3.2.20

E allora le foibe? Oggi della vicenda storica delle foibe si parla molto, ma in realtà si ricorda e si sa molto poco si fa solo propaganda ed strumentalizzazione politico\ideologica .









https://www.vice.com/it/article/xwbyvj/foibe-cosa-sono-state
https://it.wikipedia.org/wiki/Massacri_delle_foibe
https://www.linkiesta.it/it/article/2012/07/15/ecco-le-auschwitz-italiane-di-cui-non-sappiamo-nulla/8248/






Finalmente finita La giornata rompi del 27 gennaio dovrei esserne felice ma purtroppo non si fa neppure in tempo che inizia quella del 10 febbraio .Inizialmente, vista la mia organica allergia 😜😁 ( anche se ogni tanto ci casco anch'io) per la retorica celebrativa, anche se non riesco a sottrarmi quando si tratta di memoria e anti strumentalizzazione come il caso del giorno del ricordo \ 10 febbraio , avevo deciso di non parlare  di quella     che     avrebbe dovuto essere  giorno del ricordo ed  invece è diventata   la “giornata dell’odio” di orwelliana memoria   che  ti fa  venire   la voglia di chiudersi in casa e lasciar decantare i rancori e la rabbia per le strumentalizzazioni e le falsità,  salvo eccezioni  ,   che  vengono scritte  ed  dette   su tali eventi  drammatici  e dolorosi   .
Ma poi Dopo questa intervista ( di cui trovate sotto un estratto della nuova sardegna , sulla giornata della memoria ( ma a mo avviso applicabile ed estendibile alla giornata del ricordo ) , ai Moni Ovadia

SASSARI. «La Giornata della memoria? Il vero pericolo è quello di trasformarla in una routine celebrativa, per di più con i fari puntati su un unico argomento, la Shoah ebraica.[... ]Sta diventando una routine celebrativa, appunto, mentre la memoria serve per edificare una società senza violenza, soprusi e sfruttamento dei più deboli. Adesso assistiamo ai teatrini di persone che fanno il viaggio ad Auschwitz, poi tornano e fanno discorsi contro i Rom e i migranti. Rivelando così lo scopo puramente strumentale dei loro teatrini. Mi preoccupa anche il fatto che Israele istituisca la Giornata della memoria e poi metta in atto politiche nefaste e oppressive nei confronti dei palestinesi ».          Che cosa non condivide, quindi ?«Per esempio che ci si focalizzi soltanto sulla Shoah e sulla specifica antisemita. A mio parere la Giornata della memoria deve essere mettere in evidenza che ciò che si è fatto non deve succedere più. Sono ebreo e certamente so che c’è stata la Shoah, ma non bisogna dimenticare che nei campi di concentramento sono stati uccisi cinquecentomila Rom sinti e altri due milioni e mezzo in giro per l’Europa, che sono stati assassinati slavi, fascisti, omosessuali e che i primi a morire in questo sterminio sono stati i portatori di handicap. La Giornata della memoria deve celebrare il ricordo di fino a quale punto possa arrivare l’odio, non ci devono essere vantaggi nel partecipare a queste celebrazioni. Il vantaggio deve essere quello che deriva dal praticare rispetto e giustizia».Come ci si può arrivare?«Intanto eliminando una volta per tutte certi beceri revisionismi salottieri proposti dai media: nel fascismo non c’è niente da riabilitare. Non solo perché è stato alleato di chi commetteva genocidi, ma anche perché da protagonista si è reso responsabile di azioni tremende in Etiopia, in Cirenaica, in Grecia, ha costruito lager dove la gente andava a morire. Prima di tutto, bisogna uscire da questa retorica ».Se intende la retorica del “ha fatto cose buone” che talvolta persiste, com’è possibile che ancora ci sia gente che non ne vuole sapere di abbandonarla?«Non ne vogliono sapere perché non sanno, l’ignoranza può essere uno strumento formidabile. E bisogna abbattere certe false convinzioni che vengono portate avanti, raccontare la verità. Come la tanto strombazzata bonifica dell’agro pontino: su un territorio di otto milioni di ettari, il fascismo ne ha bonificato solo cinquecentomila, è una menzogna di regime. Ed è anche ora di finirla con smettiamola anche con la storia degli “italiani brava gente”, la brava gente è dappertutto, non c’è nazione per la brava gente».
 [...] 
Ma  sopratutto   dopo     che   ancora    a distanza    di  quasi  80 anni   da  gli eventi    si   continuano o  sia  ad  unire   le  foibe  (   aberranti  ed  innegabili   entrambe  )    del  1943  dovute  non solo   alla reazione    degli slavi   all'italianizzazione  forzata  e   ai massacri  perpetuati   dagli italiani    con  la  collaborazione    degli Ustascia e    dei  nazisti  ma anche  all'esasperazione     e alla   recrudescenza   dell’irredentismo slavo nato   ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo ed diventato più violento dopo le recrudescenze fasciste, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava .L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava... L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava...L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava... L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava...è falso attribuire alle violenze slave come fossero una reazione/rivalsa a quelle del fascismo. L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava...è falso attribuire alle violenze slave come fossero una reazione/rivalsa a quelle del fascismo. L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava...L’irredentismo slavo nasce ed è attivo ben prima dell’avvento del fascismo. Casomai diventa più violento dopo le recrudescenze fasciste, ma comunque dopo la disfatta del truce regime del ventennio, mostra in pieno la violenza nazionalista che lo permeava...  con le    foibe istriane    e torture   comuniste    nell'Istria  fra il 1945  -1950\4  che  portarono all'esodo  di tali popolazioni in italia . E  le  si paragona   alla Shoah   e  all'olocausto  

 da  ILgiornale   Elena Barlozzari - Sab, 21/12/2019 - 22:59



"Paragonare le foibe alla Shoah? Un'aberrazione", esuli contro la Rai
La Federazione degli esuli giuliano-dalmati denuncia ai vertici Rai la ricostruzione "giustificazionista" della trasmissione Agorà


