esercito partigiano jugoslavo ] >>  . Gli eccidi, come detto, avevano anche l'obiettivo di eliminare i possibili oppositori del costituendo regime comunista jugoslavo e furono uno dei tanti eccidi che caratterizzarono la sua ascesa al potere , fra questi è rimasto tristemente celebre il massacro di Bleiburg. Repressioni di tale portata furono consentite dalle caratteristiche dittatoriali del regime comunista di Tito. Simili repressioni furono, inoltre, caratteristiche dell'ascesa al potere di gran parte dei regimi comunisti del periodo  fatto che ha spesso portato a presentare le foibe 'tour court' come un "crimine del comunismo"  ) Sarebbe stato infatti estremamente difficile riuscire a spiegare all'opinione pubblica mondiale per quale motivo gli Alleati, pur sapendo della pulizia etnica in corso nella Venezia Giulia, non intervennero per scongiurare o comunque mettere fine a quella tremenda carneficina  e  di  come  loro dichiaratamente  anticomunisti  sostennero anche se  non apertamente  un regime  comunista  non sovietico  .

 Nazionale

La vicenda nel dopoguerra è stata a lungo trascurata per i convergenti interessi di governo e opposizione.I vari  governi italiani del dopoguerra preferirono mettere a tacere questi fatti per : 1)   che voleva sorpassare tutto il capitolo della sconfitta nella seconda guerra mondiale    e  l'italianizzazione forzata  delle minoranze  slave    i crimini   fatti dal regime  fascista  e  poi  dopo   il 25 luglio del 1943  dalla  Rsi ( Repubblica  Sociale  Italiana  )  .,  2)   non doversi confrontare su alcune imbarazzanti questioni legate debiti di guerra nei confronti dei privati. Infatti   beni espropriati agli abitanti delle zone interessate dall'esodo del dopoguerra non furono risarciti equamente, ma con avvilenti elemosine. Riprendere la questione avrebbe significato indennizzi definitivi agli esuli con fondi sottratti alla ricostruzione dell'Italia devastata dalla guerra; si preferì, quindi, accantonare il problema insabbiandolo.3)non  si voleva inoltre riaprire il problema dei molti militari che commisero in Jugoslavia reati di guerra per i quali non furono mai perseguiti,e poi amnistiati con le   nonostante le iniziali richieste del governo jugoslavo . Infatti I vari governi italiani succedutesi negli anni mai consegnarono i responsabili dei crimini nei Balcani, sia a causa della così detta "amnistia Togliatti" intervenuta il 22 giugno 1946, sia perché il 18 settembre 1953    governo Pella ( democristiano ) approvò l'indulto e l'amnistia proposta dal guardasigilli Antonio Azara per i tutti i reati politici commessi entro il 18 giugno 1948 a cui si aggiunse quella del 4 giugno 1966. All'epoca la sola città di Belgrado chiese di imputare oltre 700 presunti criminali di guerra italiani fra cui   i generali Mario RoattaVittorio Ambrosio e Mario Robotti, che non furono mai consegnati nonostante gli accordi internazionali prevedessero la loro estradizione.

dalla  voce  di  wikipedia massacri foibe  (  trovate  l'url  nel post ) 

Nel 1992 è stato istituito un procedimento giudiziario in Italia contro alcuni dei responsabili dei massacri ancora in vita. Tali inchieste furono giustificate dal fatto che all'epoca la Venezia Giulia era ancora ufficialmente sotto sovranità italiana; inoltre i crimini di guerra non sono soggetti a prescrizione. Partite dalla denuncia di Nidia Cernecca, figlia di un infoibato, videro come principali imputati i croati Oscar Piskulic e Ivan Motika. L'inchiesta fu istituita dal pubblico ministero Giuseppe Pittitto. Nel  1997 diversi parlamentari sollecitarono il governo affinché avanzasse richiesta di estradizione per alcuni degli imputati. Il procedimento si è concluso con un nulla di fatto: nel 2004 fu infatti negata la competenza territoriale dei magistrati italiani.
Le responsabilità del Partito Comunista Italiano

