Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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11.3.25
La nonna ha un malore in casa: nipote di 12 anni le salva la vita con un massaggio cardiaco
“Come si può criticare una mostra senza averla neppure visitata?” il caso dello scontro tra Gabriele Simongini,curatore della mostra alla GNAMC di roma sul futurismo e ,Leonardo Clerici Marinetti nipote di Tommaso Marinetti
10.3.25
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie d'analfabetiu funzionali ivi contenuti , ne pubblico alcuni stralci ( il resto sono solo insulti e farneticazioni ) anzichè cestinarla per chiarire ai nuovi che non hano tempo o voglia di leggersi le FAQ e a quella parte di lettori\ lettrici faziosi e analfabeti culturali .
[ ...] ma come tu comunista non eri anti meloni . Non sei schierato con le nazifemministe o con quelle i area Lgbtq ? ti stai preparando a .... . [...]
In gioventu o preso per solidarietà le tessere delle diverse fazioni del pci nate dopo la svoltà centrista cioè il Pds , ma in realtà non mi riconoscevo e ancora continuo tutt'oggi in nessun partito \ sovvrastruttura . Ma essendo cresciuto e sviluppato il mio pensiero \ la mia formazione cultural e nella contraposizione tra destra e sinistra ( quella strorica \ della prima repubblica -guerra fredda ) mi sono formato sia con il cattolicesimo precociliare ( nonni ) e e deldissenso \ concilio zii ed amici di famiglia , comunismo marxista mio padre e mio zio , catto comunisti cattolici del dissenso mia zia materna . E letture di ambo le parti e d'anarchici , libertarie , no violente\ umanisti , femministe , ecc fatte per conto mio .
Non sono a mercè i nessuno\a ma sono libero un sognatore , un utopista insomma , come queli delle canzoni riportate come colonna sonora del post ( vedi fine post ) Ecco perchè riconosco il merito non importa , chi lì'abbia approvata ( sempre che lo sia e venga fatta bene e non sia solo repressiva come ho detto nel post precedente ) se a destra o a sinistra , tale legge .
Ecco la risposta a chi mi dice che sono nazifemmista , quando non è vero , anche se ne condivido alcune cose . Eco spiegato meglio il mio pensiero che riassume il miomaschile plurale cioè uniire pensieri " femminili " con pensieri " maschli "
CI mancano le parole. Le parole per raccontare le emozioni, per nominare i sentimenti, per spiegare cosa proviamo e come entrare in relazione con gli altri. E questa mancanza non è casuale: nelle scuole si insegna la grammatica delle lingue, ma non quella delle emozioni. Si studiano le formule della matematica, ma nonquelle delle relazioni dove sappiamo bene che 2+2 non sempre fa 4. Cresciamo sapendo che il participio passato di splendere non esiste,ma non sempre sappiamo dare un nome alla tristezza, alla paura, anche alla gioia condivisa con le persone che ci stanno intorno.Senza parole adeguate, fatichiamo a riconoscere e a esprimere ciò che sentiamo.Diciamo “sto bene” anche quando dentro soffia una tempesta, diciamo “non è niente” quando quel niente pesa come un macigno. Le
emozioni represse diventano silenzi, che alimentano incomprensioni, che si trasformano in distanza. E così impariamo a convivere con un linguaggio emotivo monco, dove il non detto è un iceberg nascosto sotto la superficie.Per questo, credo che sia necessaria anche In Italia una legge che introduca l'educazione alle relazioni nelle scuole come parte integrante dei programmi didattici. Perché le parole contano. Una parola non imparata oggi è un calcio in culo domani ( mi pare lo disse Don Lorenzo Milani ) Perché saper dire “mi sento ferito” è diverso da agire con rabbia. Perché dire “ho bisogno di aiuto” senza vergogna è il primo passo per il benessere emotivo. Perché chiamare l’amore, il rispetto, il consenso, la fiducia, con i loro nomi permette di renderli reali, concreti e ci permette di comprenderli e condividerli. Serve una "normativa" che garantisca uno spazio strutturato per insegnare ai giovani a riconoscere, gestire ed esprimere le proprie emozioni in modo sano e consapevole. Un’educazione che promuova il rispetto reciproco, la comunicazione non violenta e l’empatia, strumenti fondamentali per la crescita individuale e sociale. Solo attraverso un intervento sociale non solo istituzionale possiamo offrire alle nuove generazioni le competenze emotive di cui hanno bisogno per affrontare la vita con consapevolezza e responsabilità. Riappropriandoci di parole e di emozioni.9.3.25
per una relazione non tossica e onesta prima di tutto + Manuale di autodifesa puntata XXI I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco SE AVETE BISOGNO DI AIUTO INVIATE LA POSIZIONE e dite sempre dove state andando e mandate la posizione sul cellulare
