Facebook prima censura il nudo d’arte esposto alla mostra di Gorizia, poi si scusa Ordinata la rimozione della grafica che sulla pagina Fb dei coorganizzatori illustrava l’evento alla Biblioteca Statale. Venerdì 31 marzo il dietrofront: scuse e ripristino della foto nell'album.di Margherita Reguitti, Lillo Montalto Monella
Takeshi Katori-Judith - Maniera nera
AGGIORNAMENTO: Una chiamata dai responsabili della comunicazione di Facebook in Italia, nella mattina del 31 marzo, ha chiuso il caso della "censura" alla grafica giapponese in mostra a Gorizia con le scuse da parte dell'azienda di Menlo Park e il ripristino della foto.
L'opera d'arte che ha per soggetto un nudo femminile raffinato ed elegante, esposta alla Biblioteca statale isontina nella mostra "Segni e cromie: incontri. Esperienze grafiche contemporanee in Giappone e in Italia ", allestita in collaborazione con l'Associazione nazionale incisori contemporanei, ha infatti trovato di nuovo posto nell' album Facebookda cui era stata rimossa qualche giorno prima."La foto era stata rimossa per errore, ma ora è stata ripristinata. Il nostro team esamina milioni di segnalazioni ogni settimana, e a volte commettiamo degli sbagli, come in questo caso. Ci siamo scusati per l’inconveniente causato", ha scritto al Piccolo un portavoce di Facebook.L'immagine al centro della contesa. La censura era scattata per «la visualizzazione di immagini di nudo a tutela della comunità globale particolarmente sensibile a questo tipo di contenuti per via della loro cultura o età» (così si legge al link "standard comunità") su una grafica eseguita con tecnica alla maniera nera di cm 36x20.L'opera è di grande fascino. La morbida pelle della giovane donna emerge nella potenza della sua bellezza orientale in una visibilità piena e indiscutibile dallo sfondo scuro e opaco. Il gioco di ombre sul corpo cattura chi guarda. «Sono rimasto allibito», ha spiegato Luciano Rossetto, presidente dell'associazione coorganizzatrice della mostra (allestita prima di Gorizia in varie sedi in Giappone): «Avevo inserito su Fb la locandina e alcune immagini fra le più significative per bellezza e perizia esecutiva. Prima di inserire il nudo ero però andato a controllare i termini di pubblicazione e avevo trovato che vengono specificatamente autorizzate quelle di opere d'arte. Ciò mi aveva tranquillizzato».Il direttore: una reazione sciocca e spropositata. Il presidente dell'associazione: opera di bellezza significativa, sono allibito.
Foto: Bumbaca
Ma Facebook aveva imposto una procedura guidata, neppure tanto semplice, per la rimozione del contenuto non consono né rispettoso della morale della comunità globale. Forse i censori della rete non hanno trovato negli archivi il soggetto incriminato, trattandosi di opera contemporanea.Il 12 aprile Takeshi Katori sarà alla Galleria d'arte "Mario Di Iorio" con altri artisti giapponesi e italiani per il finissage dell'esposizione e certo si parlerà anche di rapporto fra arte e social, ma anche di dove situare il confine fra arte e pornografia. Intanto qui si può scaricare gratuitamente il catalogo della mostrae si possono apprezzare tutti i lavori; nudi femminili e maschili inclusi, senza censure.
Le controversie passate: dalla Sirenetta al Nettuno. Facebook non è nuovo a episodi di “censura” nei confronti di opere d’arte, siano esse dipinti del passato, monumenti o fotografie che hanno fatto la storia. Anzi, la lista si allunga di giorno in giorno.
Sirenetta di Copenaghen: immagine rimossa per via di «eccessiva nudità o connotazioni sessuali». Sotto la scure dell’algoritmo è caduto il dipinto “L’origine del Mondo” di Gustave Courbet (1866) ma anche la più famosa foto della guerra del Vietnam, quella della piccola Kim Phuc che correva terrorizzata (e nuda) dopo un attacco al napalm. Un episodio, quest’ultimo, che aveva spinto il più grande quotidiano norvegese, Aftenposten, ad inviare una lettera aperta a Mark Zuckerberg in cui la piattaforma veniva accusata, così facendo, di «promuovere la stupidità e non riuscire ad avvicinare tra di loro gli esseri umani».La causa, sposata allora dal primo ministro Erna Solberg, spinse la chief operating officer di Menlo Park, Sheryl Sandberg, a scusarsi: «Si tratta di decisioni difficili che non sempre indoviniamo. Anche quando gli standard sono molto chiari, analizzare milioni di post caso per caso ogni settimana è una sfida». Esistono siti comeOnline Censorshipche permettono di segnalare simili casi di censura non solo su Facebook, ma anche su altri social network per un’analisi profonda del fenomeno e del suo impatto sull’umanità.
Nudo d'arte, Facebook prima lo censura poi si scusaGorizia. Facebook ha rimosso un'opera d'arte che ha per soggetto un nudo femminile raffinato ed elegante, esposta alla Biblioteca statale isontina nella mostra "Segni e cromie: incontri. Esperienze grafiche contemporanee in Giappone e in Italia". Qui l'articolo che racconta tutta la vicenda
Episodio dopo episodio, le policy della piattaforma si sono nel frattempo evolute e ora consentono, almeno in teoria, la pubblicazione di “dipinti e sculture”.
L'esperto: Facebook preferisce intervenire in via preventiva. Il problema, secondo Giovanni Boccia Artieri, presidente della Scuola di Scienze della comunicazione dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, è che «Facebook ha le sue linee guida dichiarate, ma preferisce rimuovere più immagini possibili in maniera preventiva, salvo poi analizzare i singoli casi successivamente, piuttosto che correre rischi».
Il blocco avviene quando un’immagine viene segnalata da un utente oppure tramite algoritmo. «Da quello che so il team di moderatori - un esercito che Repubblica stima annoveri oltre 100mila persone in tutto il mondo (ndr) - agisce ex post. Non passa le giornate a girare su Facebook alla ricerca di immagini non consentite». Nel dubbio, dunque, si provvede alla rimozione e all’eventuale ripubblicazione della foto una volta verificata la segnalazione. Diverso è il caso dei gruppi Facebook che inneggiano a violenza o odio razziale. «Qui il confine molto sottile e ha a che fare con la libertà di espressione», conclude Boccia Artieri. «Talvolta chiuderne uno considerato “al limite” può essere visto come censura. Ma un seno nudo è sempre un seno nudo per l’algoritmo».
