Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
29.9.24
Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco dal settimanale giallo . prima e seconda parte
27.9.24
diario di bordo n 78 anno II bimba di 9 anni scrive al CEO di Barilla: “Vorrei una pasta a forma di tappo”. L’azienda dice si ., Crolla pezzo di soffitto a scuola, insegnante salva i suoi studenti ., una barca in escursione salva capinata da franco rugero salva 50 migranti naufragati a largo di lampedusa
In casa Barilla arriva una novità creativa grazie all’idea di Margherita, una bambina di nove anni di Genova. La piccola, spinta dalla sua inventiva, ha proposto alla storica azienda un nuovo formato di pasta ispirato ai tappi. Margherita, con l’aiuto della madre, ha scritto una lettera direttamente all’amministratore delegato, Gianluca Di Tondo, illustrando la sua proposta.
La lettera della bambina inizia così: “Sono Margherita e ho nove anni e mezzo e mangio sempre la vostra pasta”. Proseguendo, spiega la sua intuizione: “Proprio oggi pensavo di creare un nuovo tipo di pasta: i tappi! Sarebbe proprio una forma di tappo di pennarello dove il sugo rimane all’interno. Se vi piace, potete idearla”.
Poche settimane dopo, Margherita ha ricevuto una sorpresa speciale: una scatola inviata da Barilla contenente la “sua” pasta a forma di tappo, realizzata appositamente per lei. Insieme alla scatola, c’era anche un nuovo messaggio da parte di Di Tondo, che le ha scritto: “Come ti avevo promesso, abbiamo lavorato sulla tua bellissima idea dei tappi e siamo riusciti a produrre una prima versione nel nostro impianto pilota utilizzando la tecnologia 3D. Ci potrebbe volere un po’ di tempo per riuscire a produrli su larga scala ma nel frattempo volevamo farli avere a te!”
Questo gesto non solo rappresenta un esempio di come le grandi aziende possano interagire in modo diretto e positivo con i loro consumatori, anche i più piccoli, ma mette in luce anche il potenziale che nasce dall’ascolto delle idee innovative. L’attenzione di Barilla verso la proposta di Margherita è un chiaro segno di apertura verso l’innovazione e la creatività, soprattutto quando proviene dalle generazioni più giovani, che spesso riescono a portare prospettive originali nel mondo degli adulti. La pasta a forma di tappo è un esempio di come un’idea semplice possa trasformarsi in un progetto concreto, anche grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate come la stampa 3D.
Un incidente che poteva trasformarsi in tragedia è avvenuto questa mattina all’Istituto Capellini-Sauro della Spezia, dove una porzione di intonaco è crollata dal soffitto di un laboratorio mentre una classe era in piena attività didattica. Grazie alla prontezza dell’insegnante, che si è accorto del cedimento imminente, gli studenti sono stati fatti evacuare dall’aula pochi secondi prima del crollo, evitando così che qualcuno rimanesse ferito.
L’incidente è avvenuto durante la seconda ora di lezione. L’insegnante, notando i primi segnali di cedimento del soffitto, ha immediatamente invitato gli studenti ad abbandonare il laboratorio. Pochi istanti dopo, una parte del soffitto, situato a circa cinque metri d’altezza, è crollata a terra, colpendo l’impianto di illuminazione, diversi banchi e alcuni computer presenti nella stanza.
Nonostante la gravità dell’evento, fortunatamente nessuno è rimasto ferito. L’evacuazione tempestiva e il sangue freddo del docente hanno permesso di evitare conseguenze ben peggiori. Sul posto sono intervenuti i tecnici dell’istituto per valutare i danni e verificare le condizioni di sicurezza dell’edificio.
L’accaduto ha sollevato nuovamente interrogativi riguardo alla sicurezza delle strutture scolastiche in Italia, dove episodi simili si sono già verificati in passato. Al momento, le autorità stanno indagando per capire le cause del crollo e determinare se vi siano stati problemi di manutenzione o se il cedimento sia dovuto a fattori esterni. Nel frattempo, le lezioni nel laboratorio interessato sono state sospese fino a nuovo ordine, e gli studenti coinvolti, ancora scossi dall’accaduto, hanno ricevuto il supporto degli insegnanti e del personale scolastico.
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una barca in escursione salva capinata da franco rugero salva 50 migranti naufragati a largo di lampedusa
Lorenzo Tosa
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“Verifica dell’età in Internet” Ma vale solo per i siti porno Prevede indicazioni da Agcom: tra le ipotesi, introdurre un codice previa identificazione. Ma chi mai ammetterebbe di richiederlo per siti hot ?
