10.11.08

Ci riprovano!

Proprio qualche giorno fa mi domandavo: "Ma a noi bloggers, quando pensano?". Già lo scorso anno, infatti, lo pseudo-governo di pseudo-sinistra, supportato da "Mr. Nessuno" Ricardo Franco-Levi, aveva tentato il colpaccio. Volevano (virtualmente?) metterci a tacere, ma non vi riuscirono. Beppe Grillo lanciò l'allarme, il popolo dei naviganti (ancorché santo e poeta) rispose entusiasta e sdegnato. E il dissennato golpe istituzionale fallì.


Adesso, però, siamo in presenza di un governo, cioè d'un potere, di destra estrema, e per nulla virtuale: anzi, molto reale. Questo potere gestisce e controlla la quasi totalità dell'informazione. Dessimo retta a giornali e tv, non sapremmo nulla dello sfacelo della scuola pubblica, del ritorno di Gelli, delle minacce cossighiane e degli assalti ai pochi cronisti rimasti liberi, della disoccupazione galoppante e il conseguente impoverimento del Paese.



Restava il web. Lo sapevano benissimo, al punto che il Capo aveva proposto, nella sua campagna per gli acquisti, cioè elettorale, di qualche anno fa, le famigerate "tre I": Internet, inglese, impresa. Da applicare a suo uso e consumo, però.



Ecco pertanto pronta la nuova "legge" ammazza-blog. Pare che dietro ci sia ancora lui, il Franco-Levi, lo spettro che s'aggira per la Rete. In questo caso, però, tutto tace. Il Grillo, da quando è tornato in sella B., si è tramutato all'improvviso in placida pecorella. Non manda a quel paese più nessuno, ricomparendo solo fra gli studenti, che l'hanno (a denti stretti) ringraziato ma messo subito in riga: qui non servono primedonne. Poi è rientrato nel suo cantuccio.



Un pacato silenzio, nelle case dell'Italietta felice, per non turbare i meritati sonni dei tranquilli connazionali. "Diffondere ottimismo, non ansia" (o forse intendeva "ansa"?), ecco il nuovo motto del Capo di Famiglia. E il suo vice Dell'Utri chiosa e - dopo il consueto encomio di Mussolini, Mangano e Gelmini e la "presa di distanza" (chiamiamola così) da Saviano e Caselli, precisa: vero, finiamola una buona volta coi giornalisti-dark.



Ma chi più "dark" dei bloggers? Non li si può nemmeno definire giornalisti (e infatti non lo sono). Gente indecifrabile, sfuggente, che trama dal monitor, velata dietro inquietanti nick, sicuramente degli insoddisfatti sessuali, degenerati insomma. Da fermare a ogni costo. Per il bene nostro e dei cittadini felici, amen.



Spetta ai cittadini felici decidere se soccombere in dissennata letizia nella falsa pace d'una democrazia da supermarket. Noi, la risposta l'abbiamo già data: non ci avrete.


Ci riprovano!

Proprio qualche giorno fa mi domandavo: "Ma a noi bloggers, quando pensano?". Già lo scorso anno, infatti, lo pseudo-governo di pseudo-sinistra, supportato da "Mr. Nessuno" Ricardo Franco-Levi, aveva tentato il colpaccio. Volevano (virtualmente?) metterci a tacere, ma non vi riuscirono. Beppe Grillo lanciò l'allarme, il popolo dei naviganti (ancorché santo e poeta) rispose entusiasta e sdegnato. E il dissennato golpe istituzionale fallì.

Adesso, però, siamo in presenza di un governo, cioè d'un potere, di destra estrema, e per nulla virtuale: anzi, molto reale. Questo potere gestisce e controlla la quasi totalità dell'informazione. Dessimo retta a giornali e tv, non sapremmo nulla dello sfacelo della scuola pubblica, del ritorno di Gelli, delle minacce cossighiane e degli assalti ai pochi cronisti rimasti liberi, della disoccupazione galoppante e il conseguente impoverimento del Paese.

Restava il web. Lo sapevano benissimo, al punto che il Capo aveva proposto, nella sua campagna per gli acquisti, cioè elettorale, di qualche anno fa, le famigerate "tre I": Internet, inglese, impresa. Da applicare a suo uso e consumo, però.
Ecco pertanto pronta la nuova "legge" ammazza-blog. Pare che dietro ci sia ancora lui, il Franco-Levi, lo spettro che s'aggira per la Rete. In questo caso, però, tutto tace. Il Grillo, da quando è tornato in sella B., si è tramutato all'improvviso in placida pecorella. Non manda a quel paese più nessuno, ricomparendo solo fra gli studenti, che l'hanno (a denti stretti) ringraziato ma messo subito in riga: qui non servono primedonne. Poi è rientrato nel suo cantuccio.
Un pacato silenzio, nelle case dell'Italietta felice, per non turbare i meritati sonni dei tranquilli connazionali. "Diffondere ottimismo, non ansia" (o forse intendeva "ansa"?), ecco il nuovo motto del Capo di Famiglia. E il fido Dell'Utri chiosa e - dopo il consueto encomio di Mussolini, Mangano e Gelmini e la "presa di distanza" (chiamiamola così) da Saviano e Caselli, precisa: vero, finiamola una buona volta coi giornalisti-dark.
Ma chi più "dark" dei bloggers? Non li si può nemmeno definire giornalisti (e infatti non lo sono). Gente indecifrabile, sfuggente, che trama dal monitor, velata dietro inquietanti nick, sicuramente degli insoddisfatti sessuali, degenerati insomma. Da fermare a ogni costo. Per il bene nostro e dei cittadini felici, amen.
Spetta ai cittadini felici decidere se soccombere in dissennata letizia nella falsa pace d'una democrazia da supermarket. Noi, la risposta l'abbiamo già data: non ci avrete.



L'eterna madre


 



Se n'è andata all'improvviso, subito dopo l'esibizione per Roberto Saviano. Aveva 76 anni Miriam Makeba: simbolo della terra ha avuto il destino del vento, che soffia in ogni dove, e non si ferma mai.

E' morta lontano dalla sua patria, perché lei, così profondamente africana, non conosceva alcun padre. Lei era solo e definitivamente madre, "Mamma Africa", e, come tutte le madri, si riuniva in ogni dove, risorgeva nel più sperduto anfratto, si trovava lì, quando echeggiava nella notte il lamento d'un figlio.

