23.5.22

EVVIVA LE COZZE E LE BUGIE PER BISOGNO di Augusto Ditel


Riporto  ,  dall'amico  Augusto  Ditel   un  bellissimo spaccato  di vita “locale” che tratteggiano benissimo i protagonisti con un po' di nostalgia  dei   tempi che furono  . Infatti  siamo nel magico campo delle bugie a sfondo marinaro, con apoteosi in mitologiche battute di pesca che Stefano Benni definiva “Ittiomachia”

Arriva di buon mattino, parcheggia l’auto al fresco, aggrotta le sopracciglia, inforca gli occhiali da sole, specchiati con lenti blu notte. Accanto allo zaino, ecco spuntare uno shopper mezzo sdrucito, di quelli del supermercato, che contiene un retino nero a maglie fitte. Piomba sulla spiaggia, si rifugia in un cantuccio, a venti centimetri dalla battigia (non stima quelli che la chiamano, sbagliando, bagnasciuga). Estrae il retino, all’interno del quale i tre chili di cozze sembrano riconoscerlo per fargli
festa, incuranti del loro destino che le vedrà perire, dopo l’incontro ravvicinato con l’apposito coltellino da “isbucciuladore”, come si ama dire in olbiese doc. Estrae un masso di tre-quattro chili dalla spiaggetta dove i bimbi costruiscono castelli medievali e scolpiscono improbabili montagne. Immerge il retino con i mitili in un piccolo anfratto disseminato di patelle (attenzione: non si possono prendere), copre tutto con il sasso largo e piatto. L’operazione “spurgo in mare” dura un’ora al massimo. Poi, l’assalto garbato. Una, due, tre, quattro,cinque, cinquanta cozze transitano dal guscio allo stomaco in un battibaleno. Passano i turisti, quasi sempre del nord. Lo scrutano, lo osservano senza farsi notare, tra il sospettoso e il divertito. Sono quasi sempre del nord, i vacanzieri curiosi, spesso veneti. Molti rifiutano l’invito a gustare una simile prelibatezza, altri accettano. E gradiscono,rinunciando persino al limone. “Le ha pescate qui?”, domanda la signora, che ignora le tecniche di allevamento e soprattutto il fatto che la parola cozza faccia rima con Olbia, almeno in Sardegna. “Sì, certo - mente lui, indicando uno scoglietto, impervio e lontano una decina di metri. “Dài, tesoro - sussurra la signora al marito incredulo, con gambe e torace bianco latte- domani ci proviamo, poi lo racconteremo ai nostri figli. E diremo loro che la Sardegna è magica anche per questo”.
Lui se la ride sotto i baffi (che non ha) e si ricorda di un vecchio adagio gallurese: “Faula ch’habbisogna, no’ è piccatu, né valgogna”…(una bugia detta per bisogno, non è peccato né vergogna”) Evviva le cozze.
(Ogni riferimento a fatti o a cose reali NON è puramente casuale)

22.5.22

il paese dei giochi senza età Una ludoteca, dove anziani e bambini giocano insieme., C'era una volta "sali e tabacchi"., Tra monti, pecore e pastori: storia di un filo di lana

 sempre  a proposito di  giochi  la  prima  storia    che  trovate   sotto   conferma  quanto    dicevo  nelprecedente  post  : << ludus in fabula Rivivere il passato attraverso i giochi , la storia all'Archeologa Monica Silvestri e all'artigiano Gualtiero Tumolo >>


Una ludoteca, anzi un Centro per la cultura ludica, dove anziani e bambini giocano insieme. A Finale Ligure un progetto per prevenire il disagio sociale. Divertendosi



Da zero a 99 anni: il paese dei giochi senza età
Una ludoteca, anzi un Centro per la cultura ludica, dove anziani e bambini giocano insieme. A Finale Ligure un progetto per prevenire il disagio sociale. Divertendosi

di Giulia Destefanis


C'era una volta "sali e tabacchi"
Una storia d'Italia raccontata attraverso l'evoluzione della tabaccheria: a Roma apre un museo che spazia tra chinino e brillantina, schedine e monopolio di Stato
Camilla Romana Bruno  






Tra monti, pecore e pastori: storia di un filo di lana


Da risorsa a scarto: il prodotto della tosatura è ormai considerato un rifiuto speciale. Ma in Val Camonica la filiera della fibra naturale si trasforma in arte

di Daniele Alberti

21.5.22

Vasco rossi accoglierà l'invito dei genitori di Alba Chiara Baroni vittima di un femminicidio che hanno chiamato la figlia come la sua canzone ?

  da  repubblica  20 MAGGIO 2022 ALLE 20:58

Vasco Rossi, al concerto di Trento anche i genitori di Alba Chiara, vittima di femminicidio


La ragazza fu uccisa 5 anni fa dal fidanzato. Oggi avrebbe compiuto 27 anni. Massimo e Loredana Baroni: "Non crediamo nelle coincidenze ma è un bellissimo evento che ci coinvolge molto"

Si chiamava Alba Chiara Baroni e oggi sarebbe stato il suo 27esimo compleanno. Aveva appena 22 di anni quando venne uccisa dal fidanzato Mattia Stanga che poi si tolse la vita. Quel nome, Alba Chiara, i genitori Massimo e Loredana, grandi fan di Vasco Rossi, glielo avevano dato proprio in onore del rocker e della sua canzone. Ieri c'erano anche loro alla Trentino Music Arena per partecipare al soundcheck del concerto di Vasco, dove la coppia è stata invitata a partecipare dall'assessore provinciale al Turismo Roberto Failoni in ricordo della figlia. E stasera si preparano a fare il bis."Speriamo di fargli conoscere la nostra Alba Chiara - dice Loredana, casalinga e mamma della ragazza e di Aurora, l'altra figlia di 23 anni - per questo ho portato con me il catalogo della mostra allestita a Trento con i dipinti di Alba Chiara e il libro di poesie a lei dedicate".

