17.11.12

Carmela Frassanito suicida a 13 anni dopo uno stupro ancora nessuna giustizia



Carmela Frassanito aveva solo 13 anni domenica 15 aprile 2007, quando si suicidò gettandosi dal balcone al settimo piano di un palazzone a Taranto. Un suicidio per la disperazione, perché non poteva più sopportare quello che le era successo. Una morte per lo stupro, a 13 anni, perché nessuno ti crede, perché c’è chi preferisce imbottirti di farmaci piuttosto che aiutarti. A cinque anni di distanza il padre, Alfonso Frassanito, ha deciso di rompere il muro del silenzio, di raccontare l’agonia della figlia, il dolore della famiglia e la lotta per la giustizia che, ancora oggi, vede i mostri responsabili di quello stupro in attesa del primo grado di giudizio in tribunale.A differenza di tante storie di violenza nei confronti di anime innocenti che hanno trovato gli “onori” della cronaca, quella di Carmela Frassinato è caduta nell’oblio. Diventa difficile capire come una storia come quella della piccola Carmela, stuprata dal branco, a soli 13 anni, possa essere dimenticata.Invece è quello che è avvenuto: non solo il processo a carico degli stupratori è ancora in corso e, dopo cinque anni, non è neanche arrivato al primo grado di giudizio, ma i genitori non hanno visto il sostegno dello Stato, quello Stato che ha strappato loro la figlia perché venisse curata e che invece l’ha lasciata sola, a morire di disperazione.Il padre Alfonso ha scritto una lettera aperta per raccontare il dolore e la rabbia per questi anni di silenzio e ha voluto fare di più: ha fondato un’associazione in onore della figlia, IosòCarmela. Un luogo virtuale dove far sentire la propria voce e dal quale lanciare una campagna per chiedere una nuova “etica” della giustizia”.Un nuovo disegno di legge per l’inasprimento sostanziale e la certezza della pena per i reati di violenza sessuale e pedofilia, perché quello che è successo a Carmela non succeda più e altre famiglie non debbano provare la frustrazione e il male che stanno vivendo.La tredicenne di Taranto diventa l’emblema di una situazione che in Italia vede le donne e i minori vittime silenziose della violenza, e non solo quella dei mostri che violentano ma anche da parte delle istituzioni che dovrebbero aiutare.
La storia di Carmela Frassinato
La storia di Carmela è costellata di episodi dolorosi: rimasta orfana di padre a solo un anno, trova nel secondo marito della madre, Alfonso Frassanito, quel padre amorevole e dolce che serve a ogni bambino. La sua vita cambia drasticamente a cavallo del 2006 e del 2007 quando la piccola racconta le violenze subite da un giovane sottufficiale della Marina in servizio a Taranto.
Scatta la denuncia alla Polizia ma non ci sono elementi per avviare un procedimento penale nei confronti dell’uomo che pur aveva ammesso di averla incontrata, per poi ritrattare negli interrogatori.Eppure lo vedevamo davanti alla scuola media Frascolla, sempre accanto a ragazzini. Continuava a passare sotto casa nostra, per noi era una provocazione. In città era conosciuto come ‘il pedofilo di San Vito‘”, racconta il padre.Si innesca così un percorso che vede Carmela diventare la “ragazzina che si inventa le cose” quella che ci sta, una poco di buono, fino alla tremenda violenza di gruppo. Il 9 novembre Carmela esce di casa dopo aver ricevuto un rimprovero da parte dei genitori: una situazione che dovrebbe risolversi con una ramanzina e magari un “castigo”, ma per lei cambia tutto.In quei momenti incontra i suoi aguzzini. Viene drogata con anfetamine e violentata più volte, in diversi luoghi, dal branco: ad abusare di lei, come dirà al pm Enzo Petrocelli, sono in otto, 5 all’epoca minorenni e 3 appena maggiorenni. La piccola vaga per quattro giorni per Taranto, dal centro città fino ai sobborghi: sono i genitori, disperati, a ritrovarla, in condizioni orribili.Di nuovo la denuncia e questa volta i responsabili dello stupro vengono identificati e indagati per violenza sessuale, ma l’iter della giustizia è lento, lentissimo.Carmela da quel giorno non si è più ripresa: dopo le violenze intervengono i servizi sociali per aiutare la ragazzina vittima di una violenza assurda.Si fanno i colloqui con i genitori e con lei e la famiglia viene convinta a fidarsi delle istituzioni: Carmela sarebbe stata seguita da medici e psicologici che l’avrebbero supportata in quella terribile fase. Viene così deciso il trasferimento di Carmela al Centro “Aurora” di Lecce che si occupa di minori vittime di abusi e violenze in famiglia.Alfonso e la moglie però non possono incontrare liberamente la figlia, solo una volta al mese, con incontri videoregistrati: anche così Carmela appare sempre più distrutta, lontana dal mondo, chiusa nel dolore e spesso intontita. Lei non vuole stare lontano dai suoi genitori, ha bisogno di loro, ma i medici rassicurano che è tutto sotto controllo.Solo dopo avremmo scoperto che in realtà la bambina era stata sottoposta a una cura di psicofarmaci. Che da quel posto era scappata due volte“, dice Alfonso.Tre mesi dopo arriva il trasferimento in un altro centro per minori, “Il Sipario” di Gravina di Puglia: le cose sembrano migliorare e i medici confermano che la piccola è stata sottoposta a una cura di psicofarmaci per cui è necessario diminuire le dosi col tempo.Nel fine settimana Carmela torna a casa dove i genitori la accudiscono, dandole anche i farmaci. Fino a quella maledetta domenica: va in bagno per quello che sembra un gesto normale e invece si getta dal balcone, dal settimo piano.
Il processo agli stupratori
Oggi i suoi aguzzini sono ancora in attesa del primo grado di giudizio e nessuno di loro ha scontato un solo giorno di carcere. Il padre però chiede anche giustizia nei confronti di quelle istituzioni che hanno permesso agli stupratori di essere ancora a piede libero, con un’udienza fissata ogni sei mesi per i maggiorenni.Per i minorenni rei confessi, il giudice del tribunale dei minorenni di Taranto Laura Picaro stabilì nelle prime fasi del processo che fossero meritevoli della “messa in prova”. Per 18 mesi sono messi sotto osservazione: seguiranno un programma di rieducazione e offriranno assistenza agli anziani. Se faranno i bravi il dibattimento verrà cancellato.Nel corso del processo un avvocato difensore arrivò anche a definire Carmela “quella che ci stava”, come a voler giustificare lo scempio del suo assistito.Per questo Alfonso Frassanito ha deciso di rompere il muro del silenzio. “Perché anche Carmela é stata una figlia. Non solo Sarah“, scrive, riferendosi alla vicenda di Sarah Scazzi, la 15enne uccisa ad Avetrana per il cui processo nello stesso tribunale a Taranto ci sono le luci di tutti i media. “Tutti i bambini hanno diritto alla loro vita, ad avere giustizia, sempre e comunque, non solo quando la città si trasforma in una piccola Hollywood per via del circo mediatico, ma soprattutto macabro, che si attiva solo quando si possono sfruttare gli aspetti morbosi di vicende a sfondo sessuale o da thriller“. Anche Carmela merita giustizia. Come tutte le vittime.

