27.6.21

silenzio opportunistico e utopia della perfezione

un silenzio interesato che dimostra come ormai anche la scienza si pieghi allo show business la prima stpria visto che : << [....] se divulghi troppo dopo non ti chiamano più [...]  >>   (  vedere     screenshot   a   dell'articolo   di republoica  del  27\6\2021    riportatoi a  sinistra   ) . 
La  seconda  è  di    la  storia  di un utopia    ,  un otta  quotidiana   per raggiungere    una  cosa  che   non lo  sarà mai   al 100   %    e     che  spesso  ( almeno per    me  era  cosi   )    si diventa  frustrati      quando non si raggiunge, almeno  che      come   sembra    aver  dichiarato Bolle  in questa   intervista  sempre  a republica  del  27\6\2021  ,  non  s'accetti  i propri limiti  come  suggerisce    anche la  canzone   la  libertà  di Guccini    scelta  come  colonna  sonora  del post  d'oggi  . 

                 Bolle “Il mio corpo un dono prigioniero della perfezione”
                                di Dario Cresto-Dina


Una vita a rincorrere l’impossibile della vita. Roberto Bolle ha 46 anni, è alto un metro e 82 centimetri, pesa ottanta chili. Tre numeri che rappresentano il recinto della sua professione. Il corpo è la sua salute e la sua malattia sin dall’infanzia passata tra Casale Monferrato e Trino Vercellese. Famiglia molto unita: padre piccolo imprenditore, madre casalinga, quattro figli. La danza, dice Bolle, vive del corpo e allo stesso tempo lo tiene prigioniero: «Lo plasma, lo forza a movimenti innaturali, a posizioni disumane.
Gli impone sacrificio e dolore. È un’arte che cerca la perfezione che tuttavia non è di questo mondo. La perfezione del gesto, delle proporzioni, delle pose».
Il paradosso di Achille e la tartaruga nelle versione di Borges.
Rincorrete la perfezione senza mai raggiungerla per un difetto infinitesimale. Nella biologia spesso è raccolto il destino. È stato così per lei?
«Credo di sì. Il fisico poteva condurmi verso lo sport oppure verso il cinema, ma la passione per la danza si è manifestata precocemente. Già verso i tre anni mi incantavo davanti alla televisione a guardare i balletti e provavo a rifarli. A cinque anni chiesi a mia madre di iscrivermi a danza, mi rispose di continuare a fare nuoto e se l’anno successivo lo avessi voluto ancora, mi avrebbe accontentato. L’anno dopo facevo danza».
Qual è il primo ricordo che afferisce al suo corpo?
«Sono stato un ragazzino disciplinato, ma dalle grandi energie. Ho sempre avuto un corpo molto reattivo, flessibile, portato per le discipline sportive, e una consapevolezza innata del fisico che adesso ho imparato a chiamare propriocentrismo. È un dono che va allenato, altrimenti si disperde, ma è un dono».
Il dono, una vocazione. Qualcosa di divino che dunque va oltre il talento?
«Alla scuola di danza si sono accorti subito che possedevo un non so che di speciale. Il talento sta forse un gradino più sotto. Che avrei fatto della danza una professione, la mia professione, sono arrivato a pensarlo intorno ai quattordici anni, dopo la terza media. Ho capito che lì con la danza classica sarebbe cominciata e finita la mia vita».
In una professione si inseguono anche simboli, leggende, figure da emulare. Le sue quali sono state?
«Ho avuto buoni maestri sin dall’inizio. Ho diverse fonti di ispirazione, prime fra tutte Nureyev e Carla Fracci non solo perché hanno guidato intere generazioni di ballerini, ma perché hanno avuto una visione: portare la danza a tutti, fuori dai teatri. Molto di ciò che ho fatto per la danza non avrei potuto farlo se loro non mi avessero preceduto».
Lei parla di sacrifici, io di allenamento. Mi racconti dell’uno e degli altri.
«Mi alleno dalle sei alle sette ore ogni giorno tra lezioni e prove in sala, stretching e a volte anche palestra. Non seguo una dieta particolare, ma sono molto attento a quello che mangio. Non è una questione di calorie, chiaramente, perché noi ballerini consumiamo molto, ma di qualità. Ho praticamente eliminato la carne, in particolare quella rossa. Mangio pesce, verdure, frutta e, anche se Pif mi prende pubblicamente in giro per questo, molti semi e frutta secca. Non ho mai fumato e bevo vino solo per brindare. Amo molto il cioccolato fondente che mi accompagna anche in sala ballo. Mi nutro con piccoli snack tra una prova e l’altra e bevo almeno sette litri di acqua al giorno».
I 50 anni si avvicinano e il tempo ha unghie affilate. Si è posto un limite oltre il quale non andrà?
