20.1.18

riflessioni varie ( ripredere un libro interrotto , siamo o non siamo italiani , imigrazione e le generalizzazioni malpaciste )

   colonna  sonora




La  prima  riflessione  d'oggi è  una  riflessione   " letteraria  "  .  Dopo   aver letto i  due (  e credo  per come si è concluso   ne esca un altro ) ultimi libri di Saviano : La paranza dei bambini e bacio feroce  ed   ho  lasciato  interrotto   ( managgia  a me   che vedo prima i  film  \  serie  tv     e  poi  leggo i libri dovrei  fare  il processo inverso  ) , ma  credo che mi farò coraggio   e  faro  la  stessa  cosa di cui parlo  oggi , Suburra  di Carlo Bonini,Giancarlo De Cataldo . Mi sono detto    : basta   mafia\e  e  sisema  corrotto  (  band a  della magliana  , Mafia  capitale , ecc  )    e d  guardando    fra  la pila di libri  da  leggere  ho   trovato  un libro  lasciato a metà :   Il libro di Johnny ( edizione   filologica  \  criica   de  il partigiamno  jonny ) di Beppe Fenoglio




In un primo momento, Beppe Fenoglio aveva ideato un unico grande ciclo di Johnny, che partiva dagli anni del liceo di Alba, proseguiva con il corso ufficiali a Roma, l'8 settembre, il complicato e pericoloso ritorno in Piemonte e l'adesione alla guerra partigiana, fino al passaggio dai garibaldini ai badogliani, a cui seguirono i vari scontri e la morte di Johnny. Successivamente, però, Fenoglio riscrisse la prima parte di questo suo ambizioso "progetto" narrativo, facendo di Primavera di bellezza un romanzo autonomo. Tagliò tutta la parte iniziale e aggiunse un finale che non c'era. E mise mano alla seconda redazione del Partigiano Johnny, che poi abbandonò. In questa edizione, curata da Gabriele Pedullà, viene per la prima volta ricostruito il continuum narrativo del grande romanzo, così come Fenoglio l'aveva inizialmente pensato e concepito. E la saga di Johnny, frammento dopo frammento, riemerge in tutta la sua forza storica e romanzesca.  da   https://www.lafeltrinelli.it/libri

Oltre  i motivi  spiegati  nell'articolo riportato sopra  , a  farmelom interrompere ,  ci  sono  : 1) l'abbondandare    e   la presenza  d'intere  frasi     dovute  al fatto che  lui  pensasse  e scrivesse  in inglese     e  poi traducesse  in italiano    2) la  lingua   3) la  tormentata  vicenda  editoriale  ( qui maggiori  dettagli  )  che  lo  porto a  riscriverlo  e  farne  diverse stesure   . Infatti usci   postumo  perr morte  prematura  dell'autore  .
Ma    a  farmelo riprendere   sono  1) il senso di colpa  che   mi  viene    , nel  non portare  alla fine  libnri  anche  pessimi   e  noiosi  ., 2)  che  fu  un autore  fiero ed  indigesto a  certi partigiani perchè descrisse la resistenza senza filtri e senza retorica oltre la vulgata eroica ., 3) perchè a parlarne ( come feci io con i miei primi post del blog quando ancora era splinder ) o a farne un disco o concerto come hanno fatto gi ex Csi con il live La terra, la guerra, una questione privata Pubblicato nel 1998, è la registrazione di un concerto dedicato alla memoria e all'opera di Beppe Fenoglio tenutosi il 5 ottobre 1996 ad Alba, nella chiesa di San Domenico.( ....  continua wikipedia  : La terra,la_guerra,una_questione_privata ) prova quieste emozioni : << Picchia duro. Riascoltata un anno dopo la registrazione della serata ci ha turbato. Abbiamo deciso di fermarla, trasformarla in un disco. Un disco eccessivo che non si può tenere nascosto né si può consumare a cuore leggero. Difficile da gestire. Non è un disco live, nemmeno un concerto, è una serata in onore e a memoria di Beppe Fenoglio. Un luogo, un pubblico, un contesto irripetibile. (Giovanni Lindo Ferretti) >>

la  seconda  è nata  da  un cazzeggio  su https://www.facebook.com/gelocalcronacaitaliana/ da cui  (  chi mi segue  anche   sui  social   lo sa ) prendo   e riporto   tali news    \  storie  . 