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fonte  repubblica  online  del  17\11\2912


Un uomo di 56 anni che si era sentito male poco dopo la stazione, viene fatto scendere solo a Rho e muore sull'ambulanza nel tragitto verso l'ospedale. All'aeroporto romano uno spagnolo muore dopo una corsa per prendere l'aereo

16.11.12

Olbia.Il nonno Giuseppe Rossi: «Nessuna transazione da 30 euro e non ci pignorano il triciclo» Bimba tassata: il fisco blocca tutto Cancellata la cartella Equitalia notificata a un’orfana di 7 anni

si conclude  in gloria  la  vicenda  dell'orfana  di 7 anni tassata  da equi italia


da  l'unione  sarda del 16\11\2012


Olbia.Il nonno Giuseppe Rossi: «Nessuna transazione da 30 euro e non ci pignorano il triciclo»
Bimba tassata: il fisco blocca tutto . Cancellata la cartella Equitalia notificata a un’orfana di 7 anni 



Cartella annullata, tassa cancellata, e fisco in ripiegamento: l’azione di Equitalia ( per conto dell’Agenzia delle Entrate) contro un’orfana di sette anni è stata bloccata.Aveva ragione Giuseppe Rossi,  [foto  sotto ] nonno della piccola,figlia dell’operaio olbiese Franco Diana, vittima con due


fratelli di un pauroso incidente stradale nel maggio del 2008. I soldi chiesti alla  bambina e alla madre Veronica Rossi, non erano dovuti. Nei solleciti di pagamento arrivati alla giovane vedova, e poi alla
bimba, si fa riferimento alle tasse dovute sulla liquidazione pagata dopo la morte dell’operaio.L’Agenzia delle Entrate ha fatto marcia indietro: i conteggi, stando agli atti indirizzati nei giorni scorsi a Giuseppe Rossi, erano sbagliati. Così come non era corretta l’operazione che ha fatto andare su tutte le furie il pensionato savonese:  la notifica della cartella esattoriale alla nipote di sette anni.
Giuseppe Rossi non ha voglia di ritornare sulla polemica, ma conferma: «Si,in effetti abbiamo ricevuto una lettera firmata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate che ci dice due cose: i soldi chiesti a mia figlia con due cartelle esattoriali non sono dovuti e la somma già versata,saranno rimborsata. Ci hanno
mandato anche i moduli per chiudere la questione». Rossi sorride: «Siamo tranquilli, non ci pignorano più il triciclo e salta anche la transazione da 30 euro». L’esecuzione mobiliare sul giocattolo della  bambina è  solo un battuta, mentre la proposta di compromesso per mettere fine alla contesa,e stata fatta dal fisco e Rossi l’ha rispedita al mittente. Adesso l’Agenzia delle Entrate di Olbia ha veramente messo la parola  fine alla storia. Ancora Rossi: «Guardi, ovviamente non abbiamo protestato perchè ci
chiedevano 200 euro.Anche se abbiamo sempre ritenuto questa pretesa priva di presupposti. Il problema è il modo con il quale lo Stato si è rivolto alla mia famiglia, dopo la tragedia di Franco e dei suoi fratelli».
I fratelli Franco, Paolo e Mauro Diana, sono morti nel maggio del  2008 a causa di un incidente avvenuto nel primissimo tratto della Olbia - Sassari. L’utilitaria sulla quale viaggiavano i tre uomini venne travolta da un camion fuori controllo. Franco  Diana lavorava per conto di una società che si occupa di raccolta e smaltimento di rifiuti. Alla vedova  venne pagata  una striminzita liquidazione,
neanche 3 mila euro, ulteriormente alleggerita dalle tasse.Veronica Rossi, sola con la figlia di sette anni dopo la morte del marito, ha iniziato a ricevere i solleciti di pagamento dei balzelli sulla liquidazione.Alla seconda richiesta,venne risposto  picche. E così il fisco ha cercato la bambina.«Non paghiamo proprio niente»: aveva detto indignato nonno Giuseppe.Aveva ragione.

                                 Andrea Busia

14.11.12

la locomotiva ritorna a viaggiare

Qualche  giorno fa  mentre ascoltavo la radio ( è più  forte di me  non riesco  , se non raramente  a stare in silenzio e senza musica  tanto da essere assuefatto   a quella che nicola piovani chiama  non a torto  musica passiva  vedere nell' archivio   blog per  il mio post n merito   )  ho riascoltato  dopo  anni    , nonostante  abbia  il cd  e la cover  dei Gang  e  dei modena   ,  questa  canzone   di un altro paroliere    della canzone italiana


 ormai pronto al ritiro  come  Fossati .


Mi è ritornato  in mente  un articolo di repubblica  , ma non ricordo la data  . Ho provato a cercarlo in rete ma fretta ( dovevo andare dal dentista  ) e stanchezza  , mi sono fermato al  1  risultato .


Pensavamo di non sentirlo più fischiare. E invece, in tempi d’alta velocità e frecce ultrarapide, il vecchio treno a vapore riaccende i suoi fuochi.Grazie al recupero di vagoni storici e convogli di un secolo fa rimessi a nuovo, la memoria di questo storico mezzo torna a vivere e a far sentire il suo allegro fischio dal Piemonte alla Tosca-na, dalla Svizzera fino all'Europa dell’Est. Esperienza dal gusto rétro, riporta alla mente personaggi letterari, ombrellini parasole e valigie di cartone.
È un viaggio lento quello che si fa a bordo di un treno a vapore. Ma il bello è proprio lì. Nella possibilità di prendersela comoda. Per gustare i sapori intensi dell’autunno e visitare,con tutta la calma possibile, posti lontani dalla frenesia, pieni di fascino. La Ferrovia Retica unisce l’Italia alla Svizzera: inclusa tra i Patrimoni dell’Umanità dell'Unesco, parte da Tirano e porta a St. Moritz a bordo del Trenino Rosso, che valica il Bernina attraversando valli innevate. In Italia, il circuito delle Ferrovie Turistiche ha riabilitato itinerari d’antan che portano tra boschi, campagne, vigneti e  Borghi,s’inerpicano sulle montagne e attraversano fiumi. Si visita il Parco dell’Oglio, la Valle Calepio, ma anche il Parco dell’Uccellina in Maremma, il Parco Faunistico del Monte Labro e il Monte Amiata. Fino a metà dicembre ogni fine settimana si parte verso mete diverse, in Lombardia con il TrenoBlu e con il Treno Natura sulle colline  toscane toscane a caccia di feste, sagre e degustazioni. Tanti gli appuntamenti da raggiungere a bordo di un convoglio storico “slow”. A partire dalla ventisettesima Mostra Mercato del Tartufo  Bianco delle Crete Senesi, a San  Giovanni d’Asso (Siena) nei  due fine settimana del 10-11  (oggi e domani) e 17-18 novembre.

Ci saranno degustazioni  guidate alla scoperta di sapori e profumi per le vie del Borgo, cene al castello a tema tartufo e spettacoli di sbandieratori.
Dall’aperitivo al Museo del Tartufo al Premio Sapori Senesi alla proclamazione dei migliori pecorini locali. L’area tartufigena del Mabbione sarà terra di ricerca del prezioso “Diamante delle Crete”. E le varie botteghe d’arte e artigianato mostreranno le meraviglie del territorio. Per gli appassionati, si potrà anche approfondire con i tour golosi fra i paesaggi della provincia di Siena, alla scoperta dei  prodotti tipici. Il due dicembre,invece, Treno Natura parte alla volta di Seggiano, in Val D’Orcia, per la Festa Olearie, la tappa toscana di Girolio, la staffetta consacrata all’olio extra vergine d’oliva che fino al 22 dicembre toccherà ben diciotto città italiane. Seggiano, nel weekend dedicato a questa eccellenza italiana, offre un’agenda fitta di eventi, tra cui il convegno “L’olivo e il paesaggio”, la visita al Museo dell’Olio e il giro per gli stand e le cantine con esposizioni di prodotti lo-cali e assaggi di gusto. Le occasioni per scegliere la gita d’altri tempi a bordo della locomotiva a vapore sono tante.Dal vino Novello in Franciacorta ai mercatini di Natale sulle Alpi, la festa della castagna o la sagra del fungo porcino. Tutti in  carrozza quindi. Che il tuffo nel passato abbia inizio .

