5.3.21

gli idioti ed i rosiconi davanti al covid . il caso di alessia bonari ed la proposta scema e provocazione ad minchiam Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Professor Matteo Bassetti, che vuole prima vaccinare i giocatori della serie A

in   sottofondo 
Redemption Song - Joe Strummer 

lo so che avevo detto che non avrei parlato di San Remo

"Non seguire o blocca più per 30 giorni" chi parla dell'evento canzonettaro tipico di questo periodo.
E vedi come ti si rimette in sesto la homepage semplice

e che sono abituato essendo cresciuto in un tempo in cui i "settori " erano separati  e distinti  e quindi ragiono ancora in parte (sto lottando per sradicare questa mia abitudine   retrograda   ormai superata  dai mutamenti del costume  ed di provare  a mettere in atto questa frase : <<  soltanto
uno stolto conservatore giudica il presente con le idee del passato e soltanto uno stolto liberale giudica il passato con le idee del presente >> Lord Acton 1895 ) per categorie cioè  gli sportivi devono fare gli sportivi non  le soubrette .   Ma tali commenti  idioti ( è  a dir poco  ) e sessisti  proprio non mi vanno giù  e mi fanno venir meno a  quanto promesso nelle righe precedenti .
Infatti   

Ma quanto livore c’è in giro sui social? Quanta frustrazione e invidia? Perché sfogare la propria rabbia così nei confronti di una persona che porta ancora i segni di una tragedia. Segni che non vediamo più al volto, ma sono ancora più indelebili perché la giovane infermiera simbolo della lotta al Covid li porta tutti dentro. Nel cuore.
Perché ricoprire di tonnellate di insulti Alessia Bonari solo perché ha accolto l’invito di Amadeus a salire sul palco del festival di Sanremo? Alessia il giorno dopo era già al lavoro, il suo lavoro, quella missione che ha onorato sin dall’inizio della pandemia, con coraggio, umiltà e abnegazione. È salita sul palco e ha lanciato, ancora una volta, un messaggio di speranza che è arrivato nelle case degli italiani. È stata pagata? Sì, perché qualcuno ha cominciato a far circolare fake news sull’ingente cachet che avrebbe intascato. La più bella risposta è arrivata proprio da lei. Alle bestie che conoscono solo l’aggressività come unica modalità
Io ringrazio Alessia per averci rappresentato , e per essersi presentata come infermiera senza fregiarsi del titolo di dottore, così, come si presenta un avvocato o un ingegnere, senza titoli aggiuntivi, perché non ce ne è bisogno . Siamo infermieri."
di comunicazione ha spiegato di aver devoluto tutto il suo compenso a un'associazione che si occupa di cure palliative per i malati terminali. Una donazione. Perché Alessia anche se non era in corsia, da quel palco non ha dimenticato neppure per un secondo la sua missione. Aiutare gli altri.


Ma poi scusate ciascuno/a di noi è libero di fare quello che vuole purché non danneggi gli altri ?     Ma cosa ha fatto di osceno, scandaloso, offensivo ?? Nulla! E se pure fosse andata per viversi un'esperienza unica, rara, che molti desidererebbero, ma bene  saranno  .... !! Meritatissima visibilità, rappresenta una categoria che è stata fondamentale per la nostra sopravvivenza!! Non vediamo sempre il marcio e mettiamo da parte le invidie !! 
Ora come dice  questo post di  Lorena Boccali "Tra i tanti commenti contrariati uno ha scritto ' ed ora è pronta ad abbassarsi le mutandine " un altro invece ha scritto che si è aperta la strada per diventare escort.
Commenti sessisti, mortificanti, e discriminativi ad opera di : uomini, donne, e anche di infermieri, che da censori moralisti hanno attaccato questa ragazza che ha diverse colpe : essere donna, giovane, bella, e che di professione fa l'infermiera, ed è qui la discriminazione, perché il primo incipit è la professione, come può un'infermiera presidiare il palco dell'Ariston? Non è mica Burioni, non è mica Bassetti o la Capua? L'infermiera dovrebbe essere in corsia a prestare cure ai malati, che ci sta a fare in tv? Non è mica il suo posto? Del resto da Lucia Annunziata a Vittorio Sgarbi, fino alla gente comune , il pensiero generale è che quello dell'infermiere sia un ruolo ausiliario, una mezza missione, una professione al ribasso, e quindi, Alessia indigna perché delude l'immaginario collettivo, perché scoperchia una pentola di pregiudizi, perché l'infermiera nell'opinione comune la si dovrebbe fare in silenzio, un po' come la beneficenza, perché l'infermiera non ha il dovere di visibilità, mica è un medico? Mica è una giornalista? Mica è una soubrette?
E poi perché lei e non un'altra? Perché è bella? E i segni della mascherina mica li ha portati solo lei? Non importa che Alessia abbia rappresentato un'intera categoria, quello che importa all'opinione pubblica e non solo, è che quello non era il posto di Alessia, perché nell'immaginario collettivo l'infermiera ha ruolo ambiguo, che va dalla padella , alla soddisfazione sessuale confinata al dolore, lo cantava pure De Gregori su generale no? l'infermiera che cura il dolore e il piacere, senza necessariamente togliersi la divisa, come nei film della Fenech, senza uscire dal confine che ne delimita il territorio.
Non siamo ancora pronti per accettare che Alessia è una professionista della salute, che è una donna, giovane e bella e ritengo giusto che come testimonial sia stata scelta una ragazza di gradevole aspetto fisico, è giusto al pari di una parrucchiera che sceglie la capigliatura più bella per farsi pubblicità, e non una testa spelacchiata , o come è giusto che un negozio per bambini scelga come testimonial i bambini più belli senza dover mortificare gli altri bambini. Perché funziona così .
E come   lei  anch' Io ringrazio Alessia per averci rappresentato , e per essersi presentata come infermiera senza fregiarsi del titolo di dottore, così, come si presenta un avvocato o un ingegnere, senza titoli aggiuntivi, perché non ce ne è bisogno .