Femminicidio Tenno, sindaco dimissionario: "Non sopportavo più ipocrisia e indifferenza"

Da quando la figlia non c'è più, la coppia porta avanti una campagna costante contro il femminicidio. Quello cui è rimasta vittima la figlia quel 31 luglio del 2017 quando fu uccisa con quattro colpi di pistola dal ragazzo Mattia Stanga che poi si è tolto la vita. Da quel giorno prosegue il loro percorso di testimonianza contro la violenza nelle relazioni. "Portiamo ovunque il pensiero che l'amore non è possesso ma rispetto", un concetto che Massimo e Loredana vorrebbero "che passasse anche attraverso le parole che vengono espresse nel mondo della musica, nelle canzoni: è un messaggio che anche i cantanti dovrebbero trasmettere", sottolineano.Entrambi indossano una maglietta con stampato il volto sorridente della figlia. Stasera nell'arena canteranno con altre 120mila persone la loro canzone preferita, Albachiara. "Il nome l'ho scelto io - ammette Massimo - ancora prima di conoscere Loredana, non so quale nome avrei messo se avessimo avuto un figlio maschio". E ad aprire il concerto di Vasco ci sarà anche un compagno di classe delle medie di Alba Chiara, Tommaso Straffelini, che suona il basso e aprirà oggi il live con il suo gruppo, i Toolbar."Abbiamo colto la proposta di alcuni cittadini, che hanno evidenziato la passione dei genitori di Alba Chiara per Vasco e così li abbiamo invitati al soundcheck - spiega l'assessore Failoni - si tratta di un importante segnale di vicinanza e di attenzione di fronte a vicende drammatiche che hanno coinvolto alcuni nostri concittadini".E stasera saranno di nuovo a godersi il "loro" Vasco. "Nostra figlia Aurora (nome scelto dalla fiaba La Bella addormentata ndr) ci ha fatto la sorpresa di regalarci due biglietti per il concerto che Vasco fa a Trento proprio nel giorno del compleanno di Alba Chiara", dice Loredana. "Non credo nelle coincidenze - aggiunge - ma è un bellissimo evento che ci coinvolge molto, anche se non sarà facile ricordare il compleanno, come ogni 20 maggio negli ultimi cinque anni. Sappiamo però che Alba Chiara ci è vicina".

ludus in Tabula Rivivere il passato attraverso i giochi , la storia all'Archeologa Monica Silvestri e all'artigiano Gualtiero Tumolo .

"L'uomo non smette di giocare perchè invecchia, ma invecchia perchè smette di giocare"                                                         G. Bernard Shaw 


Cercando   materiale  per  ribattere   ai miei  genitori   che mi  rimproverano ( a volte  a ragione perchè anziché lavorare  mi distraggo  troppo )  perchè gioco al cellulare  ho   trovato    un articolo  di  come << [...]  Grazie alla passione per il gioco da tavolo e al connubio fra archeologia e artigianato nasce il progetto “LUDUS IN TABULA!” con lo scopo di far conoscere i tanti giochi da tavolo dell’area del Mediterraneo antico che si perdono nelle maglie del tempo. È un modo diverso per viaggiare nel passato e per poter continuare a diffondere la conoscenza di questi giochi che fanno parte della nostra tradizione e che non devono essere dimenticati.

da https://sites.google.com/site/archeoludologa/home


 Il progetto ci ha portato a recuperare e ricostruire ben ventidue giochi da tavolo antichi, sviluppati in numerose varianti di forme e materiali, come vere e proprie riproduzioni archeologiche. Si tratta di una lunga ricerca sulle regole e le abitudini del mondo ludico antico, scovando fra gli scaffali di biblioteche e librerie, sbirciando con occhio vigile tanto nelle vetrine di grandi musei europei quanto nei piccoli musei locali o visionando reperti connessi col gioco nei magazzini archeologici, facendo ricognizioni nei siti archeologici vicini .[...]  >> ( segue  https://www.historygames.it/chi-siamo/

Tale  iniziativa    si  deve  all'Archeologa    Monica Silvestri   e  all'artigiano  ( foto  a  sinistra   ) Gualtiero  Tumolo .
I giochi sono realizzati dall’artigiano Gualtiero Tumolo che si occupa di tecniche artigiane sin dal 1998 come ragazzo di bottega in un laboratorio di restauro in Carnia su strumenti antichi a percussione su corda (pianoforti, armonium, clavicembali). Dal 2005 al 2010 studia all’istituto d’Arte A. Bertoni di Saluzzo e si diploma in restauro del legno e policromi. Finiti gli studi si applica per conseguire un secondo diploma in oreficeria presso lo stesso istituto d’arte. Nel tempo ha lavorato in vari laboratori come collaboratore e come titolare mantenendo sempre passione e competenze in svariati campi artistici e artigianali acquisendo così tecniche specifiche. Al momento ha un suo laboratorio attrezzato dove realizza opere artigianali e artistiche sia proprie che su commissione.Come artigiano realizza e dà corpo alle idee di Ludus in Tabula con sapiente manualità, sia per le lavorazioni in cuoio che per quelle in legno dei tavolieri, nella realizzazione delle pedine e dei dadi, per creare oggetti unici e che rispecchino la lunga storia che gli ha dato vita, senza dimenticare una vena più artistica che sa seguire la bellezza e la cura dei materiali più disparati. Invece  Monica  ha  quarantatré anni, proveniente da Genzano (RM), probabilmente si è chiesta le stesse cose. Laureata in conservazione dei Beni Culturali con indirizzo archeologico, ha dato vita ad un progetto fantasioso, dai contorni fiabeschi e mitologici: History Games.