Roberto Padrin promette di andare fino in fondo per capire cosa non ha funzionato nel programma di Rai 1 “Meraviglie” di Alberto Angela - Pagina Fan Ufficiale, che mercoledì sera ha fatto tappa sulle Dolomiti. La puntata ha ottenuto il record di spettatori ma per i bellunesi si è rivelata una delusione profonda, perché tutto il servizio è stato girato in provincia di Trento con qualche citazione per Bolzano e nessuna per gli altri territori interessati (via Corriere delle Alpi più precisamente qui ). Infatti secondo il corrieredellealpi : << [....] è necessario andare oltre il piagnisteo di chi vede Trento e Bolzano approfittare di privilegi sempre più odiosi, perché il problema principale della puntata di “Meraviglie” è stata la disinformazione: «Quando si fa un servizio pubblico servirebbe una maggiore accuratezza», rileva Irma Visalli, che da assessore provinciale si occupò dell’iter per il riconoscimento delle Dolomiti a Patrimonio dell’umanità. «Io a un certo punto ho smesso di sentire la voce di Angela perché ero rapita dalle immagini che erano davvero fantastiche. Il servizio aveva degli aspetti positivi, ma anche alcuni errori clamorosi e pochi contenuti e su questo il rammarico è inevitabile, perché c’è molto da dire sulle Dolomiti». Nel complesso, però, la Visalli cerca di essere positiva: «Credo che oggi ci siano più persone che conoscono le Dolomiti e va bene così» >>


La puntata è stata molto interessante, accontentare tutti è impossibile  infatti

Cinzia Finco Pufffffff ... sempre bastian contrari ... anche quando ha fatto la seratona a Venezia c'è stato il malcontento tra i veneziani. Ma per chi non abita nei contesti proposti è comunque uno spettacolo. Per poter parlare di tutto dovrebbe fare puntate su puntate. Godiamoci quello che ci offre. Penso che anche a lui piacerebbe spaziare di più

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Cinzia Finco Pufffffff ... sempre bastian contrari ... anche quando ha fatto la seratona a Venezia c'è stato il malcontento tra i veneziani. Ma per chi non abita nei contesti proposti è comunque uno spettacolo. Per poter parlare di tutto dovrebbe fare puntate su puntate. Godiamoci quello che ci offre. Penso che anche a lui piacerebbe spaziare di più
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Daniela Cucchiara C'è sempre da polemizzare su tutto!! Una volta che viene proposto un programma intelligente..
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Marta Fassi Forse si poteva dare spazio ad altri luoghi ma almeno è stato bello ed interessante
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Virginio Zampieri Alberto vai tranquillo, la puntata è stata molto interessante, accontentare tutti è impossibile. Continua che sarai sempre seguito.
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Rispondi22 h
Rita Rielli In un programma di poche ore qualcosa viene sacrificato. Sempre

 si vede   proprio di come l'essere   italiani     sia  solo   un fatto  storico-politico  , ma   non  antropologico  \  cuturale  . Nessuno   è  profeta in patria  e  chi  lo dice    viene deriso ed  accussato  di disfattismo     come   le  due cnzoni  citrate  all'inizio (   mi scuso  per  chi  mi segue  da  vecchia data  se   le  ripropongo ma  purtroppo  è cosi    non c'è niente  da  fare   abbiamo fatto l'italia    ma  non abbiamo  fatto gli italiani    e  non  cisomno riusciti    la monarchia, il fascismo  , la repubblica  )  .
Confermo   i  suoi  limiti   , per   quel poco  che   sono riuscito a vedre  ,   causa  abbuiocco    e cattiva  prgrammazione rai  :   le  puttanate    fesserie  iniziano presto le cose interessanti       ,  quando va bene  dalle  21.30  . E la  continua   pubblicità  nonostante  si paghi  ( anche se  non possiedi  tv  )    un lauto  canone  ,  neppure   fosse  un tv commerciale  \  privata  .  . Ma  allo stresso   tempo   dico  che  era  un ottima  trasmissione   e  gli divo  di fregarsene   e   ed  andare  avanti   . La perfezione assoluta   non esiste  .La  prossima sarà migliore   e riuscirà meglio 