  da  https://www.fanpage.it/sport/calcio/la-proposta-di-bassetti-vaccino-per-i-calciatori-di-serie-a-sono-meno-di-600/

 3 MARZO 2021  9:33di Alessio Pediglieri

La proposta di Bassetti: “Vaccino per i calciatori di Serie A, sono meno di 600”
 
Il direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Professor Matteo Bassetti, sui social ha aperto all’idea di vaccinare tutti i giocatori di Serie A, per evitare nuovi focolai di contagio e soprattutto dare un segnale agli scettici. Non sono mancate forti polemiche: “Alla fine sarebbero solo 555 e sarebbe un messaggio forte, anche se le priorità restano le categorie a rischio”.


Vaccinare i giocatori di calcio di Serie A. L'ultima idea per dare scacco matto al Covid 19 è arrivata dal direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, il Professor Matteo
Bassetti che ha espresso il proprio pensiero via Instagram, divulgandone i motivi che lo hanno portato a tale riflessione. Per l'infettivologo ci sarebbero più pro che contro nell'accettare la possibilità di una vaccinazione di massa nei confronti dei campioni di calcio, soprattutto con l'intento di cacciare lontano pregiudizi e perplessità sull'efficacia dei vaccini.
Il post del Prof. Bassetti e che riguarda da vicino il mondo del calcio arriva in un momento molto particolare del nostro campionato, a poche ore dall'ultimo caso che ha spaccato in due nuovamente il settore a causa della mancata disputa della gara tra Torino e Lazio. Martedì pomeriggio alle 18 era in programma il turno infrasettimanale tra i granata e i capitolini, ma la squadra del club di Cairo non si è presentata a causa di un focolaio da variante inglese che ha fermato diversi giocatori del gruppo squadra. Con la pronuncia dell'Asl piemontese che vietava qualsiasi forma di possibili contatti, il Torino  – dopo aver saltato per lo stesso motivo il match contro il Sassuolo – non è sceso in campo, riaprendo il medesimo dibattito (anche se con differenze sostanziali) che per mesi ha tenuto banco attorno al mancato incontro tra Juventus e Napoli.
La tesi del Porf. Bassetti è fondata su un triplice pensiero: vaccinare i giocatori permetterebbe di frenare l'epidemia nel ondo del calcio, creando a quel punto un ‘effetto bolla‘ attorno ai gruppi squadra evitando ulteriori situazioni come l'ultima descritta. Far sì che i beniamini di migliaia di tifosi prendano il vaccino avrebbe anche un effetto a catena sulla popolazione, non solo per spirito di emulazione ma anche per il convincimento che sia necessario, al di là di dubbi e perplessità: "Faccio un esempio – scrive il Pord. Bassetti su Instagram – se si vaccinasse Cristiano Ronaldo un campione assoluto e amatissimo, chissà quanti tifosi seguirebbero l’esempio…"
L'idea non è del tutto nuova, perché il tema vaccini nel mondo del pallone era stato già affrontato tempo fa anche se i soggetti cui era riferito non erano i calciatori e i tesserati dei club bensì i tifosi. Infatti, si era prospettato – e sottoposto al Ministro della Salute Speranza – l'idea di riaprire gli stadi, in modo contingentato e con le procedure sanitarie adeguate, ai tifosi vaccinati. Una proposta che poi è andata a spegnersi di fronte alla complessa e delicata campagna vaccinale che sta avendo più di un contrattempo. Dopotutto, come scrive ancora il Prof. Bassetti "ovviamente la priorità restano gli anziani e i fragili in prima battuta, ma per fare tutto questo occorrono molti vaccini".
La polemica social e il nuovo post del Prof. Bassetti
Una chiosa a fine post che però non ha spento le critiche e le polemiche davanti a questa proposta per molti divenuta provocazione e mancanza di rispetto verso chi i vaccini li attende da tempo perché tra le categorie più esposte al contagio. Tanto che lo stesso Prof. Bassetti si è visto costretto ad approfondire il concetto: "La mia proposta di vaccinare i giocatori di serie A, che sono in tutto 555, voleva essere un messaggio per chi è ancora scettico ( e ahimè sono tanti) e utile per evitare molti problemi di contagio nelle squadre che sono all’ordine del giorno. Quindi  – scrive sempre su Instagram l'infettivologo – mi spiace aver urtato la sensibilità di chi giustamente sta aspettando il vaccino da chi avrebbe già dovuto fornirglielo. Chiunque ha diritto al vaccino a ogni eta’ e situazione e io mi sto battendo per questo. Solo vaccinandoci tutti potremo vincere la battaglia". Per molti, comunque, il calcio, i suoi tifosi e i suoi campioni possono aspettare il proprio turno.

