26.5.24

LA “COMMEDIA” DI DANTE È PER TUTTI: L’OPERA EDUCA ALLA LIBERTÀ ED AL LIBERO ARBITRIO . MA ALLA SCUOLA DI TREVISO NON LO SANNO E LA VIETANO AI MUSSULMANI

Le  polemiche      recenti    sui  fatti      di  Treviso      sono il  risultato    quando mettiamo in mano a persone prive di equilibrio un potere di indirizzo didattico, siano imam delle madrasse o evolutissimi retori o in quest'ultimo caso professori schierati in senso unico nel quadro democratico, otteniamo risultati ugualmente a senso unico. Infatti si può essere integralisti anche alla rovescia favorendo il divisionismo culturale . Ed è ciò che è successo a  Treviso   dover   due studenti di religione musulmana di una scuola media sono stati esentati dal seguire le  lezioni sulla Divina Commedia .
Il motivo? L’opera è a sfondo religioso. E il ministro Piante⁷dosi ha mandato gli ispettori. ...  continua  su  : « Il caso della Divina Commedia censurata in una scuola di Treviso 2 studenti mussulmani sono stati esonerati dallo studio dell'opera ed è scoppiato il caso » 
Allora, proviamo a fare chiarezza e lo  facciamo con questo interessante   articolo  : 


Dante Alighieri era   un poeta cristiano, seguace della Scolastica di Tommaso d’acquino.

Però era anche un uomo libero, che oltre ad avere un’idea tutta sua di Impero ( forse detestava più i Guelfi neri dei Ghibellini, chissà, nella Commedia dissemina alcuni indizi su questo) parla lungo tutto il viaggio oltremondano di libero arbitrio, fino alle parole di congedo di Virgilio: “Non aspettar mio più dir né mio cenno; / libero, dritto e sano è tuo arbitrio”. Cosa evidentemente più di ambito laico che cristiano. E poi nello scrivere la Commedia il Dante in carne ed ossa costruisce retoricamente il Dante poeta che la sta scrivendo, cristiano di stretta osservanza, ma anche il Dante poeta pellegrino, colui che cammina i tre regni dei morti, e questo sembra essere molto più laico. Un esempio su tutti: il Dante scrivente scaraventa Paolo e Francesca all’inferno tra i lussuriosi, il Dante pellegrino nel sentire la loro storia addirittura sviene " io venni men così com’io morisse. / E caddi come corpo morto cade ". E in questo svenimento per l’emozione, è evidente, c’è il perdono. Dunque sì cristiano, però con dei però. Un altro indizio: quando nel Limbo lui e Virgilio sono in prossimità di un castello Dante scorge Socrate, Platone e poi Aristotele (vidi ’ l maestro di color che sanno) e più in là vede anche due filosofi più recenti: sono Avicenna e Averroè, musulmani, per dire che Dante non faceva differenza di razza né di religione quando c’era il valore, infatti li mette al fianco dei tre grandi di cui sopra.

Addirittura nel canto XXVIII, quello dei seminatori di discordie,[ scorge un individuo che avanza squartato dalla gola al deretano con le interiora in bella vista a penzoloni: rotto dal mento infin dove si trulla. Sapete chi è lo squartato? Maometto. Dante però ha di lui notizie sbagliate, non sa che è il fondatore di una religione bensì lo crede un cristiano deluso per non aver raggiunto il soglio pontifico. Infatti poi ascolta addirittura alcune sue raccomandazioni. Ergo la Commedia è per tutti. Basta avere un po’ di arbitrio.

non tutti gli ebrei sono sionisti come i palestinesi sono tutti hamas . Giovani attivisti israeliani e statunitensi davanti al consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme e chiedono stop al genocidio


“Non siamo criminali come i nostri leader”


 “Israele, Stati Uniti, quanti bambini avete ucciso oggi?” gridano una trentina di giovani attivisti israeliani e statunitensi davanti al consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme, la mattina di venerdì 24

maggio, “Che cosa vogliamo? Un cessate il fuoco. E quando lo vogliamo? Adesso”. Alcuni di loro sventolano uno striscione su cui c’è scritto “Stop al genocidio”, mentre altri si sono incatenati davanti all’ingresso del consolato. Appena mezz’ora dopo, gli attivisti vengono allontanati con violenza: alcuni vengono strattonati e spinti con violenza dalla polizia, che li trascina a forza lontano dal consolato e strappa i loro cartelli. Sette di loro, tra cui gli attivisti che si erano incatenati, vengono arrestati. “Non possiamo rimanere seduti a guardare i mucchi di corpi che si accumulano l’u- no sull’altro a Gaza” dice l’a ttivi sta Yahav Erez appena finito il sit-in, “noi cittadini, se non facciamo sentire la nostra voce, siamo criminali come i nostri leader. Sono i soldi delle nostre tasse, è nel nostro nome”.
“Adesso che ci sono dei mandati di cattura della Corte Penale Internazionale (contro Netanyahu e Gallant) forse gli Stati Uniti ci penseranno due volte prima di finanziare ed essere complici di ciò che sta succedendo, ma anche noi dobbiamo farci sentire”.
A opporsi alla guerra a Gaza, spiegano gli attivisti, è una minoranza della società israeliana. “Siamo una minoranza nella minoranza a chiedere il cessate il fuoco e per questo subiamo la violenza non solo della polizia, ma anche dai passanti” dice Maya, un’altra partecipante al sit-in davanti al consolato.
“Siamo convinti che sia cruciale che il mondo sappia che ci sono israeliani che sono contro quello che succede a Gaza e che vogliono che questa guerra finisca il prima possibile, e continueremo a lottare fino alla fine”, aggiunge M aya, che fa parte di “All That’s Left” e “Free Jerusalem”, collettivi impegnati contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi che negli ultimi mesi hanno organizzato varie azioni per protestare contro la guerra a Gaza. “Ma è molto difficile per noi fare parte della società israeliana in questo momento”. “Penso che  alcune  persone stanno iniziando ad aprire gli occhi” dice Yahav, “ma le persone che iniziano a porsi delle domande si sentono isolate”. “Viviamo in una società in cui chi mette in discussione quello che Israele sta facendo a Gaza, o ai palestinesi in generale, si sente dire che è pazzo. Per questo cerco di fare sentire la mia voce”. La situazione interna in Israele è, se possibile, ancora più tesa di quanto lo sia stata negli ultimi mesi, dopo l’ordine della Corte di Giustizia Internazionale di fermare la fine dell’offensiva a Rafah.