Chi ha partorito tale cosa dev'esseremqualcuno poco avezzo : alla psicologia delle masse Infatti << quale italiano andrebbe mai a farsi identificare presso un centro per la verifica dell’età o potrebbe richiederla in qualsiasi altra forma se dovesse servire solo per la consultazione dei siti porno? Nessuno, o molto pochi >>. Infatti esso è ancora un tabù, partendo dalla certezza che il porno è ancora un fatto estremamente privato, più privato del sesso stesso. Perché il porno è un po’ come il denaro: non sta bene parlarne apertamente . Ma sooprattutto il fatto che si posso mettere divieti o sistemi per bloccare l'accesso ma tanto ila fascino del proibito attira sempre e si escogitano sempre mezzi alternativi legali \ o meno per bypassarlo . Esperienza di uno che ha iniziato a prima a leggere e poi a vedere la pornografia da 9\10 anni . Ci vorrebe invece un educazione fin all'infanzia all'effettività, alla diversità sessuale ( quellla che i retrogradi chiamano gender ) e poi da 14\15 al sesso vero e proprio . Non probizionismo che non serve a niente . Infatti secondo
IL FATTO QUOTIDIANO 27\9\2024
PARTIAMO DALLA NORMA:
si dice che “è vietato l’accesso ai minori a contenuti a carattere pornografico, in quanto mina il rispetto della loro dignità e ne compromette il benessere fisico e mentale, costituendo un problema di salute pubblica”; poi che “i gestori di siti web e i fornitori delle piattaforme di condivisione video... sono tenuti a verificare la maggiore età degli utenti” e che “l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni stabilisce... le modalità tecniche e di processo per l’accertamento della maggiore età assicurando un livello di sicurezza adeguato al rischio e il rispetto della minimizzazione dei dati personali”. A essa, anche la vigilanza sulla “corretta applicazione del presente articolo”.
Le proposte in campo sottoposte a consultazione pubblica, sono diverse, alcune già escludibili per limiti intrinsechi di privacy o di tecnologia: si va dalla scansione della carta d’identità al controllo incrociato con i database dell’anagrafe, dal riscontro con la carta di credito e gli istituti finanziari alla verifica tramite numero di cellulare. Ognuna di queste ha un grosso margine di difficoltà.
Restano allora due ipotesi realmente applicabili, entrambi lascerebbero fuori la questione identità limitandosi a fornire alle piattaforme il dato sulla sola età. La prima è quella della “Age estimation”, la stima dell’età attraverso l’intelligenza artificiale utilizzando ad esempio un autoscatto, che porrebbe però il problema del riconoscimento biometrico, o tramite raccolta e analisi dei dati, che però potrebbero anche essere fallaci o peggio ancora invogliare alla profilazione dei minori, vietata dal Dsa, il Digital Service Act europeo.
La soluzione più quotata sembra quindi essere quella verifica effettuata in modo “forte” da un ente terzo (un istituto finanziario, una società di telecomunicazioni, un erogatore di servizi al cittadino, pure il tabaccaio o lo sportello postale): l’utente deve farsi riconoscere da questo ente indipendente come maggiorenne (ente che avrà quindi la responsabilità di eventuali errori o violazioni) e gli sarà fornito un codice, un token, da inserire sulle piattaforme come prova della maggiore età.
I documenti della consultazione Agcom lo descrivono come un processo che permette alle piattaforme di non conoscere l’identità dell’utente e all’ente certificatore di non sapere quale piattaforma si visiterà.
Sarebbe anche vero, non fosse che il decreto Caivano come dicevamo, stabilisce quest’obbligo solo per i siti porno. La domanda allora è: quale italiano andrebbe mai a farsi identificare presso un centro per la verifica dell’età o potrebbe richiederla in qualsiasi altra forma se dovesse servire solo per la consultazione dei siti porno? Nessuno, o molto pochi. Il progetto, rischia così di fallire a tavolino e e soprattutto si spreca un’occasione importante.