Aggiungo  alla  tappe   nell'articolo  sopra  anche  questa  Gallurese  .
 Ma  la  più nota  è  



La linea Arbatax-Mandas .   da http://www.trenino-verde.com/

La linea del Trenino Verde Che va Dalla stazione di Mandas ad Arbatax e La Linea Più Affascinante di Quelle Proposte Dalle Ferrovie della Sardegna. Si Tratta della Linea A scartamento Ridotto Più lunga d'Europa, lunga ben 159 km e attraversa Che Territori incontaminati, Dalla Barbagia all 'Ogliastra, Dalla montagna Fino al mare, con tante Stazioni Che Sono poste a 700 metri sul Oltre LIVELLO del mare. DOPO La partenza da Mandas la prima stazione di Che SI E Incontra Quella di Orroli, Dove si puo Visitare il Famoso nuraghe Arrubiu, e successivamente SI raggiunge la stazione di Nurri da colomba SI puo fácilmente raggiungere il lago del Flumendosa. DOPO la stazione di Villanova Tulo il paesaggio change radicalmente il Quanto SI Lascia il Sarcidano e ci SI ritrova Nella Barbagia di Seulo. Una Volta Superata la graziosa stazione di Esterzili la il paesaggio change nuovamente con Una Vegetazione Semper Più rada that porta all'altopiano di Sadali. La linea prosegue in salita e Finalmente SI Entra in Ogliastra con la prima stazione Che SI Incontra, Ovvero Quella di Seui . Da Seui inizia il Tratto Sicuramente più Bello dell'intera Tratta, con il Percorso Che SI si snoda un Più di 800 metri di ALTEZZA TRA ponti SOSPESI e Lunghe gallerie, attraverso le montagne del Gennargentu e nel bel mezzo del Parco dei Tacchi. Di Particolare Bellezza e intéressé e Il Tratto ferroviario in prossimita della stazione di Ussassai, con ONU ambiente naturale incontaminato circondato Dai Boschi Secolari di macchia mediterranea. Si E nel bel mezzo del parco dei tacchi, con le Sue conformazioni rocciose Che attraggono OGNI anno Migliaia di Turisti. La zona E Ricca di monumenti naturali also e monumento storico-archeologici arrivato nuraghi, tombe dei giganti e domus de janas. Si Procede in quota Nel Più fitto verde d'Ogliastra e DOPO Essere passati per il paesaggio lunare della valle di Taccu Isara SI Arriva alla stazione di Gairo. Da qui Partiva ONU Altro ramo della ferrovia, smantellata Nel 1956, il Che collegava la stazione gairese con i paesi della Valle del Pardu, Osini e Ulassai Ovvero, Dove si trovava il capolinea. Attraversate More gallerie SI Arriva al Secondo Appuntamento con il Flumendosa, con attraversamento del lago Vicino alla stazione di Villagrande.Subito DOPO SI raggiunge la stazione di Arzana, ed Ecco il Che SI APRE Uno spettacolare panorama sul mare e sulla Costa ogliastrina. Si scende repentinamente verso la costa e SI Arriva alla stazione di Lanusei, capoluogo di provincia dell'Ogliastra Assieme a Tortolì. Una Volta sorpassata la graziosa stazione di Elini, Il Paese Più piccolo d'Ogliastra, SI Procede a Pianura verso Tortolì, il Più popoloso centro della zona e il Che SI attraversa interamente per raggiungere il capolinea di Arbatax, sul Molo di Cala Genovesi, di Fronte Alle Rocce Rosse.
 ulteriori informazioni per le altre tappe http://www.treninoverde.it/ .  un viaggio che ricorda il passato ma, con il sapore del presente























12.11.12

La terza puntata di Kubrick, una storia porno È online l'ultimo episodio della serie web che racconta una storia di sesso ma anche d'amore e di cinefilia

La terza puntata di Kubrick, una storia porno
finalmente  È online la terza e ultima puntata di Kubrick, una storia porno, una nuova serie tv italiana, per ora solo online. La potete guardare qui sotto (consiglio di allontanare i bambini e le nonne, e di usare le cuffie se siete al lavoro onde  ad  evitare  figure  di ....   tipo  questa 
perchè  c'e' il rischio  chi  non ha  allenamento  mentale  alle parodie   confonda  le  cose  )

Sul  http://www.ilpost.it trovate anche il primo e il secondo episodio se non li avete ancora visti e volete recuperarli, prima di vedere l’ultimo.
Esso  Viene programmato solo su internet (per il momento), in tre puntate, che, tutte insieme, compongono un lungo episodio pilota della durata totale di 40 minuti. Esso  ha  Secondo ilpost  : <<  La prima puntata è uscita l’8 ottobre ed è stata vista 247.000 volte circa, mentre la seconda è online dal 22 ottobre e ha fatto circa 104.000 visualizzazioni. >> ma per  avere  un giudizio  globale  bisogna  attendere  i dati  per  la    3  parte  . Comunque  è  una  buona  parodia ai film porno ,  e  SPOLLER   nella scena finale dove  a differenza  dei classici porno  a meravigliosi  per  il corpo ( in particolare il pene ) del  partner  è la  donna qui  è l'opposto  SPOLLER    . Un vero peccato che  gli autori, in mancanza  di  fondi  abbiano lasciato le  cose  a metà  ,. E' vero che senza   soldi e sponsor  ormai non si  canta nè messa nè bandiera rossa  , ma  potevano  continuare lo stesso  ,  e magari avere sucesso visto che le potenzialità  ci sono . Un po' di coraggio   no  ? 

quando l'ottimismo rovina tutto le dichiarazioni della Mantovani sulla ccsvi

Cara Nicoletta  
Nicoletta  mantovani  da www.repubblica .it
del 12\11\2012 
va bene che  sei vip  e hai  bisogno   di pubblicità   per  essere sempre  ala ribalta  e non essere dimenticata    in un mondo in cui l'informazione  è sempre  più veloce  , tanto  che  una news  data ora  fra  5\10 minuti   , se  non   si batte  il ferro  finché  è caldo, si   scompare  . Ma  ciò non dev'essere fatto  ,  credevo  lo sapessi visto  che hai lottato per  anni  a favore  del metodo Zamboni , creando  un forte rischio  di identificazione, nell'opinione pubblica, del problema Cssvi con la sclerosi multipla e di conseguenti facili entusiasmi su terapie "miracolose" hanno scatenato le polemiche che da sempre accompagnano il dibattito intorno al metodo sperimentato dal direttore del Centro malattie vascolari dell'università di Ferrara.
L'avere risolto  la  tua malattia  ( almeno  cosi  ti auguro  )  deve averti fatto  dimenticare   che   Lo stesso Paolo Zamboni, peraltro, anche in una recente intervista a repubblica, aveva messo in guardia rispetto alle speranze di soluzioni facili, ricordando che la Ccsvi è solo una delle possibili cause della sclerosi multipla, che non sempre è presente nei malati di sclerosi e che nella metà degli interventi mirati i casi di recidiva sfiorano comunque il 50%.
Quindi come  dice  la  repubblica online  d'oggi  :<< Davanti a un tema così delicato, la dichiarazione di Nicoletta Mantovani appare dunque un po' spiazzante persino rispetto alla prudenza dei medici che portano avanti il metodo di cura da lei seguito. >>
Ora   se   ci tieni alla  causa  e  non l'hai   opportunamente  calvalcata  ,  m'auguro  che  tenti di  gettare  acqua sul fuoco  a queste  tue dichiarazioni  . Altriementi  ha  ragione  stefania  calledda  ( http://www.stefaniacalledda.it/muliniavento ) quando  dice  