Si chiama così il progetto loro   che, seguendo diverse tecniche   dell'artigianato e  dell'archeologia sperimentale, ha riportato in vita gli antichi giochi da tavola che utilizzavano i romani, i greci, i sumeri, gli etruschi e anche diverse civiltà in epoca medioevale.
Ma nulla è nato per caso. Infatti  essa insieme  a  dallo studio di reperti e documenti, visitando e studiando nei musei siti archeologici nazionali e internazionali, Monica ha ricreato venticinque diversi giochi da tavola ricostruendo a mano la stessa di tipologia di oggetti che venivano utilizzati in quell’epoca: dadi, pedine, lancia dadi.
La cosa particolare, che rende unica la sua idea, è che ogni oggetto è ricostruito cercando di utilizzare gli stessi materiali di quelle antiche civiltà: il legno, la terracotta, il cuoio, la pasta di vetro, la pietra.
Il risultato è una sequenza di giochi da tavola handmade, archeologicamente certificati da studi e ricerche, riprodotti fedelmente. Una sapienza artigianale che Monica ha ereditato dal padre e che le ha permesso di unire un sapere pratico e teorico.
«Durante gli anni degli studi universitari ha avuto modo di conoscere due giochi da tavolo di epoca romana che si utilizzavano come intrattenimento nei campi scuola di archeologia sperimentale. Da
Monica  silvestri
frame   dal secondo video
citato di   youtube
allora ha cominciato a cercare informazioni sui giochi da tavolo antichi e non si è più fermata. »
Recita così la sua biografia, sul suo sito.
Oggi  espongono e vende i suoi giochi partecipando a fiere nazionali di settore, e utilizzando anche la pagina social.
Qui, sul sito ufficiale, potete trovare l’elenco dei giochi che hanno realizzato.
In un’intervista al Corriere della Sera  Monica  ha dichiarato qual è l'obbiettivo:
«I giochi antichi oltre a sviluppare numerosi aspetti positivi, quali la logica e la riflessione – conclude l’archeologa – potrebbero insegnare ai piccoli le regole della condivisione, lo spirito di squadra ed il piacere della socializzazione».
Quelli di Monica[ e Gualtiero  aggiunta  mia  ] non sono solo giochi,-- come dice l'articolo sopracitato a cura di Andrea Minciaroni redazione@roma-artigiana.it -- ma narrazioni, piccole storie di vita che emergono da epoche lontane, da antiche civiltà che possiamo solamente immaginare. Ma che oggi, forse, in piccola parte, possiamo anche provare a rivivere.
Infatti  sempre   dal loro   sito  https://www.historygames.it/  più precisamente   da  https://www.historygames.it/contatti-2/  viene  ribadito   che  

Grazie alla passione per il gioco da tavolo e al connubio fra archeologia e artigianato nasce il progetto “LUDUS IN TABULA!” con lo scopo di far conoscere i tanti giochi da tavolo dell’area del Mediterraneo antico che si perdono nelle maglie del tempo. È un modo diverso per viaggiare nel passato e per poter continuare a diffondere la conoscenza di questi giochi che fanno parte della nostra tradizione e che non devono essere dimenticati.
Il progetto ci ha portato a recuperare e ricostruire ben ventidue giochi da tavolo antichi, sviluppati in numerose varianti di forme e materiali, come vere e proprie riproduzioni archeologiche.
Si tratta di una lunga ricerca sulle regole e le abitudini del mondo ludico antico, scovando fra gli scaffali di biblioteche e librerie, sbirciando con occhio vigile tanto nelle vetrine di grandi musei europei quanto nei piccoli musei locali o visionando reperti connessi col gioco nei magazzini archeologici, facendo ricognizioni nei siti archeologici vicini e lontani… tutto per uno scopo preciso: giocare e far giocare come si faceva nel mondo antico!
Nel progetto di ricerca è confluita anche una serie di giochi di abilità praticati nelle varie epoche sia dagli adulti che dai bambini, constatando come l’uomo non abbia mai smesso di giocare. E oggi? Ci piacerebbe che si tornasse a giocare anche con i giochi antichi perché possono sviluppare numerosi aspetti positivi, quali la riflessione e la logica, ma soprattutto la socializzazione.
Il gioco è stato e sarà sempre un forte collante sociale e, se analizzato con approccio scientifico, può contribuire a fare luce su tanti aspetti della vita quotidiana, al pari di altri settori di ricerca. Seguendo la strada aperta da altri studiosi e appassionati che si sono occupati del gioco nell’antichità, è stata intrapresa questa ricerca topografica che s’intende proseguire con ulteriori studi, applicando tale tipo di approccio su altri siti archeologici, per poter fare dei riscontri e delle comparazioni fra le diverse aree.

20.5.22

genitore delega lo zio per dare una lezione a figlio di 16 ani omosessuale e l'ottimoi discorso all'università di Padova di Emma Ruzzon

E' vero che ogni tanto , retaggio del mio passato e della mia educazione , da cui non mi sono liberato ancora completamente visto che ogni tanto mi scappano battute e battutacce (poi mi scuso o chiarisco meglio il mio pensiero e non rifaccio , facendo il possibile , tali battute) ma da li a fare quello che trovate racconto sotto ce ne passa .

Francesco (nome di fantasia) era uscito con le sue amiche legando un fazzoletto arcobaleno sullo zaino, a Cosenza. A 16 anni era il suo modo, coraggioso, per dire al mondo chi è, per raccontare la sua libertà di amare.
Solo che, lungo il tragitto, è stato fermato dallo zio, su “mandato” del padre. "Non vogliamo ricchioni nella nostra famiglia" esordisce. Prima ancora che il nipote possa rispondere, arriva il primo schiaffo. Che diventa un pugno. Che diventa un calcio. Che diventa una serie di calci, violentissimi. Poi, nel caso non bastasse, chiama tre uomini ad aiutarlo, che gli frantumano quattro costole e il setto nasale, oltre a una serie di lesioni. Infine lo carica in auto e arriva quella frase. Quella frase inenarrabile. "Ora muori in casa".
<<[...] Il ragazzo arriva in ospedale, partono le denunce alle forze dell'ordine. "Sta meglio, si riprenderà. Moralmente e psicolgicamente non oso immaginare come stia, non lo voglio immaginare", racconta Silvio Cilento, presidente di Arci Cosenza, che ha riportato la storia di omofobia familiare su Facebook. Una storia in cui, tra le quattro mura di casa, si consumerebbe altra violenza, perché il post su Facebook di Cilento inizia cosi: "Non voglio andare via da casa perché con mamma sto bene, è solo papà il violento. Mamma mi dice sempre: fatti forza e sii coraggioso".Non chiedetemi altro - aggiunge Cilento - per questioni di tutela è necessario assumere un atteggiamento di chiusura e di riservatezza. Ma condivido questo episodio solo per ricordarvi quanto è necessario e importante parlare di violenza di genere, di questioni Lgbt, di identità di genere e di orientamenti sessuali.>> ( da https://www.repubblica.it/cronaca/ del 19\5\2022 )



