9.4.12

Le Lady Oscar d’Afghanistan e altre storie 28/03/2012 - Le donne afghane finiscono in carcere per adulterio e si devono travestire da uomini per vivere

Non  riesco a  commentare    l'articolo qui sotto    lo lascio  a    questa  canzone   dei Mcr





estratta   dall'album Dopo il lungo inverno



la  notizia  è tratta   da    http://www.giornalettismo.com/


Il governo sostenuto dagli occidentali non è meno talebano di quello dei talebani e la condizione delle donne afghane è ancora quella di esseri umani di serie B.
foto   tratta   dal sito dell'articolo 


I PROGRESSI - Ci sono stati alcuni miglioramenti nella condizione della donna da quando le truppe occidentali hanno invaso l’Afghanistan, ma a dieci anni di distanza dall’inizio dell’impresa le donne afghane vivono ancora in un medioevo maschilista, anche se alcune di loro oggi possono andare a scuola     
INCARCERATE - Human Rights Watch denuncia proprio in questi giorni come più della metà delle donne detenute nelle carceri afghane sia stata condannata per adulterio o per essere fuggita dal marito. Reati che ovviamente non sono previsti per gli afghani e solo in questo paese sono considerati reati. Un clamoroso fallimento di uno dei motivi più pubblicizzati per l’invasione, che però non  deve stupire.
I LIBERATORI - In Afghanistan non s’è visto nessuno di quelli che volevano liberare le donne afghane. Non gli uomini  e nemmeno le donne, che non si sono mosse dalle loro case sicure in Occidente per andare ad aiutare le donne afghane nel loro difficile cammino d’emancipazione. E non si sono visti nemmeno i fini giuristi italiani che dovevano aiutare l’Afghanistan a darsi leggi e procedure compatibili con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e con il resto delle leggi internazionali che sono preposte a protezione della donna e al miglioramento della condizione femminile.
OGGETTI - Le giovani sono ancora date in sposa all’età di 12 anni o meno, il burka è ancora quasi obbligatorio e la legge protegge gli uomini che abusano delle donne punendo queste ultime persino se provano a fuggire dai loro aguzzini, che hanno potere di vita e di morte sulle femmine di famiglia come nemmeno in Arabia Saudita. Persino una blanda legge a protezione della donna, promulgata un paio d’anni fa, giace lettera morta perché tribunali e forse dell’ordine la ignorano.
STUPRATE DUE VOLTE - Anche la denuncia di uno stupro comporta la quasi automatica punizione della vittima e per questo non deve stupire che le denunce per stupro siano rarissime,visto che le autrici rischiano di subire altre violenze e torture per mano delle forze dell’ordine.
IDENTITA’ NEGATE - Pradigmatica anche la storia di una ex parlamentare donna come Azira Rafhat è travolta dal maschilismo imperante al punto da travestire una delle sue quattro figlie da maschio quando esce di casa, per evitare lo stigma sociale che accompagna le madri “incapaci” di dare alla luce un maschio.
TRADIZIONE LOCALE - Non certo un’idea originale, tanto che questi travestimenti hanno anche un nome, Bacha Posh e non sono infrequenti, perché un figlio maschio è un segno di prestigio ed onore, irrinunciabile per le famiglie di elevato standing sociale che non vogliano sentirsi dire di continuo che è triste che non abbiano dato alla luce un maschio. Ma può succedere anche alle figlie uniche, che non potrebbero andare in giro da sole con la loro identità femminile e in altri casi ancora. “Quando hai una buona posizione inAfghanistan e stai bene, le persone ti guardano in modo differente. Dicono che la tua vita è completa solo se hai un figlio maschio’, afferma la Rafhat. A fargli eco è il marito, Ezatullah Rafhat, convinto che avere un figlio maschio sia simbolo di prestigio e onore. “Chiunque veniva (a casa nostra, ndr) ci diceva: ‘Oh, ci spiace che non abbiate un figlio maschio’. Così ci è sembrata una buona idea mascherare nostra figlia, visto che anche lei lo voleva”, dice.
NON UN CASO ISOLATO – Ma quello della famiglia Rafhat non è un caso isolato inAfghanistan, dove in molti mercati si possono vedere ragazze abbigliate come maschi. Oltre a una motivazione sociale, dietro questa usanza vi sono anche ragioni economiche, in quanto un maschio puo’ lavorare piu’ facilmente in strada e sfamare la propria famiglia. Tra queste bambine che si presentano come maschi, di eta’ compresa tra i cinque e i 12 anni, ci sono venditrici di acqua e gomme da masticare. Ma questa condizione non dura per sempre e quando raggiungono i 17 o 18 anni tornano di nuovo femmine.
ELAHA – E’ il caso di Elaha, che per 20 anni ha vissuto come maschio a Mazar-e Sharif, nel nord dell’Afghanistan. Lo ha fatto perché la sua famiglia non aveva un figlio maschio e solo due anni fa ha riconquistato la sua identita’ femminile andando all’universita’, ma la riconversione non è stata semplice. “Quando ero piccola, i miei genitori mi hanno mascherato come un maschio perché non avevo un fratello. Fino a poco fa, come maschio, potevo uscire, giocare con gli altri e avere piu’ liberta”, racconta, sottolinenando cio’ che ora ha perso tornando donna. ‘Se i miei genitori mi costringeranno a sposarmi, compensero’ le sofferenze delle donne afghane e picchiero’ mio marito così forte che mi portera’ in tribunale tutti i giorni”, dice.
CHISSENEFREGA - Questa tradizione esiste da secoli in Afghanistan. Secondo Daud Rawish, sociologo a Kabul, potrebbe avere avuto inizio quando gli afghani iniziarono a combattere gli invasori e per questo le donne dovevano vestirsi come uomini. Ma Qazi Sayed Mohammad Sami, capo della Balkh Human Rights Commission, definisce questa usanza una violazione dei diritti umani. ‘Non possiamo modificare il sesso di qualcuno per un periodo. Non si puo’ cambiare una ragazza in un ragazzo per un breve tempo. E’ contro l’umanita”, afferma.
TRADIZIONE - Questa tradizione ha avuto effetti dannosi su alcune ragazze che sentono di aver perso memorie essenziali della propria infanzia e parte della loro identita’. Per altre, invece, e’ stata una esperienza positiva della liberta’ di cui, in quanto femmine, non avrebbero mai potuto godere.Una situazione intollerabile che invece è tollerata benissimo, perché una volta invaso l’Afghanistan l’interesse per la condizione delle donne afghane è evaporato all’istante, con una velocità tale da indurre molti a pensare che tante preoccupazioni per le donne afghane fossero solo ipocriti pretesti.
 Leggi anche    se  hai stomaco  forte  :