26.9.24
Perde il marito per un infarto, la moglie (e mamma di due figli ): «Il lutto? La morte di un uomo non mi rovinerà di certo la vita»
La mamma e il lutto: «Non mi rovinerà la vita»
Dopo la morte del marito, diverse persone avevano commentato i suoi contenuti sui social chiedendole come potesse continuare a vivere «come se fosse tutto apposto». E Holly ha deciso di rispondere con un video in cui, mentre cucina insieme ai due figli, spiega il suo pensiero sull'argomento. Le sue prime parole sono: «Perché non è il mio Dio».Poi continua: «Perché un uomo che muore non rovinerà di certo il resto della mia vita. E un avvenimento negativo nemmeno». Questa frase in particolare ha finito per scatenare un dibattito ancora più acceso e un'ondata di critiche per aver definito il marito e il padre dei suoi figli "un uomo", paragonabile a chiunque altro. Nulla di speciale. «Che cos'è successo per farvi pensare che è tutto brutto, scuro e deprimente? Dobbiamo sistemare la situazione, sradicare il problema».«Basta vivere nel passato - dice Holly -, basta vivere nella vostra testa. Cercate un futuro migliore, un domani migliore. E vi prometto che se cominciate ad avere qualcosa a cui aspirare e vi create una ragione per svegliarvi ogni giorno oltre all'istinto di sopravvivenza... allora inizierete a sentire nuovamente gioia e felicità».Le sue parole, tuttavia, non sono state ben accolte, né la sua spiegazione apprezzata. «Mio marito è morto inaspettatamente 4 anni fa e non mi riferirei mai a lui come "un uomo morto". Ciò che è morta è l'intera vita che avevamo pianificato insieme - scrive un'utente -. So che il lutto è diverso per tutti ma... wow!».
Iwao Hakamada, l'ex pugile 88enne assolto dopo la condanna a morte: ha passato 56 anni in prigione
Iwao Hakamada, l'ex pugile 88enne assolto dopo la condanna a morte: ha passato 56 anni in prigione
© Social (Facebook etc)
A più di mezzo secolo dalla sua incriminazione con l'accusa di quadruplice omicidio, l'ex pugile professionista Iwao Hakamada, oggi 88enne, è stato assolto in uno dei casi giudiziari più controversi della storia giapponese. Il tribunale distrettuale di Shizuoka ha finalmente emesso una sentenza che ribalta una condanna a morte che gravava sull'uomo a seguito di un presunto eccidio avvenuto nel 1966.Hakamada aveva trascorso 56 anni in prigione, una condanna che si è rivelata ingiusta alla luce di nuove prove emerse nel 2014, quando l'ex pugile era stato rilasciato in attesa di un nuovo processo. La sentenza assolutoria, arrivata dopo anni di battaglie legali e appelli, rappresenta uno dei pochi casi in Giappone in cui una condanna a morte è stata annullata: appena il quinto caso dal dopoguerra che vede un ribaltamento simile.Le cause del processo
Il caso risale al 1966, quando un incendio devastò la casa del datore di lavoro di Hakamada, uccidendo l'uomo, la moglie e i due figli, i cui corpi furono trovati ricoperti da ferite da taglio. La polizia incriminò Hakamada per omicidio, rapina e incendio doloso. La condanna si basava su tracce di sangue trovate su cinque capi d'abbigliamento rinvenuti in una vasca di miso 14 mesi dopo il crimine. Gli investigatori sostenevano che il sangue corrispondesse a quello delle vittime e dello stesso Hakamada.
L'ex pugile inizialmente confessò gli omicidi, ma in seguito ritrattò, affermando di essere stato torturato durante gli interrogatori. Nonostante ciò, nel 1980 la Corte suprema confermò la condanna a morte. Tuttavia, con il passare degli anni, diverse incongruenze emersero nel caso, tra cui la discutibile attendibilità delle prove forensi e, soprattutto, l'inattendibilità della confessione di Hakamada.
La fine dell'incubo
Negli ultimi decenni, Hakamada ha sofferto di gravi problemi psicologici, sviluppatisi durante la lunga detenzione. Sua sorella, Hideko Hakamada, oggi novantunenne, è sempre stata al suo fianco, sostenendolo in tutte le udienze e lottando per la sua libertà. Ma non è stata l'unica: il processo del 2023 ha attirato l'attenzione di centinaia di persone, molte delle quali si sono radunate fuori dal tribunale di Shizuoka per assistere all'epilogo di una vicenda giudiziaria che ha scosso il Giappone.
Nonostante le ripetute richieste di condanna da parte dei pubblici ministeri, che continuano a sostenere la colpevolezza di Hakamada, la corte ha riconosciuto l'insufficienza delle prove e ha finalmente emesso il verdetto di assoluzione. Ora, l'attenzione è rivolta alla possibile risposta dei pubblici ministeri, che potrebbero decidere di ricorrere contro la sentenza. Tuttavia, dopo oltre mezzo secolo di dubbi e incertezze, il nome di Iwao Hakamada è finalmente stato ripulito.
