La prima riflessione d'oggi è una riflessione " letteraria " . Dopo aver letto i due ( e credo per come si è concluso ne esca un altro ) ultimi libri di Saviano : La paranza dei bambini e bacio feroce ed ho lasciato interrotto ( managgia a me che vedo prima i film \ serie tv e poi leggo i libri dovrei fare il processo inverso ) , ma credo che mi farò coraggio e faro la stessa cosa di cui parlo oggi ,Suburra di Carlo Bonini,Giancarlo De Cataldo . Mi sono detto : basta mafia\e e sisema corrotto ( band a della magliana , Mafia capitale , ecc ) e d guardando fra la pila di libri da leggere ho trovato un libro lasciato a metà : Il libro di Johnny ( edizione filologica \ criica de il partigiamno jonny ) di Beppe Fenoglio
In un primo momento, Beppe Fenoglio aveva ideato un unico grande ciclo di Johnny, che partiva dagli anni del liceo di Alba, proseguiva con il corso ufficiali a Roma, l'8 settembre, il complicato e pericoloso ritorno in Piemonte e l'adesione alla guerra partigiana, fino al passaggio dai garibaldini ai badogliani, a cui seguirono i vari scontri e la morte di Johnny. Successivamente, però, Fenoglio riscrisse la prima parte di questo suo ambizioso "progetto" narrativo, facendo di Primavera di bellezza un romanzo autonomo. Tagliò tutta la parte iniziale e aggiunse un finale che non c'era. E mise mano alla seconda redazione del Partigiano Johnny, che poi abbandonò. In questa edizione, curata da Gabriele Pedullà, viene per la prima volta ricostruito il continuum narrativo del grande romanzo, così come Fenoglio l'aveva inizialmente pensato e concepito. E la saga di Johnny, frammento dopo frammento, riemerge in tutta la sua forza storica e romanzesca. da https://www.lafeltrinelli.it/libri
Oltre i motivi spiegati nell'articolo riportato sopra , a farmelom interrompere , ci sono : 1) l'abbondandare e la presenza d'intere frasi dovute al fatto che lui pensasse e scrivesse in inglese e poi traducesse in italiano 2) la lingua 3) la tormentata vicenda editoriale ( qui maggiori dettagli ) che lo porto a riscriverlo e farne diverse stesure . Infatti usci postumo perr morte prematura dell'autore .
Ma a farmelo riprendere sono 1) il senso di colpa che mi viene , nel non portare alla fine libnri anche pessimi e noiosi ., 2) che fu un autore fiero ed indigesto a certi partigiani perchè descrisse la resistenza senza filtri e senza retorica oltre la vulgata eroica ., 3) perchè a parlarne ( come feci io con i miei primi post del blog quando ancora era splinder ) o a farne un disco o concerto come hanno fatto gi ex Csi con il live La terra, la guerra, una questione privata Pubblicato nel 1998, è la registrazione di un concerto dedicato alla memoria e all'opera di Beppe Fenoglio tenutosi il 5 ottobre 1996 ad Alba, nella chiesa di San Domenico.( .... continua wikipedia : La terra,la_guerra,una_questione_privata ) prova quieste emozioni : << Picchia duro. Riascoltata un anno dopo la registrazione della serata ci ha turbato. Abbiamo deciso di fermarla, trasformarla in un disco. Un disco eccessivo che non si può tenere nascosto né si può consumare a cuore leggero. Difficile da gestire. Non è un disco live, nemmeno un concerto, è una serata in onore e a memoria di Beppe Fenoglio. Un luogo, un pubblico, un contesto irripetibile. (Giovanni Lindo Ferretti) >>
Roberto Padrin promette di andare fino in fondo per capire cosa non ha funzionato nel programma di Rai 1 “Meraviglie” di Alberto Angela - Pagina Fan Ufficiale, che mercoledì sera ha fatto tappa sulle Dolomiti. La puntata ha ottenuto il record di spettatori ma per i bellunesi si è rivelata una delusione profonda, perché tutto il servizio è stato girato in provincia di Trento con qualche citazione per Bolzano e nessuna per gli altri territori interessati (via Corriere delle Alpi più precisamente qui ). Infatti secondo il corrieredellealpi : << [....] è necessario andare oltre il piagnisteo di chi vede Trento e Bolzano approfittare di privilegi sempre più odiosi, perché il problema principale della puntata di “Meraviglie” è