Solo una madre è sempre uguale a sé stessa. Non cittadina del mondo, bensì mondo: cosmo, pianeta. Simbolo anche, certo. Ma simbolo di carne, simbolo perché donna, perché umana. Nata nel Paese simbolo del più odioso dei simboli, il Sudafrica dell'apartheid, era normale per lei accorrere e soccorrere le mille apartheid quotidiane, le apartheid dei bianchi che dall'Africa hanno tratto origine, i Sudafrica italiani che impediscono a uno scrittore di creare, perciò di vivere. I Sudafrica che spengono le voci libere, i Sudafrica delle squadracce fasciste che, fedeli alla loro linea di morte e di sangue, assaltano senza vergogna i canali della pubblica informazione. I Sudafrica d'una polizia con lo sfollagente che, per tua somma umiliazione, non trova di meglio che apostrofarti come "comunista" o "frocio". I Sudafrica della "gente perbene" che scheda i clochard, i Sudafrica dell'ignoranza, del maschilismo e della miseria. I Sudafrica in cui noi stessi ci rinchiudiamo, quando la rassegnazione, lo sconforto, la desolazione ci afferrano e ci dilaniano. Quando ci arrendiamo al Male.

Miriam Makeba cantava la gioia. Che non è solo assenza di dolore, né si limita alla superficiale felicità. Cantava un sentimento intimo, esclusivo, irrinunciabile, il sentimento dell'appartenenza al sangue, la fierezza e l'orgoglio di sentirsi figli e integri, quel valore della quotidianità che nessun tiranno potrà mai scalfire, perché la dignità umana è dentro di noi, scolpita nel volto di ognuno.

I regimi dittatoriali non si accaniscono subito sulle persone. Bensì sui simboli. Perché, se è vero che il simbolo può diventare feticcio, è anche vero che rappresenta l'icona dell'ineffabile. Uno dipinto, un racconto, un brano musicale, un ritmo di tamburi riecheggiano ataviche libertà, primordiali struggimenti, fermano l'occasione, l'anello che non tiene, aprono le porte della conoscenza. Intessono, con finissimi sistri d'argento, un inno alla nostra inafferrabile unicità.

Ma le dittature, inumane e immanenti, non possono che sterminare l'involucro. Materia bruta, annientano la materia. Ma il canto, la poesia, il colore è cielo. E il cielo, quando sposa la terra, la rapisce da sé. Miriam lo sapeva. Grazie, eterna madre.



Daniela Tuscano








L'eterna madre

Se n'è andata all'improvviso, subito dopo l'esibizione per Roberto Saviano. Aveva 76 anni Miriam Makeba: simbolo della terra ha avuto il destino del vento, che soffia in ogni dove, e non si ferma mai.
E' morta lontano dalla sua patria, perché lei, così profondamente africana, non conosceva alcun padre. Lei era solo e definitivamente madre, "Mamma Africa", e, come tutte le madri, si riuniva in ogni dove, risorgeva nel più sperduto anfratto, si trovava lì, quando echeggiava nella notte il lamento d'un figlio.

Solo una madre è sempre uguale a sé stessa. Non cittadina del mondo, bensì mondo: cosmo, pianeta. Simbolo anche, certo. Ma simbolo di carne, simbolo perché donna, perché umana. Nata nel Paese simbolo del più odioso dei simboli, il Sudafrica dell'apartheid, era normale per lei accorrere e soccorrere i mille apartheid quotidiani, gli apartheid dei bianchi che dall'Africa hanno tratto origine, i Sudafrica italiani che impediscono a uno scrittore di creare, perciò di vivere. I Sudafrica che spengono le voci libere, i Sudafrica delle squadracce fasciste che, fedeli alla loro linea di morte e di sangue, assaltano senza vergogna i canali della pubblica informazione. I Sudafrica d'una polizia con lo sfollagente che, per tua somma umiliazione, non trova di meglio che apostrofarti come "comunista" o "frocio". I Sudafrica della "gente perbene" che scheda i clochard, i Sudafrica dell'ignoranza, del maschilismo e della miseria. I Sudafrica in cui noi stessi ci rinchiudiamo, quando la rassegnazione, lo sconforto, la desolazione ci afferrano e ci dilaniano. Quando ci arrendiamo al Male.

Miriam Makeba cantava la gioia. Che non è solo assenza di dolore, né si limita alla superficiale felicità. Cantava un sentimento intimo, esclusivo, irrinunciabile, il sentimento dell'appartenenza al sangue, la fierezza e l'orgoglio di sentirsi figli e integri, quel valore della quotidianità che nessun tiranno potrà mai scalfire, perché la dignità umana è dentro di noi, scolpita nel volto di ognuno.

I regimi dittatoriali non si accaniscono subito sulle persone. Bensì sui simboli. Perché, se è vero che il simbolo può diventare feticcio, è anche vero che rappresenta l'icona dell'ineffabile. Uno dipinto, un racconto, un brano musicale, un ritmo di tamburi riecheggiano ataviche libertà, primordiali struggimenti, fermano l'occasione, l'anello che non tiene, aprono le porte della conoscenza. Intessono, con finissimi sistri d'argento, un inno alla nostra inafferrabile unicità.

Ma le dittature, inumane e immanenti, non possono che sterminare l'involucro. Materia bruta, annientano la materia. Ma il canto, la poesia, il colore è cielo. E il cielo, quando sposa la terra, la rapisce da sé. Miriam lo sapeva. Grazie, eterna madre.

tutti siamo filosofi

  da un  giornale  locale  leggo questo articlo interessante   , che è  anche la conferma  a quanto dico a chi    midice  che  gli analfabetio sono ignoranti  