«Sento l’usura, come qualsiasi lavoratore. Negli ultimi anni ascolto molto di più il mio corpo e devo confessare che il periodo del lockdown è stata davvero una esperienza difficile e angosciante, come mai prima ho avvertito la fragilità della mia esistenza. Andrò avanti fino a quando riuscirò a farlo ad un livello che mi soddisfa, che mi fa stare bene e sentire nel posto giusto. Quello che mi piace di questa fase del mio percorso artistico è un’accresciuta maturità scenica che va di pari passo con la crescita personale, umana. Ci sono ruoli e personaggi, come quello del cattivo in Madina, che solo adesso posso affrontare, scoprendo lati e sfumature artistiche prima impensabili per me. Mi viene naturale credere che quello che sono e penso adesso sia frutto del passare del tempo, di quello che sono stato, che ho fatto».
La ricerca della perfezione può essere sintomo di una dipendenza accompagnata dalla frustrazione, di una vita separata dalla realtà?
«Sì. Tutti noi ballerini siamo dediti alla ricerca della perfezione. Abbiamo lo specchio come alleato, a volte amato, più spesso odiato quando non ci restituisce l’immagine di noi che avevamo in mente. È un continuo tentativo di afferrare quello che non si può afferrare. La perfezione. Ma questo desiderio è talmente insito in noi che diventa una forma mentale, con risvolti anche etici. Non accontentarsi, imparare a inseguire un ideale di sé migliore, ti mantiene umile. Che il fisico cambia, noi ballerini lo capiamo già a vent’anni. Impariamo molto presto a fare i conti con uno strumento che non è mai lo stesso, ma mutevole. Per l’età, gli infortuni, i dolori che ci accompagnano ogni giorno e ogni notte e che sono le nostre cicatrici».
Ha mai dovuto fare i conti con la depressione o con momenti in cui ha pensato di smettere?
«Certo che ci sono stati. Ne ricordo due in particolare: il primo dopo tre anni che stavo a Milano e la nostalgia di casa si faceva sentire in maniera prepotente. Pregai allora mia madre di iscrivermi anche alla prima liceo a Vercelli, così da avere tempo di valutare bene che cosa sentivo di voler fare. Alla fine per fortuna vinse la danza. Il secondo è stato qualche anno fa, dopo un brutto infortunio alla schiena. Il rischio che non riuscissi a riprendermi era molto alto. Ce la misi tutta e rientrai prima di ogni aspettativa. I critici, che non sapevano ciò che mi era accaduto, scrissero che avevo raggiunto un nuovo livello di maturità. Era vero».
Lei tiene nascosti amori, felicità, affetti, dolori. Perché questa chiusura ermetica?
«Molti trovano sollievo nell’aprirsi, io sono abituato a vivere le mie emozioni più profonde in maniera personale, riservata, intima appunto. Abituato alla solitudine fin da ragazzo, mi ci sono affezionato. Sono uno di quegli uomini che piange dentro e, le assicuro, il rumore è ancora più forte».
Qualcuno ha detto che in questo mondo la bellezza è l’unica consolazione. Il suo corpo è anche un oggetto di desiderio. Come vive questa condizione?
«Le sembrerà strano ma non ci penso mai. Il mio corpo è per me uno strumento d’arte, come lo è il pennello per il pittore o il violino per un musicista. E poi, credo lo abbia detto Mandela, siamo tutti nati per risplendere come fanno i bambini».
Chi è Roberto Bolle quando esce di scena?
«Un uomo come tanti, incredibilmente pigro, amante delle cose semplici: una cena con amici, una giornata in famiglia, il mare appena si può. Leggo molto, leggo di tutto, i giornali prima di tutto, di tutto il mondo».
Lei ha lottato per ripartire subito, dopo la lunga stagione della pandemia e sta per cominciare un tour estivo di spettacoli. Dal 13 al 15 luglio sarà a Roma con una prima assoluta nella cornice del Circo Massimo, il 17 luglio a Firenze in piazza Santissima Annunziata e il 3 agosto all’Arena di Verona. Che cosa ci ha insegnato il flagello luttuoso del Covid?
«Guardi, credo nulla. Lascia ferite profonde nel tessuto sociale, economico, culturale, umano. Io non sono tra quelli che hanno inneggiato alla splendida opportunità del lockdown, per carità, è stata una tragedia per troppi e ancora lo è. Credo che ora sia estremamente importante restare uniti, non lasciare indietro nessuno. Da una caduta così grave ci si rialza solo insieme, cercando di porre le basi per un sistema più solido, più giusto e più solidale. Mi auguro che questa consapevolezza, se ci sarà, non si trasformi in paura».
E lei, giunto fin qui, può ritenersi un uomo fortunato?
«Sì, ma credo di avere onorato la fortuna con l’intelligenza».

