10.9.19

Ferrara, Albrindisi l’antica osteria che si difende dagli spritz: «Qui niente intrugli»

Per un giorno basta  parlare di  femminicidi e stupri   parliamo di  cose più allegre    anzi beviamoci su  visto che  la storia d'oggi  riguarda proprio un osteria  antica    di Ferrara  . Ne trovate la storia   nell'articolo  sotto ( e nei  link   citati sotto    nell'asterisco * )  preso da https://corrieredibologna.corriere.it/bologna/ristoranti-locali/ del 31 agosto 2019


Ferrara, l’antica osteria che si difende dagli spritz: «Qui niente intrugli»
«Al brindisi» è il posto più antico del mondo nel suo genere. E si beve solo vino

                                     di Natascia Celeghin




FERRARA «Ci provano sempre a chiedere intrugli. Il segreto? Non cedere mai, mai a cole e cose varie». All’ombra del castello estense di Ferrara sorge l’osteria più antica del mondo, “anti-spritz” e altri intrugli moderni. Si chiama “Al brindisi” e può vantare e raccontare quanto ha visto accadere e bere in secoli e secoli di storia nella città della nobile famiglia Estense.


Federico Pellegrini (foto dal sito dell’osteria)


Il suo oste, Federico Pellegrini, ha fatto la scelta dichiarata di non servire nello storico locale l’aperitivo rosso mixato al prosecco (made in Veneto e celebrato nella medesima regione, cosi come in buona parte d’Italia) o altri cocktail con super alcolici di aggiustamento moderno. E proprio Pellegrini, sui social, non manca mai di rispondere puntualmente (e con ironia) a quanti intervengono sul tema Nemmeno il caffè. La proposta delle bevande è principalmente concentrata su un’offerta di vini, bianchi o rossi con un occhio di riguard al territorio. Non perché Federico Pellegrini, il titolare, abbia qualcosa contro lo spritz, la vodka, il mojito o il caffè. La piazza del castello cosi come quella della Cattedrale e dintorni offre già, con altri locali, proposte più contemporanee. La volontà dell’osteria “Al brindisi” è quella di celebrare la storia e il territorio dove da sempre questo suggestivo e folkloristico locale sorge.
Il miscelar vini è l’unico gesto contemplato da Federico Pellegrini, visto i prodotti vitivinicoli che il territorio ferrarese e non solo, propone. L’osteria più vecchia del mondo, fondata nel 1435, all’epoca l’insegna in legno portava il nome di “ Hostaria al Chiucciolino” la si può scorgere imboccando via Guglielmo degli Adelardi, un’altra viuzza intrisa di storia, collocata dietro al Duomo di Ferrara. Il locale a un tempo lo si poteva raggiunger con la barca, oggi tranquillamente a piedi con una passeggiata immersa nel fascino del Medioevo ferrarese. Attualmente è una meta ricercata dai turisti, ma anche un’abituale frequentazione di tanti ferraresi. Di proprietà della famiglia Pellegrini dalla fine degli anni Cinquanta, la tradizione è portata avanti da Federico, oste soprattutto per vocazione, visto che lo erano già i nonni. Un punto di forza dell’enoteca è proprio la mescita di vino al calice e la scelta di vini diversi abbinati alla gastronomia. I vini localissimi sono quelli delle sabbie, prodotti nella costa tra le province di Ferrara e Ravenna, nella zona del Bosco Eliceo. E ancora, solo per citarne alcuni dell’ampia carte dei vini, Vermentino nero e Massaretta dalla Toscana, Pignolo dal Friuli, Malbo gentile e Ancellotta dall’Emilia, Majere dal Trentino, Pallagrello dalla Campania
Molte le “star” del passato che hanno sostato nell’Hostaria della famiglia Pellegrini, che vanta anche il record da Guinness dei primati ed è inserita nella lista dei 215 locali storici d’Italia. Un red carpet di artisti e poeti al pari, e forse anche di più, di quello della Mostra del cinema di Venezia. Nel locale infatti si dissetarono la poliedrica mente di Benvenuto Cellini, il pittore della Scuola Veneta Tiziano Vecellio, il celebre poeta Torquato Tasso, l’astronomo Niccolò Copernico, che qui soggiornava. E poi Ludovico Ariosto che a Ferrara tutt’ora vi riposa. Per loro niente selfies, storie di istagram o video propagandistici e pubblicitari ma un bicchiere di vino e il chiacchiericcio dei viandanti.

Inizialmente  dopo    aver letto  tale  articolo  ,  visto che  a " pelle "  cioè  apriori mi sembrava una scelta  da  snob , da  sovranità  cioè nazionalista    dall'identità chiusa   avrei voluto intervistarlo  ma  lui    in maniera  lapidaria     ( anche se  comprensibile   ) mi ha  replicato  : << Salve Giuseppe..non sono abituato ,ne mi trovo a mio agio nella parte dell intervistato difatti i vari articoli si basano su copia /incolla di mie risposte a commenti di amici o frequentatori decennali del mio locale ..o di chiacchiere raccolte durante il servizio... .
Se si desidera approfondire ..; sono aperto tutti i giorni dalle 11 alle 24 escluso il lunedì. Da una, o più visite ,Potrai decidere autonomamente che tipo di forma mentis c' è dietro la mia gestione. Buon Tutto Fred  >>. Ora come  ho gli risposto   :   <<  ok se capito da quelle parti visto che sono del nord Sardegna  volentieri  .>> Visto che     condivido   (  come potete notare dal  mio twitter  e  dell'account  e  pagina  facebook )     e  piace chi pensa globale ed agisce locale *  che  non significa    nazionalismo " estremo  ovvero  fascismo  e  razzismo ma  identità    aperta   ( trovate  maggiori dettagli     nei link  sotto  * seguite l'asterisco   )    <<   cercherò >>    come  ho scritto al proprietario   <<  di raccontare il più obbiettivamente possibile la tua storia sul mio blog lo stesso anche senza intervistarti >>

Infatti   letto  i suoi canali internet ,  soprattutto la  voce   del suo sito " dicono di Noi "   e le  recensioni   di  https://www.tripadvisor.it/ ovviamente prendendole  con le pinze perchè  si  sa   che spesso su tali siti  possono infiltrarsi   rivali  ,    gente  a cui sta   antipatico  ,   o  gente  permalosa  e pignolissima   o   anche l'inverso      mi sono fatto l'idea  che   non sempre  le cose  stanno come sembra   Infatti   si  può essere tradizionalisti  senza perdere il contatto  con il mondo e  vendersi  alle mode  del momento   ovvero il classico  Pensare  Globale   Agire locale  e  puntando  sulla  qualità . Spero un giorno di capitare da quelle parti per  confermare o smentire   questo mi  giudizio  

