infatti sempre lo stesso don : << [...] Mercoledì mattina. Vado in una scuola di Pignataro, in provincia di Caserta, a dialogare, come quasi ogni giorno, con gli studenti. Per aiutarli a non essere irrispettosi, violenti, bulli. Nei giorni scorsi siamo stati a Torre del Greco, Venafro, Oria, Pozzallo, Castel Volturno. La settimana prossima saremo a Salerno, Caserta, Napoli, Milano. Il dovere ci chiama. I ragazzi hanno bisogno di noi, della nostra testimonianza, del nostro esempio. Si parla di mafia, di camorra, di bullismo. Di droga, di sopraffazione, d’imprudenza. Di volontariato, di amicizia, di condivisione. Di vita. Una vera e bella missione. Sono felice. Loro capiscono, fanno domande, trovano risposte. Poi arriva la prima serata di Sanremo. E sono costretti a sorbirsi un tizio che tenta di gettare alle ortiche tutto il lavoro degli educatori, dei genitori, della scuola, e, davanti a milioni di telespettatori, si fa stupidamente – e furbescamente – violento senza essere nemmeno redarguito.Lo spettacolo continua. Con i soldi nostri, naturalmente, e contro la nostra volontà. Qualcuno ha detto che la televisione fotografa la realtà. Mah! Diciamo che un po’ la fotografa, un po' la crea. Un miscuglio di verità e finzione che non sempre è facile districare. Per questo occorre fare attenzione.[...] continua su La morte silenziosa di Luigi, i riflettori su Blanco. Lo spettacolo continua (avvenire.it) >>
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
11.2.23
basta un gesto organizzato o spontaneo che sia per mandare a ramengo il lavoro degli educatori
10.2.23
pur di replicare alle ovvietà san remesi si dimenticano del loro cavallo di battaglia che sono le foibe ed l'esodo
..... ed a parlarne in prima pagina è un giornale della sinistra comunista .
[ ex no a san remo 4 giornata ] festival di san remo ovvietà con i soldi pubblici e la caduta dal pero della Onogu
Oltre al bellissimo elogio dei perdenti
Paola Enogu no ha detto niente di nuovo lo si vede tutti i giorni dai titoli di certi giornali . Infatti ecco come hanno reagito i principali ( a chiamarli tali ci vuole molta fantasia )
O da certe espressioni colorite ( per usare ufenismo )
ma d'altronde a volte bisogna essere ovvi ed scontati e far si che tale argomento diventi normale per gente speciale \ speciale per gente normale . ( parafrasi di una famosa canzone De andreiana )
da una delle città del carnevale sardo ex carnevalista confermo quanto dice massimo fini sul FQ del 10\22023
IL CARNEVALE NON HA PIÙ SENSO: ORAMAI DURA TUTTO L’ANNO
- Il Fatto Quotidiano
- Pharmakos:
Il Carnevale oggi non ha più alcun senso. Perché a parte il periodo Covid a cui dovremmo alzare altari e onorare con fescennini perché avrebbe potuto indurci a riflettere, cosa che non abbiamo fatto, ai nostri tempi è Carnevale tutto l’anno con un immenso spreco di risorse avvolto in un frastuono incessante.
I pur affascinanti carri del Carnevale di Viareggio e la sfilata delle barche fra i canali di Venezia non esaudiscono il vero scopo del Carnevale che non deriva da una fascinazione estetica, è uno sfogo liberatorio, un liberare l’aggressività anche fisica che è in ciascuno di noi e che oggi è monopolio dello Stato. Si tratta di incanalare questa aggressività e mantenerla entro limiti tollerabili. L’aggressività troppo compressa esplode inevitabilmente in maniera mostruosa nei “delitti delle villette a schiera”, come li chiamava Ceronetti. Esemplare è il massacro avvenuto a Novi Ligure il 21 febbraio 2001, città tranquillissima, quasi addormentata, compiuto dalla sedicenne Erika e dal suo fidanzatino Omar. Erika uccise con 97 coltellate la madre e i due poi si accanirono anche sul fratellino di lei, di undici anni. Eppure in quella casa tutto all’apparenza era tranquillo, non c’erano problemi economici, tutto era inquadrato nel consueto ordine piccolo borghese, con i comodini, i centrini, i fiori d’ordinanza.Tutte le società premoderne, compresa la nostra, hanno elaborato istituti per controllare l’aggressività, senza avere la pretesa di eliminarla del tutto, limitandola a un certo periodo dell’anno (il Carnevale appunto). Fra gli Ashanti, tribù particolarmente bellicosa del Ghana, era consuetudine che per una settimana tutti potessero insultare a sangue chiunque, in particolare i vicini, e persino il re, senza conseguenze. Del resto i neri africani sono stati di insegnamento in questo campo con la festa orgiastica in cui ci poteva scappare anche il morto (oggi solo il Carnevale di Rio fa onore al suo nome), con la guerra finta detta rotana fra i Bambara per evitare la guerra autentica, la diembi, levando le alette alle frecce in modo da rendere il tiro impreciso e innocuo.