La prima risposta di Facebook. Poco può fare il quartier generale milanese di Facebook, una sede con mere responsabilità di marketing e promozione del brand: interrogato in merito dal Piccolo nella serata del 30 marzo, non ha potuto fare altro che “girare” la segnalazione a chi di dovere. La mattina dopo, però, è arrivata la buona notizia: la foto verrà ripristinata, con tanto di scuse del colosso social alla "piccola" Biblioteca statale isontina.
agazzino aggredito nel sottopassaggio: «Dacci i soldi e le sigarette». Poi le botte. Perseguitato da mesi finisce al Poma con la costola rotta. La madre chiede più controllidi Giancarlo Oliani
Bullismo, lettera da Mantova:"Tutti guardavano, nessuno è intervenuto"Giovedì 2 marzo, ore 15, piazza Mantegna. Un quindicenne viene pestato da tre ragazzi. I passanti guardano, rallentano per osservare meglio, ma nessuno si ferma ad aiutare la vittima. Solo una una signora difende lo studente. Questa è la lettera che la donna ha inviato alla Gazzetta di Mantova (a cura di Tecla Biancolatte)Leggi "Parli con la mia ragazza?", pestato dai bulli del bus
MANTOVA. Stava raggiungendo la fermata dell’autobus quando due ragazzi lo hanno bloccato. «Vogliamo soldi e sigarette. Fai alla svelta, non abbiano tempo da perdere...». Lui, quattordici anni, al primo anno dell’Istituto Vinci, ha tentato di ribellarsi a quel sopruso. Ma la reazione dei bulli è stata devastante. Una violenza bruta, che gli ha causato una lesione costale. Il quattordicenne è stato colpito su tutto il corpo. Senza tregua. Colpito da un calcio al torace è riuscito a rimanere in piedi con un dolore lancinante. La mano, con la quale ha cercato di proteggersi, ha subito una lesione.
Lo spot contro il bullismo degli studenti della Scuola di Cinema di Milano divenuto virale in rete7,8 milioni di visualizzazioni, oltre 225mila condivisioni e 47mila like in meno di due giorni. E’ l’incredibile successo ottenuto da un breve spot contro il bullismo girato dagli studenti del terzo (e ultimo) anno della Civica Scuola di cinema Luchino Visconti di Milano
Tornato a casa, non ha avuto il coraggio di raccontare ai genitori l’accaduto. Ai medici del pronto soccorso ha raccontato di essersi fatto male durante una partita di calcetto. Ma poi la verità è venuta a galla. Il ragazzo era già stato ripetutamente vittima di bullismo dall’inizio dell’anno scolastico, anche se in questa occasione ha detto di non aver riconosciuto gli aggressori: non è detto, dunque, che si tratti di compagni di scuola. La mattina del 31 marzo la mamma si è presentata in questura e ha denunciato l’episodio chiedendo un maggiore controllo da parte delle forze di polizia.
"No al bullismo" il video dei bambini delle scuoleUn fenomeno in aumento anche fra i banchi che nel video spot viene raccontato dalle parole semplici dei bambini. E i giovani studenti non si limitano a condannare chi "fa male a chi è più debole" e chi "non fa giocare gli altri". "Bisogna aiutarlo e fargli capire che non si fa". “È stato scelto lo strumento video- dicono i responsabili di Rete Sol.Co - perché possa essere diffuso in Rete, accessibile ai bambini che navigano ma anche alle famiglie e agli educatori, perché si comprenda che il bullismo è dietro l’angolo e può entrare nella vita di tutti”.
È l’ennesimo e inquietante episodio di bullismo che avviene in città. Accade nella giornata di martedì 28 marzo poco dopo le tredici. A quell’ora Paolo - è un nome di fantasia - esce dall’Istituto Vinci per raggiungere la fermata dell’autobus ai Due Pini. Percorre il sottopassaggio ma, una volta fuori dal tunnel, si trova di fronte a due giovani, parzialmente travisati. Gli chiedono soldi e sigarette. Ma lui non fuma e non ha nemmeno soldi perché porta a scuola il minimo indispensabile per non essere derubato. Vigliaccamente il quattordicenne viene aggredito e picchiato con violenza inaudita su tutto il corpo. Un calcio gli provoca una lesione costale. La sofferenza del ragazzino non si ferma qui. Nelle ore successive deve fare i conti con la paura e la vergogna di quello che ha subito.
Bullismo, la campagna con i campioni dello sport. Cucinotta: ''Io vittima, ragazzi denunciate''Parte la campagna nelle scuole organizzata dall'Osservatorio nazionale bullismo e doping. La nuova iniziativa ha come obiettivo quello di portare i campioni dello sport nelle scuole d'Italia per incontrare e parlare con gli studenti. L'evento è stata anche l'occasione per presentare il cortometraggio dal titolo ''Il compleanno di Alice'', che vede alla regia Maria Grazia Cucinotta e che ha come tema centrale proprio quello delle molestie tra i più giovani.Video di Angela Nittoli
«È tornato a casa - racconta la mamma - lamentando un dolore al torace (che nel frattempo si era gonfiato). Siamo andati al pronto soccorso di Mantova e anche lì mio figlio non ha detto la verità. Siamo rimasti fino alle tre di notte e poi tornati con sette giorni di prognosi. Ma quella stessa notte il mio bambino ha ceduto. È venuto nella mia camera e mi ha raccontato com’erano andate le cose. Siamo tornati in pronto soccorso e questa volta non ha nascosto nulla. Lunedì dovrà sottoporsi a nuovi esami perché c’è il sospetto che i calci che gli hanno sferrato possano aver provocato una frattura costale». «Servono azioni concrete - commenta la mamma con la voce rotta dalla commozione - Non posso pensare che ogni giorno mio figlio sia a rischio».
MODENA. «Vado a Carpi da papa Francesco con una donna di 103 anni. Pensa, io e lei insieme. Che emozione!» Ascolti don Gregorio Colosio, il più famoso monaco modenese, lo vedi gesticolare entusiasta a 78 anni e lo immagini scendere dal suo immancabile scooter e accompagnare in auto un’anziana per fare un gesto caritatevole. In realtà, è il contrario. Sarà una donna di quasi 103 anni lucidissima e arzilla, intelligente e spiritosa, a dare un passaggio al monaco. Domenica mattina lo porterà a Carpi. Guiderà la sua auto per cercare di incontrare il Santo Padre. Non chiamatela “nonna sprint”, sicuramente se ne avrebbe a male. E avrebbe ragione. Desdemona Lugli è tutto tranne che la classica vecchietta. Nonostante l’età, è completamente indipendente e vive da sola con la sua gatta Titti in un piccolo appartamento di via Scanaroli, pulito curato e ben arredato. Desdemona esce dal garage al volante della sua fiammante Mazda 2 comperata sei anni fa.