Vicenza - Ponte degli Angeli 11 Novembre 2012
Vicenza – Ponte degli Angeli 11 Novembre 2012

Giornata di M…: mi chiedo se sia peggio il Bacchiglione che esonda in più punti di Vicenza, con tanto di sirena in centro per l’evacuazione, lo stato di allarme cittadino, o la Mantovani che supera i limiti della decenza, vanificando un lavoro di anni per dare faticosamente un’informazione corretta, per costruire una certa credibilità, per riportare il dibattito a livello scientifico e non continuare a fare chiacchiere da bar sul tema della CCSVI. Il livello di conflittualità salirà, il lavoro dei ricercatori verrà turbato, il tutto a totale discapito dei pazienti.Mi sa che preferisco l’esondazione, ha fatto meno danni!


11.11.12

iL REGISTA (DELL’EROS) SPIEGA I PIACERI DI UN AMORE DURATO TUTTA LA VITA la vera trasgressione e' la fedeltà


 Leggo incuriosito questo articolo di repubblica  del  10\11\2012 \  di Guido  Andruetto   con sottofondo  de  Andreiano (  la  città vecchia  e bocca di rosa )  e   e lo consiglio  a le  donne (   e non  solo ) che  vedono  Tinto brass esclusivamente  come  uno sporcaccione  e  depravato , basandosi solo  su i suoi film   per  come  è    nei  suoi film   .
 Ma  prima   di passare  all'articolo  alcuni suggerimenti

Romanzi


  •   Il Museo dell’innocenza (Einaudi) di Orhan Pamuk  
  •  Quando lei era buona (Einaudi) di Philip Roth 
  •  La trama del matrimonio (Mondadori)di Jeffrey Eugenides 


film



Libri in libreria  

Come pensare (di più) il sesso  di Alain  de Botton (Guanda) 
Sinossi
è uno strumento per mettere a fuoco una questione fondamentale: se non esiste una “normalità”delle relazioni amorose e del desiderio, bisogna però ritrovare un punto  di vista oggettivo  e raggiungere
un equilibrio tra sentimenti e passione,tra avventura e impegno

Adesso  l'articolo



Nel rapporto con la donna amata lui è sempre stato fedele, «anzi fedelissimo», e continua a esserlo ancora, al di là delle apparenze e della finzione. Alla soglia degli ottant’anni, Tinto Brass accantona tutti gli artifici messi in campo per i suoi film, e lascia parlare l’uomo innamorato della vita,soprattutto della vita di coppia, «che può e deve durare a lungo», dice il regista. 
Il maestro del cinema erotico ( fra gli altri La chiave, Capriccio, Trasgredire e Fallo) e della trasgressione in technicolor, l’eterno provocatore che esordì alla regia negli anni Sessanta dirigendo alcuni lungometraggi prevalentemente incentrati su tematiche politico-sociali, sembra divertirsi molto,adesso, a scompaginare le carte e a riscrivere la propria storia, mettendone in luce quel lato che fino ad oggi era rimasto più in ombra: la fedeltà .
Una dimensione dell’amore con cui ho molta più confidenza di quanto si possa immaginare — racconta Brass, seduto nel
salotto della sua bella casa romana, dove vive in profonda simbiosi con il suo cinema, sommerso da faldoni di sceneggiature e scatoloni di foto di scena — perché se guardo alla mia vita, devo ammettere che in fondo sono un uomo che da sempre coltiva la vocazione della coppia. Sono stato legato a una sola donna per oltre cinquant’anni, fino alla sua morte:mia moglie Tinta è stata il motore della mia esistenza, il pozzo delle mie certezze, l’allucinogeno dei miei sogni, e anche il fiammifero della mia lussuria. Con lei il dovere coniugale è sempre stato un piacere, non l’abbiamo mai vissuto come un’imposizione».
L’unione fra il regista veneziano e la consorte Carla Cipriani detta “Tinta”, sorella del patron dell’Harry’s Bar, Arrigo Cipriani, è stata infatti il grande libro aperto da cui Brass ha estrapolato la sua idea attuale di coppia perfetta: «C’era tra noi uno straordinario rapporto di complicità — confessa — un’intesa che veniva alimentata continuamente dal desiderio.
Anche nella sfera sessuale ci divertivamo a spingere i nostri rapporti oltre ogni limite, e tra noi il sesso è comunque rimasto il legame più forte.
Perciò dico che se una relazione amorosa si costruisce su queste basi,può durare in eterno. Infatti la scomparsa di Tinta ha creato un vuoto immenso dentro di me e nella mia vita,mi è

Il futuro è ad aria compressa, nasce in Sardegna la tecno-auto. auto del futuro o bufala ?

raccattando in casa  i giornali vecchi  , per  prepararli per  la  raccolta  differenziata , sull'unione del 11 c.m   ho trovato questo  interessante  articolo  . Sperando che non sia  una delle  solite  bufale in particolare questa   denunciata  da  Paolo Attivissimo ( http://attivissimo.blogspot.it/ )   o bolle  di sapone


Il futuro è ad aria compressa, nasce in Sardegna la tecno-auto
di GIORGIO PISANO (  pisano@unionesarda.it )

Sembra un uovo ipertecnologico, un insetto marziano, un guscio per andare ventimila leghe sotto i mari. Non ha volante e neppure portiere, almeno quelle che siamo abituati a vedere. Non ha batteria e neanche un motore vero e proprio. Volendo, si ricarica a casa: basta avere a portata di mano una presa elettrica. A guardarlo, si resta sospesi: è la grande rivoluzione del futuro o un pio naufragio del XXI secolo?
Si chiama Airpod, foto , sotto  al centro  , sbagliato definirla automobile anche se può ospitare a bordo tre persone. Siccome pesa meno di quattrocento chili, è classificata quadriciclo. 