La  terza    deriva  ,   sempre  tramite  la  pagina   faceboook  di geolocal , da  la  Gazzetta di Modena  del   20\01\2018

Modena, «Qui ormai è un ghetto e la mia attività affonda»

di Stefano Totaro

Gloria del ristorante Glamour in via Mazzoni chiuso per 15 giorni dal questore di Modena: «Penalizzata da connazionali che stanno in strutture e non cercano integrazione» Infatti   come dichiara  lei stessa  : «Sono ormai 25 anni che vivo a Modena e qui, con mio marito e la mia famiglia, abbiamo investito nella nostra attività che consiste in un negozio ed un pubblico esercizio. Qui abbiamo la nostra vita, sono mamma di quattro figli, la più grande frequenta il liceo le altre varie scuole cittadine. Ho quindi gli stessi problemi che hanno tutti gli altri cittadini, problemi legati al lavoro, all’economia, quelli legati al bilancio famigliare. Ma da qualche anno non è più così, si è aggiunto un grosso ed enorme problema e a crearlo sono i miei connazionali, quelli che sono qui a spese dello stato italiano» 

MODENA. «Sono ormai 25 anni che vivo a Modena e qui, con mio marito e la mia famiglia, abbiamo investito nella nostra attività che consiste in un negozio ed un pubblico esercizio. Qui abbiamo la nostra vita, sono mamma di quattro figli, la più grande frequenta il liceo le altre varie scuole cittadine. Ho quindi gli stessi problemi che hanno tutti gli altri cittadini, problemi legati al lavoro, all’economia, quelli legati al bilancio famigliare. Ma da qualche anno non è più così, si è aggiunto un grosso ed enorme problema e a crearlo sono i miei connazionali, quelli che sono qui a spese dello stato italiano».
Gloria ha 47 anni, è nigeriana e divide le sua giornate tra il lavoro di mamma, quello all’interno del bar ristorante Glamour in via Mazzoni e al negozio di parrucchiera in viale Crispi. Proprio l’altro giorno ha ricevuto, relativamente al bar ristorante Glamour, la notifica del provvedimento di chiusura temporanea per 15 giorni. Una misura scattata perché, negli ultimi controlli effettuati dalle forze dell’ordine nella zona del Tempio e della stazione dei treni, era stato trovato qualche pregiudicato all’interno del suo locale. E cosi per motivi di ordine pubblico si è deciso di abbassare le serrande al locale.
«È questo il vero problema e anche se sono miei connazionali io non ci sto. Sono nelle vostre stesse condizioni». E con quel “vostre” Gloria intende dire modenesi. «Quando mia figlia arriva in autobus alla stazione dei treni mi chiama al telefono - dice - perché ha paura a fare il portico per raggiungere il locale o il salone da parrucchiera. Devo andarla a prendere: ha paura a fare lo slalom tra chi fuma marijuana e chi beve, è stata importunata. Questo per dire che capisco benissimo il disagio di abita da queste parti o di chi frequenta questa zona».
«Per quel che mi riguarda la situazione è insostenibile - spiega Gloria- ho giovani che mi entrano nel locale, prendono una bottiglia di birra, la lasciano sul bancone, escono, vanno sotto ai portici a fare i loro affari di droga, poi tornano, stanno qui, vanno in bagno e poi riescono, come fosse casa loro. Sono tutti richiedenti asilo, mi hanno già fatto perdere clienti, operai della zona, altri miei connazionali. Quando dico loro che sto per chiamare la polizia mi sfidano, mi urlano contro “fallo, dai , chiama la polizia, tanto non ce ne frega niente, non ci fanno nulla”. E in effetti questi non hanno nulla da perdere, sono alloggiati nelle strutture ma passano il giorno qui in stazione». «Quello che non capisco è come si possa ancora sopportare una situazione del genere - conclude Gloria - non si
crea integrazione, sono loro stessi che ormai hanno il businness della droga e non gli importa nulla di imparare l’italiano, di integrarsi, di fare qualcos’altro. E così mi danneggiano e danneggiano tutta la zona. Qui è ormai un ghetto. Io vorrei lavorare e ho i miei diritti».