Il servizio pubblico torna a occuparsi di foibe, su Rai3. Potrebbe sembrare una conquista. Non capita di frequente (per non dire mai) che il tema venga toccato in giorni che non siano quelli "comandati" dal nostro legislatore, ossia a cavallo del Giorno del ricordo. l’illustre professore Mario Canali, ordinario di storia contemporanea all’università di Camerino e allievo di Renzo De Felice, è stato chiamato a dirimere. Da un punto di vista storico è corretto equiparare gli eccidi delle foibe alla Shoah? L’accademico non ha dubbi: paragonare le due tragedie è un’aberrazione.“Ritengo aberrante - dice - avvicinare i due fenomeni”. “Mettere insieme le due cose - continua il docente - è una forzatura terribile”. “La Shoah - spiega - è stato un genocidio, il tentativo di liquidare un popolo con l’uccisione di 6milioni di persone, un’uccisione organizzata da parte di uno Stato nei confronti di una popolazione che non aveva fatto nulla”. E le foibe? Le foibe sono diverse? Non c’era forse uno Stato, quello jugoslavo, che ha attuato delle vere e proprie purghe anti-italiane? In questo caso, pur non “giustificando” il massacro, lo storico contestualizza. “Lì ci sono stati venti anni di regime fascista, un’italianizzazione coatta con espropri dei beni da parte delle nuove autorità italiane, sono state abolite le scuole in lingua slava e imposti nomi italiani”. “Questo - precisa - non giustifica, ma fa capire il substrato su cui si innesta la reazione”. Quindi: “La Shoah nasce dal razzismo, le foibe da conflitti storici precisi limitati a quell’area”. [...] La lettura dello storico ha diviso gli ospiti in studio. “Il professore ha detto delle cose aberranti - ha commentato la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli - non si fa una classifica dei morti, non ci sono morti di serie A e di serie B, alle vittime va riconosciuta la stessa dignità”. Stefano Fassina di Liberi e Uguali ha replicato accusando la Montaruli di negare l’Olocasuto. “Mi metti in bocca parole che non ho mai detto”, si è difesa lei minacciando di querelarlo. I toni incandescenti del dibattito sono stati smorzati dalla conduttrice, Serena Bortone, che ha introdotto l’argomento successivo. Ma la querelle è continuata fuori dagli studi televisivi. La Federazione delle associazioni degli esuli fiumani, istriani e dalmati, infatti, ha scritto ai vertici Rai.“Durante la trasmissione - si legge della missiva - è stata perpetrata un’ulteriore umiliazione del popolo della Venezia Giulia, dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia”. “Gli interventi dei presenti in studio - denuncia FederEsuli - lasciavano trasparire la parola tanto cara a chi giustifica: contestualizzare”. “Quale nesso dovrebbero avere eventi accaduti in tempo di pace con la guerra? È giusto ammazzare l’amico/parente/conoscente di un fascista (se poi fascista era), in quanto amico/parente/conoscente di un fascista?”. “Per questo - si legge nelle ultime righe della missiva - vi chiediamo di considerare con maggior attenzione la nostra storia, di invitare nei programmi che raccontano di noi persone delle nostre associazioni, come giustamente avviene trattando drammi altrettanto importanti per il nostro Paese”.











Nelle foto ci sono vittime dell'#Olocausto e vittime delle #Foibe .... io non noto alcuna differenza ...le vittime di qualsiasi dittatura vanno ricordate e rispettate in eugual maniera ! Chi non lo fa,non ha memoria,non ha passato ma sopratutto non ha futuro!
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 ho  deciso     di fare    una cosa  simile  a quella    di  cui  ho parlato  nei  post (  II ) dedicati alla  giornata della memoria  .  Infatti    dopo  aver   visto  , per  spiegare   a mia  nipote  cos'è il  giorno del ricordo  ,  questo  documentario

  ed   al  cui link   presenti sopra  ,se c'è una cosa che ho imparato ed appreso fra cadute e riprese e che mi hanno ripetuto tutti\e quelli\e che ( pro e contro nella concezione di vedere le cose e del mondo ) che percorrono o hanno percorso la mia strada si può e si deve parlare di qualcosa bisogna farlo fuori dal suo contesto perché significherebbe : riportarla a metà ed nei casi più gravi come tragedie ed eventi complessivi uccidere la verità . sarebbe come : << voler parlare di un pesce però tirandolo fuori dall'acqua >> ( come dice nel documentario citrato sopra Saverio Tommasi di youmedia ) .Ecco quindi che il giorno Ricordo da qualunque parte la si veda impone una riflessione anche sulla tragedia delle foibe che coinvolse alcune migliaia di italiani istriani e triestini che finirono nelle profonde cavità del Carso oppure dell’Istria, spesso senza alcuna colpa con quanto era accaduto nell’area del Confine orientale.Si trattava , questo è quello che appresi dalle mie prime letture su tale periodo storico , di persone che nella maggioranza dei casi non avevano avuto responsabilità diretta con l’amministrazione italiana durante il Ventennio oppure con le stragi ed crimini compiute dall’esercito di Mussolini e dai repubblichini di Salo'






Rappresentavano però l’Italia e vivevano in lembi di terra che dovevano diventare sloveni e croati (jugoslavi) dopo la guerra. Vennero infoibati nel settembre-ottobre del 1943; in misura decisamente più massiccia nei famigerati quaranta giorni dell’ occupazione titina di Trieste e della Venezia Giulia (1 maggio-12 giugno 1945).
Dopo l’orrore delle foibe ci furono : le  cosi dette      foibe istriane  (  da non confondere  come si  fa    in  tali celebrazioni   , con le  prime )   e   il dramma   dell'esodo    degli  italiani delle terre orientali che vennero spinti verso l’Italia perdendo le proprietà e la loro identità culturale.L’esodo dei giuliano-dalmati rappresenta ancora oggi una ferita aperta pensando a come avvenne la cacciata dalle loro terre e a come furono accolti in Italia: un misto di indifferenza e pregiudizio.Sono pagine amare della nostra storia che  dovrebbero   sollecitare   il ricordo, la riflessione e soprattutto lo studio,  invece  vengono usate  come  strumento  di  propaganda    politico\ideologica    come di mostra  video  come questo 



Poi   parlando  in chat    con  " sovranista "  pro 10 febbraio      si è  arrivati  a questa  conclusione   :  <<   Quanta patetica ignoranza nei commenti da ambo le parti. Il video [ che riportai non ricordo se su un social , forum , o blog ] è un modo per ripiegare di fronte ad un fatto storico (quello dei patimenti degli italiani del vecchio stato . Ogni italiano che si rispetti (ed ogni slavo) deve sapere tutto sulla vicenda, anche i crimini di guerra italiani. Ciò non autorizza il fatto che le foibe e l'esodo vengano sminuite o negate! >> fin qua di comune accordo. ma poi non , almeno dal mio punto di vista, non condivisibile ma degna in quanto inserita in un dibattito civile ed pacato rispetto ad altre discussioni che ho avuto negli anni passati con altre persone su siffatto argomento << Se poi facciamo un discorso di chi ha causato dolori prima dell' altro e così via, non converrebbe molto agli slavi. Dovrebbe essere noto a tutti il modo prepotente di fare degli slavi (aizzati dal governo Austro-Ungarico) contro gli italiani. Basta pensare che oggi in Dalmazia i croati festeggiano la fine del governo di italiani nella città italiana di Spalato nel 1882. Nessuno mai parla dei campi di concentramento di Wagna e Katzenau. Nessuno parla dei decreti anti-italiani di Franz Joseph e delle minacce di Radetzky agli abitanti del Lombardo-veneto e molto altro. Quindi vorrei che ognuno riconoscesse le proprie colpe e basta; il fascismo ha la colpa verso gli slavi, e il comunismo verso gli italiani (discriminati ancora oggi).>>

ecco confermato il titolo del post . Infatti fin quando 1) tali eventi generati dal nazionalismo continueranno ad essere raccontati a senso unico ( vedere articolo de ILgiornale e la discussione su suk mio twitter sopra citato ) e quindi impregnati da ambo le parti di nazionalismo \ irredentismo e insistere nel mettere sullo stesso piano due diversi genocidi quello della Shoah ed olocausto con quello del confine orientale . 2 fare tutt'uno le due fasi di un genocidio cioè le prime foibe avvenute fra il 25 luglio e il 8 settembre con quelle del 1945 , ed poi con le brutalità e le violenze del regime jugoslavo che hanno portato all'esodo 3 ) a nascondere o sminuire le proprie responsabilità parte della destra e della sinistra le responsabilità Tale fenomeno storico 4) a considerare i profughi italiani dell'istria solo come fascisti 5) ad insultarne i morti



ed a sostenere simili idiozie

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6 ) continuare a parlare di pulizia etnica quando uno dei massini specialisti non comunista di tale periodo storico e di tali eventi, raul Pupo afferma : << Il termine “etnico” non può venire applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani di Venezia Giulia e Dalmazia. In tali casi è preferibile fare riferimento ai processi di “semplificazione nazionale” che hanno interessato tutta l’Europa centro-orientale nel Novecento  (  continua qui  ) ».