 Funziona ad aria compressa, come i carrelli delle miniere a fine '800. Rappresenta l'evoluzione di un'idea già nota che, per ragioni sulle quali è meglio non indagare, hanno preferito tenere in un cassetto mentre fiammeggiava all'orizzonte il motore a scoppio. Di qui a poco potrebbe cambiarci la vita.
Nata da un'idea di Guy Negré sviluppata da suo figlio Cyril (  foto  a sinistra ), Airpod sarà costruita in Sardegna e contemporaneamente nei pressi di Nizza. Si comincerà con assaggi sul mercato europeo (gli stabilimenti in Italia dovrebbero essere quattro in tutto) per poi passare ad una politica più aggressiva di vendita. Tutto dipende dalla risposta del mercato. E dalla capacità di opporsi di chi metterebbe volentieri in freezer un'iniziativa come questa.Di sicuro il professor Massimo Locci (  foto a destra ) , cagliaritano, 51 anni, due figli, sta facendo la scommessa della sua vita. Quando parla di Airpod s'illumina di speranza e pare trasformare la sua scrivania in un quartier generale d'alta ingegneria. Figlio di un ferroviere insegnante di elettronica in una scuola superiore, sta provando da sempre a fare l'imprenditore
. Ha cominciato con la riparazione dei piccoli elettrodomestici per mettersi in grande non appena è iniziato il boom del fotovoltaico. Titolare (assieme ad un socio) della Chip elettronica, è in squadra anche con un'altra azienda (Esolar). Quattordici i dipendenti e fatturato massimo di nove milioni. Senza scender dalla cattedra (continua ad insegnare ancora oggi), s'è impegnato a resistere quand'è cambiato il vento sulle energie alternative e si prepara adesso «a una conversione». Il nuovo mito, stavolta, è l'aria compressa, propulsore di un'automobilina che potrebbe imprimere una svolta clamorosa alla sua vita e a quella di molti altri.
Colpa di una passione che non poteva morire nelle aule scolastiche, Massimo Locci ha voluto incontrare Negré, discutere a lungo con lui della possibilità di passare dalle parole ai fatti. Airpod, che ha già ottenuto l'omologazione in Lussemburgo, viene utilizzata per il trasporto del personale nell'aeroporto di Amsterdam. «Mi chiedevo se si potesse fare un altro salto, trasformare questo quadriciclo in quelle che oggi si chiamano city-car, auto da città. Sì, si poteva, si può. Dunque ci proviamo».
Impossibile valutare il costo dell'operazione. «Vi ricordate quando il telefonino cellulare era un capriccio per pochi? Airpod, se la fortuna ci assiste, potrebbe avere lo stesso destino». Con quali conseguenze, quali reti di assistenza, quali prospettive nello smisurato ventaglio dell'offerta automobilistica? Ecco il senso di una grande sfida.

Pensate di sbaragliare il mercato?

«Visto che i sogni non sono tassati, rivendichiamo il diritto a sognare. Coi piedi per terra, però. Ipotizziamo che uno spazio di mercato ci sia. Esordiremo con autovetture leggere, l'importante è favorire un cambiamento di mentalità».

Cioè?

«Siamo abituati a portarci dietro una tonnellata d'automobile per spostare ottanta-cento chili, il peso medio di un passeggero. Tenuto conto della crisi che stiamo vivendo, forse è il caso di riflettere su questo aspetto».

I numeri dell'operazione?

«Partiremo in piccolo, aprendo una fabbrica che produrrà fra i mille e i duemila pezzi l'anno. Nel frattempo cercheremo di capire se il mercato accoglie volentieri la nostra piccola rivoluzione. In questo caso, i numeri si moltiplicheranno in misura sensibile con l'apertura di stabilimenti in altre tre regioni italiane».

Quando ha incontrato Negré?

«Tre anni fa, grazie ad un amico comune, ho potuto conoscerlo. Abbiamo pensato che i tempi per mettere in piedi una fabbrica fossero maturi. Negré è un personaggio-chiave: sua l'invenzione dell'Airpod, suo il brevetto».

Chi lo ha sostenuto?

«La Tata motors, gigante indiano del settore. Che ha svolto studi e sperimentazioni».

Come mai il brevetto non è stato venduto ai francesi?

«Negré non ha venduto e non intende vendere il brevetto. Anche perché sa molto bene che lo acquisterebbero per non fargli vedere la luce. A lui interessa altro: vuol vedere la “sua” macchina sulle strade, non diventare ricco».

Questo è un investimento da?

«Aprire la fabbrica in Sardegna costerà fra i cinque e i sei milioni di euro. Tuttavia la spesa sarà doppia perché puntiamo a fare in modo che gli impianti, proprio come l'Airpod, siano anch'essi ad emissioni zero. Il fabbisogno energetico per realizzare l'auto verrà da fonti rinnovabili».

Contributi pubblici?

«La Regione ha mostrato interesse. Sfruttiamo incentivi di legge. Opereremo a Ottana-Bolotana dove possediamo alcuni capannoni. Faremo base, insomma, in una piana industriale da dove sono fuggiti perfino i topi. Andiamo in controtendenza: porteremo acqua al deserto».

Dipendenti?

«Nella prima fase, saranno una trentina. Poi si vedrà».

Quando si parte?

«Nella primavera del 2013. Contiamo di mettere in piazza la prima auto alla fine dell'anno o al massimo agli inizi del 2014. A fine mese abbiamo l'ultimo incontro per definire nei dettagli la linea di produzione».

C'è fretta?

«Sì, perché il momento è ideale. Secondo noi si sente il bisogno di un'auto come la nostra. Bisogna cavalcare l'attimo».

Avete anche un'opzione nell'area industriale di Cagliari.

«Sì ma riguarda la fase 2. Se la partenza andrà bene, pensiamo di aprire in tempi rapidi un secondo stabilimento in quella che, speriamo, dovrebbe essere dichiarata nel frattempo zona franca. Lì costruiremo un nuovo modello di Airpod».

Quanti ne avete previsto?

«Quattro. L'Airpod tradizionale, tre posti. Poi c'è l'Airpod-baby, che si potrà guidare a quattordici anni, l'Airpod-family (quattro posti) e una versione cargo».

Come mai è stata scelta la Sardegna?

«Credo sia stato determinante l'incontro con Negré, che è un visionario. Io stesso sono considerato tale. Per fare questa operazione serve un pizzico di sana follia».

D'accordo ma la Sardegna? Qui si viene per rapinare fondi pubblici e scappare.

«La situazione, nel nostro caso, è molto diversa. Superando un vecchio tabù, siamo riusciti a consorziarci, ossia mettere insieme un gruppo di imprenditori che credono in questo progetto. Il tempo dirà se abbiamo ragione».

Negré ha affermato che la Sardegna è l'area ideale per questa innovazione .

«Esatto. Ha detto proprio così perché ci crede».

La Sardegna è area ideale solo per la miseria. O no?

«Negré si riferisce al fatto che, inizialmente, Airpod può essere utilizzata in campo turistico, cioè un'auto destinata ai vacanzieri».

Profilo del possibile acquirente?

«Airpod è l'ideale per un turista che, arrivando a Cagliari, voglia visitare liberamente la città. Pensiamo poi a chi vive nella cintura urbana, a chi ha bisogno di fare economia di spazi e di mezzi. Col prezzo della benzina che vola alle stelle, ecco una risposta concreta e pulita».

S'è già fatto sentire qualche politico per chiedere posti di lavoro?

«Per il momento, no. Comunque, non mi fa orrore una raccomandazione; mi fa orrore raccomandare qualcuno che non vale nulla».

Raccontano Negré sotto pressione perché non vada avanti.

«Certo. Sappiamo di trovare diffidenze e paletti che si alzeranno sempre di più. È inevitabile: stiamo proponendo un'auto a emissioni zero che costerà da sette fino a un massimo di diecimila euro nelle versioni più sofisticate».

Qual è l'autonomia di Airpod?

«Cento-centoventi chilometri, velocità massima ottanta km/h».

A chi dà fastidio questa macchina?

«Sicuramente, e tanto, al mondo del petrolio».

E alle grandi case automobilistiche.

«Potrebbe. Per il momento è una macchinetta di nicchia, per cui all'inizio il fastidio sarà quello di un moscerino. Se però questo moscerino va in giro e ronza sempre di più, allora diventerà un problema. L'importante è creare quello che gli americani chiamano appeal».

Vale a dire?

«I migliori passaparola dovranno essere gli acquirenti. Liberarsi per sempre dalla benzina, dal dover andare a un distributore, cambiare olio o batteria, li convincerà della bontà di un'auto che praticamente non ha costi di gestione. Credo sia una proposta rivoluzionaria».

E l'aria compressa?

«Si può ricaricare avendo a disposizione una presa di corrente. Un po' come si fa per qualunque auto elettrica».

Tempo?