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9.9.19

il femminicidio non solo uccidere fisicamente ma con le parole sessiste. il caso di **** suicidatasi per i pesanti apprezzamenti sessisti e fare disinformazione

Noi tutti  , sottoscritto compreso  ,  dobbiamo tenere   a mente  che le  parole  e  gli apprezzamenti    soprattutto quelli sessisti   uccidono   di  più   di  un omicidio fisicamente  . Questa storia  l'ho trovata   sull'account  Facebook  di  un contato recente Enzo Comi







Maria Prisco
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31 luglio


Giulia si è suicidata a 29 anni.
Abbiamo trascorso insieme ogni vacanza dai 10 ai 24 anni. Oggi, mentre la madre lo raccontava alla mia, a 6 mesi dalla sua morte, ha detto:
"Giulia, aveva un sogno, diventare ingegnere edile. Dopo 3 anni di lavoro non retribuito, il suo datore di lavoro le ha detto che non valeva nulla e che al massimo avrebbe potuto fare l'aiuto cantiere, perché non aveva né competenza, né talento. E quando lei gli ha risposto a tono, lui le ha detto che avrebbe fatto più successo mettendo le tette fuori. Dopo 3 giorni, mia figlia si è suicidata. Non ha lasciato nessun messaggio, non ha voluto nemmeno darci una spiegazione.
L'immagine può contenere: testo

Ma io sono convinta, che quell'umiliazione, quel sogno spezzato, le hanno tolto la vita. E oggi Franca, prego per le ragazze come tua figlia, affinché i loro sogni siano più forti di chi li mortifica"
Mia madre non ha avuto la forza di risponderle, si sono abbracciate e non hanno più parlato.
In quell'abbraccio c'erano tutte le paure e il coraggio delle madri delle "figlie femmine".
Ora sono a lavoro e mia madre, forza della natura indiscussa, mi ha inviato questo messaggio.
Io lo dedico a Giulia.
Lo dedico a tutte le ragazze che rincorrono i loro sogni, non curandosi del maschilismo e del cinismo che le circonda.
Lo dedico alle ragazze e ai ragazzi , quelli fragili che si lasciano convincere di non valere nulla da dominus incapaci e disumani.
Lo dedico ai professori che non riconoscono i talenti e ammazzano i sogni e la creatività.
Lo dedico alle famiglie, a quelle più distratte e più superficiali. Alle madri fragili e timorose di chiedere cosa stia accadendo.
Lo dedico a mia madre, a mia sorella e a mia figlia. Alle donne che non mettono le tette in mostra ma riconoscono il loro valore.
Lo dedico a questa strage silenziosa, che in pochi conoscono. Alle 400 vittime di suicidio all'anno. Al disagio giovanile e ai tanti suicidi, che un messaggio come questo potrebbero evitare.
Per ogni persona che vi distruggerà un sogno, ci sarà sempre una madre pronta a ricostruirne mille.


  Il femminicidio  è anche  cattiva informazione ed uso spregiudicato e selvaggio della  tecnica  del  #clickbait  ovvero la miseria del giornalismo italiano online e  non solo  .

Infatti concordo con   questo articolo  della  pagina facebook  di Anonima femministe


Oh, non possiamo andare in vacanza 2 settimane senza che, fastidiosi come i moschitos, i giornalisti italiani de Il Giornale e de la Repubblica disinformino il pubblico quando si tratta di dare notizia di un #femminicidio, quello dell’assassino Massimo Sebastiani, che ha ucciso e abbandonato il corpo di Elisa Pomarelli.
Come disinformano?
Con titoli (di articoli) al limite dell’incredibile! Del grottesco!!
O meglio... del clickbait
Ormai ci preoccupa più la malafede che l’ignoranza maschilista. Ci spieghiamo meglio: questi titoli sarebbero stati scritti APPOSITAMENTE in questo modo per attirare l’attenzione, per essere cliccati e aprire l’articolo, come fossero un’esca (clickbait) per l’indignazione pubblica. Alle testate non interesserebbe che l’articolo venga letto, ma che venga cliccato e aperto, in modo da generare traffico, legato agli investimenti pubblicitari con le testate stesse.
È un mezzuccio, insomma, per raccogliere fondi, nonostante i fondi pubblici.
Ciò dimostra 1 la mala gestione nell’uso dei nuovi media da parte di testate “tradizionali” legate ancora alla carta stampata, e 2 la considerazione che queste testate danno a queste notizie di cronaca nera, visto che il clickbait è un trucco normalmente considerato scorretto, poco etico da sempre nel web. Il rispetto per la vittima, questo sconosciuto. L’etica giornalistica, cosa scusa?! Peggio che andar di notte.
Insomma, quello che pratica usualmente Libero, ma che è diventato talmente paradossale da far ridere più di Lercio. Il Giornale e la Repubblica, invece, sono disinformativi totalmente, perché ancora percepiti dalla massa con un qualche credito giornalistico. Perciò il dolo è doppio, perché fanno profitto sulla voluta disinformazione, perpetrando nella società una descrizione distorta e giustificativa della violenza.
👎🏾👎🏾
Questi bari digitali vanno radiati per non esercitare giornalismo mai più.