Tziu Bobore, il treno e la zappa vita felice del frenatore filosofo




SASSARI. Ha attraversato l’ultimo secolo del millennio scorso anche lungo i sentieri spinosi di tre anni di “richiamo” in guerra e ora - lucidissimo e per certi versi perfino gagliardo nonostante le novantasette primavere - naviga disilluso nelle acque torbide degli anni Duemila. Porta un nome illustre della grande patria barbaricina: si chiama Salvatore Satta. Ma non è un nuorese di città come il romanziere famoso de “Il giorno del giudizio”, essendo venuto alla luce e allevato sotto lo stesso cielo di un altro narratore sempreverde, l’indimenticabile Salvatore Cambosu di Orotelli, autore di un racconto incantato che resiste alle rughe del tempo, “Miele amaro”.
La sua filosofia di vita è delle più semplici e può essere riferita a tre punti-cardine. Primo: i fatti valgono più delle parole, che debbono essere poche e hanno diritto al massimo rispetto. Secondo: la terra c’era già prima che noi arrivassimo e ci sarà anche quando noi non l’abiteremo più, è la nostra eterna madre e deve essere amata e coltivata con onore. Terzo: le persone si giudicano dalle azioni. Tutte, grandi e piccole. E se le azioni non corrispondono alle parole significa che quella persona non è un vero uomo.
“Sono a Sassari dal 1932. Ero venuto qui perché avevo presentato la domanda per fare il custode al museo Sanna”, il racconto di Salvatore Satta parte da lontano. “Poi, ma questo avviene anche oggi, avevano preso un altro. Subito dopo, nello stesso anno, ero stato assunto alle Ferrovie dello Stato come cantoniere attraverso un concorso di prove manuali e cultura generale. Avevo ventuno anni, abitavo in corso Margherita”.
È vero che in quel periodo a Sassari era facile trovare casa? “È falso. Costavano molto anche gli affitti”, precisa tziu Bobore. “Io avevo uno stipendio di trecento lire e ne pagavo 95 di affitto. Un maresciallo dei carabinieri prendeva duecento lire. Ma anche se i soldi erano pochi non ci si indebitava”. Con orgoglio, Salvatore Satta puntualizza: “Io e mia moglie non abbiamo mai comprato a libretto. E mai firmato cambiali: non so neppure che cosa siano esattamente”.
Già, la moglie: Antonia Ladu di Oniferi, il grande amore della sua vita: “Orfano ero io, orfana lei. Le ho dato il primo bacio qui, tra gli ulivi di Sant’Orsola, e l’ho sposata nel 1933, quando avevo ventidue anni”. Nel 1934 nasce Silvio, nel 1936 Maria, nel 1938 Giovanna. Una famiglia senza problemi economici. Ma nel 1940 tutto cambia anche per il ferroviere Salvatore Satta di Orotelli.
“Mi hanno richiamato e spedito in Francia, nonostante avessi già tre figli. In Francia c’erano tre divisioni italiane. Ogni giorno cambiavamo zona, ci spostavamo di cinquanta-sessanta chilometri. Neppure il tempo di montare le tende e dovevamo ripartire”. Fame, anche? “No. Il rancio, anche se povero, c’era sempre. Ma mia moglie si è dovuta impegnare per non far mancare nulla ai bambini, coltivando questi piccoli orti nei pressi della cantoniera, di proprietà delle Ferrovie”.
Di ritorno dalla Francia, Satta pensava di aver finito di girovagare. “Invece nel 1941 mi è caduta in testa un’altra tegola, più pesante della prima”, racconta tziu Bobore. “Mi hanno convocato per dirmi che dovevo ripartire. In men che non si dica mi hanno rimesso la divisa, ordinandomi di andare a Orosei. A piedi, naturalmente. Ho fatto tutta quella strada con il cavallo di San Francesco, come dicevamo noi a Orotelli. Da Orosei sono andato a Siniscola. Da lì facevamo spesso delle puntate a San Teodoro per dare una mano d’aiuto ai finanzieri”.
Ma qual era la ragione vera della vostra presenza in Baronia? “C’è da ridere, a ripensarci”, risponde Satta. “Dovevamo sorvegliare le coste, si riteneva che gli alleati sarebbero sbarcati in Sardegna. Ma non eravamo attrezzati per impedire nessuno sbarco: a parte i fucili mitragliatori, non avevamo praticamente nulla. Ogni tanto vedevamo emergere dall’acqua salata un sottomarino inglese, però la situazione era di quiete. Nel 1943 i fascisti fecero arrestare l’avvocato nuorese Salvatore Mannironi - che sarebbe poi diventato parlamentare della Dc, più volte sottosegretario e ministro nel 1970 - con l’accusa di essere una spia degli inglesi”. Perché? “Un clandestino, sbarcato a Siniscola, si era diretto nelle campagne di Nuoro fermandosi in un terreno di Mannironi, a Marreri”.
Finita la guerra, tziu Bobore ritorna alla sua cantoniera. Nel 1943 gli era nato un altro bambino, Antonello, sei anni più tardi sarebbe nata Graziella. E Salvatore era stato promosso. “Da cantoniere ero diventato frenatore. Qualifica superiore, appartenevo al personale viaggiante. In genere facevo servizio da Macomer a Golfo Aranci, il treno era sempre zeppo di viaggiatori. Nelle giornate di riposo, lei non rida, zappavo la terra. Avevamo le chiavi della tenuta dei marchesi di Sant’Orsola, a due passi dalla cantoniera. Brava gente, i marchesi. Io zappavo dalla mattina alla sera soprattutto dopo il 1971, quando sono andato in pensione. Avevo sessant’anni ma mi sentivo come un leone. La zappa mi ha sempre fatto bene”.
Tra i suoi amici di allora tziu Bobore ricorda soprattutto il parroco di San Paolo, don Origo, che andava spesso a trovarlo. “Nonostante noi non fossimo praticanti devoti, siamo diventati amici. Io venivo da una famiglia in cui comandava mia nonna che nell’imminenza della Pasqua mi diceva: vai a confessarti ma stai attento e chiudi la bocca, che non ti entri nemmeno acqua. Comunioni? L’ultima l’ho fatta il giorno del mio matrimonio. Mia moglie andava in chiesa ma non era una bigotta”. Però con don Origo l’amicizia era possibile. Come mai? “Passava dalla cantoniera per accorciare il tragitto verso la chiesa e si fermava da noi. Era un uomo sincero, diceva spesso: il mio è un mestiere come un altro. E noi distinguevamo, anche tra i sacerdoti: c’erano e ci sono i buoni e i cattivi. Quelli che non indossano più l’abito talare non li sopporto proprio. Il Papa ha fatto un errore assurdo quando ha dato ai preti la libertà di vestire come meglio credono”.
Ma i suoi ricordi più tenaci sono tuttora quelli dell’infanzia lontana, nel microcosmo di Orotelli. “C’era un medico, il dottor Cusinu, che rispondeva sempre immediatamente anche alle chiamate notturne e non faceva pagare un soldo ai poveri, gli altri pagavano in natura al tempo del raccolto. E c’erano i padroni delle terre, persone comprensive: ricordo in particolare Antonio Senes. Bobore Cambosu, invece, era povero di beni materiali ma ricchissimo di altri valori, quelli che non si possono comprare con i soldi. Figlio di gente buona e onesta, non c’era nulla da dire contro di loro. Bobore era una persona speciale”. Come l’ingegnere Maurizio Zanfarino, a Sassari. “L’uomo più importante delle Ferrovie”, secondo tziu Bobore Satta. “Capo compartimento e uomo di cultura con tutti i requisiti, zio di Cossiga ma questo c’entra poco, aveva proposto di fare una galleria che dalla Scala di Giocca avrebbe dovuto sbucare nell’emiciclo Garibaldi”. L’umanità contemporanea in genere non lo entusiasma, fatte salve le eccezioni: “Si è rovesciato tutto, il mondo è capovolto”. E lui, Bobore Satta nato nella terra dell’oro, oggi contempla metalli più vili, protetto dalla corazza del tempo che fu.
Infattti  sempre  secondo il  giornale   esso  ha   << Nei ricordi il paese natale ha ancora «il colore del grano maturo»