stata la disinformazione: «Quando si fa un servizio pubblico servirebbe una maggiore accuratezza», rileva Irma Visalli, che da assessore provinciale si occupò dell’iter per il riconoscimento delle Dolomiti a Patrimonio dell’umanità. «Io a un certo punto ho smesso di sentire la voce di Angela perché ero rapita dalle immagini che erano davvero fantastiche. Il servizio aveva degli aspetti positivi, ma anche alcuni errori clamorosi e pochi contenuti e su questo il rammarico è inevitabile, perché c’è molto da dire sulle Dolomiti». Nel complesso, però, la Visalli cerca di essere positiva: «Credo che oggi ci siano più persone che conoscono le Dolomiti e va bene così» >>
La puntata è stata molto interessante, accontentare tutti è impossibile infatti
Cinzia FincoPufffffff ... sempre bastian contrari ... anche quando ha fatto la seratona a Venezia c'è stato il malcontento tra i veneziani. Ma per chi non abita nei contesti proposti è comunque uno spettacolo. Per poter parlare di tutto dovrebbe fare puntate su puntate. Godiamoci quello che ci offre. Penso che anche a lui piacerebbe spaziare di più
Cinzia FincoPufffffff ... sempre bastian contrari ... anche quando ha fatto la seratona a Venezia c'è stato il malcontento tra i veneziani. Ma per chi non abita nei contesti proposti è comunque uno spettacolo. Per poter parlare di tutto dovrebbe fare puntate su puntate. Godiamoci quello che ci offre. Penso che anche a lui piacerebbe spaziare di più
Rita RielliIn un programma di poche ore qualcosa viene sacrificato. Sempre
si vede proprio di come l'essere italiani sia solo un fatto storico-politico , ma non antropologico \ cuturale . Nessuno è profeta in patria e chi lo dice viene deriso ed accussato di disfattismo come le due cnzoni citrate all'inizio ( mi scuso per chi mi segue da vecchia data se le ripropongo ma purtroppo è cosi non c'è niente da fare abbiamo fatto l'italia ma non abbiamo fatto gli italiani e non cisomno riusciti la monarchia, il fascismo , la repubblica ) .
Confermo i suoi limiti , per quel poco che sono riuscito a vedre , causa abbuiocco e cattiva prgrammazione rai : le puttanate fesserie iniziano presto le cose interessanti , quando va bene dalle 21.30 . E la continua pubblicità nonostante si paghi ( anche se non possiedi tv ) un lauto canone , neppure fosse un tv commerciale \ privata . . Ma allo stresso tempo dico che era un ottima trasmissione e gli divo di fregarsene e ed andare avanti . La perfezione assoluta non esiste .La prossima sarà migliore e riuscirà meglio
Modena, «Qui ormai è un ghetto e la mia attività affonda»
di Stefano Totaro
Gloria del ristorante Glamour in via Mazzoni chiuso per 15 giorni dal questore di Modena: «Penalizzata da connazionali che stanno in strutture e non cercano integrazione» Infatti come dichiara lei stessa : «Sono ormai 25 anni che vivo a Modena e qui, con mio marito e la mia famiglia, abbiamo investito nella nostra attività che consiste in un negozio ed un pubblico esercizio. Qui abbiamo la nostra vita, sono mamma di quattro figli, la più grande frequenta il liceo le altre varie scuole cittadine. Ho quindi gli stessi problemi che hanno tutti gli altri cittadini, problemi legati al lavoro, all’economia, quelli legati al bilancio famigliare. Ma da qualche anno non è più così, si è aggiunto un grosso ed enorme problema e a crearlo sono i miei connazionali, quelli che sono qui a spese dello stato italiano»
MODENA. «Sono ormai 25 anni che vivo a Modena e qui, con mio marito e la mia famiglia, abbiamo investito nella nostra attività che consiste in un negozio ed un pubblico esercizio. Qui abbiamo la nostra vita, sono mamma di quattro figli, la più grande frequenta il liceo le altre varie scuole cittadine. Ho quindi gli stessi problemi che hanno tutti gli altri cittadini, problemi legati al lavoro, all’economia, quelli legati al bilancio famigliare. Ma da qualche anno non è più così, si è aggiunto un grosso ed enorme problema e a crearlo sono i miei connazionali, quelli che sono qui a spese dello stato italiano».