Tali eventi continueranno ad essere una ferita ancora aperta e terreno di scontro ideologico altro che memoria condivisa o pacificazione


Camminare è decisivo per noi umani, ma purtroppo lo scopriamo tardi o smettiamo presto



in sottofondo 
  CAMMINARE- Modena City Ramblers  la prima  di  questa  play  list  https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20130613075834AAZkC7O


Risultato immagini per macchina fotografica digitale canon"
Rileggendo l'articolo di Enzo Bianchi  che  trovate  sotto mi    sa  che  dovrei  riprendere  a  camminare  senza  i miei compagni di strada  elettronici e non (  cellulare  ed  macchine fotografiche   digitali e  power point  ) .  
Riprendere  come un  tempo , in particolare quando ero all'università   che  venivano preso in giro   perchè    non prendevo  mezzi pubblici    e mi facevo  fra  andare  e tornare  40  minuti al giorno di   cammino  , a  volte anche  di più   quando tornavo   a piedi  by  night tornando  da  cene  fra  studenti  compaesani    facendo spaventare  i colleghi  sassaresi   fissati  con la sicurezza  .
Secondo questo articolo  8  ( vedere  sotto) www.perquelchevale.it/  che  riporto nella  sua  quasi integrità in quanto a  differenza di quello che  trovate  sotto i repubblica  e  free     Ippocrate non sbagliava quando affermava che “il camminare è la miglior medicina per l’uomo“.  Infatti  secondo http://www.perquelchevale.it/il-senso-della-vitascoprilo-camminando


Ricordate sempre che le cose più semplici nascondono la verità. Dove troviamo risposte complesse e si aprono spazi interpretativi, ci allontaniamo dalla verità. Sforziamoci di riconoscerne l’artificiosità. La nostra filosofia si sviluppa attorno a tutto ciò che è naturale. Nessuna scorciatoia. Le risposte sono sempre chiare, limpide ed oggettive.
Se in questo momento dovessi darmi una martellata sul pollice, non vi è dubbio alcuno che avrei fatto un danno al mio corpo. Qualcuno potrebbe però ribattere “Se il martello fosse di gomma, non ti saresti fatto nulla”. Chiaro. Ma quindi di cosa stiamo parlando? Di un giocattolo a forma di martello o di un martello? Questo esempio sciocco può farvi comprendere come si possa essere facilmente deviati. Questo vale per ogni aspetto dell’esistenza. La relatività intellettuale sembra possedere ormai tutte le fonti comunicative ed il sentire comune viene quindi virato a piè spinto senza nessuna difficoltà. Questo per dire: tenete sempre d’occhio l’obbiettivo. Semplicità è la parola d’ordine.
Torniamo al camminare. Sicuramente l’atto più semplice e naturale che possiamo compiere. Vi è mai capitato di dover sostenere una telefonata importante e particolarmente stressante? Ecco, penso che tutti, nessuno escluso, in quel frangente si sarà ritrovato a girare nella stanza come una trottola. Attraverso il movimento fisico traduciamo ed espelliamo quelle forze interiorizzate che possono causare uno squilibrio del sistema. Non ci metteremo a fare piegamenti o salti. Ci limiteremo a camminare. Ed in maniera inconscia. Il nostro cervello B, quello che ci permette di guidare la macchina mentre parliamo con il nostro compagno di viaggio, per intenderci, attiva il pilota automatico. La natura prova a farci smaltire l’eccesso di energia.
In un contesto lavorativo e sociale particolarmente stressante, dove tutta la comunicazione verte ad allontanarci dal nostro sentire più intimo attraverso distrazioni di ogni genere, è ancora più importante incentivare l’atavico bisogno di movimento. Se prendessimo l’abitudine di scaricare la tensione fumando o concentrando l’attenzione su apparecchi tecnologici, per esempio, capite bene che si innescherebbero meccanismi sgraditi al corpo e che nulla hanno a che fare con lo stato naturale. Parliamo di martelli o giocattoli a forma di martello? Avete compreso la differenza? Il camminare risulta la panacea di ogni male. E per diversi motivi. Non vi immaginereste mai quanti. 

Eccone  alcuni  

–È a costo zero. Il primo fattore da considerare, soprattutto in epoca di crisi, è che camminare è gratis. Non richiede nessuna iscrizione e particolari attrezzature. Un paio di scarpe comode, un abbigliamento a strati e via.

–Rende più intelligenti. Uno studio dell’Università del Kansas ha dimostrato come la pratica di esercizi aerobici a basso impatto possa prevenire l’insorgenza precoce di demenza. Ha altresì riscontrato un volume maggiore dell’ippocampo (porzione di cervello deputata alla memoria ed all’apprendimento).

–Aiuta la vista. Camminare comporta un aumento delle capacità del corpo di richiamare ossigeno. L’attivazione dell’apparato respiratorio ha la capacità di sviluppare i vasi sanguigni e le cellule celebrali. Abbiamo quindi una miglior efficienza di tutti gli apparati con conseguente alleggerimento della pressione generale e della pressione oculare. Questo determina una minor insorgenza di glaucoma.

–Fa bene al cuore. Come già detto, richiamando più ossigeno, vi è l’attivazione anche della pompa che rende il ciclo sanguigno più efficiente. Con conseguenze positive che potete ben immaginare a livello di stato generale e prevenzione di malattie cardiache.

–Migliora la digestione. Niente di meglio di quattro passi per facilitare la digestione. Il camminare contribuirebbe ad una miglior digestione dei cibi ed a regolarizzare il movimento intestinale. Una bella abitudine che potrebbe addirittura prevenire il tumore al colon.

–Previene il diabete. Migliora sensibilmente la tolleranza al glucosio. Uno studio durato sei mesi della Duke University ha riscontrato una miglior tolleranza al glucosio fino a 6 volte maggiore rispetto a chi pratica la corsa.

–Tonifica la muscolatura. È dimostrato che 10000 passi al giorno, con tratti di salita, possono migliorare sensibilmente il tono muscolare. Questo aggiungerebbe una miglior resistenza articolare e scheletrica.

–Aumenta la vitamina D. La produzione endogena di vitamina D avviene tramite esposizione ai raggi solari. La pratica all’aperto è un buon metodo per spendere il tempo libero in qualcosa che non solo apporta benefici a livello di struttura ma che può essere un vantaggio anche a livello di sistema immunitario.