L’amara scoperta che a Orotelli non si fa più il pane in casa
Dalla Barbagia a Sassari negli anni ’30 assunto dalle Ferrovie dello Stato nella cantoniera di Sant’Orsola

SASSARI. Proprio all’ingresso della cantoniera ferroviaria di Sant’Orsola dove Salvatore Satta vive con la figlia Maria c’è un giovane agrifoglio, l’albero più bello fra tutte le piante della famiglia delle querce. In questo autunno piovoso e turbolento l’agrifoglio rosseggia di bacche tra il verde intenso delle fronde. Quasi un simbolo di resistenza alle intemperie della stagione. Come lui, tziu Bobore, a quelle della vita. “Che cosa mi ha conservato in forze? Senz’altro la zappa».
“Mi ha fatto compagnia per tutti questi anni, fin dalla più tenera età. Per me zappa vuol dire vita e buona salute”, riafferma con il conforto del senno di poi.
Nel calendario della sua infanzia a Orotelli, gli svaghi non erano previsti.
“Quando non zappavo la terra facevo altri lavori pesanti. Ero in quinta elementare, si costruiva la strada per Ottana”, ricorda Salvatore Satta.
“Con altri miei coetanei trasportavo fascine di lentischio e ceste di pietre per la massicciata. Ogni cesta ci veniva pagata venti centesimi. A volte il pagamento era fatto in natura, generi alimentari”.
Oggi le zappe si ammantano di ruggine anche nel suo paese natale. “Ho sentito dire che a Orotelli non si fa più il pane in casa: lo comprano nei negozi”, rivela. “Per me è una notizia triste e inattesa. Ai miei tempi da noi veniva gente dagli altri paesi, a comprare il nostro pane rinomato”.
Orotelli, terra dell’oro, “il colore del grano maturo e delle spighe gonfie di chicchi dorati”, come era solito dire Cicitu Màsala al suo amico Bobore Cambosu. Oggi quella terra è incolta e risplende soltanto del colore delle pietre.
Salvatore Satta ripensa a sua moglie, classe 1907, morta due anni fa quasi centenaria. “Antonia aveva quattro anni più di me ed era bella di tutte le maniere, anche lei amava lavorare la terra”, ricorda. “E vinceva quasi sempre i concorsi delle Ferrovie dello Stato per i migliori giardini intorno alle case cantoniere: ha guadagnato la bellezza di cinque medaglie d’oro”.
Il pensiero della signora Antonia lo rende malinconico.
“Da quando mamma è scomparsa, babbo è diventato ancora più taciturno”, spiega il figlio maggiore Silvio, classe 1934, che vive a Cagliari.
Del resto, come si fa a dimenticare più di settant’anni di vita in comune? Un amico cambia discorso con una domanda: com’erano i rapporti tra ragazzi e ragazze di Orotelli alla fine degli anni Venti? “Si basavano sull’amicizia e il rispetto”, risponde pronto il vegliardo. “Le donne lavoravano per conto loro, non ci davano molta confidenza”.
Gli chiedono di Barack Obama, primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti d’America: “Ho la fondata speranza - si sbilancia tziu Bobore - che ci sarà un miglioramento, e non soltanto in America”.
Ha scritto Victor Hugo: “C’è una bellezza ineffabile nella vecchiaia felice”.

Senza titolo 1023

  L'AVETE LETTA LA FIABA L'ALBA ?  :-)


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Senza titolo 1022

La notte ha mille luci


Negli occhi dell’amore


 


La notte ha mille luci


su nel cielo dal nero mantello


bandiera dell’amore


le stelle


la luna


luci nella città


nelle case


luce negli occhi di una donna


negli occhi del suo uomo


negli occhi degli amanti


negli occhi di chi spera


negli occhi di chi si cerca


la notte ha mille luci



ma non per me


così lontano oggi


abbasso le tapparelle degli occhi


mi abbandono al sogno


e al buio illumino il mio mondo


pensando a te


 


Pietro Atzeni


 

9.11.08

Senza titolo 1021


Vince il Premio Miglior Libro 2007:
GOMORRA di ROBERTO SAVIANO


Vota il libro dell'anno 2008. 
Per maggiori info sull'iniziativa: ▪
FAHRENHEIT



“Alcuni libri vanno assaggiati,
altri divorati e alcuni, rari,
masticati e digeriti...”

la cultura non ha classificazioni politiche

sarà stato pure  di destra  ma chi  se   frega  


I disordini non avranno mai fine, non avremo mai una sana amministrazione della cosa pubblica, se non acquisteremo una nozione precisa e netta della natura e della funzione del denaro.[E. Pound]





Letter from Leonard Peltier












11/05/08





My Relatives and Friends,

Last night a change in this country took place that not too long ago many people said would never happen. An African-American was elected to the White House and by a major landslide, which gives him a mandate by the public to fulfill his promises. This landslide indicates the people have placed their hope with this man they call their president for a change in this country.