Considero questa presa di posizione  una risposta   che sono  " buonista  " verso  gli mmigrati  e  mi lascio  fare   ed  accetto  tutto . Non dimentichiamo che  essi  vengono   da noi  , non solo  per delinguere   e  sfuggire  ala giustizia  dei loro paesi  , ma per ( la maggior  parte  cercare   un futuro migliore  , una speranza  , cosa che  gli abbiamo tolto   con le nostre  sciagurate politiche  estere  ed economiche  . 


18.1.18

"Giovane studentessa poco social e poco internet bollata come 'antiga'"

 chi  lo dice  che  tutti  gli adolerscienti  siano bimbiminkia  e ormai internizzatiignora  che   ci sono anche chi  a  13  anni  tenta  di resistere  all'internet  precoce . Infatti  sulla   rubrica lettere del cuore unionedelcuore@unionesarda.it dell'unione sarda del 17\1\2018  ho lettoquesta  email  


"Cara Unionedelcuore
vengo spesso sbeffeggiata dai miei amici e compagni di scuola perché non ho mai voluto affezionarmi ai social o alle varie chat di gruppo da cui ormai dipendono tutti. Per quanto abbia un profilo sia su FB che su Twitter, non sono particolarmente attiva, li utilizzo quando ho tempo e quando mi va, e se c'è qualcosa di urgente che mi chiamino !!
A volte rispondo ai messaggi privati anche dopo tre giorni o una settimana e non partecipo alle discussioni nelle bacheche altrui. Questo fa molto ridere chi invece è onnipresente e risponde in tempo reale a chiunque, da qualunque pc o telefono in qualunque posto si trovi.
Mi chiedo se per essere considerati al passo coi tempi si debba essere schiavi di queste dinamiche, secondo me deleterie. Io ho imparato a gestire le prese in giro di chi mi chiama 'antiga' o 'bidduncula', ma mi chiedo - e capisco - cosa possa provare una tredicenne che si comporta come me e magari viene anche emarginata dal gruppo, sempre che le prese in giro non diventino veri e propri atti di bullismo verso chi appare fragile e stupido solo perchè non ha 1000 like o 200mila follower.
Ma come si fa a far capire che andare controcorrente o più semplicemente fare ciò che veramente si desidera può anche non coincidere con ciò che fa la maggioranza di noi? E come si può spiegare che non seguire il gregge può essere sinonimo di intelligenza e personalità?
A scuola i docenti ci parlano di questo, e io sono perfettamente d'accordo con loro. Ma anche qui vengo addittata perché di norma 'non si può essere d'accordo con chi è già vecchio e non capisce di queste cose'.
E in tema di cuore sembra che non essere 'social' sia un vero punto a sfavore, come se per conoscersi e avere opportunità sentimentali si debba per forza passare da lì. Io invece credo che conti più il tempo passato insieme nella realtà non virtuale. Sbaglio?"
                                                 Francesca C.(Sassari)

Giuseppina Demuro, la suora che sfidò la furia nazista


La  resistenza  e  la lotta   contro le leggi  razziali  era  anche  storie  piccole  e  sconosciute  \  semi conosciute  come  questa  a  anche   che vi  propongo oggi  tratta    quotidiano l'unione  sarda  .La storia completa nel volume "Sardegna al femminile" disponibile nello store online a questo link
N.B  le  foto prese   dall'articolo  sono fornite   gentile concessione de "La Donna Sarda"
Il ritratto di Suor Giuseppina Demuro è quello di una religiosa non comune, dotata di audace carisma, di coraggio intrepido, e di volontà incrollabile. Figlia della Carità Vincenziana, passerà alla storia come la donna sarda che salvò antifascisti, ebrei e partigiani rinchiusi nel carcere “Le Nuove" di Torino.


                             Suor Demuro nel suo ufficio nel carcere di Torino.