1.3.21

Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali

  va  bene  la legge  è legge . Ma  questo  è un arbitrio .

Leggi  

https://it.wikipedia.org/wiki/Articolo_41-bis

da

  • Il Riformista (Italy)
  • Maria Brucale *Membro del Comitato di giuristi dell’Associazione Luca Coscioni



  • Al 41 bis è vietato anche scegliere come morire

    Un detenuto ha chiesto i moduli per depositare il proprio testamento biologico, ma il magistrato di sorveglianza glieli ha negati. Il motivo? Surreale: avrebbe potuto veicolare messaggi criminali. E il suo diritto all’autodeterminazione che fine fa?




    La legge “in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, n. 219/2017, entra in vigore dal 31.01.2018. Nel rispetto dei princìpi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e degli articoli 1, 2 e 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, tutela il diritto alla vita,

    alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.” Ogni persona capace di agire ha il diritto di rifiutare, in tutto o in parte, qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso. Ha, inoltre, il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche quando la revoca comporti l’interruzione del trattamento. Qualora il paziente esprima la rinuncia o il rifiuto di trattamenti sanitari necessari alla propria sopravvivenza, il medico prospetta al paziente e, se questi acconsente, ai suoi familiari, le conseguenze di tale decisione e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica. Ferma restando la possibilità per il paziente di modificare la propria volontà, l’accettazione, la revoca e il rifiuto sono annotati nella cartella clinica e nel fascicolo sanitario elettronico.

    È un approdo importante che si nutre delle battaglie storiche di Marco Pannella e di quanti, come l’Associazione Luca Coscioni, fondata da Luca Coscioni nel 2002, hanno posto la libertà di scelta individuale, in particolare per quel che concerne il fine vita (ma ogni libertà di scelta, dall’inizio alla fine della vita, per tutti) al centro della propria azione politica. Un cammino ancora incompiuto, una materia certamente difficile che raccoglie in sé l’evoluzione del sentire collettivo rispetto al concetto della dignità della vita e della dignità della morte e, soprattutto, alla lenta affermazione del principio che le scelte sulla propria vita sono personalissime e che c’è, nella malattia, una soglia del dolore tanto insopportabile da mutare la stessa semantica della parola suicidio che diventa fine di una non vita. Accade allora che un detenuto in 41 bis immagini di contrarre il virus in tempo di pandemia e decida di depositare il proprio testamento biologico. I familiari, allora, su sua richiesta, gli mandano i moduli dell’Associazione Luca Coscioni. La corrispondenza è soggetta, come sempre, a censura ma

    Proibito pensare

    Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge, si trova nell’assurdo provvedimento la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre

    dovrebbe essere legale un modello del tutto asettico da compilare con le proprie disposizioni, ai sensi della legge 219/2017. Già, perché è per tutti “il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona”. Anche per i detenuti, perfino per i ristretti nel luogo di silenzio trattamentale ed emozionale del 41 bis. E invece no! Perché un magistrato di sorveglianza di Roma decide di non consegnare la corrispondenza al ristretto. La motivazione è che, ritenuto ancora di alto spessore criminale (in 41 bis da 24 anni!) “attraverso eventuali interpolazioni del testo, lo stesso potrebbe veicolare messaggi illeciti.” [...] “Occorre contemperare il principio dell’efficienza dell’attività amministrativa con le esigenze poste alla base della sicurezza interna ed esterna che si concretizza attraverso la puntuale verifica di contenuti criptici eventualmente inseriti mediante la possibilità di interpolare i documenti inviati”.

    Non c’è (ovviamente) nulla di criptico, indebito, fraintendibile nel modulo che non viene consegnato, ma nel compilarlo il recluso potrebbe veicolare messaggi criminali. È surreale, abominevole, tanto assurdamente in violazione di legge da sembrare una burla. E, invece, è proprio scritto, nero su bianco. È una censura all’ipotesi di intenzione, una aberrazione del sospetto sulla eventuale e futuribile possibilità che la persona detenuta, per comunicare un volere delittuoso all’esterno, si faccia mandare un modulo per le disposizioni anticipate di trattamento e nel compilarlo introduca indicazioni per i sodali che saranno sempre filtrate dall’ufficio censura del carcere che ogni scritto, in entrata o in uscita, capillarmente analizza. Oltre alla feroce violazione di un diritto garantito a tutti dalla legge che involge principi fondamentali di rango costituzionale - la libertà, la salute, la vita si trova nell’assurdo provvedimento, la negazione per il ristretto di scrivere alcunché restando aperta la possibilità che trasmetta il proprio comando oltre le sbarre. Vietato pensare, sperare, desiderare. Perfino scegliere come morire.

    28.2.21

    ESSERE O AVERE ., DISTRUGGERE O COSTRUIRE ?

