Caro Shady,
o forse dovrei scrivere "caro orientale, in particolare caro siriano"?
Il tuo post, come altri che scrivi, l'ho pubblicato sulla mia pagina.
Affermi molte cose buone e condivisibili, altre discutibili e altre
ancora un po' sommarie e sbrigative. È normale sia così, ed è normale
esser contestati, perché la democrazia si basa su questo.
Ecco,
proprio il tuo incipit mi lascia perplessa. A te infastidiscono le
generalizzazioni, anzi ne sei giustamente arcistufo: però io non sono da
meno. Ti rivolgi a un interlocutore c.d. “neutro maschile”; e, da
donna, non lo tollero più. Tu e i tuoi congeneri, orientali o
occidentali non fa differenza, la riterrete senza dubbio un'inezia e
invece no: si tratta d'una faccenda molto seria, forse addirittura la
radice prima di tutto, come cercherò di spiegare più sotto.
Secondo:
l'Italia è senza dubbio un paese occidentale ma, appunto, è
principalmente Italia, con una sua specificità e sua storia ben diverse,
talvolta anche opposte, rispetto ad altre nazioni europee come la
Danimarca o la Germania o la stessa Francia ecc.
L'Italia è
anzitutto un paese mediterraneo che peraltro, nel Sud, non è poi tanto
diverso da certe zone del Nordafrica, sia come clima paesaggio lasciti
culturali arte ecc. ecc. È “occidentale” il Duomo di Monreale? Sono
“occidentali” i costumi tradizionali delle donne? Sempre in Sicilia, i
nostri illustri connazionali Falcone e Borsellino provenivano dal
quartiere della Kalsa, che anche come nome conserva chiarissime le sue
origini, e mi limito a questo esempio fra i mille che potrei farti.
Caro orientale e siriano, qui abbiamo avuto le dominazioni
arabo-musulmane (non sono sinonimi): siamo un paese "meticcio", per
usare un termine caro all’arcivescovo Scola. Lo sottolineai,
inascoltata, oltre 25 anni fa, quando preparavo la tesi sulla
decolonizzazione dell'Algeria vista da "Le Monde". Scrissi: l'Italia
dovrebbe riscoprire la sua vocazione mediterranea, almeno per ragioni
d'opportunità, dato che il Medio Oriente non è lontano e l'Africa del
Nord si trova ai nostri piedi (letteralmente parlando).
Dall'Italia
son passati tutti: e questo è in potenza un grande vantaggio. Non sempre
noi sappiamo sfruttarlo ma è un altro paio di maniche.
Caro
orientale e siriano, devi sapere che molti "occidentali e in particolare
italiani" le obliate "primavere arabe" le hanno sostenute e applaudite;
non tifavano affatto per Gadafi e Assad; hanno sfilato in piazza coi
vostri uomini e - non dimenticarlo mai - le vostre donne; li hanno
voluti incontrare, li hanno invitati ai loro incontri, gioivano per il
loro ritrovato, giovanile entusiasmo. E non è giusto tu ora lo
dimentichi, benché umanamente lo capisca.
Caro orientale e siriano,
commetti l'errore di tanti "occidentali" contrapponendo una religione,
l'Islam, essa stessa "occidentale" ed europea (il 50% degli albanesi
sono musulmani, lo sono i bosniaci, per non parlare degli immigrati di
seconda generazione, dei convertiti… Perfino nella “Commedia” dantesca
esistono influenze islamiche, la Spagna fu musulmana per secoli,
conosciamo Aristotele tramite Averroè “che ‘l gran comento feo”: lui,
europeo e islamico, uno dei padri del libero pensiero!, e via
elencando), contrapponendo una religione, dicevo, a un luogo geografico;
definizione insidiosa quant'altre mai (Maghreb significa occidente come
sai meglio di me); soprattutto strabica: falsa le prospettive.
Parimenti: il cristianesimo ha informato per millenni le società
occidentali (ora non più), questo è poco ma sicuro; ma il cristianesimo
NON s'identifica (solo) con l'Occidente, NON è nato in Occidente, le
radici dell'insegnamento di Cristo provengono da un contesto NON
occidentale; anzi, l’Occidente allora come oggi era il nemico da quelle
parti. L'esegesi più avanzata l’ha riscoperto dopo la Seconda Guerra
Mondiale e il nostro attuale Papa, originario d'un paese NON europeo
(mica un caso, eh: il prossimo sarà con tutta probabilità un asiatico o
un africano), lo ripete in continuazione: un Medio Oriente senza
cristiani non ha senso.