puntata precedente post del 1 marzo
1 ONESTÀ PRIMA DI TUTTO.
guardarvi dentro e di essere onesti con voi stessi.
2 CHIEDETE AIUTO.
Se da soli non riuscite a essere obiettivi nella valutazione, e comunicare fatevi aiutare da un professionista che possa guidarvi in un percorso di autoconoscenza.
3 SI PUÒ CAMBIARE.
Ricordate che la “tossicità” non è sempre una caratteristica intrinseca e inamovibile della nostra personalità e, per questo, può essere cambiata o meglio trasformata in quyalcosa di costruttivo
4 ANALIZZATE LE CONSEGUENZE.
Cercate di analizzare le conseguenze che il vostro comportamento ha sugli altri, in particolare sulle persone cui volete bene. Il risultato principale è quello di provocare ansia e stress costanti in se stessi e negli altri.
5 ASCOLTATE IL PROSSIMO.
Mettetevi in ascolto degli altri e se ci riuscite delle loro esigenze \ bisogni \ spazi . Evitate di creare con liti inutili, di fare critiche poco costruttive e di reagire sempre in maniera altamente difensiva o aggressiva.
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Dite sempre a qualcuno di fiducia dove state andando, soprattutto se avete un incontro con una persona sconosciuta o chiaccherata . Impegnati ( ed ossessionatìi )come siamo a difendere la nostra privacy, a volte dimentichiamo che ci sono abitudini che potrebbero tornare utili in caso di pericolo. Una di questa è condividere la propria posizione. Naturalmente, se usato in maniera equilibrata e non come uno strumento di controllo per verificare dove si trova e cosa sta facendo la persona che “controlliamo”, questo stratagemma può risultare molto utile. È importante sapere che per rilevare la nostra posizione e quindi comunicarla a terzi in caso di necessità, è possibile usare Google Maps, che solitamente è preinstallato su qualsiasi smartphone. Prima di tutto occorre attivare la localizzazione Gps del proprio cellulare. Una volta fatto, sul nostro smartpone comparirà un pallino sulla mappa che indica la nostra posizione. Tenendo premuto per qualche secondo il dito sul pallino, in alto nella barra dove digitiamo gli indirizzi comparirà una serie di numeri, che corrispondono alle nostre coordinate Gps, rilevabili anche quando siamo in modalità offlne, quindi senza connessione dati. A questo punto possiamo copiarle e incollarle in un messaggio da inviare con un semplice sms a chi vogliamo sappia dove ci troviamo Se invece vi trovate in una zona coperta dalla connessione dati e potete navigare su Internet liberamente, è ancora più facile comunicare la posizione. Ormai le piattaforme di messaggistica più di&use consentono di condividerla anche per più ore. Pensiamo a WhatsApp, per esempio, applicazione difusissima. Senza che sentiate violata la vostra privacy, è possibile condividere anticipatamente (senza aspe"are che si presenti necessariamente il pericolo) la vostra posizione, in modo che chi la riceva possa monitorarvi e intervenire in caso di bisogno.
ergastolo per il femminicidio . legge seria anche se solo repressiva come le grida manzoniane o spot propagandistico ?
