11.2.23

basta un gesto organizzato o spontaneo che sia per mandare a ramengo il lavoro degli educatori

   applicando   il metodo 'sti  cazzi   tra  le  discussioni  su fb  ed  non  perchè    volevo  evitare   ,  che  illusione   ,  San remo   riguardanti   il  caso di blanco (     provocazione     ,  atto  d'incazzatura  ,   vandalismo   , bullismo  , messa  in scena    organizzata   )  una delle più interessanti   è  quella  di  dell'amica   Daniela   Tuscano


Io, lui & le rose
Ebbene sì, guardo #Sanremo. O almeno ci provo perché di solito crollo dopo circa mezz'ora. Ieri sera, poi, ho ceduto di schianto subito dopo #Mengoni (una buona performance come quella di #AnnaOxa, ancora gran voce - sempre più vicina al #rockblues - benché non sia mai stata una sua ammiratrice). Mi hanno svegliata, fugacemente ma sgarbatamente, le squillanti stecche di #Facchinetti, e non ho fatto in tempo nemmeno a vedere #StefanodOrazio sullo schermo. A questo punto ignoro se #Blanco si fosse già esibito oppure no. E nulla sapevo delle polemiche fino a pochi minuti fa, ero rimasta a #Brividi con #Mahmood, eseguita bene, e mi bastava (solo quest'ultimo m'interessa veramente). Tanti post sdegnati ma nessuno che abbia centrato il problema, a parte #padremauriziopatriciello. Non importa fosse tutto o no preparato, non conta nulla nemmeno la qualità artistica del personaggio, mentre conta molto di più, in peggio, l'arrendevolezza di #Amadeus, quel servilismo verso l'#adolescente che icasticamente ha dimostrato il fallimento di certa pseudo-pedagogia "inclusiva", la finta comprensione di cui i ragazzi non necessitano, ma che anzi li distrugge lasciandoli in balia di velleità capricciose.

Per questo vanno fuori di testa e, ripeto, se fosse recita o realtà è del tutto irrilevante, il messaggio è arrivato e l'immagine pure, un #Morandi curvo a spazzare il palcoscenico e un adulto babbeo asservito al piccolo vandalo.
Poi ci si domanda perché a una docente impallinata da altri piccoli vandali vengano tolte le classi invece di punire i colpevoli e una personaggia televisiva la sbeffeggi a reti unificate perché, cari, loro "so' regazzi" ed è l'insegnante a non saper "tenere la classe". (Senza contare che chi distrugge fiori o simili, io lo farei inginocchiare sui ceci come #Fantozzi.)
© Daniela Tuscano



ok   dirà  qualcuno  , ma    secondo  te  la  penso   non   come  

[...]

infatti   sempre  lo  stesso don  :  << [...] Mercoledì mattina. Vado in una scuola di Pignataro, in provincia di Caserta, a dialogare, come quasi ogni giorno, con gli studenti. Per aiutarli a non essere irrispettosi, violenti, bulli. Nei giorni scorsi siamo stati a Torre del Greco, Venafro, Oria, Pozzallo, Castel Volturno. La settimana prossima saremo a Salerno, Caserta, Napoli, Milano. Il dovere ci chiama. I ragazzi hanno bisogno di noi, della nostra testimonianza, del nostro esempio. Si parla di mafia, di camorra, di bullismo. Di droga, di sopraffazione, d’imprudenza. Di volontariato, di amicizia, di condivisione. Di vita. Una vera e bella missione. Sono felice. Loro capiscono, fanno domande, trovano risposte. Poi arriva la prima serata di Sanremo. E sono costretti a sorbirsi un tizio che tenta di gettare alle ortiche tutto il lavoro degli educatori, dei genitori, della scuola, e, davanti a milioni di telespettatori, si fa stupidamente – e furbescamente – violento senza essere nemmeno redarguito.Lo spettacolo continua. Con i soldi nostri, naturalmente, e contro la nostra volontà. Qualcuno ha detto che la televisione fotografa la realtà. Mah! Diciamo che un po’ la fotografa, un po' la crea. Un miscuglio di verità e finzione che non sempre è facile districare. Per questo occorre fare attenzione.[...]    continua  su La morte silenziosa di Luigi, i riflettori su Blanco. Lo spettacolo continua (avvenire.it) >>





10.2.23

pur di replicare alle ovvietà san remesi si dimenticano del loro cavallo di battaglia che sono le foibe ed l'esodo

 .....  ed    a parlarne    in prima  pagina  è un giornale  della sinistra  comunista  . 