Un po' uro il finale , ma come non dargli torto visto che nonostante da dagli anni 90 , se non ricordo male , i Centri antiviolenza hanno richiamato i media ad una maggiore attenzione sulla narrazione distorta ( metaforicamente parlando ) del femminicidio e hanno offerto una lettura differente del femminicidio, forti dell’esperienza diretta con donne vittime di violenza. L’ attenzione è aumentata nel corso degli anni anche grazie all’attivismo di collettivi femministi e delle giornaliste della rete Giulia. Ed , secondo quanto dice ilfattoquotidiano in questo articolo di cui ne riporto sotto un estratto
[...] 
Dal 2014 l’Ordine dei giornalisti, la Federazione nazionale della stampa e i Corecom regionali hanno realizzato corsi di formazione e si contano diverse pubblicazioni e convegni organizzati sul tema. Nel giugno del 2018, D.i.Re ha organizzato il convegno Comunicare la violenza con una trentina di interventi fra cronisti, giornaliste, attiviste e attivisti per i diritti delle donne, operatrici dei centri antiviolenza, scrittrici, blogger, ricercatrici, sindacaliste che si sono confrontate sulle criticità del linguaggio e hanno indicato buone proposte sulla comunicazione (ho dato un piccolo contributo raccontando la mia esperienza di attivista attenta al linguaggio della stampa, nella pubblicazione scritta insieme a Luca Martini Le parole giuste. Come la comunicazione può contrastare la violenza maschile contro le donne).
L’attenzione sul tema è alta e ci sono reazioni sempre più forti contro le narrazioni che distorcono fatti fino alla menzogna; ma ancora non si riescono a innalzare argini forti, soprattutto quando avvengono crimini che colpiscono la collettività, perché la posta in gioco è alta: la scelta di come narrare un crimine è un atto politico.
A questo proposito Elisa Giomi, autrice di pubblicazioni sulla narrazione del femminicidio, formatrice e docente universitaria presso l’Università degli Studi Roma 3 ha scritto che non si tratta più di disinformazione: “Attenzione, non è incompetenza o meschinità. E’ un atto politico. E’ una dichiarazione di guerra. Una guerra mai cessata, che oggi come 40 anni, per chi conosce la storia, si chiama backlash“, perché “non sopportano che stia divenendo egemonica la lettura in chiave di genere e di ordine di potere di genere, che vuole il femminicidio come forma estrema di assoggettamento delle donne” e denuncia che così facendo sperano di marginalizzare l’analisi e le istanze femministe e di “silenziare la nostra lotta”.

finalmente qualcuno che non fugge all'estero e crea eccellenze in italia slo scooter elettrico ed a costo zero di Camillo Piscitelli,


Ormai in Italia manca quel quella fiamma imprenditoriale, salvo casi isolati che poi fuggono all'estero perché qua in Italia ti trattano a 💩🤐🗯️🤬o come un illuso o sognatore , che hanno rinascere io paese dalla guerra e lo ha portato alle eccellenze  che ormai sopravvivono ma per idiozie politiche  e fughe stanno scomparendo . Ebbene la storia d'oggi parla di un giovane che è si emigrato all'estero ma poi è rientrato " riportando tutto a casa " e ha  creato  il primo scorrere elettrico d'Italia.


É questo che si legge su https://www.moto.it/elettrico/hurba-scooter-nuove-idee-in-citta.html

Camillo Piscitelli, a sinistra, durante un’intervista . foto presa da
                              https://www.vaielettrico.it
 
Debutta a Roma una start up impegnata nel migliorare la mobilità urbana: scooter elettrici agili e scattanti per risparmiare ogni giorno tempo e denaro .Prima ancora di essere formalizzata dalle firme dei leader politici, la “via della seta“ esiste nei fatti: soprattutto nel mondo delle due ruote, come ben sanno i nostri lettori più esperti, da tempo esiste un robusto asse Italia-Cina (vedi Benelli, giusto per fare un solo esempio).
Da qualche giorno, poi, ha iniziato l’attività ufficiale una giovane realtà commerciale: Hurba nasce a Roma grazie all’intuizione di un giovane dalle idee molto chiare, Camillo Piscitelli, che recatosi in Cina per motivi di studio, ha fatto sua la proposta di rivoluzionare in senso elettrico la mobilità quotidiana degli italiani, dopo aver visto cosa accade a milioni di utenti cinesi.
Hurba Scooter: nuove idee in città

Camillo ha così sviluppato e progettato alcuni componenti principali dello scooter (vedi foto sopra  ) , passato due anni a fare ricerca e sviluppo dei prototipi in Cina e in Italia, e concludendo in parallelo e con successo un consistente round di finanziamento in pre-seed.
Lo scooter elettrico Hurba ha una batteria estraibile per garantire una comoda ricarica a casa, come fosse un comune smartphone.
Concepito per le grandi città, Hurba permette tempi di spostamenti più rapidi rispetto all’auto ed ai mezzi pubblici, oltre al notevole risparmio - valutato in almeno 1.000 euro l’anno - sull’acquisto del carburante, del 50% sull’assicurazione e, grazie agli ecoincentivi, alla sospensione del bollo per ben 5 anni, oltre all’azzeramento delle emissioni di CO2.
Hurba, dotato di doppio freno a disco, porta USB al cruscotto per ricaricare il cellulare e sistema integrato di cruise control per la regolazione automatica della velocità, è al momento disponibile in due versioni, equiparabili come classe ai tradizionali 50 cc: la City Go, dotata di singola batteria agli ioni di litio (dal peso di soli 8 kg) che assicura autonomia di 50 km, è proposta in listino a 1.890 euro (+ IVA); invece la Urban Ranger, che dispone invece di due batterie e quindi raddoppia l’autonomia di marcia, costa 2.490 euro (+ IVA).
Nel prossimo futuro è previsto l’arrivo in gamma di una versione di maggiori dimensioni, mentre dal punto di vista commerciale Hurba oltre la sede romana avrà presto uffici di vendita a Milano ed in altri capoluoghi di regione.


Per maggiori info: Hurba - via Giovanni Giolitti 176 - Roma - tel. 06 69418143 - ww.hurbascooter.com  in cui trovate   anche testimonianze di chi lo acquistato ed  lo usa  

serve una rivoluzione del linguaggio è questa la strada per combattere i femminicidi e l'odio ....

che stanno avvelenando e dividendo il paese peggio degli anni 60\80 . Infatti come testimonia questa reinterpretazione \ riadattamento di una famosa canzone di Rino gaetano uno che aveva capito tutto e che guardava avanti e lontano (ed  è  per questo che credo   che  lo abbiano fatto fuori come dice l' avvocato salernitano Bruno Mautone solleva, nel suo secondo libro sulla strana morte di Rino Gaetano, fino a chiedere alla magistratura romana di riaprire le indagini sulla scomparsa del cantante, morto nella capitale il 2 giugno 1981, a soli trent’anni di età, dopo esser stato investito da un camion) 


  qui  l'originale 

Iniziamo     a riusare il termine  Buono  anziché  il termine  Buonismo    per  esempio .  come  sembra  suggerire     questo  buon  editoriale    dell'ultimo  numero di IoacquaeSapone 


  e solo  cosi potremo   uscire  dal pessimismo   (  mica  tanto   però  )   indicato da

Giulietto Chiesa: incombe una rivoluzione, come attuarla?