–Contrasta la depressione. La concomitanza di fattori metabolici legati al movimento ed alla produzione di vitamina D, correlata con livelli ottimali di ormoni endogeni, fanno riscontrare un migliore stato mentale.

–Si può praticare ad ogni età. Camminare è l’unica pratica sportiva che si può praticare ad ogni età. Anche la corsa, che sicuramente apporta benefici simili, possiede dei fattori negativi che, a lungo andare, possono provocare danni.

Insomma, camminare è tutto questo ma anche molto di più. Oltre che una grande valvola di sfogo ed una medicina efficacissima, è anche filosofia, passione e socialità. E’ un qualcosa che unisce ai nostri simili, come i compagni di camminata con cui condividiamo ore di relax e chiacchiere infinite  o  almeno dovrebbe     vist che  siamo   schiavi   della tecnologia   da non farne  a meno neppure camminando  . Unisce a comparse estemporanee in cui ci si può incappare per caso e che sanno donare un valore aggiunto al camminare. Ma soprattutto unisce l’uomo alla natura. E quindi apre le porte all'essere più profondo ed intimo. Ci spogliamo di ruoli e doveri e siamo noi stessi. Camminare è democratico e  rivoluzionario . Siamo tutti sullo stesso livello. E rappresenta , sempre  secondo il sito citato prima  , <<  per me una forma di ribellione e di uscita nei confronti di un sistema che ci vuole addomesticare la domenica pomeriggio al centro commerciale. >> Camminare è sentire. E’ vita. 


   


Nel cammino il senso della vita

Camminare è decisivo per noi umani, ma purtroppo lo scopriamo tardi
Ho camminato tanto nella mia vita, e ora che sono vecchio non posso più camminare a lungo, ma paradossalmente in me si è molto accresciuto il desiderio di fare passeggiate. Camminare significa mettere un piede davanti all'altro e spingersi verso un altrove, lasciando che il proprio corpo si muova e percorra un tragitto segnato da altri che hanno camminato prima di noi, fino a lasciarne le tracce. "Camminando si apre cammino", aveva ben intuito il grande poeta M Machado. Camminare è decisivo per noi umani, ma purtroppo lo scopriamo tardi, così come tardi ci accorgiamo che la vita è un cammino da percorrere giorno dopo giorno, verso una meta che non sempre abbiamo chiara davanti a noi. Non rifletto dunque sul cammino dei pellegrini sulle vie sante, che portano a Compostela, Roma o Gerusalemme.
Oggi il camminare non è più una pratica quotidiana necessaria, perché ricorriamo all'auto o ai mezzi pubblici. Un tempo, invece, lungo la strada c'era sempre gente che camminava con i suoi bagagli, con i suoi "fagotti" e i suoi pesi da portare, a volte schiaccianti.
Oggi i medici raccomandano di dedicare almeno mezz'ora al giorno al camminare spedito, perché è un esercizio benefico per la salute del corpo, ma secondo me lo è soprattutto per la salute della mente e dello spirito. Anche perché, se si cammina veloci, lo si fa da soli, e allora, nella concretezza del mettere un passo dietro l'altro, silenzio e solitudine diventano fecondi, stimolati da tutti i sensi accesi dal camminare. Non a caso il filosofo greco Diogene ripeteva, di fronte agli interrogativi più difficili: "Solvitur ambulando", "camminando il problema sarà risolto". E quando si passeggia in due, allora la conversazione, gli sguardi incrociati, diventano linguaggi carichi di complicità, affettività e tenerezza.
Camminare insieme a un altro è mai inutile, mai tempo perso, ma guai a fare passeggiate, in mezzo alla natura, eliminando il silenzio con musiche o voci immesse direttamente nei padiglioni auricolari. Solo nel silenzio, infatti, si può fare l'esperienza che "niente è senza voce", come scriveva Paolo di Tarso. Sì, quando cammino e non resto distratto o chiuso in me, ogni cosa ha un messaggio da offrirmi, anzi diventa essa stessa una parola. È così che emergono presenze insospettate, domande essenziali, e avvengono anche dialoghi immaginari con una volpe che ci osserva o un corvo che ci saltella davanti...
Nel camminare, soprattutto in campagna e tra i boschi, c'è un'adesione del corpo alla terra che ci fa sentire più che mai terrestri. Camminare su questa terra è immergersi in un flusso di vita in cui siamo co-creature, tutte conviventi - umani, animali, alberi, muschi, fiori, sassi - e in questo fiume spetta a noi farci loro voce e loro pensiero, in una reale comunione. Mi diceva un monaco dell'Athos: "Ho camminato tanto nella mia vita, e ora che sono vecchio e paralizzato alle gambe posso dirmi: "Siediti e cammina!"


2.2.20

il sessismo è solo maschile o anche femminile ? e come arginare il femminicidio oltre alle leggi e alle pene

Rispondendo   alla  domanda  del titolo   è vero che il sessismo , IL SESSISMO ABBONDA SULLA BOCCA DEGLI STOLTI   e   che siamo maschilisti senza rendercene conto ma  poiché certe  espressioni e  modi  dire  linguistici  come esempio   l'orripilante  espressione    donna  con le palle sono cosi  ormai diffuse     da  essere   usate  anche dalle  donne mi do la  risposta  al quesito  che mi sono posto  nel titolo    affermo che    esso   è anche  femminile  .  Infatti   sono d'accordo     con questa lettera    scritta  da una donna   e  pubblicata    ( vedere foto  sotto )  dall'ultimo numero del settimanale Oggi  .



saltando di parlo in frasca , anche se non tanto in quanto è esso collegato alla prima tematica , veniamo al  secondo argomento del post d'oggi  .
Infatti : « Ogni volta che riferendosi a un femminicidio si parla di “tempesta emotiva” o “raptus” non solo si banalizza la gravità del gesto, ma si diventa in un certo senso complici  ». [  ..... da    repubblica  del  8\11\2019 ]   di   MICHELA MARZANO    

 , veniamo alla seconda tematica del post d'oggi come arginare il femminicidio non solo con pene e condanne certe . 
ecco altri Metodi che potranno sembrare ovvi e scontati ma che in realtà non lo sono visto che nei media , oltre alla classica giornata del 25 novembre (  quella   che  io  chiamo giornata rompi e pulicoscienza )     contro i femminicidi \ violenza sule donne , sene parla male ovvero si continua a d usare un cattivo linguaggio vedi punto 3 , o si raccontano solo le storie di violenza ( vedi la trasmissione amore criminale ) il che può trasformarsi in un arma a doppio taglio e creare atti di emulazione od alimentare la percentuale già abbastanza elevata di quelli ( ed SIC di quelle ) che dicono " se l'è cercata " .






1)
i movimenti antiviolenza  e  antifemminicidio  devono accettare   il fatto che Dalla violenza non ci si salva da sole: per liberarsi dai mostri e guarire le proprie ferite alle donne servono tutto il sostegno e l'aiuto possibili ed è vitale che oltre a rafforzare i servizi a tutela delle vittime, la società sappia introdurre strumenti e metodi adeguati per affrontare e trattare anche l'oscura realtà degli uomini che odiano le donne : quelli che maltrattano, aggrediscono, umiliano, massacrano. Per fermare le loro violenze e da orchi farli tornare persone. 