HOPE. There have been times if I can even recall what it really means to have hope that justice is right around the corner. I’ve been mislead and disappointed so many times that I would soon see justice and to have it denied upon a technicality in legal appeals. Or like what happened eight years ago. Everyone placed their hope and trust with a couple named Bill and Hillary, but we were betrayed at the last minute. I know that many of my friends, family and supporters were crushed. I began to feel the weight and pressure of a lifetime being unjustly imprisoned began to crowd me into a corner of my cell and then in my mind. But, it was this thing that has been our battle cry for so many years, “In the Spirit of Crazy Horse”. I remembered what he stood for and remained a warrior until his last breath. It is a strength that we stand upon when we are right. We were right to be in Oglala and we were right to be prepared to defend ourselves. What wasn’t right is that a jury never got to hear any of this testimony, and the rest of the trial was a product of the fabrication and then manipulation of the FBI. This spirit of Crazy Horse is a spirit of being in total resistance to the wrongs perpetuated towards your people, community, family and yourself. Some of us called it outrage, but that is just merely an emotion without resolving the issue. It is when we make a conscious choice to try and balance the wrongs in this society that we are being compelled by this spirit of resistance to stand in defense of the wronged.



That spirit cannot be conquered, and I refused to submit and give in when it appeared there may be no hope It was because of the letters of support and encouragement from so many people that I continued on for another eight years. And now people seem to feel there is a change blowing in the wind and that the election of Obama is a manifestation of that change.



I sincerely hope so, because I am now 64 years old and coming up on my 33 year of being confined and fighting for justice and my freedom, Obama may be my last chance at securing my freedom. If there is one thing I learned from earlier campaigns on my clemency is that he won’t just be able to do it by himself. He is going to need your support in the form of public opinion on the case. That isn’t going to happen until we can create education and awareness on the circumstances of my case across this country and send letters. Be a Branch Support Group to help create public opinion. My case has to be a national issue on justice denied, it may sound easy, but it isn’t. The FBI has been an opposing force in attempting to discredit my cause and that of Native people since they focused their attention on the American Indian Movement in the 1970’s. When it appeared that Clinton might actually grant clemency, the agents went and demonstrated at the White House and utilized their resources to create doubt in the mind of Clinton.



So in the national awareness goals of the branch support groups it is going to be your challenge to keep the public interest focused. It is also another hope that with a whole generation of people who were born after my wrongful conviction that there will be a renewed source of energy and actions.



One point that I would like everyone to focus on right now is a “30 year law” regarding my sentence and parole.

At the time I was convicted, the guidelines said:

“Any prisoner, …shall be released on parole… after serving thirty years of each consecutive term or terms of more than forty-five years including any life term, whichever is earlier: Provided, however, That the Commission shall not release such prisoner if it determines that he has seriously or frequently violated institution rules and regulations or that there is a reasonable probability that he will commit any Federal, State, or local crime.” 28 U.S.C. section 28 U.S.C.

§4206(d)

I’ve served more than 30 years of this sentence and have been considered a model prisoner And the likelihood of committing any crimes is non-existent due to my age and the humanitarian work I’ve pursued to help my people since my incarceration. According to this law, they have to grant me a parole to my next sentence. But as we’ve learned from the past, we cannot take anything for granted so your letters should be focused on this law to the parole commission and congressional leaders. If the commission complies with the letter and spirit of this law, we will have made a significant step towards my freedom and we will need to maintain and increase this momentum.



The Committee and I have been discussing several ideas and projects to make this a pro-active campaign. We are currently rebuilding the former LPSG’s into LPBSG’s. This is necessary due to a breakdown with the former Leonard Peltier Defense Committee. I had to turn to my sister and niece to help me rebuild my defense committee from scratch. We had no files, records, and merchandise. We have not been able to make contact with the former coordinator of the LPDC. We are still hoping to resolve this issue, but until then we needed to keep moving with the campaign.



We still need all of our former contacts and supporters to reconnect with us and to update the information so that my Committee can handle correspondences and contributions. We need everyone who has supported me to contact the LPDOC and sign onto our list serve so that you can be updated with information on progress or activities needed in my campaign.



I will need everyone to work with my Committee and clear any action with the appropriate people within the Committee. It is important that we all work together cohesively, instead of scattering our efforts or resources. We do not intend to discourage ideas or creativity, but we would like to incorporate such ideas into a unified larger effort and not act prematurely on some plans we may have not disclosed due to timing or details being worked out.



Some of the projects we have discussed are conducting rides, walks, runs and events across the country to create this awareness of my case. We are initiating efforts to ask bands and artists to host fundraisers in their area. We’ve talked about strategies we could undertake to further my cause, but a lot will depend on how quickly people come to form my BSG and start organizing in their area.



I also understand that some of us have personality issues with other people. I hope that many of you can pray or find a way to rise above this obstacle and work together for one common purpose. I would like to see so many of my supporters come together in a show of solidarity. If there really is a change in the air, we will need each other to bring about change in so many other areas. For me it has been about our culture and right to be who we are, but foremost it has been the children and the next generation. WE were supposed to leave a better world behind for them and how much have we accomplished? I know that somehow and someway my sacrifice will not be in vain and that the years I’ve endured this pain of loneliness and suffering in confinement will make a better world for those children and coming generations. That along with my freedom is my hope, but I will not be able to fulfill it without you. So take a few minutes and educate yourself on the injustices of my case. It may shock and outrage you, but you can do something about it, so join us.



In the Spirit of Crazy Horse,

Leonard Peltier

Official Website: www. whoisleonardpeltier. info

ecco ci sono le prove dell'esistenza di Auschwitz

  fonte  televideo rai    del  9\11\2008 pag 163

BERLINO, RITROVATO IL

PROGETTO DI AUSCHWITZ

I progetti originali per la costruzione del campo di sterminio nazista di Auschwitz, datati 1941, sono stati rinvenuti a Berlino durante lo sgombero di
un vecchio appartamento. Il progetto, pubblicato dal quotidiano  Bild in coincidenza con il 70° anniver sario della "Kristallnacht", la notte in cui vennero scatenati i pogrom anti ebraici, è stato elaborato da un detenuto. Alcuni disegni portano la firma di Heinrich Himmler. Si distinguono  chiaramente le camere a gas ed il tristemente famoso cancello d'ingresso.
Ancora nessun commento ufficiale dall'archivio federale tedesco.


  una  buona  notizia   per  il 70 aniversario  del notte  dei cristalli   iniziodelqa persecuzioni verso gli ebrei
 dalla  vioce omonima di wikipedia

Bibliografia [modifica]



  • Angela Hermann, Hitler und sein Stoßtrupp in der "Reichskristallnacht, in: Vierteljahrshefte für Zeitgeschichte, 56 (2008), pp. 603-619.