L'atteggiamento del PCI nei confronti della questione dei confini orientali italiani fu ambiguo: già nel corso del conflitto, aveva acconsentito a lasciare la Venezia Giulia e il Friuli orientale sotto il controllo militare dei partigiani di Tito,[97] avallando così la successiva occupazione jugoslava. Fu per questo motivo che aveva ordinato ai propri partigiani operanti nella regione di porsi sotto comando jugoslavo (fu in questo contesto che maturò l'eccidio di Porzûs).
Successivamente richiese che i territori assegnati all'Italia col Trattato di Rapallo (1920) passassero alla Jugoslavia, ritenendo che i diritti nazionali degli italiani sarebbero stati tutelati dal nuovo ordine socialista imposto da Tito al suo paese; infine - a partire dalla metà del 1945 e massimamente a seguito della rottura fra Tito e Stalin - passò ad una difesa del carattere italiano della città di Trieste: prima sposando la linea per cui era da crearsi il Territorio Libero di Trieste, poi - dal 1948 - assumendo il mantenimento della città in Italia fra gli obiettivi del suo programma politico. Localmente, tutte le federazioni del PCI della Venezia Giulia aderirono alle richieste annessionistiche espresse dalla Jugoslavia[senza fonte]. In particolare, il PCI di Trieste - allontanatosi alla fine del 1944 dal CNL cittadino per sottoporsi gerarchicamente al fronte di liberazione della Slovenia - auspicò durante il corso di un'assemblea pubblica indetta dalle autorità italo-slave quella che venne definita "risoluzione settima repubblica", che prevedeva la formazione di una settima repubblica federativa jugoslava, di carattere italiano con già pronta la bandiera ufficiale, comprendente Trieste, Monfalcone e il Friuli orientale: a tal scopo organizzarono il Partito Comunista della Venezia Giulia
Terminato il conflitto molti militanti[senza fonte] comunisti italiani collaborarono con il governo jugoslavo e molti ebbero un ruolo attivo nelle repressioni. Si consideri che le scelte dei comunisti italiani, spesso tacciati di "tradimento", furono coerenti al loro internazionalismo, secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore moralmente superiore a quello di patria e nazione.
Negli anni successivi furono tuttavia molti gli ex partigiani e i militanti a prendere la via dell'esodo, come conseguenza delle politiche nazionaliste e repressive del comunismo jugoslavo, oltre che per la disputa che opponeva Tito a Stalin, e che vedeva i comunisti italiani schierati su posizioni rigidamente staliniane.
Negli anni successivi il P.C.I. contribuì a dare, all'opinione pubblica italiana, una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare e a giustificare le azioni dei comunisti jugoslavi. Di questo atteggiamento ne fecero le spese i profughi, ai quali fu ingiustamente cucita addosso l'odiosa nomea di "fascisti in fuga".
idem  precedente  
A tutt'oggi, come si dice avanti, persiste in taluni ambienti comunisti e post-comunisti, in particolar modo quelli più legati all'epopea partigiana un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.
Il PCI, che doveva a tutti i costi evitare di far entrare nella coscienza comune l'idea che alcuni dei suoi leader potessero aver dato un tacito appoggio agli autori degli infoibamenti e delle deportazioni, negò sempre, anche di fronte all'evidenza, quanto stava accadendo in quelle terre, tacciando di falso chi tentò di renderlo noto all'opinione pubblica.
Studiando attentamente la documentazione e le informazioni sulla storia giuliana che stanno via via venendo alla luce, appare logica ed evidente la conclusione che il PCI fosse totalmente appiattito sulla posizione di Tito.
Da un lato questo atteggiamento poteva essere spiegato con lo spirito internazionalista che caratterizzava il PCI, alimentato tra l'altro dalla comune ideologia e dalla necessità di combattere un comune nemico come il nazi-fascismo. Ma dall'altro non si può non rilevare che questa sudditanza contribuì notevolmente ad assecondare le mire espansionistiche di Tito nei confronti della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia. Questa sudditanza, infatti, favorì l'occupazione e la sottrazione di parte del territorio nazionale da parte della Jugoslavia e avallò la persecuzione della popolazione giuliano dalmata, che non risparmiò neanche antifascisti o compagni di partito contrari all'annessione slava.
Significativa anche la lettera scritta dal vicepresidente dei Ministri Palmiro Togliatti il 7 febbraio 1945 al Presidente Ivanoe Bonomi, con la quale il leader comunista minacciò 25 persino la guerra civile se il CLNAI avesse ordinato ai partigiani italiani di prendere sotto il proprio controllo la Venezia Giulia, impedendo così l'occupazione e l'annessione jugoslava.
Mi è stato detto che da parte del collega Gasparotto sarebbe stata inviata al C.L.N.A.I. una comunicazione, in cui si invita il C.L.N.A.I. a far sì che le nostre unità partigiane prendano sotto il controllo la Venezia Giulia, per impedire che in essa penetrino unità dell'esercito partigiano jugoslavo. Voglio sperare che la cosa non sia vera... è a prima vista evidente che una direttiva come quella che sarebbe contenuta nella comunicazione di Gasparotto è non solo politicamente sbagliata, ma grave, per il nostro paese. Tutti sanno, infatti, che nella Venezia Giulia operano oggi unità partigiane dell'esercito di Tito, e vi operano con l'appoggio unanime della popolazione slovena e croata. Esse operano, s'intende, contro i tedeschi e i fascisti. La direttiva che sarebbe stata data da Gasparotto equivarrebbe quindi concretamente a dire al C.L.N.A.I. che esso deve scagliare le nostre unità partigiane contro quelle di Tito, per decidere con le armi a quale delle due forze armate deve rimanere il controllo della regione. Si tratterebbe, in sostanza, di iniziare una seconda volta la guerra contro la Jugoslavia. Questa è la direttiva che si deve dare se si vuole che il nostro paese non solo sia escluso da ogni consultazione o trattativa circa le sue frontiere orientali, ma subisca nuove umiliazioni e nuovi disastri irreparabili.
Quanto alla nostra situazione interna, si tratta di una direttiva di guerra civile, perché è assurdo pensare che il nostro partito accetti di impegnarsi in una lotta contro le forze antifasciste e democratiche di Tito. In questo senso la nostra organizzazione di Trieste ha avuto personalmente da me istruzioni precise e la maggioranza del popolo di Trieste, secondo le mie informazioni, segue oggi il nostro partito. Non solo noi non vogliamo nessun conflitto con le forze di Tito e con le popolazioni jugoslave, ma riteniamo che la sola direttiva da dare è che le nostre unità partigiane e gli italiani di Trieste e della Venezia Giulia collaborino nel modo più stretto con le unità di Tito nella lotta contro i tedeschi e i fascisti.
L'atteggiamento del PCI nei confronti dei profughi giuliani, in linea con la posizione dei compagni slavi, fu di condanna totale e coloro che fuggirono dal comunismo vennero additati come fascisti.

Concludo   rispondendo  , spero in maniera   definitiva  e  completa  a : 1) a  chi mi fa   i  complimenti  perchè  coltivo    la memoria  condivisa  .