Gloria ha 47 anni, è nigeriana e divide le sua giornate tra il lavoro di mamma, quello all’interno del bar ristorante Glamour in via Mazzoni e al negozio di parrucchiera in viale Crispi. Proprio l’altro giorno ha ricevuto, relativamente al bar ristorante Glamour, la notifica del provvedimento di chiusura temporanea per 15 giorni. Una misura scattata perché, negli ultimi controlli effettuati dalle forze dell’ordine nella zona del Tempio e della stazione dei treni, era stato trovato qualche pregiudicato all’interno del suo locale. E cosi per motivi di ordine pubblico si è deciso di abbassare le serrande al locale. «È questo il vero problema e anche se sono miei connazionali io non ci sto. Sono nelle vostre stesse condizioni». E con quel “vostre” Gloria intende dire modenesi. «Quando mia figlia arriva in autobus alla stazione dei treni mi chiama al telefono - dice - perché ha paura a fare il portico per raggiungere il locale o il salone da parrucchiera. Devo andarla a prendere: ha paura a fare lo slalom tra chi fuma marijuana e chi beve, è stata importunata. Questo per dire che capisco benissimo il disagio di abita da queste parti o di chi frequenta questa zona». «Per quel che mi riguarda la situazione è insostenibile - spiega Gloria- ho giovani che mi entrano nel locale, prendono una bottiglia di birra, la lasciano sul bancone, escono, vanno sotto ai portici a fare i loro affari di droga, poi tornano, stanno qui, vanno in bagno e poi riescono, come fosse casa loro. Sono tutti richiedenti asilo, mi hanno già fatto perdere clienti, operai della zona, altri miei connazionali. Quando dico loro che sto per chiamare la polizia mi sfidano, mi urlano contro “fallo, dai , chiama la polizia, tanto non ce ne frega niente, non ci fanno nulla”. E in effetti questi non hanno nulla da perdere, sono alloggiati nelle strutture ma passano il giorno qui in stazione». «Quello che non capisco è come si possa ancora sopportare una situazione del genere - conclude Gloria - non si crea integrazione, sono loro stessi che ormai hanno il businness della droga e non gli importa nulla di imparare l’italiano, di integrarsi, di fare qualcos’altro. E così mi danneggiano e danneggiano tutta la zona. Qui è ormai un ghetto. Io vorrei lavorare e ho i miei diritti».
Considero questa presa di posizione una risposta che sono " buonista " verso gli mmigrati e mi lascio fare ed accetto tutto . Non dimentichiamo che essi vengono da noi , non solo per delinguere e sfuggire ala giustizia dei loro paesi , ma per ( la maggior parte cercare un futuro migliore , una speranza , cosa che gli abbiamo tolto con le nostre sciagurate politiche estere ed economiche .
chi lo dice che tutti gli adolerscienti siano bimbiminkia e ormai internizzatiignora che ci sono anche chi a 13 anni tenta di resistere all'internet precoce . Infatti sulla rubrica lettere del cuore unionedelcuore@unionesarda.it dell'unione sarda del 17\1\2018 ho lettoquesta email
"Cara Unionedelcuore
vengo spesso sbeffeggiata dai miei amici e compagni di scuola perché non ho mai voluto affezionarmi ai social o alle varie chat di gruppo da cui ormai dipendono tutti. Per quanto abbia un profilo sia su FB che su Twitter, non sono particolarmente attiva, li utilizzo quando ho tempo e quando mi va, e se c'è qualcosa di urgente che mi chiamino !!
A volte rispondo ai messaggi privati anche dopo tre giorni o una settimana e non partecipo alle discussioni nelle bacheche altrui. Questo fa molto ridere chi invece è onnipresente e risponde in tempo reale a chiunque, da qualunque pc o telefono in qualunque posto si trovi.
Mi chiedo se per essere considerati al passo coi tempi si debba essere schiavi di queste dinamiche, secondo me deleterie. Io ho imparato a gestire le prese in giro di chi mi chiama 'antiga' o 'bidduncula', ma mi chiedo - e capisco - cosa possa provare una tredicenne che si comporta come me e magari viene anche emarginata dal gruppo, sempre che le prese in giro non diventino veri e propri atti di bullismo verso chi appare fragile e stupido solo perchè non ha 1000 like o 200mila follower.