con il termine ‘femminicio s'indica l’uccisione di una donna in quanto donna: un omicidio radicato nella discriminazione di genere. Questo termine evidenzia una specica dinamica di violenza, spesso legata al possesso, al controllo o alla subordinazione, come è stato riconoscoiuto dalla legge del 2013 che lo ha introdotto per combattere la violenza contro le donne. , non ha ( da quel che ne capisco di garbugli giuridici e leggislastivi ), visto la proposta di legge della meloni, un riconoscimento giuridico vero e proprio. La nuova legge prevede pene severe, inclusa l'ergastolo, per chi commette omicidi motivati da odio o discriminazione nei confronti delle donne. Infatti la legge del 2013 cioè il Codice Rosso ha modificato il Codice penale e il Codice di procedura penale, introducendo misure di protezione per le vittime di violenza domestica e di genere pur considerata un passo importante nella lotta contro i femminicidi, essi continuano a rappresentare una grave piaga sociale in Italia. A parte la legge del 2013 l’unico riferimento istituzionale per ora si trova nel titolo della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, istituita dal Senato. Infatti l'uso del8.3.25
DIARIO DI BORDO SPECIALE 8 MARZO parte 2 ANNO Ⅲ Come la cultura woke mina le basi del femminismo, l’inganno di alcune battaglie giuste condotte in modo sbagliato
Con Silvia Niccolai affronteremo il tema della strumentalizzazione del diritto; Adriana Cavarero parlerà di maternità, tra parto aborto e gravidanza per altri; Olivia Guaraldo farà un quadro dei diversi femminismi contemporanei e della distanza tra loro; Luca Ricolfi, ci dirà se il patriarcato esiste ancora; Edoardo Albinati rifletterà sulla violenza maschile; Claudia Mancina ragionerà intorno al femminismo che si volta dall’altra parte di fronte alle donne ebree e il sette ottobre; Fabrizia Giuliani affronterà la tematica legata ai cambiamenti del linguaggio.Lucetta Scaraffia ed io, ci conosciamo da anni, siamo due donne molto diverse, abbiamo avuto percorsi diversi, ma il fatto che entrambe abbiamo sentito l’esigenza di confortarci insieme, è una cosa insolita in un tempo in cui rispetto ai diritti civili e i diritti delle donne incredibilmente, più si rivendica la “diversità” più nello stesso tempo si tendono a cancellare punti di vista diversi, si tende a mettere a tacere il dissenso. Si tende a soffocarlo in modo tutt’altro che democratico, tutt’altro che inclusivo. Sembra paradossale ma è così.Molte donne e molte persone LGBT, molte persone progressiste in questi anni, seppur dissentendo sulle modalità di alcune battaglie politiche, non si sono esposte perché temono la gogna e la messa al bando. Credo che sia arrivato il momento di non avere più paura di esporsi pubblicamente, e dire ciò che si pensa su ciò che accade in questo mondo in cui i principi liberali delle democrazie occidentali sono messi duramente a repentaglio. Bisogna svelare l’inganno di alcune battaglie giuste, condotte in modo sbagliato, che stanno mettendo in pericolo i diritti civili e i diritti delle donne. Bisogna liberarsi della prigionia dell’essere schiacciate tra la cultura woke e la cultura antiwoke dei Trump, degli Orban e dei Putin. Perché la parola pubblica torni ad essere libera, e come diceva Luigi Einaudi, “non le lotte o le discussioni devono impaurire, ma la concordia ignava e l’unanimità dei consensi”.
polemiche sul carnevale di ovodda per la presenza d'animali Le polemiche sul carnevale di Ovodda ricadono nella semplificazione dei social e di una mancanza di rispetto verso la comunità.
ha ragione l'amico dcarbini su thereads da cui ho preso la foto in questione
Le polemiche sul carnevale di Ovodda ricadono nella semplificazione dei social e di una mancanza di rispetto verso la comunità. Le foto che mostrano i montoni in sangue, sono un artificio acchiappa like, per creare scandalo e muovere accuse pretestuose, ben sapendo che l'osservatore "global" metterà in atto un appiattimento culturale nefasto e distorto della realtà. Cadere in questo tranello non fa altro che distruggere la ricchezza delle comunità e delle loro tradizioni.