La compressione degli istinti in nome della Dea Ragione, della razionalizzazione dell’universo mondo, ha provocato guasti seri all’essere umano. Noi ci siamo allontanati troppo dalla Natura che non va idealizzata perché può essere anche matrigna (vedi il recente, terrificante terremoto in Kurdistan fra Turchia e Siria o, su un piano più simbolico, Un tranquillo weekend di paura di John Boorman) ma le sue leggi vanno rispettate e in questo rispetto ci sono anche i nostri istinti primordiali (“l’uomo è il ministro della natura, alla natura si comanda solo obbedendo a essa” afferma Francesco Bacone che pur è uno dei padri della Rivoluzione scientifica).
Rifarò qui l’esempio degli indigeni delle Isole Andamane che ho già raccontato su questo giornale, ma una decina di anni fa. Le Andamane sono divise in due parti, quelle “civilizzate” e quelle che non ne hanno mai voluto saperne della nostra civiltà. Nel famoso maremoto del 2004 le Andamane erano fra le terre più vicine all’epicentro. Bene: nelle Andamane “civilizzate” ci sono stati morti e feriti come nel resto dell’area, nelle Andamane non civilizzate né un morto né un ferito. Nelle Andamane “civilizzate” non solo i turisti ma anche gli indigeni, tanto li abbiamo ibridati, stavano a guardare con grande curiosità i granchi e gli altri animaletti del fondo marino senza rendersi conto che se il mare si ritira non per una marea conosciuta c’è un’inevitabile onda di ritorno. Gli indigeni delle Andamane non civilizzate intanto, per misura prudenziale, non costruiscono sul mare, ma poi gli è bastato osservare gli animali: molte ore prima che il mare si ritirasse gli uccelli hanno smesso improvvisamente di cinguettare e tutti gli altri animali sono corsi all’impazzata verso le colline (quando l’elicottero di soccorso indiano, perché formalmente le Andamane appartengono all’india, gli indigeni lo hanno accolto a frecciate e poi si sono rimessi a cantare e ballare in riva al mare perché è gente allegra con una predisposizione per gli scherzi osceni – le loro donne hanno dei bellissimi culi – che è quasi sempre un segno di serenità mentale). Del resto è noto a chiunque sia stato sul luogo di un terremoto, a me è capitato in Friuli, che i cani si mettono ad abbaiare qualche minuto prima delle successive scosse di assestamento. Noi umani siamo animali come tutti gli altri ma nel tempo abbiamo perso i loro istinti. Ma per tornare all’aggressività e al suo controllo, maestri come sempre sono stati i Greci con l’istituto del “capro espiatorio”. Chi era il “capro espiatorio”? Era un meteco, uno straniero che la polis manteneva e nutriva. Quando nella città si creavano tensioni insopportabili si sacrificava il “capro espiatorio” e tutto tornava alla normalità. Come si chiamava il “capro espiatorio”? Si chiamava
medicina. A noi danno gli psicofarmaci e gli ansiolitici.
LA FESTA NASCE COME SFOGO LIBERATORIO E SOLO QUELLO DI RIO MANTIENE LA TRADIZIONE
1928-2023 Burt Bacharach il petrarca della musica ©® Daniela Tuscano
9.2.23
[ l'altro san remo ex no a san remo . giornata 3 ] ci sono soldi pubblici e soldi pubblici il senatore lisei vede la pagliuzza ma non la trave
8.2.23
[ 2 giornata del no a San remo ] riciclare un doppione o tenerlo ? il caso del fumetto Stria di Gigi Simeoni
Essa iniziata proprio come la storia del numero scorso del settimanale topolino : del Paperino e la moda del pavone contenuta sull'ultimo n di topolino disegnata da Francesco Guerrini SPOILER in cui si vede paperino in fuga dalla moda di vestirsi come i pavoni , come arma distrazione sia dal festival e dall'opzione scelta da mia madre la trasmissione di martedì su la 7 mi sono letto la riedizione in volume di " Stria " Romanzo a Fumetti”, del poliedrico \ autore completo Gigi Simeoni che racconta una terrificante vicenda di amicizia, gelosia, e violenza. Un viaggio nel profondo della mente umana dove si annidano i mostri peggiori.
