“Ma che bel pancino, sei in attesa?”
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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9.3.23
le donne devono difendersi oltre dal patriarcato anche dalle stesse donne succubbi d'esso - di icia Azara
8.3.23
La storia della 17enne che rifiutò di sposare l’uomo che aveva abusato di lei dice oggi nella giornat del 25 novembre «Fuggite da chi non vi rispetta »
Qualcuno leggendo quest'articolo mi dirà , ma è dell'anno scorso che fai ricicli gli articoli ? Sarà pure così ma certe testimonianze di chi ha vissuto in prima persona una doppia violenza sia fisica sia morale dalla società dell'epoca più retrograda d'oggi come la sua non hanno data di scadenza
L'OTTO M'ARZO con Stefi Pastori Gloss
A QUALI DONNE FATE GLI AUGURI ? - Saverio Tommasi
di cosa stiamo parlando
c
La metà del Paese fa gli auguri alle Donne ma poi le lesbiche no. Le immigrate no. Le musulmane ancora meno. Le madri con l’eterologa no. Le figlie delle coppie gay no.
7.3.23
Giornata della donna, nel lavoro e nel diritto al voto affondano le radici dell’emancipazione
«Caro Platone, noi donne non siamo mele dimezzate alla ricerca dell’altra metà» se devo essere una mela di Emma saponaro
https://open.spotify.com/playlist/4gccjUuGjF82khbJ1QMAgI?si=03f11af0fc724c2e
genere , di un romanzo che le riassume . Esso è il romanzo ( foto a destra ) Se devo essere una mela pubblicato da Les Flâneurs Edizioni, seconda prova di autrice di Emma Saponaro. Nel libro, in esergo, la dedica è « A chi ha sacrificato anni di vita per una cosa che credeva amore ». Un argomento difficile ma reso con estrema leggerezza e ironia dall’autrice, senza sottovalutare mai gli aspetti più complessi e duri.
Vivo l'attimo come fosse anni, grido al mondo che credo solo a me essere unica cosa, scorrono di buon senso nell'anima il tuo pensiero e la tua parola... Ma non voglio che tu abbia voglia di me solo di comodo goloso. Va.. Ma non ti ho mai detto che non è stato possibile mandarti a fan culo al momento giusto, ora lo è.
6.3.23
«Noi donne siamo stufe di essere straordinarie». Otto storie di lavoro e resistenza per raccontare l’8 marzo







Ipazia, la donna a cui nessuno ha chiesto scusa
di Silvia Ronchey
Accanto alle materie specifiche delle scuole platoniche, Ipazia impartiva un insegnamento sommesso particolarmente utile alla transizione religiosa dal paganesimo al cristianesimo. Non era necessario tradire la propria fede o buona fede per convertirsi. L'Uno di Plotino e il Dio dei cristiani potevano identificarsi. Della cerchia dei suoi discepoli, che includeva la classe dirigente alessandrina, pagana, cristiana ed ebraica, faceva parte anche il prefetto augustale Oreste, massimo rappresentante del governo centrale dell'impero, che da quasi un secolo aveva sede a Costantinopoli e non più a Roma. Ma Ipazia non era solo maestra e direttrice di coscienza dei quadri politici laici, tallonati dalla gerarchia ecclesiastica capitanata dal vescovo. Era una politica lei stessa. Difendeva i diversi gruppi dai tentativi delle fasce fondamentaliste di ciascuno di sopraffare gli altri. In particolare, poco prima di venire assassinata, aveva difeso l'antica comunità ebraica di Alessandria dal terribile pogrom ordinato da Cirillo. Il fatto di essere la sola donna ammessa in discussioni politiche riservate agli uomini non la metteva in imbarazzo né la rendeva meno impassibile e lucida nella sua dialettica. "Non aveva remore ad apparire alle riunioni degli uomini. Anzi", ricordano le fonti ecclesiastiche cristiane di parte moderata, "per la sua straordinaria saggezza tutti i maschi le erano deferenti e la guardavano, se mai, con stupore e timore reverenziale". Diversa