  colonna   sonora
  • La tua Libertà - Francesco Guccini
  • Nella Mia Ora Di Libertà - Fabrizio de  Andrè 


incomprensioni sui social ( ma anche non ) al tempo del covid

Sembrerà che  con post  come questi mi pianga   adosso o  cerchi compassione ma   niente  è  come sembra  




ho chiesto  ad  una  ragazza  che  era  fra  i miei  contatti  fb  d'uscire


Inviato da te 11 Giugno alle ore 22:12

domani sera se non ai impegni ti va , ho.fatto la prima dose do vaccino stai tranquilla, d'uscire
Marina Sechi

Inviato da Marina 11 Giugno alle ore 22:14

Marina Sechi  No non posso. Sono fuori tempio
Visualizzato da Marina

Inviato da te 11 Giugno alle ore 22:16

ok.starai facendo la stagione me parliamo dopo l"estate
Inviato da te 11 Giugno alle ore 22:18
se ti va

Inviato da te Ieri alle ore 10:07

poichè ogni tanto fb lo fa non so se tu o fb che mi avete rimosso . ti rinvio il contatto . se sei stata tu posso sapere almeno il perchè non mi risulta che ti abbia mancato di rispetto , stato invadente , maleducato nei tuoi confronti
prima mi permetteva di leggere i suoi post . poi ho messo  un like   un mi piace a  questo suo  post  



sernza polemiche affermando la veridicità di questo suo scritto,  ebbene  mi  ha bloccato  .  Ma    chi la  capisce la  gente  è  bravo  . Io m sono    fatto  un  esame  doi coscienza    e  come   le   ho  scritto   non mi risulta   d'essere  stato   di  mancarle  di rispetto o    d'essere  stato  troppo invadente   e  maleducato    (   se  mi  vedeva  come    un amico   o  conosciente   ,  da quello  che la  conosco  nella  vita reale  ,   me  lo  avrebbe detto   o  scritto  )  .  Ma  pazienza  , la  vità va   avanti     . e  cercare  di capire     a volte  è   inutile  ed  frustrante  e  porta  solo  a   seghe  mentali    come  questa    .  

26.6.21

ricordare genova 2001 non è solo da radical chic il caso della pagina fb back to the G8

 a volte anche i prezzemoloni e i radical chic ogni tanto  ne azzeccano  qualcuna anche parzialmente  . IL caso di michela murgia sui fatti di Genova  del  2001


                          Noi che abbiamo visto Genova 2001
                              di Michela Murgia

    