Dopo oltre mezzo secolo di incertezze, il nome di Iwao Hakamata è stato finalmente ripulito, e la sua storia ha permesso di riaccendere il dibattito sulla pena di morte in Giappone, uno dei pochi paesi industrializzati a mantenere questa pratica. La pena capitale gode ancora di un ampio sostegno pubblico, ma la vicenda di Hakamata pone interrogativi sul rischio di errori giudiziari irreparabili.
Un ciclista scrive a Feltri una lettera (e una denuncia): “Vorrei fargli provare l’agonia di chi ha perso un figlio”
Queste osservazioni hanno suscitato la reazione di esponenti politici locali e regionali appartenenti al centrosinistra e di coloro che lavorano per la tutela dei diritti dei ciclisti. In una lettera pubblicata sul loro sito web, l’associazione Zerosbatti ha annunciato il suo piano di querelare Feltri e di presentargli tutti i casi di ciclisti coinvolti in incidenti, che hanno ricevuto assistenza da parte dell’associazione nel corso degli ultimi anni. Il memo evidenzia che tra queste vittime ci sono padri, madri, figli, mariti, mogli, nonni, molti dei quali hanno perso la vita, lasciando dietro di sé familiari e amici a causa dell’atto irresponsabile di un conducente di auto, potenzialmente con lo stesso punto di vista di Feltri.
“Se potessi, vorrei fargli capire la devastante angoscia che due genitori provano quando perdono un figlio a causa della negligente disattenzione di un’autista, evidenziando con dolore l’assurdità e ilsconcerto di un simile evento”, queste le parole di Federico Balconi. “Gli proporrei di unirsi a noi in bicicletta, dove rischiamo di rimanere vittime di veicoli motorizzati oltremodo prepotenti e pericolosi. Vorrei anche illustrargli le notevoli iniziative europee mirate a rendere le città più sostenibili ed adatte all’uomo, evidenziando i notevoli vantaggi per salute, umore, lavoro e rapporti sociali. Dovrei spendere del tempo a spiegare alla persona in questione i molteplici benefici, sia diretti che indiretti, che derivano dall’utilizzo della bicicletta, riguardo al benessere del cuore, dei polmoni e anche dello spirito, innescato dalla sensazione di libertà mentale e fisica che ne consegue”, ha proseguito l’avvocato. “Potrei fornire dati incontrovertibili che dimostrano che la maggior parte degli incidenti tra auto e biciclette sono quasi sempre causati da automobilisti, ma preferisco dedicare il mio tempo a scrivere questo pezzo e preparare una denuncia a favore di tutti i ciclisti che rappresentiamo attraverso l’associazione, in linea con l’impegno da noi preso di essere i primi in Italia a fornire un sostegno legale per la tutela dei diritti dei ciclisti”, ha ribadito Balconi.
“Svolgo il mio lavoro di avvocato per il dovere, non solo professionale, ma anche etico, di prendermi carico della protezione dei diritti che sono stati violati, addirittura ignorati. Devo ciò a ogni socio, che sia ciclista o no, affinché determinati pronunciamenti – ha concluso – non restino impuniti”.
Papà no vax curava i figli con “acqua magica” e teneva lontana la mamma vaccinata: «Attenti, è radioattiva»
capisco che non ti voglia vaccinare e cerchi cure alternativa . Ma questa è pura follia . non puoi imporre a gli altri le tue scelte
Un no vax a processo. Da quando si era vaccinata contro il Covid l'ex marito aveva convinto i figli che fosse «radioattiva» e non consentiva loro di avvicinarla. L'uomo è ora imputato a Bergamo e come
No vax, acqua magica e processo
Il padre, con cui è separata dal 2017, ha perso la responsabilità genitoriale e da fine agosto ha il divieto di avvicinamento. Le difficoltà erano già sorte nel 2018 ma dal marzo 2021, quando la donna si era vaccinata contro il Covid, erano divenuti insostenibili. «Non venivano più a tavola con me, si cucinavano loro da mangiare dicendomi "tu non puoi toccare", non salivano in auto, se mi sedevo sul divano mi spingevano via con calci e pugni», ha raccontato in aula. In quel momento i figli avevano 13 e 10 anni.