     Ma sì..  ESSERE  è bellissimo perchè ti fa pensare che hai scelto, soprattutto  se  riesci  a farlo  con    criticità ,    di non superficializzare la tua vita. Infatti  leggerezza e spensieratezza sono vitali come impegno e profondità. Ma se   mi soffermo su "AVERE", penso ad un concetto bello uguale e non parlo solo di avere una posizione che ti colloca nel mondo ma AVERE VOGLIA di dire e fare cose senza

    perdersi d'animo e questo consegue un guadagno prima o poi, non solo di soldi ma anche di ritorno morale. Compromessi? Dipende se non ci snaturano. Essere se stessi? Sempre possibilmente . È più spassoso essere chi siamo e fare alterare gli altri soprattutto   quando ti  odiano   e  ti  considerano  un matto, piuttosto che fingere .   Ma  attenzione  però  ad   non   DISTRUGGERE  solo  perchè  distruggere  da  solo   è il mestiere di chi non sa creare". Quindi Ad esso   deve  seguire  il  COSTRUIRE   ovvero


    oppure  


    27.2.21

    come nei romanzi dI Saramago La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva

     Questi  errori   , di cui  trovate  sotto  , uno  degli ultimi  ,  in realtà  bisognerebbe  chiamarli paradossi  burocratici   sono   "l'applicazione  "  de  Le intermittenze della morte   romanzo di José Saramago ( 1922-2010 )  scritto a Lisbona nel 2005.


     [....] Il libro, come afferma l'autore, non è una riflessione filosofica sulla vita e neanche una “meditazione metafisica” sulla morte. È una situazione assurda espressa con un tono ironico e sarcastico, possibile grazie all'abilità dello scrittore, che dà giudizi severi sulla politica, sulla Chiesa e anche sull'uomo contemporaneo che, nonostante il suo trionfo sulla natura, senza la presenza della morte, riscopre tutta la sua fragilità. L'autore chiede di sospendere per un attimo il comune senso di realtà, inserire un aspetto nuovo, impossibile, assurdo e semplicemente di credervi. Tutto prenderà così senso e ogni cosa sarà perfettamente coerente e ovvia. Ci offre un panorama dove ci sono personaggi legati insieme da un'unica paradossale situazione, quell'appunto dell'assenza della morte, tutti presi a progettare e a filosofeggiare sulla nuova e anomala realtà presente davanti a loro. La protagonista assoluta è la morte, che vuole conoscere da vicino il violoncellista, resa antropomorfa, legata alle vicende umane, non astratta, impersonale, e invincibile. Il libro è narrato da un narratore eterodiegetico e contiene opinioni e commenti dell'autore. [...] 

                      da  https://it.wikipedia.org/wiki/Le_intermittenze_della_morte


    Insomma chi è vivo risulta morto ,chi è morto risulta vivo 🤪🤪🤪   e come   succede  spesso   anche    di recente    quando  vai  in ufficio  pubblico   e  l'impiegato\a  mostrandoti il terminale     ti dice  ma lei  è deceduto .  Poi    tu  ,  anziché  loro    che  fanno  gli errori  ,  devi porvi  rimedio    e dimostrare    con una fatica  del  genere 

    Asterix e la burocrazia: Come richiedere un documento in Italia? from Simone Giacometti on Vimeo.

    che  sei  vivo\a  e  purtroppo  non serve  la  carta  d'identità  o la  tua  presenza  .  

    Ecco la storia d'oggi in sintesi perchè ovviamente l' Articolo completo e nel giornale in edicola e nella sua versione digitale ovviamente a €


    da la nuova Sardegna del 26\2\2021

                              di Nadia  Cossu 

    La donna è morta da un anno, ma per il Comune di Castelsardo è ancora viva  

    Impossibile aprire la successione per l'eredità di una anziana deceduta durante un viaggio in Romania






    SASSARI.
    «Questo è un mio pensiero per tua figlia». Così l’anziana signora Michelina Marceddu, di Castelsardo, aveva detto a Costanza Delogu mentre le consegnava una busta gialla. Si conoscevano bene perché Costanza, insieme a sua figlia, lavorava in una cartoleria e l’immobile era di proprietà dell’anziana a cui spesso sbrigava commissioni e risolveva piccoli intoppi della vita quotidiana che una persona di quell’età e sola non avrebbe potuto gestire. Il 13 gennaio la Marceddu muore. Costanza Delogu viene a saperlo dopo un po’, perché nel frattempo si era trasferita a Tergu. A un certo punto, mentre rievoca ricordi di quella signora che si era sempre mostrata tanto buona e gentile con lei e con sua figlia, le torna in mente la busta gialla: «Quando l’abbiamo aperta siamo rimaste senza parole: mia figlia era stata designata erede universale». Ma dopo oltre un anno le due donne non sono ancora riuscite a beneficiare del lascito. Il motivo? Al Comune di Castelsardo la signora Michelina Marceddu risulta viva. E quindi non possono rilasciare il certificato di morte agli eredi.

    26.2.21

    Il gatto bionico Vito vive con le protesi

     


    RANDAGIO IN SICILIA, POI “RE” A MILANO FIN QUANDOUN INCIDENTE GLI HA CAMBIATO LA VITA. MA LE SUE “MAMME” NON SI SONO ARRESE ED È DIVENTATO IL PRIMOMICIO BIONICO D’ITALIA. COSÌ SI È MERITATOUNFUTUROE UN’INATTESA POPOLARITÀ Portamento regale su zampe d’acciaio

    Scatta, va veloce, affronta la ghiaia del viale di casa con maggior disinvoltura di una donna con i tacchi: guardare il gatto Vito mentre cammina è stupefacente. E, a onor di cronaca, commuove. Sì, perché Vito non ha più le zampe posteriori e al loro posto si ritrova due zampe d’acciaio. Da gatto della Marvel, con
    pezzi del corpo bionici. Manca poco che lo immaginiamo con il mantello da supereroe. Già superstar lo è: ha due profili social vituzzosuperstar, uno su Facebook e uno su Instagram. Entrambi sono seguitissimi.