[...]verso la fine del racconto si nota qualche passaggio un po’ forzato, dove sembra che l’autore avrebbe avuto bisogno di ancora qualche pagina per chiarire le dinamiche di quello che è accaduto alla Pocia Negra e, sopratutto, per esaminare meglio il personaggio di Chiara, che alla fine rimane ambiguo e non sembra spiegare del tutto le sue reali motivazioni.
Sono, comunque, piccoli difetti che non inficiano il valore generale dell’opera. Anzi, proprio il finale ideato da Simeoni, così aperto e privo di giudizi morali, lascia libero il lettore di considerare il comportamento dei protagonisti e farsi la sua idea in proposito. [...]
dall'articolo prima citato de Lo Spazio Bianco
Ma credo che lo terrò , visto che è una delle poche storie preferite che non siano : topolino , dylan dog martin mystere preferite , entrambe , non si sà mai distratto come sia perda uno dei volumi , come ricordo in cui le crisi erano più dure di ora e come punto di riferimento in cui i fantasmi del mio passato ritornano a tormentarmi
dopo aver sentito e [ sic ] , visto , ero troppo vicino alla tv e poi mia madre non sapendo usare il telecomando della smart tv mi aveva chiesto aiuto per aumentare il volume , il trio Morandi , Ranieri , Albano ed attratto dal testo la canzone degli articolo 31 . Poi sono andato a letto .
P.s
questo diario cambierà titolo visto che non sono riuscito ad non farmi ammaliare dal canto delle sirene
Sacerdote e “fischietto” della Figc don Cristian è l’orgoglio dell’Aia
dalla nuova Sardegna del 8\2\2023
Il parroco di Murta Maria ha fatto il suo debutto come direttore ufficiale di gara La sua
storia sul sito web dell’Associazione italiana arbitri: «Giornata storicaOlbia
È sicuramente il primo parroco della Gallura a esordire come direttore di gara della Figc. Non solo: Cristian Garau, arbitro di 40 anni della sezione di Olbia, è probabilmente tra i pochi sacerdoti in Italia a svolgere questo compito nell’ambito della Federazione italiana gioco calcio. Due settimane fa, il debutto ufficiale nel campo Geovillage, in una gara del settore giovanile che vedeva di fronte l’Olbia Calcio e l’Ilva -Maddalena. Tra i giocatori presenti in campo c’era anche qualche suo parrocchiano. La notizia che l’arbitro fosse anche un sacerdote, parroco della chiesa di San Giuseppe a Murta Maria, frazione di Olbia, naturalmente si è sparsa subito tra i presenti nella struttura sportiva olbiese. Che hanno reagito con simpatia applaudendo calorosamente le gesta del novello Collina e non lo hanno certamente contestato per qualche inevitabile errore da debuttante con la giacchetta da arbitro. La bella storia di don Cristian Garau, nato Sassari, ordinato sacerdote a Valledoria nel 2008 da monsignor Ottorino Alberti, parroco di Laerru e Loiri prima di essere incaricato di guidare la comunità cattolica di Murta Maria, viene raccontata anche nella homepage del sito internet dell’Aia, l’Associazione italiana arbitri della Figc. Ha deciso di fare il corso per diventare arbitro dietro il consiglio di un amico con il quale ha seguito diversi progetti sociali rivolti soprattutto ai giovani. Proprio il giorno prima di compiere quarant’anni, ha fatto e superato l’esame per poter dirigere le gare dei campionati della Figc, a partire da quelli del settore giovanile, dove don Garau, appunto, ha debuttato due settimane fa. Una giornata che sul sito dell’Aia viene definita storica. Un bell’esempio per tutti, soprattutto per i più giovani che non hanno ancora deciso cosa fare da grandi: perché non intraprendere quella strada che ha portato, per esempio, un altro tesserato della sezione Aia di Olbia, ed esattamente Antonio Giua, ad arbitrare le partite di serie A?
