30.7.12

Denuncia il malaffare: sospeso dal Pd, diventa l’eroe dei giovani del partito


a volte il pacco ...., ehm... http://www.ilfattoquotidiano.it pubblica articoli interessanti


 

Denuncia il malaffare: sospeso dal Pd, diventa l’eroe dei giovani del partito

Il 24enne Carmine Parisi, militante di Agropoli, ha subito un intervento disciplinare per aver scritto del sacco edilizio del Cilento, senza risparmiare i big democratici della Provincia di Salerno. Ma ha finito per diventare un idolo per le nuove leve, riuniti a parlare di legalità

Carmine-Parisi pd agropoli_interna nuova
Un eroe per i coetanei dei Giovani Democratici, che lo hanno applaudito a lungo quando ha raccontato la sua storia e le sue battaglie contro il sacco edilizio del Cilento a una tre giorni di dibattiti sulla legalità organizzati dai Gd lombardi a Eupilio (Como). Un “rompicoglioni” non degno di far parte del partito dei ‘grandi’, secondo la commissione disciplinare del Pd che lo ha sospesoper tre mesi e fa ostruzionismo sulla richiesta di rinnovo della tessera.
Chissà se Pierluigi Bersani ne sa qualcosa. “Gli abbiamo scritto, nessuna risposta”. Carmine Parisi, 24 anni, militante Gd di Agropoli (Salerno), sorride su questa sua condizione di vittima della scoraggiante schizofrenia della politica. E tira fuori un pacco di carte che riempirebbe un faldone di Tribunale. Copie di delibere, ritagli di giornale, atti giudiziari a corredo delle iniziative con le quali Parisi ha denunciato la longa manus delle lobby edilizie sul governo di Agropoli e di intere fette del Cilento, la terra difesa fino alla morte (e purtroppo non è una metafora) da Angelo Vassallo, il sindaco Pd di Pollica-Acciaroli ucciso la sera del 5 settembre 2010.
Parisi ha illustrato, documenti alla mano, i conflitti di interesse di politici titolari di ditte edili che fanno affari con la pubblica amministrazione, nel vuoto della mancanza di strumenti urbanistici. Ma si è macchiato agli occhi del Pd, di un delitto gravissimo: ha fatto opposizione a una giunta capeggiata da un democratico, l’ex assessore provinciale di Salerno ai Lavori Pubblici Francesco Alfieri, avvocato, in ottimi rapporti con il sindaco Pd di Salerno Vincenzo De Luca nonché fratello del presidente della Banca di Credito Cooperativo del Cilento, Lucio Alfieri, che cura la Tesoreria del Comune. Un sindaco capace di essere rieletto a maggio con l’88% dei consensi al primo turno. Uno che conta, nello scacchiere del potere locale e provinciale.
Tra Davide e Golia, il Pd si è schierato con Golia senza prendere in considerazione le ragioni di Davide. Dimostrando poca attenzione alle vicende della cronaca. Perché mentre deliberava la sospensione di Parisi e dell’ex sindaco Ds di Agropoli Antonio Domini, con la motivazione di non essere acquiescenti all’amministrazione a guida Pd, sono avanzate alcune inchieste della Procura di Salerno che hanno dato ulteriori validi argomenti alle tesi dei sospesi. Due in particolare. La prima: ‘Strade fantasma’, scattata sulle denunce di Vassallo; interi lotti di strade provinciali mai costruiti, ma regolarmente pagati, mentre la politica sonnecchiava, incapace di accorgersi dell’imbroglio. La seconda, la più recente e devastante: ‘Due Torri’, l’inchiesta sul sistema Citarella, dal nome dell’imprenditore edile e presidente della Nocerina calcio capace di formare un cartello di ditte che per quasi dieci anni si sarebbe spartito gli affari della Provincia di Salerno truccando gli appalti e corrompendo tecnici e funzionari: 15 arresti, oltre 300 indagati, 302 ditte coinvolte. Tra gli indagati per turbativa d’asta c’è un assessore ed ex capogruppo del Pd di Agropoli.E da giorni le locandine dei giornali locali (“quando non le coprono con le cartoline” dice Parisi) sparano la notizia che Citarella in carcere ha cantato e ha tirato in ballo l’ex assessore provinciale ai Lavori Pubblici. Francesco Alfieri, per l’appunto. Alfieri non è indagato e per il momento ha scelto la linea del silenzio. I papaveri del Pd salernitano lo difendono: “Non ha avuto nemmeno un avviso di garanzia” spiega il segretario provinciale Nicola Landolfi “se e quando lo avrà ne discuteremo”. Per anni Parisi e Domini queste cose le hanno raccontate tramite un loro giornalino, ‘Trasparenza e Legalità’. Il numero del 7 settembre 2011 fece rumore e guarda caso coincise più o meno coi tempi del provvedimento disciplinare. Pubblicò un reportage sui “signori del cemento che dominano la politica agropolese”. Seguiva dettagliato elenco dei consiglieri, degli assessori e dei parenti di pubblici amministratori titolari di ditte, e gli appalti aggiudicati con i relativi importi, gli incarichi di progettista, tecnico, collaudatore. Il patto del mattone. Una copia del giornale finì sulla scrivania del presidente della commissione nazionale di garanzia del Pd, Luigi Berlinguer, che per lettera promise un interessamento diretto “vista la gravità dei fatti denunciati”.
Ma poi si è fatto vivo? “No” risponde Parisi, che non smette mai di sorridere mentre spiega vicende capaci di far infuriare chiunque. E il giornale? “Abbiamo smesso di mandarlo in stampa: nessuno voleva farci più pubblicità perché temevano ritorsioni, e i direttori si sono dimessi lamentando unclima di intimidazione. Troppe querele”. Peccato. Il giornalino vantava un piccolo scoop: la pubblicazione di un’inserzione di vendita del’antico Castello di Agropoli per un milione di euro, quando la giunta Alfieri se lo è comprato, successivamente, pagandolo 3 milioni. “Fu un errore si stampa” si difesero i diretti interessati il giorno dopo.
Le carte sono in Procura, allegate a un esposto dell’ex sindaco Domini. Che argomenta così le origini del dissenso interno al Pd agropolese: “Io ero espressione dei Ds, venni sfiduciato nel 2006 attraverso una manovra orchestrata dalla Margherita di Alfieri e del presidente della Provincia dell’epoca, Angelo Villani. In questo modo mi impedirono di portare a termine l’adozione del Piano regolatore, lasciando in vigore tuttora un piano di fabbricazione del 1972. Quando non c’è un piano regolatore, si sa, aumenta la discrezionalità… Mi ricandidai da Ds contro il candidato della Margherita, Alfieri. Così in consiglio ho fatto opposizione. E l’ho proseguita anche con la nascita del Pd, perché ero espressione di una lista di minoranza, e non ho aderito al gruppo Pd. Mi hanno sospeso per questo. E perché ovviamente insieme ai Gd ho denunciato quel che ora sta emergendo con chiarezza”.
Parisi ascolta e si scusa, ma deve correre a dare una mano all’organizzazione della festa nazionale Gd, in corso sul lungomare della vicina Acciaroli. Viene Massimo D’Alema, uno dei capi storici di un Pd che invece di incoraggiare i giovani preparati e documentati come Parisi preferisce cacciarli fuori perché danno fastidio. E Parisi sorride anche su questo.