già prima di Bolzaneto G8 Genova 2001 la polizia torturava reprise

quando  riportai     la  notizia  (  vedere  post  precedente ) che le nostre  forze dell'ordine    torturavano ed  estorcevano   confessioni  cosa  nota   nonostante   : 1)  io precedenti casi  , oltre  quello citato  nel post  precedenti in particolare   il  caso pinelli   tenuto 3  giorni  e  3  notti  senza  dormire  e  mangiare    2)  dalle  canzoni    tipo il vestito di rossini di  Paolo  Pietrangeli   (  testo e  video  )    prima   che  cade  per  un malore  attivo   dalla  finestra  della    questura    , fui all' @ dei contatti  del blog   barricato d'alga  ricoperto  d'insulti  ed a accusato  di  :    disfattismo  , anti  patriottismo ,  di terrorismo , ecc . oppure  sminuivano  le  cose  e m'accusavano d'ingigantire le cose e d'essere contro le nostre forze dell'ordine . Ma  i come  sto iniziando a fare   , con più decisoione , da circa  2 \3   anni   me  ne frego   anche perchè i matti  ( come  mi considerano a volte  )  sono    quelli che  :


Il matto arriva con le pezze al culo
E se ti vede ti tende la mano
Il matto parla con lo sguardo perso
Sogna forte
E vede lontano

Il matto parla e grida e scherza
E ti guarda, poi ride di gusto
Ha la faccia innocente di un bimbo
Ha il furgone che sa di lambrusco
Ha negli occhi la luce
Del folle e del giusto
                      Il matto    dei Modena  City ramblers   qui il resto del testo


Ora come la mettiamo quando anche uno dei protagonisti dell'epoca che preferì seguire il motto :<< Usi ubbidir tacendo e tacendo morir >> lo conferma  ?