Infatti come dicono anche gli articoli sotto riportati rispetto ad altre " tradizioni " come le corride le corse di cavalli di massa e gli altri moderni metodi di sfruttamento : allevamenti intensivi , macelli , circhi con animali , safari di caccia , zoo , spettacoli acquatici , ecc qui gli animali erano già morti non vivi e maltrattati . Per motivi di salute non ho tempo di stare molto a pc per estrapolare gli articoli . li riporto qui in pdf . A voi decidere da che parte stare
in italia non ci sono le discriminazioni Lgbtq e dei nuovi italiani , ma anche quella verso i disabili . "Mio figlio è disabile non ci affittano casa" Da Bergamo la denuncia di Francesca, madre di 4 figli di cui uno disabile
Le difficoltà di trovare una casa accessibile
Da due anni, come racconta a Il Giorno, Francesca sta cercando un nuovo alloggio, uno che sia senza barriere architettoniche e che permetta a Denis di muoversi liberamente. Tuttavia, la ricerca si è rivelata un incubo. Ogni volta che contatta un'agenzia immobiliare o un proprietario, la risposta è la stessa:«Non affittiamo a famiglie con persone disabili». Nonostante Francesca possa permettersi di pagare un affitto di 600-700 euro al mese, la discriminazione continua. «Ho rcevuto almeno 40 no. Mi considerano poco affidabile, come se un bambino disabile fosse un peso che non riuscirò mai a sopportare», racconta con amarezza. La situazione è ancora più frustrante quando si considera che gli appartamenti da lei visitati sono del tutto inadatti alle esigenze di Denis, ma anche la possibilità di accedere a soluzioni di edilizia pubblica sembra un miraggio. In alcune città, come Milano, solo il 2,5% delle case popolari è privo di barriere, e Francesca si è già rivolta agli enti locali, ma senza risultati. «Mi è stato detto che dovrei
rivolgermi ai Servizi Sociali, ma sono ancora qui, senza una soluzione», spiega. Nonostante le difficoltà economiche e fisiche, Francesca non si dà per vinta.
DIARIO DI BORDO SPECIALE 8 MARZO parte 1 ANNO Ⅲ .Storie didonne Silvia Baldussu, la pilota delle Poste «Non esistono lavori per solo uomini» Romana con radici nell'isola, 48 anni, due figli, è primo ufficiale su Bocing 737 ., Grazia Pinna in campo nel 1979: «Sono stata la prima ad arbitrare in Italia» ., I dimenticati dell’arte: storia di Luisa Giaconi ( 1870-1908 ), la poetessa silenziosa ., Cinque straordinarie donne per ragionare sull’8 marzo “Womeness” ocumentario in onda su Sky
Visto che è un po' difficile per me uomo, che pur combattendo anche interiormente il proprio sessimo \ maschilismo e riportando post contro ua cultura misogina e sessista perchè le done siano trattate meglio, parlare \ scrvere un pensiero compiuto e non retorico \ banale sulla giornata del 8 marzo che in realtà dovrebbe essere tutto l'anno non solo una giornata , raccontero delle storie prese dalla rete . Più precisamnte da la nuova sardegna e dalla già citata su queste pagine della rivista arttribune una piattaforma di contenuti e servizi dedicata all’arte e alla cultura contemporanea, nata nel 2011 grazie all’esperienza decennale nel campo dell’editoria, del giornalismo e delle nuove tecnologie..