Con le figlie delle detenute
Con le figlie delle detenute
Suor Giuseppina Demuro, all’anagrafe Rosina, era una donna di media statura, con occhi illuminati da lampi di bontà e i lineamenti del volto adombrati dal voluminoso copricapo bianco: così la descrivono coloro che hanno avuto la fortuna di incrociarla sulla propria strada.
Nata a Lanusei il 20 novembre 1903, entra appena ventenne nell’Asilo della Marina di Cagliari. Parte poi, all’inizio dell’estate, alla volta di Torino, e il convento dove il 19 luglio prende i voti è quello del quartiere popolare di San Salvario.
Suor Giuseppina Demuro
Suor Giuseppina Demuro
LA PRIMA VISITA AL CARCERE - La sua prima visita al carcere “Le Nuove” avviene il 31 dicembre del 1925. È proprio di quel giorno la scelta di dedicare l’intera sua esistenza ai detenuti.
Nel maggio 1942 diventa madre superiora del carcere, a capo della sezione femminile. Il suo piccolo ufficio diviene un pensatoio in cui arguzia e rivoluzione compongono piani capaci di stemperare sofferenze e dolori atroci. Con l’intento di rendere attive e impiegabili, una volta fuori dal carcere, le detenute, istituisce corsi di ricamo, cucito e stireria.
LE "SUE" FANCIULLE - Il conflitto bellico nel frattempo infuria e il 18 settembre 1943 i tedeschi prendono possesso del carcere. La suora sarda riesce a strappare le detenute politiche dalle mani delle SS, portandole nella sezione a lei affidata. Sono spesso fanciulle poco più che adolescenti, catturate con rastrellamenti e perquisizioni: vengono stipate a gruppi di cinque in piccole celle di sei metri quadrati, e le regole imposte sono rigidissime, senza passeggiate all’aperto, pasti decenti o biancheria pulita.
Grazie alle sue intercessioni le recluse ottengono prima il permesso di ricevere i sacramenti, poi alimenti e abiti, infine di partecipare ai lavori di cucito insieme alle altre. In quel braccio entrano anche moltissime le israelite.
Grazie alla sua arguzia riesce a salvare più di una vita, fra cui quella di una giovane ebrea destinata al campo di concentramento, o quella del piccolo Massimo Foa, di appena 9 mesi, giunto in carcere con la mamma: suor Demuro lo fa uscire uscire dal carcere avvolto in un fagotto nascosto nel cesto della biancheria sporca.
Lezione di canto per le giovani accompagnate da suor Giuseppina
Lezione di canto per le giovani accompagnate da suor Giuseppina
Riesce presto strappare ai tedeschi anche l’accesso al primo braccio, dove ogni giorno arrivano come greggi uomini strappati alla casa e al lavoro.
La prima visita di suor Demuro in quell’area è straziante, segnata nel profondo dalla vista di quegli uomini prostrati da sofferenze e umiliazioni. Suor Giuseppina insiste per portare qualche medicamento e lenire le condizioni di quegli infelici. La superiora fa parte della rete clandestina imbastita dal cardinale Maurillo Fossati per resistere alla furia nazista e antifascista. Non crollerà nemmeno di fronte alle minacce dei tedeschi, che la vogliono morta, e riuscirà a far fuggire con un abile stratagemma il famoso violinista ebreo Mario Zargani con la moglie Eugenia Tedeschi.
IL 25 APRILE - Il 25 aprile 1945 iniziano le dure ostilità tra partigiani e tedeschi e Torino è un campo di battaglia fra forze contrapposte. A Giuseppina serve un ordine di scarcerazione per liberare dal carcere i prigionieri politici, e così si issa su una fiat 500 e attraversa la città fra il sibilo incessante delle mitragliatrici: con le insegne della croce rossa e la suora sul cofano la macchina arriva illesa alla sede del Prefetto, che concede la scarcerazione a oltre 500 persone.
DOPO LA GUERRA - Cessata la guerra, suor Demuro fonda la Casa del Cuore per il recupero delle ex detenute e nel 1955 riceverà la Medaglia d’oro per le benemerenze acquisite nel campo della redenzione sociale.
Alla sua morte, il 18 ottobre 1965, le vengono tributati solenni onori funebri. Per quella religiosa non comune, dotata di audace carisma, di coraggio intrepido, e di volontà incrollabile.
Il feretro nei giorni dei funerali
Il feretro nei giorni dei funerali

17.1.18

Bologna: indossa il velo in tribunale, avvocato praticante cacciata dal giudice per il quale sono più importanti le tradizioni o il suo modo d'interpretarle che le leggi che deve fare rispettare

 canzoni  consigliate
Sud Sound System - Le Radici Ca Tieni
Frankie HI-NRG MC - Quelli Che Benpensano





Se un abito o un velo \ copricapo ,  vedere  nees  sotto  , non viola la legge , non vedo che mnale  c'è  a portarlo  anche  in un  aula  di tribunale   . 