la versione della fazione fondamentalista, secondo cui Ipazia era una strega "che dedicava tutto il suo tempo alla magia, agli astrolabi e agli strumenti musicali, e abbindolava molte persone con i suoi inganni satanici. E il governatore della città", il prefetto augustale Oreste,""la onorava esageratamente, perché aveva sedotto anche lui con i suoi incantesimi". Per questo "una moltitudine di credenti in Dio si mise in marcia per andare a punirla e dopo averla scaraventata giù dalla sua cattedra la trascinò nella chiesa grande. Qui le strapparono le vesti, la scannarono e portarono i resti del suo corpo a bruciare sul rogo. E tutto il popolo cristiano circondò il patriarca Cirillo e lo acclamò perché aveva liberato la città". Fu "una non piccola infamia questa compiuta da Cirillo e dalla Chiesa di Alessandria", affermano invece le fonti cristiane di parte moderata. "Poiché assassini e guerriglie e cose simili sono qualcosa di totalmente estraneo allo spirito di Cristo". Sarà il giudizio della chiesa bizantina per circa un millennio. In effetti il proselitismo armato di Cirillo contraddiceva in pieno la pur astratta idea di tolleranza propugnata cento anni prima dall'editto di Costantino del 313. Il fatto è che Cirillo mirava a "erodere e condizionare il potere dello stato oltre ogni limite mai concesso alla sfera sacerdotale": aspirava a un vero e proprio potere temporale, più vicino al modello del papato romano che alla rigorosa separazione dei poteri sancita dallo stato bizantino. Anche per questo, forse, la posizione ufficiale della chiesa di Roma su Ipazia, malgrado la gravità e la natura quasi terroristica dell'antico assassinio, è sempre rimasta ambigua. Solo l'ala modernista del cattolicesimo ha celebrato la sua figura, riaprendo gli atti di quel mai compiuto processo; così com'è avvenuto da parte laica, dove la sua memoria è stata coltivata e rinnovata nei secoli e Ipazia è diventata icona della libertà di pensiero e di ogni martirio subito in suo nome. Ma da almeno due decenni l'icona di Ipazia ha acquistato una nuova fortuna mediatica. Non si tratta più del transfert degli intellettuali illuministi, che in lei vedevano l'effigie della tolleranza e della libertà di pensiero; o dei letterati romantici, che di lei acclamavano la purezza eroica; o dei sostenitori del laicismo anticlericale, o del razionalismo scientifico contrapposto ai dogmi della religione e della fede; o dei cultori dell'esoterismo neopagano. Tutto questo fa parte della fortuna di Ipazia lungo i secoli che vanno dall'età dei lumi al ventesimo, un oltrevita che appartiene a un passato in cui a riconoscersi nel suo personaggio, nella sua tolleranza, indipendenza, inappartenenza, nel suo martirio laico erano sostanzialmente le élite intellettuali. Oggi, da icona che era, Ipazia è diventata un simbolo, perché in lei si sono identificate tante e diverse categorie di individui. Oggi il simbolo Ipazia non è più di élite ma di massa. Perché Ipazia, per citare l'epigramma di Pallada che le è dedicato nell'Antologia Palatina, è un astro che i secoli non solo non hanno sbiadito, ma hanno al contrario reso più vivido, più visibile, più condivisibile, più universale, man mano che l'istruzione, la lettura, la cultura, la conoscenza del passato si sono estese dalle élite alle masse. La storia di Ipazia parla a queste ultime perché è disegnata da una costellazione di simboli impressa nell'esperienza dei più. La sconfitta, la discriminazione, la violenza, l'ingiustizia apparentemente senza appello, senza riscatto nel mondo in cui viviamo, ma che riceve la sua retribuzione da una sempre più folta assemblea di posteri, costruiscono uno dei miti più universali della