Se il gossip prevale sullo sport


  dall'unione sarda del  30\7\2012

Se il gossip prevale sullo sport

Ivan Paone

Troppe telecamere, troppo clamore, troppa pressione mediatica. E Federica Pellegrini ha fatto flop nella finale 400 stile libero di nuoto. Ma, per favore, non gettate la croce addosso ai media, adesso. Gran parte delle responsabilità di questa sovraesposizione grava sulla stessa Federica, che ha trasformato in evento mediatico qualsiasi aspetto della sua vita, anche privata. Per esempio, che bisogna c'era di una cerimonia di fidanzamento con Magnini stile holliwoodiano? E dei discorsi sul sesso prima della gara? Interviste su interviste, in minima parte sui giornali sportivi, la gran parte su quelli di gossip. Il tutto unito a una insicurezza di base di Federica, che ha paura di nuotare in mare. E non è che la sua metà, Filippo Magnini, si stia comportando meglio. Commentando la faticosa qualificazione della staffetta azzurra, Magnini ha gettato fango sui compagni in diretta tv: «Io ho fatto una grande gara, gli altri non devono commettere certi errori. Siamo all'Olimpiade!». Vivaddio, non ce ne eravamo accorti.
Consoliamoci con l'argento dello sciabolatore Diego Occhiuzzi e con il bronzo della judoka Rosalba Forciniti. Attorno a loro, poco clamore ma tanta felicità sincera. In pieno spirito olimpico che, in teoria, dovrebbe mettere in gara solo atleti dilettanti. In teoria.