  e poi fanno   pressioni  sul " povero " Amadeus  perchè    modifica    in corsa la  scaletta    pur  di  parlare  di  foibe   ed  esodo   e  rimediare   alle  figure  ....  barbine   e  non scontentare  le  associazioni degli esuli  \ profughi  Istriani   per aver lasciato sui media la prima pagina alla sinistra  comunista.    e  con questo   post     concludo la mia rassegna  del giorno del  ricordo  o   10  febbraio  al prossimo  anno  

P.s
Vado a vedermi il documentario di rai tre sul giorno del ricordo .Sperando che non deluda come il kossal propagandistico Red lander occasione sprecata per ricordare eventi così drammatici senza fare propaganda e strumentalizzazioni

[ ex no a san remo 4 giornata ] festival di san remo ovvietà con i soldi pubblici e la caduta dal pero della Onogu



  Oltre  al bellissimo   elogio    dei  perdenti   



Paola   Enogu    no ha  detto    niente   di nuovo   lo  si vede  tutti i  giorni    dai titoli    di  certi giornali  .  Infatti    ecco  come  hanno reagito   i  principali     (  a  chiamarli  tali  ci   vuole  molta  fantasia  )  







 O  da   certe  espressioni   colorite ( per  usare  ufenismo  ) 



ma   d'altronde   a  volte bisogna  essere  ovvi  ed  scontati     e far  si  che  tale  argomento   diventi  normale   per  gente  speciale      \  speciale   per  gente  normale   .  (  parafrasi    di una   famosa  canzone  De andreiana

da una delle città del carnevale sardo ex carnevalista confermo quanto dice massimo fini sul FQ del 10\22023

 

IL CARNEVALE NON HA PIÙ SENSO: ORAMAI DURA TUTTO L’ANNO

Il Carnevale oggi non ha più alcun senso. Perché a parte il periodo Covid a cui dovremmo alzare altari e onorare con fescennini perché avrebbe potuto indurci a riflettere, cosa che non abbiamo fatto, ai nostri tempi è Carnevale tutto l’anno con un immenso spreco di risorse avvolto in un frastuono incessante.

I pur affascinanti carri del Carnevale di Viareggio e la sfilata delle barche fra i canali di Venezia non esaudiscono il vero scopo del Carnevale che non deriva da una fascinazione estetica, è uno sfogo liberatorio, un liberare l’aggressività anche fisica che è in ciascuno di noi e che oggi è monopolio dello Stato. Si tratta di incanalare questa aggressività e mantenerla entro limiti tollerabili. L’aggressività troppo compressa esplode inevitabilmente in maniera mostruosa nei “delitti delle villette a schiera”, come li chiamava Ceronetti. Esemplare è il massacro avvenuto a Novi Ligure il 21 febbraio 2001, città tranquillissima, quasi addormentata, compiuto dalla sedicenne Erika e dal suo fidanzatino Omar. Erika uccise con 97 coltellate la madre e i due poi si accanirono anche sul fratellino di lei, di undici anni. Eppure in quella casa tutto all’apparenza era tranquillo, non c’erano problemi economici, tutto era inquadrato nel consueto ordine piccolo borghese, con i comodini, i centrini, i fiori d’ordinanza.

Tutte le società premoderne, compresa la nostra, hanno elaborato istituti per controllare l’aggressività, senza avere la pretesa di eliminarla del tutto, limitandola a un certo periodo dell’anno (il Carnevale appunto). Fra gli Ashanti, tribù particolarmente bellicosa del Ghana, era consuetudine che per una settimana tutti potessero insultare a sangue chiunque, in particolare i vicini, e persino il re, senza conseguenze. Del resto i neri africani sono stati di insegnamento in questo campo con la festa orgiastica in cui ci poteva scappare anche il morto (oggi solo il Carnevale di Rio fa onore al suo nome), con la guerra finta detta rotana fra i Bambara per evitare la guerra autentica, la diembi, levando le alette alle frecce in modo da rendere il tiro impreciso e innocuo.

La compressione degli istinti in nome della Dea Ragione, della razionalizzazione dell’universo mondo, ha provocato guasti seri all’essere umano. Noi ci siamo allontanati troppo dalla Natura che non va idealizzata perché può essere anche matrigna (vedi il recente, terrificante terremoto in Kurdistan fra Turchia e Siria o, su un piano più simbolico, Un tranquillo weekend di paura di John Boorman) ma le sue leggi vanno rispettate e in questo rispetto ci sono anche i nostri istinti primordiali (“l’uomo è il ministro della natura, alla natura si comanda solo obbedendo a essa” afferma Francesco Bacone che pur è uno dei padri della Rivoluzione scientifica).