    Eccolo dunque Vito, sotto la pioggia di una giornata milanese, circondato dalle sue mamme, Silvia Gottardi e Linda Ronzoni. Se è vivo lo deve a loro due e a un veterinario speciale, Massimo Petazzoni. È il dottore che propone loro un intervento sperimentale, le zampe bioniche, quando Vito dopo un incidente si ritrova con le gambe amputate, prima una, poi l’altra in seguito a un’infezione. È il primo

    intervento in Italia.
    DUE MAMME TESTARDE

    È Silvia a raccontare quei giorni: «È stato bruttissimo, me lo ricorderò per tutta la vita. Eravamo in viaggio di nozze in India quando abbiamo saputo che Vito aveva avuto un incidente. Abbiamo passato tutto il pomeriggio a piangere. Ci avevano detto che un gatto senza due zampe non può vivere. Noi però ci siamommesse a cercare on line e abbiamo trovato Oscar, un gatto inglese che ha le protesi».

    silvia  gottardi 42  anni

    Silvia e Linda tornano dal viaggio di nozze che doveva durare 3 settimane dopo 8 giorni - è il 25 dicembre 2018 - ma con una speranza. Vito ce la può fare. E così è stato e ora Silviamostra orgogliosa le nuove zampe del gatto, collegate all’osso con diverse viti. E adesso? Silvia sorride: «All’inizio Vito aveva bisogno di tutto, sembrava che non sarebbemai tornato quello di prima. Poi un giorno l’abbiamo trovato in piedi e da allora è il gatto indipendente di sempre, non dico selvatico, ma scugnizzo». A questo punto interviene Linda, una massa di riccioli, che dice: «Sembrava che avesse trascorso tutta la vita sui trampoli».

    25.2.21

    Gli scoiattoli e l'arte di saper vivere con lentezza

    da repubblica del 25\2\2021

     



    Sono roditori proprio come i topi, ma mentre questi ultimi ci fanno ribrezzo, gli scoiattoli ci sono simpatici. Questo grazie ai loro colori e a un'irresistibile coda pelosa. Ma anche perché, nonostante la loro grande fame, non sono divoratori pericolosi: analizzano e scelgono con cura gli alberi più produttivi per la loro dieta. E, a differenza dei loro cugini che vivono nelle fogne, si prendono tutto il tempo necessario per riprodursi garantendosi una vita assai più lunga
    Perché gli scoiattoli piacciono così tanto a grandi e piccini? Per la loro coda? Per la rapidità dei loro movimenti? Perché saltano di ramo in ramo? Perché salgono e scendono dagli alberi con grande agilità ed eleganza? Gli scoiattoli hanno senza dubbio qualcosa di speciale, tanto speciale che ci rifiutiamo di considerarli semplici roditori affini ai topi e ai ratti, così che quando li incontriamo nei parchi cittadini ci diamo da fare per cercare di farli avvicinare fino a prendere cibo dalle nostre mani.
    Da molti anni gli scoiattoli vivono vicino a noi. Nei grandi giardini e negli spazi alberati delle città sono così abituali e consueti da essere oramai parte della fauna stanziale, mentre, come scrive il biologo ed ecologo Josef H. Reichholf in Scoiattoli & Co. (traduzione italiana di Elena Sciarra, Aboca, 203 pagine) molti bambini delle zone rurali conoscono questo roditore solo per averlo visto sui libri illustrati. Nella classifica, seppur provvisoria, degli animali più famigliari occupa un posto in alto insieme a conigli, volpi, ratti, topi, ricci. La prima caratteristica evidente degli scoiattoli è la loro dentatura: due robusti incisivi, sia nella mandibola superiore che in quella inferiore. L’ordine cui appartengono è appunto quello dei Rodentia, uno dei più ricchi di specie, oltre 2280, e i suoi membri son ben lungi dall’essere stati identificati tutti. Allo stato attuale delle conoscenze i roditori sono circa la metà di tutte le specie di mammiferi esistenti. Le loro dimensioni sono molto variabili: si va dai topi minuscoli di qualche grammo al castoro europeo che pesa 30 chili e anche più. La sua parentela con i topi, roditori che si accompagna da sempre all’umanità, è così stretta che, come suggerisce Reichholf, basterebbe fornire un mantello a un topo, aggiungergli una coda per confonderli, per quanto il muso dello scoiattolo sia appuntito e quello del topo invece rotondo.
     

    Cosa ci attrae negli scoiattoli?