  • Herbert Schultheis, Die Reichskristallnacht in Deutschland nach Augenzeugenberichten, Rötter Druck und Verlag GmbH, Bad Neustadt a. d. Saale, ISBN 978-3-9800482-3-1



Voci correlate [modifica]











Senza titolo 1020

Anche se con ritardo pubblico quanto mi ha inviato l'amico Piero Canistracci. Fare la mamma e la maetsra porta via molto tempo.


Romilda


Cronaca Regionale
Rifiuti, l’Assessorato regionale all’Industria blocca la realizzazione di un inceneritore nel catanese
il 01 ottobre 2008
L'assessorato regionale all'Industria ha bloccato la realizzazione di una centrale termoelettrica a biomasse a Biancavilla, in provincia di Catania. Lo rende noto l'assessore comunale alla Pubblica Istruzione del comune etneo, Piero Cannistraci del Pdci, sostenendo che "quello che si voleva realizzare era in realtà un inceneritore".
Secondo Cannistraci per "alimentare quella che in realtà una centrale non era, sarebbe stata necessaria una quantità incalcolabile di tonnellate di legname. Avremmo dovuto - prosegue - disboscare l'Etna e forse sarebbe bastato per alimentarla soltanto per un breve periodo". Secondo l’assessore “con la scusa delle biomasse si ottengono i certificati verdi che consentono di attingere ai finanziamenti Cp6, quelli cioè previsti per l'energia alternativa che tale non sarebbe stata in quanto poi in effetti si trattava di un inceneritore che sarebbe stato realizzato a spese della comunità".
http://www.siciliainformazioni.com/giornale/cronacaregionale/30301/rifiuti-lassessorato-regionale-allindustria-blocca-realizzazione-inceneritore-catanese.htm

saluti piero

Senza titolo 1019


  • Gli Incotnri del comitato cittadino di Prato

  •  

  • Martedi 11 Novembre ore 21


Giovani e Famiglia
centro sociale via Tintori
 

  • Lunedi 17 Novembre ore 21:00


Circoscrizione Centro-ASM (su raccolta differenziata)
Cebtro sociale via Tintori
 

  • Giovedi 20 novembre ore 21:15


Municipio Verde
Teatro La Baracca- Casale
 

  • Martedi 25 ore 21


Associazione per la sinistra
centro sociale via Tintori
 

  • Curia


sabato mattina (da calenderizzare)
 

  • Nuovo PSI


Data e Luogo da definirsi.
 
Spero di non essermi dimenticata niente.
Ciao a tutti, Sara
 
 

Senza titolo 1018

  L'AVETE VISTO IL FILM CONTESTAZIONE GENERALE ?  :-)


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Ma che "razza" di copertina...

...ha dedicato "Libero", il quotidiano berlusconide diretto da Vittorio Feltri, a Barack Obama?


Nemmeno il titolo è male, non trovate?

E non è mica solo una brutta caricatura. Trattasi di citazione "colta". Da questo ameno giornaletto:

 


Chi, poi, volesse gustarne altre, conoscere qualcosina in più su questi fini intellettuali, e soprattutto delle loro scientifiche idee sugli "ibridi" come il neopresidente Usa, clicchi pure qui .


Buona lettura, e buona visione. Credo proprio che ogni riferimento, da parte degli attuali destrorsi, sia puramente voluto.


 


 


 

Ma che "razza" di copertina...

...ha dedicato "Libero", il quotidiano berlusconide diretto da Vittorio Feltri, a Barack Obama?

Nemmeno il titolo è male, non trovate?

E non è mica solo una brutta caricatura. Trattasi di citazione "colta". Da questo simpatico giornaletto:

Chi, poi, volesse gustarne altre, conoscere qualcosina in più su questi fini intellettuali, e soprattutto delle loro scientifiche idee sugli "ibridi" come il neopresidente Usa, clicchi pure qui .

Buona lettura, e buona visione. Credo proprio che ogni riferimento, da parte degli attuali destrorsi, sia puramente voluto.








Senza titolo 1017

  VE LO RICORDATE IL GRUPPO MUSICALE DEI BLACK SABBATH ?  :-)


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Non è un Paese per giovani


Sospetto sempre più che dietro le spregevoli battute di Berlusconi su Obama, precedute dalla sortita del suo compare Gasparri, si nasconda qualcosa di ben diverso, e assai più inquietante, della dissennatezza d'un "ganassa" brianzolo e del delirio d'un (ex?) neofascista. E, come da copione, l'insipiente "sinistra" italiota, o quel che ne resta, non trova di meglio che stracciarsi le vesti, scagliare strali (brr, che paura), bacchettare, impancarsi a giudice delle cause perse. Come se non si sapesse che Berlusconi è un uomo privo di qualsiasi cultura, non solo di Stato ma generale, che si gongola di sghignazzare coi sottoposti con le sue storielle da Bar Sport.

E intanto, per perdersi dietro a degradanti fatuità, si perdono di vista i problemi reali, da cui potremo liberarci soltanto noi, non certo Obama, che di grattacapi dovrà affrontarne parecchi.


Il più contento sarà, come sempre, il cav. Silvio. A lui non importa un piffero dell'altrui indignazione, per planetaria che sia; già l'ha detto, e ripetuto, che siamo tutti coglioni. La vergogna è un sentimento nobile e non alberga in certi animi. Suvvia. Focalizzata l'attenzione sulle sue idiozie, ci si dimentica delle urgenze del Paese, prima fra tutti la scuola. Gli studenti continuano a protestare, ma i riflettori attorno a loro si stanno spegnendo. E cosa avviene?


Avviene che Cossiga torna alla carica , e lo fa in tutta tranquillità, anch'egli senza vergogna e anzi con impertinente sicumera. Provocare scontri, insiste, meglio se ci scappa il morto, magari donna o bambino, in modo da convogliare l'odio della gente verso gli studenti. Quindi "agire", come successe con Giorgiana Masi.