mi farebbe piacere    risentire  via  email  o qui  nei commenti   coloro  mi hanno scritto  via  email  e  cos'hanno  ora  dire  ?  A quando  un simile  Outing  per  le  torture  di Napoli e  Bolzaneto e  gli altri fatti  di   del G8  di Genova 2001   solo per  citare  i più recenti    ?  dovremo aspettare  altri  30  anni   quando la  gente  non si ricorderà più  cos'era  successo  ?
La  cosa  strana  è  proprio   mentre  scrivo   il finale   di questo  post, mi  ritornano  in mente  le parole di ques'ìaltra   canzoncina ironica   ( ma mica  più di  tanto   visto che ancor  oggi   sono sempre pochi quelli che   si rifiutano d'obbedir  tacendo  il  classico io non vedo  non parlo  non sento ,    di commettere   o per  ordine o di propria iniziativa    abusi del genere )   degli anni  60\80  sulla nostra polizia    trovate   sotto il  video

  con questo  è  tutto

se va un altro fondatore della repubblica Miriam Maffai




Proprio  mentre  ascoltavo   questa  canzone  



Leggo  sui  facebook la   e poi cerco in rete  , qui dal  corriere  della sera  online d'oggi  



Addio a Miriam Mafai
Signora scomoda e polemica del giornalismo e della sinistra







Miriam Mafai con Giorgio Napolitano in una foto d'archivioMILANO - Scomoda, polemica. E attenta osservatrice dei cambiamenti della società italiana. Miriam Mafai, editorialista di Repubblica, se n'è andata. E con lei si è persa una penna raffinata che ha fotografato le donne e gli uomini che hanno cambiato il volto della società italiana: Diario italiano 1976-2006 (Laterza) è uno dei sui libri. Dimenticare Berlinguer. La Sinistra italiana e la tradizione comunista e Botteghe oscure, addio le sua analisi non pietose sulla sinistra italiana di cui è stata militante. Sempre assai critica.
MILITANZA - Direttore di Noi Donne dal 1965 al 1970, era poi diventata inviato speciale a Paese Sera. Miriam Mafai era nata a Firenze nel 1926. Aveva partecipato alla resistenza antifascista a Roma nelle file del Pci. Dopo la Liberazione ha continuato l'attività politica militando nella vita e nella professione ponendosi come coscienza critica del Paese. Separata con due figli, agli inizi degli anni Sessanta Miriam Mafai incontrò Giancarlo Pajetta, il "ragazzo rosso" e uno dei più attivi protagonisti del Pci, con cui ha vissuto trent'anni. Dal 1983 al 1986 è stata presidente della Federazione nazionale della stampa.



Redazione Online  9 aprile 2012 | 17:27



chi se ne frega   di che ideologia  ( sempre  che sia  una  parola  ancora  valida  )    ma qui si tratta di una persona che ha dato tutta se stessa per l'italia e perchè anche noi potessimo avere la democrazia anche se poi causa guerra fredda e corruzione alcuni l'hanno tradita


  questo  video   è per  te  



mio menu di pasqua 2012

quest'anno  vuoi  per  la  crisi  vuoi  che mio  cugino   con moglie  e figlia  e  mio zio   che stanno per  lavoro  a Cono   fanno una pasqua Si (  quest'anno è  quella  si )  e  una No   sono rimasto   a casa  anzichè andare   come ogni anno  al mare   ed  in pineta  con amici  . Ecco  il menu




zuppa gallurese 







Panada Grande   


nella versione nel nuorese-oristanese ( con carciofi , olive , piselline e carote ) la   zona di mia  madre   e  dei miei nonni materni . Nel video   sotto    trovate  la versione campidanese fatta la  variante   con agnello e patate 





Ma   come dice  http://www.sardiniapoint.it/6984.html



Ingredienti per 4 persone:

  • per la pasta sfoglia- 1kg di farina, meglio di grano duro
    - un bicchiere di olio d'oliva
    - sale e acqua tiepida.



  • panada di carne:
    - 750g di carne d' agnello
    - 750g di piselli
    - 250g di sugo
    - prezzemolo
    cottura 2 ore e 30'

  • panada di anguille:
    - 1 kg di anguille
    - pepe
    - 3 etti di pomodori secchi
    - prezzemolo
    cottura 45 minuti


Come preparare la pasta sfoglia
Versate in una terrina la farina e l'olio d'oliva, impastate con acqua tiepida e leggermente salata.

Dopo aver lavorato l'amalgama in modo energico  per circa un'ora, lasciatela riposare per un'altra ora.

Il condimento interno.
Per la panada di anguille: tagliate i pomodori secchi a pezzetti piccoli e tritate il prezzemolo; pulite le anguille prima di intaccarle in tre parti.