Modena: in auto con nonna Desdemona, 103 anni, pronta per andare da Papa FrancescoEcco le immagini di nonna Desdemona Lugli 103 anni da Modena. Si dice orgogliosa di poter guidare senza alcun problema. Il 2 aprile ha offerto a Don Gregorio un passaggio per andare insieme a Carpi per assistere alla messa solenne di Papa Francesco. Ecco la sua storia in viaggio con lei. Video di Gino Esposito
«Gliel’ho benedetta io!», esclama orgoglioso don Gregorio. E il monaco benedettino la guarda divertito avanzare in retromarcia. «Guida molto bene. Mi sento sicuro con lei». Desdemona sorride. «La patente mi scade tra poche settimane – racconta l’ultracentenaria – ma l’ho appena rinnovata per altri quattro anni. Potrò guidare almeno fino quasi a 107 anni». Lei al volante, don Gregorio accanto e una badante sul sedile posteriore. La badante è solo un simpatico escamotage per arrivare più avanti possibile a contatto col papa: sarà l’accompagnatrice di Desdemona, anche se non ne ha proprio bisogno. Come ha bisogno del bastone fino a un certo punto, anche se è ormai gracile: lo tiene per compagnia e c’è da giurare che lo sa brandire contro i malintenzionati. Quando si fa la solita domanda sul segreto della longevità, risponde: «Niente primi piatti, un pranzo sostanzioso e tanta cioccolata. Vado pazza per la cioccolata!», confessa. Più fortunata di così: abita vicino alla fabbrica Dolcem ed è anche amica dei titolari. «Vorrei arrivare davanti, di fronte a papa Francesco. Vorrei toccargli la mano. È un grande, è una persona democratica, è attento ai poveri», dice questa donna mai sposata che tra le foto racchiuse nelle cornici d’argento ne ha messe alcune coi volti di papi. «Sono cattolica da una vita intera». Desdemona è nata il 25 agosto 1914. «In quei giorni stava scoppiando la Prima Guerra Mondiale. Ricordo ancora nel 1917 dopo Caporetto – avevo tre anni - quei poveri soldati che erano arrivati fin qua e mi prendevano in braccio. “La putina”, mi chiamavano i veneti». Desdemona è cresciuta in casa di uno zio facoltoso fino alla maggiore età. Poi lo zio è fallito e lei, appena diciannovenne, è dovuta andare a Roma da una parente cercando fortuna. «Avevo il diploma scolastico – racconta – e sono riuscita a farmi assumere al Viminale. Sono stata una delle prime funzionarie del Ministero dell’Interno a occuparsi di stupefacenti. C’era già tanta “polvere”. Ma tanta cocaina! Me ne sono occupata con un collega per otto anni, avevamo due cani eccezionali che la scovavano dappertutto. Poi nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, mi sono trasferita a Modena per lavorare alle Poste. Per tanto tempo sono stata la funzionaria che si occupava di frodi e denaro falso. Ho lavorato alla sede centrale di via Emilia fino al 1974, poi basta. Sono in pensione da 42 anni, insomma».L’auto e la bici sono la sua passione. Anche se abita a due passi dalla fermata di Gigetto, dice di non aver mai preso il trenino, preferisce girare per la città per conto suo con i suoi mezzi. E anche ieri dopo pranzo è andata a fare un giro in auto…
mezzi. E anche ieri dopo pranzo è andata a fare un giro in auto…
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Lo so che , solo i link sopra dovrebbero costituire la risposta , a chi mi dice : << perchè perdi tempo con queste cose nostalgiche e con queste " anticaglie " , ecc >> , ma voglio rispondere lo stesso .
Quelle storie nel bene e nel male ( cosi come le arti ) non sono solo polverose anticaglie o resti di un passato inutile . Ma vita Esse ci parlano di : sogni , speranze passioni , sentimenti . Per questo dobbiamo evitare che cadano nell'oblio , che siano offese e strumentalizzate ideologicamente perchè , , ora per via diretta , ma poi quando i protagonisti non ci saranno più per via indiretta continuano se coltivate e ricordate tenute vive a parlarci e a guidarci ed a ( come ho detto nel titolo) capire chi siano e dove siamo ed dove andremo .
Infatti storie come queste Al di la' di tanti revisionismi e di tanti appelli a denigrare la Resistenza ( era una guerra guidata dai comunisti , ecc ) in quegli anni disgraziati nei quali i Savoia fuggivano, Mussolini diventava il fantoccio di Hitler e la RSI si distingueva non per gesta militari, ma per la ferocia inumana contro la lotta partigiana, vedi banda Koch, gli alleati ( vantati come veri liberatori ) bombardavano e commettevano anche nefandezze ( vedi le marocchinate ) occorre sottolineare che la lotta partigiana rossa o bianca o monarchica che fosse, rappresenta l'unica testimonianza di un popolo che non voleva perdere del tutto la dignità. Dall'armistizio dell'8 settembre 1943 fino alla liberazione, il 25 aprile 1945:
Partigiane sfilano in piazza Maggiore a Bologna (foto: Istituto Parri)
giovani renitenti alla leva, antifascisti, militari, molte donne, combatterono fianco al fianco. In città e in montagna. Con il sostegno di molti. Per un evento storico che ha portato alla nascita della Repubblica italiana
Una banda di partigiani in montagna (foto: Istituto Parri)
ERA partigiano, conte e contadino. È morto a centrotre anni nella sua casa e nella sua terra, sui crinali impervi della montagna pavese, tra gli alberi e le nuvole. Si chiamava Luchino Dal Verme, il suo antico casato ebbe origine dai capitani di ventura. Ufficiale di artiglieria, reduce da quello scempio di esseri umani che fu la campagna di Russia, visse il "tutti a casa" dell'otto settembre '43 e la fuga dei Savoia a Brindisi con lo sgomento dell'italiano tradito. "L'otto settembre - disse in una delle sue rare interviste - muore la parola dovere e nasce la parola coscienza". Già ultranovantenne, ma ancora animoso e severo (alla Sandro Pertini, per intenderci), ancora definiva i Savoia "bastardi traditori".
Monarchico e cattolico, nel '44 si ritrovò al comando, con il nome di battaglia Maino, di un piccolo esercito di comunisti: la Divisione Garibaldi dell'Oltrepò. Combatté in una delle zone cruciali della guerra di Liberazione diventando una leggenda vivente, "il conte partigiano". Finita la guerra diversi partiti gli offrirono un seggio in Parlamento. Rispose no grazie, disse che si sentiva tra gli "uomini d'azione, uomini di lavoro, uomini di mani" e rimase nel palazzo di famiglia ad allevare galline. Il 25 aprile gli porterò un fiore.