29.7.12

anticlericale non vuole non credere o essere ateo

La Chiesa è esattamente ciò contro cui Gesù predicò  e contro cui insegnò ai suoi discepoli a combattere.(Friedrich Wilhelm Nietzsche ) 
 Poichè questo post  scatenerà  lei re   e quindi credo di perdita  di compagni di  strada  oltre  che accuse  di ateismo   questa  è la mia risposta  
ateismo " e " anticlericalismo " sono due cose molto differenti. Posso essere un  credente  non dogmatico  \  laico   ma non per questo condividere tutto ciò che è clericale! Non ricordo di aver mai letto che per arrivare a Dio siano tassativamente obbligatori il tramite e l' intercessione dei preti !! Con questo, per carità...io non voglio minimamente intaccare quelle che sono le vostre  convinzioni in campo religioso: ritengo che ognuno abbia il diritto di avvicinarsi a Dio nei modi e nei luoghi che ritiene più opportuni o se  farlo da praticante  o meno  . <<  Noi non possiamo ereditare dal passato la Parola di Dio irrigidita nelle forme di meditazione con cui è stata arricchita: dobbiamo rimeditarla noi, nel nostro cammino.  >> (   da http://it.wikiquote.org/wiki   di Padre  M.ErnestoBbalducci   1922-1992 )

mezze delusioni olimpiche . mai dare niente per scontato







Andrea Mattei Meno luci della ribalta e più luci della piscina...così si vincono le medaglie. Non con il nome ma con la fatica


Erika Giella ‎:(







 mi consolo delle sconfitte di stasera nel nuoto con questa http://www.youtube.com/watch?v=wgYgl4OodeY&feature=youtu.be





Louis Armstrong - Mack The Knife - 1959
‎1959 in Stuttgart Germany Louis Armstrong



Luca Basaldella a me fa ancora piu' rabbia vedendo il tempo...4 01 e mezzo la pellegrini dell' anno scorso lo nuotava senza problemi....chissa' a chi dara' la colpa adesso....


Nicola Andrucci il divismo gossipparo non si concilia con lo sport

mentre  un po'  d'amaro  anche  per la  Cragnotto -Dallape'
, beh almeno  si  sono battute  è battuta e non si sono  lasciate  andare  come la pellegrini ed  hanno  lottato fino ala fine  .Idem  anche se  una del suyomcalibro poteva  sbagliare meno 

Olimpiadi Londra 2012: Chiara Cainero abdica a testa alta, quinta ad un piattello dal Bronzo

Domenica 29 Luglio 2012, 15:41 in DiarioTiro a Volodi 
Quinto posto ad un punto dal Bronzo dopo essere entrata in finale grazie allo spareggio: Chiara Cainero cede la corona olimpica alla statunitense Rhode.
Chiara Cainero
Chiara Cainero, razza Piave, esce a testa alta dalla finale dello Skeet Femminile, che ha aperto le prove di Tiro a Volo delle Olimpiadi di Londra, difendendo al meglio delle sue possibilità il titolo olimpico conquistato quattro anni fa a Pechino.

Davanti a tutte, ipotecando la sua quinta medaglia olimpica, la statunitense Kimberly Rhode che sembra l'unica a non soffrire il campo di gara, difficile a detta di tiratori e tiratrici, e segna un 74 da record olimpico e un 25/25 in finale che la issa sul gradino più alto del podio con 99 punti.
Partita male nelle qualificazioni con 22 centri nella prima serie e 21 centri nella seconda serie, Chiara tira fuori l'orgoglio della campionessa e con un 24 nell'ultima serie, grazie anche al crollo della francese Giradet, raggiunge il punteggio di 67 che le permette di giocarsi con la svedese Lundqvist l'ultimo posto per la finale, obiettivo raggiunto al secondo piattello di spareggio. 
Sono troppi i tre errori nella serie finale per Chiara Cainero che alla resa dei conti può rammaricarsi per aver chiuso la gara a 89 a solo un piattello dalla slovacca Bartekova e la russa Belikova che si giocano il Bronzo allo spareggio mentre la medaglia d'Argento va alla cinese Wei Ning con 91. Terzo gradino del podio, dopo quattro piattelli di spareggio per la Bartekova.


Olimpiadi Londra 2012: una prima giornata da incorniciare


da  http://olimpiadi.blogosfere.it/

Sabato 28 Luglio 2012, 22:20 in Diario
di 
Editoriale di fine giornata ... e che giornata
Arianna Errigo, Elisa Di Francisca, Valentina Vezzali
Nemmeno nelle più rosee previsioni, qualcuno avrebbe potuto pensare di andare questa sera a dormire, dopo la prima giornata delle Olimpiadi di Londra 2012, con cinque medaglie nel carniere e il secondo posto nel medagliere.