25.5.24

DIARIO BORDO N 52 ANNO II Si cresce solo insieme La risposta più bella alla proposta di classi separate ., . La divulgatrice tv Barbara Gallavotti contesta chi, come Vannacci, scambia una prevalenza statistica con un ordine naturale ., perchè studiare la preistoria dalle elementari .,

 fonti   degli articoli    mariocalabresi.it    e  oggi settimanale  23 May 2024


Una  delle  risposte più belle alla proposta di classi separate per chi è capace e per chi fa fatica viene da un piccolo libro scritto da un’insegnante di sostegno. Che racconta quanto l’esperienza della diversità arricchisca tutti (anche i professori) e che ha un titolo che dovrebbe essere un manifesto: la scuola è un posto che ti aspetta.
«Lavoro come insegnante di sostegno dal 1998, in questi anni ho seguito una bambina tetraplegica, una bambina sorda, un bambino autistico, un ipovedente, un bambino iperattivo, bambini con disturbi del linguaggio, con ritardi mentali, psicosi, disturbi affettivi relazionali gravi provocati da violenze o da pesanti situazioni familiari. E ogni volta che mi siedo accanto a uno di loro lo considero un dono».

                            Emilia Gibelli ritratta nell’illustrazione di Monia Donati


Da un anno, in cima a una delle pile di libri che abitano la mia scrivania, c’è un piccolo volume con la copertina verde e un titolo gentile: “La scuola è qualcuno che ti aspetta”. Me lo ha regalato l’insegnante di sostegno di una scuola elementare torinese che lo ha scritto, spiegandomi che è il diario “di una grande avventura umana e professionale” accanto a un bambino autistico.
Quando sono scoppiate le polemiche per la proposta del generale Vannacci di dividere gli studenti in classi separate sulla base della capacità, ho capito che in quel libretto avrei trovato una risposta. Appena ho finito di leggerlo ho chiamato l’autrice, Emilia Gibelli, per farmi raccontare da lei quanta ricchezza c’è nelle classi in cui qualcuno ha bisogno dell'insegnante di sostegno: «Ti obbliga a riconoscere che
tutto è un dono, perché nessuno sceglie capacità e difficoltà. La nostra intelligenza e le possibilità che abbiamo ci sono state date e non lo dobbiamo dare per scontate. E deve farci comprendere che ogni persona ha un valore perché c’è, perché esiste, non per i risultati che ottiene».
L’Italia è stato il primo paese al mondo che ha deciso, nel 1977, l’abolizione delle classi speciali con la legge sull’inclusione scolastica: «Non possiamo tornare indietro, è una conquista di cui dobbiamo essere orgogliosi. Ai miei scolari una volta ho detto: “Lo Stato ha talmente stima della persona che spende molti soldi affinché anche chi è più debole e in difficoltà possa fare un cammino e sviluppare le sue possibilità”. La trovo una cosa commovente che ci deve rasserenare tutti, perché tutti abbiamo qualche difficoltà. E dobbiamo sottolineare che c’è spazio anche per chi è imperfetto, non solo per chi è più efficiente».
Secondo Emilia, chi ha condiviso la classe con compagni con disabilità ha uno sguardo diverso sugli altri e sul mondo, ha più empatia e capacità di accogliere.
Il libro di Emilia Gibelli, “La scuola è qualcuno che ti aspetta”, edito da Bookabook narrativa. Si può comprare online o ordinare nelle librerie
Emilia mi racconta che questo lavoro le è sempre piaciuto, anzi forse fa parte del suo DNA: «Quando ero in seconda media nella mia classe è arrivata una nuova compagna che non parlava. Mi sono seduta accanto a lei e per sei mesi le ho ripetuto tutte le cose che dicevano gli insegnanti, soprattutto le lezioni di matematica. Tutti pensavano che fosse inutile, finché un giorno lei si è girata e mi ha detto: “Grazie, Emilia”».
Col passare del tempo la motivazione non è venuta meno e la stanchezza non ha preso il sopravvento: «Anzi mi sono sempre più appassionata: scopro sempre mondi nuovi e mi arricchisco. Ogni bambino che mi viene affidato mi apre un orizzonte e la scuola diventa un percorso di vita».
L’ultimo scolaro che Emilia ha seguito per un intero ciclo, fino allo scorso anno, si chiama Teo, è un bimbo tetraplegico con difficoltà nell’apprendimento. «La diagnosi diceva che avrebbe fatto molta fatica a imparare a leggere e a scrivere, invece a metà della prima già leggeva le prime parole e in quinta mi ha chiesto di insegnargli a scrivere le mail. La prima l’ha mandata alla preside, che si chiama Lorenza Patriarca e ha una sensibilità speciale per i progetti di inclusione, poi ha cominciato a mandare una mail a settimana al sindaco di Torino denunciando le barriere architettoniche che incontrava sulla sua strada. Il suo testo cominciava sempre così: “Come fa un bambino come me…”. Gli ha risposto l’assessore alle Politiche Sociali, Jacopo Rosatelli, che lo ha invitato ad un incontro in Comune. Prima di andare Teo ha lavorato molto e ha stilato un lungo elenco di barriere architettoniche. Era preparatissimo, molto elegante ed era felice di aver trovato ascolto. È passato un anno, ma quando guardo la foto di quell’incontro vedo quante possibilità possono sbocciare: non doveva saper scrivere e invece è riuscito a farsi ascoltare dal sindaco».

Teo con suo padre insieme all'assessore alla Cura della Città, Sevizi anagrafici e Protezione Civile di Torino Francesco Tresso e all’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Torino Jacopo Rosatelli


Il libro invece è dedicato alla storia di Alessio: «Non avevo mai seguito un bambino con autismo, era la prima volta ed ero molto preoccupata». Durante l’estate, prima dell’inizio della scuola, Emilia va in biblioteca e si procura tutti i testi che trova sull’autismo, scritti da genitori, insegnanti e medici. «Sono partita per il mare con una borsa piena di libri, articoli di riviste e fogli stampati per capire cosa avrei dovuto fare».
È stato il percorso più difficile e sfidante della sua carriera, tanto che, alla fine, si è convinta a raccontarlo, nella speranza che possa essere di aiuto per quei bambini con gravi disabilità dello sviluppo, che sembrano avere poche chances di imparare: «Ora che sono giunta al termine della scuola primaria – scrive - e che Ale è sbocciato nella sua bella umanità ed è riuscito anche a imparare molte cose, tra cui leggere e scrivere, usare il computer e iniziare relazionarsi con i compagni con le altre persone, sono certa della bontà dell’esperienza vissuta».
Un capitolo del libro è dedicato al nuoto, perché Emilia convinta che l’acqua potesse essere un elemento contenitivo per Alessio, lo aveva iscritto a un corso in piscina: «All’inizio correva intorno e tirava le cose in acqua. L’istruttore era sconfortato e una mattina mi ha chiesto: “Perché lo ha portato?”. “Perché impari a nuotare” gli ho risposto. Entrava in acqua solo se aveva salvagente, braccioli e tavoletta e anch’io dovevo essere in vasca con l’istruttore. Dopo due anni di corso ha imparato a nuotare benissimo e ad andare sott’acqua».
A quel punto Emilia e le altre insegnanti hanno deciso di coinvolgere nel corso tutta la classe ed è stata un’esperienza felice per tutti. «L'aiuto e la collaborazione dei compagni è indispensabile: sono loro che possono veramente insegnare e motivare la relazione e lo scambio reciproco. L'alunno con disabilità ha bisogno, come tutti, di amici, di divertirsi, di giocare anche se non sa come fare. I compagni di Alessio gli hanno insegnato a giocare a calcio, a nascondino e altri giochi, con pazienza e tenacia. E tutto questo fa miracoli».
Alessio, lo scorso anno, ha superato la maturità in un istituto tecnico del turismo.