«Se credi che il mio arbitraggio non vada bene, il fischietto prendilo tu». Grazia Pinna, 81 anni, natali a Carloforte e fiorentina d’adozione «per amore», quarantasei anni fa è diventata così la prima donna arbitro d’Italia. «Negli anni Settanta ero presidente della squadra che aveva appena disputato la partita di un torneo dilettantistico della Uisp. La provocazione del direttore di gara, seduto al tavolino del mio bar a Campi Bisenzio, non mi spaventò. Andai all’Unione italiana sport per tutti, mi iscrissi al corso per arbitri, e dopo un anno ero sul campo di Firenze a dirigere la mia prima partita, in mezzo agli uomini che quel giorno me ne dissero di tutti i colori».
Correva l’anno 1979, la notizia, per l’epoca, era sensazionale: «Arrivarono duecento giornalisti da tutta la provincia. Mi chiamavano l’arbitro col rossetto». Il primo fischio d’inizio partita, al femminile, fu quella domenica al “Barco” di Firenze, per Castello–Fiorenza. Divisa nera, pantaloncini che lasciavano ammirare le gambe più sexy della domenica, moneta verso il cielo, palla al centro: «Tutto è iniziato quando il direttore di gara di una partita dove giocava la mia squadra mi lanciò la sfida perché gli contestai un rigore. Mi disse “fallo tu visto che sei tanto brava”. E io non persi tempo». Grazia Pinna, che vive ancora a Firenze, al contrario della sorella gemella Vittoria che ha sempre vissuto a Cagliari, non nega di esserne stata molto orgogliosa: «La Figc non accettava donne, le porte erano chiuse, mentre alla Uisp si potevano fare i corsi». La prima volta in campo? «Una grande emozione, era un avvenimento per tutti, soprattutto per i giornalisti che si precipitarono allo stadio per scrivere di me. I primi minuti sono stati terribili, avevo paura di condizionare la partita, poi credo di essere entrata perfettamente nel ruolo».Non sono mancati pregiudizi e scorrettezze: «Uno spettatore mi insultò dicendomi che come donna potevo essere brava soltanto a letto. Mi girai, lo guardai dritto negli occhi e gli dissi “sì può darsi, ma certamente non con te”. L’ispettore mi disse che era vietato replicare al pubblico, però ormai era andata». Sotto la pioggia e sotto la neve, la bella Grazia non si tirava indietro: «Mai. Quando mi chiamavano ero sempre pronta a partire. Devo dire che sono stata sempre molto severa, anche se i giocatori non si sono mai lamentati. Piuttosto il pubblico sì, dagli spalti sentivo spesso borbottare». I cronisti sportivi erano tutti a bordo campo: «Quel giorno si dimenticarono di darmi penna e cartellino, dunque scordai di segnare il primo gol. La partita si concluse due a uno, ma io ero talmente stordita dall’emozione che non mi resi conto quale squadra vinse». “L’arbitro col fondotinta”, “l’arbitro col rossetto”: «I titoli dei giornali erano spesso così, io però non mi sono mai offesa, anzi, in partita portavo anche i gioielli».La passione per il calcio l’ha sempre avuta fin da ragazzina: «Il mio idolo era ovviamente il grande Gigi Riva, ma seguivo anche l’arbitraggio di Sergio Gonella. Io ho portato in campo la mia sensibilità, insegnando ai ragazzi la sportività di una stretta di mano a fine partita. E quando entravano in campo dicevo loro di salutare il pubblico». La celebrità le ha fatto arrivare lettere di ammiratori da tutto il mondo, oltre che dall’Italia: «Mi scrissero perfino dal Messico. Volevano sposarmi, ma anche se all’epoca ero vedova non mi interessava».Fra i corteggiatori avvocati e professori: «Qualcuno mi mandò il biglietto aereo per raggiungerlo». Le donne arbitro? «Se oggi sono importanti, anche a livello internazionale, forse un pochino lo devono al mio coraggio di indossare i pantaloncini corti e fischiare qualche rigore. Avrei voluto tanto arbitrare in Serie A, ma all’epoca le porte erano blindate, non ci volevano». Ora che le donne arbitro scendono in tutti i campi di Serie A e non solo e sono numerose anche in Sardegna, Grazia Pinna è felice: «Quando iniziai avevo 36 anni. Non vorrei essere presuntuosa, penso che sia un po’ anche merito mio: sono stata la prima in Italia».