«Quattro ore. Ma noi confidiamo in una distribuzione che garantisca il pieno in tre minuti. Costo, intorno a uno-due euro. Non solo: stiamo studiando, nella prima fase, un servizio di ricarica a domicilio. Pensiamo di creare siti di stoccaggio dell'area compressa (dopotutto, si tratta di bombole) per avere, quando occorre, il pieno in pochissimo tempo».

Standard di sicurezza?

«Sono legati alla tipologia del quadriciclo. Quello che andiamo a costruire, più leggero di quattro quintali, avrà i sistemi di routine previsti per questo genere di veicolo».

Niente volante, giusto?

«Airpod si guiderà con un joystick, e questo - secondo noi - sarà un grande richiamo per i giovani. Il joystick, una manopolina che somiglia a quelle della playstation, conquisterà anche i meno giovani perché è facile da usare. Solo la versione Airpod-family avrà un volante».

Altro?

«L'aria condizionata è compresa, anzi naturale visto che fa parte del motore della macchina. Sfruttando la decompressione, siamo riusciti anche a realizzare un piccolo frigobar. C'è infine un optional che ho suggerito io».

Sarebbe?

«Visto che l'auto emette aria a zero gradi, diventa facile, grazie ad un filtro, fare in modo che lo scappamento irrori aria profumata: chessò, al mirto o al timo. Quindi, oltre a non inquinare miglioriamo la qualità dell'aria».

Secondo lei, siamo di fronte a una svolta epocale.

«Senza dubbio. Questa tecnologia esiste dagli inizi dell'altro secolo ma è stata abbandonata per ragioni, come dire?, strategiche, industriali. È accaduto lo stesso coi motori elettrici, che esistevano dai primi del Novecento ma non si è mai portata avanti la ricerca».


Altra novità, niente concessionari.


«Vogliamo ridurre i costi al minimo e quindi evitiamo tutto quello che può appesantire il listino».

Carrozzeria in alluminio e vetroresina: garanzie?

«A parte la leggerezza, è l'equivalente di una qualunque city-car oggi presente sul mercato. L'aria compressa tra l'altro ci consente di mettere a punto airbag della migliore qualità».

Controindicazioni?

«Al momento non riusciamo a vederne. Eppoi, non sono la persona giusta a cui fare questa domanda. Io, queste macchine, devo venderle».


l'altro lato della vita . Amore e aborto . le storie di Valentina pitzalis e Gianna Jessen

Lo so che odio tali trasmissioni  , del genere  ma  non ho trovato   altri siti ( in italiano  del  secondo caso ) che raccontano tali vicende  .La  prima di cui avevo   ho  già parlato qui. ma concordo con le parole di  Giulioa Bongiorno ( vedere filamto )  e quindi parlo ancora di Lei  Video Pubblicato in data 25/mag/2012 da  http://www.youtube.com/user/rai/videos : << Ieri, dagli studi di Rai Uno de "La vita in diretta",
 la terrificante storia di Valentina Pitzalis ha raggiunto i milioni di telespettatori che seguono la trasmissione condotta da Mara Venier.La giovane di Carbonia è stata affiancata da Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, fondatrici di "Doppia difesa"la fondazione nata proprio per difendere le donne vittime di violenza. Tratto da "La vita in diretta" del 24 maggio 2012. >> .E la  utilizzo per  smontare il mito dell'amore  eterno  e  de del'amore rosa e  fiori  che ancora resiste nonostante  s'inizi a parlare in tv  d'argomenti  tabù  fino a qualche tempo  fa  d'amore  criminale  e  amore malato 
 La seconda storia è nata per  caso  . Avevo  su un calendarietto da  tavolo regalatami da un amico  ecumenico   dei lei  ecco  cosa  ho trovato in rete  in italiano  e in inglese   il primo video  è tratto da  dal canale   di  delay75



il secondo   dalla trasmisione italia sul Due del 6-2-2012

Oltre il link dela foto sotto  a destra   che in inglese  ho trovato   qualcosa in italiano  su Wikipedia,  alla voce Gianna Jessen 
da http://news.bbc.co.uk/2/hi/health/4500022.stm
Gianna Jessen è nata a Los Angeles nel 1977 in una clinica per aborti legata alla associazione Planned Parenthood. La clinica aveva consigliato alla madre di Gianna, giunta al sesto mese e mezzo di gravidanza, di abortire con aborto salino, una tecnica abortista usata prevalentemente dopo il primo trimestre. Essa consiste nell'iniettare nell'utero una soluzione salina che corrode il feto e porta alla sua morte, dovuta, tra l'altro, all'alterazione delle funzioni della placenta. In seguito, a causa delle contrazioni uterine, il feto viene espulso morto entro le seguenti 24 ore. Nel caso di Gianna, la tecnica non funzionò e la bambina nacque viva, dopo 18 ore. Gianna venne trasferita in ospedale e riuscì a sopravvivere, nonostante pesasse solo nove etti; tuttavia la carenza di ossigeno causata dall'aborto le ha procurato una paralisi cerebrale e muscolare. Nonostante la paralisi cerebrale Gianna Jessen imparò a camminare con tutore all'età di 3 anni.La bambina fu adottata a tre anni. A vent'anni, grazie alle cure mediche e alla fisioterapia, riuscì a ottenere la capacità di camminare senza tutore, seppure con notevoli difficoltà.Attività nei movimenti pro life Nonostante la grave paralisi cerebrale, Gianna è sempre stata molto attiva nei movimenti che si oppongono all'aborto e ha raccontato la sua storia al Congresso degli Stati Uniti d'America e alla Camera dei Comuni del Regno Unito [1].Il suo caso è divenuto noto quando, in occasione del novantesimo anniversario dalla fondazione dell'associazione abortista Planned Parenthood, celebrata dal Senato del Colorado, il senatore Ted Harvey invitò Gianna a raccontare la sua storia ai membri del Senato [2]. Inoltre, per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dell'aborto, nel 2006 è riuscita a partecipare e a completare la maratona di Londra, nonostante la difficoltà a correre.Nel 1999 è uscita una sua biografia, curata dall'autrice statunitense Jessica Shaver.




Note
^ BBC NEWS | Health | 'I survived an abortion attempt'
^ Ted Harvey for US Congress - Gianna's Story
E smonto i mito dell'aborto come  metodo  anticoncezionale  e  riduzione delle nascite  insomma  qualcosa di positivo  , ma  a nche  una cosa  che fa  male   che uccide la vita 

9.11.12

Le launeddas Lo strumento-simbolo della cultura musicale isolana




per  saperne  di più
  fonte  unione sarda del  9\11\2012 


Ero solo un ragazzino quando ho sentito per la prima volta il suono delle launeddas. Mi trovavo in campagna e,per caso,mi sono imbattuto in un suonatore,Vincenzo Piroddi. Fu in quel momento che mi innamorai pazzamente dello strumento e della sua affascinante melodia.Ero solo un ragazzino quando ho sentito per la prima volta il suono delle launeddas. Mi trovavo in campagna e,per caso,mi sono imbattuto in un suonatore,Vincenzo Piroddi. Fu in quel momento che mi innamorai pazzamente dello strumento e della sua affascinante melodia.