Infatti : << ( .... ) Finita la guerra, al “conte partigiano” un po’ tutti i partiti offrono candidature e una carriera politica. Discende da una famiglia che ha governato a lungo l’Oltrepò, sia pure in anni medioevali, è stato un eroe di guerra e della Resistenza, ha rischiato la vita più volte. Ma lui dice semplicemente no a tutti: «Noi siamo uomini di azione, uomini di lavoro, uomini di mani, non siamo uomini di parole, per questo facciamo così fatica a comunicare ciò che abbiamo vissuto. Ma ci proviamo comunque». Torna nel suo castello a Torre degli Alberi, avvia un allevamento di polli, e si rimette al lavoro per guadagnarsi da vivere. Sua moglie, invece, apre una scuola di tessitura per le ragazze del paesino dell’Oltrepò, da cui non si sono mai più mossi. da il giorno del 30\3\2017 dl qui l'articolo integrale
la seconda
Sergio Leti, classe 1925, racconta la sua Resistenza in Liguria. E ricorda la madre Clelia Corradini, come lui medaglia d'oro, giustiziata da un tenente delle brigate nere. "Volevo vendetta, ricordo l'affetto dei miei compagni. E poi il 25 aprile, quando tutti festeggiavano, per me fu un giorno di lutto. Tornai a casa e i miei nonni piangevano"
Il prof che usa l'hip hop per insegnare la matematica L'incredibile storia di un professore di matematica che insegna la materia usando l'hip hop
Si chiama Kurt Minnaar ed è un professore di matematica fuori dal comune. Le sue lezioni di matematica infatti, spiegate attraverso l’hip hop, l’hanno reso l’idolo del web.
Il 33enne sudafricano infatti ha trovato un modo per rendere finalmente la matematica interessante, tutto grazie alla danza. La scelta di utilizzare l’hip hop è arrivata anche grazie all’esperienza di Minnaar, che in passato è stato coreografo e artista di strada. Una volta diventato insegnante l’uomo si è chiesto come poter rendere meno noiose le sue lezioni di matematica e per trovare una soluzione ha scavato nel suo passato.
Minnaar ha pensato che, visto che molti ragazzi sono appassionati di danza e musica, sarebbe stata un’ottima idea unire l’insegnamento tradizionale a questa passione, rendendo così le nozioni molto più facili da apprendere e da ricordare.
Il prof di matematica ha così creato diverse canzoni e balletti dedicati alle tabelline e alle moltiplicazioni. Le sue lezioni si svolgono così: Minnaar canta i brani sulla matematica, poi chiede ai ragazzi di fare lo stesso con la musica in sottofondo. I risultati, a quanto pare, sono ottimi: i ragazzi si divertono tantissimi, sono felici di fare matematica, ma soprattutto riescono ad apprendere meglio.
L’entusiasmo degli alunni per le lezioni del 33enne sudafricano è stato così grande che Minnaar si è già rimesso al lavoro per realizzare il nuovo programma delle lezioni con altre canzoni e balletti.
“I metodi di insegnamento tradizionali vanno bene solo per chi apprende leggendo, o in modo indipendente – ha raccontato Minnaar che ha messo a frutto questa metodologia di insegnamento basandosi sulla sua esperienza di bambino vivace che odiava la matematica e non riusciva ad impararla in alcun modo -. Nella mia classe di seconda media ci sono ragazzi che non sanno cosa si fa in quarta elementare”.
Con l’hip hop invece tutti i ragazzi, anche quelli che hanno più difficoltà nell’apprendimento, possono imparare la matematica ridendo e divertendosi durante le lezioni, senza sentirsi più inadeguati o diversi. “Con il mio rap – ha concluso il professore, fiero del suo metodo – ho creato un metodo che raggiunge gli studenti creativi, iperattivi o dislessici”.
Il Canton Ticino chiude le dogane: "Stop ai ladri che vengono dall'Italia".
Risposta della Lega Nord: "Non ha senso: non si ottiene sicurezza blindando i confini".
sia quello aprioristico
Amelia è un’australiana di 22 anni, arrivata in Italia per prendersi un anno sabbatico prima di ricominciare la Facoltà di Giurisprudenza. Oltre alla famiglia che l’ha accolta, di Amelia si sono innamorati tutti gli italiani. La ragazza si è fermata in un piccolo paese delle Langhe piemontesi, sulle colline intorno ad Alba. L’intero paese di Rodello fa a gara per averla ospite e lei ricambia il favore offrendo a tutti lezioni gratuite di inglese. Oltre agli abitanti, in aiuto dell’australiana Amelia si sono mobilitati anche il Comune, la Pro Loco e perfino lo storico Fan Club dei Nomadi.
a giovane ha viaggiato per due mesi da sola per l’Europa. Amelia resterà in Italia fino alla fine dell’anno, dopodichè tornerà in Australia. Nel frattempo, si sono innamorati di Amelia ben 994 italiani, ovvero tutti gli abitanti di Rodello, trovando così non solo una famiglia ad accoglierla, ma un intero paese. La stessa giovane ha ammesso che mai si sarebbe aspettata una dimostrazione d’affetto simile.
Vedendo ogni giovedì sera con gli altri amici \ che dell'associazione fotografica master of photografy mi accorgo che , anche se ci sono buone foto , è uno dei tanti programmi televisivi nati per fare pseudo spettacolo. Ne ho visto una puntata e non mi ha entusiasmato granché , almeno fin ora . Infatti come dicono sia **** : << secondo me, di ogni cosa bisogna prendere quello che ci occorre, la televisione è intrattenimento, ma è ugualmente esperienza, stimolo, spunto per fare qualcosa di nuovo, anche i programmi finti possono insegnare, anche guardare Beautiful, fotograficamente, cercando di capire le inquadrature, le luci, le pose, può insegnare a tutti qualcosa di nuovo, naturalmente rispetto le giuste critiche e la realtà delle cose Comunque, indipendentemente delle cazzate e delle mezze verità, dell'articolo sul blog, ritengo interessante il programma, e giovedì alla stessa ora, verrà proiettata la puntata sul nudo, siete tutti invitati a partecipare, sono sicuro che chi sta seguendo le proiezioni non sta compromettendo le proprie capacità, e sicuramente male non fa, ci vediamo giovedì alla solita ora >>.
sia ***** << le proiezioni sono soprattutto un motivo per incontrarsi amalgamare il gruppo e sviluppare progetti futuri, come dice Danilo, da tutto ciò che ci circonda prendiamo ciò che vogliamo 😀 >> Infatti la mia ed in parte la loro generazione è direttamente o indirettamente ( vedi istruzione ricevuta dai fossili 😁 ) allenata a saper distinguere la merda dalla cioccolata e non ha a differenza di queste nuove generazioni mandato il cervello all'ammasso o defilipilizzato .