Caro orientale e siriano, tu sostieni –
certamente con molta ragione - che non esistono morti di serie A e di
serie B e che l'"Occidente" se ne dimentica troppo spesso. Io stessa ho
provato sdegno quando una illustre commentatrice ha affermato che i
morti di Charlie (beninteso, solo i vignettisti, non Ahmed Merabet o gli
altri arabi che pure a quel giornale lavoravano) "valevano" più dei
duemila in Nigeria perché i primi simboli della democrazia, gli “altri”
emblemi d’una cultura tribale e comunque “abituati” alle violenze. Io
stessa continuo a ripetere che mi va benissimo essere Charlie, ma pure
il già nominato Ahmed, i ragazzi delle primavere, l'attivista egiziana
uccisa il mese scorso, Meriam Ibrahim, Asia Bibi... In questi giorni,
peraltro, "sono" soprattutto quei ventun lavoratori copti sgozzati sulle
rive d'un Mediterraneo livido che non riconosco come il mio mare.
Lavoratori, capisci? Non ricchi e comodi borghesi. Soprattutto non
occidentali. E, certo, cristiani, d'un cristianesimo che mi fa
vergognare di me stessa. Sono loro ad aver inaugurato la Quaresima 2015.
Tu associ, come dicevo poc'anzi, il cristianesimo all'Occidente (un po’
come Fallaci e le sue insensatezze del tipo “io sono un’atea
cristiana”); e invece i cristiani provengono anche da paesi come i tuoi e
quei paesi oggi li perseguitano.
Tutto è cominciato da
quell'infame "nun" applicato alle porte degli iracheni "nazareni", molto
simile alla stella giudaica di nazista memoria (a proposito, non
diciamo nulla sull'antisemitismo di ritorno?). Applicato da criminali
che si rifanno all'Islam; a una sua visione distorta, blasfema,
violenta, come il cristianesimo dei roghi e delle Inquisizioni, certo;
ma con tale distorta visione dovete obbligatoriamente fare i conti; essi
non mancano di proclamarsi rappresentanti dell’Islam “puro”
(pericolosissimo quando qualcuno delira di purezza, lo faceva un certo
baffetto ottant'anni fa in "civilissime" contrade). Tu denunci che le
prime vittime di questi assassini sono i tuoi correligionari e io ti
credo, caro orientale e siriano. Non foss'altro, perché più numerose.
Non manco mai di ricordarlo nei miei interventi, per il poco che possano
valere. Il punto è questo: ti credo e provo la tua stessa pena. Di
fronte a questa degenerazione dell'Islam (perché se la "teologia"
dell'Isis/Daesh trionfa e l'Islam non riesce a ritrovare il momento
umanista pur ampiamente presente nella sua storia scomparirà, lo sai,
vero?) chi ama veramente il dialogo rimane annientato/a.
D’altro
canto, se gli "occidentali" adesso si spaventano e mormorano
d’intervento non lo fanno in nome del cristianesimo. Gli “occidentali”
della persecuzione dei cristiani d’Iraq, Siria, Egitto, Libia ecc. non
si curano. Leggi i commenti di questi giorni: scherzano, ridacchiano, si
ritengono molto spiritosi e “razionali”, qualcuno invoca persino
l’arrivo di Daesh “purché distrugga il Vaticano”. Non sono quattro
scemi, sono molto numerosi. A me ricordano i conterranei di Noè che
seguitavano a gozzovigliare, ubriacarsi, oziare o preoccuparsi degli
interessi di bottega mentre il diluvio incombeva.
Gli “occidentali”
tecnocrati e avanzati davanti al martirio di uomini e donne dei vostri
paesi (ma è giunta voce, dalla torpida Onu, pure di massacri di bambini a
suon di crocifissioni, impiccagioni e roghi) rimangono del tutto
indifferenti. E alludo pure a una parte non minuscola dei politicamente
corretti, degli stipendiati dei diritti umani. Hai mai visto una
femminista mobilitarsi per Asia Bibi? Hai letto parole realmente
accorate per i martiri di Sirte? Per quei martiri avrebbero dovuto
gridare le pietre, ma si è manifestato in modo imponente solo per
Charlie. Tu ti lagni dei morti di serie A e B, ma questi erano di serie
C: perché arabi, perché cristiani, perché poveri. Capaci, poi, di
sfilare con colorate bandierine antirazziste per le opache vie delle
nostre metropoli!
Giorni fa a Copenaghen una Femen scampata
all’attentato ha rilasciato una lunga intervista in cui esprimeva
l’intenzione di continuare a battersi contro l’oscurantismo. Ma
l’oscurantismo cui essa si riferiva era sempre e solo quello religioso
(cristiano per lungo tempo, adesso anche islamico, pur se mai in modo
così virulento). Rivendicava il diritto di ognuno a manifestare le sue
idee, ma né lei né le sue socie hanno mai levato una voce per Asia, per
Meriem, per le donne perseguitate a causa della loro fede. Non l’hanno
fatto ieri e non lo faranno domani, perché nel loro mondo libero e
libertario lo spazio per la religione, identificata automaticamente con
oppressione e ignoranza, semplicemente non c’è.
Lo scrittore
Houellebecq ribadisce il suo diritto all’irresponsabilità, “perché lo
scrittore deve essere irresponsabile, la creatività stessa se ne nutre”.