Giornata storica per la Sezione di Olbia quella del 28 Gennaio 2023. Alle ore 11 in punto, sul sintetico del GeoVillage di Olbia, ha fatto il suo esordio assoluto Cristian Garau, 40 anni compiuti a settembre 2022, l’esordiente più anziano mai registrato in Gallura e forse in Sardegna. Ma c’è un’altra particolarità che rende rara, tra le poche in tutta Italia, la prima esperienza arbitrale di Cristian, perché don Cristian Garau è il parroco di Murta Maria, frazione della città di Olbia. La routine è la stessa, quella di tutti gli arbitri esordienti: un’ora e
mezza prima dell’inizio della gara incontro con il tutor, briefing, qualche rassicurazione per fugare le ultime paure poi via in macchina, direzione impianto sportivo. Una volta attraversato il cancello del GeoVillage don Cristian, diventa il signor Garau della Sezione di Olbia, senza perdere però il sorriso e la pacatezza che lo contraddistinguono. Le fasi preliminari scorrono via tranquille, giro di campo per saggiare il terreno di gioco, controllo delle reti, bandierine, recinzione.
Un sorriso velato solca il volto di don Cristian, quando nel controllo dei documenti nota che tra le fila della società ospitante vi sono due atleti suoi parrocchiani.“Oggi mi ritrovo nella condizione di essere giudice imparziale, nell’amministrare equamente la gara facendo applicare il regolamento, parafrasando San Tommaso d’Aquino, del quale oggi ricorre la canonizzazione: “Il giudice è l’interprete della giustizia””. Terminate le procedure di identificazione è tempo di andare in campo, non prima di aver dedicato un momento di raccoglimento in solitudine nel proprio spogliatoio. Al fischio di inizio, sotto una fitta grandinata, tutte le paure volano via, leggere come il soffio di don Cristian. De André cantava che “Una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca, vola veloce di bocca in bocca”, così, giusto il tempo che si esaurisse nell’aria il suono del flebile fischio di inizio che la notizia di un sacerdote come direttore di gara aveva già pervaso tribuna e panchine. Da segnalare l’esemplare comportamento dei dirigenti di entrambe le società che hanno ben compreso l’emozione di don Cristian, assolvendolo – è quasi il caso di dirlo -, in occasione di alcune imperfezioni, fisiologiche alla prima direzione di gara. Al triplice fischio finale, anche l’ultimo briciolo di timore è svanito ed il signor Garau di Olbia è tornato ad essere don Cristian di Murta Maria, non prima di aver ricevuto gli incoraggiamenti dei partecipanti.
Lasciato l’impianto sportivo è il momento di fare due chiacchiere con l’esordiente.
Don Cristian, quando è maturata la decisione di diventare arbitro?
“Come la maggior parte degli italiani, ho sempre seguito il calcio, a tutti i suoi livelli, dalla Serie A ai campetti di provincia. Qualche tempo fa un mio amico, con il quale abbiamo seguito diversi progetti sociali rivolti soprattutto ai giovani, mi disse che aveva da poco intrapreso la carriera di arbitro, proprio nella Sezione di Olbia. Sono rimasto entusiasmato dal suo racconto al punto che ho chiesto di poter fare il corso, consapevole del fatto che il tempo, tiranno, stringeva e che si avvicinava sempre di più la fatidica soglia dei 40 anni”.
Detto fatto, a settembre 2022 hai sostenuto l’esame e sei entrato a far parte della famiglia dell’AIA
“Esatto, proprio il giorno prima di compiere 40 anni, dopo tanto tempo mi sono ritrovato davanti ad una Commissione d’Esame, ma con il sostegno del Signore, nonostante il timore reverenziale nei confronti degli esaminatori, ho ottenuto l’abilitazione”.
Cosa pensi di poter dare al mondo arbitrale?
“Innanzitutto, in tutta umiltà, credo che sia più quello che potrò ricevere, l’aiuto di colleghi più esperti, a partire dal Presidente di Sezione Serafino Ruoni e soprattutto la gioia di poter condividere questa esperienza con i miei nuovi fratelli olbiesi. Ad ogni modo, credo e spero di poter trasmettere il senso di giustizia, legalità e rispetto delle regole che da sempre mi accompagnano”.
Le partite, almeno quelle di Settore Giovanile, si giocano quasi sempre di sabato sera o di domenica, come pensi di conciliare questa attività con il mestiere di parroco.
“Prima di tutto – sorride - preferisco dire che il mio non è un mestiere bensì una professione, intesa proprio nel senso della professione di Fede che ho fatto accogliendo il Signore nella mia vita. Secondariamente, anche grazie alla pazienza del Presidente Ruoni e dell’Organo Tecnico Sezionale, vedremo di incastrare le gare giuste al momento giusto”.
Quali obiettivi ti poni?
“Bisogna essere sinceri e realisti, ho una certa età e non molto tempo, perciò voglio solo godere del tempo che avrò a disposizione per poter praticare uno sport sano ed educativo. Se proprio devo fissare un obiettivo, spero di poter trasmettere questa mia passione a qualche giovane parrocchiano, ricordandogli che è più bello correre in un campo che stare attaccato allo schermo di uno smartphone”.