da     https://www.facebook.com/launeddasscuola.dionigiburranca/photos_albums

Qualche settimana fa ha festeggiato  l’ottantesimo compleanno. Ottant’anni ben suonati per il musicista che ha fatto conoscere le launeddas nel mondo. Luigi Lai è un monumento vivente della musica di tradizione orale.
«Quando si pensa alla musica della tradizione sarda -spiega l’etnomusicologo Marco Lutzu - i primi strumenti che vengono in mente sono senza dubbio le launeddas, tra tutti i più amati dai sardi e conosciuti fuori dall’Isola.Semplici nella fattura ed estremamente ricche nel repertorio, le launeddas continuano a essere un’immancabile presenza nelle diverse occasioni in cui,nella Sardegna meridionale,la musica di tradizione orale viene ancora oggi praticata». Luigi Lai con le sue inseparabili  launeddas partecipa a tutte le grandi manifestazioni religiose (è il suonatore ufficiale della festa di Sant’Efisio ) e continua a tenere concerti in tutto il mondo nei teatri più prestigiosi. Lo chiamano giustamente e rispettosamente maestro.Ha raccolto l’eredità dei grandi suonatori del passato, ma è riuscito a creare un suo stile.«Allora non c’erano molti soldi - racconta Luigi Lai - perciò dovetti insistere a lungo con i miei genitori perché mi comprassero le launeddas e mi pagassero le lezioni quotidiane a casa di Antonio Lara, celebre suonatore di Villaputzu. Si può dire che sono cresciuto al suo fianco: per cinque anni sono stato come la sua ombra, dove c’era lui io non mancavo mai.A Cagliari,ho avuto occasione di studiare con un altro gigante delle launeddas originario di Villaputzu,
Efisio Melis. Nonostante avessi cominciato già da tempo a esibirmi in feste e serate in piazza, ogni giorno mi esercitavo per ore nella sua casa di via Barcellona»
 Tumbu,mancosa, mancosedda, respirazione circolare e un suono originale: sono alcune caratteristiche dello strumento musicale sardo più conosciuto nel mondo. «Il materiale principale di cui sono fatte le launeddas è la canna - spiega Marco Lutzu - con questa specie vegetale vengono realizzati sia i tre tubi, sia i piccoli cannellini su cui vengono incise le ance. I costruttori utilizzano due differenti specie di canna: con la prima,denominata dai suonatori canna mascu (canna maschio) si realizzano i due tubi muniti di fori digitali,mentre la seconda,detta canna fèmina (canna femmina) viene impiegata per la realizzazione del tumbu, la canna priva di fori,e dei cannellini con le ance».

I costruttori di launeddas (che spesso sono gli stessi musicisti) per realizzare lo strumento oltre alla canna utilizzano anche lo spago. «In passato - conclude Marco Lutzu - si utilizzava esclusivamente quello di fibra naturale che veniva impermeabilizzato con un amalgama a base di pece, mentre oggi sempre più spesso i costruttori preferiscono quello sintetico».

                                  Francesco Pintore

Oltre  Luigi  lai  e  i suoi maestri   (  Efisio Melis e Antonio Lara   )    l'uso   delle  Launeddas  è   praticato anche di tanti altri musicisti,  personaggi del calibro di Giuseppe Sanna, Emanuele Lara, Giovanni Murtas e Dionigi Burranca per il passato  . Per la  scena   attuale   Spazio quindi ai suonatori: Efisio  Zuddas (Donori), Andrea  Pisu, Giancarlo  Seu  e Tore  Trebini  (Villaputzu),Stefano  Pinna  (Cabras), Roberto  Corona  (Quartucciu),Sergio  Lecis  (Assemini) e Giampaolo  Lallai   ( Cagliari).Fra  i costruttori perchè oltre che un strumento  è  anche artigianato  Antonello  Ghiani  (Assemini), Gianfranco  Mascia  (Villaputzu), Rocco  Me-lis  (San Vito), Pitano  Perra   ( Maracalagonis).

Camminate per 75 minuti e vivrete due anni in più

il problema  non è camminare o  farlo    , ma farlo velocemente   \  a passo svelto per  chi  è  abituato  a  camminare  e  fare m tutto  o  quasi  troppo lentamente



e non  a macchino alla  follia  come  il protagonista del precedente   post :   L'uomo che cammina 24 ore senza mai fermarsi se non...  e spesso     non  ho



Comunque  è utile    vedere sia  l'articolo   sotto riportato da cui  ho tratto il tutolo  del post  d'oggi   sia ( la  trovate  come  secondo    articolo )   la recensione    del libro   Camminare  e rivoluzionario  di Adriano Labbucci   tratta dal sito della  casa editrice   http://www.donzelli.it

il  primo articolo    preso da  repubblica del 9\11\2012

 PER SAPERNE DI PIÙ

ELENA DUSI


Roma .Meglio   un peccato di  gola che indulgere all’ozio. Tra i due sentieri che portano a una lunga vita,quello dell’attività fisica è più efficace di quello della dieta,purché sia percorso a passo
svelto e per almeno 75 minuti  alla settimana. A tanto infatti  ammonta l’esercizio fisico capace di regalare 1,8 anni in più  alla nostra vita.ma non a cantare, secondo la definizione tecnica. Se lo sport
prescelto è invece classificato come “vigoroso” (non si riescono a pronunciare più di poche parole), i vantaggi in termini di vita allungata si raggiungerebbero molto prima. Nelle raccomandazioni degli Istituti Nazionali per la Salute americani, infatti, le 2,5 ore a settimana di camminata rapida consigliate
per mantenersi in forma equivalgono a 1,25 ore di esercizio intenso. 
Anche se basati su un campione molto ampio (650 mila persone con almeno 40 anni di età, seguite per un lasso di tempo che arriva fino a 40 anni), i dati di Harvard sono comunque frutto di un’elaborazione statistica, e vanno dunque considerati cum grano salis. Tutte le informazioni su attività fisica svolta e durata della vita sono state ricavate da sei grandi studi (5 americani e uno svedese svolto dal Karolinska) progettati per calcolare il legame fra stili di vita e rischio di ammalarsi di tumore. Ma come
sempre avviene per questi enormi database, che comprendono decine di migliaia di volontari arruolati addirittura per decenni e raccolgono miriadi di dettagli sulla vita quotidiana, ogni ricercatore è libero in seguito di scavare nei dati per estrarne l’aspetto che più gli interessa. In  questo caso è toccato all'esercizio fisico, e al raffronto fra i suoi benefici e quelli della dieta. 
Un dato che sembra comprovato al di là di ogni dubbio sui limiti della statistica è poi quello
che lega l’esercizio fisico alla salute del cervello. Il primo novembre sul giornale dell’American Heart Association è uscito solo l’ultimo fra le decine di studi che indicano come camminare, pedalare, nuotare o andare in palestra mantengano il cervello ben irrorato di sangue, prevenendo la degenerazione delle
cellule e allontanando il rischio di ammalarsi di demenza del 40 per cento. Per chi come motivazione non trova sufficiente il benessere che segue a una bella camminata, da oggi c’è la forza dei numeri a convincerlo che  indossare le scarpe da ginnastica ha i suoi vantaggi. 
da  http://images.google.it/ alla  voce  camminare  
Camminando per 450 minuti nell'arco di sette giorni (poco più di un’ora al giorno) si può arrivare ancora più lontano, guadagnando 4 anni e mezzo al tempo che ci sarebbe stato assegnato se fossimo rimasti fermi. E purché l’esercizio fisico sia stato abbondante, anche permettersi uno stravizio a tavola è concesso. I ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston e di Harvard che si sono dedicati a quantificare i benefici dello sport, infatti, hanno messo a confronto sportivi più o meno in regola con la bilancia. Ne è  emerso che un individuo attivo,anche se leggermente sovrappeso, vive in media 3,1 anni in più rispetto a un magro sedentario. Il divario più ampio in termini di età raggiunta si ha quando si confronta uno sportivo magro con un ozioso obeso: ben 7,2 anni di differenza nella durata del la vita. «L’esercizio regolare allunga la sopravvivenza in tutti i gruppi che abbiamo preso in
considerazione: persone che mantengono la linea, in sovrappeso e perfino obese» ha commentato Steven Moore, uno degli autori della ricerca. 
Il ruolo benefico dell’attività fisica è tanto grande da uguagliare quasi quello negativo del fumo. In passato è stato infatti calcolato che l’abitudine della sigaretta toglie in media dieci anni di vita. E una ricerca svolta dal Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicata ad agosto sul  British Medical Journal, aveva individuato fra i fattori che allontanano la vecchiaia una vitasociale intensa, hobby, lavori casalinghi e volontariato. Messi  insieme allo sport, questi fattori possono allungare la vita di un 85 enne di altri quattro anni. Anche limitandosi alla sola ricerca di Harvard, appena pubblicata dalla rivista ad accesso libero Plos Medicine, costi e benefici dell’attività fisica possono essere soppesati. Se camminare 75 minuti a settimana, ovvero 65 ore all’anno (poco più di 2 giorni e mezzo) basta a guadagnare  quasi due anni di vita, il gioco sembra valere la candela. Anche perché i ricercatori americani hanno calcolato i benefici di un’attività fisica piacevole e rilassante come il camminare a passo svelto, in cui il fiato basta a sostenere una conversazione ma non a cantare, secondo la definizione tecnica. Se lo sport prescelto è invece classificato come “vigoroso” (non si riesco-
no a pronunciare più di poche parole), i vantaggi in termini di vita allungata si raggiungerebbero molto prima. Nelle raccomandazioni degli Istituti Nazionali per la Salute americani, infatti, le 2,5 ore a settimana di camminata rapida consigliate  per mantenersi in forma equivalgono a 1,25 ore di esercizio intenso. 
 da  http://images.google.it/ alla  voce  camminare 
Anche se basati su un campione molto ampio ( 650 mila persone con almeno 40 anni di età, seguite per un lasso di tempo che arriva fino a 40 anni), i dati di Harvard sono comunque frutto di un’elaborazione statistica, e vanno dunque considerati cum  grano salis. Tutte le informazioni su attività fisica svolta e durata della vita sono state ricavate da sei grandi studi (5 americanie uno svedese svolto dal Karolinska) progettati per calcolare il legame fra stili di vita e rischio di ammalarsi di tumore.
 Ma come sempre avviene per questi enormi database, che comprendono decine di migliaia di volontari arruolati addirittura per decenni e raccolgono miriadi di dettagli sulla vita quotidiana, ogni ricercatore è libero in seguito di scavare nei dati per estrarne l’aspetto che più gli interessa. In questo caso è toccato all’esercizio fisico, e al raffronto fra i suoi benefici e quelli della dieta. 