condizione umana. In questa donna assassinata da un potere tanto fanatico e brutale quanto nei secoli impunito sembrano riconoscersi tutti coloro che hanno subito un torto: chiunque sia stato perseguitato per fedeltà a un ideale; o sia caduto vittima del fanatismo e delle intolleranze riemerse nel terzo millennio, delle discriminazioni religiose, ideologiche, razziali, o ne sia semplicemente turbato. Soprattutto, da ogni parte e per una massa crescente di persone, il nome di Ipazia è divenuto il più popolare simbolo di un'ingiustizia millenaria: quella che la Chiesa cristiana ha inflitto al genere femminile, maltrattato, soggiogato, perseguitato, quando non bruciato sul rogo dietro accusa di stregoneria. Molte scuse sono state chieste negli ultimi decenni dalla Chiesa per colpe perpetrate nel corso della sua storia, ma non ancora per quelle commesse contro le donne. In tempi in cui si moltiplicano i femminicidi, in cui il genere femminile resta tuttora vittima di ingiustizia, discriminazione, violenza fisica, una richiesta di perdono per Ipazia, o quanto meno un pronunciamento autorevole e consapevole sul suo caso, avrebbe il senso storico e attuale, preciso e universale, di una scusa rivolta, mediante questa figura esemplare, a tutto il genere femminile, e di una chiara condanna della violenza contro le donne.
5.3.23
"Mi ha tradito, lapidate vostra madre": integralista religioso a processo per maltrattamenti
oltre ad essere fondamentalista è un cagasotto ed ipocrita che non ha il coraggio di farlo lui ma delega a gli altri
da repubblica del 5\3\2023
I due ragazzi, un maschio e una femmina, si sono rifiutati di colpire la madre e hanno chiesto al padre di ripensarci. Tornati a casa, la donna lo ha denunciato per una serie di vessazioni durate due anni: ai due minorenni chiedeva anche di controllare borsa e cellulare della madre
Porta la famiglia in un bosco alle porte di Roma e chiede ai figli di punire la moglie: "Lapidate vostra madre". Il motivo? Adulterio. Secondo l'uomo, un estremista cristiano, era proprio questa la punizione prevista dalla religione per sanzionare il 'peccato' commesso dalla donna. Quando il padre gli ha messo in mano le pietre, i figli, un maschio e una femmina, si sono rifiutati di scagliarle contro la madre. In lacrime, hanno chiesto al padre di ripensarci. Lui li ha ascoltati. Una volta tornati a casa, la donna ha deciso di rivolgersi a un centro anti-violenza e alle forze dell'ordine. Adesso l'uomo è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia.
L'uomo costringeva la famiglia a osservare lunghi periodi di digiuno in occasione della Quaresima, ma anche in altri periodi dell'anno. In casa si prega ritmo serrato, più volte al giorno. Finchè nel 2018 l'uomo non si ossessiona con il tradimento e porta la moglie nel bosco chiedendo ai figli di lapidarla. Una 'pena', secondo lui, prevista dall'Antico Testamento.
Spazzatura riconsegnata a domicilio, incivile-romantico si ritrova i rifiuti sotto casa: “Col cuore…
cosi si dovrebbe fare , quando riesci a scoprirli . stai a vedere che la prossima volta ci penseranno bene dal ripetere tale gesto .
“A Bacoli abbiamo pure gli incivili romantici“. Inizia così il post, diventato virale in poche ore, di Josi Gerardo Della Ragione, sindaco del piccolo comune in provincia di Napoli che ha voluto condividere e allo stesso tempo denunciare il gesto di un cittadino scoperto a sversare alcuni rifiuti in via Spiaggia Romana. Beccato dalle telecamere di sorveglianza, monitorate dalla polizia locale, poco ore dopo l’uomo si è ritrovato sotto casa gli operai del Comune che gli hanno restituito i sacchetti contenenti alcuni abiti dismessi e notificandogli anche una multa.