«Mi dicevano che ero radioattiva» ed è convinta che glielo avesse inculcato l'ex marito. Nel capo di imputazione è scritto che l'uomo li «persuadeva di non avvicinarsi alla madre per almeno 40 giorni» dopo la vaccinazione». «Diceva "ragazzi uscite, che non è niente", che il Covid non esisteva e la mascherina era dannosa. La mettevano abbassata. Fece saltare loro la scuola, il più grande venne bocciato in terza media per le assenze» e prima della pandemia, «aveva sospeso l'antibiotico a uno dei nostri figli quando nel fine settimana erano con lui». Invece «dava loro boccette con dell'acqua magica, io le svuotavo e mettevo l'acqua normale» ha raccontato, aggiungendo che l'ex marito «imponeva le mani sui bambini dicendo che avrebbe assorbito il loro dolore» Nel 2022 l'imputato era stato prosciolto dal gup «perché il fatto non sussiste» e il giudice parlò di una «preoccupazione iperprotettiva per i figli», su cui potrebbe aver inciso la parziale incapacità di intendere e volere riconosciuta dal perito. Su ricorso del pm, però, la Corte d'Appello ha mandato l'uomo a processo.
24.9.24
Fedez e Tony Effe: si legge “dissing”, ma è solo “scazzo”
io non avrei saput dire di meglio . Non esiste più uno scazzo come si deve .
Fedez e Tony Effe: si legge “dissing”, ma è solo “scazzo”
- Il Fatto Quotidiano
- ANDREA SCANZI
Il dissing tra Fedez e tal Tony Effe, con schizzi che hanno riguardato i non meno artisticamente inutili (quando non pallosamente dannosi) Niky Savage e Taylor Mega, è spaventosamente perfetto per
raccontare appieno il grado zero della “musica” italiana attuale. Va da sé che nello scrivere questo (che è poi una constatazione più ovvia dell’ovvio), non penso minimamente che nella musica di oggi non ci siano talenti (ce ne sono, ma se li filano in pochi). Al tempo stesso, mi do in anticipo del passatista nostalgico matusa, e quindi mi zittisco da solo con il sempiterno “okay boomer”, che è poi la risposta pavloviana degli analfabeti musicali giovinastri che pensano – davvero! – che i troiai che ascoltano siano artisticamente rilevanti. Ciò detto e ribadito, qualche considerazione. Da un punto di vista musicale, e si perdoni qui la bestemmia nel parlare di musica, la sfida tra Fedez (verso cui umanamente nutro un affetto profondo e a cui auguro ogni fortuna per le ben più serie battaglie che sta affrontando) e tal Tony Effe (sublime archetipo del non-artista e sorta di versione artisticamente eunuca dei grandi Eminem che furono) è meno che orrenda.Una roba così vomitevole, prim’ancora che volgare, che in confronto una sfida neuronale tra Gasparri e Morgan parrebbe al confronto quasi stimolante. A chi crede che l’italia abbia ancora qualche speranza, ricordo che un paese che si rincoglionisce con un hit estivo (?) del tenore di
Sesso e Samba è oltre ogni canna del gas. Siamo invecchiati male pure nei tormentoni, perché rispetto a ’ste brodaglie pseudo-alternative di tal Tony Effe (e derivati) persino Asereje delle Las
Ketchup sembra una jam session dei Jefferson Airplane.
L’idea poi del dissing è di per sé divertente, perché di fatto è uno scazzo tra artisti. Dunque un’interruzione del quieto vivere e del politicamente correttissimo. Solo che qui non c’è musica e non ci sono artisti. E non c’è nemmeno lo scazzo, perché è tutto volto a far crescere l’hype (e dunque le visualizzazioni, e dunque il fatturato dei contendenti, che almeno in questo sono dei veri geni). Il tenore qualitativo della contesa è da galera, non nel senso che ci siano degli estremi penali (anche se a volte potrebbero esserci, tra sessismo e machismo), ma nel senso che un bambino di sei anni farebbe rime più articolate e meritorie. Eppure tutti ne parlano da giorni, anche quel che resta della sempre più sputtanata critica musicale, e non per ribadire la nullità artistica dei “brani” in oggetto, ma (anche loro) per catturare like di contrabbando. L’ignoranza è tale che, per molta gente, questi dissing hanno davvero una rilevanza artistica e meritano perfino elucubrazioni pensose. Ma stiamo scherzando? Qualcuno si ricorda i dissing veri, tipo Dalla che scazza con Guccini in tivù a fine Settanta perché il primo è “troppo musicale” e il secondo “troppo testuale”? O ancora, il Guccini de L’avvelenata, sfogo sublime (che però Francesco non ama granché) nato da parole troppo puntute del critico Riccardo Bertoncelli? C’è stato un tempo in cui gli artisti veri si crivellavano, a volte persino ferocemente, ma con un rispetto di fondo. Accadde tra Pierangelo Bertoli e Pino Daniele, che quando si incontrarono si rasoiarono senza pietà (roba tipo “Le tue canzoni sono proprio brutte”, “Ah sì? E a me non piace per niente la tua voce”). Resta poi mitologico lo scazzo tra Dario Fo e Franco Battiato. Fo, la prima volta che lo vide, si avvicinò e con fare sentenziante disse: “A me i tuoi testi non piacciono!”. E Battiato, a bruciapelo: “E a me che cazzo me ne frega!”. Meraviglia. Per non parlare delle botte che si son dati per anni Blur e Oasis. Oppure Vasco e Liga (sperando che ora facciano pace, certo, ma questa è un’altra storia). C’è stato un tempo in cui anche la litigata era foriera di ispirazione e capolavori. Ora invece si chiama “dissing”, e partorisce solo schifezze. Condoglianze.