06/9 • IDEE •
Da tempo ho capito che quello che si sogna è quello che si spera, ma che in politica non si deve sognare. Siamo di fronte a un popolo confuso e inquieto, da troppo tempo sballottato e insultato, che ha perduto anche le sue speranze. Un popolo che non ha gli strumenti per capire, senza guida. Nemmeno quella della propria coscienza, perché anche la sua coscienza è stata corrotta. Perché – come ha scritto Antonio Scurati nel suo davvero memorabile “M” – sono troppi i nostri contemporanei ad essere «sopraffatti da un’esistenza che non capiscono». Dunque occorre prudenza per giudicare un popolo, grande di numero, e per proporsi di aiutarlo a discernere il bene dal male. È vero, verissimo, che non c’è una guida, un partito, un movimento che lo guidi e lo difenda, questo nostro popolo. Ma la constatazione porta con sé la domanda: come si fa a creare questa guida? E l’altra domanda: è ancora possibile? Questo è il punto. La mia risposta, personale, è che sia ancora possibile. Ma richiede quella che Antonio Gramsci individuava come una necessità imprescindibile: una profonda «riforma intellettuale e morale» del nostro paese. È un compito da far tremare le vene ai polsi, perché richiede uomini nuovi, intrepidi, competenti e saggi, che non vedo all’orizzonte.
Quindi il primo compito, per chi ragiona come me, è quello di individuarli, censirli, convincerli a camminare insieme: perché solo in questo modo si potrà creare una massa critica sufficiente a rovesciare il corso delle cose. Queste donne e uomini ci sono; non sono numerosissimi, ma ci sono. Sono in gran parte isolati e fuori dalla politica (e sono tali proprio perché la politica attuale li esclude e li isola, temendoli). Il fatto più serio, tuttavia, è che non c’è ormai quasi nulla che possa unirli. Non c’è una visione comune della crisi epocale in cui viviamo. Che non è “italiana”, né “europea” soltanto. È mondiale, è globale, è universale. Per essere compresa richiede nuovi paradigmi, visto che quelli vecchi sono ormai inutilizzabili. Il mondo brucia e il tempo stringe. Dunque quello che manca è una comune interpretazione della crisi, che è crisi dell’Uomo e della sua collocazione nell’Universo. È questo quello che manca e che, a mio avviso dev’essere costruito. Non ri-costruito, ma proprio costruito. Senza questo passaggio non ci può essere alcun movimento o partito capace di avviare la trasformazione. Si resterà divisi, ciascuno a contemplare il proprio tassello di sapere. Che, in quanto tale, sarà inutile.
È una rivoluzione quella che incombe. Senza una teoria, non sarà possibile compierla. Altrimenti essa non sarà certamente guidata dall’Uomo, perché sarà immensamente più vasta e potente di lui. All’uomo resterà il compito di comprenderla, se ne sarà capace, e di adattarvisi, se vuole sopravvivere. Ecco perché ci vuole adesso molta pazienza e umiltà, per cominciare a costruire quello che manca. La politica farà il suo corso miope e superficiale, ma non potrà affrontare quello che incombe. Ecco perché non credo alla fretta, alle fughe in avanti, alle speranze senza fondamento, a una palingenesi rapida e indolore. Penso che l’impatto con forze enormi, che l’Uomo ha evocato irresponsabilmente, provocherà dolori immensi e aiuterà a temprare gli spiriti molli che questa società umana ha lasciato putrefare. Il che significa rimboccarsi le maniche e mettere ordine nelle nostre idee, prima di tutto. Solo dall’ordine, dalla saggezza e dalla solidarietà tra sapienti e popolo può venire il riscatto.
(Giulietto Chiesa, estratto del post “E’ una rivoluzione quella che incombe. Senza una teoria, non sarà possibile compierla”, pubblicato su “Megachip” il 1° settembre 2019. Il testo integrale, in risposta a una lettera di Enrico Sanna, si apre con una citazione biblica dal Libro dei Re: “Concedi al tuo servo un cuore prudente, capace di giudicare il tuo popolo innumerevole e discernere il bene dal male”).
Da tempo ho capito che quello che si sogna è quello che si spera, ma che in politica non si deve sognare. Siamo di fronte a un popolo confuso e inquieto, da troppo tempo sballottato e insultato, che ha perduto anche le sue speranze. Un popolo che non ha gli strumenti per capire, senza guida. Nemmeno quella della propria coscienza, perché anche la sua coscienza è stata corrotta. Perché – come ha scritto Antonio Scurati nel suo davvero memorabile “M” – sono troppi i nostri contemporanei ad essere «sopraffatti da un’esistenza che non capiscono». Dunque occorre prudenza per giudicare un popolo, grande di numero, e per proporsi di aiutarlo a discernere il bene dal male. È vero, verissimo, che non c’è una guida, un partito, un movimento che lo guidi e lo difenda, questo nostro popolo. Ma la constatazione porta con sé la domanda: come si fa a creare questa guida? E l’altra domanda: è ancora possibile? Questo è il punto. La mia risposta, personale, è che sia ancora possibile. Ma richiede quella che Antonio Gramsci individuava come una necessità imprescindibile: una profonda «riforma intellettuale e morale» del nostro paese. È un compito da far tremare le vene ai polsi, perché richiede uomini nuovi, intrepidi, competenti e saggi, che non vedo all’orizzonte.

su   https://www.libreidee.org/


concludo  segnalando questi   due  articoli correlati  \  collegati a tale argomento

  1. https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/09/09/elisa-pomarelli-le-parole-della-stampa-sono-un-atto-politico-una-dichiarazione-di-guerra/5440251/
  2. https://www.facebook.com/anonimafemministe/posts/483810342173612



in rete conta di più il primo scritto che la rettifica o l'autocritica . io ed i caso di Elisa Pommarelli


a  chi   ancora  continua ad  insistere  ( e crede  ) , nonostante le  mie  insistenze  e  gli abbia più volte  spiegato    che  non ho  i titoli per  poterlo fare  ,  che  io  sia  giornalista    gli rispondo come da titolo    , con   questi dati   sui miei due  post   dell'ultimo femminicidio .