«Sono i temi del nostro viaggio, tra le voci di chi aiuta le vittime a non annegare nella violenza, terrificante banalità del male che troppo spesso diventa assassina. A Genova fulcro della rete per le vittime è il centro provinciale antiviolenza di via Mascherona, aperto quattro anni fa nelle intese tra Provincia, Regione, Comune e associazioni. I pesantissimi tagli ai bilanci degli enti locali, hanno messo a rischio anche i servizi di questa struttura, ma la situazione ora è più rassicurante.»  ( dal testo del video ) 

2) 

 L'immagine può contenere: una o più persone

Sei donne uccise in una settimana.
La cassazione parla di “ emergenza nazionale “, ma ci sono ancora donne e uomini “ istruiti” che pensano che IL FEMMINICIDIO NON ESISTA e sia un omicidio come un altro .
Forse bisognerebbe partire da questo punto.


3 ) 


  sempre  La  marzano repubblica  31\1\2020  « ( ...  )  Ciò di cui c'è più bisogno è la prevenzione. Che poi significa capire  non giustificare  [ corsivo mio  ]   che tutti questi uomini malati di gelosia e che passano all'atto sono il sintomo di una società in cui non si è più capaci di fare i conti con le proprie frustrazioni, mancanze e fratture. Ogni relazione umana destabilizza: quando si vive con un'altra persona - che reagisce in maniera diversa da noi, che è libera di restare o di andarsene, che può assecondarci nei nostri bisogni ma che può anche non farlo - le cose non dipendono più interamente da noi. È questo che rende l'incontro con l'altro al tempo stesso magico e incerto.
Femminicidi: sempre più vittime,  142 l' anno scorso
Ma è proprio l'incertezza che gli uomini violenti  sia  fisicamente  che nel  linguaggio [  corsivo mio   ]  non sopportano: scelgono una donna come se scegliessero un oggetto e si illudono di poterla controllare e manipolare come una semplice cosa. Pensano che l'amore sia una forma di possesso e si convincono che tutto ciò che una donna vive senza di loro - lavoro, amicizie, hobby - sia una colpa. Sono uomini fragili dal punto di vista identitario, che accusano le donne dei propri fallimenti e che non sopportano nemmeno l'idea dell'abbandono: non hanno la benché minima idea di quale sia la grammatica delle relazioni affettive.
Se non si riparte da qui, e non si capisce che la chiave di volta per combattere le violenze di genere è la prevenzione, i femminicidi continueranno a moltiplicarsi. Non c'è un vaccino che possa mettere un termine a questa epidemia, ma c'è la possibilità di contrastare le violenze contro le donne, insegnando ai più giovani che nessuna persona può colmare i nostri vuoti esistenziali, che i vuoti si possono al limite attraversare insieme a chi ci sta accanto, e che tutto ciò è possibile solo quando chi ci è accanto rimane libero. Autonomia e dipendenza vanno di pari passo: non c'è relazione senza l'accettazione della dipendenza nella quale ci si trova quando si ama una persona, ma al tempo stesso una relazione finisce se non c'è più posto per l'autonomia individuale. Il rapporto tra autonomia e dipendenza, però, lo si insegna e lo si trasmette con le parole e con gli esempi. Se mancano parole e esempi, serviranno a poco le norme che il Parlamento continua a votare: l'epidemia di femminicidi non verrà mai arginata. »


in parole povere non solo a scuola ma in famiglia serve : non insegnare a tua figlia ad essere preda \ insegna a tuo figlio a non essere cacciatore ( joumana haddad Beirut, 6 dicembre 1970 poetessa libanese )

31.1.20

quegli italiani che non credono che sia esistita la shoah - olocausto sono coglioni o ignoranti ? o forse entrambi ?

 in sottofondo



si discuteva    sulla  pagina Facebook    Il Tulipano - Il Web Magazine Indipendente scritto dal Popolo del rapporto Eurispes   in cui  si afferma  di come 1 italiano su 3 neghi la shoah \ olocausto . alcuni dicevano : << Allora un italiano su tre e coglione.>> Secondo  me   ed è  questa  la mia risposta che  ho dato



Si lo è ma è anche ignorante della propria storia ( in quanto alcuni lager si trovavano anche in Italia ) e crede nel mito dell'uomo forte che  scende  fra la  gente . Oltre a farsi abbindolare  dall'uomo  ragno  di turno ( nessuno escluso è capitato anche a me ma una volta fregato non ci sono ricascato ) e poi una volta cascatoci e messo al muro dalla realtà dei fatti non ha il coraggio di dire ho sbagliato sono stato fregato e continua a crederci ed a farsi illudere ancora fin quando non .... ne subirà le conseguenze . E magari poi accorgersene negli ultimi anni di vita .Vedere

 il finale del film Scena per me rappresentativa anche della situazione attuale: sia dal punto di vista di chi ha ancora speranza sia dal punto di vista "di chi scappa"di Mediterraneo - regia di Gabriele Salvatores (1991) il particolare dal 048.00 in poi

a  voi decidere    quali delle due  opzioni

Brexit, l'incredibile storia di Giovanni Palmiero: ha 101 anni, ma per il Regno Unito è un neonato senza permesso

Giovanni Palmiero, originario di Decorata in provincia di Benevento, ha 101 anni ed è uno dei quasi 3,5 milioni di europei residenti nel Regno Unito che devono fare richiesta di "settled status". Il certificato si ottiene attraverso una app e assicura la permanenza sul territorio una volta attuata la Brexit.



Purtroppo, l'ex cuoco Giovanni (a Londra dal 1966, ancor prima che il Regno Unito entrasse a far parte dell'Unione europea), non riesce ad ottenerlo per colpa di un bug scoperto proprio grazie alla sua domanda. Il software per le richieste ideato dall'Home Office - l'ufficio britannico per l'immigrazione - è stato programmato per elaborare solo le ultime due cifre della data di nascita. Quindi il 1919, anno di nascita di Giovanni, si è trasformato in "19" e per il sistema l'anziano risulta un neonato che necessita della presenza dei genitori per completare la domanda. Sposato con Lucia, 92 anni, ha 4 figli, 8 nipoti e 11 pronipoti. "Fino a 94 anni ha lavorato in un fish and chips", racconta uno dei figli.


incuriosito   e  cercando   ulteriori informazioni  insomma facendo  fact-checking    ho  trovato  da     questo sito  la news     http://www.londraitalia.com/cronaca

Ha 101 anni ma per l’Home Office è un neonato. Giovanni bloccato nel limbo del settled status