Manca la ciliegina sulla torta; il torneo dei 60 kg del Judo ha messo in evidenza un Elio Verde che, si pensi che tre mesi fa stava ancora riprendendosi dall'intervento al ginocchio, seppure non al massimo della condizione fisica ha dimostrato di essere uno dei talenti più brillanti del Judo non solo italiano. Nel suo cammino verso la semifinale ha sconfitto avversari del calibro dell'ucraino Zantaryan e del messicano Nabor e si è solo arreso, anche per stanchezza, al brasiliano Kitadai e al nipponico Hiraoka.Se il tris del Fioretto Femminile (foto: Augusto Bizzi Pegaso New Sport) poteva essere, in qualche modo, previsto seppure tra mille difficoltà, la vittoria della squadra maschile di Tiro con l'Arco era nel libro dei desideri dopo una stagione altalenante che non aveva confermato la medaglia di Bronzo dei Campionati Mondiali di Torino. Rappresenta, invece, una delle tipiche belle sorprese olimpiche, la medaglia d'Argento di Luca Tesconi nella Pistola 10 metri alla prima finale della sua carriera.

Nel pomeriggio l'Italdonne del Volley femminile ha conquistato i primi tre punti superando la Repubblica Dominicana, in serata Vittorio Jahin Parrinello è approdato agli ottavi nel torneo di Pugilato, categoria 56 kg mentre in mattinata due degli armi più considerati della spedizione azzurra, il Doppio e il Due Senza hanno conquistato senza problemi la semifinale nel Canottaggio.
Nella Ginnastica si è visto un Matteo Morandi da medaglia negli Anelli, ma ne parleremo domani dopo la chiusura delle rotazioni, mentre nel Tennis avanzano Flavia Pennetta e Francesca Schiavone ed esce Roberta Vinci che però avanza nel Doppio insieme a Sara Errani.
Una giornata da incorniciare, ma arriveranno anche i giorni di carestia: manteniamo i piedi per terra.

27.7.12

vietato raccontare favole sui santi pena il boicottaggio delle rappresentazioni è successo a tempio pausania il 26\7\2012 padrre Paolo Contini attacca Maria antonietta Pirrigheddu e .l'associazione l'almunia

Posso  capire   che questa  storia    che sotto  riporto (  ricollegandomi   a quanto dicevo  nel  post  precedente  sulla memoria  )   possa  essere  considerata  dai  : 1) i  membri del clero , in questo  caso  il padre di un convento  e  chiesa  Francescana ., 2) dalla  gente  , soprattutto  i  credenti  del quartiere  , ma  la censura preventiva    o le lamentele  posteriori   non in privato  agli autori  ma pubblicamente   proprio non ci sto  .


Ma quello che  più  mi da  fastidio  non è  tanto la reazione prevedibile  di padre paolo  Contini visot  che non è  nuovo a  questo genere  di cose  basti vedere come  molti stiano abbandonando  la parrocchia  di san  giuseppe  ma del  quartiere  che anzichè ragionare  con la propria  testa  fa  proprio   come : <<.(...)  le pecorelle escon del chiuso \a una, a due, a tre, e l'altre stanno \timidette atterrando l'occhio e 'l muso;\e ciò che fa la prima, e l'altre fanno, \addossandosi a lei, s'ella s'arresta, \semplici e quete, e lo 'mperché non sanno;  (...)  >> (  In Dante Purgatorio · Canto III 81-84  )


Ad onor di verità l' articolo  della  cronaca  di tempio della nuova  sardegna d'oggi   andrebbe integrato con alcune precisazioni che, spero, il giornalista pubblichi successivamente, magari dando anche voce a Mari Pirrigheddu, direttamente chiamata in causa nella vicenda! Io ne cito solo un paio: 1) Lo spettacolo si è tenuto nella piazza di San Giuseppe, esattamente nel sagrato della chiesa!  anche  se  la luce  èstata presa   non dal campanile  , ma dai campetti  vicini   donati  dal comune alla parrocchia  2) Nonostante le preoccupazioni paventate dal parroco, e  il boicottaggio del  quartiere , per le  iniziative collaterali , i vecchi  giochi  , alcuni coraggiosi (  forse perchè  c'era   fra i partecipanti allo spettacolo  una  ragazza  del quartiere   ) della comunità della sua parrocchia ha riempito il sagrato  ed  un privato   del quartiere   che gli ha donato  la corrente     negatagli dal parroco ! Fino ad oggi la piazza con più spettatori!  

dalla  pagina  di facebook del'attrice  http://www.facebook.com/mari.pirrigheddu  meglio nota  agli utenti   più fedeli (  cioè  querlli\e che mi seguono fin dal vecchio blog  )  come    http//www.lunadivetro.it 




A grande richiesta pubblico la fola (antica e molto conosciuta) che ho raccontato  l'anno scorso in piazza, e che pare abbia offeso qualche rappresentante ecclesiastico. Il mio intento, con questa nota, non è quello di creare polemiche, ma di mostrare A TUTTI il contenuto delle storie oscene che narro. A proposito, anche questa me l'ha raccontata mia madre! 