 Mi spiace  deluderli  ma   ricordare  a  360   al limite  del cerchiobottismo  (  è un effetto collaterale  di chi  vuole ricordare  obiettivamente   )  significa memoria  condivisa  .  Essa   ci sarà    quando  : << Solo se noi agiremo tutti in questo modo creeremo le condizioni in cui, dimenticato il passato, sarà possibile che le questioni della nostra frontiera siano affrontate con spirito di fraternità e collaborazione fra i due popoli e risolte senza offesa nel comune interesse.>> E  quando   si smettera  d'usare  la  storia  ad  uso   e consumo   ideologico  \ politico ,  di sminuire   e d ingigantirlo  , e  vedendo  solo   gli avvenimenti da  una parte  sola  .
2)  chi mi chiede   Come   mi sono preso a cuore   \ interessato alle  foibe  e all'esodo  delle  popolazioni Istriane  e dalmate    ?

 per il fatto che mi  piacciono , nel bene e nel male  le storie  dei vinti  come potìete leggere  nei ost  del mio blog  . 
Ma  soprattutto  sono legate  anche se  in  maniera indiretta  alla mia infanzia  e ala mia adolescenza  . Ai " conflitti " di mio nonno e  prozio paterno  fascisti con mio padre  e mio  zio   sinistra  extraparlamentare   e quindi l'accusa reciproca  sulle responsabilità dele foibe . E poi le letture  ( in realtà sfogliavo  le pagine  , ero troppo piccolo quando morirono mio nonno e  mio pro zio   paterno, avevo 11   e  13   anni   )  . Quindi cadde  (  aggiungendosi ai silenzi di cui  ho parlato sopra  ) il silenzio e il venir  meno  del mio interesse   su questi argomenti  . Per  poi riemergere con l'istituzione della giornata  del 10  febbraio  e le prepoteste  appena  ne  sente parlare  in tv    di mio padre   che vedeva e vede le foibe  come   una vendetta  \ reazione degli istriani ala violenza e  le aberrazioni fasciste  . La  rilettura  ( di quel  che  si è salvato    visto che mio padre  butto  via  considerando  , non a  torto paccottiglia  fascista  )   dei testi  fascisti  con aggiunta  di testimonianze  un padre  di un mio amico  che   fece la  guerra  in Jugoslavia durante il fascismo  e le brutture  che esso fece agli istriani e  di una signora venuta qui in Sardegna   durante l'esodo  giuliano -istriano ( vedere i  link  sotto per  l'esodo per  la situazione  che precedette le'esodo cioè le violenze fasciste  e  comuniste  vedere  gli url  del post precedente    )  mi hanno portato a ricordare  a  360°  tali avvenimenti .
http://it.wikipedia.org/wiki/Istria#Storia  ( in particolare dal 2  dopo guerra  )
http://it.wikipedia.org/wiki/Dalmazia#Storia  ( l'età moderna in particolare  )

8.2.13

l'amore è un misto fra erotismo ( ritrovamento del volto di una famosa opera d'arte l'origine del mondoi di Coubert ) e la storia d'amore più longeva e duratura ( 81 anni di matrimonio ) ongeva amore erotismo

                 L'amore  è  desiderio fattosi saggio . L'amore  non   vuole  avere   vuole  soltanto amare
                                                                  Herman Hesse  ( 1877-1962  )


Il    titolo  del post  d'oggi  mi è venuto in mente leggendo   in sequenza   le due storie  sotto riportate  .
La  prima    riguarda  la  scoperta importantissima    del pezzo "  mancante " ad un capolavoro della  storia  dell'arte  .
 E' news  di questi giorni  che La donna del celebre nudo di Courbet “L’origine del mondo” opera in cui un nudo ( volgare o elegante dipende dai punti di vista ) 
l'originale  da  http://it.wikipedia.org/wiki/L'origine_du_monde

 << Grazie al grande virtuosismo di Courbet, alla raffinatezza della gamma delle tonalità ambrate,L'Origine del mondo sfugge allo statuto d'immagine pornografica. La schiettezza e l'audacia di questo nuovo linguaggio non escludono un legame con la tradizione: difatti, la pennellata ampia e sensuale e il ricorso al colore ricordano la pittura veneziana. Del resto, lo stesso Courbet faceva appello a Tiziano e al Veronese, al Correggio e alla tradizione di una pittura carnale e lirica. (...) da http://www.musee-orsay.fr/it/collezioni/  trovate  qui  l'articolo integrale e qui un ulteriore news sull'autore  e  sul quadro con le  classiche interpretazioni   critiche  destinate  ad essere  messe  in discussione da  tale scoperta  su tale quadro 
Avrebbe un volto il corpo femminile ritratto nel famoso quadro di Gustave Courbet “L’origine del mondo”: un collezionista sostiene di possedere la parte mancante del dipinto, appunto il viso della donna ritratta. La notizia diffusa dal settimanale francese Paris Match  (  foto a  destra  )  
Ecco  quindi che --  da  quanto legge  su  fanpage --“L’origine del mondo”, il celebre nudo ritratto da Gustave Courbet avrebbe finalmente un volto. Il condizionale è d’obbligo dato che la “scoperta” ha diviso fortemente i critici. La notizia è stata riportata dal settimanale francese Paris Match: è stato un appassionato d’arte a scovare, in una maniera decisamente casuale, la parte superiore del quadro di Courbet, considerato il nudo più erotico del XIX secolo. Nel piccolo quadro del pittore francese, esposto dal 1995 al museo d’Orsay (l’ultimo proprietario privato fu il grande psicanalista Jacques Lacan), appare il corpo adagiato sul letto di una donna ritratta fino all'altezza del seno.Una rappresentazione dell’organo genitale femminile che fece scalpore a Parigi quando, nel 1866, fu rappresentato. La tavola scoperta dall’appassionato d’arte, che dovrebbe dunque definire il resto di quel quadro, mostra il volto di una donna bruna sdraiata, con la testa rivolta all'indietro e la bocca leggermente aperta.
Il volto di “Jo” tra i vecchi mobili di un antiquario parigino - I colori, la trama della tela e, infine, le stesse dimensioni del ritratto corrispondono alla celebre opera de “L’origine del mondo”. Per questo motivo si è arrivati alla conclusione che quel quadro fu diviso a metà. Dunque, il dipinto scandalo esposto al museo d’Orsay non sarebbe che un dettaglio di un’opera più grande. “Due anni d’inchieste, perizie e analisi”, scrive il settimanale francese, “ci hanno permesso di sollevare il velo e risolvere un mistero che ha affascinato il mondo dell’arte e il pubblico”. L’opera che ritrae il volto  (  foto  a  destra    pubblicata   dal settimanale francese Paris Match  )   sarebbe stata acquistata nel gennaio del 2010 in una bottega di un antiquario parigino per 1400 euro: il quadro era abbandonato tra vecchi mobili e nessuno sospettava potesse essere parte di quella celebre opera. La modella di Gustave Courbet sarebbe stata, dunque, Johanna Hiffernan, detta Jo, che all'epoca del dipinto era l’amante del pittore americano James Whistler, grande ammiratore del maestro del realismo francese.