4.3.23
quando ad ucciderti oltre un uomo è anche l'indifferenza dei vicini di casa
Il caso in questione è della settimana scorsa e quindi il mio post sui femminicidi non è, aggiornato all'ultimo di . Ma d'altronde è pressoché impossibile stare dietro a tutte le aggressioni ( quando va bene ) e omicidi da parte di persone con cui hai o hai avuto una relazione o ti fidi come l'ultimo caso sentito poco fa al telegiornale è avvenuto a Giarratana ( Ragusa ) : la vittima è Rosalba dell'Albani, 52 anni . . Infatti nel caso di Giovanna c'è , un classico , L’incapacità dell’uomo ( ecco perché dico che noi uomini andiamo rieducati ed aiutati ) di accettare le scelte di vita della vittima, che aveva deciso di interrompere la relazione. Un’arma da fuoco, nel caso di Giovanna Frino , detenuta in ragione del fatto che l’uomo era stato in passato una guardia giurata. Un copione drammaticamente ricorrente, che si caratterizza in questo caso anche per un elemento ulteriore: talvolta capita che i femminicidi si consumino nel silenzio, senza che vicini, amici o persone prossime alla coppia abbiano la consapevolezza di quanto avviene e, soprattutto, siano in grado di intervenire per evitare l’epilogo più drammatico. In questa tragica vicenda, invece, è emerso che molte delle violenze commesse dall’uomo nei confronti di Giovanna Frino erano a conoscenza dei vicini di casa. La sorella della vittima ha espresso parole molto dure nei confronti di queste persone: «Invece di farvi i fatti vostri, bastava una chiamata ai carabinieri e mia sorella si sarebbe salvata... Spero che la vostra coscienza non vi dia pace per il resto della vita». Parole frutto del comprensibile dolore e della rabbia di chi ha perso un familiare in circostanze di questo tipo. Parole che suggeriscono una riflessione di carattere più generale, che parte dal seguente interrogativo: come valutare il comportamento di chi assiste alle violenze e decide di non intervenire? Le ragioni che stanno alla base di questa scelta possono ovviamente essere molto diverse tra loro, in qualche caso dovute al timore per la propria incolumità. La passività di coloro che assistono ad episodi di violenza senza intervenire può però essere determinata anche da una scarsa consapevolezza dei reali rischi a cui è esposta una donna coinvolta in una relazione con un uomo violento. Da questo punto di vista, la sensibilizzazione sul tema specifico della violenza di genere può fare molto, soprattutto affinché i segnali di pericolo vengano letti nel modo giusto dalle persone che stanno vicino alla potenziale vittima. L’impiego efficace degli strumenti di protezione della donna messi a disposizione dall’ordinamento può poi rafforzare l’idea che un’uscita dalla violenza sia sempre possibile e che, pertanto, un aiuto dall’esterno non sia privo di utilità”
Soccorritore salva il gatto e lo adotta, la storia
Il fatto è avvenuto in Turchia negli scorsi giorni. Dopo essere stato estratto dalle macerie del terremoto in Turchia, il gatto non ha più voluto separarsi da chi lo aveva salvato.
sul suo profilo ufficiale Instagram ha raccontato che al momento del salvataggio del gatto, individuato sotto un edificio crollato, il felino non voleva più abbandonare il suo "salvatore".
Egli si è naturalmente dato da fare per verificare se il gatto avesse un padrone, ma senza trovare riscontri in tal senso. Ha così deciso di adottarlo, portandolo a casa con sé nella città di Mardin.
Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti
Dopo la morte nei giorno scorsi all'età di 80 anni di Maurizio Fercioni ( foto al centro ) considerato il primo tatuat...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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iniziamo dall'ultima news che è quella più allarmante visti i crescenti casi di pedopornografia pornografia...
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...