ma cos'altro deve succedere perchè si smetta con il trash dell'informazione ? il caso dellintervista di Myrta Merlino al matricida Lorenzo Carbone
23.9.24
Fotografia: 'Calabria con i miei occhi', ragazzi autistici raccontano una terra e la disabilità
(Adnkronos)
L'attrice Margareth Madè è la madrina d’eccezione della presentazione del volume fotografico 'Calabria con i miei occhi', in programma Cosenza: "Queste manifestazioni sono come un abbraccio che ti accoglie e ti riempie il cuore di umanità e di autentica bellezza", ha detto Madè all'evento organizzato al 'Fellini'. "Ringrazio Paola Santelli
film per l'autunno \ inverno . un mondo a parte di Il film di Riccardo Milani con Albanese e Raffaele
Infatti Antonio Albanese è ancora una volta all'altezza, in una favola sulla solidarietà umana. Sorprendente Virginia Raffaele i netto miglioramento che va al di là delle sue imitazioni ( per la quale è conosciuta nonostante un buon curricula cinematografico \ teatrale ) che hanno dato fastidio e creato polemiche e fastido del potere politico \ intellettuale
22.9.24
Luna di miele da sola, l'avventura di Laura: «Il mio fidanzato è morto un mese prima del matrimonio, così ho affrontato il lutto» ., Monza, "vicini e parenti non vengano al mio funerale": sul manifesto funebre le ultime volontà di una 58enne
La luna di miele da sola: il viaggio di Laura
Laura Murphy sapeva che suo marito non avrebbe voluto che si facesse consumare dal lutto e dal dolore. Che smettesse di vivere. «È un'esperienza solitaria, che ti isola, perché non conoscevo nessuno che alla mia età avesse perso un partner - ha detto al Washington Post -. Avevo bisogno di trovare persone che potessero capirmi, perché volevo sapere come andare avanti». E poi c'era il desiderio di allontanarsi dalla loro casa, dal loro paese: «Sono rimasta lì, seduta, per mesi, senza sapere cosa fare».
La luna di miele del lutto è stata condivisa con una serie di video sui social e Laura ha mostrato il suo viaggio, tra Londra e la Francia, con cene per uno, concerti in solitaria e momenti di puro dolore in cui ha bisogno di mettersi sotto le coperte e farsi «un bel pianto». Un'esperienza simile non è da lei, ammette Laura, che non avrebbe mai pensato di viaggiare da sola e tantomeno di condividere la sua vita sul web.
La seconda
Monza, "vicini e parenti non vengano al mio funerale": sul manifesto funebre le ultime volontà di una 58enne© Dal Web
21.9.24
Marta ritrova l'uomo amato dalla nonna anni prima e li riunisce: la telefonata è commovente. «Un lieto fine»
Rintraccia il vecchio amore di sua nonna e lo contatta telefonicamente, poi le passa il cellulare: è stato questo il gesto toccante di Marta Oliete e di sua cugina. Capita spesso che con il passare degli anni si perdano i contatti con persone care che in qualche modo hanno segnato il nostro passato. Per questo le due nipotine hanno deciso di regalare alla nonna un momento indimenticabile, una chiamata con l'uomo di cui era innamorata. Dopo una ricerca impegnativa, Marta è riuscita infine a trovare il numero di telefono di José, l'uomo che sua nonna aveva amato anni prima. Superato il naturale nervosismo, Oliete ha deciso quindi di fare il grande passo, ha chiamato José, riprendendo il tutto in un video che ha poi condiviso su TikTok.