Cossiga non si pèrita nemmeno più di nascondere il suo pensiero. Lo dichiara apertamente, e si capisce, dal momento che, di fatto, il fascismo è tornato e la sua filosofia ha libera cittadinanza nel nostro Paese. Non stupisce neppure l'odioso accenno all'arcivescovo di Milano: secondo la logica sanfedista, il cardinale Tettamanzi, come il suo predecessore Martini, sarebbe un esponente di quella Chiesa "progressista" o, come dicono loro, cattocomunista da debellare a tutti i costi.


Hai voglia a raccogliere firme. Non accade nulla, e Cossiga resta al suo posto, riverito e ammirato.


Dominati da vecchi razzisti e manganellatori, chiusi in logiche da condominio e frenesie d'atavici terrori, mentre tutto il mondo si apre, espande e guarda al futuro, gli italiani continuano a celebrare con macabra allegria il loro funerale dal consesso civile. E lasciano naufragare un paio di generazioni - i giovani senza futuro e i quarantenni che non l'hanno mai avuto - per la loro ottusa sazietà di satrapi. Après moi, le déluge. Il mondo finisce con me, in malora tutto il resto. [gimas.jpg]


E nel frattempo si baloccano dietro le impudiche sciocchezze d'un altro vecchio dalla corta vista e dalla pancia piena. Mala tempora currunt: ma concedetemi almeno una maledizione, per questi catorci malvissuti.


Daniela Tuscano




 


8.11.08

CENSURATO DALLE TV ITALIANE!GUARDALO TUTTO,ILLUMINANTE!1/

Marco Travaglio - La VALANGA di menzogne di Berlusconi




un video vecchio ma sempre attuale.....

Scuola, Cossiga spera nel morto e attacca l'Unità




  francesco cossiga ANSA 220

Cossiga torna a colpire. E questa volta se la prende anche con L’Unità. Che abbiamo fatto di male? Sosteniamo la protesta degli studenti. Gravissima colpa per uno che consiglia alla polizia di fermare l’onda, prima infiltrando degli agenti, e poi facendoci scappare il morto. È il succo della lettera aperta che l’ex presidente della Repubblica ha inviato al Capo della polizia Antonio Manganelli. Un lungo testo in cui il picconatore dispensa consigli su come placare la rabbia degli studenti. La sua teoria, in sostanza, è questa: lasciateli fare casino, fateci scappare il morto, magari un bambino. Così poi anche i negozianti puniti dai cortei, anche la gente comune, inizierà ad avere paura. «E con la paura – scrive Cossiga – l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, che li sorregge».

Il piano che Cossiga ha in mente è preciso e dettagliato. L'ideale, spiega, sarebbe che «qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino» fossero feriti o «danneggiate, se fosse possibile, la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi».

Finora, infatti, secondo la teoria di Cossiga ha sbagliato a reagire: «Gli studenti più grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini – spiega – hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, le forze di polizia hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. È stato, mi creda un grande errore strategico. Io ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravità e nel consenso dell'opposizione».

Secondo Cossiga «un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei – consiglia a Manganelli – disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge».

Poi la provocazione: «L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita». A quel punto «io aspetterei ancora un po’ - dice - adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno».

Infine, Cossiga ha già anche a chi dare la colpa: «Il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di “Hitler! Hitler”». E il gioco è fatto. Come nel ’77.


Pubblicato il: 08.11.08 da l'Unità






Povero Silvio.....






Black Sabbath Iron Man(Live in Paris 1970)





UN ATTIMO DI ATTENZIONE ASCOLTATE QUESTO VIDEO ANNI 70 DAL VIVO

COSA SI DENOTA .....LA STRUMENTAZIONE E LA VOCE NON MANIPOLATA COME AL GIORNO D'OGGI!complimenti

Scuola, Cossiga evoca il morto e attacca l'Unità

Cossiga torna a colpire. E questa volta se la prende anche con L’Unità. Che abbiamo fatto di male? Sosteniamo la protesta degli studenti. Gravissima colpa per uno che consiglia alla polizia di fermare l’onda, prima infiltrando degli agenti, e poi facendoci scappare il morto. È il succo della lettera aperta che l’ex presidente della Repubblica ha inviato al Capo della polizia Antonio Manganelli. Un lungo testo in cui il picconatore dispensa consigli su come placare la rabbia degli studenti. La sua teoria, in sostanza, è questa: lasciateli fare casino, fateci scappare il morto, magari un bambino. Così poi anche i negozianti puniti dai cortei, anche la gente comune, inizierà ad avere paura. «E con la paura – scrive Cossiga – l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, che li sorregge».

Il piano che Cossiga ha in mente è preciso e dettagliato. L'ideale, spiega, sarebbe che «qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino» fossero feriti o «danneggiate, se fosse possibile, la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi». Finora, infatti, secondo la teoria di Cossiga ha sbagliato a reagire: «Gli studenti più grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini – spiega – hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, le forze di polizia hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. È stato, mi creda un grande errore strategico. Io ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravità e nel consenso dell'opposizione».

Secondo Cossiga «un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei – consiglia a Manganelli – disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge».

Poi la provocazione: «L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho già detto un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita». A quel punto «io aspetterei ancora un po’ - dice - adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di Bella ciao, devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno».

Infine, Cossiga ha già anche a chi dare la colpa: «Il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si è intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco, di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di “Hitler! Hitler”». E il gioco è fatto. Come nel ’77.


Pubblicato il: 08.11.08 da l'Unità








Senza titolo 1016

  DETTO POPOLARE ROMANO !  :-)


  MA CHE TE SEI MAGNATO I RAUDI ?  :-)


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Obama presidente

Ieri sera abbiamo assistito ad un momento storico. 143 anni dopo l’abolizione della schiavitù sancita dal 13° emendamento della Costituzione americana, 53 anni dopo il rifiuto di Rosa Parks di Montgomery, Alabama, di spostarsi dai sedili dell’autobus riservati al bianchi e 45 anni dopo il famoso discorso di Martin Luther King “Io ho un sogno”, gli Stati Uniti hanno eletto un presidente afro-americano!

Questo è un simbolo potente in un mondo dove la gente viene discriminata per la razza, le convinzioni religiose, l’età, il colore della pelle, l’orientamento sessuale ecc.


E’ il simbolo del fatto che la coscienza umana può evolversi, che vecchie verità possono lasciare il posto a nuove verità e che ciò che un tempo veniva ritenuto impossibile si può realizzare.
Questa è l’importanza storica di ciò che è successo negli Stati Uniti.