Ma chi parla di “famiglia tradizionale” ( ideologia \ tesi discutibile visti i mutamenti sociali avvenuti negli ultimi 60 \70 anni ) e lausa  per  discriminare     gli altri tiupi di famiglia   o  estremizza usando  espressioni   del genere     come   “famiglia di sangue” (sì, il suo), chi in Senato gli ha tolto anche la più elementare tutela cavillando e trovando ogni strattagemma  sul  filo del rasoio tra legalità  ed  illegalità .   anzichè rendersi le proprie responsabilità nel votare contro e poi si è applaudito da solo, beh, mi fa schifo quanto coloro che hanno commesso tale barbaro gesto .

In chiusura   di questo post ricevo fra le notifiche  di facebook    questa   di Lorenzo Tosa

Emma Ruzzon ha 22 anni  [  foto  sotto a  destra  ] , è rappresentante degli studenti dell’Università di Padova.
Oggi, in occasione degli 800 anni dell’Università, si è presentata davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e, soprattutto, alla Presidente del Senato Casellati, e ha fatto un discorso davvero memorabile su diritti e libertà.
Nel suo passaggio più significativo, ha lanciato un atto d’accusa potente nei confronti di larga parte
di classe politica e, in particolare, di una destra indegna.
<<Mi domando come possa considerarsi libero un Paese in cui la libertà è garantita nella sua totalità per alcuni e centellinata per altri.
Un Paese in cui i senatori della Repubblica possono permettersi di applaudire pubblicamente l'affossamento di un disegno di legge che, pur in minima parte, mirava a tutelare la libertà di esistere di persone, cittadini, di uno Stato che continua a chiudere gli occhi davanti alla sue evidente transfobia, mentre conta il più alto tasso di omicidi di persone trans in Europa.
Ci viene insegnato che studiamo per lavorare e non per accrescere la nostra cultura, per poi ritrovarci in un mondo del lavoro che ci chiede di ringraziare per l’opportunità di essere sfruttati, perché “è così che si fa esperienza”, e in cui dobbiamo augurarci di non essere una delle tre morti sul lavoro al giorno.
"Mi domando come possa considerarsi libero un Paese in cui la libertà è garantita nella sua totalità per alcuni e centellinata per altri >>. Così Emma Ruzzon, rappresentante degli studenti dell'Università di Padova, durante la cerimonia per gli 800 anni dalla fondazione dell'Ateneo, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Un Paese, ha aggiunto Ruzzon, <<in cui i senatori della Repubblica possono permettersi di applaudire pubblicamente l'affossamento di un disegno di legge che, pur in minima parte, mirava a tutelare la libertà di esistere di persone, cittadini, di uno Stato che continua a chiudere gli occhi davanti alla sue evidente transfobia, mentre conta il più alto tasso di omicidi di persone trans in Europa". La rappresentante degli studenti si è poi rivolta alle istituzioni. "Non chiedete a noi di avere coraggio, abbiate voi il coraggio di guardare davvero al futuro, di chiederci come stiamo. Abbiate il coraggio di ascoltarci>>, ha concluso.

 
Ci viene insegnato che studiamo per lavorare e non per accrescere la nostra cultura, per poi ritrovarci in un mondo del lavoro che ci chiede di ringraziare per l’opportunità di essere sfruttati, perché “è così che si fa esperienza”, e in cui dobbiamo augurarci di non essere una delle tre morti sul lavoro al giorno.
Non c’è libertà per qualcuno se non c’è libertà per tutte e per tutti. Oggi più che mai per il popolo ucraino, ma anche per quello yemenita, quello palestinese, quello siriano e per tutti i popoli oppressi e subalterni”.


17.5.22

disinformazione sulla giornata del 17 maggio Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia

Capisco  , anche se non concordo ,    l'essere contro il decreto Zan   ed  contro (  scettico sulle   giornate  celebrative   , il non voler  celebrare nelle  scuole  la  giornata  contro  l'omotransfobia  . Ma la malafede   ed la  disinformazione , nonochè  l'uso   strumentale  per  giustificare  \  cercare  appiglio  contro  il decreto o  contro  la  circolare  del ministro dell'istruzione    cheha istituito  nelle  scuole anche se con ritardo quasi decennale  tale giornata, ma  non   mi  sta bene  la disinformazione . Infatti l'istituzione dellla  giornata   del  17 maggio   è antecedente a tale decreto.            La Giornata internazionale   cioè il 17maggio  ,  contro l'omofobia, la bifobia, la transfobia (o IDAHOBIT, acronimo di International Day Against Homophobia, Biphobia, Transphobia) è una ricorrenza promossa dal Comitato Internazionale per la Giornata contro l'Omofobia e la Transfobia è riconosciuta dall'Unione europea e dalle Nazioni Unite che si celebra dal 2004 il 17 maggio di ogni anno.

L'obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell'omofobia, della bifobia e della transfobia. Ideata da Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l'homophobie (Presses Universitaires de France, 2003), la prima Giornata internazionale contro l'omofobia ha avuto luogo il 17 maggio 2004, a 14 anni dalla decisione (17 maggio 1990)di rimuovere l'omosessualità dalla lista delle malattie mentali nella classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Organizzazione mondiale della sanità.Nel 2007, in seguito ad alcune dichiarazioni di autorità polacche contro la comunità LGBT, l'Unione europea ha istituito ufficialmente la giornata contro l'omofobia sul suo territorio. Alcuni estratti del testo approvato:




«Il Parlamento europeo [...] ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni;» 

(art 8)

«[...] condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli»

(art 10)

Nel 2009 la campagna IDAHO viene incentrata sulla transfobia, ed in particolare sugli atti di violenza contro le persone transgender. Il nome ufficiale diventa pertanto "Giornata Internazionale contro l'omofobia e la transfobia" (International Day Against Homophobia and Transphobia).