SANTA PALONIA
Dicini chi la mamma di santu Petru no era unu stincu di santu... 
era divintata “santa” Palonia in onori di lu fiddolu, ma ancora cun chissu tittulu no nilli passàa mancu pa’ lu capu di curriggjssi calche diffettu. E siccomu era egoista, altezzosa, milchigna, invidiosa, pettegola e faulaggja puru, cand’era molta, maccari mamma di santu Petru, cill’aìani lampata illu Pulgatoriu – e proppiu pa’ trattalla bè.
Chì indrentu la femina no si piacìa, comu pudeti immaggjnà. No era abbittuata a mancalli li cumuditai, ma subbrattuttu patìa la mala cumpagnia. Da candu lu fiddolu era divintatu famosu, infatti, trattàa solu cun passoni altoloccati, e dispriziàa li poari e tutti chissi chi sigund’idda no erani a paru soiu. Illu Pulgatoriu, invecci, di ’jenti vinn’era di dugna galitai e idda, suddizzica com’era, no lu pudìa suppultà.

Li lamenti di santa Palonia s’intindìani da allonga, e da subbra santu petru cumincesi primma a infastidissi, dapoi a aenni la lastima. E dunca, no pudendinni più, dizzidisi di prisintassi a Nostru Signor pa’ dummandalli la grazia pa la mamma.
Gjesu Cristi, però no ni ’ulìa la ’ntesa: la cunniscìa bè, e gjà s’ammintàa tuttu lu chi aìa cumbinatu in vita. Li primma tempi chi iddu aìa cuminciato a iscì cun santu Petru, infatti, Palonia no era cuntenta pa’ nudda: dicìa chi Gjesu Cristu era un balduleri, senza alti e né palti, e chi lu fiddolu sarìa andatu a finì mali punendi ’nfattu a iddu. Ma santu Petru no la punìa menti.
No riscendi a sipparalli, cosa fesi Palonia, chi ni sapìa una più di lu diaulu? Invitesi a Gjesu Cristu a cinà, pripparesi un imbulicheddu cu indrentu una maìa (una fattura, mi’) e lu punisi sutt’a lu tappettu di la ’janna. Comu Gjesu Cristu arìa postu pedi in casa, sarìa filmatu fuculatu.
Ma Nostru Signori ni piddesi subbitu capu: «Pietro», disi a l’amicu, «questa è la prima volta che entro in casa tua: prendimi in braccio per varcare la soglia!»
Santu Petru mischinu ubbidisi, e la maìa falesi innant’a iddu.
Palonia no silla pudìa balìa. Primma di cumprì la cena, a l’affultu, ni tiresi chiddu imbulicheddu da sutt’a lu tappettu e lu punisi illu subbraluci di la ’janna. Chista’olta Gjesu Cristu no sill’arìa scampata.
Invecci nostru Signori, beddu pasigu, cand’era iscendi: «Pietro, per entrare mi hai portato tu; ma stavolta sarò io a portarti in braccio, per uscire da casa tua!». A santu Petru li parisi un onori mannu... e la moltimala turresi a falà innant’a iddu. Vi ’ulisi un beddu miraculu pa scuncià la maìa.
Dunca Gjesu Cristu no aìa nisciun contu di libbarà a Palonia da lu Pulgatoriu: sapìa chi primma d’iscinni arìa dutu fa abbedd’anni di pinitenzia – si mai ni sarìa isciuta. Ma santu Petru insistìa, e li pultàa tutti li rasgioni di lu mundu pa’ cunvincillu a bucanni la mamma da chissu locacciu primma di cumprì lu so’ tempu.
«Si no la ’oi fa pa’ idda, chi no silla mireta», li dicìa santu Petru, «falla alulmancu pal me e pa’ tutti li meriti ch’aggju autu in tarra, chi t’aggju aggjutatu di dugna manera...»
«Chici lachemu paldì ch’è meddu», li rispundìa Nostri Signori, «no m’araggj’a ammintà la ’olta di lu ’jaddu...»
«Lu ’jaddu? Chi gjaddu?»
«Cos’è, till’hai sminticata? “Prima che il gallo canti...”»
«Chissa è stata una disgrazia... Però è mamma mea ed eu no possu aè paci mancu illu Cielu, intindèndila lamintassi cussì., chi lu pinsamentu soiu minni boca tament’e che lu sonnu. Femu calche cosa, agattemuli un rimediu!»
«Mira chi tantu no selvi a nudda...» li dicìa Gjesu Cristu.
«Comu sarì a dì chi no selvi a nudda? Noni chi no è cussì!» lu cuntrariàa santu Petru. Insomma, tantu disi e tantu fesi chi a la fini Nostru Signori si pruesi a cuntintallu.
Ma siccomu era ’justu e no pudìa fa a ca fiddoli a ca fiddastri, li disi:
«Tò, pidda chista peddi d’agnoni, affaccati a lu Pulgatoriu e lampavvilla. Cantu pili ci ha, s’attacchia amini! E candu si so attaccati tutti li chi li resci, tiranni la peddi e alzannilli tutti a chici. Bè anda?»
Santu Petru, cuntentu che ciccipasca, accjappesi la peddi e currisi a la bucca di lu Pulgatoriu: «Curriti, mirè chi vi socu lampendi una peddi pa’ tiravvinni da undi seti!»
Insembi a Palonia n’accudisini umbè, e si desini a brincà pa’ attaccassi a li pili di l’agnoni. Ma santa Palonia cumincesi a gridi: «Cosa seti fendi? La peddi me’ fiddolu l’ha lampata pal me! Iscitivinni, la peddi è mea, mea solu!». E piddesi a dà a calci e a granfi e a uitati a tutti chiddi culcitti chi s’accustàani pa cilcà di salvassi pur’iddi.
«Detivi banda, chi chistu è locu meu!», gridàa Palonia, «soch’eu la mamma di santu Petru, e iddu è lu patronu di la ’janna di lu Cielu! Lachetimi passà ch’è vinutu a salvà a me, lasseti sta la me’ peddi!»
L’alti poaretti cilcàani di galdassi comu pudìani, ma Palonia parìa un dimoniu.
Da subbra, santu Petru cumincesi a paldì la pazenzia: «O ma’, steti bona, no la triuleti cussì la peddi...»
Palonia nemmancu lu ’ntindìa, tutta presa com’era a cilcà di lampacci l’alti distraziati chi vulìani punì infattu.
«Ma’, lachetili sta, bon fiddola...»
Ma Palonia no si pudìa barrà. Da chi sinni svilisi, santu Petru, attidiatu nieddu, scuzzulesi la peddi e tutti li chi v’erani attaccati ci falesini, cumpresa la mamma. Comu dici lu dittu? Pa’ un piccadori cent’e unu ni mori. Gjresi li spaddi e sinn’andesi, lachendisilla illu Pulgatoriu più disperata e a urruli di primma.
«Ettandu, comu se’ andatu?», lu dummandesi Nostru Signori candu lu ’idisi turrendi cu’ un palmu di muccichili.
Santu Petru nemmancu li rispundisi; ma la dì imparesi chi Iddu aìa rasgioni, a vulè lacà li cosi comu so, palchì da undi no v’è no vi pò iscì, e cun celti passoni no vi pò mancu Gjesu Cristu.