Ora molti di voi mi diranno ma come prima lo smerdi e poi continui a guardarlo ? Vero mi contraddico con quanto riportato e condiviso nel post precedente ( vedi url sopra ) . Ma non capisco il perchè ( ne parlerò prima o poi con il mio analista e ne ripeterò un post in merito ) mi vengono , come tutte le cose letterarie e non solo , i sensi di colpa ed i rimpianti per non aver visto \ letto , anche se è mediocre \ scontato ,ecc. fino alla fine
Da lavapiatti a co-proprietario di uno dei ristoranti top Fonte: Twitter
Per ben 4 anni è stato insignito della corona di ristorante migliore del mondo dalla rivista Restaurant, il marchio Noma è tra i più famosi al mondo. Il ristorante stellato Michelin stavolta fa parlare di per una bella storia: l’azienda ora vede come co-proprietario un lavapiatti immigrato. dal suo twitter
Si chiama Ali Sonko è originario del Gambia e lavora nella cucina di Noma sin dal 2003, anno della sua apertura. “Si tratta di uno dei momenti più belli da quanto il Noma ha aperto”, ha spiegato René Redzepi su Facebook. “Ali è una vera risorsa, è sempre sorridente, nonostante si prenda cura di ben 12 figli”.Ali ha 62 anni e da 34 abita in Danimarca. “Non riesco a descrivere a parole quanto sia felice di lavorare al Noma”, ha raccontato durante il party di addio al locale (l’azienda abbandona la storica location nel quartiere di Christianshavn per riaprire come urban farm). “Qui ci sono le persone migliori con cui lavorare e sono molto amico di tutti. Mi portano tutti un gran rispetto e sono sempre pronti ad aiutarmi”.
Si chiama Moringa, è l'albero che ci salverà dalla fame Moringa potrebbe essere l'albero che salverà dalla fame: resistente alla siccità, con molteplici usi e tante proprietà nutritive
Tante sono state le proposte e i tentativi di porre definitivamente un freno al problema della fame nel mondo. La soluzione definitiva sia alla fame sia alla povertà potrebbe arrivare da un semplice albero da cortile, il moringa.
Se molti lo hanno ribattezzato “Albero dei miracoli”, un motivo deve esserci. Più di uno, in realtà, dato che le proprietà miracolose di questo albero non sono poche e si estendono in più ambiti.
Benefici delle foglie di moringa
Le proprietà più importanti della pianta di moringa risiedono nelle sue foglie, che hanno un sapore simile a quello del thé verde. Le proprietà nutritive sono strabilianti: l’albero moringa contiene più calcio del latte, più proteine delle uova e più vitamina A delle carote. Tutte queste proprietà non danno benefici solo dal punto di vista nutrizionale, ma secondo alcuni studi renderebbero il moringa un potente anti-infiammatorio ed un utile strumento per il controllo della glicemia nei malati di diabete. Stimola, inoltre, la produzione di latte nelle donne, motivo per cui è stato rinominato anche “migliore amico delle mamme“.
Gli utilizzi di questa pianta non si limitano all’ambito alimentare, ma anche al settore della cosmesi: dai semi è possibile ricavare preziosi oli per capelli.
Moringa: l’albero che salverà il mondo
Il fatto che venga considerato un super-cibo non dipende solo dalle sue -seppur eccellenti- proprietà nutrizionali, ma anche dalle condizioni in cui l’albero riesce a svilupparsi: cresce rapidamente e resiste alla siccità, due caratteristiche che rendono la sua coltivazione ideale in quelle zone in cui la povertà e la malnutrizione sono più gravi, come l’Africa, l’Asia e il Sud America.
Incentivare la coltivazione e la vendita di prodotti derivati da questa pianta è uno dei principali obiettivi di varie associazioni, come ad esempio MoringaConnect, che impiega oltre 2’000 collaboratori locali e che solo in Ghana ha piantato 250’000 piante.
Coltivare un albero Moringa permette di raccogliere i frutti del proprio lavoro in breve tempo e di poter utilizzare le foglie non solo per il consumo della propria famiglia o comunità, ma anche per ricavarne prodotti da vendere a terzi, garantendo un guadagno molto superiore alle spese. I prodotti a base di moringa si stanno diffondendo negli Stati Uniti e la loro diffusione non solo dà benefici a chi consuma questi alimenti, ma anche a chi li produce.
Chi è Isabella Springmuhl, la stilista Down che incanta il mondo Isabella Springmuhl è sotto le luci dei riflettori per essere diventata la prima stilista down di cultura Maya
La moda oltre che indice di tendenza può rappresentare molto spesso un’apertura verso altre culture e modi di pensare: è questo il caso di Isabella Springmuhl, stilista affetta dalla sindrome di Down, che ha portato una ventata d’aria fresca. In Italia grazie all’opera dell’ambasciata del suo paese e anche dell’Istituto Italo-Latino Americano, la ragazza guatemalteca ha raccontato la sua storia e svelato alcuni interessanti informazioni. “Amo quello che sono, – confida con soddisfazione – amo la mia vita, amo quello che faccio. Sono una ragazza down di 19 anni, faccio la disegnatrice di moda, voglio diventare famosa in tutto il mondo”. Il 21 marzo è la Giornata Mondiale della sindrome di Down: Isabella è un simbolo di come si possa realizzare le proprie aspirazioni, con impegno e determinazione. Apparizione alla London Fashion Week e sogni di vita Arrivata in Italia per la presentazione di “Sogni – Del tamaño de tu sueños así serán tus logros”, progetto del Gruppo Artistico “Guatemala es Guatemala”, ha avuto modo di spiegare quello che per lei è la moda che la contraddistingue e cosa rappresenta per lei il paese da cui proviene: “Amo il Guatemala, amo la cultura Maya, voglio portarle per il mondo. I tessuti maya sono ricchi di colore, e io mi identifico con loro proprio perché sono spensierati, come me”. L’invito alla London Fashion Week l’ha resa la prima stilista down ad avere l’opportunità di mettere in mostra i suoi disegni ispirati alla cultura maya. Insomma, un onore immenso e inaspettato, che ha colpito anche la sua famiglia: “Non ho mai cessato di considerarla un dono del cielo, anche se non avrei mai pensato di poterla accompagnare in giro per il mondo a parlare delle cose che ha realizzato”.Come è iniziata la sua carriera La mamma dell’ormai astro nascente, Isabel Tejada, ha creato una fondazione con altre madri, aiutando circa 5.500 ragazzi affetti dalla sindrome di Down. La moda è sempre stata ospite costante nella loro casa e Isabella Springmuhl ha sin da piccolissima lavorato coi suoi tessuti su bambole comprate dalla madre. La spinta decisiva alla carriera della giovane stilista è dovuta all’impossibilità di iscriversi all’università per diniego esterno a causa della sua malattia: “È stato un no che ho voluto trasformare in un grandissimo sì”. Da quel momento ha deciso di creare una linea che potesse adattarsi sia alle caratteristiche fisiche che alle esigenze estetiche di persone affette come lei dalla sindrome di Down, per poi espandersi a tutti.