In copertina: Cristian Garau all’esordio da arbitro
Nella Gallery: Don Cristian in due momenti in parrocchia
7.2.23
"Educhiamo gli uomini"...lo sento ripetere da mesi. quindi educhiamo anche le donne ad essere preda
in sinesi scusate se mi ripeto
non insegnare a tua figlia ad essere preda \
insegna a tuo figlio a non essere cacciatore
( joumana haddad poetessa libanese )
"Educhiamo gli uomini"...led anche giusto ma lo sento ripetere da mesi. Certo, educhiamo ANCHE gli uomini, ma prima cresciamo le bambine nell'indipendenza emotiva. Insegniamo loro che é possibile vivere anche senza un uomo, che l'amore é fatto di rispetto e che la felicità é un diritto. Diciamo loro che una donna é donna anche senza figli.Che per imparare a cucinare e a sistemare casa ci sarà sempre tempo .E che il sesso é una gioia, non un dovere ! Perché finché si continua a
ripetere solo che tocca educare gli uomini, si continua a dare a questi ultimi una condizione di vantaggio. E pure queste madri che dovrebbero educare i figli maschi, ma con che criterio li possono educare se nessuno ha fatto vedere loro cosa sia una donna ! No, cazzo ! Insegniamo alle donne a riconoscere i mostri, a sganciarsi dai bisogni, a chiudere i rapporti quando diventano tossici Insegniamo ad entrambi che lasciare andare e lasciare é importante. E non esiste il fallimento, esiste l'esperienza. Infatti Rita Levi-Montalcini diceva:" Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna, avrai una donna, una famiglia e una società istruita”.
[ 1 giornata del no a san remo ] amadeus ha replicato benissimo alla deputata di fdI Maddalena Morgante
Lo so che non dovrei parlare \ scrivere del festal di San remo . Ma davanti a tali censure o richieste di divieti non riesco a stare zitto .
DI COSA STIAMO PARLANDO
[....] Il Festival della canzone italiana rischia di diventare l’ennesimo spot in favore del gender e della sessualità fluida, temi sensibilissimi che da semp ][...e Fratelli d’Italia contrasta. È inaccettabile che tutto questo possa avvenire non solo nella tv di Stato, che troppo spesso dimentica il suo ruolo di pubblico servizio, e non soltanto con i soldi dei contribuenti, ma soprattutto davanti ai tantissimi bambini che guarderanno la televisione per una serata in famiglia. È innegabile che la rassegna canora più importante del nostro Paese sia un enorme veicolo culturale, ma anche politico e sociale. Come lo stesso mondo della musica è un palcoscenico per raccontare e descrivere la società e le sue dinamiche attuali.
Ha ragione
Nella conferenza stampa di vigilia del Festival di Sanremo hanno chiesto ad Amadeus cosa ne pensasse delle polemiche sollevate in Parlamento (gulp!) dalla deputata di Fratelli d’Italia sulla presenza di Rosa Chemical a Sanremo e della sua canzone “fluida”.
La risposta di Amadeus questa volta è stata semplicemente impeccabile.
“I moralisti mi fanno paura. Ognuno è libero di amare e vivere come crede. L’amore non deve essere etichettato. I bambini non si sconvolgono. Ai bambini va spiegato che esiste una persona diversa da un’altra, che esiste una donna che ama una donna e un uomo che ama un uomo e che è assolutamente normale. Io educo i miei figli così e non li ho mai visti sconvolti. L’importante è che non si sconvolgano i genitori”.
io non avrei saputo dirlo meglio .Adesso spegniamo la tv e proviamo o a vedere se su primevideo o netflix c'è qualcosa d'interessante o a leggere qualcosa altrimenti mi viene la tentazione di guardarla o d'incapparci facendo zapping
Il regalo per i 100 anni di nonna Lidia: la laurea mai ritirata. «Costava 30 mila lire, non potevo spenderle» ., Stuprata e ripresa da 16 persone, la sua famiglia: "Devi stare muta"., Quando la realtà supera i sogni: il miracolo dei ragazzi problematici e delle periferie che trovano tutti lavoro
«Una volta, durante un esame di Morale avevo l’impressione che il professore guardasse il pulviscolo atmosferico. Allora mi fermai e smisi ...
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Come già accenbato dal titolo , inizialmente volevo dire Basta e smettere di parlare di Shoah!, e d'aderire \ c...
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Aveva ragione de Gregori quando cantava : un incrocio di destini in una strana storia di cui nei giorni nostri si è persa la memor...