La mia autocritica
 https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/09/elisa-pomarelli-uccisa-due-volte-reprise.html
 le mie posizioni precedenti   (  7  visualizzazioni )
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/09/elisa-pomarelli-uccisa-due-volte-come.html  ( 168  visualizzazioni

L'immagine può contenere: 1 persona, testo
da Chiara Sibona
Spero sia più che sufficiente.  un giornalista onesto   non  quelli  che  passivamente  accettano  in silenzio le  linee editoriali     non avrebbe  fatto  autocritica  ed    non   ritornerebbe   come sto facendo  adesso sull'argomento approfondendo e segnalando   l'abissale differenza  tra  i  due  post    di cui  ho citato   nelle righe  precedenti  gli url  .  Quindi  riconfermo per  l'ennesima volta  quanto ho scritto  nell'autocritica

 ha ragione l'amica ed utente Daniela Tuscano << Ma non c'entra un cazzo, l'ha ammazzata perché era una donna, punto. Che ha avuto il "torto" di respingerlo. Se anche fosse stata etero ma gli avesse detto no sarebbe finita nello stesso modo. Non tiriamo fuori l'omofobia, per favore. Elisa poteva essere bianca, nera, rossa, gialla, etero bisex e trisex ma siccome non ha accondisceso alla fregola d'un maschio bavoso è stata uccisa. Femminicidio. E basta.>> 

8.9.19

elisa pomarelli uccisa due volte .... reprise


Risultati immagini per autocritica

Nel post di poco fa avevo riportato la news che Lei era stata uccisa perchè Gay .


Poi con il senno di poi m'accorgo che il titolo ed anche l'intervento Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center, sono fuorvianti   simili a quelli  maschilisti    degli altri giornali  e degli altri media   criticati  .
Infatti concordo con   la  nostra  amica 


Daniela Tuscano Ma non c'entra un cazzo, l'ha ammazzata perché era una donna, punto. Che ha avuto il "torto" di respingerlo. Se anche fosse stata etero ma gli avesse detto no sarebbe finita nello stesso modo. Non tiriamo fuori l'omofobia, per favore. Elisa poteva essere bianca, nera, rossa, gialla, etero bisex e trisex ma siccome non ha accondisceso alla fregola d'un maschio bavoso è stata uccisa. Femminicidio. E basta.

La bimba dell'11 settembre: "Ho avuto un padre-eroe, ma non l'ho mai conosciuto" Parla Robyn Hygley, nata sette settimane dopo l'attentato alle Torri Gemelle

da repubblica del 07 SETTEMBRE 2019 Parla Robyn Hygley, nata sette settimane dopo l'attentato alle Torri Gemelle

NEW YORK - "Sono nata il 3 novembre 2001: sette settimane dopo l'orrore dell'11 settembre che portò via mio padre Robert. Mi chiamo Robyn, in suo onore e ho sempre saputo di essere diversa: fin da piccolissima. A causa di quel che è successo, la gente pensa di sapere chi sono. Ma pochi capiscono davvero: mia sorella. E gli altri figli di quella tragedia. La mia migliore amica è una di loro". Li chiamano Children of 9/11, i bambini dell'11 settembre, appunto. Sono i 103 nati dopo l'attacco alle Torri Gemelle dove morirono i loro papà. Robyn Higley è una di loro. E come i suoi compagni, sta per compiere 18 anni.

Fra poco sarà maggiorenne: cosa vuol dire arrivare a un traguardo così importante senza il suo papà?
"Dicono tutti che è un traguardo perché potrò votare. Ma la politica non mi piace. Non guardo i tg, non leggo giornali: le cattive notizie mi fanno stare male. Mi rendono paurosa e paranoica. Per ora non voto. Magari più in là. L'anno prossimo andrò all'università e spero mi rafforzi. Studierò psicologia, voglio diventare una terapista per bambini con una storia difficile come la mia. Faccio terapia da quando avevo sei anni. Per quello che è successo, per come penso a papà".

Vuol parlarcene?
"Penso sempre a lui, lo amo molto. È il mio eroe. Ma è difficile spiegare la connessione con una persona che non hai conosciuto. Sono nata quando tutto era successo, non sono mai stata a lutto: e me ne sono sentita in colpa. Ora va meglio, ho capito molte cose. Ma non è stato facile. Da piccola ero rabbiosa e avevo problemi con mia sorella Amanda, quattro anni più grande".

Cosa non andava con sua sorella?
"Finii sui giornali che ero in fasce. Su di noi hanno fatto documentari, articoli. Amanda è sempre stata gelosa di tanta attenzione. Dopo l'attacco alle Torri il telefono di papà continuò a squillare e a casa si illusero che fosse ancora vivo. Lei lo aspettò per ore seduta sull'uscio. "Perché intervistano te? Io papà me lo ricordo" diceva. Anche io ero gelosa: di quelle memorie. Ora è sposata, ha una figlia. E questo ci ha avvicinate".

Ci racconti di suo padre...
"Aveva 29 anni. Lavorava da pochi mesi per la compagnia di assicurazioni Aon, ma agì comunque da eroe. Era nella Torre Sud, la seconda colpita. Fece uscire i suoi impiegati e restò ad aspettare un altro ascensore. Quando l'aereo colpì l'edificio era al 92esimo piano: non ebbe scampo. Di lui parliamo sempre. E crescendo ho scoperto che abbiamo delle cose in comune: scriveva delle storie, proprio come faccio io".

Le ha lette, quelle storie?
"Le aveva nel portatile, distrutto quel giorno. Sono perdute per sempre. Mamma le aveva lette, ce le ha raccontate. Ma ha il rimpianto di non essere stata abbastanza attenta e non ricordarle bene".

Sua madre, Vycki Pratt, all'epoca aveva solo 30 anni.
"Ha sempre detto di non aver avuto scelta: non poteva lasciarsi andare, doveva crescere noi due. Non è stato facile, papà era il suo primo amore. Nel 2003 si è risposata, ha avuto un'altra figlia. Voglio bene al mio patrigno, ci ha dato un'infanzia normale. Andavamo a pesca, a Disneyland. Non ha mai preteso di prendere il posto di mio padre: di Robert ci sono foto in tutta la casa".

C'è un oggetto appartenuto a suo padre che le è particolarmente caro?
"Quando seppe che ero una femmina comprò un peluche rosa, un coniglietto. È l'unico regalo che ha potuto farmi e mi è molto caro. E poi ho le sue t-shirt. Le indosso spesso".

Il diciottesimo anniversario è alle porte. Cosa farete?
"Abbiamo un rito di famiglia, molto intimo. Cantiamo, facciamo promesse. Ma alla cerimonia non andiamo mai".