(ilenia mura)
Cinque straordinarie donne per ragionare sull’8 marzo
“Womeness”, in onda in prima visione su Sky Arte sabato 8 marzo, è il docu-film che descrive cinque influenti donne del nostro tempo a partire dal tema del corpo, inteso come “catalizzatore di accadimenti”
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| Setsuko Klossowska de Rola con Yvonne Sci |
Sono la scrittrice Dacia Maraini, la politica e attivista per i diritti civili Emma Bonino, l’artista verbo visiva Tomaso Binga, la pittrice e scultrice giapponese (moglie del pittore Balthus) Setsuko Klossowska de Rola e la compositrice e cantante iraniana (in esilio) Sussan Deyhim le cinque protagoniste di Womeness, il docu-film in onda – in prima visione – su Sky Arte sabato 8 marzo. In occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne, Sky Arte propone dunque la terza opera scritta e diretta dall’attrice e regista Yvonne Sciò, che prosegue così il proprio itinerario alla scoperta dell’universo femminile.Su Sky Arte una prima visione al femminile per l’8 marzoLe voci scelte appartengono a quelle di “cinque donne autentiche, diverse per nazionalità, estrazione e vissuto, ma uguali nel sentire” spiega la regista, motivando la selezione compiuta per Womeness. “Mi piaceva, in particolare, l’idea che le loro parole, a distanza, fluissero in un unico filo conduttore del racconto. Da una parte Dacia Maraini, Tomaso Binga ed Emma Bonino raccontano sé stesse, la loro infanzia e
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| Emma Bonino con Yvonne Sciò |
In relazione, infine, alle due presenze internazionali, la regista afferma: “Sussan Deyhim, cantante e performer iraniana, mi racconta quei momenti drammatici della rivoluzione in Iran e dell’impossibilita di poter tornare nel suo Paese, in quanto donna ed artista, e apre al ricordo della sua collaborazione con Shirin Neshat e Richard Horowitz, suo compagno e Golden Globe awarded scomparso durante la post produzione del film.” Con Setsuko Klossowska de Rola, Sciò raggiunge Villa Medici, a Roma, alla ricerca delle tracce del tempo trascorso dall’artista in quella storica sede: “sono poi infinitamente grata a Setsuko di avermi regalato il racconto della sua vita e della sua rivoluzione silenziosa fatta da giovanissima seguendo in Italia, contro ogni pregiudizio, il pittore Balthus” conclude la regista.
7.3.25
‘Ritorno in classe tra sberle e risate I bimbi del’64: a lezione di amicizia La foto nella torta recita: “$essant’anni fa eravamo compagni alle elementari” Sassari, ogni 10 anni la rimpatriata: scattano l’istantanea nella stessa posizione
Sassari
Erano esattamente 60 anni che Danilo Mattei aspettava questo momento. Il maestro, che gli aveva tirato le orecchie così tante volte dafarlo diventare un piccolo Dumbo, adesso era immobile davanti a lui, e nonaveva più scampo. Era arrivata l'ora della sospirata vendetta. Ha afferrato il coltello, e lo ha affondato con pupilla predatrice.“Tiè-ha urlato-beccati questo” mentre la lama, con un preciso fendente, tagliava la testa di netto. E gli ex compagni di classe hanno esclamato"Qleeee”, ridendo a crepapelle. Poi ha continuato a tagliare la fettina di torta alla crema tutto divertito, tra gli applausì generali.Le rimpatriate, quando non ci si vededa più di mezzo secolo, sono fatte così.Si cazzeggia, si ride e si fa a fette il proprio passato color seppia.La loro fotografia, stampata in bianco e nero sulla torta dell'anniversario, recita: “Sessant'anni fa eravamo in prima elementare".