    Gli Sciuridi, famiglia a cui lo scoiattolo appartiene, sono saliti sugli alberi molto tempo fa, e ne hanno fatto il loro habitat naturale, e scendono i tronchi come se percorressero una strada e sono capaci di grande velocità nei loro movimenti; in più sono ottimi saltatori. Affusolati, dalla punta del naso alla coda sono lunghi tra i 18 e i 27 centimetri – la coda da sola misura 14-20 centimetri – mentre la coda dei ratti è nuda, e probabilmente proprio questo aspetto risulta repellente alla maggior parte degli esseri umani. Quella dello scoiattolo è particolarmente graziosa e anche il colore del mantello, per lo più rossiccio o marrone scuro, scrive Reichholf, ci risulta piacevole. Ci sono anche scoiattoli quasi neri in Asia e grigio argento, ma il loro ventre è quasi sempre bianco. Sono colori che ci piacciono, mentre il grigio o il nero scuro dei topi e ratti ci repelle in qualche modo. Ma sono gli occhi dello scoiattolo che ci colpiscono: nero lucente. Un tratto che viene messo ben in luce nei disegni delle illustrazioni e nei cartoni animati di cui sono protagonisti – come dimenticare Cip e Ciop? Poi ci sono le zampe anteriori usate come se fossero delle mani per manipolare cose e reggerle. Anche i topi lo sanno fare, ma non con la stessa destrezza, accentuata solo nei film di animazione dove i topi sono protagonisti e si levano in piedi come se fossero esseri umani, dei bipedi, a nostra immagine e somiglianza – un inconscio ottico anche questo?


    Grandi mangiatori, ma senza esagerare

    Reichholf mette a fuoco il problema fondamentale che riguarda l’anatomia e il destino dello scoiattolo: il cibo. Quello che gli serve per vivere è grossomodo quello che consumiamo noi, naturalmente in proporzione alle dimensioni. Per mantenere la sua temperatura corporea più elevata della nostra, vivendo spesso in zone molto fredde, e per muoversi con quella velocità ed agilità, lo scoiattolo consuma una enorme energia per cui gli serve cibo in abbondanza e continuamente, anche per la forma del suo apparato digerente. Il fatto che questo non lo trasformi in una sorta di divoratore continuo e pericoloso come il topo, è interessante. Gli scoiattoli sono più moderati di questi roditori che ci assediano e che mangerebbero tutto ciò di cui noi umani ci nutriamo e di cui facciamo provvista. Questa è la ragione per cui li consideriamo nocivi, oltre che portatori di malattie come la peste. Gli scoiattoli, scrive Reichholf, non hanno mai superato la “soglia del danno”, o se lo hanno fatto è stato per ragioni particolari e in circostanze spesso irripetibili. La nicchia ecologica che lo scoiattolo definisce è legata al cibo e molto poco a fattori ambientali. La prerogativa dello Homo sapiens è stata quella di adattarsi a tutti i climi e le latitudini, anche le più estreme e difficili; siamo tra gli abitanti del Pianeta quelli che più si sono emancipati dalla dipendenza diretta dall’ambiente. Salvo poi incontrare problemi nella sua gestione. Ebbene gli scoiattoli esprimono uno dei molti stadi intermedi di emancipazione dalle condizioni esterne. Sono, come dice l’autore, liberi e flessibili. E forse questa è la ragione per cui nutriamo verso di loro una particolare forma di simpatia. Il capitolo sull'alimentazione di questo roditore è assai interessante. Gli scoiattoli sono molto interessati all’età degli alberi e meno alla specie cui appartengono, dal momento che si nutrono di semi che gli alberi producono a partire da una loro determinata età. Noi umani siamo abituati a trovare i frutti degli alberi in bella vista sui banchi dei fruttivendoli e, distaccati come siamo dalla coltivazione diretta delle piante, non ci rendiamo conto che gli alberi fruttificano in modo irregolare e spesso imprevedibile, per quanto la moderna agricoltura abbia messo a punto tecniche di coltivazione innovative per condizionare gli alberi da frutto.

    Il fabbisogno alimentare degli scoiattoli dipende dalla stagione in cui sono più attivi. In primavera è al massimo: 80 grammi di cibo al giorno. In quel momento dell’anno devono recuperare il peso perso durante l’inverno, poi ci sono i piccoli da sfamare. In inverno dorme molto e si muove poco. Poiché l’età massima raggiunta da questo roditore è dieci anni, se tutto gli va bene, attendere che una quercia giovane produca ghiande è impossibile. La quercia cresce lentamente, ma una volta raggiunta l’età e la dimensione giusta per fruttificare, può produrre ghiande per otto secoli e più. Per cui è importante per lo scoiattolo che nel bosco vi siano querce di età differente. Una decina di querce grandi sono in grado di sfamare famiglie di scoiattoli per generazioni e generazioni. Per un singolo animale servono 30 chili di ghiande in un anno. Purtroppo per loro non sono gli unici che si nutrono di ghiande: tra altri animali e insetti, la gara per accaparrarsi le ghiande non è sempre semplice. In Europa poi le annate di grande abbondanza degli abeti – altra fonte di nutrimento – si succedono a intervalli decennali o poco più, seguendo all’incirca l’andamento ciclico delle macchie solari, e raggiungono il culmine ogni undici anni, quando l’attività del Sole raggiunge il suo massimo. Per cui vi sono periodi di magra nella produzione di pigne, ma anche di noci e nocciole, altro cibo preferito dagli scoiattoli. L’osservazione delle pratiche nutritive degli scoiattoli ha spinto i biologi a studiare i rapporti fra le varie specie, e anche in rapporto con gli alberi e come si diffondano le varie piante all’interno dei boschi.
     