Conosce altri "figli dell'11 settembre"?
"Fino a dieci anni facevamo un campo estivo tutti insieme. È stato importante frequentarli. Ci capiamo. Una di loro è la mia migliore amica".

Come festeggerà i 18 anni?
"Vorrei andare a trovare mia zia, la sorella di papà. Con la sua famiglia abbiamo ottimi rapporti, ma è rimasta solo la nonna e questa zia".

Quell'attacco ha cambiato la sua vita. E il mondo.
"Se oggi c'è tanta paura e violenza è anche a causa di quello. La mia generazione ha più paura e rabbia delle altre. Ma dovremmo imparare da quel che è successo. Non possiamo vivere nella diffidenza".

Cosa chiede al futuro?
"Cose semplici. Una vita normale, calma. Trovare qualcuno che mi ami, farmi una famiglia, lavorare con i bambini. Non dimentico mio padre, ma non sono un'attivista. Lo porterò sempre nel cuore". 

Ascolta l'audio dell'articolo:

"Elisa Pomarelli uccisa due volte: come donna e come lesbica" ed il comune di Genova finanzia lo show dello scrittore che scherza sulle donne sfregiate con l'acido

Se anche a sinistra ( ed soprattutto anche da molte donne purtroppo ) si nega il femminicidio come fenomeno endemico della cultura maschilista e etero patriarcale italiana temo che non ne vedremo mai la fine e che tutte le "conquiste" femminili  ( e non solo )  degli anni 60\80 verranno perse nel corso dei prossimi anni, è un processo inevitabile soprattutto se e una cosa non la si cura e si la ogni giorno cioè si da già per acquisita finisce che qualcuno te la toglie o la rimette in discussione e debba lottare per riprendertela  . 
La donna tornerà ad essere una figura minoritaria nella società e a ricoprire il ruolo  angelo del focolare, madre e casalinga ed il femminicidio già preoccupante aumenterà e sarà ulteriormente " giustificato " dai carnefici .

-di

Come  sembra    testimoniare  il  fatto    e scusate  se  lo riporto integralmente  ,  ma  non riesco a  sintetizzarlo  , quello  che   sta  succedendo a Genova  






Il Comune di Genova finanzia lo show dello scrittore che scherza sulle donne sfregiate con l'acido Il Municipio supporta finanziariamente l'evento "Come incastrare un uomo a norma di legge" contro la legge sullo stalking





Il Comune di Genova finanzia lo show dello scrittore che scherza sulle donne sfregiate con l'acido

Il Municipio supporta finanziariamente l'evento "Come incastrare un uomo a norma di legge" contro la legge sullo stalking

Il caso di  Elisa Pomarelli strangolata a Piacenza da un simil Rambo che non poteva accettare un rifiuto è l’ultimo caso. L’ultimo di una serie infinita di donne vittime di uomini. Il contrario fino ad oggi non è statisticamente accertato e neppure che le leggi sullo stalking siano diventate arma di distrazione di massa da parte di donne astute e spregiudicate con la complicità di una classe forense che guadagna su queste vicende. Eppure è questa la tesi di uno scrittore blogger genovese Davide Stasi creatore di un sito, pagina Facebook e libro intitolati Stalker sarai tu.
Fin qui nulla di troppo insolito visto quello che circola on line.
Il caso nasce nel momento in cui queste tesi trovano l’appoggio ufficiale del Comune guidato dal sindaco Marco Bucci di Genova e addirittura il supporto finanziario del Municipio di Levante, quello guidato da Francesco Carleo, Fratelli d’Italia, già denunciato in procura dal M5s per i suoi post inneggianti al fascismo e per questa ragione indagato per apologia di fascismo. I loghi del Comune e del Municipio compaiono (assieme a quelli della fantomatica Lega degli uomini d’Italia e Papà separati Liguria sul manifesto che pubblicizza questo evento: il 20 settembre alle ore 17.30 nel Castello di Nervi sulla passeggiata Anita Garibaldi Davide Stasi presenta  l’evento “Apertitivo con lo stalker. Come incastrare un uomo a norma di legge. Tre spiragli: visioni alternative su uomini e donne”.
Il patrocinio del Comune deve passare attraverso il vaglio dell'assessora alal Cultura Barbara Grosso e la stessa struttura deve dare l'approvazione alla richiesta di patrocinio del Municipio, secondo la recente riforma voluta da Bucci proprio per accentrare i controlli sui Municipi.
Tra i post di Stasi sulla usa pagina Facebook anche uno agghiacciante con il quale scherza su Lucia Annibali, la donna sfregiata con l’acido dal compagno e divenuta un simbolo delle donne vittime di violenze.





Il Comune di Genova finanzia lo show dello scrittore che scherza sulle donne sfregiate con l'acido

Stasi spiega nella sua pagina che la legge anti stalking “ Nella maggioranza dei casi ha danneggiato in diversa misura persone innocenti, o persone perseguibili per altri reati che non gli atti persecutori. Non solo ma secondo lui  la legge sarebbe stata concepita “essenzialmente per rispondere a una pressione proveniente dalla cronaca, dalle rappresentazioni mediatiche, dalla necessità di acquisire consenso politico ed elettorale e dall’esigenza di alimentare un ricco business legato alle cause di separazione e ai cosiddetti “centri antiviolenza”.
Stasi cita poi una non meglio precisata indagine via internet dalla quale emergerebbe che: “Tre uomini su cinque vittime di stalking, sette su dieci di violenza fisica, quattro su cinque di violenza psicologica ed economica e due su cinque di violenza sessuale. Con una proiezione sul livello nazionale stimata in quasi 8 milioni di uomini vittime di violenza per mano femminile”.
Tesi sulle quali, evidentemente, il Comune di Genova concorda.
Sui social sono già partite le prime richieste al sindaco di disconoscere l'evento. Fra queste quelle di un gruppo di avvocatesse. Ad esempio Alessandra Volpe, penalista e membro del consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Genova. Dura presa di posizione anche dell'associazione Non una di meno.
Sul caso duro intervento di Raffaella Paita deputato Pd: "Provo sconcerto nell’apprendere che il Comune di Genova guidato da Marco Bucci,  abbia deciso di  sostenere ufficialmente  un blogger genovese,  creatore di un sito  e pagina fb, che propone un evento per negare che esista il fenomeno drammatico degli stalker che tormentano, minacciano e speso uccidono centinaia di donne. Si tratta dello stesso personaggio che con un orrendo post ha offeso la mia collega Lucia Annibali. Tutto ciò è raccapricciante.  Lo show sarebbe inoltre finanziato dal Municipio di Levante, guidato da Francesco Carlao di Fratelli d’Italia,  già indagato per apologia di fascismo. Si tolga qualsiasi sostegno pubblico ad  una iniziativa vergognosa  . Mi attendo che  l’assessore alla Cultura Barbara Grosso, che avrebbe già dato il suo via libera, ritorni sui suoi passi e blocchi immediatamente questa iniziativa".