Per la panada di carne: passate i piselli nell'acqua e tagliate a cubetti la carne d'agnello.
A questo punto stendete la pasta formando due sfoglie circolari dal diametro di circa 35 cm e dallo spessore di mezzo cm: la prima servirà come fondo e la seconda, un po' più sottile, come "coperchio".
Posate la sfoglia per il fondo in una teglia a bordi alti e riempitela con prezzemolo, pomodori secchi e anguille, ripetendo la sequenza per almeno due strati. Seguite la stessa procedura per la panada di carne d'agnello, partendo dai piselli.
Ultimato il ripieno con una generosa spolverata di sale, chiudete con il "coperchio" e unite le sfoglie formando un bordo simile ad una treccia.
VarizioniSia nella panada di anguille che in quella di carne non è raro aggiungere le patate al ripieno: in entrambi i casi le patate si tagliano a dischi sottili. 

Un grazie speciale a zia Odilia



                                                          da / http://www.gennarino.org/

La    ricetta  è la stessa   anche per  quelle  piccole    foto a   sinistra  tipiche  ( ma   diffuse  anche  nelle altre parti dell'isola     con varie  varianti  del Sassarese e  della  Gallura  \ Monte  acuto  )   d'Assemini ma  oggi diffuse  ovunque
                                                                                                                                   






  • uova di pasqua ( quello vinto sabato alla lotteria del bar , vedere foto  sotto  a centro     ) 






  • . varie ed eventuali  in particolare  le formagelle   fatte  da mamma  eccovi  la  ricetta  la mia  foto  e la  ricetta presa  da questo  blog  http://manimpasta.blogspot.it

Il dolce tipico della Pasqua in Sardegna sono le formagelle, altrimenti chiamate "Parduas".L'ingrediente principale è il formaggio pecorino fresco, fatto al massimo da qualche giorno. Si possono fare sia solo di formaggio che formaggio e ricotta pecorina op solo di quest'ultimo  .

Ingredienti:
800 gr di formaggio pecorino fresco
200 gr di ricotta pecorina freschissima
tre rossi d'uovo
due bustine di zafferano 
200 gr di zucchero
200 gr di farina
la buccia grattugiata di tre arance
Per la sfoglia:
400 gr farina 00
un cucchiaio di strutto
acqua tiepieda
Per la decorazione:
miele e diavolini colorati
Preparazione:
La sera prima passate il formaggio nel mixer e grattugiatelo molto fine così: 
 
mettete la ricotta, il formaggio, la buccia grattugiata dell'arancio, i rossi d'uovo, lo zafferano in una conca o un grosso insalatiere e impastate con le mani, fino a ottenere un impasto omogeneo e di colore giallo, così:
 
mettete a riposo in frigo per una notte.
Impastate la farina con lo strutto e l'acqua per la sfoglia stendetela con il rullo e con un bicchiere fate una forma tonda sopra posatevi una pallina di impasto così:
 
Piegate i bordi così
 
riempite la teglia e infornate a 180° per circa un ora, devono essere ben dorate:

Andate fino a esaurimento ingredienti

Per  chi volesse altre ricette di dolci sardi  eccovi  un buon sito  con un ebook in pdf
http://www.manuscritto.it/ebook/Dolci_di_Sardegna.pdf

richiesta d'aiuto contro le elucubrazioni \ seghe mentali continue

lo so che sono un lamento  continuo  , specie  con le  mie  elucubrazioni , un parolaio secondo altri\e  . Ma  certe  domande  , chiamatele elucubrazioni \  seghe mentali  non mi riesce  proprio a non farmele  Ecco al più recente  , avvenuta  dopo una vignetta  pubblicata   sopra  all'inizio del post    da  un mio utente  di  facebook  sulla mia bacheca .
E come spesso  mi accade  , non  so  spiegarmi  come faccio  so  solo che mi vine  spontaneo   trovo collegamenti   fra le cose  . Ecco quello che  ho trovato    nelle curve  della mia memoria. In particolare dal  5.55 al 6.40



Qualcuno\a  ha  qualche  suggerimento  come evitarle   che non sia  solo questo libro


Dietro a questo titolo provocatorio si nasconde un manuale "prêt-à-porter" che i nevrotici, o aspiranti tali, dovrebbero tenere in tasca. Esso utilizza tecniche yoga, buddhiste e zen, praticate da secoli dagli orientali (evidentemente anche loro nevrotici) ma esportabili anche a noi poveri uomini e donne dell'occidente. La nevrosi ci sommerge di ansie e di paure che ci impediscono di gioire della vita e dei rapporti con gli altri. Eliminando il pensiero nevrotico (le seghe mentali) e ritornando a quella realtà da cui esso ci allontana, possiamo imparare a godere delle vita e delle cose che ci stanno intorno. L'autore insegna Fondamenti delle discipline psicologiche orientali all'Università di Genova.


magari le vostre esperienze   personali di come  ci siete   riusciti\e  a  risolvere  questo  problema