“Per proseguire l’applicazione del settlement scheme abbiamo bisogno dei dati dei suoi genitori”. A 101 anni!? E in chiesa accompagnato e al cinema mai da solo!? Verrebbe da replicare! Giovanni Palmiero classe 1919, più di 75 anni di matrimonio con l’amata Lucia, decenni di residenza a Londra. Eppure, a poche ore dalla formale uscita del Regno Unito dall’Unione europea, la sua posizione è ancora incerta. Lui, cittadino italiano residente nel Regno Unito dal ’66, inciampa nella burocrazia pre-brexit per un bug dell’applicazione per richiedere il settled status.“Non c’è ansia per l’esito della procedura”, racconta Assuntino Palmiero, figlio di Giovanni, che ci apre le porte di casa per raccontarci questi momenti di fibrillazione che anticipano il B-day.Trascorrere un paio di ore in casa Palmiero è come sentirsi … in Italia. Varcando l’uscio dell’abitazione nel cuore di Islington pare di stare a Decorata, frazione di Colle Sannita. Il calore, i ritratti, l’emozioni, i racconti ti riportano a casa e ti restituiscono quei ricordi famigliari che solo un whatever o anyway spezzano, facendoti ripiombare al civico 48 di un qualsiasi flat in quel di Londra.“Siamo andati all’Inca-Cgil qua vicino – racconta Assuntino – dove papà e mamma, accompagnati da mia sorella e da mia moglie hanno fatto l’application per formalizzare la richiesta di rimanere in UK. Ma la richiesta – precisa Assuntino seduto al fianco dei genitori – è pendente a causa dell’età di papà”.









In alto Giovanni Palmiero con il figlio Assuntino. Sopra l’sms ricevuto dall’Home Office

A raccontarci nel dettaglio come sono andate le cose ci pensa Dimitri Scarlato, che per l`Inca – Cgil è consulente per le questioni Brexit. All’Italian Advice Centre, di cui Andrea Malpassi e Maurizio Rodorigo sono rispettivamente presidente e coordinatore, Lucia e Giovanni ci sono andati e lí hanno avviato le pratiche.
“Quando ho fatto lo scan del passaporto – racconta Scarlato – l’app ha importato tutti i dati biometrici, ma, e qui subito l’intoppo, l’applicazione ha importato la data di nascita sbagliata … ma di cento anni. Il signor Giovanni, infatti, è nato nel 1919, quindi acquisendo le due cifre 19, il sistema ha dedotto che Mr Palmiero fosse nato nel 2019.
Mi sono accorto subito che qualcosa non quadrasse perchè, parimenti alle applicazioni degli under 12, saltava il passaggio della scansione del volto, portando direttamente alla pagina in cui devi scattare la foto. A questo punto – racconta Scarlato – ho preferito interrompere la procedura a favore di un consulto con l’Home Office. Il funzionario che ha raccolto la nostra segnalazione mi ha suggerito di proseguire per poi risolvere successivamente il problema”.
Un consiglio non proprio azzeccato.
“Proseguendo nell`applicazione, a quel punto – ricorda Scarlato, che è, tra gli altri, attivista di primo piano di the3milion – mi chiedeva se intendessimo procedere come applicazione bambino, dovendo inserire alternativamente l`indicazione per l`inserimento di una potenziale residenza dei genitori del signor Giovanni o se avessimo voluto procedere indipendentemente. Era chiaro, quindi, che per l`app sviluppata dall`Home Office Giovanni Palmiero aveva un anno, non 101, come da carta di identità”.Un bug legato all’età a tre cifre, si ferma a 99, come se non avessimo in Italia pezzi di territorio, triangoli di benessere, dove i nostri nonni arrivano ad età a tre cifre, Ma questo, evidentemente gli sviluppatori dell`App, lo ignorano.“Ora – conclude Scarlato – della risoluzione dell`impasse se ne è fatto carico il Ministero che ha raccolto manualmente i dati di Giovanni Palmiero per una risoluzione offline del problema, assicurando un aggiornamento ogni 5 giorni sull`applicazione pendente”.“Questo lo abbiamo ricevuto oggi, si scusano per il disagio ma ancora non ci hanno dato l’ok al settled status per papà” mi mostra il cellulare la figlia Anita, riferendosi al messaggino dell`Home Office, che dice di star riscontrando difficoltà nel concludere l’applicazione, ancora vien da pensare.

30.1.20

contro l'ignoranza non c'è vaccino che tenga . la psicosi da coronavirus



va bene scherzarci su , come mi è successo nei giorni scorsi al lavoro , dove un cliente sentendo un colpo di tose ( sono raffreddato ) mi dice : << non avrai il coronavirus ? >> . Ma oltre le bufale come quella che il virus sia nato in un laboratorio militare dunque finora non c'è alcuna tesi che dia conferme né certezze su dove e su come si a originato il virus per ora è dunque prudente non diffondere allarmismi di alcun tipo che non comprendano le norme d’ igiene e di protezione avvalorate da fonti valide e sicure.Ma soprattuttto smettere con la psicosi e l'imbecillità che sfiora il razzismo 
  da  https://www.ilmessaggero.it/roma/news  Mercoledì 29 Gennaio 2020


Coronavirus, è psicosi: a Roma clienti in fuga da negozi e ristoranti cinesi
ROMA > NEWS di Camilla Mozzetti

Coronavirus, clienti in fuga da negozi e ristoranti cinesi

Nel cuore dell'Esquilino, tra le vie che abbracciano piazza Vittorio, i commercianti cinesi restano sull'uscio delle attività. «Non siamo in Cina ma la gente ha un po' di paura», dice uno di loro in via Napoleone III. Non si palesa ancora come una vera e propria psicosi anche se i sintomi sembrerebbero proprio quelli perché la diffusione del coronavirus ha comunque innalzato i livelli di allerta e di preoccupazione tra le persone che frequentano il quartiere, da anni abitato dalla comunità cinese, pur non avendo fatto registrare casi di contagio nella Capitale.
Virus Cina, anche nelle scuola di Roma è psicosi contagio
Il risultato? I negozi restano vuoti nonostante i prezzi molto convenienti; che si tratti di abbigliamento, calzature, biancheria, «oggi abbiamo battuto appena cinque scontrini», dice la commessa di una delle tante attività commerciali sotto i portici di piazza Vittorio.
«C'è la crisi ma gli affari ne stanno risentendo, noi diciamo di star tranquilli non siamo lì, ci troviamo a Roma, i nostri parenti sono a casa laggiù, ma la gente preferisce non entrare, passerà». Ad essere maggiormente colpiti, sono i ristoranti cinesi e non solo quelli dell'Esquilino.
TAVOLI VUOTI
Mediamente in tutta la Capitale ci sono oltre 400 esercizi di somministrazione cinesi e in questi giorni le prenotazioni sono crollate del 70 per cento. Vale a dire che sette ristoranti su 10 hanno visto ridurre la clientela a pranzo e a cena e disdire le prenotazioni in una settimana importante come quella del Capodanno cinese, fanno sapere dalla comunità. Tavoli vuoti e cucine ferme. «Sta venendo meno gente - racconta il titolare di un ristorante sulla Tiburtina - qui è tutto sicuro ma il calo c'è». «I clienti più affezionati sono rimasti - aggiunge Anna Chiang storica titolare del ristorante Ruyi in via Valadier a Prati -. Speriamo che le cose migliorino, così è difficile. Da quando si è saputo del virus, tanti tavoli restano deserti». Il fenomeno si è esteso anche a quei bar, gestiti ad esempio, sempre intorno a piazza Vittorio da cittadini asiatici.
LE MASCHERINE
Per strada, all'Esquilino, si incontra più di un passante con il volto coperto da una mascherina. Italiani e cinesi non c'è differenza. E anche dentro quelle attività che, nonostante la paura, lavorano un po' di più è il caso dei parrucchieri e delle estetiste i dipendenti si proteggono il naso e la bocca. «Solo un'accortezza per chi lavora da noi e per i clienti ma per ogni tipo di virus», spiega il titolare di un salone in via Carlo Alberto. Di certo, «a meno che non sia proprio necessario - racconta Nilde P., di fronte agli ex magazzini Mas - non entro in questi negozi pur servendomi spesso da loro. Sarà una sciocchezza ma preferisco in questo periodo non avere troppi contatti».
PARTENZE POSTICIPATE
Non finisce qui perché oltre ai ristoranti e ai negozi, a restar vuote sono anche le agenzie di viaggio specializzate sull'Oriente. Il coronavirus ha fatto scendere le prenotazioni dei viaggi verso la Cina. Molte delle agenzie che da tempo operano sempre all'Esquilino da via Conte Verde a via Foscolo hanno mediamente registrato un calo e un cambio sulle prenotazione del 5%. «Diversi clienti hanno preferito spostare il biglietto e rimandare al partenza al prossimo mese spiega una dipendente dell'agenzia Lantian cielo blu nonostante i festeggiamenti per il Capodanno cinese. Una scelta personale e precauzionale anche se credo che la situazione sia sotto controllo. I miei genitori sono in Cina, stanno bene ma certamente stanno facendo molta attenzione: restano in casa ed escono di meno»