La notizia che porto come tesi e titolo del post è questa , tratta sempre da www.fanpage.it




San Valentino, ecco la coppia più longeva: sposati da 81 anni
John ha 101 anni e la moglie Ann Betar ne ha 97. Si sono sposati il 25 novembre 1932. Il loro segreto? "Vivere nella gioia senza andare oltre i nostri mezzi".


Un lungo viaggio chiamato amore: ottantuno anni l'uno accanto all'altra. Per John e Ann Betar il regalo di San Valentino è una immagine. Il loro matrimonio, avvenuto ottantuno anni fa nel Connecticut, Stati Uniti. John e Ann sono la coppia più longeva degli Stati Uniti. Lui ha 101 anni e lei 97 anni e il 14 febbraio nella festa degli innamorati a Fairfiled, sarà riconosciuto il loro record negli Stati Uniti, se non del mondo. I due si sono sposati il 25 novembre 1932 e quest'anno andranno ben oltre le nozze di platino; hanno cinque figli, 14 nipoti e 16 pronipoti. L'amore è iniziato da ragazzini e non è stato privo di travagli: i genitori di Ann avevano promesso la giovane in sposa ad un altro ma pur di stare assieme la coppia decise di scappare. Lo scorso anno fu premiata una coppia di Las Vegas, con alle spalle 78 anni di matrimoni. John e Ann hanno visto alternarsi ben 14 presidenti degli Stati Uniti, da quando, all'epoca, nel 1932, era in carica Herbert Hoover. Il segreto della loro unione? “Vivere nella gioia- ha detto John – senza andare oltre i nostri mezzi”.

SEMBRI MORTO INVECE SEI ANCORA VIVO .creduto morto viene portato nelle celle obituarie. Ma quando il medico ha iniziato l'autopsia il suo cuore batteva ancora.


“Deceduto per infarto”: ma non era vero. Lo portano nelle celle dell'obitorio e muore assiderato
Russia: nel villaggio di Ulianovshina un malcapitato creduto morto viene portato nelle celle obituarie. Ma quando il medico ha iniziato l'autopsia il suo cuore batteva ancora.













Una storia terribile e incredibile, quella nella quale è rimasta vittima a Mosca, un uomo di 57 anni. Fato per morto dopo un attacco cardiaco, è rimasto per quasi due giorni in una cella frigorifera dell'obitorio locale, ma il suo cuore batteva ancora quando il medico legale stava cominciando l'autopsia sul suo corpo: inutili i tentativi di rianimazione: è morto per assideramento. L'episodio è riferito dal sito Lifenews.ru, è accaduto nella regione di Pskov, nel villaggio di Ulianovshina. La famiglia del malcapitato subito dopo l'attacco cardiaco aveva allertato i soccorsi ma trattandosi di un villaggio lontano dai centri abitati i tempi dell'arrivo si sono allungati a dismisura. Nel frattempo è poi arrivato un infermiere locale, che ha constatato il presunto decesso, sbagliando clamorosamente, e informando la polizia della morte. Soltanto il medico legale, due giorni dopo, ha fatto la terribile
scoperta. Aperta un'inchiesta.
  FONTE  http://www.fanpage.it

7.2.13

Tracce d'amore



...Giostrai. 

Ne accarezzavo l'epidermide
di seta vagabonda,
sostavo ore e ore
nell'attesa dell'amato,
baciando
il cuore alato di trapezista
dal suo terreno cielo,
assaporando lentamente
i nostri rapidi sogni.
Notturni, irragionevoli,
colorati e folli,
dall'allegrezza sghemba di bimbo.
Un paradiso rotante,
un peccato che si fa riso,
un dolore che non t'accorgi,
amore intenso e precario,
stralunato e in bilico,
troppo vero, troppo vita.

Racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali.




Visto che 




E' nata questa iniziativa Biciclette per l’Africa (The power of Bicycles)di The Bicycle Factory
E un iniziativa importante perchè come testimonia il video , L'Africa è come l'italia del II dopo guerra 
  (   i più anziani e i cinofili ricorderanno il film ladri di biciclette ) . Infatti : << Mentre in gran parte del mondo occidentale neonati movimenti popolari lottano per i diritti e la sicurezza dei ciclisti, nei paesi più poveri>> , secondo http://bicycletv.it/ da cui ho preso il video <<e la foto qui a  destra     la bicicletta è ancora molto di più di un semplice mezzo di trasporto. In Africa, per esempio, la maggior parte della popolazione vive nei villaggi e per rifornirsi di cibo,acqua, per arrivare in ospedale, per raggiungere la scuola utilizzare la bicicletta è l’unico modo possibile. >> Ed è grazie al progetto The Bicycle Factory lo scorso anno (2012) sono state prodotte ed inviate in Ghana, con l’aiuto economico di tanti piccoli sostenitori, 5.000 biciclette speciali chiamate Nframa, che nella lingua locale significa ‘vento‘, per via della libertà di movimento che queste biciclette permettono agli studenti che le ricevono. Le Nframa sono delle biciclette mono marcia costruite appositamente per adattarsi al terreno accidentato del paese. Il progetto The Bicycle Factory è attivo dal 2009 e sono già più di 9.000 le bici che complessivamente sono state messe a disposizione degli studenti del Ghana.Take iniziativa trova conferma indiretta in due viaggi fatti in bicicletta dall'Europa all'artica .