Ma come si fa a far capire che andare controcorrente o più semplicemente fare ciò che veramente si desidera può anche non coincidere con ciò che fa la maggioranza di noi? E come si può spiegare che non seguire il gregge può essere sinonimo di intelligenza e personalità?
A scuola i docenti ci parlano di questo, e io sono perfettamente d'accordo con loro. Ma anche qui vengo addittata perché di norma 'non si può essere d'accordo con chi è già vecchio e non capisce di queste cose'.
E in tema di cuore sembra che non essere 'social' sia un vero punto a sfavore, come se per conoscersi e avere opportunità sentimentali si debba per forza passare da lì. Io invece credo che conti più il tempo passato insieme nella realtà non virtuale. Sbaglio?"
La resistenza e la lotta contro le leggi razziali era anche storie piccole e sconosciute \ semi conosciute come questa a anche che vi propongo oggi tratta quotidiano l'unione sarda .La storia completa nel volume "Sardegna al femminile" disponibile nello store online a questo link
N.B le foto prese dall'articolo sono fornite gentile concessione de "La Donna Sarda"
Il ritratto di Suor Giuseppina Demuro è quello di una religiosa non comune, dotata di audace carisma, di coraggio intrepido, e di volontà incrollabile. Figlia della Carità Vincenziana, passerà alla storia come la donna sarda che salvò antifascisti, ebrei e partigiani rinchiusi nel carcere “Le Nuove" di Torino.
Suor Demuro nel suo ufficio nel carcere di Torino.
Con le figlie delle detenute
Suor Giuseppina Demuro, all’anagrafe Rosina, era una donna di media statura, con occhi illuminati da lampi di bontà e i lineamenti del volto adombrati dal voluminoso copricapo bianco: così la descrivono coloro che hanno avuto la fortuna di incrociarla sulla propria strada.
Nata a Lanusei il 20 novembre 1903, entra appena ventenne nell’Asilo della Marina di Cagliari. Parte poi, all’inizio dell’estate, alla volta di Torino, e il convento dove il 19 luglio prende i voti è quello del quartiere popolare di San Salvario.
Suor Giuseppina Demuro
LA PRIMA VISITA AL CARCERE - La sua prima visita al carcere “Le Nuove” avviene il 31 dicembre del 1925. È proprio di quel giorno la scelta di dedicare l’intera sua esistenza ai detenuti.
Nel maggio 1942 diventa madre superiora del carcere, a capo della sezione femminile. Il suo piccolo ufficio diviene un pensatoio in cui arguzia e rivoluzione compongono piani capaci di stemperare sofferenze e dolori atroci. Con l’intento di rendere attive e impiegabili, una volta fuori dal carcere, le detenute, istituisce corsi di ricamo, cucito e stireria.
LE "SUE" FANCIULLE - Il conflitto bellico nel frattempo infuria e il 18 settembre 1943 i tedeschi prendono possesso del carcere. La suora sarda riesce a strappare le detenute politiche dalle mani delle SS, portandole nella sezione a lei affidata. Sono spesso fanciulle poco più che adolescenti, catturate con rastrellamenti e perquisizioni: vengono stipate a gruppi di cinque in piccole celle di sei metri quadrati, e le regole imposte sono rigidissime, senza passeggiate all’aperto, pasti decenti o biancheria pulita.
Grazie alle sue intercessioni le recluse ottengono prima il permesso di ricevere i sacramenti, poi alimenti e abiti, infine di partecipare ai lavori di cucito insieme alle altre. In quel braccio entrano anche moltissime le israelite.
Grazie alla sua arguzia riesce a salvare più di una vita, fra cui quella di una giovane ebrea destinata al campo di concentramento, o quella del piccolo Massimo Foa, di appena 9 mesi, giunto in carcere con la mamma: suor Demuro lo fa uscire uscire dal carcere avvolto in un fagotto nascosto nel cesto della biancheria sporca.
Lezione di canto per le giovani accompagnate da suor Giuseppina
Riesce presto strappare ai tedeschi anche l’accesso al primo braccio, dove ogni giorno arrivano come greggi uomini strappati alla casa e al lavoro.