ferroviere)- e si tratteneva anche mezz'ora in più», E poi c'era il terrore per la Sua 850 grigia: «Appenala vedevamo per strada scappavamo tutti. Perché significava che non stavamo studiando».Qualcuno lo ha rivisto molti anni dopo.«Me lo immaginavo enorme — dice Angelo Serra (ex funzionario di Banca) invece eravamo noi degli scriccioli. Sul maestro scherziamo, ma lo ricordiamo con affetto..È la persona che ci ha insegnato l'impegno e la disciplina».Per Canu (ex oss) conserva la pagella datata 1965 ( foto a destra ) : «Guardate qui, non ero così male. Aritmetica 8; comportamento 10». E Piero Delogu (direttore di distretto Asl, l'unico che di andare in pensione non vuole saperne),chiude l’amarcord con.la riflessione più dolce: «Sapete la-differenza tra i compagni delle elementari e quelli dimedie o liceo? L'ingenuità e la purezza d'animo, A10 anni non c'è posto perla malizia o lecattiverie. Ti unisce un’'amicizia genuina. E quell'affetto ti resta perla vita..Loro per me sono come fratelli», Il-tempo può segnare le rughe,ma certi legami restano impressi, cmeil primo giorno di scuola.
rivenimenti macabri al museo della shoa di roma
Spett pro Palestina
posso capire e sono d'accordo con voi sulla la prima parte dello striscione perchè sono antiosinista sempre antisemita mai : << 45 mila morti , Gaza Libera >> ma il resto d'esso Qui si passa da protesta normale all'antisemitismo vero e proprio . Vergogna .
Il padre di Sofia De Barros: «Mia figlia è morta di leucodistrofia metacromatica (Mld) ma il suo sangue è servito al test di diagnosi precoce: tutte le regioni lo adottino»
Signor De Barros, perché quelle gocce di sangue erano importanti?
«Per fare in modo che nessun altro bambino morisse di questa malattia. Grazie a quelle gocce donate da noi e altre famiglie con bimbi affetti da Mld, è stato messo a punto un
test per la diagnosi precoce di questa patologia neurodegenerativa finanziato al Meyer da Voa Voa! Amici di Sofia, l'associazione da noi fondata nel 2013».
Così si è arrivati in Toscana alla possibilità di diagnosi precoce?
«Esattamente, in Toscana si è arrivati alla possibilità di una diagnosi precoce che fa la differenza tra la vita e la morte: per la Mld esiste una terapia efficace, ma solo se iniziata prima della comparsa dei sintomi. Il progetto, finanziato sempre da VoaVoa, vede coinvolti la Regione Toscana, l’ospedale Meyer con il Laboratorio di Screening Neonatale e la struttura di Malattie metaboliche».
Adesso questa malattia è tornata alla ribalta con il caso di Gioia.«Lei è una bambina dell’Emilia Romagna a cui non è stato possibile fare una diagnosi precoce visto che la sanità della Regione non si è dotata di questa possibilità. Il progetto pilota per la diagnosi precoce non è un obbligo dei governi sanitari delle Regioni. È una sperimentazione che viene lasciata all’iniziativa del governo sanitario regionale di ciascuna regione».
Cosa significa non dotarsi di questo test?
«Non dotarsi di questo test a mio avviso costituisce una omissione di soccorso, visto che si sa che, nel caso nasca un bambino o una bambina con quella patologia, esiste una cura che è in grado di salvare il piccolo a patto che venga somministrata prima della comparsa dei sintomi».
Quindi si potrebbero salvare vite?
«Si potrebbero salvare numerose vite ma si sceglie di fatto di non farlo, e complice di questa omissione di soccorso è l’idea che questa patologia sia molto rara e che capiti a soltanto a poche decine di bambini, ma in questo modo si costringono a sofferenza atroci decine di bambini e decine di famiglie che si vedono perdere davanti agli occhi i propri figli e le proprie figlie».
Lei è amareggiato per questo?