Nel 2015 viene aggiunta anche la bifobia negli obiettivi della campagna.L'Italia aderisce all'LGBTI Core Group dell'ONU, alla piattaforma Equal Rights Coalition e all'organizzazione intergovernativa Global Equality Fund.



16.5.22

"Io, calciatore e gay": il coming out di Daniels del Blackpool

Jake ha 17 anni ed è l'unico giocatore omosessuale dichiarato in attività nel Regno Unito. Ha scelto di dichiararsi alla vigilia della
giornata contro l'omofobia: “Voglio essere me stesso. Per tanto tempo ho nascosto la verità per arrivare fra i professionisti. Ma non potevo andare avanti così”






LONDRA 
Si chiama Jake Daniels, ha 17 anni e ha già fatto la storia del calcio inglese. Perché oggi, dopo il suo coming out, ha rotto un lunghissimo tabù ed è diventato l’unico calciatore professionista maschile in attività nel Regno Unito a essere dichiaratamente omosessuale. Daniels, attaccante del Blackpool (nord dell’Inghilterra), ha commentato oggi il suo raro e straordinario annuncio: “Voglio essere solo me stesso. Non ne potevo più di dire continuamente bugie ed essere falso, come lo sono stato per anni”, ha detto a Sky News britannica.
L’attaccante sinora non aveva mai dichiarato la sua sessualità e pensava di rivelare tutto a carriera finita, per la paura di essere oggetto di offese, insulti e discriminazioni dentro e fuori dal campo: “Per tanto tempo ho pensato di nascondermi e celare la verità, perché volevo diventare un calciatore professionista e nessuno sinora era dichiaratamente gay. Ma non potevo andare avanti così”, dice adesso, “e soprattutto sentivo di non avere ciò che davvero volevo. Adesso provo un sollievo enorme”. E per lui è arrivato anche il messaggio di ammirazione del premier Boris Johnson: "Grazie per il tuo coraggio".

Daniels è una giovane promessa del calcio inglese. Il Blackpool, che milita nella Championship (la “Serie B” dell’Inghilterra) lo ha messo sotto contratto professionistico lo scorso febbraio dopo le sue ottime performance nella squadra under 19, dove ha realizzato ben 30 gol questa stagione, tra cui quello allo Stamford Bridge nella Fa Cup giovanile contro il Chelsea. L’annuncio di Daniels è storico ed estremamente coraggioso perché da oggi è il secondo giocatore calciatore apertamente omosessuale del calcio inglese dopo Justin Fashanu. Il cui coming out purtroppo finì in tragedia. Fashanu, primo giocatore di sempre a dichiararsi gay in Occidente, si uccise a Londra nel 1998 a 37 anni dopo i tanti problemi che gli causò il suo annuncio, incluse accuse di molestie sessuali da un 17enne che lui ha sempre definito come “rapporto consensuale”, anche nella lettera di addio lasciata dopo il suicidio nel suo garage della capitale britannica. Ma Daniels non teme un simile e tragico destino: “Dopo questo mio coming out pubblico, tutto lo stress mentale andrà via. Sono fiducioso. Familiari, amici e compagni di squadra mi hanno dimostrato tutto il loro affetto e sostegno. Non sono mai stato preoccupato. Anzi, molti calciatori del Blackpool mi hanno chiesto: “Perché non ce lo hai detto prima?””.

Il pluralismo è un valore il rispetto anche


Cari amici e colleghi,   cari  lettori    fissi    o  occasionali
da quando  nel  lontano 2004  (  se  si  considera  anche   il vecchio  splinder  ) mi capita  e  mi è capitato  di pubblicare tesi per me non condivisbili  sostenute da svariate nostre firme. Ma ne sono  felice e anche un po’ fiero, perché non ho mai inteso il nostro blog come una fureria e il mio ruolo di "direttore" come quello di gendarme della verità o dell’accettabilità. Quindi, messa in salvo l’oggettività dei fatti,   che  varia  da  persona  a  persona  continuerò a pubblicare  ed  a  lasciar  pubblicare post articoli  da  coloro  che   vi  scrivono  direttamente o  che  trovo sui social  o altri siti ed  blog  ed dopo moderazione ( onde evitare che si faccia flamewar )  i giudizi dei nostri commentatori, anche di quelli più urticanti, stimolanti e provocatori senza alcuna censura  se  non la  mancanza  di  rispetto  . Riservando a me e a chi vorrà l’eventuale diritto di replicare. Ma sempre sul piano  dello scambio  delle
Come  ben  sapete    ,   sia   che  mi  seguite   qui  o  sull'appendice  facebookiana  , il  blog  è  libero e plurale in cui c’è, e deve rimanere, spazio per tutti i collaboratori  o  semplici  commentari  nessuno escluso.  Ed  ogni  volta  che     che  qualcuno\a      si cancella  perchè non  sopporta le critiche \  osservazioni  com'è  avvenuto  nell'ultima  discussione  (   la  trovate  qui  con  i relativi  commenti  ) m'intristisco perchè il  blog    cosi  come  la sua  appendice  social   è    fatta   da utenti \  compagnidistrada    che si confrontano civilmente    e si scambiano idee e  non  degli insulti  ( specialmente gratuiti e personali perchè  anche  se  a volte  succedeun Vaff può capitare ed essere accettato\ tollerato )  ,  delle scomuniche e degli ostracismi.
Una discussione quotidiana, ancor più necessaria in un momento storico così difficile, che rende   tale  spazio     già  di  per  se  caotico   vivo e mai appiattito su una singola tesi. Allo stesso tempo, pluralità non vuol dire sempre condivisione. Una cosa sono le opinioni, come quelle sulle responsabilità e le cause della guerra, un’altra le tesi  , alcuni  di noi   inaccettabili   ma  per  sempre  da  rispettare    seppur  nel contrastarle    Possiamo assicurare a  ***** e ***** che hanno partecipato alla discussione ed hanno abbandonato per un semplice rimprovero sui toni usati   che  se  vogliono  possono  rientrare quando vogliono  e    replicare  i nostri post o i commenti degli altri utenti o gente di passaggio (in quanto i commenti   sia qui che sull'appendice social  sono aperti anche agli anonimi ) purché  seguano  le regole di buon senso  . Infatti Il dibattito   tra noi  utenti  ed  anche con gli esterni  testimonia, ancora una volta, che  la varietà di opinioni   ed  punti di vista    sono  valore da difendere. Ai lettori assicuriamo che il lavoro delle sue redattrici e dei suoi redattori  ed  pure  i  commenti  anche  duri  saranno   sempre a garanzia della libertà di questo Blog .