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SI FA PRESTO A DIRE NORMALE
«In biologia, la regola è la diversità». La divulgatrice tv Barbara Gallavotti contesta chi, come Vannacci, scambia una prevalenza statistica con un ordine naturale. Liz Taylor, ad esempio...
Barbara Gallavotti divulgatrice scientifica
Mentre il generale Roberto Vannacci continua a far scalpore con le sue dichiarazioni su ciò che secondo lui è «normale» o «naturale», dalla scienza che studia la vita, la biologia, ci arriva un altro punto di vista. Quando il candidato per la Lega alle prossime Europee sostiene che le persone con caratteristiche diverse da quelle della maggioranza non rientrano nella normalità «gioca un po’ con le parole»
, dice Barbara Gallavotti  56 anni, riprendendo il filo di una spiegazione iniziata a DiMartedì (La 7): «Vannacci parla di normalità, ma in realtà intende la media. E fare la media è un concetto statistico, non biologico. Elizabeth Taylor non arrivava al metro e sessanta e aveva le iridi pervinca. Di certo non rientrava nella media degli americani. Lei direbbe che era anormale?». Gallavotti è laureata in genetica e biologia molecolare, è una storica autrice di Ulisse e Superquark, ha condotto Quinta dimensione (Rai 3) e sta scrivendo un libro dove cerca di tracciare un confronto tra l’Intelligenza artificiale e il cervello umano. Con un padre fisico della matematica e un marito fisico delle particelle, la scienza è la spina dorsale della sua vita.

Dottoressa, che cos’è “normale” in biologia?

«Normale è che gli esseri umani siano diversi gli uni dagli altri».

Oltre a dire che non è normale essere attratti da persone del proprio sesso, Vannacci sostiene che sia solo il frutto di un’influenza culturale, perché il gene dell’omosessualità non è mai stato trovato.

«Non è mai stato trovato il gene di un sacco di cose, neanche quello dell’intelligenza o della creatività. E per fortuna, perché qualcuno potrebbe scoprire di non averli. Le potenzialità di ognuno non hanno a che fare solo con i geni, ma anche con una miriade di altri fattori. Innamorarsi è qualcosa che ha una componente profondissima nell’individuo e abbastanza invincibile, se no non esisterebbero le grandi tragedie d’amore. E se abbiamo delle persone che sono disposte a farsi uccidere pur di vivere il loro amore per qualcuno dello stesso sesso, è evidente che non è qualcosa di indirizzabile. E poi perché dovremmo farlo? Io correggo qualcosa che danneggia la qualità della mia vita. Ma perché innamorarmi di qualcuno del mio stesso sesso la danneggerebbe? Accade solo se mi ritrovo a subire le ritorsioni di persone alle quali dà fastidio. Ma allora, forse, sono quelle persone che bisogna correggere».

Il Papa ha convocato gli scienziati per un incontro sulla fraternità. È un principio cardine della nostra civiltà con la libertà e l’uguaglianza. Sono espressioni solo umane, o in natura c’è qualcosa che assomiglia a questi principi?«Purtroppo siamo un po’ costretti a riportare i nostri comportamenti a quelli della natura per replicare a chi lancia accuse di comportamenti innaturali. Ma Innamorarsi anche di persone dello stesso sesso è qualcosa che ha una componente profondissima e abbastanza invincibile   noi umani abbiamo un modo di comportarci caratteristico, abbiamo costruito dei mezzi che ci consentono di vivere e progredire anche staccandoci dalla necessità di favorire i consanguinei e tramandare il Dna. Ad esempio, tramandiamo le conoscenze e impariamo gli uni dagli altri più di ogni altra specie. È la chiave del nostro successo, ed è possibile grazie al fatto che riusciamo a costruire delle grosse comunità con un alto livello di interscambio. Forse potremmo dire che i principi di libertà, uguaglianza e fraternità ci aiutano a non scannarci a vicenda».

Ha citato Piero Angela come uno dei suoi maestri. «Quando fingeva di volere offendermi, diceva: “Ricordati che tu sei un sottoprodotto del petrolio”. La tesi era che se non ci fosse stata la produzione di energia che ha reso possibile l’industrializzazione, e il conseguente stile di vita, non ci si sarebbe potuti permettere di mandare le donne a scuola. Aveva un grande senso dell’umorismo e dell’autoironia. La prima volta che lo incontrai, al colloquio per Ulisse, mi chiese se suonassi qualche strumento. Aveva l’idea che le persone che si dedicano a studiare qualcosa che non ha un’applicazione pratica siano poi quelle che non lavorano solo per interesse».

Lei che cosa sogna? Magari di trasferirsi su Marte con un razzo di Elon Musk?

«Proprio no. Una volta intervistai uno degli astronauti dell’Apollo 11, io gli chiedevo della Luna e lui non faceva che parlarmi di quanto fosse bella la Terra. Sono d’accordo. Per dirla con Piero Angela, io sogno solo di fare la mia parte».


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24.5.24

Il caso della Divina Commedia censurata in una scuola di Treviso 2 studenti sono stati esonerati dallo studio della Divina Commedia ed è scoppiato il caso

 sempre  sulla  cancell  culture  leggi

il nostro post  : << ostracizzazione  del dissenso il caso di varoufakis per Gaza ., cancel culture o non cancel culture sulle : scritte, monumenti, nomi di vie, cittadinanza , ecc del fascismo >> è il secondo articolo 


“La saggezza è saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza. ” 
 (  Gregory Bateson  ) 




Un inferno, come nella Divina Commedia. È un caso che infiamma anche la politica quello dei due studenti musulmani di terza media di Treviso esentati dallo studio della Divina Commedia di Dante, che potrebbe risultare offensiva per chi abbraccia l'Islam. Sulla decisione, presa dal prof all'insaputa della dirigenza scolastica, si è scatenato un putiferio (a senso unico): tutti contro lo zelo eccessivo dell'insegnante. Perchè la dispensa da Inferno, Purgatorio e Paradiso non è arrivata dopo una protesta; è stato il professore a scrivere ai genitori dei due ragazzi, chiedendo se c'erano problemi nell'affrontare con i loro i figli l'opera a sfondo religioso del grande Alighieri. Le famiglie hanno risposto che andava evitato.  Siamo  alla  follia   .
 Ora  Non è la prima volta che la Divina Commedia è oggetto di controversie a scuola   e non  qui  i  precedenti .  Recentemente   In Olanda e Belgio l’opera è stata addirittura ritradotta per non offendere i fedeli musulmani, eliminando il nome di Maometto dal XXVIII canto dell’Inferno. ( sotto  al  centro    i  versi  22-45 )


da Inferno Canto XXVIII - La Divina Commedia weebly.com  



 La polemica intorno al poema dantesco è stata raccontata dal ‘Quotidiano Nazionale’ in un articolo del 29 marzo 2021. Nell’Inferno, Dante descrive Maometto sottoposto ad orrende mutilazioni del corpo da parte di un diavolo, con il corpo squartato e le interiora che fuoriescono. Nella Divina Commedia, “Maometto subisce un destino crudo e umiliante solo perché è il precursore dell’Islam”, aveva affermato l’editrice della nuova traduzione in Olanda e Belgio, Myrthe Spiteri
 La nuova versione dell’opera “si rivolge a lettori più giovani e il cambiamento è pensato per non ferire inutilmente gli islamici”, aveva spiegato la traduttrice Lies Lavrijsen.“È sempre il solito problema: accettare il punto di vista degli altri, da tutte e due le parti”, ha concluso il professor Pezzè.
sempre  secondo https://sapere.virgilio.it/scuola/mondo-scuola/il-caso-della-divina-commedia-censurata-in-una-scuola-a-treviso