Bologna: indossa il velo in tribunale, avvocato praticante cacciata dal giudice

Jan. 17, 2018, 15:14

ROMA – Bologna: indossa il velo in tribunale, avvocato praticante cacciata dal giudice. “Chi interviene o assiste all'udienza non può portare armi o bastoni e deve stare a capo scoperto e in silenzio”. E' la scritta su un foglio davanti ad un'aula del Tar di Bologna dove questa mattina ad una giovane praticante avvocato che indossava il velo hijab è stato chiesto dal giudice di toglierselo, oppure uscire. Secondo quanto riferito da alcuni presenti la giovane, marocchina, a quel punto si è rifiutata di scoprirsi il capo e si è allontanata. Lo ha deciso il presidente della seconda sezione del Tar dell'Emilia Romagna, Giancarlo Mozzarelli, il provvedimento ai danni di Asmae Belfakir, ragazza musulmana di 25 anni, praticante avvocato nell'ufficio legale dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Questa mattina si era presentata a un'udienza a Bologna per assistere, insieme alla sua collega, al procedimento riguardante un ricorso e una contestuale istanza di sospensione cautelare in materia di appalti. Il giudice Mozzarelli le ha chiesto, però, di togliere il velo, altrimenti avrebbe dovuto lasciare l'aula. Lei si è rifiutata ed è uscita. “Non mi era mai successo prima – racconta all'Agi Belfakir – ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta”. Mentre lasciava l'aula, il giudice avrebbe spiegato “che si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni”, riferisce Belfakir, sottolineando che Mozzarelli “ha parlato di cultura, nemmeno di legge”.

Questa, è a mio avviso un'arbitraria posizione che vuol giustificare il provvedimento. Una giustificazione che non trova ragione in nessuna legge, tantomeno nella Costituzione, che anzi, tutela la libertà religiosa (tra cui l'abbigliamento). Infatti la stessa avvocata :<<“Non mi era mai successo prima – racconta all'Agi Belfakir – ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta”. >> Mentre lasciava l'aula, il giudice avrebbe spiegato “che si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni”, riferisce Belfakir, sottolineando che Mozzarelli “ha parlato di cultura, nemmeno di legge”. Infatti mi viene da chiedermi Se in tribunale ci fosse stata una suora o una vecchia del sud dove ancora anche se in via d'estinzione 😁😆🙂con un copricapo simile avrebbero detto lo stesso ?

Ora  molti  conservatori  soprattutotdi destra    e malpancisti    diranno   che viola  la legge   in particolare  
il  Dispositivo dell'art. 129 Codice di procedura civile  da  https://www.brocardi.it
Al limite  si  può parlare  di  maleducazione   ed mancanza di rispetto . 

Non esiste nessuna legge che vieti di portare il velo che copre i capelli e lasci visibile il viso.  Infatti

L'articolo 85 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza (decreto regio 18 giugno 1931, n. 773) vieta di "comparire mascherati in luogo pubblico" e prevede per i trasgressori una "sanzione amministrativa". Chi, invitato a farsi identificare, rifiuti di farlo, è punito con un'ulteriore ammenda.

L'articolo 2 della legge 8 agosto 1977, n. 533 (Disposizioni in materia di ordine pubblico) vieta invece l'uso di caschi protettivi, o di "qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo". Per chi trasgredisce è previsto l'arresto da sei a dodici mesi e una sanzione amministrativa."

La ragazza non ha infranto nessuna legge, anzi, è stato il giudice a infrangere l'articolo 19 della Costituzione italiana  :

"Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume."
Il resto è razzismo o il ridicolo tentativo di nascondere di essere ignoranti e razzisti.In quanto non ho   mai  letto  o sentito  di gente  " Italiana  "    uscita  od  allontanata  dai tribunali perchè  portasse  un cappello o  un fazzoletto  in testa  .  

Immagine correlataSe   mai sono il velo integrale  :    Burka   (    Nella tradizione islamica, indumento femminile che copre tutto il corpo, lasciando solo una grata di tessuto a trama rada all'altezza degli occhi foto sotto ) o  il  Niqab  (   indumento femminile di colore nero che copre la testa e l'intera figura lasciando scoperti solo gli occhi.) 