La storia di Andrea, malato di Sla che fa il dj con gli occhi
La Sla gli ha tolto la voce e la capacità di muoversi, ma non la voglia di fare musica e così Andrea Turnu oggi fa il dj con gli occhi, utilizzando un sintetizzatore vocale. La musica è sempre stata la sua grande passione e quando ha scoperto di essere affetto da Sla è diventato il suo modo per combattere la malattia e dire sì alla vita. Oggi ha 29 anni e da quattro lotta senza sosta contro la sclerosi laterale amiotrofica, che gli ha tolto la capacità di muovere braccia e gambe, di parlare, ma non di sognare.
Dalla sua stanza, nel letto in cui è costretto a stare, Andrea si è trasformato in DjFanny e ogni giorno propone agli ascoltatori della radio locale la sua playlist personale. Di recente ha annunciato anche l’uscita del suo primo singolo, che si intitola “My window on the music”, disponibile su iTunes. Il brano è cantato dal ragazzo grazie al sintetizzatore vocale, attivato con il movimento degli occhi, e servirà a raccogliere fondi per la ricerca sulla Sla.
Ad annunciare l’arrivo del brano è stato lo stesso Andrea, sulla sua pagina Facebook “Con gli Occhi”, in cui racconta la vita con la Sla e la passione per la musica. “Signore e signori, manca pochissimo… – ha scritto nel suo post Andrea – per la prima volta “il mondo della notte” farà qualcosa di concreto per la ricerca sulla SLA: a brevissimo, l’mp3 nel quale, con la voce metallica del comunicatore, racconto della malattia, del mio modo di affrontarla e di vedere la vita, sarà scaricabile su iTunes. Ribadisco che il ricavato andrà alla ricerca quindi spero col cuore di avere il sostegno di tutti, tutti, tutti! Insieme possiamo fare tanto ed io non vedo l’ora”.
“Il mio obiettivo è sempre lo stesso – ha spiegato Andrea parlando del singolo – dare un senso alla vita. La musica mi aiuta a superare tutte le barriere che la malattia mi ha costruito intorno. Anche io volevo dare un contributo alle battaglie dei malati di Sla: non me la sento di partecipare alle varie manifestazioni di piazza e ho scelto di sfruttare la musica. Quella house, la mia più grande forza. Per questo, dunque, tutti i soldi ricavati dalla vendita del brano saranno destinati alla ricerca scientifica. E ora preparatevi a sentire la mia voce metallica”.
Si chiama Robin Hood, si trova a Madrid ed è un ristorante molto particolare. Come svela anche il suo nome qui i ricchi pagano per i poveri. Il locale è gestito da Ángel García Rodriguez, un prete cattolico che ogni sera offre la cena a oltre cento senzatetto. Per farlo segue una politica molto particolare: i clienti più ricchi, che possono permettersi di pagare pranzo e cena, pagano una piccola quota in più, che viene utilizzata per servire un pasto a chi ne ha più bisogno.
L’iniziativa, a dir poco lodevole, ha fatto il giro del mondo e oggi Robin Hood è uno dei locali più frequentati di Madrid. I clienti arrivano da tutta la Spagna attirati dagli chef di alto livello e dal personale specializzato che lavora nel locale, convinti di poter gustare un ottimo pasto e fare anche del bene.
“Quello che desidero è restituire la dignità a questi uomini e a queste donne – ha spiegato il sacerdote -. Meritano come tutti di consumare una cena seduti a tavola. Devono magiare buon cibo in piatti di ceramica e bere da bicchieri di cristallo”.
I senzatetto vengono divisi ogni giorno in due turni da cinquanta persone. Tutti si siedono a tavola e vengono serviti come normali clienti solo che, a differenza degli altri, non pagano. A rendere speciale il ristorante sono anche i prezzi decisamente economici pure per chi paga. Un menù fisso, con piatti gourmet, costa solamente 11,80 dollari a testa. Per questo motivo chi consuma un pasto non ha difficoltà a pagare qualcosa in più e il locale è sempre pieno. Persino ora che è bassa stagione, i posti risultano prenotati sino alla fine di maggio.
L’iniziativa di Padre Angel ha avuto un enorme successo e ora il religioso medita di poter esportare questa nuova forma di carità in altri paesi della Spagna. Non solo: a poca distanza dal Robin Hood si trova una chiesa, dove Padre Angel offre rifugio a chi ne ha più bisogno, soprattutto quando fa freddo e fuori piove. Un riparo sicuro e all’asciutto con letti e tv, aperto a tutti coloro che chiedono aiuto e vivono per strada.
A 85 anni Anna Pesce ha iniziato a praticare yoga e in soli due anni il suo corpo è completamente cambiato
A 85 anni ha deciso di iniziare a fare yoga e il suo corpo è cambiato completamente. Questa è la storia di Anna Pesce, un’allegra vecchietta che per anni ha sofferto di forti dolori alla schiena a causa della scoliosi, dell’osteoporosi e di altri problemi legati all’età che avanza.
Schiena incurvata e difficoltà a muoversi: Anna si era ormai arresa al tempo che passa e ai dolori che non le davano pace. Tutte le difficoltà però sono scomparse quando ha iniziato a fare yoga. Dopo aver conosciuto Rachel Jesien, una bravissima insegnante, la sua vita è cambiata completamente. L’anziana ha infatti scoperto che la sua situazione non era cosi irreversibile come credeva e la sua schiena è miracolosamente rinata. In passato infatti aveva provato tanti rimedi per combattere il dolore, dal’agopuntura alla chiropratica, passando per la fisioterapia e i massaggi: nulla però aveva dato buoni risultati e il più delle volte le fitte scomparivano sul momento per poi ritornare poco dopo.
Con lo yoga però le cose sono andate diversamente. Il suo percorso con questa disciplina è durato due anni e oggi che ha 87 anni, Anna si sente benissimo. Tutto merito di Rachel Jesien e del suo modo di affrontare i problemi alla schiena con lo yoga. La personal trainerinfatti ha provato sulla sua pelle cosa significa, visto che anche lei soffre di scoliosi e per combatterla si è specializzata nella cura del problema con lo yoga.