La ricerca
Le uniche informazioni in loro possesso riguardavano il nome dell'uomo. Per qualche istante hanno temuto il peggio, ma dopo averlo rintracciato hanno scoperto che José non solo era vivo, ma era anche pronto a riprendere i contatti.
La reazione
L'emozione della nonna è stata palpabile. Quando ha preso in mano il telefono, incredula di sentire di nuovo la voce di un amore di gioventù, viene ripresa mentre sorride e scherza con una genuinità che ha toccato il cuore di milioni di spettatori. «Un video con lieto fine», scrive Marta in didascalia Il video ha rapidamente accumulato oltre un milione e mezzo di visualizzazioni su TikTok, commuovendo il pubblico e scatenando una pioggia di commenti che sottolineano la dolcezza di questo momento. «Torni sempre nel luogo in cui eri felice. Che bel gesto», scrive qualcuno, e ancora:«Adoro vedere i nonni felici. Sono un esperto nel piangere per persone che non conosco. Grazie per averci regalato questo momento bellissimo ed emozionante».C'è chi si augura di avere persone accanto che possano dimostrare un affetto così grande: «Spero che i miei nipoti facciano questo quando sarò più grande. Non mi accontenterò di meno», e chi vorrebbe un seguito, «Chiediamo più parti per vedere dove finisce questo bellissimo romanzo d’amore. Non dimenticare chi ti rende felice nella vita».
diario di bordo n 77 anno II L'alluvione, Gli infanticidi di Traversetolo il carcere razzista di ilaria la Salis, la teoria gender
Proviamo a dare un po' di colore poetico alle notizie in bianco e nero che circolano sul web, di seguito alcuni dei fatti più cliccati della settimana visti attraverso un filtro a colori
Alluvione in Romagna, di nuovo
La Romagna è di nuovo sott'acqua e per la destra racconteranno ancora che la colpa è del cambiamento climatico causato dall'uomo, delle nutrie, degli istrici, delle talpe. E mentre la gente si ritrova le case allagate e i sogni affogati nessuno sembra avere il coraggio di dire la più semplice delle verità, ossia che la Regione Emilia-Romagna ha avuto decenni e decenni per prepararsi a questo scenario, e nessuno ha fatto nulla. E non c'è stato neppure il buon senso di cambiare la politica sulla manutenzione dei fiumi. Quante altre alluvioni serviranno per far arrabbiare davvero noi romagnoli e farci vedere le cose per come stanno?
Gli infanticidi di Traversetolo e il male del mondo
A Traversetolo, in provincia di Parma, due bambini uccisi e seppelliti dalla propria madre. Questo tristissimo fatto di cronaca, che lascia sgomenti, dovrebbe far riflettere i tanti che vengono convinti da quello che questa destra chiama le sirene della propaganda woke e femminista che il male del mondo ricada sui maschi.
Il carcere razzista di Ilaria Salis
Il 75% dei carcerati a San Vittore sono stranieri, dice Ilaria Salis, e per questo le carceri avrebbero un “carattere razzista”. Questo è il pensiero che emerge dalle menti che riescono a processare solo slogan e piccoli dogmi confezionati da altri su cui non si riesce neppure a fare ironia, da quanto è illogico e spiazzante.
La commissione competente della Camera ha approvato un provvedimento dell'on. Ravetto e altri che vuole porre fine alla ( quella che la destra cattolica e non solo chiama ) propaganda gender nelle scuole. Per la prima volta, probabilmente, si dà anche una definizione valida a fini giuridici di cosa sia la teoria gender, ossia “qualunque teoria che affermi l'indipendenza, la variabilità o la reversibilità dell'identità di genere rispetto alle caratteristiche sessuali oppure la molteplicità delle forme di identità di genere in relazione agli orientamenti sessuali soggettivi dell'individuo”. Vedremo se questa norma oscurantista finirà per divenire legge.
Ma perchè anche un gesto eroico come quello di Giacomo Gobbato è divisivo
Non tutti i supereroi indossano il mantello.