Vent’anni dopo, i fatti tragici del G8 sono una ferita ancora aperta per l’omertà sulle responsabilità politiche e istituzionali. Ignorata dai giovaniÈ difficile spiegare lo sconcerto che si prova quando, a tavola tra diverse generazioni, le persone più grandi parlano di un fatto storico per loro portante e d’improvviso si rendono conto che i ventenni presenti non sanno minimamente di cosa si tratti. Se poi l’argomento è il G8 di Genova del 2001, di cui tra un mese esatto ricorre il ventesimo anniversario, lo sconcerto decuplica. Come è possibile che persone nate in Italia nello stesso anno dei fatti della Diaz e di Bolzaneto sappiano tutto dell’attentato alle torri gemelle e niente della più grave violazione dei diritti umani perpetrata da sedicenti servitori dello stato nell’Europa democratica del dopoguerra? Come è potuta bastare appena una generazione per perdere la memoria di un orrore così grande che persino i protagonisti delle violenze lo hanno definito “macelleria messicana”? La ragione è nella stessa incredulità delle persone della mia età, il cui stomaco si chiude ancora al solo sentir nominare Genova. [....] segue  su  https://espresso.repubblica.it/opinioni/2021/06/21 qui l'articolo completo


Oltre a fare autocritica dovremo chiederci perché   non se ne parla più e si preferisce dimenticare o quasi ( vedere la mia a intervista ) come fa  notare  michela murgia in tale articolo editoriale del settimanale espresso n26 anno LXVIII  20 GIUGNO 2021   di ho  riportato  sopra   uno stralcio  . Allo   stesso  tempo, non sono solo i radical  chic   o i prezzemolini, a ricordarci  dell'aniversario di Genova  2001  . Indfatti   ci sono  due  ragazzi, Paolo e Davide, da oramai quattro mesi stanno ripercorrendo, con una maturità e responsabilità storica che fa loro onore, quegli eventi. Un libro pronto per essere pubblicato, un canale video, un podcast audio, chiacchierate e interviste di facile fruizione Ifatti    ci sono anche Paolo e Davide che da 4 mesi esplorano, a vent’anni di distanza, gli eventi del G8 di Genova del 2001 con un canale video, un podcast audio e un libro pronto per essere pubblicato. Essi sono i curatori  back to the  G8   che  potete   trovare   sulla  pagina   facebook  https://www.facebook.com/backtotheG8/ oppure  sul  canale   2) canale  telegram  https://web.telegram.org/#/im?p=@backtotheG8 
Sia    nel  primo caso    che   nel secondo  caso  nonostante    siano passati  vent’anni da quei famosi eventi di Genova 2001 non è facile parlarne. Per la generazione che attraversò quelle strade, e per coloro che semplicemente videro gli eventi tramite i media, quel luglio 2001 ha segnato un solco nella storia che è dannatamente difficile da dimenticare. Molti portano sul corpo i segni di quei tre giorni, e altri portano segni nell’anima. Molte volte è stato paragonato a una bottiglia di spumante a cui qualcuno ha messo il tappo: sarebbe stata una grande festa, e invece qualcuno ha deciso d’interromperla.

 Lo   so  che  in un Paese civile e democratico devono essere le sentenze a parlare – ma  vista  come  è  andata  a finire  

Ha  fallito la magistratura    dal lato  , troppo celere nell'accusare in massa le  forze  dell'ordine   e dall'altro troppo leggera e lenta nel  comminare pene serie , salvando quasi nel  complesso  la   cinghia  del comando  dei vari soggetti intervenuti  Laciando   correre   la scure delle prescrizioni. Indagando i manifestanti anche   quando era  chiaro  che  fossero innocenti, anzi vittime . Lasciando  impuniti  i  sacheggiatori   Da Genova  vent'anni  dopo  il  g8 delk 2001  storia  di un fallimento  - Giovanni Mari [  da  me  intervistato   in un post precedente   post  ]   . pag 115-130 )

  di certo, se volete sapere come andarono le cose in maniera completa, una sorta di bibbia venne scritta dal giornalista Carlo Gubitosa ,  a  cui  sono fiero  d'aver  collaborato  , nel suo libro Genova, nome per nome( uno dei più  completi    e  citato  oltre  che  in diverse  trasmissioni  tv    sul g8 in particolare  lospeciale  su  genova  di blunote  di carlo Lucarelli   e usato  dal comitato  giustizia   e verità  2001  ) e tanto materiale è ancora esplorabile sui siti piazzacarlogiuliani.it supportolegale.org




non darmi il tormento ... appena incominciata l'estate e già si parla di tormenttoni estivi . aspettare l'autunno no ?