15.5.22

prima donna vescovo in italia contro i pregiudizi





Maria V. Longhitano "Io, prima donna vescovo contro i pregiudizi"di Giada Lo Porto

La sua Chiesa è quella episcopale, ramo della famiglia anglicana con lo sguardo rivolto al cattolicesimo ma che non obbliga al celibato
13 MAGGIO 2021

"Avevo dieci anni quando, nella mia Enna, il parroco mi disse che non sarei mai potuta diventare prete". Maria Vittoria Longhitano, 46 anni, non si è arresa. È la prima donna vescovo in Italia, sarà ordinata a Catania il 29 maggio. Fa parte della "Inclusive anglican episcopal church", chiesa della tradizione anglicana, che non obbliga al celibato. Maria Vittoria è sposata, è madre di una bimba di 5 anni e vanta molteplici primati: è stata la prima donna sacerdote ordinata in Italia, nel 2010, la prima a celebrare nozze religiose gay e la prima vicaria episcopale per le comunità di lingua italiana. Per tanti anni alla
guida del "Gesù Buon Pastore" di Milano, è tornata in Sicilia nella parrocchia Madonna del Carmelo a Catania.

dal  suo fb
Madre Maria Vittoria Longhitano 
Quattro risposte a quella frase del parroco. "Penso a quello che dice il Signore: "gli ultimi saranno i primi". Così mi sento. Io che da bambina ho sempre immaginato la mia vita esclusa dall'altare e dai sacramenti. "Gesù non vuole chierichetti o preti femmine", mi diceva il parroco. Sono nata nella chiesa di Roma dove questo è normale: ci pensa che, nel 2021, non esistono neppure donne diacone? E poi c'è l'idea che si associa il vescovo al potere, ai soldi, all'impudenza politica, c'è l'idea che uno faccia il vescovo per mestiere. Io non la vedo così, continuerò a insegnare filosofia al liceo artistico Emilio Greco di Catania, continuerò a guadagnarmi il pane col mio lavoro, allo stesso tempo celebrerò la messa e assolverò a tutti i doveri che questo nuovo titolo comporta. Ho fatto questa scelta sin da quando mi hanno comunicato che sarei diventata vescovo per l'Italia, qualche giorno fa, della "Inclusive anglican episcopal church" (non giuridicamnete legata a Canterbury ndr.). Il lavoro sarà il triplo, ma non mi spaventa".
Ricorda il momento esatto in cui ha deciso che sarebbe diventata prete?
"L'ho sempre saputo. Da bambina giocavo a dire messa, usavo le patatine come ostie, le sciarpe diventavano stole, ero così piccola che non arrivavo neanche al lavello e battezzavo le bambole nel bidè. Anche lì sono stata pioniera, ho fatto i primi matrimoni gay, ho sposato le Barbie tra loro".
Poi però li ha celebrati davvero e per questo è stata minacciata.

"Sì, nel 2010. Ho officiato pubblicamente le nozze tra due omosessuali a Cormano, nell'hinterland milanese. Sono arrivate diverse minacce e sono stata per un periodo sotto scorta, erano neonazisti, gente che si firmava con la svastica. Neppure questo mi ha fermata".
È stato difficile abbandonare definitivamente la chiesa di Roma, immagino.

"All'inizio non volevo e ho cercato la cosa che era più vicina, ossia le suore di clausura. Sono entrata in monastero ma il caso ha voluto che venisse chiuso per le pressioni della Curia perché tra le monache circolavano idee ritenute troppo progressiste. Così mi sono avvicinata alla comunione anglicana".
Un anno fa il Papa ha nominato la prima donna con diritto di voto al Sinodo dei vescovi. Uno spiraglio?
"Il problema è che purtroppo nella chiesa di Roma l'autorità reale è legata all'ordine sacro, è inutile che nominano sottosegretarie. Una prima vera svolta sarebbe dare l'autorizzazione alla donne diacone. E poi pian piano arrivare al sacerdozio, fino all'episcopato e alla possibilità del pontificato anche per le donne. Come in tutte le altre chiese del mondo. Per fortuna che per me è intervenuta Santa Rita".
Cosa c'entra Santa Rita?
"Quando ero piccola mia nonna mi diceva sempre che se volevo qualcosa di difficile da realizzare dovevo chiedere a lei. Mi diceva: "Santa Rita è la santa delle cose impossibili". Nel mio paesino, Nissoria, durante la processione le chiesi di aiutarmi. Me ne dimenticai, ma quando il mio vescovo stava guardando la data di ordinazione sull'agenda, l'unico giorno libero dell'anno era il 22 maggio, giorno della festa di Santa Rita. Come faccio a non credere alla comunione dei santi?".
Anche Santa Rita discriminata come donna, tra l'altro...

"Esatto. Prima perché era vedova e aveva perso la verginità fuori del matrimonio, poi perché aveva sposato un disgraziato. Ma alla fine chi tiene duro vince".
Un po' come lei?