Un dato che sembra comprovato al di là di ogni dubbio sui limiti della statistica è poi quello che lega l’esercizio fisico alla salute del cervello. Il primo novembre sul giornale dell’American Heart Association è uscito solo l’ultimo fra le decine di studi che indicano come camminare, pedalare, nuotare o andare in palestra mantengano il cervello ben irrorato di sangue, prevenendo la degenerazione delle cellule e allontanando il rischio  di ammalarsi di demenza del 40  per cento. Per chi come motivazione non trova sufficiente il benessere che segue a una bella camminata, da oggi c’è la forza  dei numeri a convincerlo che  indossare le scarpe da ginnastica ha i suoi vantaggi. 



il secondo   articolo

da  http://www.donzelli.it/libro/2282
«Non c’è nulla di più sovversivo, di più alternativo al modo di pensare oggi dominante. Camminare è una modalità del pensiero. È un pensiero pratico. È un triplo movimento: non farci mettere fretta; accogliere il mondo; non dimenticarci di noi, strada facendo». 
«Avviso ai lettori. Lasciate stare. Se cercate insegnamenti sul camminare all’ultima moda, con tanto di lezioni, corsi universitari e relativi professori, oppure sul camminare come cura di sé, o infine pagine e pagine di resoconti di camminate che si perdono invariabilmente tra il noioso, l’elegiaco o il paranoico, ripeto a scanso di equivoci: lasciate stare. Questo libro non fa per voi». Inizia così l’itinerario che Adriano Labbucci suggerisce al lettore e che del camminare si serve come di una bussola per percorrere un paesaggio insieme geografico e mentale, alla ricerca di punti di riferimento, alla scoperta di un modo diverso per impostare il nostro rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda, in un tempo invece in cui forse un po’ tutti la bussola la stiamo perdendo. Al punto che il camminare non solo è un’attività ormai poco praticata, ma spesso è anche guardata con sospetto e fastidio; un atteggiamento che può sfociare in frasi paradossali come questa: «Il pedone rimane il più grande ostacolo al libero fluire del traffico». Potrebbe sembrare una battuta di Woody Allen, ma in realtà è stata pronunciata da un gruppo di urbanisti consulenti del sindaco di Los Angeles: si tratta, scrive l’autore, dell’«espressione tragica e surreale di quel mondo capovolto che è il nostro». Così, pagina dopo pagina, scopriamo che

8.11.12

aggiornamento del caso del bambino rasato perchè perde una gara di nuoto


“Sono stata io a radere il bambino come gli ebrei per punizione”

Alla fine è arrivata l’ammissione. A radere a zero “come agli ebrei” per punizione il bambino di 11 anni ( ne  avevo parlato in qualche  post precedente  ) con tanto di croce disegnata in cima alla testa per non essersi impegnato a sufficienza in una gara internazionale di nuoto è stata un’atleta, nota solo per le sue iniziali, G.P.
COLPA MIA - “Si, sono stata io a rasare la testa con la croce in mezzo”. Con queste parole la donna ha confermato di essere stata lei a impartire al ragazzo una “lezione” impartita in realtà lo scorso maggio, in collaborazione con due istruttore. I genitori denunciarono subito alla magistratura tale violenza, magistratura che ha provveduto ad interrogare la donna la quale ha dato la sua versione dei fatti.


NON VOLEVAMO FARE MALE - Secondo l’atleta si è trattato di una specie di rituale avvenuto in una camera d’albergo con altri ragazzi grandi. Il gesto sarebbe stato deciso in maniera collettiva in un ambito sportivo. L’avvocato della donna, Michele Grigenti, ha riportato le parole della sua assistita la quale non ha voluto far male a nessuno confermando la loro intenzione di avere un atteggiamento aperto e collaborativo.
COLPA DEI RAGAZZI - Gli investigatori hanno sentito anche l’istruttrice del bambino, presente a sua volta nelal trasferta, la quale ha confermato che esisteva un sistema di disciplina basato su cartellini gialli e rossi. Le punizioni però sarebbero state più che altro fisiche come impegnarsi in esercizi addominali supplementari o vasche a delfino. Per quanto riguarda i capelli la responsabilità sarebbe di alcuni ragazzi più grandi che avrebbero chiesto anche ai piccoli di seguirli. Uno si è fatto “pelare” mentre un altro ha chiamato la mamma spaventato. Il tutto infine sarebbe avvenuto mentre gli allenatori erano al ristorante dell’albergo. (Ansa)


diario di bordo n 98 anno III i no vax raccolgono quello che hanno seminato , caso Ramy Elgam gli abusi e la mancanza di rispetto del potere ,acca larentia uso distorto e strumentale del ricordo

Finalmente i anzi dei * no vax ( ovviamente senza generalizzare in quanto esistono come fra i vax quelli civili ed rispettosi ) trovano pane...