Il ragazzo nella foto si chiamava Giacomo Gobbato, 26 anni. È morto questa notte a Mestre, ammazzato per aver cercato di sventare una rapina a una donna.Quando si è accorto del tentativo di rapina, non ci ha pensato due volte ed è intervenuto. Insieme a un altro giovane ha affrontato il rapinatore, che in quel momento ha estratto un coltello e lo ha colpito, uccidendolo e ferendo gravemente l’altro.Giacomo è morto per difendere una donna. È morto per un gesto di generosità e altruismo. È morto facendo quello che ha sempre fatto: aiutare il prossimo. Lo ha fatto per tutta la sua vita all’interno del centro sociale Rivolta di Marghera.A lui il centro sociale ha dedicato parole meravigliose non solo per Giacomo, ma anche per tutti quegli sciacalli - anche di grossa taglia - che useranno (sta già succedendo) questa storia per la solita propaganda d’odio e razzismo visto che il rapinatore uccisore è straniero .
“Questo per noi è il tempo del dolore. Troppo dolore, un dolore che toglie le parole.Allo stesso tempo Sui social c'è già chi ha trasformato questa vicenda in un problema politico.
Ora diciamo solo che esigiamo di non essere usat* da chi semina odio.
C'è un colpevole. È una persona, una singola. Non importa dove sia nato o di che colore abbia la pelle. E tutto questo succede in una città abbandonata da anni a se stessa.
Non accettiamo strumentalizzazioni. E non le accettiamo per Giacomo che sarà sempre con tutt* noi e per Sebastiano che è con il cuore a pezzi.
A Giacomo, che nella sua giovane vita ha sempre lottato per una società inclusiva, multiculturale, antirazzista lo dobbiamo.
Ciao Giacomo, sarai sempre con noi.”
La destra si scaglia sul problema flussi e la sinistra sull’amministrazione corrente.
Ma il problema è alla base. Questo continuo rimbalzarsi le responsabilità. E un Paese sempre più in preda all'odio, dove però l'esempio di questo bravo ragazzo che difendeva tutti non deve essere dimenticato.Infatti per molti non solo a destra [sic ] il problema è che continuare a negare che ci sia un problema di ordine pubblico, dovuto ANCHE (non solo, ma anche) al far entrare quotidiniamente gente irregolare destinata a rimanere tale (e che quindi non potrà che andare ad allungare le file dei delinquenti)...è un problema, non di poco conto. E lo hanno capito anche la maggior parte degli altri paesi europei, quelli che noi definiamo "civili" a ogni piè sospinto per altre cose. Poi ovviamente c'è un problema che definirei quasi sistemico dovuto al fatto di avere un sistema legislativo basato più sulla tutela del delinquente che su quella delle vittime o dei cittadini comuni.
20.9.24
il parroco di Losson, frazione di Meolo, in provincia di Venezia, vieta il campo da calcio alla squadra femminile: «La comunità è impreparata»
Potrebbe (e dovrebbe) essere una notizia di 50 \60 anni fa, invece è successo la settimana scorsa: il parroco di Losson, frazione di Meolo, in provincia di Venezia, si è rifiutato di concedere il campo di calcio parrocchiale alla squadra femminile. La causa? La comunità non sarebbe pronta ad accettare qualcosa che, neanche a dirlo, rientra assolutamente nell’ordinaria amministrazione.
La società di Meolo aveva chiesto già all’inizio del mese di agosto la possibilità di utilizzare il campo per gli allenamenti e per la partita della domenica mattina delle ragazze dell’under 15, ma non aveva ricevuto risposta. Nei giorni scorsi, il responso di don Roberto Mistrorigo è finalmente arrivato, anche se non è stato quello aspettato e sperato. “Su nostra sollecitazione – raccontano il custode e l’ allenatore – il parroco ha convocato il presidente della società sportiva e il coordinatore della squadra, comunicando in due minuti la decisione di non concedere l’utilizzo causa ‘impreparazione della comunità’.
Sembra che le parole calcio e donne non possano coesistere per un parroco. L'uomo del Signore si è rifiutato di concedere il terreno di gioco parrocchiale - della frazione di Losson (Venezia) - alla squadra femminile. La motivazione? Sconosciuta. Come riporta il Gazzettino, la decisione non sembra legata al sessismo ma nessuna spiegazione è stata data dal prete se non un generico «impreparazione della comunità».La risposta è «no»
La società calcistica di Meolo aveva chiesto, già agli inizi di agosto, l’utilizzo del campo per gli allenamenti e la partita alla domenica mattina per le ragazze dell’under 15, ma dopo aver atteso a lungo una risposta, nei giorni scorsi il parroco don Roberto Mistrorigo ha convocato i dirigenti del Calcio Meolo per informarli che il campo non veniva concesso.
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