Rifarò qui l’esempio degli indigeni delle Isole Andamane che ho già raccontato su questo giornale, ma una decina di anni fa. Le Andamane sono divise in due parti, quelle “civilizzate” e quelle che non ne hanno mai voluto saperne della nostra civiltà. Nel famoso maremoto del 2004 le Andamane erano fra le terre più vicine all’epicentro. Bene: nelle Andamane “civilizzate” ci sono stati morti e feriti come nel resto dell’area, nelle Andamane non civilizzate né un morto né un ferito. Nelle Andamane “civilizzate” non solo i turisti ma anche gli indigeni, tanto li abbiamo ibridati, stavano a guardare con grande curiosità i granchi e gli altri animaletti del fondo marino senza rendersi conto che se il mare si ritira non per una marea conosciuta c’è un’inevitabile onda di ritorno. Gli indigeni delle Andamane non civilizzate intanto, per misura prudenziale, non costruiscono sul mare, ma poi gli è bastato osservare gli animali: molte ore prima che il mare si ritirasse gli uccelli hanno smesso improvvisamente di cinguettare e tutti gli altri animali sono corsi all’impazzata verso le colline (quando l’elicottero di soccorso indiano, perché formalmente le Andamane appartengono all’india, gli indigeni lo hanno accolto a frecciate e poi si sono rimessi a cantare e ballare in riva al mare perché è gente allegra con una predisposizione per gli scherzi osceni – le loro donne hanno dei bellissimi culi – che è quasi sempre un segno di serenità mentale). Del resto è noto a chiunque sia stato sul luogo di un terremoto, a me è capitato in Friuli, che i cani si mettono ad abbaiare qualche minuto prima delle successive scosse di assestamento. Noi umani siamo animali come tutti gli altri ma nel tempo abbiamo perso i loro istinti. Ma per tornare all’aggressività e al suo controllo, maestri come sempre sono stati i Greci con l’istituto del “capro espiatorio”. Chi era il “capro espiatorio”? Era un meteco, uno straniero che la polis manteneva e nutriva. Quando nella città si creavano tensioni insopportabili si sacrificava il “capro espiatorio” e tutto tornava alla normalità. Come si chiamava il “capro espiatorio”? Si chiamava

medicina. A noi danno gli psicofarmaci e gli ansiolitici.

LA FESTA NASCE COME SFOGO LIBERATORIO E SOLO QUELLO DI RIO MANTIENE LA TRADIZIONE

1928-2023 Burt Bacharach il petrarca della musica ©® Daniela Tuscano

 Burt Bacharach che passeggia con Marlene Dietrich a Gerusalemme, Burt Bacharach che cinge affettuosamente il braccio della diva, appena un po' distante, come un principe consorte. E Burt Bacharach che siede accanto all'"angelo azzurro", già maturo, ma per nulla disposto a cedere lo scettro. In tutti e tre gli scatti è manifestamente innamorato, ma teme di bruciarsi, e non ha torto. Quella diavolessa non perdona. Guardatela assisa con le gambe scoperte, sfrontata ma con un piglio virile che la rende innocente. E quindi pericolosa. Lui si volge altrove perché, come ha dichiarato,
"rischiammo di diventare amanti"... Rischiare è il verbo adatto. Ma lui voleva sopravvivere e ci è riuscito, come un Petrarca delle sette note, lungamente, fino all'altro ieri, quando il suo cuore di seta si è fermato. Bacharach, tanta roba. L'immediatezza della semplicità, che non ha nulla di facile, come ebbe a dire Elvis Costello, rockstar doc, lontana dalle melodie scintillanti di Bacharach... ma mica tanto, considerato che incisero dischi insieme. Bacharach, musica pop. Democratica. Bianca e nera. Dionne Warwick la sua musa, ma anche Aretha Franklin, Louis Armstrong e appunto Marlene, assieme a mille altri/e. L'ebreo tedesco e la tedesca antinazista. Il seduttore e la pansessuale. Avevano già scritto tutto loro, tutto fatto, vissuto, cantato. Di Bacharach ne nascono pochi al mondo ed è normale, persino giusto sia così. Ma c'è stato un tempo che quei pochi li racchiuse tutti, perché era un tempo di fede.