La donna ha seguito Anna lungo il suo percorso di formazione attraverso lezioni personalizzate. Con l’uso di cuscini e supporti, seguendo la pratica della Restorative Yoga, ha insegnato all’anziana le posizioni migliori per la schiena.
Dopo due mesi aveva già imparato le principali posizioni yoga per tenere a bada le fitte e si sentiva già molto meglio. Il suo recupero è stato prodigioso ed Anna si è rivelata un’ottima allieva.
Dopo due mesi Anna aveva imparato le posizioni Yoga, il suo apprendimento è stato molto rapido, proprio come il miglioramento del suo stato di salute. Con il tempo ha iniziato a fare le cose per cui prima aveva difficoltà e bisogno d’aiuto, rendendosi molto più indipendente.Con il passare delle settimane non è cambiato solo il suo corpo, ma anche il atteggiamento nei confronti della vita.
Donna torna a casa 40 anni dopo la sua morte
A 40 anni dalla sua morte per un morso di serpente, una donna è tornata a casa, lasciando tutti a bocca aperta
Quaranta anni dopo la sua morte, avvenuta per un morso di cobra, è tornata a casa, lasciando tutti a bocca aperta. Non stiamo parlando di una fantasma, ma di una donna in carne ed ossa, che ha fatto ritorno dai suoi familiari, dopo che tutti l’avevano creduta morta. La protagonista di questa straordinaria storia si chiama Vilasa e nel lontano 1976 era stata data per morta. I suoi familiari avevano organizzato un funerale e l’avevano pianta, consegnando il suo cadavere alle acque del fiume Gange.
In realtà però la donna non era morta e si è ripresentata alla porta dell’abitazione delle sue due figlie, creando un vero shock alle ragazze, che inizialmente non sono nemmeno riuscite a riconoscere l’ottantaduenne. Quando avvenne l’incidente e la sua morte, Vilasa aveva solo quarantadue anni. Era estate e la giovane era uscita a cercare del foraggio per gli animali, proprio come faceva ogni giorno. Camminando nell’erba però non era riuscita a vedere il cobra che, spuntando all’improvviso, l’aveva morsa ad una gamba.
La sua famiglia l’aveva trovata agonizzante e l’aveva trasportata da un guaritore. L’uomo però non era riuscita a guarirla e poco dopo Vilasa era morta. O almeno così credevano i suoi parenti. Poco dopo il decesso, come da tradizione, il suo corpo era stato avvolto in una stoffa pregiata e posizionato in una zattera, che era stata lasciata andare alla deriva nel Gange. Solitamente gli indù praticano la cremazione, ma nel caso di morti avvenute a causa dei serpenti, il corpo deve essere gettato integro nel fiume perché le sue acque possano ripulirlo e riportarlo in vita.
La leggenda in questo caso ha superato la fantasia e Vilasa è tornata in vita. Il morso del serpente infatti non era stato fatale e il suo corpo poche ore dopo era stato ritrovato da alcuni pescatori. Vilasa era stata quindi portata in un tempio, dove i sacerdoti, nonostante fosse in fin di vita, erano riusciti a salvarla. Dopo aver perso la memoria la donna era rimasta nel tempio per quaranta anni, sino a quando un anziano del villaggio non l’aveva riconosciuta, affermando di essere stato al suo funerale. “L’abbiamo immediatamente riconosciuta da una voglia” ha raccontato la figlia minore, che non credeva ai suoi occhi quando se l’è trovata di fronte.
La ragazza con la vitiligine trasforma il corpo in opera d'arte Ash Soto è una ragazza affetta da vitiligine che ha superato la malattia trasformando il suo corpo in un'opera d'arte
Ash Soto ha solo 21 anni e una terribile malattia: la vitiligine. La ragazza, che vive a Orlando, in Florida, convive con questa patologia da quando era molto piccola. Aveva solamente 12 anni quando per la prima volta è comparsa una macchiolina bianca sul suo collo, da allora la sua vita non è stata più la stessa e la situazione ha iniziato a peggiorare sino a quando Ash non ha perso del tutto il suo colorito naturale in alcune zone del corpo, “schiarendosi”. Le continue macchie e la perdita di colore dell’epidermide hanno reso Ash insicura e molto triste. La ragazza ha confessato di sentirsi spesso in imbarazzo davanti agli altri, si è chiusa in se stessa ed è stata vittima di bullismo. I compagni di classe hanno iniziato a prenderla in giro a scuola e alcuni bulli le hanno persino consigliato di fare il bagno nella candeggina per assumere un colore uniforme. “Ero scioccata, ho pianto per molto tempo, non volevo più avere la vitiligine” ha raccontato Ash, ricordando quei momenti difficili. Anche davanti ai problemi la giovane ha tentato di non lasciarsi sopraffare dalla tristezza e ha trovato il modo di reagire. Con il tempo ha trovato il modo di “fare pace” con la malattia e ha imparato ad amare il suo corpo, smettendo di odiarlo. Come? Trasformandolo in un’opera d’arte grazie alla body art. Questa disciplina le ha consentito di “dare un senso” alla vitiligine e le macchie sulla pelle sono diventati dei disegni originali e bellissimi. “Non ho mai capito quanto fosse bella la mia vitiligine fino a quando non ho usato un pennarello nero sul corpo – ha raccontato Ash – mi ha aiutato a far emergere i diversi colori della mia pelle”. In questo modo il suo corpo è diventato una tavolozza su cui realizzare meravigliosi dipinti. Dalle cartine geografiche, ai paesaggi, passando per i disegni astratti: tutti i capolavori di Ash sono stati postati sul suo profilo Instagram dove sono cliccatissimi dai follower. Il suo scopo, ancora una volta, è quello di dimostrare come le imperfezioni possano divenire un punto di forza e spingere le persone ad accettarsi per quello che sono.
io che credevo che ad avere un numero alto di visualizzazioni fossero
solo io temi riguardanti il sesso ( vedi i post sulle polemiche del
remarque in chiave pornografica della ciociara di alberto moravia -- che
deve ancora uscire -- o quello sull'essere sesy delle modella in carne )
invece un recente lo trovate sotto sulle nuove leve del rapper e
dell'hipop italiano ha scalato le classificvhe delle visualizzazioni .