    Roditori che sanno vivere con lentezza

    Oggi non esistono più, almeno in Europa, con qualche piccola eccezione, foreste che non siano state segnate dall’azione dell’uomo, e l’alterazione dell’ecosistema ha indotto gli scoiattoli ad adattarsi alle mutazioni portate dalla agricoltura e dalla coltivazione umana. La diffusione attuale degli scoiattoli rimonta all’era glaciale, un lasso di tempo di vari millenni caratterizzato dall’avanzata dei ghiacci e da inverni particolarmente rigidi. Questo ha influito sulla diffusione degli scoiattoli spingendoli in zone con climi meno duri e determinando una differenziazione tra le varie forme che ha assunto questo roditore. Ad esempio, gli scoiattoli giapponesi sono dal punto divista genetico abbastanza autonomi da essere classificati come una specie a sé, pur non avendo affrontato nessuna prova per imporsi su quelli euroasiatici. Lo studio degli scoiattoli, come quello dei topi – la famiglia degli Sciuridi è affine a quella dei Muridi cui appartengono i topi – è assai interessante per capire il meccanismo che lega la riproduzione e la durata della vita delle varie specie animali. I ratti raggiungono una maturità sessuale molto prima degli scoiattoli. Le femmine nate all’inizio dell’anno diventano fertili prima che questo abbia termine; già a sette mesi il loro corpo è in grado di ospitare dei nascituri. Nei successivi quattrodici mesi sono altamente produttive, poi passano a uno stato somigliante a quello che nelle donne è la menopausa. Tutto questo nell’arco di un anno e mezzo. Perciò a quel punto sono già anziane. Alla medesima età gli scoiattoli femmina cominciano a riprodursi. Cosa strana, perché entrambi, topi e scoiattoli, hanno il medesimo peso. L’altra cosa strana, o almeno così pare, è il fatto che pur essendo molto mobili e attivi, gli scoiattoli vivono più lentamente. La ragione di questa lentezza a riprodursi rispetto ai topi dipende dalla temperatura corporea degli scoiattoli: hanno una superficie assai maggiore attraverso cui il calore va perduto, e per mantenere costante la loro temperatura, che si aggira tra i 38-40 gradi, lo scoiattolo deve “scaldarsi” il più possibile. Cosa che i topi fanno abitando le fognature o altri luoghi negli edifici costruiti dagli uomini. In conclusione, scrive Reichholf, corporatura e stile di vita limitano la riproduzione negli scoiattoli, mentre i ratti si moltiplicano a una velocità impressionante quando le condizioni di vita sono propizie, cioè quando c’è sufficiente cibo. Chi si riproduce molto in fretta ha una vita breve. Si pensi in questo caso alle balene, che si riproducono con molta lentezza e in numero limitato. Un esempio citato da Reichholf è quello delle cornacchie che raggiungono un'età avanzata. La loro vita si svolge a tutta velocità ma non rischiano nessun infarto o stress e vivono a una temperatura corporea di 42 gradi, che per noi sarebbe impossibile.

    Noi oggi noi viviamo più a lungo per via della alimentazione, del riscaldamento delle case e delle cure mediche, ma dal punto di vista biologico siamo un'eccezione, gli altri mammiferi, comprese le scimmie antropomorfe, vivono meno di noi umani. Tra gli animali terrestri più grandi solo gli elefanti vivono una vita così lunga da paragonarla alla nostra. Gli scoiattoli, conclude Reichholf, ci hanno introdotto a un importante fenomeno alla base dell’esistenza: l’aspettativa di vita. Non è una cosa da poco. Il libro è decisamente bello, scritto bene, chiaro ed efficace e contiene anche un bel ritratto dei ghiri, animali notturni, il rovescio degli scoiattoli, cui l’autore dedica un bellissimo capitolo partendo da una sua esperienza personale. Merita una lettura, perché sa restituire un sapere sugli animali che non è affatto consueto e di cui abbiamo molto bisogno. 

    24.2.21

    care donne è inutile che fate maifestazioni o altro contro i femminicidio e la cultura sessista . quando anche voi usate la loro stessa cultura . l'articolo indegno di di Gaia Piccardi corriere della sera su Larissa Mey Iapichino

      concordo     con   Idapaola Sozzani : << Il neocolonialismo e il razzismo nazistoide che trasuda dal commento ( non a caso si cita la genetica, la razza caucasica e l'addomesticamento dei giamaicani) é qui perfino peggiore dell'aspetto sessista >> del gruppo facebook I-Dee questo pezzo " riciclato " e riaddatato , qui l'articolo completo nella versione politicamente corretta    , l'articolo compare 9 agosto 2018 (modifica il 21 febbraio 2021 )  qui  l'articolo originale  nel  caso non si leggesse  lo troviate  qui  su  https://www.giornalettismo.com/larissa-iapichino-articolo-corriere-cromosomi-caucasici/


        è  grave   ,  e  poi   fanno per  pulirsi la  coscienza   manifestazioni  contro il femminicidio  \  violenza di genere   ,  in  quanto : 1) l'articolista  è  una  donna  ., 2) la  non reazione   degli interessati  .