"Racconto un aneddoto. La mia bimba l'altro giorno alla ludoteca rivolgendosi agli altri compagni ha detto di aver celebrato la messa con la mamma: i bimbi invece di stupirsi hanno iniziato a dire "anche io". La teologia dei bambini ha prevalso sulla discriminazione"
La purezza dei bambini.

"Quella che ognuno di noi dovrebbe ritrovare".

Un vero uomo rispetta le donne e tiene a bada il suo istinto e non fa cose cme quelle successe a rimini

Di cosa  stiamo  parlando 
Centinaia di molestie: monta il caso degli alpini dopo l'adunata nazionale
Sono arrivate a 150 le testimonianze raccolte dall'associazione Non una di meno: "Non sono atti
goliardici, ma violenze, non si deve minimizzare". Il ministro della Difesa, Guerini: "Episodi gravissimi, non vanno sottovalutati"  






Alpini e molestie, il sindaco di Trieste: "Solo normali apprezzamenti, siamo maschi". NonUnaDiMeno? "Gentaglia"Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza (ansa)
Il primo cittadino forzista Dipiazza commenta il caso dell'adunata di Rimini: "Ma stiamo scherzando? La violenza è un'altra cosa"

Le  sue  dichiarazioni     mi hanno   fatto ......    e mi hanno  portato di  a  scrivergli di  getto  qiuesta  specie  di lettera  

Spett Roberto Dipiazza

  E' vero    che  noi uomini non siamo    dei pezzi  di legno  cioè  e  solo razionalità    e quando  vediamo  una  bella  donna  o ragazza    (  capita  anche alle  donne   di fare  lo stesso  )   non  ci   tratteniamo da  commentare  la sua  bellezza o bruttezza  ma  un po' di garbo   dovrebbbe distinguerci  dalla maggior  parte degli animali  che  usano    solo  l'istinto   . Ecco che    replico a   chi come lei  (  almeno cosi  mi  è sembrato  ) usiu  come giustificazione   di tali gesti  il  fatto  che  siano naturali    e  fanno     parte dell'istinto     dell'uomo . Sappia  che concordo  con  << [...]  Qui mi viene da dire soltanto che se ci credete davvero, se credete davvero che ci sia un istinto animale che non si può controllare, allora il vostro posto non è in strada. È in una gabbia. Poi le donne potrebbero venire, in minigonna e senza paura, a portarvi le noccioline.>> ( Cecilia  Strada ) . 
Ora Non credo   che  se  le stesse  cose   che  sono successe a  tale manifestazione     vengono  fatte a sua  figlia  o   sua moglie   o  a  ruoli invertiti  oppur e un uomo  lo fa  aa   altri uomini  come di mostra  quest  esperimento sociale  sia  una cosa bella 



     saluti Giuseppe  Scano 

Concludo con il resto dell'articolo di Cecilia Strada  

In questi giorni ho letto tanti commenti sulle molestie, a Rimini e in generale. Alcuni non mi vanno proprio giù.
"Eh per forza, succede ogni volta che metti tanti uomini tutti insieme"/"Eh per forza, succede ovunque ci siano fiumi di alcool": non credo. Se metti insieme tante brave persone non succede, non è che di colpo ti trasformi in un molestatore perché ci sono altri uomini presenti. Idem per l'alcool: le brave persone che bevono troppo ridono sguaiatamente, vomitano, si addormentano. Se molesti qualcuna o qualcuno vuol dire che sei un molestatore, semmai l'alcool ti ha dato solo più coraggio per mostrare al mondo il molestatore che era già dentro di te. Parlare di branco e di alcool è spesso, mi pare, solo un modo per deresponsabilizzare gli individui che molestano.
"Eh però i fischi e gli apprezzamenti sono una cosa, dai, non sono gravi come la pacca sul culo, non esageriamo!". Questo non mi va giù per due motivi. Il primo: se seguo questo ragionamento, allora a sua volta la pacca sul culo è "meno grave" di uno stupro. Uno stupro è "meno grave" di un omicidio. Quindi ci facciamo andare bene tutto, perché poteva esser più grave? Accettiamo tutto, fino all'omicidio? Oppure già che ci siamo accettiamo anche l'omicidio, purché poi non ci sia vilipendio di cadavere, dai.
Il secondo motivo è questo: io non mi metto a spiegare a una donna nera quanto e come deve offendersi (o meno) se subisce un insulto razzista. Perché io, donna bianca, non lo subisco: chi sono io per insegnare a una vittima come deve sentirsi, quando deve offendersi, quando deve invece "farsi una risata" o "prenderla come un complimento"? Quindi esattamente perché alcuni uomini si sentono in diritto di spiegare alle donne che "ma dai, non è così grave"?
"Ad alcune donne però piace essere fischiate!". Sarà. Allora però facciamo che la regola è "non fatelo, non fate catcalling e non rompete il cazzo a una sconosciuta che cammina"; le donne a cui fa piacere ve lo faranno capire, che ne so, mettendosi una maglietta "fischiami pure!". Una soluzione opt-in, che lascia in pace tutte e tutti.


 e   sempre  come  Lei   mando   A  fanculo persone del  genere   che  sono poi  alcune  che  mi hanno  bloccato ed  insultato  . 



 Qui  non  è   questione  d'ideologia     ma di dignità ,  di  civiltà  ed   di rispetto    .  