 Quindi care donne e non , non limitiamoci solo ad , giustamente , ad accusare solo i giornali . ma spiegate   come  prova   ( una delle poche  voci fuori dal coro ) in questo articolo  l' ottimo  https://www.bufale.net/  lo so che non è bello sostituirsi a loro o insegnare cose che magari sanno già ( ma è necessario ) come ...... si scrive un articolo su fatti del genere . Allora la vostra ed la nostra sarebbe produttiva , e non solo semplice indignazione verso tali giornali ed giornalacci , che Come al solito, l’unico punto di vista rivenduto a piene mani è quello dell’assassino con l’umiliante oblio per la vittima. come dice il bellissimo commento ( se pur incompleto per  i motivi elencati  prima      ) di Giulio Cavalli che trovate qui su https://www.tpi.it/   del 8\9\2019  . Ed  se dovesse    risultare  vero  ma  anche  no    quello che    dice Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center,  
Elisa Pomarelli è stata uccisa due volte: come donna e come lesbica, perché ha rifiutato il suo assassino”, dichiara Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center.
Marrazzo ha così commentato l’omicidio della 28enne di Piacenza, perpetrato dal 45enne Massimo Sebastiani: “Un femminicidio premeditato e compiuto come atto punitivo per Elisa, in quanto donna lesbica. Quanto accaduto dimostra quanto siamo indietro sui diritti delle donne e delle persone lesbiche, gay e trans”.
″È importante che al più presto venga approvata una legge contro l’omofobia, che preveda anche percorsi formativi e culturali dalla scuola primaria e nella società, per abbattere il pregiudizio e la discriminazione contro le donne e le persone lesbiche, gay e trans. L’assassino dovrebbe essere condannato due volte e giudicato senza alcuna attenuante”, ha aggiunto il portavoce del Gay Center.
[...] in questo articolo de https://www.huffingtonpost.it/






non so che altro dire ed ho già detto troppo , mi fermo qui . Ponendomi le solite domande e  risposte  destinate a finire nel vento
 come dimostra  questo  servizio del   tg2 


"Giornalista: come l'avete trovato?
Carabiniere: era molto scosso. È stato un raptus per l'amore che aveva per questa persona
Giornalista: ha pianto?
Carabiniere: ha pianto molto
Giornalista - continua il servizio oltre l'intervista - l'uomo ha detto di essere distrutto , che la sua vita è finita con quella di Elisa. Il corpo è stato trovato coperto da una coperta in segno di pietà. L'uomo , non è andato mai via dal luogo in cui ha portato il corpo della donna, tutti i giorni andava a trovarla e le parlava."
D  Fino a quando ? Fino a quando una narrazione maschilista cercherà di indurre il pubblico a provare empatia per l'assassino ? Fino a quando si insinuerà subdolamente il dubbio che la donna vittima di femminicidio se la sia cercata ?

R  Elisa non è stata uccisa per troppo amore, Elisa è stata uccisa perché ha detto no al suo assassino, perché lo ha respinto, perché era lesbica e non le interessava andare oltre l'amicizia con lui.
È stata uccisa e il suo corpo nascosto in un luogo impervio, e che non si parli di pietà da parte di chi le ha tolto la vita a 28 anni.
L'amore non c'entra nulla. L'amore non possiede, non distrugge, non uccide.Elisa è morta e lui è un assassino.Qualsiasi parola o atto di comprensione per colui che le ha tolto la vita uccide Elisa un'altra volta.

  non so  che altro dire  con questo  è  tutto al  prossima  

diffusione del cellulare ma non per tutto il casso di Fosdinovo, il paese dove il cellulare non funziona: ecco come si vive nella città senza campo



siamo alle solite il regime fascista o i  governi   repubblicani  fino a  gli anni  '60\70 ( DC   sopratutto )   che pur fra limiti e cose negative svecchiarono ed acculturano alfabetizzandola l'italia avrebbero fatto meglio . Lo so che è ed potrà sembrare un post populista ma purtroppo è l'amara verità . Non puoi fare la digitalizzazione delle strutture essenziali : come sanità ,istruzione , amministrazione , ecc se prima non ne curi l'accesso e le linee ormai [ SIC ] oggi sempre più fondamentali .E' come se inizi a costruire una casa partendo dal tetto , Ed ecco una storia , fra le tante , della nostra italia o almeno alcune zone d'essa

 corriere della sera del  7\9\2019


FOSDINOVO (MASSA CARRARA) 

«I problemi più seri ce li hanno le frazioni di Pulica, Marciaso, Tendola e Posterla». Dal Belvedere della piazzetta, dietro la chiesa di San Remigio, a 691 metri d’altezza, la sindaca Camilla Bianchi (  foto a  destra  ) indica con la mano le frazioni di Fosdinovo che si trovano oltre il fronte, una sorte di
scansione   dal video   del corriere  tv  su tale
vicenda  https://bit.ly/2m66ORu
linea Piave del segnale telefonico. «Intendiamoci — aggiunge— le cose vanno male anche qui nel borgo». Il fronte. Al di là del crinale del monte Nebbione, scendendo verso il mare, si trova la normalità. Al di qua, il segnale telefonico (mobile) non prende.