Tutto è iniziato quando in classe è arrivato il momento di affrontare Dante Alighieri ed i suoi scritti, partendo da quella che è ritenuta uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale: la Divina Commedia. Come raccontato da ‘Antenna Tre Nordest’, prima di addentrarsi nello studio del poema, l’insegnante ha invitato gli studenti che non seguono l’ora di religione [ cosa caspita c'enmtra con il rogramma di Letteratura italliana se uno\a persona segue l'ora di religione o meno ] a scrivere sul diario una nota con la quale chiedere ai genitori di esprimersi sull’opportunità che i loro figli affrontino o meno lo studio della Commedia e di altri componimenti che abbiano riferimenti religiosi. Alla lezione successiva, è arrivata la risposta delle famiglie: 2 di queste, di religione musulmana, hanno comunicato all’insegnante la loro contrarietà. Pertanto, i ragazzi sono stati esonerati dallo studio dell’opera massima di Dante Alighieri, che racconta il suo viaggio immaginario attraverso l’inferno, il purgatorio ed il paradiso. Gli studenti che non studieranno la Divina Commedia faranno lezioni parallele su Giovanni Boccaccio, e su questo verranno interrogati, mentre il resto della classe sarà sottoposto a verifiche sull’opera dantesca.

 
Sbagliatissima la scelta del professore. Come se un cattolico non volesse o non potesse studiare il Corano. Poi non venite a parlare di integrazione, non fate altro che innalzare muri. Ottima la decisione di Valditara di mandare gli ispettori in quanto secondo  da quel  che   ho letto   in rete  è  stato deciso senza  consultare  gli organi  d'istituto  ed  pare  che  i  genitori non fossero  d'accordo  . 
Ora invece di ricorre ad imbelle ed censoria situazione cioè il buonismo d'accato e il'ipocrita politicamente corretto si poteva risolvere 1) esonerando se vuole essere rispettosi della fede altrui esonerando gli studenti islamici dallo stuio di quel canto e di quei versi e non dall'intera cantatica dell'inferno 2) scelta da me preferità e più consona utile ad un sistema scolastico \ educativo spiegare ( magari facendocelo spiegare dagli stessi studenti islamici ) che il verso di Dante è una leggenda nera a cui credeva lo stesso Dante , credere ad una leggenda, nata probabilmente in ambiente crociato e che non ha nessun fondamento di verità, per la quale Maometto sarebbe stato addirittura un prete cristiano che non è riuscito a far carriera. Arrabbiato per questo, avrebbe così fondato questa nuova religione”, ovvero l’Islam. Ma sopratutto spiegare che la presenza di contenuti antisemiti e razzisti nelle opere letterarie, artistiche, storiche e filosofiche e contestualizzata al'epoca e che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo spiegando come oggi non siano più validi   Quindi  invece di adottare un approccio di cancellazione, sarebbe più costruttivo promuovere una comprensione più approfondita e rispettosa delle diverse prospettive culturali e religiose. Questa situazione solleva questioni fondamentali riguardo alla delicatezza nel trattare temi culturali e religiosi all’interno dell’insegnamento delle opere letterarie, in particolare la Divina Commedia di Dante Alighieri. È evidente che esistano sensibilità diverse e talvolta conflittuali tra le varie culture e religioni riguardo all’interpretazione di determinati testi.«Conoscere Dante non toglie nulla alla confessione religiosa dei ragazzi ma aggiunge molto alla conoscenza della cultura italiana. Integrazione si fa per aggiunta, mai per sottrazione» ha scritto su X la senatrice Pd Simona Malpezzi, mentre Deborah Serracchiani si è detta incredula «che si possa mettere in discussione lo studio nelle scuole della Divina Commedia, un patrimonio dell'umanità imprescindibile per qualunque formazione culturale non solo italiana». È seguita una cascata di commenti, da maggioranza e opposizione, increduli anche se  posizioni    diverse     d'incredibilità  , l'opposizione la prima , di malanpacista   diretto   ed  indiretto   , la  maggioranza  , accomune  comunque   dal fatto  che Dante possa 'turbarè qualcuno. «È un'assurdità cancellare Dante. Ma dietro questo si nasconde un problema ancora più grande: l'integralismo ha dichiarato il presidente veneto, Luca Zaia, mentre il sindaco di Treviso (e collega di partito) Mario Conte, ha giudicato la scelta «incomprensibile». Ancora più diretti il leader della Lega, Matteo Salvini - «è demenziale non studiare Dante perchè offende qualcuno» - e il ministro turismo Daniela Santanchè: «Dante? Continuiamo a sottometterci ai musulmani. Questi politicamente corretti li avrebbe messi tra gli ignavi». Tra i giudizi più severi, quello del generale-candidato Roberto Vannacci: «Eccoli - ha detto - quelli che vogliono distruggere la nostra Italia e la nostra identità».

Negativo anche il parere degli scrittori Rita Monaldi e Francesco Sorti, che definiscono un autogol preferire Boccaccio, che «è molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico», a Dante che «era inclusivo» e «lascia a porta aperta ai pagani».  L'unica  In difficoltà pare soprattutto la preside dell'istituto Felissent, che si è chiusa in una riunione fiume. «Sto cercando di chiarire cosa sia accaduto - ha detto Francesca Magnano - Di certo è un errore dire che c'è stato un via libera, io non sapevo nulla di questa storia e sto cercando di fare chiarezza con i docenti coinvolti».   concludo    che l'alternativa proposta  loro di   sostituire  Dante   con  Il Decamerone di Boccaccio è ridicolo, è un autogol assoluto. Perchè se ben ricordo dai miei  studi di letteraratura italiana  lo stesso Boccaccio in fin di vita si è pentito del Decameron e lo ha disconosciuto, ha avuto una forte crisi di coscienza e questo dovrebbe suggerire qualcosa. È molto più difficile da digerire, immorale anche dal punto di vista islamico. Dante lascia invece a porta aperta ai pagani. È del tutto insensato rifiutarlo e ignorare questa sua grande apertura.Infatti  Nel canto XX del Paradiso Dante si stupisce della salvezza dei non cristiani Traiano e Rifeo (Traiano in vita aveva addirittura perseguitato i cristiani). Già nel canto precedente, il XIX, aveva posto la questione della salvezza degli appartenenti a un'altra religione" ricorda Rita Monaldi. "Se il problema è Maometto all'Inferno, Dante pone all'Inferno (tra gli ignavi) anche Papa Celestino V, che è stato canonizzato .  <<Allora i cattolici dovrebbero rifiutare di studiare la Divina Commedia?" sottolineano Monaldi & Sorti che in alcune scene del secondo volume della loro trilogia mostrano Dante discutere animatamente di questa questione.  Mala  tempora  currunt  