14.5.22

[ #senzagiridiboa ...... parte II ] sarò pure una mosca bianca ed un ex stalker ma le discriminazioni non mi piacciono #noaigiridiboa


Leggi la Prima  parte


Sono giorni che provo a seguire il dibattito per non perdere pezzi. Anche se rispetto al resto dell'europa

(....) il dibattito fermo alle Elisabetta Franchi [  ed  colleghi aggiunta  mia   ]   e alle donne “anta” e “h24”.

   da   https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/posts/559342712227857

Infatti purtroppo i #senzagiridiboa sono tanti . alcuni troppo radicati . la lotta è sempre più lunga è difficile se non s'affronta culturalemente e senza contro proposte come di mostra questo recente fatto


Infatti  eccocosa ho risposto ala  freelance    Giulia cerino (  una   delle  firmatarie  vedere  post precedente     dell'iniziativa  #noaigiridiboa  e  del post   d'istangram  riportato sotto ) 

Nonostante   ciò  , poichè  da qualcosa  bisogna  partire ,  continuo  a  disciutere  o  almenoci  provo    di tali argomenti  , anche    con i benaltristi   o  gente  a  loro  vicino  .  Ecco  che  tra  i  commenti  alll'intervento    su istangram di Giulia   C   


ho trovato  questo   commento al  limite  del    benaltrismo

Purtroppo però questa campagna non sta dicendo quale sia questo modello alternativo. Quale sia la soluzione. La Franchi non ha parlato di lavoro femminile in generale ma di manager di azienda. Ha detto una cosa vera: “un’azienda non può permettersi di fare a meno per un anno del proprio direttore venditemagari, che ha contatti personali e di fiducia con i clienti. Ci sono posizioni, poche ma ci sono, che non sono sostituibili in un’azienda. E un’imprenditrice deve pensare alla continuità aziendale anche per responsabilità verso i propri dipendenti. È una questione complicata e mi piacerebbe sentire delle proposte per affrontarlo invece di dire semplicemente che è sbagliato quello che ha detto. 

in  quanto    non  propone  ma   chiede  agli altri    proporre .I modelli   come si faceva  un tempo  e  come si  fa    nel nord  europa   , spazi  per le allattare , e   per  i nidi   all'interno delle ditte   , ecc 


11.5.22

da uomo dico si alla campagna #senzagiridiboa di Sara giudice

In un paese  in cui  la  maggior   parte   e  fatta da    queli    che Quelli che pensano “è un’azienda privata e fa quello che vuole, l’editore pubblica chi gli pare e piace, anche se scrive infilandosi la penna dove il
sole non batte, l’imprenditrice assume solo donne dopo gli anta, così non fanno figli e l’azienda ha meno spese” , non si rendono conto che non stiamo nell’Ottocento e che le aziende dovrebbero seguire una certa etica, tra cui rispettare le pari opportunità, senza differenza di genere, di età nei limiti del possibile, di classe sociale  .
 Concetto     come  dice   la  mia amica  https://www.facebook.com/blindflowers
che capirebbe pure un bambino di sei anni, a quanto pare non è chiaro a tutti nel Paese dei balocchi. Infatti  , come  succede    dopo    qualcuno   in questo  caso  le  frasi e il tentativo ridicolo di scusarsi : << sono state fraintesa >> dell’imprenditrice Elisabetta Franchi su donne, maternità e lavoro h24, insorgono  le done   e  poco  gli uomini   .  In questo  caso  a lanciare la  protesta    sono  state  cinque giornaliste – Sara Giudice, Giulia Cerino, Francesca Nava, Valentina Petrini e Micaela Farrocco – hanno deciso di lanciare una campagna social sotto gli hashtag : #senzagiridiboa e #notinmyname. Alla campagna hanno piano piano aderito numerose altre giornaliste, scrittrici, opinioniste, attiviste. Professioniste, lavoratrici insomma Con e senza figli . in quest articolo del settimanale Tpi l'elenco completo . NB: gli uomini che hanno aderito per ora si contano sulla punta delle dita, tra loro c’è Claudio Santamaria). Di seguito il testo della campagna.

“Abbiamo deciso di lanciare una campagna che racchiude in un hashtag i quattro giri di boa citati da Elisabetta Franchi e che segna l’inizio di un percorso molto più lungo per smuovere e scardinare le storture che in questo Paese (inteso come aziende, società civile, politica) si presentano costantemente quando si parla di donne e lavoro.

Vi  aderisco  anch'io  perchè  odio le  discriminazioni . Ma soprattutto perchè   Le donne incinta e con prole possono fare sia la carriera sia il lavoro infatti


Tale battaglia  di retroguardia   \ di civiltà   non ha appartenenza sessuale  .  Ecco  chge  condivido  la    lettera   di Simone Terreni ( foto sotto a   destra   ) uno dei rariuomini    che   si  schierano    con loro  .  Egli  lo scorso febbraio aveva assunto una donna di 27 anni che al colloquio aveva rivelato di essere incinta.  , qualcuno lo ricorderà, è l’Imprenditore - vero, con la I maiuscola .
  Oggi Terreni, dopo le lunari dichiarazioni di Elisabetta Franchi, ha preso metaforicamente carta e penna e le ha dato una di quelle lezioni di stile e di imprenditoria a cui raramente purtroppo  abbiamo la fortuna di assistere. Da leggere fino in fondo.

  
“Cara Elisabetta Franchi,
Mi si chiedeva un’opinione in merito a una sua intervista che ha suscitato un vespaio, ed è finita su tutti i social e tutti i media.
Qualche settimana fa era toccato a me finire su tutti i social e su tutti i giornali per una vicenda opposta alla sua: una ragazza incinta era venuta a colloquio da me “confessando” con timore la sua gravidanza e io l’ho assunta lo stesso.  Non entro nel merito delle sue affermazioni discriminatorie che si commentano da sole.
Le faccio rilevare che se effettivamente si fosse comportata così sarebbe semplicemente fuorilegge. C’è però una cosa non mi torna. Lei si definisce Imprenditrice. Io però non mi sento suo collega. Proprio no! Lei non è un’imprenditrice, ma una donna d’affari, abituata ad avere le persone al suo servizio H24.
Un imprenditore, invece, è al servizio dei propri collaboratori e non viceversa. Un imprenditore assume le persone in base alle capacità e alle competenze e non in base al sesso o all’età. Un imprenditore sa pianificare e non teme di perdere una collaboratrice per qualche mese. Un imprenditore crea una squadra di persone, non un’azienda piramidale. Un imprenditore non ha paura di una gravidanza, ma è felice se con la sua azienda aiuta giovani madri e giovani padri a dare la vita a delle creature.
Perché un bambino, lo ridico, non può mai essere un problema.
Cordialmente
                                   Simone Terreni”