Ecco il manifesto dell'iniziativa  preso da   Google 

 




Questa   iniziativa  è rafforzata   da  due  viaggi  in bicicletta  dall'europa  all'Africa. IL primo  messo anche su carta più precisamente ne Il libro ‘Lentamente l’Africa’, racconti di un viaggio dalla Spagna al Mali, di Marianita Palumbo ( ne trovate la copertina  a destra e  la  foto  in basso  a  sinistra  e sotto un intervista presa  sempre    da http://bicycletv.it/  ) di è edito da Ediesse nella collana Carta bianca ed acquistabile direttamente su Amazon
IL secondo  (  tratto da  http://www.moodwheels.com/  )   dal  viaggio solitario di  Matteo pedala da solo, ma con lui lavorano persone speciali. Insieme a sua moglie, ha fondato Sport2build, un ‘organizzazione che offre “a tutti i bambini e ragazzi che si trovino in situazioni di emergenza, povertà e degrado sociale, in un contesto nazionale ed internazionale, un efficace strumento di sviluppo psico-fisico e sociale come lo sport.”
Quest’anno Matteo, per promuovere la sua Associazione e raccogliere fondi, ha percorso in bicicletta diversi paesi dell’Africa, quali Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan e Egitto. Per un’impresa del genere la sua bici era speciale: il materiale utilizzato lascia tutti a bocca aperta: carbonio, titanio, ergal e Japanium Z…..no.  Bambu! La bicicletta che ha accompagnato Matteo per oltre ottomila chilometri è costruita in bambu e pezzi di una vecchia mountain bike. Non si butta via niente.
IL primo Racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali.Intervista all’autrice del libro ‘Lentamente l’Africa’ Marianita Palumbo di Francesco D. Ciani 



Abbiamo recentemente letto e molto apprezzato il libro ‘Lentamente l’Africa’, racconti di un viaggio (in bicicletta) dalla Spagna al Mali. Scritto e pedalato da Marianita Palumbo e Tobias Mohn. Studente di ingegneria ambientale e viaggiatore in bicicletta fin dall’età di 15 anni quest’ultimo, italiana ma parigina d’adozione, antropologa e documentarista Marianita. Questo è stato per lei il primo viaggio in bicicletta.Abbiamo fatto una chiaccherata con Marianita per soddisfare alcune nostre curiosità Come ha fatto Tobias a convincerti ad avere il tuo battesimo da ciclo viaggiatrice proprio in Africa e con un percorso così lungo e complesso?
video cattura  dal  promo del libro su  http://bicycletv.it/videos/