Ma  che   ....    non è ancora  iniziata la stagione     che  già  si parla di  tormentoni  . È  partita     come ogni estate  , ecco un  dei motivi   per  cui  (  sarà  che  sto invecchiando  )  sto iniziando ad odiarla ,  partita  la    guerra  dei  tormentoni  una    tradizione   (  ormai    standardizzata  )  tutta Italiana   «Le  hit  estive   vivono  l'età  d'oro  negli ani 60\70   come dice  Enzo gentile    nel  libro Onda su  onda  (  copertina a  sinistra  ) e  aggiunge   «Ora  ricordiamo sapore  di  di sale    , tra  30 anni   chi canterà Giusy Ferreri ?  >> 
Ha  ragione  Umberto Brindani nell'ultimo  editoriale di Oggi  : <<  è  il momento dei  nuovi  tormentoni   estivi  . ma  forse stiamo esagerando  >> .
Infatti se    prima i  tormentoni   , come spiega  l'articolo   sempre  su  oggi  di   Dea Verna    sempre  su Oggi  erano involontari  visto che  fino  a 20\30  anni fa   gli artisti pubblicavano   brani  e   se  avevano successo   diventavano tormentoni  ( ed  alcuni  rimangono nella memoria   ancor  oggi )  altrimenti  finivano  nel dimenticatoio    salvo essere  riscoperti ed  riusati per   qualche cover  . Infatti   c'era  un meccanismo   darwiano   solo i brani più  forti    si 'imponevano ed  sopravvivevano  ed  non erano   necessariamente    scritte  \  composte     solo per  l'estate   perchè erano anche tormentoni  quelle   che   vincevano   ma  non è detto   San remo o simili   . Ma  soprattutto    se   venivano  composte  per l'estate  c'era una  o più  canzone  , per  tali   rassegne   Festivalbar    e  simili  . C'erano al massimo  due  \ tre   all'anno   e  spesso d'alta  qualità visto che alcuni  sono   usati ancora  oggi   come cover  o  nella versione originale  .   Oggi   è il contrario , dagli anni novanta è  iniziata la standardizzazione della hit, frutto di un "calcolo" determinato da un'industria musicale che si stava trasformando letteralmente in un’industria  vera  e propria per  poi  passare   dagli  anni duemila  .
Infatti  la formula vincente ora è l’abbinata  “vecchia gloria più artisti giovani- di moda-pieni di follower”. 
L’estate è appena iniziata, ma già impazza lo strano trio formato da Orietta Berti, Fedez e Achille Lauro con Mille (che poi, diciamolo, a reggere la canzone è il ritornello cantato con voce cristallina da Orietta). A tallonarli, Gianni Morandi e Jovanotti con L’allegria, mentre la premiata ditta Takagi & Ketra con Giusy Ferreri ha già timbrato il cartellino con Shimmy shimmy. Solo  per  citarne   alcuni .  C'è  quindi  una caterva   di  canzoni\  canzonette  spesso , dipende  dai gusti ,  di   mediocre ed  infima  qualità   per la  maggior  parte  .  Infatti   il  tormentone     lo si fabbrica  a tavolino   creando appositamente  canzoni   che dopo una  stagione  saranno  dimenticati  ( salvo eccezioni  )   si  potrebbe  dire   che    se prima  Tormentone  lo  divettava  oggi  invece  Tormentone  si nasce  .   Infatti 

A ciascuno il proprio tormentone del cuore… ai posteri l’ardua sentenza: saranno in grado i pezzi di oggi di durare così a lungo nel tempo? Bella domanda, chi può dirlo, di sicuro l’ingente quantitativo di proposte non aiuta, anzi rischia di confondere, depistare e far passare in secondo piano parecchi brani degni di nota. Il mercato musicale estivo negli ultimi anni è sicuramente in crescita dal punto di vista commerciale, l’intera discografia investe più che in passato, i ritorni sono sicuramente importanti, ma non perdiamo di vista il focus, la musica non può essere trattata solo esclusivamente come un’industria. Pensiamo a tutte le canzoni che abbiamo appena citato, hanno funzionato, molte senza alcuna aspettativa, il segreto forse sta proprio in questo. Insomma, gli anni passano ma i tormentoni ben fatti rimangono! 