© Daniela Tuscano

9.2.23

[ l'altro san remo ex no a san remo . giornata 3 ] ci sono soldi pubblici e soldi pubblici il senatore lisei vede la pagliuzza ma non la trave

 stamattina  sfogliando   fb  prima  d'iniziare  a   piantare   i   fagiolini     ho letto   e  concordo    con        questo  post   di   Piero Gurrieri tra la gente che    riporto  sotto      vista   la  difficoltà  a   sintetizzare  ed  rimandare      ad url  

Marco Lisei, senatore del partito della Meloni e alla sua destra in foto si è schierato a difesa del "fratello" Galeazzo Bignami, il viceministro immortalato in uniforme nazista nella famosa foto strappata ieri da Fedez.
“A tutto c'è un limite, soprattutto se lo fai con soldi pubblici!”, ha tuonato il senatore Lisei su Facebook.
“Sanremo lo ha superato quel limite, solidarietà a Galeazzo Bignami”. Pioggia di commenti, baionette in alto e braccia protese.
Ora, tralasciamo un attimo che l'accenno al limite che sarebbe stato superato da "Sanremo" (la città? Il santo? boh) detto da un senatore, per quanto semisconosciuto, del partito del presidente del Consiglio, sembra qualcosa a metà tra una minaccia e un editto bulgaro, di berlusconiana memoria.
Tralasciamo anche che, fossi stato al posto di Fedez, a quella foto non avrei dato alcun peso, perché dedicare un monologo ad uno che si presenta vestito da gerarca nazista ad una festa - pensate - di addio al celibato, è più o meno come sparare sulla Croce Rossa.
Mi ha colpito, però, un'altra cosa, la questione dei "soldi pubblici". Tu, Fedez, non puoi mostrare quella foto a Sanremo, lo ha ammonito Lisei, perchè Sanremo lo paghiamo noi, con i "soldi pubblici".

Sarebbe stato un argomento anche serio se non fosse che normalmente nelle democrazie esiste un diritto chiamato satira che invece non esiste nei regimi autoritari, del tipo quello della famosa foto in uniforme. E se, soprattutto, non fosse che nel novembre 2019, proprio il senatore Lisei, allora consigliere comunale di Fratelli d'Italia - pagato con i "soldi pubblici" dai contribuenti della sua città - realizzò e diffuse insieme all'amico Galeazzo un video in cui comparivano nomi e cognomi di persone straniere residenti in alcune case popolari nel rione Bolognina, un video che in tutta fretta i due rimossero, dopo l'apertura (con "soldi pubblici") di un'indagine parlamentare e di un'altra (con soldi parimenti "pubblici") del Garante della privacy.
Per non dir poi che non si capisce come un uomo di governo, pagato anche qui con "soldi pubblici" possa passare il tempo invece che a difendere le leggi del suo paese, a lamentarsi che "purtroppo" esse esistono. E lì ha ragione Fedez: "A volte anche io sparo ca***te ai quattro venti, ma non lo faccio a spese dei contribuenti, perché a pestarne di m***e sono un esperto".
Ma questi, sembra lo siano molto di più.
Pur detestando Fedez ( non la persona in se mai il suo modo di fare ed atteggiarsi ) Vorrei dire due cose su di lui perché ne ho lette molte e alcune meritano una riflessione più approfondita di un tweet.Ieri Fedez ha fatto il Fedez. Ovvero, ha fatto quello che il 99,9% degli artisti o genericamente uomini e donne dello spettacolo per scelta o per prudenza non fa più: metterci la faccia. In quel minuto scarso di “dissing” (ora si chiama così), Federico ha messo sul tavolo, assumendosene - cosa rara di questi tempi - la più completa e totale responsabilità, anche rispetto a quella Rai che, appena un anno e mezzo fa, aveva tentato di censurarlo solo per aver letto sul palco le dichiarazioni omofobe di esponenti leghisti, per aver letto (e detto) dei fatti. Ed è questo, ancora una volta, che ha fatto ieri sera: riletto in versi dei fatti che, in un Paese minimamente civile, non dovrebbero neanche essere messi in discussione. Ha rivelato cose che non sapevamo? No, ma non mi risulta che tocchi a lui, un cantante, farlo, semmai a quell’informazione (molta, per fortuna non tutta anche se è sempre più rara quest'ultima ) che dedica paginate alla virilità di Matteo Messina Denaro e un paio di righe scarse a chi, per 30 anni, lo ha protetto. Si è compromesso con quel sistema di cui, inevitabilmente, fa parte? Neppure, ma quelli che lo hanno fatto davvero, in modo frontale e radicale, negli ultimi cinquant’anni in Italia, si contano sulle dita di una mano, i Gaber, i Volontè, ma parliamo di gente che viaggia su universi culturali e di pensiero sideralmente differenti, né Fedez si è mai dato pose da intellettuale impegnato. Però ha fatto qualcosa di cui oggi paradossalmente c’è ancora più bisogno: ha pronunciato, di fronte a una platea vastissima che non solo non guarda Sanremo ma non ha mai aperto un giornale, ovvietà che oggi, in questo Paese bigotto, suonano scandalose. << Ci ha ricordato che >> secondo Lorenzo Tosa << il problema di questo Paese non è un cantante ( per altro bravissimo   ) che porta le unghie lunghe e smaltate ma un viceministro che indossa un travestimento da nazista e la chiama “goliardia”. Ha detto che anche lui spara caz***, sì, ma non lo fa a spese dei contribuenti. Ha ricordato che piangere davanti a milioni di persone non ti rende meno duro, che anche gli uomini piangono e va bene così. In cinque ore di noia, banalità, stecche, sedicenti comici dissacranti che non fanno ridere neanche se si sbottonano la patta dei pantaloni, in cinquanta secondi Fedez ha detto cose che a Sanremo non si sentivano pronunciare da trent’anni e più di sinistra di un’intera campagna elettorale, semplicemente cantando l’ovvio. Non mi preoccupa se Fedez non è Che Guevara, quella è la normalità, ma che, nell’orizzonte basso della politica , siamo talmente orfani di voci credibili da credere che possa esserlo o, peggio ancora, criticarlo perché non lo è abbastanza.>>