    23.2.21

    La nuova vita di una prof: "Bloccata dal lockdown a Ustica, ho scelto di restarci per sempre"

    la pandemia   fa     che accadano  storie  come  queste  

    Leggi anche   Ustica, la scuola più piccola di Sicilia: il mare divide alunni e prof


     da  repubblica  22 FEBBRAIO

    La nuova vita di una prof: "Bloccata dal lockdown a Ustica, ho scelto di restarci per sempre"

                                 dalla nostra inviata Sara Scarafia

    Eliana Danzì a Ustica (palazzotto)


    La scelta controcorrente di Eliana Danzì, palermitana, docente di Musica. "Pur di rimanere sull'isola, ora insegno alle elementari. La natura fa sparire ogni paura"


    USTICA - Che cos’è la felicità? "L’ultimo aliscafo della sera che va via, la consapevolezza, mentre torni a casa al tramonto attraverso le vigne, che sei sull’isola. Il magone che resta alle tue spalle, definitivamente". Eliana Danzì il 12 marzo compirà 50 anni. Un anno fa, nel mondo pre-Covid, era a Ustica con il compagno Emanuele per una mini-vacanza di tre giorni. "Ci siamo ritrovati qui il 9 marzo, il giorno del lockdown". Dovevano fermarsi tre giorni e poi tornare a Palermo. Sono rimasti tre mesi.
    Hanno lasciato l’agriturismo e si sono trovati una casetta. Poi pian piano, mentre le temperature salivano, i jeans si accorciavano così come le maniche alle magliette. Eliana, violinista, insegnante di musica alle scuole medie, un giorno di primavera ha ripensato alla sua agenda: "Uscivo alle 7, tornavo alle 22. Come lo paghi un mutuo quando insegni solo per poche ore? Facevo lezioni private e laboratori di body percussion, la disciplina che mi sono scelta utilizzando il corpo come strumento". Solo che quel corpo che sa far suonare non lo sentiva più.

    Eliana ed Emanuele Buzi, insegnante di mandolino al Conservatorio, un giorno se lo sono detti: "Non torniamo indietro". Lei ha chiesto il trasferimento e da settembre fa la maestra elementare a Ustica, in una classe vista mare. Lui fa il pendolare Ustica-Palermo. Hanno affittato una villetta in mezzo alle vigne e stanno imparando a curare l’orto grazie ai consigli degli isolani. Hanno comprato due mountain bike e un kayak col quale esplorano l’isola dal mare quand’è bel tempo. Non hanno la tv e anche il rapporto con i social, da quando vivono in mezzo gli elementi - "la pioggia scrosciante, il vento, il mare in tempesta" - si è raffreddato. E dire che Eliana, racconta, non è mai stata tra quelle che ogni tanto dicono: "Adesso mollo tutto e vado via""Non avrei mai pensato che sarei finita a vivere su un’isola, non amavo nemmeno tanto il mare che mi faceva un po’ paura", dice la maestra che è nata a Librizzi, in provincia di Messina, e ha suonato il violino nell’orchestra del Teatro Vittorio Emanuele. "Ho vissuto per anni a Roma, per me era normale riempire la giornata da scoppiare. Ti lamenti di non avere tempo eppure non lasci nemmeno un buco libero perché il vuoto fa paura".
    .
    Emanuele ed Eliana vivevano a Palermo, nel cuore del centro storico: "Il silenzio dell’isola mi stupisce ancora". I giorni del lockdown vissuti sul mare sono stati dolcissimi: "Credo che il riconnettersi con la natura faccia sparire tante paure - dice - a Ustica ho conosciuto una ragazza di vent’anni, Verbena, che vede tutte le albe e tutti i tramonti di tutti i giorni. Parlarle mi ha fatto capire che si può vivere in un altro modo". E il Covid in questo senso è stato un’occasione: "La pandemia ha dato la possibilità a chi voleva rallentare di farlo". Solo che a loro poi non è venuta la voglia matta di ricominciare a correre. Anzi. "Mi sono detta: nel 2021 compio 50 anni e voglio sapere chi sono, che cosa mi fa stare in equilibrio".
    In famiglia non l’hanno presa bene. "I miei fratelli mi accusano di avere messo il mare tra me, nostro padre e le mie responsabilità di figlia. Ma io rispondo che quando serve ci sono e mio padre credo sia quello che mi ha capita più di tutti: lo sa che sono un po’ folle. Lui la sua vita l’ha fatta, adesso io devo fare la mia. I nipoti invece mi appoggiano".
    Non avere figli è stato d’aiuto per una scelta così forte? "Penso di sì, anche se credo che finché sono piccoli te li puoi portare. Qui i bambini, lo vedo con i miei alunni, sono felici". Mai nessun dubbio, nemmeno quando la nave non parte per giorni e gli scaffali dei negozi si svuotano? "No, a me non mette angoscia. Hai la pasta nella dispensa e qualche lattina di pelati. C’è sempre qualcuno che ha un po’ di verdura o delle uova da vendere: la gente qui è contadina. L’isola e i suoi abitanti ci hanno accolto e abbiamo creato una piccola rete di relazioni intense".
    Se il tempo è bello, Eliana gira l’isola in bici o in canoa. E quando è brutto? "Leggiamo, giochiamo a burraco, guardiamo un film sul pc. Ci prendiamo cura di noi". Eliana pensa di restare a lungo qui a Ustica. "A luglio e agosto però, almeno quest’anno, torno in città". Di nuovo via dalla pazza folla.

    Danyart New Quartet fiori e tempeste

    Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...