22.5.24

DIARIO DI BORDO N 52 ANNO II . Ingegnere cambia vita, si licenzia e molla tutto: «Giro il mondo in bicicletta» ., Ferite e vive per miracolo dopo incidente stradale si scattano un selfie sul bordo della strada ., ed altre storie




 Nnon è  mai troppo tardi per  cambiare  vita  e  rimettersi indiscussione  



Alex Battiston© Anthology

SAN VITO - Mollare tutto e fare il giro del mondo. Un pensiero che fa capolino nella mente di molte persone, almeno una volta nella vita. Alex Battiston lo sta facendo davvero, in sella alla sua bici. Classe 1985, il viaggiatore è originario di Sesto al Reghena. Dal borgo si era poi trasferito nella vicina San Vito, ma da una decina di anni la sua vita è in Finlandia. A portarlo nel nord Europa, la sua tesi di laurea incentrata sull'automazione. Alex è un ingegnere meccatronico e con i suoi studi si era guadagnato un'ottima posizione lavorativa a Helsinki. Un incarico che negli anni gli ha dato molte soddisfazioni, e che non ha lasciato a cuor leggero. Qualche settimana fa, la scena quasi da film. L'incontro con il capo per comunicare «mi licenzio e mi metto in viaggio». «È stata una scelta difficile racconta Alex -, ma avevo questo sogno da tanti anni e non volevo aspettare ancora. La cosa bella è che sono stato non solo compreso, ma anche appoggiato. Hanno capito tutti il valore che ha per me questa esperienza». 150 mila chilometri da percorrere su quello che da sempre è il suo mezzo preferito, alla scoperta di culture diverse, bellezze naturali, sapori e profumi di ogni parte del globo. Un tour che richiederà più di tre anni. E soprattutto un cambio d'abitudini radicale, dalla quotidianità "tradizionale" del lavoro in azienda, a quella nuova e a volte imprevedibile dell'avventura.
LE TAPPE
Ma da buon ingegnere, Alex è organizzato: tenda, materassino, fornello a gas da campeggio, piccoli attrezzi per la bici, telefono e pc, e lo stretto necessario per spostarsi in sicurezza. Il viaggio è cominciato qualche giorno fa dalla Finlandia, con un traghetto per arrivare a Tallinn, capitale dell'Estonia, e cominciare a pedalare «tra foreste - spiega Alex -, piccole città e gemme quasi sconosciute che meritano di essere viste». In questi giorni continua il tragitto in direzione sud-ovest, che toccherà, oltre ai Paesi baltici, la Polonia, la Slovacchia, l'Austria e la Slovenia. In Italia non mancherà la tappa in Friuli Venezia Giulia, per salutare la famiglia, e poi via per la Francia, l'Andorra e la Spagna. Terminata la parte europea del tour, sarà il turno dell'Africa, un momento molto atteso dall'ingegnere, che pensa al deserto del Sahara, e ai colori e alle ombre delle foreste tropicali. Pedalerà lungo tutta la costa occidentale del continente nero per poi risalire a est e arrivare in Etiopia. Seguiranno i soggiorni in alcuni Paesi del Medio Oriente, in India, Bangladesh, Thailandia, Malesia e Indonesia. E giù, fino all'Australia. «Un "must" - commenta Alex per chi come me ama i deserti». Il ciclista raggiungerà poi il Sud America e si sposterà verso l'emisfero Nord. Argentina, Cile, Bolivia, Perù e Colombia. E ancora Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Messico, per finire con gli Stati Uniti, da percorrere da ovest a est.
SUL SUO SITO
L'itinerario di Alex è pubblico, si possono leggere tutte le tappe sul suo sito, World On Bicycle. Nel portale, così come nei suoi canali social, l'ingegnere condivide foto e video della sua avventura. Scrive e parla in inglese, così da rendere i suoi contenuti fruibili per un pubblico più ampio possibile. Alex non nasconde di avere un ulteriore sogno: trasformare la sua passione in un lavoro, proprio grazie all'ausilio dei social media. Una passione che gli ha trasmesso il nonno Felice, «che mi ispira - spiega - ogni volta che conquisto una salita», e che nel tempo è cresciuta. Il desiderio di affrontare in bici sfide sempre più ardue è stato alimentato anche dal mondo del web, caro all'ingegnere. «Ho fatto i primi viaggi in Irlanda, Scozia, Islanda e Toscana - conclude - spinto da alcuni video visti su YouTube. Ora vorrei anch'io motivare altre persone, ispirarle a inseguire i loro sogni. Tutto si può fare, basta volerlo».


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leggendo   su https://www.fanpage.it/  la  vicenda      riporta  sotto  

Mi chiedo e mi sono sempre chiesto ( vedere il precedente post : << perchè non dobbiamo diffondere ulteriormente e non ho guardato ed diffuso il video della pompa di benzina di brescia o dintorni >> d'appassionato fotografo , io che volglio sempre cogliere l'attimo e fare foto da bastard inside 😇😂 agli amici senza chiedere di mettersi in posa , perché c'è un bisogno così costante di scattare una foto di tutto ciò che facciamo. Stiamo raggiungendo un livello ridicolo ed esagerato solo per attirare l'attenzione"? .

Ferite e vive per miracolo dopo incidente stradale si scattano un selfie sul bordo della strada
È accaduto in Messico, dove due ragazze gravemente ferite dopo un incidente stradale si sono scattate un selfie sul bordo della strada in attesa dei soccorsi.

                             A cura di Davide Falcioni

Scampate alla morte per miracolo dopo un terribile incidente stradale hanno trovato la voglia e il modo di scattarsi un selfie. Sta facendo discutere l'immagine scattata in Messico di due donne insanguinate, gravemente ferite e sedute su un marciapiedi intente a scattarsi una fotografia dopo essere state protagoniste di uno schianto nel quartiere Lomas del Mirador della città di Cuernavaca.
L'incidente è avvenuto sabato sera: nella foto scattata da un passante si vedono due ragazze sedute sul
bordo di una strada con lo smartphone in mano, intente a scattarsi un selfie mentre tutto intorno gli altri occupanti della vettura incidentata erano intenti a chiamare polizia e ambulanza. L'auto sulla quale viaggiavano intanto era ribaltata in mezzo alla strada con i finestrini rotti. Il sospetto delle forze dell'ordine è che lo schianto sia avvenuto a causa dell'eccessiva assunzione di alcol da parte della persona al volante.
Stando a quanto riferiscono i giornali locali entrambe le ragazze protagoniste del selfie avrebbero riportato ferite gravi e sarebbero state condotte in ospedale insieme agli altri tre occupanti della vettura. I dettagli dell'incidente non sono stati resi noti e le autorità messicane stanno ancora indagando, tuttavia online si è scatenato un acceso dibattito sulla "scena del selfie"


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21.5.24

ecco perchè non mi sento italiano ma purtroppo lo sono anche se preferisco essere sardo

 canzoni     consigliate  \  colonna  sonora  

Viva l'Italia –Francesco De Gregori
 La Terra dei Cachi - Elio e le Storie Tese 
Inno nazionale (Luca Carboni
L'italiano medio –  articolo 31

... E  ho celebrato     con  riserva  sia  il 150     e  poi  il 160  anniversario  dell'unità  d'italia  .