8.2.23

[ 2 giornata del no a San remo ] riciclare un doppione o tenerlo ? il caso del fumetto Stria di Gigi Simeoni

Dopo    aver   passato  la  serata  d'ieri  a non guardare  e  cercando  di non sentire   il  festival  della  canzone  (  credo che   cambierò  titolo      e  lo chiamerò  mio  festival   o  contro festival  visto  che  il boicottaggio è troppo    difficile  ed  utopistico  talmente   è radicato , vedere  post  precedente    nella  nostra  tradizione  nazional popolare  ) oggi  continuo  nel proposito  di  non  guardare   e  se  riesco   a  non parlare  di San  remo  . 
 Oggi  la mia non   seconda  giornata    , del  festival  della  canzone   italiana  ,nonostante   condividendo  la  stanza   più  riscaldata  della  casa   capita  che  un  tuo familiare  o qualcun altro   lo   guardi  o  ci  capiti    facendo zapping   quando  sull'  atro  c'è  pubblicità    persona  antipatica ,    è  iniziata  come   ho    detto   nel  post  : <<  quest'anno provo  a  dire basta   al  detto  \  lo  slogan    e il detto  San remo  è  San remo  >> la mia   dalla  manifestazione canora  .
Essa  iniziata proprio come la storia   del  numero  scorso  del  settimanale  topolino  :  del Paperino e la moda del pavone  contenuta  sull'ultimo n  di topolino  disegnata da Francesco Guerrini   SPOILER   in cui  si  vede  paperino  in fuga    dalla  moda   di vestirsi   come  i  pavoni ,  come arma distrazione sia dal festival e dall'opzione  scelta   da mia  madre  la  trasmissione di martedì su la 7 mi sono letto la riedizione in volume di " Stria " Romanzo a Fumetti”, del poliedrico \ autore completo Gigi Simeoni che racconta una terrificante vicenda di amicizia, gelosia, e violenza. Un viaggio nel profondo della mente umana dove si annidano i mostri peggiori.
finche il sonno ha preso il sopravvento . Sono riuscito a non vederlo anche se mia madre nostalgica e legata alla tradizione nazional popolare , d'altronde essendo del 1943 ci è cresciuta con il festival ci faceva zapping .





Stria è una di quelle opere che lascia nel lettore un senso di malessere e inquietudine, facendo desiderare ardentemente che la Stria esista davvero e sia la vera ed unica colpevole di quello che è
accaduto. Certe volte è meglio combattere contro quelli che noi definiamo mostri piuttosto che contro quello che l’animo umano può nascondere, perché come diceva Nietzsche:  Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l’abisso vorrà guardare dentro di te.

Visto    che    la riedizione    è  ,  salvo   una  riscrittura    nei riferimenti culturali  delle  aquile  ( a  compagnia  dei protagonisti  )  ambientanti    nn  più  negli anni  70\80     come  la  prima  edizione  ma  negli anni 90    , uguale   alla prima edizione  , mi     chiedo   come  da  titolo        tenerli entrambi    o   riciclare  il  vecchio   e tenermi il  nuovo   .  L'avevo  comprato  : 1)  perchè  distratto  come   sono    nel  marasma    di liri  ,  fumetti  ,  ecc     non riuscivo a trovarlo subito     e  credendolo  perso  un  un ripulisti    m'ero comprato la  nuova  edizione ., 2) credevo che l'autore lo avesse riscritto modificando i difetti che si ritrovano
 