Edith Stein donna totale


Il numero 2 sembra accompagnare la sorte di Edith Stein: nata alla fede cristiana il 1° gennaio 1922, durante la festa della Circoncisione di Gesù, martirizzata ad Auschwitz nel 1942. A 52 anni. Edith Stein riassume tutto: l’ebraismo e il cristianesimo, o forse solo Gesù, un ebreo osservante e, al tempo stesso, uno strano ebreo: un ebreo che trascende l’ebraismo per giungere alla pienezza di un’umanità totale, ricapitolativa, senza più religione, perché di ognuno.
Edith Stein fu la prima a svelare questa realtà scandalosa ancor oggi, l’appartenenza di Gesù al suo popolo, allora del tutto accantonata se non addirittura negata con forza. È stata di ognuno (e di ognuna) mantenendo la propria originalità.

A lato: il fonte battesimale di Edith Stein nella cattedrale di Bad Berzagern. Sotto: un monumento alla filosofa.



Mi occupai di lei già anni fa. Ma, in occasione del settantesimo della morte (cadrà, più precisamente, il 9 agosto prossimo) e del 90° del battesimo, in tempi, se non altrettanto calamitosi come quelli in cui le toccò vivere, senz’altro assai duri, funestati da miseria, violenza, intolleranza, misoginia e razzismo, la sua figura splende più attuale che mai. Giovanni Paolo II la beatificò nel 1998 dopo averla proclamata compatrona d’Europa, e fu una grande intuizione, perché Edith Stein (Teresa Benedetta della Croce dopo aver preso i voti come Carmelitana) impersona il dramma, la complessità, il cuore pulsante del nostro continente. La crisi dell’antropologia cristiana attuale può essere risolta a partire dal suo pensiero, dalla sua attenzione costante, direi costitutiva, alla natura della donna, al suo porla al centro della sua speculazione. Edith comprese che solo una “ruah” (spirito) femminile avrebbe potuto salvare il mondo. La “ruah” femminile, che altrove essa chiama empatia, è la capacità d’immedesimarsi negli altri, il dono di provare pietà e compassione, il compito d’educare la gioventù e la politica alla pace. La “ruah” femminile è collaborazione fattiva e paritaria con l’uomo. Edith pose al centro della sua riflessione anche la questione della sessualità, il significato profondo della relazione dei corpi – e spingeva a una corretta educazione sessuale nelle scuole già negli anni Trenta. Studiare la sua filosofia, oggi, significa non solo comprendere lo spirito e il dramma del

Novecento, ma le premesse per gettare una luce sulla realtà d’oggi: la tragedia dell’individualismo, la prevaricazione tra i sessi che diventa, in ultima analisi, dominio dell’uomo su qualsiasi altro essere vivente: donna, certo, ma anche natura. L’intelligenza “pura”, il raziocinio freddo può portare alla spersonalizzazione e alla spietatezza, e a un’oggettività forse più terribile perché impersonale: questo il rischio della maschilità non illuminata dalla grazia. E un abbandono totale alla vita istintiva, con rischio della castrazione dell’uomo che le è affidato: ecco il rischio della femminilità non guidata. Fonte della sua riflessione è la “donna forte” biblica.

Un ebraismo, il suo, mai rinnegato, anche dopo la conversione. Un ebraismo che la segna fino alla fine, fino al campetto di Auschwitz dove i prigionieri venivano fatti spogliare in attesa di andare a rinfrescarsi nelle “docce”. Chissà cos’ha pensato in quegli ultimi istanti, la filosofa che anni prima, inascoltata, aveva supplicato il Papa di pronunciare una netta parola di condanna contro i persecutori del suo popolo. Forse aveva già compreso che quella “scientia crucis” da lei elaborata, quell’assumersi del cristiano della passione di Cristo e dell’uomo reietto, toccava la sua persona in modo particolare, totale, ultimativo? In quegli anni spaventosi, Edith Stein è stata l’eterno ebreo, la sua parabola ha incarnato e s’è, diciamo, incistata nella vicenda d’un intero popolo e dell’intera umanità. Ma è stata anche – insieme, non malgrado – l’eterno Gesù e l’eterno Cristo, che proprio di lei, di una donna, in quell’epoca e in quel luogo, aveva assunto le sembianze.