(  da   https://recensiamomusica.com/viaggio-nella-storia-dei-tormentoni-estivi-dagli-anni-60-ad-oggi  )  

concludo   con lo stesso interrogativo espresso  , ho dovuto usare  il cattura  schermata  perchè  non riuscivo a copiarlo in altro modo    ,  nella  chiusa  dell'articolo  di  Dea  Verna  su oggi  di  questa  settimana  




25.6.21

Stati Uniti, la beffa all'ex leader della lobby delle armi: fa il discorso di diploma a 3mila sedie vuote



leggi anche







Stati Uniti, la beffa all'ex leader della lobby delle armi: fa il discorso di diploma a 3mila sedie vuote David Keene è stato invitato a Las Vegas per parlare agli studenti in una scuola che in realtà non esiste. Gli organizzatori, che hanno perso il figlio nella strage di Parkland, hanno poi montato il video con gli spari e le grida delle vittime. Il numero delle sedie richiamava quello dei ragazzi uccisi che si sarebbero diplomati quest'anno
                  di Massimo Basile

NEW YORK - Quando David Keene, ex presidente della Nra, la potente lobby delle armi, e John Lott, scrittore e sostenitore del diritto all’autodifesa, sono saliti sul palco per pronunciare il loro saluto ai nuovi diplomati, non si sono insospettiti nel trovarsi di fronte una distesa di migliaia di sedie vuote. 
David Keene, ex leader dell'Nra, parla a Las Vegas davanti a 3mila sedie vuote
 (
Change the Ref)

Pensavano fosse una misura di sicurezza in tempi di pandemia. Così entrambi, con indosso gli abiti accademici, compreso il tocco, hanno lodato i nuovi diplomati, si sono congratulati, hanno parlato del diritto a difendersi con le armi, e di quanto il Secondo Emendamento avesse reso l’America un “Paese più forte”. La platea vuota davanti a loro era lì a indicare l’esatto contrario ma lo avrebbero scoperto soltanto settimane dopo, quando la cerimonia è stata messa in rete e montata in una serie di video con immagini cinematografiche, riprese con i droni, emozionanti panoramiche della platea fantasma.
La classe scomparsa del 2021
Un’organizzazione che combatte l’uso delle armi ha organizzato a Las Vegas, Nevada, la cerimonia di diplomi di una scuola che non è mai esistista, facendo parlare i due ospiti davanti a una platea di sedie bianche vuote: 3.044, tante quante sarebbero state occupate dalle giovani vittime delle armi e che si sarebbero diplomate quest’anno. La “Class Lost 2021”, la classe scomparsa, quella che non ha potuto vivere una delle giornate più importanti dell’adolescenza: la festa di fine corso.
"Change the Ref", fondata da Patricia e Manuel Oliver, che persero il figlio, Joaquin, nella strage alla scuola di Parkland, in Florida, nel 2008, hanno organizzato questa gigantesca messinscena per sensibilizzare l’America a mobilitarsi per fermare le stragi. Il gruppo ha messo in piedi la cerimonia, con tanto di palco, microfoni, luci e distesa di sedie vuote, tutte per onorare i “nuovi diplomati” della fantomatica James Madison Academy, nome, come vedremo, scelto non a caso.
Madison e il Secondo emendamento
Keene e Lott, con toni dottorali, hanno lodato il "padre fondatore della scuola", il presidente James Madison, che nel 1789 sostenne l’introduzione del Secondo emendamento, ratificato due anni dopo, che garantisce il diritto all’autodifesa, principio in realtà pensato per autorizzare i cittadini americani a difendere il Paese da un eventuale colpo di Stato, e diventato negli anni il via libera all’acquisto indistinto di armi.
Lott, che ha collaborato con il dipartimento di Giustizia sotto la presidenza di Donald Trump e scritto il libro Più armi, meno crimine, ha sostenuto che “i pacifisti e i democratici combatteranno con le unghie e con i denti, per chiedere il controllo preventivo sugli acquirenti. “Seguite i vostri sogni”, dice Keene nel video, senza sapere di rivolgersi a migliaia di studenti scomparsi. Le parole dei due relatori sono state montate assieme alle registrazioni audio delle stragi, i drammatici messaggi lanciati per telefono, le richieste di aiuto, le voci di ragazzi impauriti, e i colpi finali di fucili d'assalto.
Niente rimborso aereo
“Abbiamo perso nostro figlio tre mesi prima che si diplomasse - hanno commentato gli Oliver, spiegando il senso della beffa - conosciamo esattamente cosa si prova a essere lì a ricevere il diploma. Proprio per questo sappiamo cosa stanno vivendo migliaia di genitori come noi”. Lott ha protestato, accusando l’organizzazione di aver pubblicato "dichiarazioni fuori contesto”, e si è lamentato di aver dovuto affrontare un viaggio di quasi duemila chilometri, dal Montana, per presenziare alla cerimonia. Gli era stato promesso il rimborso del volo aereo, 495 dollari, ma non ha visto niente. Avesse messo in atto quel “controllo preventivo” a cui ha dichiarato guerra, avrebbe scoperto che la James Madison Academy non è mai esistita.