 [...]verso la fine del racconto si nota qualche passaggio un po’ forzato, dove sembra che l’autore avrebbe avuto bisogno di ancora qualche pagina per chiarire le dinamiche di quello che è accaduto alla Pocia Negra e, sopratutto, per esaminare meglio il personaggio di Chiara, che alla fine rimane ambiguo e non sembra spiegare del tutto le sue reali motivazioni.
Sono, comunque, piccoli difetti che non inficiano il valore generale dell’opera. Anzi, proprio il finale ideato da Simeoni, così aperto e privo di giudizi morali, lascia libero il lettore di considerar
e il comportamento dei protagonisti e farsi la sua idea in proposito.  [...]
dall'articolo   prima  citato   de Lo Spazio Bianco

Ma  credo  che   lo terrò , visto     che  è  una  delle  poche    storie  preferite   che  non  siano  :  topolino  , dylan  dog   martin mystere   preferite  ,   entrambe , non  si  sà  mai  distratto  come   sia  perda   uno  dei   volumi ,   come  ricordo in cui  le  crisi  erano  più  dure  di  ora      e  come  punto di riferimento    in cui    i  fantasmi del mio passato    ritornano    a  tormentarmi  

dopo  aver  sentito    e  [ sic  ]  ,  visto ,  ero  troppo  vicino  alla    tv  e poi  mia madre   non sapendo usare  il telecomando  della  smart  tv  mi aveva  chiesto aiuto  per  aumentare  il  volume   ,  il  trio  Morandi  , Ranieri  , Albano    ed  attratto  dal  testo   la  canzone  degli    articolo  31  .  Poi sono  andato     a letto  .

  P.s

     questo diario  cambierà titolo    visto    che   non sono riuscito  ad  non  farmi ammaliare  dal  canto delle    sirene  

 

Laurea ad Honorem a luigi lai il virtuoso che ha salvato le launeddas

 




Sacerdote e “fischietto” della Figc don Cristian è l’orgoglio dell’Aia

 dalla  nuova    Sardegna  del  8\2\2023




Il parroco di Murta Maria ha fatto il suo debutto come direttore ufficiale di gara La sua
storia sul sito web dell’Associazione italiana arbitri: «Giornata storica

Olbia
 È sicuramente il primo parroco della Gallura a esordire come direttore di gara della Figc. Non solo: Cristian Garau, arbitro di 40 anni della sezione di Olbia, è probabilmente tra i pochi sacerdoti in Italia a svolgere questo compito nell’ambito della Federazione italiana gioco calcio. Due settimane fa, il debutto ufficiale nel campo Geovillage, in una gara del settore giovanile che vedeva di fronte l’Olbia Calcio e l’Ilva -Maddalena. Tra i giocatori presenti in campo c’era anche qualche suo parrocchiano. La notizia che l’arbitro fosse anche un sacerdote, parroco della chiesa di San Giuseppe a Murta Maria, frazione di Olbia, naturalmente si è sparsa subito tra i presenti nella struttura sportiva olbiese. Che hanno reagito con simpatia applaudendo calorosamente le gesta del novello Collina e non lo hanno certamente contestato per qualche inevitabile errore da debuttante con la giacchetta da arbitro. La bella storia di don Cristian Garau, nato Sassari, ordinato sacerdote a Valledoria nel 2008 da monsignor Ottorino Alberti, parroco di Laerru e Loiri prima di essere incaricato di guidare la comunità cattolica di Murta Maria, viene raccontata anche nella homepage del sito internet dell’Aia, l’Associazione italiana arbitri della Figc. Ha deciso di fare il corso per diventare arbitro dietro il consiglio di un amico con il quale ha seguito diversi progetti sociali rivolti soprattutto ai giovani. Proprio il giorno prima di compiere quarant’anni, ha fatto e superato l’esame per poter dirigere le gare dei campionati della Figc, a partire da quelli del settore giovanile, dove don Garau, appunto, ha debuttato due settimane fa. Una giornata che sul sito dell’Aia viene definita storica. Un bell’esempio per tutti, soprattutto per i più giovani che non hanno ancora deciso cosa fare da grandi: perché non intraprendere quella strada che ha portato, per esempio, un altro tesserato della sezione Aia di Olbia, ed esattamente Antonio Giua, ad arbitrare le partite di serie A? 