8.4.12

Alma Mater, svolta sugli esami "Ora è vietato rifiutare il voto"

  meno male  che mi sono Laureato in tempo e non ho visto 'sto schifo


Da repubblica  online del 7\4\2012

IL CASO
Alma Mater, svolta sugli esami
"Ora è vietato rifiutare il voto"
Parte da Medicina un cambiamento epocale per tutti gli studenti. La comunicazione del preside Stefoni fa infuriare diversi iscritti. A Lettere, invece, l'esaminando viene convocato prima della convalida  di VALERIO VARESI






Alla facoltà di Medicina sarà più difficile rifiutare un voto insoddisfacente una volta che è stato attribuito e registrato. Così avvisa il preside Sergio Stefoni in una comunicazione agli studenti. "Vi segnalo - scrive - che non deve essere consentito agli esaminandi di rifiutare il voto una volta che sia stato attribuito dal docente". E mentre altri suoi colleghi si mostrano più possibilisti individuando compromessi, gli studenti protestano. 
I primi a opporsi sono quelli del gruppo "Prometeo" i quali ritengono indispensabile la possibilità di rifiutare il voto in quanto la valutazione finale è dirimente per l'accesso alle scuole di specializzazione le cui modalità sono, a loro dire, "a dir poco restrittive". 
La disposizione generale, che il preside di Medicina ha adottato in modo così netto, è stata promulgata per l'intero ateneo, ma non tutte le facoltà l'hanno applicata allo stesso modo. Ognuno ha coniugato le norme in modo da adattarle alla propria didattica. L'intento è quello di rendere più veloce e "produttivo", oltre che selettivo, il corso di studi in considerazione del fatto che gli atenei misurano la loro efficienza (e i finanziamenti) proprio in ragione della percentuale di allievi che sfornano nei tempi previsti. In altre parole, se uno studente può rifiutare il voto è portato a ripetere più volte l'esame e quindi a rallentare il proprio iter didattico. 
Messo alle 
strette tra prendere o lasciare, la velocità dello stesso iter crescerebbe soprattutto perché negli esami scritti e registrati immediatamente, diventerebbe quasi impossibile il rifiuto. Carla Giovannini, la preside di Lettere, dopo aver ricevuto le lamentele degli studenti riguardanti proprio gli esami scritti (dove, appunto, il voto viene registrato all'atto della correzione), ha convocato tutti i professori cercando di addolcire le modalità di applicazione della norma. In pratica, prima della registrazione, viene convocato lo studente per sentire se la votazione corrisponde alle sue aspettative. "È un suo diritto rifiutare il voto" spiega Giovannini. "Certo, il sistema informatico è più rigido del sistema tradizionale, ma si possono trovare compromessi". 
In sostanza, prima di confermare, si consulta lo studente. Se quest'ultimo non è soddisfatto della valutazione, nel sistema informatico "Alma esami" esiste l'opzione "ritiro" che equivale a un nulla di fatto. La differenza tra facoltà come Lettere e altre come Medicina, sta nel fatto che quest'ultima ha molti più esami scritti e convocare gli studenti prima di registrare un voto corretto su carta comporta una procedura più laboriosa. Secondo gli studenti, l'obbligo di ritirarsi prima di aver appreso la votazione può creare situazioni definite "grottesche". In certi casi l'allievo potrà essere indotto a gettare la spugna poco prima di conoscere il voto per timore, oppure a farlo per pessimismo o scoramento anche quando l'esame sta andando discretamente bene. Oppure ancora, al contrario, a non poter ritirarsi in tempo quando pensa di aver sostenuto un ottimo esame, ma si vede affibbiato un voto poco soddisfacente.

anche le catene posso insegnare qualcosa


LEI:"rallenta scemo,che ho paura!!".
LUI:"e dai sù,è per divertirsi un pò..no?"
LEI:"NO!Ti prego..ho troppa paura!"
LUI:"amore rallento sl se mi dici che mi ami..."
LEI:"TI AMO ma per favore adesso..vai più piano!
LUI:"e..se mi dici che non hi mai amato nessuno come me!"
LEI:"MAI!..nessuno!!"
LUI:"e per finire voglio un bacio!"
La ragazza lo abbraccia e lo bacia delicatamente sul collo...
LUI:"puoi togliermi il casco e metterlo tu che mi dà fastidio?!"
LEI:"ma giura che poi rallenti!!"
La ragazza gli toglie il casco e lo indossa lei..
Il giorno dopo su tt i giornali....



PRIMA PAGINA:incidente in autostrada su una moto,CAUSA:problemi ai freni.."di due persone solo una è riuscita a salvarsi!"