Risultati immagini per burka

che  dovrebbero essere  vietati   in base  agli articoli sopracitati  perchè   oppressivi pù del normale  velo   e lesivi della dignità delle  donne  .
Concludo  questo mio post    rispondendo a  chi mi dice   :
Eugenio Bisbabbo Crispo Vecchia del sud?
Ma dove vivi Peppe?
Gestire


Rispondi9 h
Giuseppe Scano Eugenio Bisbabbo Crispo come ti ho detto su wtzp in una regione del sud ( o centro italia o sud edisole come definiscono le statistiche ) . Dove in tutta l'isola compresa la mia zona , la gallura , era molto diffuso fra le donne " il velo " ( da nn confondere con quello islamico ) poi scomparire del tutto o quasi con l'apertura negli anni '60 verso l'esterno leggi creazione \ nascista dela costa smeralda è rimasto molto forte fino a gli ann '90 ed ancora oggi anche se quasi scomparso .Ma è rimasto come testimonia questo mio reportage alla sagra di sant efisio https://goo.gl/3NQGKF
come abito tradizionale .
Gestire












c'è anche chi fra gli immigrati dice No allo ius soli

 le  fonti 
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/paolo-diop-io-immigrato-e-italiano-perch-dico-no-ius-soli-1409769.html
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/io-figlio-2-immigrati-dico-ius-soli-offesa-verso-me-1480481.html
http://www.ilgiornale.it/news/politica/io-islamica-ditalia-vi-dico-ius-soli-sciocchezza-1434052.html


la mia  posizione   su tale  argomento  già lo conoscete (  soprattutto     chi  mi segue  o  mi ha  seguito   visto che  alcuni\e   su  rinuovono  o li rimuove  fb  e  poi  non mi  contattano  più   , sui  social   )    e  quindi evito di tediarvi  . E  poi  .chi  si è letto il testo e  sentito la campagna  del Si  oltre quella  del No   saprà che la maggior parte , comprese  alcune storie  che  troverete  sotto ,  sono   dovute  a disinformazione  .  Qui a differenza  degli altri media  ufficiali   ,  racconto  perchè l'intento del  blog  è dare  voce   a  chi non ha  voce  o  quanto meno   marginalizzato   ed  relegato  come  in questo caso  a  voci opposte  alle mie    ed a quele  correnti  le storie  di  chi    straniero  l'ha  ottenuta seguendo  l'iter  normale   , cioè  dopo i  18  anni   .
Li capisco   avendosi dovuto   sia dal punto di vista  economico     sia  da quello psicologico  sudare  la  cittadibìnanza  italiaana   senza  aiuti ed   agevolazioni  , infatti  la legge    andava modificata    onde  evitare   alcune storture  come quelle segnalate   e  fatte notare  da Paolo Diop, responsabile immigrazione del "Movimento nazionale sovranità" Cittadino italiano, nato in Senegal e arrivato nel Belpaese quando aveva appena due mesi.Tali   dichiarazioni  \ prese  di posizione  sono dovute  , questa  è l'idea  che  mi sono   fatto io leggendo  la loro  intervista   ,   dal fatto che se   la sono dovuta sudare  e     guadagnare  oltere che da  gelosia      del tipo  : <<    <<  a loro prima  e  a noi no  >>  . Alcune ( trovate   per  chi   vuole andare  direttamente alla fonte   e  non continuare  nela lettura   del ost   gli url  sopra  )   come   quella  di :  Josef Lushi, 18 anni, ha il papà albanese e la mamma dell'Equador. Nato a Perugia , ed inparte  quella di  Kawtar Barghout, marocchina classe 1991, è arrivata in Italia quando aveva appena due anni. sono dovute  a  disinformazioone  .  Ma  almeno sono opnioni  ,  condivisibili o meno  , con cui si puo' civilemente  discutere  e  confrtontarsi  , non come    certe   presenti  su news repubblic l'agreggatore  di  notizie per  mobile  (da  cui ho preso   tali testimonianze  )   e   da me  segnalate  perchè intrise di xenofobia , razzismo , oddio \ malpancismo .

Ma ora bado alle ciancie eccovi le storie in questione