non giudicate, affinchè non siate giudicati


imparare a memoria si o no ?



chi lo ha detto che i giornali gratuiti , specie quelli delle catene di supermercati (acqua & sapone , siano spazzatura o giornalacci da quattro soldi come li definisce il mio vecchio .... ehm ... mio padre ? ecco un articolo interessante , dal  n di luglio 2012  di io acqua e sapone  ( che spero crei commenti e discussioni non solo sulla mia bacheca di facebook ) mensile ha anche un sito online www.ioacquaesapone.it







“Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato”. Il maestro Eugenio Montale da lassù mi scuserà se non rispetto la punteggiatura e gli a capo, se tronco una parte del suo “Male di vivere”. Ma con le poesie imparate a memoria è così: la memoria è solo tua, quel che ci metti dentro lo rubi e, come in certe antiche tradizioni legali, l’uso di anni lo fa diventar tuo. Confesso, questo del poeta delle Cinque Terre è una dei pochi stralci di poesia che mi sia rimasto incollato alla mente, uno dei pochi ricordi scolastici non sovrascritto da altri ricordi. Ripescarlo in uno scaffale dei ricordi, che riesce a restare miracolosamente al riparo dalle ingiurie del tempo, è un piacere vago ma deciso, come quando assaggi una pietanza che da anni non ti ricapitava sul palato e immediatamente ti senti riportare indietro a un passato indefinito, perché spesso è difficile associare un sapore a un momento preciso della vita. Certi gusti hanno un generico sapore di infanzia e tanto basta a spiegare perché siano così piacevoli.