*Ecco quello che è successo:*

Il ragazzo si era accorto a metà strada che i freni non funzionavano. Aveva deciso di non avvertire la ragazza per non metterle ansia,così per l'ultima volta si era fatto dire "TI AMO",aveva ricevuto il suo bacio,le aveva fatto indossare il casco e così l'aveva protetta. Anche se tutto questo significava rinunciare alla sua vita per provare a salvarne un'altra. Eppure per il ragazzo il suo gesto aveva un senso:salvare la ragazza a cui teneva più della sua stessa vita.


la sardegna terra di conquista e penetrazione delle mafie



oltre  la mafia   della speculazione edilizia    Olbia2  (carboni , calvi  , banda  magliana  )  e lo scandalo di Is  arenas,   ci sarebbero  anche  altre  mafie   che stanno penetrando  sempre  più   nell'Isola . Esse  sono  le  ecomafie  (  denunciata  , in fatti   è stato sentito  alla commissione  antimafia  ,  in un romanzo  dallo scrittore massimo carlotto  ) ., quelle  sulle  energie  pulite  confermato per  quella  dell'eloico   dall'indagine  e processi   sulla   P3  e P4,  sia   quella  del solare  da  1) questo dossier  sul rischio delle infiltrazioni  delle mafie  nell'energie   rinnovabili   ), 2)  dalle proteste , come stava  avvenendo   nonostante   le risate  poi  zittite  dalle inchieste  per  l'eolico ,  di pastori    e  contadini ma  anche   cittadini comun  per la vendita   (  in alcuni casio anche sospetta  e viziata  )   di  grandi   estensioni  di terreni fertili che potrebbero essere usati per  l'agricoltura  e  la  pastorizia  . E poi   ci sarebbe  il pizzo  ed  il racket   che sembrerebbe  trovare  conferma  sia   dall'aumento (  si  era interessato anche la Dia nazionale )   dei reati  d'usura  ,  estorsione  , turbativa  d'aste  giudiziarie  , sia  da numerosi attentati ad  auto e  a  locali   ad  Olbia in particolare    e voci sempre  più insistenti ma non  confermate   giudiziariamente    di estorsioni \ racket     nel settore    dei vigilantes   verso  gli   Alberghi     della  costa  Smeralda .   Ed  l'assalto  delle  mafie   all'oro rosso    come riporta  questo articolo 