Garibaldi? In soffitta! L’impresa dei Savoia: spremere i Mille e respingere l’italia democratica
Il Fatto Quotidiano  20 May 2024  


                      MASSIMO NOVELLI


Negli ultimi giorni del maggio 1860, sconfitti i “napoletani” a Calatafimi, Giuseppe Garibaldi e i suoi Mille (e poco più) in camicia rossa, oltre ai volontari siciliani che si erano uniti a loro, raggiunsero Palermo. Vi entrarono il 27, dopo il combattimento di Ponte Ammiraglio e poi le barricate per le strade

della capitale siciliana, da piazza Rivoluzione alla Cattedrale. La città, intanto, era insorta contro le truppe borboniche, che il giorno 30 chiesero l’armistizio. Ai primi di giugno i “napoletani” se ne andarono. Cominciò la marcia dei garibaldini verso il Continente. Si passò lo Stretto, la direzione era Napoli. Qualche settimana dopo, i Mille erano ormai diventati migliaia. Dopo la conquista di Palermo, i Mille (e 89, a quanto pare) si erano ridotti a poco più di seicento. Il 18 giugno, però, cominciarono ad arrivare i rinforzi: duemilacinquecento al comando di Giacomo Medici, e poi via via gli altri contingenti di volontari (oltre ventimila). Proseguiva parallelamente l’azione di reclutamento locale, per costituire l’esercito Meridionale. Poté contare infine su circa cinquantamila uomini, dei quali più di trentamila erano del Sud Italia e in buona parte di estrazione popolare. Ma l’esercito di Garibaldi venne smantellato già nel novembre del 1860. La nuova Italia sabauda, regalata al Re e a Cavour da Garibaldi, non voleva immettere nelle proprie forze armate una massa di potenziali repubblicani, assertori della conquista di Roma, e in qualche caso addirittura di idee socialiste. Con lo scioglimento dell’esercito Meridionale tramontava l’ultimo tentativo del partito democratico affinché si impiegassero le forze popolari nell’unificazione del Paese. Aveva così termine il sogno della nazione armata e del cittadino-soldato. Scrisse Garibaldi nelle sue memorie, partendo per l’esilio di Caprera: “La mia prima dimanda era quella del riconoscimento dell’esercito ch’io comandavo, siccome parte dell’esercito Nazionale, e fu un'ingiustizia non concederlo”. La storiografia ufficiale del Risorgimento, di stampo monarchico, non li fece passare dall’ingresso principale, bensì da quello di servizio della storia, ottenendo che il loro apporto alla causa dell’unità d’italia venisse sminuito, relegato soprattutto nella memorialistica di impronta mazziniano-democratica e sostanzialmente dimenticato. La storia la scrivono i vincitori, del resto, e il processo unitario vide affermarsi la monarchia sabauda, non Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Eppure alla battaglia del Volturno, il primo ottobre del 1860, furono in oltre ventimila, agli ordini dell’eroe dei Due Mondi, a sconfiggere le truppe borboniche superiori per numero e armamenti. E altri trentamila, in buona parte sudditi del Regno delle Due Sicilie, dopo lo sbarco dei Mille accorsero a ingrossare le file dei reparti schierati a difesa dei territori del Mezzogiorno strappati ai regi di Francesco II. Quei circa quaranta o cinquantamila uomini, cittadini-soldati provenienti pure dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, dall’irlanda, dall'ungheria e dal resto dell’europa democratica, furono i precursori del volontari della libertà accorsi da mezzo mondo in Spagna, dall'estate del 1936, per difendere la Repubblica.

20.5.24

«Non so quanto mi resti da vivere ma rideremo insieme ogni giorno»: la promessa sui social della sposa malata al marito commuove i fan ., La Vermont State University, negli Stati Uniti, in particolare il campus di Castleton, ha conferito una laurea honoris causa a un gatto di nome Max.

«Non so quanto mi resti da vivere ma rideremo insieme ogni giorno»: la promessa sui social della sposa malata al marito commuove i fan

                                     © Social (Facebook etc)

Amy-Claire Lanman di Swansea, Galles è diventata famosa su TikTok per aver condiviso con gli utenti social la sua storia. La 29enne è affetta da una malattia genetica così rara da non avere nemmeno un nome. Quest'ultima le causa così tanti disturbi e più crisi epilettiche durante il giorno che il suo cuore, purtroppo, potrebbe non resistere a tutto lo sforzo a cui è sottoposto in continuazione. Proprio per questo, quando Amy ha sposato il marito Lyle ha deciso di dedicargli parole davvero toccanti che hanno commosso tutti i follower e non della ragazza
La promessa di Amy a Lyle
A un anno dal matrimonio, Amy-Claire Lanman ha deciso di condividere sul proprio profilo TikTok la sua promessa di nozze al marito Lyle. La 29enne è consapevole della propria condizione di salute ma non ha paura di ciò che potrebbe succedere, desidera solo vivere al massimo la sua vita. Amy ha scritto a Lyle: «Per quanto vorrei poterlo fare, non posso prometterti che avremo una vita lunga insieme, non posso prometterti che mi vedrai con i capelli grigi, che avremo nipoti e una casetta per pensionati in riva al mare. Ma ecco cosa posso prometterti. Ti prometto che non ti annoierai mai con me. Ti prometto che non sarai mai solo. Prometto di condividere con te tutti gli alti e bassi della mia vita. Ti prometto che sarai sempre la mia persona preferita. Prometto che rideremo insieme, ogni singolo giorno. Prometto che continuerò ad amarti sempre di più, con ogni respiro che faccio e ogni battito del mio cuore. E ti prometto che non importa quanto tempo passeremo insieme, avremo una vita felice, piena di avventure. È un anno che manteniamo le nostre promesse, amore mio... e davanti a noi abbiamo ancora molti altri giorni, settimane, mesi e anni per vivere avventure piene d'amore».

La storia di Amy
Amy-Claire Lanman è stata ospite anche in varie trasmissioni televisive per raccontare la sua storia e, alla BBC One Wales ha spiegato che ha sempre convissuto con questa malattia genetica e che arrivando all'età di 29 anni ha superato ogni aspettativa dei dottori. Amy, nonostante viva una condizione difficile a causa di questo disturbo grave di salute, è piena di vita e, nel cassetto, ha tanti sogni ancora da realizzare.