è per questo che ho sempre pensato che i miei figli dovrebbero imparare poesie, filastrocche e canzoni a scuola. è una pratica che ha avuto una fortuna ondivaga nella nostra didattica. Per i nostri genitori era assolutamente normale mandare a memoria intere pagine. Già per la mia generazione era meno comune. Poi ci sono stati varie fasi di revival e altre di rifiuto. Nelle scorse settimane un politico inglese, il segretario all’istruzione Michael Gove, ha risollevato il tema, annunciando che la pratica di imparare poesie sarebbe stata rilanciata nella scuola pubblica elementare. Lo ha riportato il sito di un quotidiano inglese, il Guardian, e l’articolo ha registrato centinaia di commenti, con qualche entusiasta e centinaia di contrari, alcuni dei quali hanno “postato” commenti vicini all’ingiuria. Il sondaggio lanciato dal sito ha riportato una netta maggioranza di contrari: 58% a 42 contro l’imparare a memoria.
Perché tante reazioni violente? Sono figlie della visione iperprotettiva che nutriamo verso i nostri figli. “Costringerli” a imparare a memoria ci appare come una violenza inaccettabile, come se le teste dei nostri figli potessero essere “violate”, ficcandoci dentro a forza delle parole. “E se non ci riescono?”, ci chiediamo noi mamme terrorizzate dal fatto che i nostri pargoli possano sperimentare un qualunque fallimento o addirittura una difficoltà che possa turbarli.
C’è da dire che negli ultimi anni lo spazio della didattica è stato molto influenzato dalle neuroscienze, per cui una parte dei metodi di insegnamento sono figli di studi scientifici tesi a ottimizzare l’apprendimento, come se fosse una ginnastica per tonificare al meglio i muscoli in vista della prova costume: bisogna pompare e lucidare i neuroni, prepararli alla competizione e, siccome è una cosa faticosa, bisogna farlo con metodi efficaci e veloci. Un tipo di studio che mi ricorda il fiorire di diete che promettono di dimagrire senza sforzo.
Francamente penso che una filastrocca, una canzone o una poesia non possano essere paragonati ai chili di troppo. Mi ha colpito molto uno dei (pochi) commenti positivi lasciati dai lettori sul sito del Guardian: chi l’ha scritto ha “recitato” sulla tastiera del computer una poesia di William Blake imparata nella notte dei tempi della scuola e poi ha commentato: “L’ho imparata tra i banchi. Ed è rimasta con me tutta la vita”. Davvero bisogna chiedere a uno scienziato se è giusto imparare a memoria il testo di “Yellow submarine” o “Il cielo in una stanza”? Forse, se gli insegnanti riescono a fare in modo che i nostri figli imparino un testo per il piacere di farlo, tutto il dibattito svanirà tra una rima e l’altra. “Bene non seppi, fuori del prodigio che schiude la divina Indifferenza: era la statua nella sonnolenza del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato”. Grazie, maestro Montale.



L’atto dell’imparare a memoria riprende l’antica attività degli aedi o di tutti  quei popoli che  preferivano  l'oralità  alla scrittura  che vivevano recitando a memoria di posto in posto dei versi. La memoria va allenata, costantemente. E’ certo però che quando alle scuole elementari mi dicevano di imparare a memoria una poesia, non lo facevo con molta voglia, soprattutto perchè si trattava di imparare a memoria per poi ripetere come una macchinetta… e  se  l'ho fatto non ricordo più  quello che  fu costretto  ad  imparare  mentre   ricordo ancora  anche se  non  completamente    cose  che  ho scelto io   d'imparare  a memoria  proprio  come   questo commento   alla domanda  posta   da questa discussione  di http://letteraturalatina.wordpress.com/2008/04/07/e-giusto-o-no-imparare-a-memoria/

Maria Grazia scrive:
La risposta non è sicuramente semplice ma, credo, che ci siano cose che ti avvantaggiano se le sai “a memoria” ed altre che risultano una tortura inutile.
Esempi:
1) quando facevo il ginnasio, la mia prof ci fece imparare a memoria un innumerevole numero di pagine di paradigmi di verbi irregolari. La fatica non fu indifferente però questo mi permetteva di comprendere il significato generale di un brano di latino senza vocabolario nonché di intuire il significato di parole italiane che non conoscevo dalla loro radice;
2) sempre nel periodo dell’adolescenza, imparavo (senza che nessuno mi costringesse a farlo :-) ) a memoria delle poesie degli autori che mi piacevano di più perché così potevo “rileggerle” ovunque volessi;
3) all’università (ed è così ancora adesso) ho sempre avuto enormi difficoltà a imparare “a macchinetta” le cose che alcuni prof volevano sentire soprattutto se erano (per me ;-) ) senza significato o, peggio, insulse. Le rare volte in cui ho dovuto subire questa tortura la mia mente si è subito vendicata cancellando tutto nel giro di una settimana!
Il tutto :-) per concludere che, per me, c’è differenza tra imparare a memoria e imparare a macchinetta ;-) . 


voi che ne pensate  , avete esperienza positive o negative  ?.