 Le mafie italiane all’assalto del corallo


Inviato da Andrea Canfora il 08/09/2011 - 16:0

Alessandro De Pascale
INCHIESTA. Camorra e criminalità sarda pescano illegalmente il prezioso animale in Algeria e Tunisia. Un business da centinaia di milioni di euro l’anno, su cui indaga la procura di Cagliari.
La criminalità organizzata all’assalto del corallo sulle coste di Tunisia e Algeria. Un traffico illegale che vale centinaia di milioni di euro l’anno, su cui ora indagano sia la Procura di Cagliari che le autorità locali nordafricane. I pubblici ministeri sardi ipotizzano che una quota importante del corallo rosso lavorato e trasformato in gioielli e oggetti d’arte nei laboratori della Sardegna e della Campania, poi venduti a peso d’oro ai turisti, provenga in realtà da partite che arrivano illegalmente in Italia dalle coste nordafricane. Già nei decenni scorsi, imbarcazioni campane avevano depredato i fondali della Tunisia. Ora si sono trasferiti in Algeria. Dove i trafficanti operano principalmente nella zona di El Kala e Annaba, da dove partono anche i migranti. Queste due località, sono di fronte alle coste della Sardegna meridionale. A circa 160 chilometri di mare da Cagliari. La decisione delle autorità algerine di vietarne la pesca, non ha fermato i trafficanti. 
Tanto che la procura dell’isola ha scoperto almeno due rotte. La prima è gestita da sardi che avrebbero stabilito la propria base logistica nell’isoletta algerina di La Galitte, nei pressi di un’area molto ricca di corallo. Piccole imbarcazioni, lo pescano con un metodo artigianale devastante per l’ecosistema, utilizzato anche in Italia fino alle fine degli anni Sessanta: la “croce di Sant’Andrea”. Si tratta di due tavole di legno incrociate appese a un cavo lungo 200 metri che strappano il corallo, arando i fondali. Consente di raccogliere meno del 30 per cento dei rametti spezzati, visto che gli altri restano sul fondale e muoiono. In Algeria vale 2.000 euro al chilo, ma una volta caricato sui motoscafi e sbarcato a Cagliari già schizza a 60mila euro. Per poi moltiplicarsi per dieci nei laboratori della Gallura e nei negozi di Alghero, nel nord dell’isola. Un ottimo affare per la criminalità organizzata sarda. Fiutato anche dalla camorra.
 Tanto che la seconda rotta, quella per Torre del Greco (Na), è gestita dai clan campani, il cui referente sarebbe un certo Antonio che le autorità algerine cercano di arrestare in tutti i modi. Gli italiani catturati negli ultimi anni sono una dozzina, altrettanti i sequestri. Tra cui una partita di corallo grezzo di una trentina di tonnellate, del valore iniziale di almeno 18 milioni di euro. Anche il Dipartimento algerino per la pesca di Annaba, parla ormai apertamente di «mafia del corallo con basi in Italia» che conduce in Sardegna e a Torre del Greco. Alcuni arrestati avrebbero già iniziato a collaborare con le autorità locali, raccondando che tra i compratori ci sono anche francesi e spagnoli. Del resto nei decenni scorsi, soltanto nel Mediterraneo, si pescavano almeno 60 tonnellate di corallo l’anno. Ora sono meno della metà. Perché il Corallium, che cresce in media di 3-4 centimetri ogni 15 anni, è quasi del tutto scomparso delle coste italiane, francesi e spagnole, causa sovra sfruttamento. 
«Prima questo animale si trovava anche sulle nostre spiagge a 2-3 metri di profondità, ora dagli 80 metri in giù e quasi solo in Sardegna», denuncia il biologo marino Luca Marini. Che poi conferma: «Abbiamo avuto notizie di grandi partite di corallo stoccate e rivendute dalla criminalità organizzata». Molti governi, come quello algerino, ne hanno vietata la pesca. Altri, come l’Italia, limitata a determinati periodi e solo per i corallari subacquei che devono operare con una licenza rinnovata annualmentedalla Regione di pertinenza. Inoltre non possono spingersi oltre i 100 metri di profondità e possono restarci per qualche decina di minuti. «Il corallo lavorato a Torre del Greco proviene da tutto il Mediterraneo e il mare algerino è il più ricco in assoluto, tuttavia sono le condizioni socioeconomiche locali a favorire la pesca illegale e le infiltrazioni della criminalità a monte», conferma Ciro Condito, presidente di Assocoral, l’associazione di categoria che riunisce le 300 aziende campane del settore. 
«La soluzione va trovata in loco». Del tutto assenti anche le certificazioni sulla filiera. «È impossibile ricostruire la provenienza del corallo - ammette Condito - perché se un laboratorio lo acquista dalla Sardegna la fattura proverrà da quell’isola. Al mercato interessa solo che sia rosso e del Mediterraneo». Già in un’indagine condotta dall’Antimafia di Napoli nel 2004 era emerso che il clan Falanga di Torre del Greco sarebbe riuscito a monopolizzare l’approvvigionamento del corallo in città. E non contento, al pari delle altre attività commerciali e imprenditoriali dell’area, chiedeva ai laboratori anche il pizzo. Emblematica la vicenda del polo del corallo di Marcianise (Ce) del consorzio Oromare (150 aziende). Nel 2005 il clan Belforte pretende una tangente di 10 milioni di euro malmendando il costruttore Fabrizio Giustino e minacciando il presidente del consorzio, Gino Di Luca.

7.4.12

Risparmiare sulla benzina , le POMPE BIANCHE


ilgeniodavinciaquaeram - 59 minuti fa
In fondo al post, il link per poter vedere tutte le pompe bianche sul territorio italiano. Il costo del carburante, alle pompe bianche è più basso per l’assenza degli oneri di gestione: stoccaggio, pubblicità e marketing. Le “pompe bianche” sono distributori indipendenti di carburante, senza logo. Possono acquistare direttamente da raffinerie e depositi a prezzi più bassi (libero mercato). Su tutto il territorio nazionale su 23 mila distributori di carburante, circa 2 mila sono “pompe bianche” che concorrono al prezzo più basso - circa dieci centesimi in meno per litro - di quelli... continua qui >>

LO STRANO MONDO DI FACEBOOK



volevo sentire una persona in video chiamata e lei mi ha risposto prima



Anna Viliardi non ha risposto alla tua chiamata.
Anna Viliardi non ha risposto alla tua chiamata.13:55




poi    è nata la discussione   che segue




scusa perchè mi stavi chiamando?




cosi volevo vederti e stavo provando la video chiamata




Tu sei pazzo






perchè ?

nn credo che ci sia niente di m ora DEVO SCAPPARE BUONA PASQUA


Ma fatti curare


? PERCHè M'INSULTI ?


poi mi ha bloccato e cancellato . chi la capisce questa nuova gioventù . lei ha 21 e io 36 . Posso capire il fastidio della video chiamata ok , ma almeno cazzarola dillo e non insultare la gente.





Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

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