Roma 3 febbraio 2009
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Questa mattina nella comunità rom di Tor de Cenci, durante la seconda giornata del censimento realizzato dalle forze dell’ordine insieme al reparto dell’esercito della Folgore, si é verificato uno spiacevole abuso da parte della polizia di stato.
Un operatore di Arci Solidarietà Onlus, Djuliano Adzovic, che lavora al progetto di scolarizzazione per minori e adolescenti rom in Convenzione con il Comune di Roma, al momento del ritorno al campo, dopo aver accompagnato i minori della comunità a scuola, è stato fermato all’ingresso del villaggio per il controllo dei documenti.
Il sig. Adzovic è stato prima avvicinato da tre agenti di polizia e poi aggredito senza alcuna ragione; nonostante non abbia opposto resistenza all’aggressione è stato condotto all’interno di una macchina della polizia dove è stato nuovamente percosso, come riferiscono i nostri operatori.
A quel punto diversi abitanti del villaggio rom hanno sollecitato l’intervento degli altri operatori di Arci Solidarietà, che dopo aver intercettato il responsabile delle operazioni sono riusciti a far liberare il sig. Adzovic.
Il nuovo censimento dei rom inizia quindi sotto il segno della violazione dei diritti.
Quello conclusosi poche settimane fa, effettuato dalla Croce Rossa, viene ora giudicato inutile. Sarebbe interessante sapere quanto è costato, mentre ci si ostina a trattare tutta la vicenda rom in chiave esclusivamente repressiva. Catalogare la questione rom come un fatto di ordine pubblico, continuare ad amplificare ogni episodio di illegalità dei singoli per farlo ricadere su tutta la comunità non fa altro che aumentare il rancore dei cittadini italiani e sperperare denaro pubblico che potrebbe essere usato per l’integrazione.
Si continua ad intervenire con logiche di emergenza che già in passato hanno prodotto tanti danni e non si tiene minimamente conto dell’esperienza delle numerose realtà associative che da anni operano a fianco delle comunità rom e con le istituzioni.
Si ripropongono interventi come il nuovo censimento realizzato con ingente spiegamento di forze dell’ordine e dell’esercito e con gravi violazioni dei più elementari diritti civili e umani delle persone.
Questi censimenti nei campi riconosciuti dal Comune si sovrappongono a quelli già in possesso degli uffici comunali e dei vigili. Una vera azione di prevenzione e repressione delle attività illegali meriterebbe interventi meno spettacolari e meno episodici, capaci di combinare il rispetto della legge e dei diritti con il sostegno sociale verso chi ha veramente bisogno.
Un operatore di Arci Solidarietà Onlus, Djuliano Adzovic, che lavora al progetto di scolarizzazione per minori e adolescenti rom in Convenzione con il Comune di Roma, al momento del ritorno al campo, dopo aver accompagnato i minori della comunità a scuola, è stato fermato all’ingresso del villaggio per il controllo dei documenti.
Il sig. Adzovic è stato prima avvicinato da tre agenti di polizia e poi aggredito senza alcuna ragione; nonostante non abbia opposto resistenza all’aggressione è stato condotto all’interno di una macchina della polizia dove è stato nuovamente percosso, come riferiscono i nostri operatori.
A quel punto diversi abitanti del villaggio rom hanno sollecitato l’intervento degli altri operatori di Arci Solidarietà, che dopo aver intercettato il responsabile delle operazioni sono riusciti a far liberare il sig. Adzovic.
Il nuovo censimento dei rom inizia quindi sotto il segno della violazione dei diritti.
Quello conclusosi poche settimane fa, effettuato dalla Croce Rossa, viene ora giudicato inutile. Sarebbe interessante sapere quanto è costato, mentre ci si ostina a trattare tutta la vicenda rom in chiave esclusivamente repressiva. Catalogare la questione rom come un fatto di ordine pubblico, continuare ad amplificare ogni episodio di illegalità dei singoli per farlo ricadere su tutta la comunità non fa altro che aumentare il rancore dei cittadini italiani e sperperare denaro pubblico che potrebbe essere usato per l’integrazione.
Si continua ad intervenire con logiche di emergenza che già in passato hanno prodotto tanti danni e non si tiene minimamente conto dell’esperienza delle numerose realtà associative che da anni operano a fianco delle comunità rom e con le istituzioni.
Si ripropongono interventi come il nuovo censimento realizzato con ingente spiegamento di forze dell’ordine e dell’esercito e con gravi violazioni dei più elementari diritti civili e umani delle persone.
Questi censimenti nei campi riconosciuti dal Comune si sovrappongono a quelli già in possesso degli uffici comunali e dei vigili. Una vera azione di prevenzione e repressione delle attività illegali meriterebbe interventi meno spettacolari e meno episodici, capaci di combinare il rispetto della legge e dei diritti con il sostegno sociale verso chi ha veramente bisogno.
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