24.6.21

non sono solo gli effeminati e gli sfigati che lottano per emancipazione femminile, la storia di Salvatore Morelli autore di "La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale "

Leggo la lettera di Fiorella Soldà a Merlo Francesco merlo su repubblica che


 un maturando di Milano al quale è stato chiesto di commentare il testo di John Stuart Mill sull’asservimento delle donne. Il giovane ha evocato le suffragette e Simone Weil. Bene. Ma c’è un giurista italiano che ben otto anni prima pubblicò “La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale”. L’autore, Salvatore Morelli (1824-1880), fu deputato per quattro legislature nel Collegio di Sessa Aurunca e per quattro volte propose il progetto di legge “Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordandole i diritti civili e politici”. Non ottenne risultati. Criticato, sbeffeggiato e trattato con sarcasmo, morì in povertà. Poi...damnatio memoriae.
 La  risposta  di Merlo

Morelli è uno di quei geni italiani che arrivano prima degli altri alla civiltà dei diritti e perciò vengono sbeffeggiati. E quando finalmente gli altri si appropriano delle loro ragioni, nessuno ne risarcisce la memoria. Emilia Sarogni gli ha dedicato una bella biografia.


e  questo articolo     di wikipedia  


Salvatore Morelli

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On. Salvatore Morelli
Morelli Salvatore.jpg

Deputato del Regno d'Italia
LegislatureXXIXIIXIII
Gruppo
parlamentare
socialista
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza

Salvatore Morelli (Carovigno1º maggio 1824 – Pozzuoli22 ottobre 1880) è stato uno scrittoregiornalistapatriota e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Salvatore Morelli nacque il 1º maggio 1824 da Aurora Brandi e Casimiro Morelli, a Carovigno. Intraprese i primi studi di indirizzo classico con l'aiuto di don Felice Sacchi, arciprete di Carovigno e dei canonici Del Buono e De Castro nel seminario di Brindisi. Nel 1840 si trasferì a Napoli per seguire gli studi della facoltà di giurisprudenza all'Università di Napoli. Nella città partenopea frequentò ambienti liberali come il salotto di Maria Giuseppa Guacci e Antonio Nobile[1]. Divenne giornalista e si affiliò alla «Giovine Italia» fondata da Mazzini.

Di idee libertarie e mazziniane, nel 1848 a Brindisi entrò nella Guardia Nazionale. Scontò dieci anni di carcere per aver bruciato l'immagine di Ferdinando II nella piazza della città natale. Nel 1851, accusato di cospirazione, venne tradotto nel castello di Ischia, prigione per i detenuti politici, dove subì una falsa fucilazione, venne torturato e vide i suoi libri bruciati. Terminò il primo lungo periodo di prigionia sull'isola di Ventotene. Qui esaltò la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane a Sapri. Cadde ancora una volta nelle maglie della giustizia borbonica. A Ventotene salvò tre bambini dall'annegamento e per questo ricevette la grazia, che però rifiutò passandola ad un altro detenuto, padre di numerosi figli. Inviato a Lecce nel 1858 a soggiorno obbligato, si guadagnò da vivere come istitutore dei figli di un farmacista della città. Nel gennaio 1860 fu di nuovo imprigionato per alcuni mesi, avendo rifiutato un incontro con Francesco II.