Ci congratuliamo con il Presidente Obama e con l’ispirato movimento sociale fatto di gente di tutti i settori della società americana, soprattutto giovani, spesso ignorati e trascurati nel processo politico e di idealisti che chiedono un cambiamento nonviolento.


Questo cambiamento non è solo un nuovo inizio per gli Stati Uniti, ma dato l’importante ruolo degli USA negli affari mondiali, molti lo considerano un nuovo inizio per tutto il mondo.


Non siamo ingenui, però: oggi vediamo all’orizzonte il simbolo di un nuovo futuro, ma non è sicuro che questo futuro arrivi.


In questi tempi di crisi finanziaria ed ambientale, il mondo si aspetta che gli Stati Uniti lavorino in modo costruttivo con gli altri paesi per risolvere questa profonda crisi. Speriamo che ritornino ad usare il potere dell’ispirazione, la libertà di pensiero ed espressione, il potere degli ideali, un orientamento davvero democratico e la promozione degli usi civili della scienza, invece di opprimere il mondo con il potere militare. Come ha detto Barack Obama nel suo discorso della vittoria: “Stasera abbiamo dimostrato che la forza della nostra nazione non viene dalla potenza delle armi o dalla ricchezza, ma dal potere dei nostri ideali”.


I popoli del mondo aspirano ad una nuova direzione. Le sfide globali a cui gli Stati Uniti e il Presidente Obama devono rispondere, insieme ai leader delle altre nazioni, sono:


1) Il ritiro delle truppe d’invasione dai territori occupati
2) La restituzione di questi territori ai loro abitanti
3) Lo smantellamento degli arsenali nucleari
4) La creazione di un nuovo sistema economico globale, basato sui valori umani e capace di eliminare l’usura e la speculazione
5) La protezione delle risorse del pianeta, in modo che la terra possa consentire la vita delle generazioni future


Facciamo i nostri auguri al Presidente Obama: questi potrebbero essere tempi pericolosi per lui. Sappiamo che nei corridoi del potere delle compagnie petrolifere, delle fabbriche d’armi e delle banche molti temono ciò che il futuro ha in serbo per loro. Questa piccola minoranza ha i mezzi per distruggerci tutti, nella sua avida ricerca di controllo delle risorse mondiali.


Continuiamo a lavorare perché la grande maggioranza della gente che nel mondo ama la pace e la nonviolenza possa compiere i prossimi passi, da un presidente nero alla Nazione Umana Universale.




5 novembre 1008


Gli umanisti d'Europa




Obama presidente

Ieri sera abbiamo assistito ad un momento storico. 143 anni dopo l’abolizione della schiavitù sancita dal 13° emendamento della Costituzione americana, 53 anni dopo il rifiuto di Rosa Parks di Montgomery, Alabama, di spostarsi dai sedili dell’autobus riservati al bianchi e 45 anni dopo il famoso discorso di Martin Luther King “Io ho un sogno”, gli Stati Uniti hanno eletto un presidente afro-americano!

Questo è un simbolo potente in un mondo dove la gente viene discriminata per la razza, le convinzioni religiose, l’età, il colore della pelle, l’orientamento sessuale ecc.

E’ il simbolo del fatto che la coscienza umana può evolversi, che vecchie verità possono lasciare il posto a nuove verità e che ciò che un tempo veniva ritenuto impossibile si può realizzare.
Questa è l’importanza storica di ciò che è successo negli Stati Uniti.

Ci congratuliamo con il Presidente Obama e con l’ispirato movimento sociale fatto di gente di tutti i settori della società americana, soprattutto giovani, spesso ignorati e trascurati nel processo politico e di idealisti che chiedono un cambiamento nonviolento.

Questo cambiamento non è solo un nuovo inizio per gli Stati Uniti, ma dato l’importante ruolo degli USA negli affari mondiali, molti lo considerano un nuovo inizio per tutto il mondo.

Non siamo ingenui, però: oggi vediamo all’orizzonte il simbolo di un nuovo futuro, ma non è sicuro che questo futuro arrivi.

In questi tempi di crisi finanziaria ed ambientale, il mondo si aspetta che gli Stati Uniti lavorino in modo costruttivo con gli altri paesi per risolvere questa profonda crisi. Speriamo che ritornino ad usare il potere dell’ispirazione, la libertà di pensiero ed espressione, il potere degli ideali, un orientamento davvero democratico e la promozione degli usi civili della scienza, invece di opprimere il mondo con il potere militare. Come ha detto Barack Obama nel suo discorso della vittoria: “Stasera abbiamo dimostrato che la forza della nostra nazione non viene dalla potenza delle armi o dalla ricchezza, ma dal potere dei nostri ideali”.

I popoli del mondo aspirano ad una nuova direzione. Le sfide globali a cui gli Stati Uniti e il Presidente Obama devono rispondere, insieme ai leader delle altre nazioni, sono:

1) Il ritiro delle truppe d’invasione dai territori occupati
2) La restituzione di questi territori ai loro abitanti
3) Lo smantellamento degli arsenali nucleari
4) La creazione di un nuovo sistema economico globale, basato sui valori umani e capace di eliminare l’usura e la speculazione
5) La protezione delle risorse del pianeta, in modo che la terra possa consentire la vita delle generazioni future

Facciamo i nostri auguri al Presidente Obama: questi potrebbero essere tempi pericolosi per lui. Sappiamo che nei corridoi del potere delle compagnie petrolifere, delle fabbriche d’armi e delle banche molti temono ciò che il futuro ha in serbo per loro. Questa piccola minoranza ha i mezzi per distruggerci tutti, nella sua avida ricerca di controllo delle risorse mondiali.

Continuiamo a lavorare perché la grande maggioranza della gente che nel mondo ama la pace e la nonviolenza possa compiere i prossimi passi, da un presidente nero alla Nazione Umana Universale.


5 novembre 1008

Gli umanisti d'Europa





Senza titolo 1015

  VE LO RICORDATE IL TELEFILM AGENZIA ROCKFORD ?  :-)


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Danyart New Quartet fiori e tempeste

Ieri è stato presentato il nuovo lavoro discografico dei Danyart New Quartet, formazione jazz capitana da Daniele Ricciu, in arte Dany...