La prima visita di suor Demuro in quell’area è straziante, segnata nel profondo dalla vista di quegli uomini prostrati da sofferenze e umiliazioni. Suor Giuseppina insiste per portare qualche medicamento e lenire le condizioni di quegli infelici. La superiora fa parte della rete clandestina imbastita dal cardinale Maurillo Fossati per resistere alla furia nazista e antifascista. Non crollerà nemmeno di fronte alle minacce dei tedeschi, che la vogliono morta, e riuscirà a far fuggire con un abile stratagemma il famoso violinista ebreo Mario Zargani con la moglie Eugenia Tedeschi.
IL 25 APRILE - Il 25 aprile 1945 iniziano le dure ostilità tra partigiani e tedeschi e Torino è un campo di battaglia fra forze contrapposte. A Giuseppina serve un ordine di scarcerazione per liberare dal carcere i prigionieri politici, e così si issa su una fiat 500 e attraversa la città fra il sibilo incessante delle mitragliatrici: con le insegne della croce rossa e la suora sul cofano la macchina arriva illesa alla sede del Prefetto, che concede la scarcerazione a oltre 500 persone.
DOPO LA GUERRA - Cessata la guerra, suor Demuro fonda la Casa del Cuore per il recupero delle ex detenute e nel 1955 riceverà la Medaglia d’oro per le benemerenze acquisite nel campo della redenzione sociale.
Alla sua morte, il 18 ottobre 1965, le vengono tributati solenni onori funebri. Per quella religiosa non comune, dotata di audace carisma, di coraggio intrepido, e di volontà incrollabile.
Bologna: indossa il velo in tribunale, avvocato praticante cacciata dal giudice
Jan. 17, 2018, 15:14
ROMA – Bologna: indossa il velo in tribunale, avvocato praticante cacciata dal giudice. “Chi interviene o assiste all'udienza non può portare armi o bastoni e deve stare a capo scoperto e in silenzio”. E' la scritta su un foglio davanti ad un'aula del Tar di Bologna dove questa mattina ad una giovane praticante avvocato che indossava il velo hijab è stato chiesto dal giudice di toglierselo, oppure uscire. Secondo quanto riferito da alcuni presenti la giovane, marocchina, a quel punto si è rifiutata di scoprirsi il capo e si è allontanata. Lo ha deciso il presidente della seconda sezione delTar dell'Emilia Romagna, Giancarlo Mozzarelli, il provvedimento ai danni di Asmae Belfakir, ragazza musulmana di 25 anni, praticante avvocato nell'ufficio legale dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Questa mattina si era presentata a un'udienza a Bologna per assistere, insieme alla sua collega, al procedimento riguardante un ricorso e una contestuale istanza di sospensione cautelare in materia di appalti. Il giudice Mozzarelli le ha chiesto, però, di togliere il velo, altrimenti avrebbe dovuto lasciare l'aula. Lei si è rifiutata ed è uscita. “Non mi era mai successo prima – racconta all'Agi Belfakir – ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta”. Mentre lasciava l'aula, il giudice avrebbe spiegato “che si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni”, riferisce Belfakir, sottolineando che Mozzarelli “ha parlato di cultura, nemmeno di legge”.
Questa, è a mio avviso un'arbitraria posizione che vuol giustificare il provvedimento. Una giustificazione che non trova ragione in nessuna legge, tantomeno nella Costituzione, che anzi, tutela la libertà religiosa (tra cui l'abbigliamento). Infatti la stessa avvocata :<<“Non mi era mai successo prima – racconta all'Agi Belfakir – ho assistito a decine di udienze, anche qui al Tar e nessuno mi aveva mai chiesto di togliere il velo. Nemmeno al Consiglio di Stato. Anche perché non si può assolutamente parlare di problema di sicurezza perché il velo tiene il volto scoperto e quindi sono perfettamente identificabile. Sono sconvolta”. >> Mentre lasciava l'aula, il giudice avrebbe spiegato “che si tratta del rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni”, riferisce Belfakir, sottolineando che Mozzarelli “ha parlato di cultura, nemmeno di legge”. Infatti mi viene da chiedermi Se in tribunale ci fosse stata una suora o una vecchia del sud dove ancora anche se in via d'estinzione 😁😆🙂con un copricapo simile avrebbero detto lo stesso ?
Ora molti conservatori soprattutotdi destra e malpancisti diranno che viola la legge in particolare
Al limite si può parlare di maleducazione ed mancanza di rispetto .