Mi hanno prima di tutto convinto i suoi racconti del viaggio in Asia, un anno, da solo. Non facevo che ascoltare e già incominciavo a viaggiare! Ero invidiosa della sua esperienza e allo stesso tempo appena abbiamo deciso che saremmo partiti ho smesso quasi di pensarci. La decisione era stata presa, aspettavo solo il momento di partire! Siete partiti dal fare pochi km al giorno per arrivare poi a farne anche più di 400 in soli due giorni di viaggio. Come é stato possibile?I primi giorni in Spagna sono serviti anche per allenarci. Io non volevo che le sensazioni di un continente nuovo si confondessero troppo con quelle di un mezzo di trasporto nuovo. E stato utilissimo, anche se davvero faticoso, trovarsi subito davanti le prime montagne! Partire dal piu’ difficile, mentalmente, per essere preparati alla discesa piatta vero sud! Pochi km quindi, e senza fretta, per cominciare, per imparare a usare i pedali, perché il corpo si adattasse al ritmo, e la mente alla fatica! Tobi ne aveva già fatti molti di viaggi in bici, ma anche lui era fermo da un po, quindi il divario tra noi non era cosi’ grande, anche se lui ha comunque dovuto avere pazienza e sorbirsi le mie crisi! E poi, come per magia, tutto inizia a funzionare e si smette di pensare alla bici come ad un mezzo più faticoso degli altri. Altre montage, quelle del marocco e poi il vento contrario ci hanno fatto rallentare ma poi, in Mauritania, il vento era buono ed era come volare! Ed effettivamente abbiamo raggiunto un Massimo giornaliero di piu’ di 200 km e per due gironi di seguito. Tante ore sulla bici, vento giusto che soffiava verso sud-ovest, una grande costanza nel ritrmo, e la nécessita di arrivare alla méta per ritrovare un nostro compagno di viaggio, ecco come é stato possibile! Il corpo é una machina talmente sofisticata: dopo poco si adatta e non credo di essere mai stata meglio fisicamente che durante quei km in bicicletta!
  Come’é andata a livello di visti, di permessi, di frontiere? É stato semplice o avete avuto complicazioni? Abbiamo fatto tutti i visti necessari in anticipo a Parigi, anche se quasi tutti, all’epoca, si potevano fare direttamente alla frontiera. La cosa da tenere in conto é che le regole cambiano velocemente: per esempio, per la Mauritania non avevamo fatto nessun visto perché ci avevano detto, appunto, che lo si poteva fare direttamente entrando. Ma bisogna, anche durante il viaggio stesso, informarsi non appena si é nelle grandi città, per approfittare ed eventualmente cambiare rotta. Noi, per esempio, arrivati a Marrakesh, siamo dovuti ritornare a Rabat (non é raccontato nel libro) perché solo li ci avrebbero fatto il visto per la Mauritania! Quindi é bene informarsi in anticipo e restare informati lungo il percorso! C’é stato un momento in cui scrivi che, se vi foste fermati per riposare e qualcuno vi avesse girato le bici dall’altra parte, non vi sareste accorti della differenza di paesaggio e sareste ritornati indietro. Com’é pedalare per ore nel deserto con nulla intorno oltre la sabbia? E’ allo stesso tempo estraniante e incredibilmente intenso. I gesti si ripetono all’infinito, i pensieri ti portano lontanissimo. Il cervello si metta a funzionare in maniera incredibile (forse per l’ossigeno? Forse per il paesaggio infinito?). E poi il ripetersi dei giorni, degli incontri, fa si che ci si crea le proprie abiturini, si addomestica il paesaggio e ci si fa addomesticare. Come avete fatto per i rifornimenti di acqua e di cibo? Avevamo comprato delle piantine IGN francesi abbastanza dettagliate per calcolare le tappe per il rifornimento di cibo e acqua. Ma la cosa più importante é approfittare di qualsiasi occasione per fare rifornimento, chiedere allé personé che si incontrano, e calcolare bene le distanze sul conta km. Noi non avevamo GPS, o meglio ne avevamo uno ma che é tornato indietro intatto perché non era abbastanza sofisticato per servire veramente quindi non lo abbiamo mai usato.
  Ci sono stati momenti, tanti km, in cui non avevate nemmeno asfalto ma dovevate spingere le bici sulla sabbia a mano. É stata dura? Durissima! Fisicamente e mentalmente, ma poi alla fine sono dei pezzi di strada di cui ti ricordi tutto, assolutamente tutto! E una ginnastica fisica e mentale che ti fa entrare dentro il paesaggio. Come avete fatto con i contanti? Li avete portati tutti con voi o avete prelevato man mano? Ci siamo portati dietro un po di soldi ma non molti e poi, come per acqua e cibo, appena si poteva, soprattutto nelle città piu grandi, ritiravamo. Anche per questo bisogna informarsi prima e avere carte di credito che funzionano. Se no ci sono i sistemi di trasferimento di soldi che funzionano ovunque ma costano un po! Che medicinali avete preso o vi siete portati per un viaggio del genere? Avevamo un kit di sopravvivenza, devo dire abbastanza fornito, antibiotici di base (pillole e pomata per le ferrite), disinfettanti e repellenti per le zanzare. Ci eravamo fatti consigliare da amici medici cosa portare. e poi un médicinale anti malaria che abbiamo iniziato a prendere avvicinandoci alle zone a rischio, evendola già provao a parigi per controllare gli effetti collaterali. Dopo quanti mesi riesci ad immergerti e perderti totalmente nel paese che ti ospita,in un viaggio del genere? Credo che la bici sia un acceleratore del costante processo di immersione che si subisce in un viaggio. Ma per esempio io la uso per le mie esplorazioni urbane a Parigi e ci vuole un attimo, anche solo venti minuti di pedalate, per immergersi in modo nuovo in un luogo che si conosce già! Per questo viaggio in Africa io ho percepito ad un certo punto che mi sentivo a casa, e questo a piu’ della meta del viaggio. E stato come scomparire, in un certo senso, come se mi sentissi fusa all'esperienza che stavamo facendo, che non c’era più  distanza, in un certo senso. Com’é tornare alla realtà dopo 5 mesi di immersione in terra africana? E stato tutto velocissimo. Sorvolare al contrario gli spazi che avevamo attraversato in bici é stato un po come una catarsi. E poi una volta atterrata sono stata ringhiottita dal quotidiano. Il moi sguardo su certe cose era cambiato, ovviamente, e forse la cosa piu’ bella é stata capire che quest’esperienza eccezionale mi aveva soprattutto insegnato a viaggiare anche stando fermi, a meravigliarsi di tante piccole cose anche del quotidiano, e non, come si potrebbe credere, a sminuire il quotidiano. La differenza tra viaggiare in bici, lentamente e viaggiare con altri mezzi? E ovviamente lo sforzo fisico ma non solo. Anche la maniera di mettersi in gioco in un paese che non si conosce. Ci si espone, si dipende molto dal contesto che si attraversa e allo stesso tempo si é liberi di spostarsi autonomamente. Con gli altri mezzi quello che é fantastico é condividere il mezzo di trasporto con le persone del posto. Ed è una cosa fondamentale anche quella: capire come la gente si muove localmente!Chiuderei con il tuo punto di vista sulla differenza tra il viaggiare e l’essere a casa. Essere in viaggio vuol dire negoziare costantemente la propria presenza in un contesto che non si conosce, imparare a “stare”, imparare a interagire. Credo che per i viaggiatori, al contrario, essere a casa vuol dire dover preparare chi ci sta intorno alle nostre assenze, condividendo le proprie esperienze, che è sicuramente una delle regioni dell’esistenza di questo libro.

La  seconda   tratta  da  http://www.moodwheels.com/ è quella  di Matteo Sansonetti   (  foto  sotto a destra  tratta  da  una video intervista  fattagli  l'amnno scorso  da Jean Claude Mbede Fouda  per  Afrikitalia LiveTV )  che  dopo aver ceduto il suo studio di commercialista  a Legnano   7  anni  fa  parte per lo Zambia e fonda  la  onlus   http://www.sport2build.org/ che  si occupa  di fare dello sport  uno strumento  di pace ed integrazione per  i bambini africani  creando occasioni  d'amicizia  e crescita  tenendoli lontano  d'abbandono e criminalità .
Infatti offre “a tutti i bambini e ragazzi che si trovino in situazioni di emergenza, povertà e degrado sociale, in un contesto nazionale ed internazionale, un efficace strumento di sviluppo psico-fisico e sociale come lo sport.”
Quest’anno Matteo, per promuovere la sua Associazione e raccogliere fondi, ha percorso in bicicletta diversi paesi dell’Africa, quali Zambia, Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan e Egitto. Per un’impresa del genere la sua bici era speciale: il materiale utilizzato lascia tutti a bocca aperta: carbonio, titanio, ergal e Japanium Z…..no.Bambu! La bicicletta che ha accompagnato Matteo per oltre ottomila chilometri è costruita in bambu e pezzi di una vecchia mountain bike.

N.b  le  foto sono dell'articolo intervista    che  trovate  qui sotto  di  www.moodwheels.com

Cosa è stato necessario fare per prepararti a questo “giretto in bici” di ottomila Km?                          La preparazione è stata soprattutto mentale, si mi sono allenato ma non tantissimo, non ho fatto diete,anzi mangiavo tutto e di più perchè sapevo che prima o poi l’Africa mi avrebbe mangiato ! Alla fine sono arrivato tiratissimo !