Uscito dal carcere al crollo del regime borbonico[2], fondò a Lecce, alla fine del 1860, la rivista mazziniana, ispirata alla figura di GaribaldiIl Dittatore. Sul giornale, Morelli evidenziava le colpevoli negligenze del nuovo governo nazionale e illustrava le riforme, a suo avviso, più urgenti: decentramento, snellezza burocratica e istruzione del popolo.

Nel 1861 fu pubblicata la sua opera più importante, seconda edizione nel 1862, terza edizione nel 1869, dal titolo definitivo La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale [3], anticipatrice dell'emancipazione femminile, otto anni prima del libro di John Stuart Mill La servitù delle donne. Il libro di Salvatore Morelli venne tradotto in francese a Bruxelles e in inglese a Londra.

Trasferitosi a Napoli, scrisse sul giornale dei razionalisti Il libero pensieroMassone, fu con Federico CampanellaDomenico Angherà ed altri esponenti della corrente massonica democratica, tra i rappresentanti maschili nelle logge di adozione[4].

Fu deputato nel collegio di Sessa Aurunca per quattro legislature, dal 1867 al 1880. Nel 1867 presentò, primo in Europa, un progetto di legge dal titolo "Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici" per la parità della donna con l'uomo, forte risposta al Codice civile italiano del 1865, che sottometteva la donna all'autorizzazione maritale, facendone una minorenne a vita. Negli anni 1874-1875 propose un nuovo diritto di famiglia, con cento anni di anticipo rispetto a quello approvato solo nel 1975, che prevedeva l'eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi e il divorzio. Nel 1875 presentò, con un apposito disegno di legge, la richiesta del diritto di voto per le donne. Fra le sue proposte, anche l'istituzione della cremazione, l'abolizione dell'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e l'istituzione di una Società delle Nazioni, per preservare la pace nel mondo.

Nessuna di queste leggi venne presa in considerazione, però, nel 1877 il Parlamento italiano approvò il suo progetto di legge, "legge Morelli n. 4176 del 9 dicembre 1877", per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti normati dal Codice civile, come i testamenti, importante progresso per i risvolti economici e per l'affermazione del principio di capacità giuridica delle donne. Grazie al suo impegno, le ragazze furono ammesse a frequentare i primi due anni del Ginnasio. Propose un'istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti, tutelò i deboli, lottò contro la pena di morte. Si batté, inoltre, contro la Legge delle Guarentigie (garanzie concesse al papa pari a quelle previste per un Capo di Stato straniero, con la differenza che il primo è a totale carico del contribuente italiano).

Morì in miseria, non esistendo allora l'indennità parlamentare[5], nella camera di una piccola locanda di Pozzuoli. Le emancipatrici statunitensi scrissero che era morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.

mi hanno  arricchito    culturalmente   non si finisce   mai d'imparare  ed 'apprendere cose  nuove   . Soprattutto    ritengo ancora   valido i suo pensiero  . Infatti egli  era   

da   https://www.treccani.it/enciclopedia/salvatore-morelli_(Dizionario-Biografico)/

[ .... ] Profondamente convinto dell’uguaglianza tra i sessi che trovava fondamento nella comune personalità umana, Morelli pose l’accento sul ruolo pedagogico delle donne, con gli accenti tipici della cultura romantica: le donne parlavano al cuore della famiglia, erano meno logorate dalla corruzione del potere e avrebbero promosso il rinnovamento sociale. Nella sua prospettiva, l’uguaglianza dei diritti non avrebbe certo cancellato le specifiche virtù naturali legate all’esperienza della maternità. [.... ] 


lezione     che noi tutti  dovremo fare  nostra