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La Vermont State University, negli Stati Uniti, in particolare il campus di Castleton, ha conferito una laurea honoris causa a un gatto di nome Max



Il gatto, che vive vicino all’ingresso del campus, è conosciuto per la sua simpatia e interazione costante e molto amichevole con gli studenti. Questa presenza di Max ha conquistato il cuore di tutti nel campus.

Il gatto Max con studenti della Vermont State University (Facebook / Vermont State University)© Fornito da Pet é Pop

Come forma di omaggio, il felino ha ricevuto la laurea di ‘dottore in letteratura‘, e la sua proprietaria, Ashley Dow, riceverà il diploma a suo nome.

Il diploma del gatto Max della Vermont State University (Facebook / Vermont State University)© Fornito da Pet é Pop

L’università sottolinea l’importanza di Max per la comunità del campus, dove è affettuosamente conosciuto e celebrato dagli studenti che amano fare selfie con lui e seguire le sue frequenti apparizioni.










Foto: Facebook – Vermont State University  Fonte: News Center Maine

19.5.24

perchè non dobbiamo diffondere ulteriormente e non ho guardato ed diffuso il video della pompa di benzina di brescia o dintorni

È diventato virale un video, comparso sui social network,nei  giorni  scorsi   di un benzinaioo  un cliente  ?  indicato come "di Brescia" che, ad un distributore di carburante, compie dei gesti choc in pieno giorno e in pubblico, sia con la pompa della benzina che calandosi i pantaloni. Inutile dire che il filmato ha in breve fatto il giro del web
e sta circolando tantissimo su tutti i social. Cosa è successo alla pompa di benzina dopo il video virale ?  per il momernto  la  diusione   è sata limitata  perchè alcuni tik  toker     e non  ,  con un po' di buon senso   sono passati  dall'indignazione  alla  pratica  e  hano  bloccato e  fatto  trichiesta  ad  altri   di non condividere il  video  Ad ogni modo, nonostante le immagini terribili mostrate in quei pochi secondi, arriva un appello da parte del web: evitate di far circolare quel video perché il rischio è veramente altissimo. Ma qual è la verità dietro quel filmato? Si tratta veramente di un momento registrato nella realtà? Oppure si tratterà forse di un video dall'intento comico di dubbio gusto registrato ad hoc? concordo  Sulla questione  ( dopo  aver   fatto   anni  fa  una cosa  simile  ,  ho pagato le consegueze   e  fatto  mia  culpa su  tale gesto   capendo il  disagio creato a quella persona    )  , il tiktoker Paolo Camilli ha deciso di intervenire,ponendola da un altro punto di vista:
 
 “Giustamente le parti intime vengono offuscate mentre il volto no, è ben riconoscibile. Questo poi ha generato una raffica di video meme e video parodie, senza considerare però lo stato di salute mentale della persona, che se è arrivata a fare questo non è al top, non è al 100%.
Allora io faccio un appello: vi prego, non facciamo circolare il video. Non creiamo video meme o parodia solo perché siamo alla ricerca di visualizzazioni. Vi prego. Perché dietro quel volto si può nascondere una storia veramente triste e quel video parodia o meme può diventare di una violenza inaudita. Grazie

non è una   censiura o  auto  censura  ma    buo senso     nei  confronti  di  una persona    che   soffe  di una qualche  mallattia  \  problema mentale  .


 

Sardegna “batteria”, affari & scatole cinesi nell'eolico e nel fotovoltaico Ecco la mappa: 14 società anonime da diecimila euro di capitale con uno “strano” pegno della multinazionale di Stato

la strofa : <<.... Oggi contessa ha cambiato sistema  \  si muove fra i conti cifrati\Adotta i potenti ed amici importanti  .... >>  di   mia  dolce  rivoluzionaria  (  qui il testo  integrale  ) di Mcr   trova  conferma      sia  nelle  dichiarazioni  , niente  di  nuovo o meglio per  parafrasare la  famosa  canzone  Una storia  sbagliata    De  andrè   << ....  Storia diversa per gente normale \Storia comune per gente speciale .... >>  , di  Carbone (Direttore Dia): « Il modello F24 è il nuovo kalashnikov della criminalità»   ed  in quest  dell'unione sarda d che  propongo sotto  . Esse sono Operazioni ai limiti della legalità (???) che agli occhi di noi comuni cittadini appaiono fumose e incomprensibili. E' comunque evidente che tutti questi giri e raggiri non hanno nulla a che fare con il progresso e la transizione ecologica, ma perseguono ben altri interessi.
È proprio il gioco delle scatole cinesi,ma con Draghi e l'altra alla regione(dove adesso reclama tutti insieme contro), hanno dato campo libero a questo scempio...
Ecco l'articolo di cui parlavo

da  www. unionesarda.it  del  18 maggio 2024 alle 14:41

Sardegna “batteria”, affari & scatole cinesiEcco la mappa: 14 società anonime da diecimila euro di capitale con uno “strano” pegno della multinazionale di Stato    
Le società clonate gravate del pegno Enel e lo schema societario (L'Unione Sarda)



Non guardatelo così, non è un garage, nonostante le sembianze. Non fatevi ingannare nemmeno dal vicolo cieco spacciato per via Simplicio Spano, nello sterrato dove solitamente ci spediscono le giostre. Nelle mappe è periferia di Olbia. Nelle carte dell’assalto energetico, invece, è un crocevia mimetizzato di affari, pegni, scalate memorabili da nord a sud dell’Isola, scatole cinesi e intrecci societari da far impallidire i reticolati finanziari dei “Panama Papers”.


Quel finto “garage”

Quando arrivi nell’agro di Quartucciu e sbatti lo sguardo su quei primi container verdi con l’indelebile marchio «Made in China» capisci che i signori della “EnergyQ1Bess”, quelli dell’apparente garage di Olbia, non stavano scherzando. Nel 2021, quando l’assalto eolico e fotovoltaico all’Isola era ancora agli albori, stavano già pianificando come riempire la Sardegna di “batterie” cinesi per conservare in quella sorta di celle elettrochimiche l’energia prodotta senza motivo da pale e pannelli da spargere impunemente nei promontori più suggestivi della terra dei Nuraghi. Mai, anche chi come il nostro giornale, due anni fa, intercettò quel progetto nascosto nei meandri dei Palazzi di Roma, avrebbe potuto minimamente immaginare quel che si celava dietro quella che appariva una velleità da quattro soldi.

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Da Olbia all’antica Roma

Un’operazione destinata a dissolversi in un attimo, davanti all’incedere di colossi e multinazionali, non foss’altro che quella società del vicolo di Olbia aveva un capitale versato di appena diecimila euro. Una “solidità” aziendale nemmeno sufficiente a coltivare l’illusione di poter costruire una distesa di Litio cinese alle porte di Cagliari. Invece, la storia racconta tutto un altro copione. La società che sta realizzando la più grande batteria elettrochimica d’Italia, da 180 megawatt, è nominalmente la stessa registrata alla periferia di “Terranova”, ma il 18 dicembre del 2023 ha cambiato soci e sede. Dal vicolo cieco della città gallurese al cuore potente dell’antica Roma. Il passo è stato breve, giusto il tempo per i vecchi soci, quelli di Olbia, di farsi approvare dal Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica il progetto della mega batteria.