3.2.13

10 febbraio foibe ricordare a 360 gradi


Dopo  la  giornata  della memoria  (  27  gennaio  ) ecco  un altra  giornata \  ricorrenza che  non mi va  di celebrare  ( perchè non c'è  niente  da  celebrare smiley grumpy ) ma  solo  di ricordare (  quello  si perchè soltanto dopo  che  si è ricordato   a 360  gradi   tali tristi avvenimenti  si potrà  celebrare triste angel ) .    
Io  ricordo  e ne parlo lo stesso  nonostante   ( ormai ci ho fatto il callo angel )  mi capiti   tutti  gli anni,   da  quando  è  stato istituito  il ricordo e da quando  ne  ho preso coscienza direttamente e  ne parlo e ricordo ( almeno ci provo ) a  360  gradi   tali avvenimenti sul blog , di  venire,  con commenti ai  post   che  scrivo per   tale  data  considerato fascista  dai  duri e puri (  gli irriducibili )  amici  e  compagni di viaggio  appartenenti    dell'estrema  sinistra  , e comunista    da  quelli   di destra specie  quella  estrema  e in maniera  virulenta    \  faziosamente  anticomunista    . 
Ora molti  di voi , specie  quelli nuovi  si chiederanno , perchè allora  ricordi  e  parli di tali eventi  ? 1) l'eventualità più verosimile è quella del giudizio storico che ci chiederà conto per aver permesso una civilissima e democratica barbarie per aver  dimenticato o peggio  guardato altrove ., 2)  La storia fatta di silenzi, di falsificazioni, di mistificazioni, non è maestra di vita. 3)   questa  non è mia  è preda  da  un luogo   dove  si è smarrita   anche l'ultima  briciola   di ciò che rende uomini  >>n° 289  di Martin Mystere  . Ma  soprattutto  Perchè tali tragedie  non vanno  dimenticate   perchè  è solo coltivandone il ricordo  a 360   chi se  frega  se , come mi è successo  per le  critiche  ricevute  al  mio post  di due  anni fa  su tale  data , in cui   mi hanno accusato   di non voler  riconoscere   i crimini   di tito  e del comunismo  e di fare da scaricabarile denunciando  solo  quelli del  fascismo   .
Tesi che   io smentisco   come potete  vedere  da link  sotto  ( oltre a quelli presenti nel post prima citato  ) sotto riportati e  da questa  testimonianza  (  ne  ho parlato in uno dei post  del blog  che  trovate      cercando   nel motorino    che  trovate a  destra   in alto se digitando la  parola  foibe  appena  aprite  www.ulisse-compagnidistrada.blogspot.com  )   << Ora non sarà più consentito alla Storia di smarrire l’altra metà della Memoria. I nostri deportati, infoibati, fucilati, annegati o lasciati morire di stenti e malattie nei campi di concentramento jugoslavi, non sono più morti di serie B.>> Annamaria Muiesan  figlia  di  una vittima  delle foibe   ).  io  voglio solo  , come  dice  un commento  ad  un video sulla  storia  del confine orientale  e quindi  sulle  foibe e  sull'esodo    ( non ricordo  ne quale  nè l'url   )   <<  che  tali crimini  dettati  dall'odio ,del nazionalismo  esasperato , dall'ideologia   non si debbano ripetere  mai più perchè è   tristezza,tristezza infinita per quello che ci siamo fatti a vicenda. siamo vicini,vicini di confine,vicini di casa,vicini di tutto,e siamo stati delle bestie... fascisti comunisti. ma che importa ormai , siamo i nipoti , i pronipoti abbiamo il dovere di non far capitare mai piu atrocità simili >> . Ma  soprattutto  non siano  : nè strumentalizzati  e  usati  ad  uso  e consumo  sminuendone  alcune aspetti e  concentrarsi  solo  altri   da  una  determinata parte politica \ culturale  (  vedere    cercando nei motori  di ricerca  alla voce  10 febbraio  che   ne  attribuisce  i crimini  ai soli comunisti  o viceversa  ai soli fascisti    né  che sia  occultata  perché indigesta  o per  motivi  politici  come  è stato fatto durante  la  guerra  fredda con il silenzio  creando un vuoto  generazionale  come dice  un  commento  ad   un mio vecchio post ( mi pare fosse   del 2006\7  )  sui tale giornata :
<<  Il Foglio 14/02/06 Uffa! di Giampiero Mughini Una gigantesca menzogna durata mezzo secolo. Ascoltavo un paio di giorni fa, alla trasmissione radiofonica di Barbara Palombelli su RadioDue, Anna Maria Mori che presentava il libro dove racconta la sua odissea di giovane istriana divelta dalla sua terra dalla decisione degli Alleati di accordare alla Jugoslavia una terra italianissima, l’Istria.
Furono oltre 350 mila i nostri connazionali che persero tutto, salvo la valigia che avevano in mano quando salirono sulle navi che li portavano in un’Italia che li accoglieva distratta e diffidente. C’è voluto mezzo secolo prima che quel dramma emergesse alla luce, prima che noi potessimo pronunciare correntemente il nome “foibe” e tutto il resto di quella saga barbara.
Mi chiedo, io che ero a sinistra nei miei vent’anni e trent’anni, quando ho avuto coscienza per la prima volta di quel nome e del dramma cui alludeva. Io che leggevo il supplemento libri di Paese Sera, Mondo nuovo, l’Unità, il Manifesto, il Giorno, Rinascita, Problemi del socialismo, di quel nome e di quel dramma non ne sapevo proprio nulla. E quando ho sentito pronunciare per la prima volta il nome dell’istriana Norma Cossetto, io che sapevo tutto dell’assassinio di Giacomo Matteotti e di don Minzoni? Mai prima di aver letto il meritorio “L’esodo” di Arrigo Petacco, un libro pubblicato nel 1999. Mai prima di quel libro avevo letto di quella ragazza ventitreenne che un pugno di bestie jugoslave stuprarono a lungo e sino alla soglia della foiba dove la scaraventarono; né sapevo della decisione – per una volta santa e benedetta – dei tedeschi che catturarono i colpevoli e li costrinsero a passare la notte in piedi accanto alla salma di Norma prima di essere fucilati all’alba.
Niente sapevo, nessuno di noi sapeva, nessuno ricordava, nessuno aveva messo a mente. Una gigantesca menzogna e una gigantesca omissione durate quasi mezzo secolo nel paese dove più forte e determinante è stata l’influenza culturale della sinistra, e dunque i suoi modi disinvolti di raccontare la storia. >>