Non esiste nessuna legge che vieti di portare il velo che copre i capelli e lasci visibile il viso. Infatti
L'articolo 85 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza (decreto regio 18 giugno 1931, n. 773) vieta di "comparire mascherati in luogo pubblico" e prevede per i trasgressori una "sanzione amministrativa". Chi, invitato a farsi identificare, rifiuti di farlo, è punito con un'ulteriore ammenda.
L'articolo 2 della legge 8 agosto 1977, n. 533 (Disposizioni in materia di ordine pubblico) vieta invece l'uso di caschi protettivi, o di "qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo". Per chi trasgredisce è previsto l'arresto da sei a dodici mesi e una sanzione amministrativa."
La ragazza non ha infranto nessuna legge, anzi, è stato il giudice a infrangere l'articolo 19 della Costituzione italiana :
"Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume."
Il resto è razzismo o il ridicolo tentativo di nascondere di essere ignoranti e razzisti.In quanto non ho mai letto o sentito di gente " Italiana " uscita od allontanata dai tribunali perchè portasse un cappello o un fazzoletto in testa .
Se mai sono il velo integrale : Burka ( Nella tradizione islamica, indumento femminile che copre tutto il corpo, lasciando solo una grata di tessuto a trama rada all'altezza degli occhi foto sotto ) o il Niqab ( indumento femminile di colore nero che copre la testa e l'intera figura lasciando scoperti solo gli occhi.)
che dovrebbero essere vietati in base agli articoli sopracitati perchè oppressivi pù del normale velo e lesivi della dignità delle donne .
Concludo questo mio post rispondendo a chi mi dice :
Giuseppe ScanoEugenio Bisbabbo Crispo come ti ho detto su wtzp in una regione del sud ( o centro italia o sud edisole come definiscono le statistiche ) . Dove in tutta l'isola compresa la mia zona , la gallura , era molto diffuso fra le donne " il velo " ( da nn confondere con quello islamico ) poi scomparire del tutto o quasi con l'apertura negli anni '60 verso l'esterno leggi creazione \ nascista dela costa smeralda è rimasto molto forte fino a gli ann '90 ed ancora oggi anche se quasi scomparso .Ma è rimasto come testimonia questo mio reportage alla sagra di sant efisio https://goo.gl/3NQGKF come abito tradizionale .Gestire
la mia posizione su tale argomento già lo conoscete ( soprattutto chi mi segue o mi ha seguito visto che alcuni\e su rinuovono o li rimuove fb e poi non mi contattano più , sui social ) e quindi evito di tediarvi . E poi .chi si è letto il testo e sentito la campagna del Si oltre quella del No saprà che la maggior parte , comprese alcune storie che troverete sotto , sono dovute a disinformazione . Qui a differenza degli altri media ufficiali , racconto perchè l'intento del blog è dare voce a chi non ha voce o quanto meno marginalizzato ed relegato come in questo caso a voci opposte alle mie ed a quele correnti le storie di chi straniero l'ha ottenuta seguendo l'iter normale , cioè dopo i 18 anni .
Li capisco avendosi dovuto sia dal punto di vista economico sia da quello psicologico sudare la cittadibìnanza italiaana senza aiuti ed agevolazioni , infatti la legge andava modificata onde evitare alcune storture come quelle segnalate e fatte notare da Paolo Diop, responsabile immigrazione del "Movimento nazionale sovranità" Cittadino italiano, nato in Senegal e arrivato nel Belpaese quando aveva appena due mesi.Tali dichiarazioni \ prese di posizione sono dovute , questa è l'idea che mi sono fatto io leggendo la loro intervista , dal fatto che se la sono dovuta sudare e guadagnare oltere che da gelosia del tipo : << << a loro prima e a noi no >> . Alcune ( trovate per chi vuole andare direttamente alla fonte e non continuare nela lettura del ost gli url sopra ) come quella di : Josef Lushi, 18 anni, ha il papà albanese e la mamma dell'Equador. Nato a Perugia , ed inparte quella di Kawtar Barghout, marocchina classe 1991, è arrivata in Italia quando aveva appena due anni. sono dovute a disinformazioone . Ma almeno sono opnioni , condivisibili o meno , con cui si puo' civilemente discutere e confrtontarsi , non come certe presenti su news repubblic l'agreggatore di notizie per mobile (da cui ho preso tali testimonianze ) e da me segnalate perchè intrise di xenofobia , razzismo , oddio \ malpancismo .
Ma ora bado alle ciancie eccovi le storie in questione