Don Cristian Garau sa bene che, vista l’età alla quale ha iniziato a fare l’arbitro, non potrà andare così avanti nella carriera. Ma – come afferma nell’intervista pubblicata ne supplemento online della rivista “L’Arbitro” dell’Aia – svolgerà il suo ruolo di “fischietto” cercando di poter trasmettere il senso di giustizia, legalità e rispetto delle regole che da sempre lo accompagnano, e sperando anche di poter trasmettere la sua passione a qualche giovane parrocchiano, «ricordandogli che è più bello correre in un campo di calcio che stare attaccato per ore allo schermo di uno smartphone».

  da  https://www.aia-figc.it/news/ Sezione di Olbia

Giornata storica per la Sezione di Olbia quella del 28 Gennaio 2023. Alle ore 11 in punto, sul sintetico del GeoVillage di Olbia, ha fatto il suo esordio assoluto Cristian Garau, 40 anni compiuti a settembre 2022, l’esordiente più anziano mai registrato in Gallura e forse in Sardegna. Ma c’è un’altra particolarità che rende rara, tra le poche in tutta Italia, la prima esperienza arbitrale di Cristian, perché don Cristian Garau è il parroco di Murta Maria, frazione della città di Olbia. La routine è la stessa, quella di tutti gli arbitri esordienti: un’ora e




mezza prima dell’inizio della gara incontro con il tutor, briefing, qualche rassicurazione per fugare le ultime paure poi via in macchina, direzione impianto sportivo. Una volta attraversato il cancello del GeoVillage don Cristian, diventa il signor Garau della Sezione di Olbia, senza perdere però il sorriso e la pacatezza che lo contraddistinguono. Le fasi preliminari scorrono via tranquille, giro di campo per saggiare il terreno di gioco, controllo delle reti, bandierine, recinzione. 



Un sorriso velato solca il volto di don Cristian, quando nel controllo dei documenti nota che tra le fila della società ospitante vi sono due atleti suoi parrocchiani.“Oggi mi ritrovo nella condizione di essere giudice imparziale, nell’amministrare equamente la gara facendo applicare il regolamento, parafrasando San Tommaso d’Aquino, del quale oggi ricorre la canonizzazione: “Il giudice è l’interprete della giustizia””. Terminate le procedure di identificazione è tempo di andare in campo, non prima di aver dedicato un momento di raccoglimento in solitudine nel proprio spogliatoio. Al fischio di inizio, sotto una fitta grandinata, tutte le paure volano via, leggere come il soffio di don Cristian. De André cantava che “Una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca”, così, giusto il tempo che si esaurisse nell’aria il suono del flebile fischio di inizio che la notizia di un sacerdote come direttore di gara aveva già pervaso tribuna e panchine. Da segnalare l’esemplare comportamento dei dirigenti di entrambe le società che hanno ben compreso l’emozione di don Cristian, assolvendolo – è quasi il caso di dirlo -, in occasione di alcune imperfezioni, fisiologiche alla prima direzione di gara. Al triplice fischio finale, anche l’ultimo briciolo di timore è svanito ed il signor Garau di Olbia è tornato ad essere don Cristian di Murta Maria, non prima di aver ricevuto gli incoraggiamenti dei partecipanti.

Lasciato l’impianto sportivo è il momento di fare due chiacchiere con l’esordiente.

Don Cristian, quando è maturata la decisione di diventare arbitro?

“Come la maggior parte degli italiani, ho sempre seguito il calcio, a tutti i suoi livelli, dalla Serie A ai campetti di provincia. Qualche tempo fa un mio amico, con il quale abbiamo seguito diversi progetti sociali rivolti soprattutto ai giovani, mi disse che aveva da poco intrapreso la carriera di arbitro, proprio nella Sezione di Olbia. Sono rimasto entusiasmato dal suo racconto al punto che ho chiesto di poter fare il corso, consapevole del fatto che il tempo, tiranno, stringeva e che si avvicinava sempre di più la fatidica soglia dei 40 anni”.

Detto fatto, a settembre 2022 hai sostenuto l’esame e sei entrato a far parte della famiglia dell’AIA

“Esatto, proprio il giorno prima di compiere 40 anni, dopo tanto tempo mi sono ritrovato davanti ad una Commissione d’Esame, ma con il sostegno del Signore, nonostante il timore reverenziale nei confronti degli esaminatori, ho ottenuto l’abilitazione”.

Cosa pensi di poter dare al mondo arbitrale?

“Innanzitutto, in tutta umiltà, credo che sia più quello che potrò ricevere, l’aiuto di colleghi più esperti, a partire dal Presidente di Sezione Serafino Ruoni e soprattutto la gioia di poter condividere questa esperienza con i miei nuovi fratelli olbiesi. Ad ogni modo, credo e spero di poter trasmettere il senso di giustizia, legalità e rispetto delle regole che da sempre mi accompagnano”.

Le partite, almeno quelle di Settore Giovanile, si giocano quasi sempre di sabato sera o di domenica, come pensi di conciliare questa attività con il mestiere di parroco.

“Prima di tutto – sorride - preferisco dire che il mio non è un mestiere bensì una professione, intesa proprio nel senso della professione di Fede che ho fatto accogliendo il Signore nella mia vita. Secondariamente, anche grazie alla pazienza del Presidente Ruoni e dell’Organo Tecnico Sezionale, vedremo di incastrare le gare giuste al momento giusto”.