La psicosi non distingue mai. "Chiediamo che finiscano intolleranza e discriminazione" spiega Lucia King, portavoce delle comunità cinesi in Italia. "  su repubblica  d'oggi  Abbiamo bisogno non di donazioni, ma di comprensione".
Per i più spaventati va detto che l'ospedale Amedeo di Savoia di Torino sta mettendo a punto il test diagnostico del coronavirus: sarà pronto tra meno di una settimana. Un tempo in realtà lunghissimo, dal momento che la psicosi è quasi incontrollabile. Per l'ignoranza, purtroppo non esistono vaccini. 

29.1.20

se la destra contesta anche uno dei massimi storici vicino a loro come raul Pupo sulle foibe vuol dire che il 10 febbraio è solo propaganda

articolo di Marco Ballico 14 Gennaio 2020 ilpiccolo.it








Pupo: «Testo sempre aperto alle osservazioni, le polemiche non c’entrano.» Ma a destra l’aggiornamento non basta. «Resta il silenzio sulla pulizia etnica»



TRIESTE Il vademecum per il Giorno del ricordo “scomunicato” nel 2019 a Palazzo viene aggiornato dall’Irsrec, l’Istituto regionale per la storia della Resistenza. Raoul Pupo, curatore del documento, assicura che le polemiche « non hanno influenzato la seconda stesura » ma, tra modifiche e integrazioni, « ci sono parecchie parti nuove». La reazione di chi aveva contestato? L’assessore regionale Fabio Scoccimarro (Fdi) parla di « passo parziale ma importante verso la verità storica », mentre l’ex consigliere regionale Piero Camber da Fi ribadisce le sue critiche.


A suscitare un dibattito di proporzioni nazionali fu lo scorso aprile in Consiglio regionale la mozione a firma proprio di Camber e del leghista Giuseppe Ghersinich che conteneva l’atto di indirizzo alla giunta di stoppare i contributi pubblici a favore delle associazioni negazioniste e riduzioniste sulle foibe e sull’esodo giuliano-dalmata. Nel mirino, tra l’altro, lo stesso vademecum dell’Irsrec, «con il quale – scrivevano i consiglieri del centrodestra – si vuole diffondere una versione riduzionista della storia della pulizia etnica perpetrata dai partigiani titini».La seconda edizione è conseguenza di quel dibattito? Pupo, al lavoro con i colleghi Gloria Nemec, Anna Vinci e Fabio Todero, dice di no: «A dettare le novità della seconda edizione «sono state esclusivamente osservazioni e richieste che ci sono pervenute su una pubblicazione che avevamo già definito “aperta”. Il risultato non avrà accontentato tutti, ma la finalità non cambia, cioè offrire uno strumento di prima consultazione, il più possibile rigoroso anche se sintetico, sui temi legati al Giorno del ricordo nell’imminenza del 10 febbraio». I ritocchi sembrano riguardare sia la forma che la sostanza. «Il termine “etnico” – spiega lo storico – non può venire applicato a comunità nazionali che si definiscono su basi non etniche, come gli italiani di Venezia Giulia e Dalmazia. In tali casi è preferibile fare riferimento ai processi di “semplificazione nazionale” che hanno interessato tutta l’Europa centro-orientale nel Novecento».
Si raccomanda in particolare di «non considerare semplicisticamente con quei termini tutti gli atteggiamenti di critica nei confronti di interpretazioni consolidate, specie se queste sono maturate nell’ambito polemico-politico piuttosto che scientifico. La messa in discussione delle precedenti letture del passato – avverte il vademecum – rientra nella normale pratica della ricerca, così come la presa di distanza dalle semplificazioni diffuse nell’uso pubblico della storia ».
A una prima lettura, Scoccimarro vede, dal suo punto di vista, luci e ombre. «Il vademecum segna un’indubbia discontinuità con le narrazioni precedenti e restituisce giustizia alla tragedia del confine orientale. Ma restano alcuni punti sospesi o rimossi», sostiene il segretario regionale di Fdi invitando a «contestualizzare la brutalità, pur innegabile, del “fascismo di confine”, un tempo esasperato in tutt’Europa dallo sciovinismo più spinto» e denunciando la minimizzazione «dei quaranta giorni dell’occupazione jugoslava a Trieste e del parallelo martirio di Gorizia, quando la polizia politica titina non si limitò a uccidere veri o presunti fascisti, ma avviò una calcolata caccia a ogni possibile oppositore». Quanto al ruolo del Pci di Togliatti, «dal 1944 al 1948 il segretario si adeguò agli ordini di Mosca e sostenne apertamente le mire di Tito sulla città di Trieste. Il tutto anche a danno dei partigiani “bianchi” come nella strage di Porzus». Non manca l’attacco a «certi professori del “pensiero unico” che insistono con tesi negazioniste, giustificazioniste o riduzioniste».
Camber è ancora più netto: «Anche questo aggiornamento contribuirà a diffondere una versione riduzionista della storia degli eccidi sistematicamente perpetrati dai partigiani titini contro gli italiani. Una vera e propria pulizia storiografica». Il vademecum, prosegue il forzista, «giocando sulle definizioni, continua a negare che le foibe furono pulizia etnica. Si legge infatti che Tito operò una “semplificazione nazionale”, non volendo assolutamente cacciare gli italiani dall’Istria e dalla Dalmazia. Sappiamo, invece, quanto lucida e spietata sia stata la pianificazione titina per cancellare gli italiani dalle terre dell’Adriatico orientale». Camber cita infine le parole di un anno fa del presidente Mattarella e conclude: «Sarebbe corretto che simili pubblicazioni riportassero integralmente il discorso di quel 9 febbraio al Quirinale».—