Non so  che altro dire    se  non lasciavi  a questi  link a  voi  ogni   giudizio  e  commento



  • prima  delle foibe  di  tito    e dell'esodo  delle popolazioni Istriane


http://www.storicamente.org/05_studi_ricerche/riosa_confine_orientale.htm
http://www.youtube.com/watch?v=z0EkUlgHAe4&feature=endscreen&NR=1 
http://www.youtube.com/watch?v=AU0i_TCTo5c 
www.criminidiguerra.it/index.html crimini  italiani  durante la  guerra in Jugoslavia
it.wikipedia.org/wiki/Crimini_di_guerra_italiani   dove descrive con ampi documentazione   e  riferimenti  a  siti  esteri i crimini  del nostro paese   nel secolo scorso  ed i n particolare quelli nei balcani  \  Jugoslavia

le  foibe  da  "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli
http://youtu.be/rshrUhhRdfc  parte  1
http://youtu.be/3qgPptf34Sg parte  2
http://youtu.be/h201dS9bz4s  PARTE  3

Documenti    sulle  conseguenze  delle  foibe e delle  violenze  di tito  ovvero l’esodo  di un popolo   e  sulle  varie  interpretazioni degli storici

http://www.leganazionale.it/
http://www.lefoibe.it/
http://digilander.libero.it/lefoibe/indexx.htm
http://prcreggioemilia.it/casalgrande/2012/02/19/smantellare-la-versione-fascista-sulle-foibe/
http://www.10febbraio.it/cosa-sono-le-foibe/

http://it.wikipedia.org/wiki/Giorno_del_Ricordo
http://it.wikipedia.org/wiki/Questione_triestina
http://it.wikipedia.org/wiki/Foiba
http://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe
http://fdcaroma.blogspot.it/2008/02/il-brevetto-fascista-delle-foibe.html

Parigi, cacciati dal museo d'Orsay: "troppo poveri"

da http://www.nanopress.it (  presa  dall'articolo riportato sotto )


Va bene che l'ordine , il decoro e la pulizia \  l'igiene  sono fondamentali qualunque siano le condizioni economiche delle persone . Ma qui si è commessa una discriminazione bella e buona . Infatti 
E' particolare questa vicenda successa in Francia dove una famiglia è stata allontanata dal museo d'Orsay di Parigi perchè povera. Ecco  i fatti



da http://www.nanopress.it/cultura  del 31\1\2013 

sabato scorso una famiglia di origini modeste, anzi proprio povera, in lista nei servizi sociali, ha visitato insieme ad un volontario il prestigioso museo d'Orsay. Madre, padre e figlio di 12 anni però non sono andati a genio ad alcuni visitatori del celebre luogo d'arte e li hanno fatti allontanare.
Nella sala dei Van Gogh, infatti, alcune persone hanno chiamato la sicurezza per via del cattivo odore emanato dai componenti di quellafamiglia povera. Gli addetti alla sicurezza a questo punto si sono avvicinati ai "disadattati" e li hanno "accompagnati" all'uscita, decretando la fine della giornata speciale per il ragazzino ed i suoi genitori. 
Il presidente dell'associazione Atd Quart Monde, Pierre-Yves Madignier aiuta a inquadrare meglio la vicenda: "Una famiglia estremamente indigente, come molte purtroppo, che vive in una catapecchia fuori città. La mattina si erano preparati a un pomeriggio eccezionale, di bellezza, di piacere. Eravamo lì con loro proprio per non farli sentire in difficoltà: dovevano pensare solo a godersi gli impressionisti, come tutti".
Il museo d'Orsay si è offerto di rimborsare i biglietti a padre, madre, bambino e volontario ma (giustamente) il ministero è intervenuto, chiedendo un rapporto dettagliato sui fatti. La ministra Aurélie Filippetti ha parlato di incidente spiacevole. "Non mi sembra però che ci sia una mancanza morale da parte del personale del museo, anzi forse hanno fatto il loro mestiere, preservando la possibilità di quella famiglia di ritornare, in condizioni più degne". 
Pierre-Yves Madignier invece annuncia che la sua associazione porterà il museo in tribunale. "È indecente, quella famiglia si trovava nelle condizioni più degne che le sono concesse: quando si vive in condizioni insalubri, in una specie di baracca, i vestiti si impregnano di umido. I genitori e il bambino emanavano l'odore, persistente ma non insopportabile, della povertà. E la cosa che mi ha fatto più male è che sono stati loro, le vittime, a chiedere scusa".
Che dire? Saranno stati contenti i visitatori che hanno fatto allontanare la famiglia di poveri, finalmente "liberi" di poter ammirare i capolavori di Van Gogh...e forse gli sfugge un particolare, visto che anche il genio olandese visse e morì in povertà. Da vivo è andato incontro alla medesima e disgustosa esclusione sociale.




2.2.13

dià-logos


Discorso alterno fra due e più persone: ma nella vita di tutti i giorni è utopia.Componimento a discorsi alternati: pura e retorica teoria letteraria.In entambi i casi  il dialogo si risolve in mero ed egoico monologare.Dià-logare è un cammino iniziatico che vede il diabal mutarsi in sym-bal.