Così in questo borgo tra i più belli d’Italia (è bandiera arancione) i cellulari spesso sono fuori uso. Secondo l’Uncem, Unione comunità montane, circa 3 milioni di persone vivono la stessa situazione. Il suo presidente, Marco Bussone, con l’aiuto dei sindaci sta disegnando la prima mappa dell’Italia senza telefonia mobile («Per le segnalazioni c’è tempo fino a fine mese — dice —. Porteremo tutto al governo, va posto il problema alle compagnie »). Camilla Bianchi più volte ne ha parlato con Prefettura e con le compagnie telefoniche. Invano. L’assessore Giorgio Bonalume ha una casa a Tendola. Riassume: «Riesco a telefonare solo dalla cucina. All’esterno è una scacchiera, in alcuni punti prende in altri no. Si va per tentativi». È pomeriggio, fa caldo, nuvole basse, c’è molta umidità. Da un vicolo di Tendola sbuca un ragazzo. Samuele Busticca, 18 anni, fa la scuola professionale. Dice: «Sto andando dove c’è il segnale. È in un angolino dello spiazzale, più giù. Noi giovani facciamo così, ci siamo abituati». Giada ha 26 anni, lavora all’Ufficio informazioni ai piedi del castello Malaspina. Suggerisce sentieri, chiese, ristoranti. Ma ai turisti è costretta a indicare pure i pochi luoghi dove c’è segnale. Conferma: «Bisogna trovare l’angolino». Con amici e fidanzato si dà appuntamento: «Ci mettiamo d’accordo, chiamami a tale ora». Poi quando scocca l’ora, se è in casa, si avvicina alla finestra, la apre e si sporge: «Il telefono deve stare fuori».
Trattoria Quinta Terra. Il propietario è un milanese. «I clienti spesso li vedo nervosi. Una volta entrati nel mio locale i telefoni non servono a niente. Nelle camere dei b&b è la stessa cosa». D’inverno la situazione peggiora. Il segnale sparisce con il vento e la pioggia. Varchiamo la soglia del Comune. «Qui non prende», dice l’assessore. Due rampe di scale, secondo piano, sala della sindaca e la tacca riaffiora. Bianchi spiega: «Ho dovuto trasferire il mio ufficio in un altro locale. In quello storico che dà sulla piazza l’apparecchio era muto». All’anagrafe sono senza segnale. Il segretario comunale ogni tanto bussa alla porte della sindaca: «Posso telefonare?» La sua stanza è chiamata la cabina telefonica. Il caldo picchia.
Con la sindaca andiamo a Pulica. Ci sono un bar, un alimentari e un ristorante. «Il telefonino? «Qui scordatevelo», dice piccata una signora. «C’è un problema di protezione civile», aggiunge la sindaca. Che saluta Andrea Biagini, un giovane che lavora in Regione. «Lì prende, vede? Ma qui no». Poi spiega la «tecnica della mattonella», così come viene chiamata: «Segna il punto dove affiora il segnale, serve a memorizzarlo. Ci dà un ordine. Io riesco a telefonare solo dal bagno». La sindaca pensa alle potenzialità del telelavoro, al ripopolamento dei borghi. «Nel 2019 sono nati 4 bebè. A fronte di 30 decessi. Tra 5 anni non ci sarà la prima elementare». Mirca Masetti è la signora che gestisce il bar di Tendola. Conosce bene i ragazzi: «Alla sera il davanzale è pieno dei loro telefoni. Lo lasciano lì perché è il solo posto dove funziona». Sospira. «Debole, più forte, nullo...». Stappa un crodino. «Passiamo il tempo a controllare le tacche del cellulare». Esce di casa una signora. Con la mano indica un chiodo attaccato al suo portone: «Il telefono non ce l’ho. Chi vuole può appendere qui un pezzo di carta e lasciare scritto il messaggio». La sindaca sorride.









7.9.19

non tutto il porno viene per nuocere C’è una buona ragione per guardare video porno su Pornhub (e non è quella che state pensando)

Leggi anche Microplastiche, l’invasione invisibile


da https://www.peopleforplanet.it/

La piattaforma ha lanciato un video hot per sostenere la raccolta fondi a favore di un'associazione che si impegna nella pulizia di oceani e spiagge“The Dirtiest porn ever” è il video di LeoLulu pubblicato su PornHub che aiuterà a raccogliere fondi per la pulizia dei mari (fonte: Pornhub)

Un video a luci rosse per raccogliere fondi per la pulizia dei mari. È questa l’ultima trovata di Pornhub. Il portale erotico ha pubblicato The Dirtiest Porn Ever, un video di 11 minuti in cui una coppia di attori hard (gli amatoriali Leolulu) è impegnata su una spiaggia ricoperta di spazzatura, che durante il filmato viene ripulita.


Infatti    dalla  descrizione del video

Pornhub is all about getting dirty, and so are we. But when it comes to the millions of tons of waste that wash up on our shores each year, we could all stand to clean up our act. That’s why we teamed up with them to create The Dirtiest Porn Ever: An adult film shot on one of the most polluted beaches in the world. And to help clean it up… we want you to get down and dirty. For every view of this video, Pornhub will make a donation to Ocean Polymers to help them in their efforts to help preserve our oceans and beaches. For more information, and tips on how you can help, visit www.dirtiestporn.com To find out more about Ocean Polymer, visit https://www.cleanourocean.com/
Pornhub si occupa di sporcarsi, e anche noi. Ma quando si tratta di milioni di tonnellate di rifiuti che si riversano sulle nostre coste ogni anno, potremmo tutti sopportare di ripulire il nostro atto. Ecco perché abbiamo collaborato con loro per creare The Dirtiest Porn Ever: un film per adulti girato su una delle spiagge più inquinate del mondo. E per aiutarti a ripulirlo ... vogliamo che ti sporchi e ti sporchi. Per ogni visione di questo video, Pornhub farà una donazione a Ocean Polymers per aiutarli nei loro sforzi per aiutare a preservare i nostri oceani e le nostre spiagge. Per ulteriori informazioni e suggerimenti su come aiutare, visitare il sito www.dirtiestporn.com Per ulteriori informazioni su Ocean Polymer, visitare https://www.cleanourocean.com/

Ottima  la provocazione    trovata  di marchenting. , infatti  , ogni volta che plastica e altri rifiuti vengono rimossi, si libera la visuale sui due attori porno. L’obiettivo del sito è ammiccare agli utenti del portale hot per raccogliere fondi per l’associazione Ocean Polymers, impegnata nella pulizia di spiagge e oceani.
Pornhub non è nuova a iniziative fuori dagli schemi per sostenere la difesa dell’ambiente. Nel 2014 si è impegnato a piantare un albero ogni 100 video guardati dai propri utenti. Al momento il video della spiaggia ha totalizzato quasi 3 milioni di visualizzazioni. Se volete contribuire alla causa sapete cosa fare.


LE ANIME BELLE ESISTONO E RESISTONO ... Lei si chiama Chiara Trevisan, ha 46 anni e di mestiere legge libri agli sconosciuti.

  da   Mauro Domenico Bufi    21 dicembre alle ore 11:05   il suo carretto carico di libri, frasi, parole, storie. In testa un buffo cappell...