Leggi anche




















I GIUSTI DELL'ISLAM . Mussulmani che salvano ebrei dai i lager . ma di questo non se ne parla , si vedono solo i mussulmani come pericolo



lo che la giornata settimana della memoria finita è come me pensate che ...... vi capisco , ma nella foga retorica celebrativa ci si è , volutamente dimenticati e ignorato ( salvo eccezioni ) che fra coloro che salvarono gli ebrei ci furono anche 

I GIUSTI DELL'ISLAM



E di qualche anno fa  , più precisamente del 2009  Una mostra «Giusti dell’islam» - promossa dal Centro di cultura e attività missionaria Pime di Milano e curata da Giorgio Bernardelli - racconta alcune di queste storie. Parla di due bosniaci, tre albanesi, due diplomatici turchi e un iraniano che con il loro coraggio salvarono alcune decine di ebrei  e  che    viene  ripetuta  anche  quest'anno  come dimostra questo articolo   (  suggeritami  da  una  di  quelle  eccezioni  di cui  parlavo prima   la  compagna  di  strada   ed autrice  decennale   del nostro   blog   DAniela  Tuscano ) di repubblica  https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/01/28/  del riportato  sotto 










I musulmani che durante il nazismo salvarono gli ebrei, la loro storia in una mostra
"Giusti dell'islam" è il titolo dell’allestimento che parla dei musulmani nell'elenco dei “Giusti tra le nazioni”

                   di ZITA DAZZI

Una mostra per riscoprire le storie dimenticate di alcuni musulmani che durante la persecuzione nazista salvarono la vita ad alcuni ebrei e un incontro a più voci fra cristiani, ebrei e musulmani per favorire il dialogo interreligioso in occasione della Giornata della Memoria 2020. L'associazione ChiAmaMilano e "Casa Comune" propongono nella sede di via Laghetto 2, dietro alla Statale, la mostra curata da Pime Milano "Giusti dell'islam" che parla dei circa 22 mila nomi che sono nell'elenco dei “Giusti tra le nazioni” censiti dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme. Fra questi ci sono settanta musulmani. Persone che - in nome di valori islamici - si diedero da fare per salvare la vita ad alcuni ebrei durante la persecuzione nazista. Con questo loro gesto hanno ricordato che la frase del Talmud "Chi salva una vita salva il mondo intero" compare anche nel Corano. Un invito ad andare oltre le generalizzazioni facili nella percezione dell’altro e delle sue aspirazioni.
Attraverso i suoi 14 pannelli, la mostra "Giusti dell’islam" - aperta dalle 10 alle 20 fino al 1° febbraio e promossa dal Centro di cultura e attività missionaria Pime di Milano e curata da Giorgio Bernardelli - racconta alcune di queste storie. Parla di due bosniaci, tre albanesi, due diplomatici turchi e un iraniano che con il loro coraggio salvarono alcune decine di ebrei. Inoltre rende conto del lavoro compiuto dallo storico americano Robert Satloff, il primo a proporre ufficialmente allo Yad Vashem un arabo come candidato «Giusto tra le nazioni». La mostra è a disposizione di scuole e amministrazioni locali per attività culturali legate al tema del rapporto tra religioni e identità diverse. Venerdì 31 gennaio alle 11 ci sarà un incontro pubblico fra Pierfrancesco Majorino eurodeputato Pd, Khalid Chaouki, ex presidente della Grande Moschea di Roma, Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista, Giorgio Bernardelli del Pime, ideatore della mostra, don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della carità "A. Abriani", e Gabriele Nissim, presidente di Gariwo (l'associazione milanese che gestisce il giardino dei Giusti a Montestella), con un saluto di Milly Moratti. A introdurre l’incontro sarà Daniele Nahum, e parteciperanno alcune classi del Liceo classico Manzoni e dell'Itt Artemisia Gentileschi.rgomenti



Un vagone di uno dei treni con
 i quali vennero deportati gli ebrei (ansa)
Inoltre rende conto del lavoro compiuto dallo storico americano Robert Satloff, il primo a proporre ufficialmente allo Yad Vashem un arabo come candidato «Giusto tra le nazioni». per riscoprire le storie dimenticate di alcuni musulmani che durante la persecuzione nazista salvarono la vita ad alcuni ebrei Tra i circa ventiduemila nomi dei “Giusti tra le nazioni” censiti dallo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, figurano anche quelli di settanta musulmani. Persone che - in nome di valori islamici - si diedero da fare per salvare la vita ad alcuni ebrei durante la persecuzione nazista.Con questo loro gesto hanno ricordato che la frase del Talmud «Chi salva una vita salva il mondo intero» compare anche nel Corano. Oggi, però, sono i più dimenticati tra i Giusti, perché politicamente scorretti sia per tanti ebrei sia per tanti arabi. Sono infatti un invito ad andare oltre le generalizzazioni facili nella percezione dell’altro e delle sue aspirazioni.
Pe r chi avesse  qualcosa  d'obbiettare   questa   è la mia risposta  
L'immagine può contenere: testo   

altre informazioni tali storie 


25.1.20

E' per fatti come questi di Mondovi che scrivo sul 27 gennaio pur giudicandola una giornata rompi


Prima  dell'inizio  del  post  d'oggi    Troverete     quegli approfondimenti  che mettono  a  fine post ,   qui  ho  deciso di metterli  all'inizio  post  in quanto   davanti a fatti simili  e    in vista  di giornate celebrative  di  solito    sono le  cose  che  si leggono  per  prima  ,    sulla  differenza  di  come    nei  lager  ci finirono  cosa  che    l'autore  (  o gli autori  )   di   tale infamia  e    vergogna  ignora  ,   anche   non ebrei  ma  politici  ,   omosessuali , ecc




di cosa  stiamo  parlando

Mondovì, scrivono "Qui c'è un ebreo" sulla porta del figlio di una deportata

L'uomo aveva ricordato su un giornale locale la madre, Lidia Beccaria Rolfi, che era stata imprigionata a Ravensbruck come politica. Il figlio: "Si è creato un clima e questi sono gli effetti". La ministra Azzolina: "Sono turbata, si è passato il limite".

Ora  dopo questa pippa iniziamo  il post    vero e proprio


Come  ho già detto nel  titolo di questo post m   ed ripetuto  ( l'ultima  qualche  post  fa  )   sarà una  giornata  rompi  e  puli coscienza   e  quindi davanti a fatti come  quello successo recentemente  Mondovì   non si ripetano e  non siano considerati  solo dei  gesti  isolati di deficienti   che  lo fanno  per  noia ed  emulazione     bisogna  parlarne ed  scriverne  sempre non solo a date    fisse    ed  evitare   la retorica   e di concentrarsi  come    non solo  il   27 gennaio   o quando  si tratta appunto  d'anniversari   come  quello  di  2  anni fa   in cui   si celebravano gli  80  anni  delle  leggi razziali  -  SIC  -  italiane , ma   tutti  i giorni  .
Parlare  ed  possibilmente  agire  In modo  di