26.7.12

Una Storia Vile e Scandalosa

 (Luglio ’12)

Metrica: Ottave di decasillabi
in rima baciata

Dopo stasera sono sulle scale
ed ecco che sono qua a pensare
ad una storia vile e scandalosa
appassita come una vecchia rosa
Non è adatta per ridere o piangere
non è adatta per poterla suonare
è adatta per buttarla nel vento
per brutte strade, per perder tempo
per brutte strade, per perder tempo
per brutte strade, per perder tempo

Sembrava una sera come tante
il buio cadeva un po’ pesante
io tornavo a casa in filovia
dopo essere stato con lui per la via
Ti siedi lentamente accanto a me
tra i tuoi occhi si dipingono i “se”
con due lacrime e col fiato corto
scoppi a raccontarmi del tuo aborto
scoppi a raccontarmi del tuo aborto
scoppi a raccontarmi del tuo aborto

Giustamente come puoi dirlo
non vuoi a casa raccontarlo
già tua madre è molto esagerata
protettiva e tanto preoccupata
E come dice il prete andrai all’inferno
dritta dritta, a bruciare in un forno
per loro è una vergogna orribile
avere una figlia così ignobile

“Lo sapevo che con lui non dovevi stare”
ti dice tua madre, si mette a urlare
“guarda le porcherie che ti ha imparato
e in questo modo ci ha ripagato”
E non puoi nemmeno il vero dirle
che tu eri libera di farlo
ma dillo a una madre che ha una figlia
che l’ha fatta forse in controvoglia
che l’ha fatta forse in controvoglia
che l'ha fatta forse in controvoglia

Non parliamo proprio di tuo padre
si sente a pezzi per il dolore
e non sa bene che cosa fare
figuriamoci se lo riesce a dire
Si aspetta che gli chiedi perdono
che scoppi in lacrime davanti a loro
che t’inginocchi, che ti batti il petto
che t’inginocchi, che ti batti il petto
che t’inginocchi, che ti batti il petto

E poi, e poi quando l’hai detto a lui
credeva fosse uno scherzo per altrui
ma quando ha capito che era tutto vero
t’ha regalato grandi lividi neri
poi si è preso i suoi regali dati
le parole, i sentimenti donati
ti ha lasciato solo la rabbia e le parolacce
cercando degli ex-amici le facce
cercando degli ex-amici le facce
cercando degli ex-amici le facce

Allora, abbandonata dal mondo
credi di aver toccato il fondo
e poi hai provato a farla finita
quel tuo peso che hai dentro è una vita
E così bruciavi tra le stanze fredde
pensavi alla pancia, alle sigarette
ai giudizi, alle minacce altrui
soprattutto a quelle dei tuoi e di lui
soprattutto a quelle dei tuoi e di lui
soprattutto a quelle dei tuoi e di lui

E adesso che mi alzo dalle scale
credo di aver perso tempo a pensare
a questa storia vile e scandalosa
non serve nemmeno proferir parola
Non ne parlerei in televisione
figuriamoci in una canzone
o a voce, o a chi è a governare
o a chi pensa al nuovo ordine mondiale
o a chi pensa al nuovo ordine mondiale
o a chi pensa al nuovo ordine mondiale

Questa canzone tratta di un evento accaduto realmente, il che mi ha fatto riflettere davvero. Sul tema "aborto" ho sempre avuto un atteggiamento di "agnosticismo" diciamo così. Però viste le circostanze, ho voluto appronfondre la materia, così mi sono fatto la mia idea che non sto qui a raccontare.Il brano parla oltre che del fatto in se, anche con tono ironico, all'inizio e alla fine, ironia nel fatto che "si va all'inferno a bruciare" quando ogni cosa dev'essere valutata nelle circostanze. Il fatto che nessuno valuta (ma del quale se ne fregano) è che il bambino nel brano non è morto per l'aborto ma per le violenze fisiche del ragazzo che l'ha messa incinta.

Luca

25.7.12

Primo Levi - l'approdo

grazie  cara  amica  https://www.facebook.com/gretanicolem

MARE DI CRIMEA - Arkhip Ivanovich Kuindzhi - 1903


Felice l’uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sè mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all’osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l’uomo come una fiamma spenta,
Felice l’uomo come sabbia d’estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.