Quali obiettivi ti poni?

“Bisogna essere sinceri e realisti, ho una certa età e non molto tempo, perciò voglio solo godere del tempo che avrò a disposizione per poter praticare uno sport sano ed educativo. Se proprio devo fissare un obiettivo, spero di poter trasmettere questa mia passione a qualche giovane parrocchiano, ricordandogli che è più bello correre in un campo che stare attaccato allo schermo di uno smartphone”.

 

In copertina: Cristian Garau all’esordio da arbitro
Nella Gallery: Don Cristian in due momenti in parrocchia

7.2.23

senza titolo dalla pagina facebook Il Mondo Capovolto

 






"Educhiamo gli uomini"...lo sento ripetere da mesi. quindi educhiamo anche le donne ad essere preda

 in  sinesi  scusate  se  mi ripeto  

non insegnare a tua figlia ad essere preda \
insegna a tuo figlio a non essere cacciatore
( joumana haddad poetessa libanese )

"Educhiamo gli uomini"...led anche giusto ma lo sento ripetere da mesi. Certo, educhiamo ANCHE gli uomini, ma prima cresciamo le bambine nell'indipendenza emotiva. Insegniamo loro che é possibile vivere anche senza un uomo, che l'amore é fatto di rispetto e che la felicità é un diritto. Diciamo loro che una donna é donna anche senza figli.Che per imparare a cucinare e a sistemare casa ci sarà sempre tempo .E che il sesso é una gioia, non un dovere ! Perché finché si continua a

ripetere solo che tocca educare gli uomini, si continua a dare a questi ultimi una condizione di vantaggio. E pure queste madri che dovrebbero educare i figli maschi, ma con che criterio li possono educare se nessuno ha fatto vedere loro cosa sia una donna ! No, cazzo ! Insegniamo alle donne a riconoscere i mostri, a sganciarsi dai bisogni, a chiudere i rapporti quando diventano tossici Insegniamo ad entrambi che lasciare andare e lasciare é importante. E non esiste il fallimento, esiste l'esperienza. Infatti Rita Levi-Montalcini diceva:" Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna, avrai una donna, una famiglia e una società istruita”.

[ 1 giornata del no a san remo ] amadeus ha replicato benissimo alla deputata di fdI Maddalena Morgante

   Lo   so   che  non  dovrei    parlare  \  scrivere  del  festal   di  San remo   .  Ma   davanti     a  tali censure    o  richieste    di divieti     non riesco a stare  zitto   . 


DI    COSA  STIAMO  PARLANDO


  

 [....] Il Festival della canzone italiana rischia di diventare l’ennesimo spot in favore del gender e della sessualità fluida, temi sensibilissimi che da semp ][...e Fratelli d’Italia contrasta. È inaccettabile che tutto questo possa avvenire non solo nella tv di Stato, che troppo spesso dimentica il suo ruolo di pubblico servizio, e non soltanto con i soldi dei contribuenti, ma soprattutto davanti ai tantissimi bambini che guarderanno la televisione per una serata in famiglia. È innegabile che la rassegna canora più importante del nostro Paese sia un enorme veicolo culturale, ma anche politico e sociale. Come lo stesso mondo della musica è un palcoscenico per raccontare e descrivere la società e le sue dinamiche attuali.  

DA  Maddalena Morgante, chi è la deputata di Fratelli D'Italia contro Rosa Chemical a Sanremo? - DonnaPOP

Ha  ragione     




Nella conferenza stampa di vigilia del Festival di Sanremo hanno chiesto ad Amadeus cosa ne pensasse delle polemiche sollevate in Parlamento (gulp!) dalla deputata di Fratelli d’Italia sulla presenza di Rosa Chemical a Sanremo e della sua canzone “fluida”.
La risposta di Amadeus questa volta è stata semplicemente impeccabile.
“I moralisti mi fanno paura. Ognuno è libero di amare e vivere come crede. L’amore non deve essere etichettato. I bambini non si sconvolgono. Ai bambini va spiegato che esiste una persona diversa da un’altra, che esiste una donna che ama una donna e un uomo che ama un uomo e che è assolutamente normale. Io educo i miei figli così e non li ho mai visti sconvolti. L’importante è che non si sconvolgano i genitori”. 


io  non  avrei  saputo dirlo meglio  .Adesso   spegniamo  la  tv  e  proviamo    o  a vedere  se  su primevideo o  netflix  c'è  qualcosa  d'interessante  o   a leggere  qualcosa   altrimenti mi  viene la  tentazione  di  guardarla   o  d'incapparci  facendo  zapping