«Ogni volta purtroppo bisogna arrivare al morto per tornare a sensibilizzare sul tema. Mi pare un atteggiamento agnostico restare ad aspettare che altre regioni facciano la sperimentazione. Se incrociamo le braccia noi, cade il silenzio su questa patologia, e invece bisogna parlarne perché si possono salvare vite attraverso progetti di screening che non hanno certamente costi proibitivi».
Qual è la sua speranza?
«La mia speranza è che l’Emilia Romagna, e poi tutte le altre regioni italiane, seguano l’esempio virtuoso di Toscana e Lombardia, adottando direttamente lo screening o attivando quanto prima un progetto pilota. A dicembre abbiamo inviato una lettera aperta al Presidente De Pascale, ripresa dalla stampa e oggetto di un’interrogazione regionale. A oggi, purtroppo, non abbiamo ricevuto alcuna risposta, nonostante la nostra disponibilità a sostenere economicamente l’avvio del programma».
i fanatici complottisti non si fermano neppure davanti all'udio del papa sofferente .
Poche ore fa è stato diffuso in piazza San Pietro un audio-messaggio di Papa Francesco per la prima volta da quando è ricoverato.Venti secondi appena di parole pronunciate a fatica, in spagnolo, da un uomo profondamente malato, sofferente. Lo ha fatto lui, di sua spontanea volontà. Infatti colpisce e inorridisce ( ma credo che i complotisti più duri diranno che è un invenzione e un trucco per far credere alla gente la loro verità ) che ci sia stato bisogno persino di questo audio per smentire e zittire le voci dei miserabili che in queste settimane hanno continuato a sciacallare sulla salute di un uomo di 88 anni, dandolo addirittura per morto in nome di chissà quale delirante complotto. Un pensiero umano a Papa Francesco, uno dei giganti dei nostri, cupissimi, balordi, tempi.
Indipendentemente dalla fede e dlla religione , c’è qualcosa di profondamente umano e toccante nel sentire la voce fragile di un uomo anziano e sofferente che sceglie di farsi sentire, non per sé, ma per fermare il chiacchiericcio indegno che lo circonda. Papa Francesco, con tutte le sue forze, che piaccia o meno , continua a essere un riferimento morale in un’epoca dove la compassione sembra spesso merce rara . Al di là delle convinzioni personali, a lui va un pensiero di rispetto e di augurio sincero da un laico credente non praticante quelo che le mie nonne iper credenti definivano miscredente o fariseo . Poche ore fa è stato diffuso in piazza San Pietro un audio-messaggio di Papa Francesco per la prima volta da quando è ricoverato.Venti secondi appena di parole pronunciate a fatica, in spagnolo, da un uomo profondamente malato, sofferente. Lo ha fatto lui, di sua spontanea volontà. Infatti colpisce e inorridisce ( ma credo che i complotisti più duri diranno che è un invenzione e un trucco per far credere alla gente la loro verità 🙄😥😲👎🏼👿💩)
che ci sia stato bisogno persino di questo audio per smentire e zittire le voci dei putribondi e miserabili figuri (metaforicamente parlando) che in queste settimane hanno continuato a sciacallare sulla salute di un uomo di 88 anni, dandolo addirittura per morto in nome di chissà quale delirante complotto.Un pensiero umano a Papa Francesco, uno dei giganti dei nostri, cupissimi, balordi, tempi.Indipendentemente dalla fede e dlla religione , c’è qualcosa di profondamente umano e toccante nel sentire la voce fragile di un uomo anziano e sofferente che sceglie di farsi sentire, non per sé, ma per fermare il chiacchiericcio indegno che lo circonda Papa Francesco, con tutte le sue forze, che piaccia o meno , continua a essere un riferimento morale in un’epoca dove la compassione sembra spesso merce rara . Al di là delle convinzioni personali, a lui va un pensiero di rispetto e di augurio sincero da un laico credente non praticante quelo che le mie nonne iper credenti definivano miscredente o fariseo .
Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti
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Ascoltando questo video messom da un mio utente \ compagno di viaggio di sulla mia bacheca di facebook . ho decso di ...