mistero della rete
dopo questa vicenda "Un gruppo di albanesi", scriveva ieri il gruppo editoriale de Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. Oggi viene comunicato che gli indagati sono nove: 8 italiani e un albanese. Il suffragio universale è messo male, ma anche la libertà di stampa non scherza. #gruppodiitaliani
mi chiedo come giustament e si chiede anche la nostra amica Tina galante
visto che la violenza sulle donne o femminicidio che dir si voglia è come dice questo articolo , riportato sotto , di http://chaos-lasfinge.blogspot.it/Un emergenza sociale
Si è concluso qualche ora fa il Convegno scientifico dell'Istat, tenuto oggi dalle 10,00 alle 17,30 a Roma presso l'aula magna di via Cesare Balbo, sulla violenza contro le donne in Italia: i dati presentati in effetti sono stati pubblicati da tempo, ma l'occasione riveste notevole valore culturale e di sensibilizzazione su di una materia urgente quanto trascurata nel nostro paese. La tavola rotonda conclusiva del Convegno infatti, ha riguardato appunto le risposte istituzionali ad una situazione drammatica. I dati sono quelli resi noti dall'Istituto di Statistica nel giugno 2015 (riferiti al 2014) sulla violenza di genere e nel novembre 2016 (ancora riferiti al 2014) sullo stalking e sono cifre agghiaccianti che è utile richiamare alla memoria:
il 31,5% delle donne tra i 15 ed i 70 anni ha subito qualche abuso fisico (inteso come maltrattamento) o sessuale (stupro o molestie). Parliamo di una donna su tre e quindi di un fenomeno diffuso capillarmente. Una su cinque è vittima di maltrattamento (20,2%) ed un altro 21% qualche forma di violenza sessuale, di queste 652.000 sono state stuprate e 746.000 sono state vittima di un tentativo di stupro.Nei casi più gravi di abuso sessuale i responsabili sono per lo più gli stessi partner attuali o ex (62,7%) mentre in caso di molestie è più frequente che gli autori della violenza siano sconosciuti (76,8%). Una donna su dieci ha subito la violenza prima dei 16 anni...
Tra le separate e le divorziate il rischio aumenta: una donna su due (51,4%) in questo caso ha subito abusi fisici e/o sessuali.
Una donna su cinque tra i 16 ed i 70 anni (21,5%) ha subito atti persecutori da parte di qualche ex partner ed una su dieci (9,9%) un vero e proprio stalking nelle sue forme più gravi.
La violenza psicologica riguarda 8,3 milioni di donne: svalutazione, sottomissione, umiliazione ed insulto come pane quotidiano...
Il fenomeno è trasversale e riguarda tutti gli strati sociali ed i livelli culturali.
Nulla di tutto questo può cambiare senza una trasformazione culturale ed educativa: gli uomini hanno interiorizzato come valore dal quale dipende la propria autostima la necessità di essere non solo più forti, ma proprio superiori alla donna e le donne hanno introiettato a propria volta la remissività e la dolcezza come imperativi della immagine femminile e come caratteristiche indispensabili per ottenere il consenso sociale, anche o forse soprattutto nell'ambito dei rapporti familiari più vincolanti e significativi.
credo che la campagna , vedere video , di Psicologia Applicata faccia pensare due volte la prossima volta che giustificate uno stupro.o una violenza sulle donne , ma non solo
I due attivisti hanno ripreso il blocco al mezzo di soccorso con i loro telefonini e poi hanno pubblicato il filmato salvo rimuoverlo dopo pochi giorni
non mi sento d'aggiungere altro a quanto commento all'interno dell'articolo sotto
«Al grido di “vergogna, vergogna” li abbiamo fatti tornare indietro in retromarcia». Il post sulla pagina Facebook di Torino Sostenibile, cancellato qualche giorno fa, racconta l’assurda «impresa» di Claudio e Paolo, due automobilisti che lo scorso 20 marzo hanno sbarrato la strada a un’ambulanza della Croce Rossa di Beinasco che stava trasportando un paziente con un’emorragia interna. Era appena uscita dall’ospedale San Luigi e, per evitare il traffico delle 16, l’autista aveva imboccato in contromano l’ingresso dell’Interporto di Orbassano, una manovra che ha talmente indignato i due “paladini” del codice della strada da spingerli a improvvisare un posto di blocco. A nulla sono valse le spiegazioni dell’operatore del 118: il mezzo è dovuto tornare indietro, perdendo almeno una ventina minuti nel traffico della circonvallazione.
INTERVENTO D’URGENZA
Poco dopo il paziente è stato ricoverato alle Molinette e sottoposto d’urgenza a un intervento chirurgico salvavita, mentre in serata Claudio, di professione tassista, ha cercato gloria sui social network: «L’ambulanza entra in contromano senza nessun motivo e avanza decisa», ha scritto. Corredando il racconto con tanto di fotografie che hanno reso possibile l’identificazione del suo compagno di avventura: «Meno male che sono volontari che aiutano i cittadini nel momento del bisogno, ma almeno quando girano a vuoto non mandino le persone all’ospedale per colpa loro».
Il post è rimasto online per qualche ora, incassando molti «like», qualche esplicito plauso ma anche diversi commenti perplessi. Alcuni utenti hanno fatto notare che ai mezzi di soccorso, con lampeggianti accesi, è concesso derogare alle norme del codice della strada e fermare un’ambulanza, in qualsiasi caso, non è mai una grande idea. Alla fine il racconto e le foto sono stati rimossi, ma Claudio e Paolo sono stati comunque denunciati per interruzione di pubblico servizio.
LA DENUNCIA
«Ritengo doveroso tutelare la mia associazione da eventuali azioni legali che potrebbero essere intraprese in seguito a un possibile aggravamento del paziente trasportato - ha spiegato Davide Castelli, presidente della Croce Rossa di Beinasco, che ha sporto querela presso i carabinieri di Beinasco -. Ma voglio soprattutto difendere il mio personale che lavora ogni giorno».
Castelli è stato contattato da Claudio e Paolo, che hanno provato a scusarsi in tutti i modi, ma per il momento non ha nessuna intenzione di ritirare la querela: «Nonostante le spiegazioni del nostro autista, che si è comportato in maniera ammirevole, senza reagire a insulti e provocazioni, quei due soggetti hanno continuato il blocco. Mentre uno filmava la scena, il secondo ci ha fatto perdere ulteriore tempo chiedendo le generalità del nostro operatore. Come fosse un tutore dell’ordine. Solo grazie all’intervento dell’infermiera è stato possibile fare retromarcia». Il presidente della Cri si augura che episodi come questo non si debbano più ripetere: «Il servizio che garantiamo noi e tutte le realtà come la nostra, 365 giorni all’anno e 24 ore su 24, non è un gioco. Chi si permette di fermare un’ambulanza in corsa per avere un “mi piace” su qualche social network si deve rendere conto della gravità di quello che sta facendo».