Cedono passo e azioni



Ford costruirà un impianto di batterie EV con un partner cinese


Da quel momento hanno tolto il disturbo per cedere passo e quote azionarie al colosso energetico di Stato, l’Enel. Un pacchetto “chiavi in mano” che non lascia adito a dubbi: l’operazione è da sballo. Le cifre riportate nel cancello d’ingresso del cantiere sulla nuova Statale 554 non lasciano spazio a sotterfugi: opere previste per 78 milioni di euro. Duecento containers “elettrochimici” di produzione cinese destinati, secondo i piani di Stato, ad una batteria da 180 megawatt di potenza capace di generare una montagna di incentivi di Stato pari a 183 milioni di euro in vent’anni. Un affare con molti zeri, per un gigantesco accumulo energetico destinato, però, a trasformarsi nel breve-medio periodo in una devastante “cattedrale nel deserto”, non solo per l’evoluzione tecnologica sempre più rapida, ma soprattutto per la provenienza cinese di quelle scatole d’acciaio piene di Litio.

Quel “pegno” sconosciuto

Quella consumata nell’agro di “Separassiu” è, però, solo la prima operazione di uno scacchiere ben più ampio capace di coinvolgere decine di società satellite e altrettanti accordi circospetti tutti “nascosti” nei meandri dei Palazzi “elettrici” della Capitale. Una partita tutta giocata sul triangolo Quartucciu-Olbia-Roma, con intermediari, uffici e meccanismi pianificati a tavolino per tenere tutto sottotraccia, a partire dal valore del “pegno”, quello apposto da Enel Green Power sul progetto della batteria cinese a ridosso dell’area metropolitana di Cagliari.

Il contratto segreto

Non un pegno di medioevale memoria, niente a che vedere con il “Monte della Pietà” di francescana ispirazione. Quella che i soci di “EnergyQ1bess”, Stefano Floris e Cinzia Nieddu, iscrivono obbligatoriamente nel “curriculum” societario è molto di più di una “garanzia”. Non un’ipoteca, ma quasi, visto che si tratta di «beni mobili», come le quote azionarie di una società a responsabilità limitata, solo apparentemente insignificante. Quello che “appone” Enel Green Power sulla società gallurese è un “pegno” da Codice Civile, un vero e proprio diritto reale di garanzia su un bene nominalmente altrui, ma che attribuisce al colosso elettrico un potere immediato e diretto, indipendentemente dalla persona che ne ha la disponibilità materiale. Un “pegno” che consente la massima copertura al creditore, in questo caso l’Enel, permettendogli nel contempo di omettere negli atti pubblici il valore dell’operazione.

Il sistema del “garage”

Il meccanismo che adottano si rivela in uno dei “pegni” sottoscritti davanti a Notaio e ceralacca: la società del “finto” garage di Olbia ha «concluso un contratto di sviluppo "progetto BESS di Quartucciu” – per 180 megawatt con la società "Enel Green Power Italia S.r.l.", con socio unico, soggetta a direzione e coordinamento da parte di "Enel S.p.A.", con sede in Roma, capitale sociale 272 milioni di euro».

Formica & elefante



Ford costruirà un impianto di batterie EV con un partner cinese


In pratica un “elefante” finanziario come la multinazionale elettrica di Stato chiede ad una “formica” societaria, costituita da qualche mese, con un capitale di appena diecimila euro, di “sviluppare” nientemeno che un progetto da 78 milioni di euro, esattamente il costo della batteria cinese di Quartucciu. Di cifre, nemmeno nel contratto di pegno parlano mai. Il tutto è rimandato ad un “contratto” che, negli atti ufficiali, viene omesso con la formula del «che qui si intende per riportato», ma di cui non si fa mai cenno. Il meccanismo non lascia margini: «a garanzia delle obbligazioni la concedente si è obbligata a costituire apposito diritto di pegno sulla totalità delle quote della società veicolo, fino all'importo massimo garantito pari al prezzo di acquisto del singolo progetto come calcolato nel contratto». Lo “slang” giuridico-finanziario consente di dire tutto, ma ammette di negare le cifre di quel contratto. La chiosa finale è ancora più esplicita: «Il pegno è concesso fino all'importo massimo garantito pari al prezzo di acquisto del singolo progetto come calcolato nel contratto».

La moltiplicazione dei pegni

L’importo di quel “pegno”, però, non deve essere di poco conto se la società del “finto garage” di Olbia ci prende gusto, sino a trasformare lo studio “Alchemist”, al numero dieci di via Simplicio Spano della città gallurese, in una vera e propria moltiplicatrice di pegni e società, disegnando “militarmente” la scalata energetica all’Isola di Sardegna. La mappa e il grafico che riportiamo in questa inchiesta è la rappresentazione più eloquente di quel che è stato pianificato in ogni minimo dettaglio. Non una “compulsiva” declinazione alla costituzione di società da quattro soldi, ma un vero e proprio piano d’azione con dietro il più imponente dei colossi elettrici di Stato, l’Enel.

La “scalata” sarda

Uno scacchiere da tenere rigorosamente mimetizzato, contemplando un’ulteriore scissione societaria della multinazionale, con la costituzione di punto in bianco della destinataria delle azioni di “EnergyQ1bess”, la neonata “Enel Libra Flexsys s.r.l.”. La strategia, però, a quel punto era già dispiegata: dal 2021 sino a fine 2023 la “Alchemist srl” ha messo in piedi ben 14 società destinate a mettere le mani su incentivi milionari, attraverso “progetti specchio”, in grado di replicare il meccanismo efficacemente collaudato a Quartucciu. Una dietro l’altra nascono le società satellite del “sistema pegno” messo in piedi in gran segreto dalla società gallurese con Enel.

La mappa dello “scacco"

La maggior parte conferma la sede nella periferia di Olbia, qualche altra divaga verso il Poetto di Cagliari, da via Isola di Pantelleria a via Isola di San Pietro. Non sono originali con i nomi, salvo la localizzazione del progetto, cifrata e criptata, da ”Energymac3 srl” dedicata a Macchiareddu a “Energymac4bess srl" destinata alle batterie per la zona a ridosso di Monte Arcosu, da “Energyvallermosa2” con il comune destinatario delle attenzioni riportato per esteso a “Energyut1 Srl”, che sta per Uta. Uno scacchiere che va da nord a sud dell’Isola con almeno tre costanti: tutte società inattive, con capitale da diecimila euro, non sempre interamente versato, tutte “gravate” dal “pegno” di Stato, quello dell’Enel Green Power. Uno “scacco” dell’Isola nato in un garage di periferia, consumato nei piani alti dei palazzi di Roma.


Pretendere che italiani e immigrati ed in nuovi italiani condividano la stessa idea della donna come persona libera

Qualche  giorno    fa  stavo sfogliando la  slide   di msn.it      è  sono  capitato    su quest  articolo di  HuffPost Italy Dei fatti di C...