Cossiga ci spiega che la Ru486 va fermata perché “è contro la 194”
“Così l’aborto diventerà un metodo contraccettivo come gli altri” Anche il ministro Ronchi contrario
Poche ore prima che l'Aifa votasse a maggioranza l'introduzione della pillola abortiva RU486 in Italia, il presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, ha chiesto un decreto per bloccare l’adozione della pillola e ha rivolto un’interpellanza al governo e al ministero del Welfare. Convinto com’è che il presidente, Giorgio Napolitano, dopo essersi rifiutato di firmare il decreto legge che tentava di bloccare l’esecuzione di Eluana, questa volta una firma non la negherebbe. “Chiedo che si faccia riferimento alla legge 194 – spiega al Foglio – e si spieghino i limiti dell’aborto farmacologico, più pericoloso di quello chirurgico. Così l’aborto diventerà un metodo contraccettivo come gli altri. Io mi muovo sul piano morale del male minore, e il male minore è l’aborto chirurgico. Anche per la presa di coscienza cui obbliga: c’è un colloquio da fare, poi un’operazione chirurgica. Qui si tratta di mandar giù una pillola e via”.
Su una questione così importante, dice l’ex presidente, l’iter non prevede l’approvazione del ministero, che almeno, spiega, “è tenuto a rispondere alle Camere. Bisogna bloccare un’Agenzia che ormai, come altre agenzie indipendenti, riduce il Parlamento a strumento consultivo. Andiamo verso l’inno alla Repubblica platonica, al governo degli esperti che possono ignorare gli eletti dal popolo. Ci troveremo, ne sono certo, con un’Agenzia che stabilirà come la dose di morfina che causa la dolce morte sia un antidolorifico”. Cossiga si aspetta perfino una sentenza della Cassazione, visto che “stiamo arrivando al punto in cui l’inizio e la fine della vita sono nelle mani di tecnici”. Che spesso non sono nemmeno d’accordo fra loro. “La Ru486 è contro la legge”.
Per la 194 del 1978 – spiega l’interpellanza – l’aborto deve avvenire in ospedale, invece le donne ingoieranno due pillole (una per abortire, l’altra per espellere il feto) e poi, dopo al massimo due giorni, torneranno a casa senza sapere quando né dove avverrà realmente l’aborto. In più la legge parla di nuove tecniche “meno rischiose”, mentre la mortalità per aborto chimico è dieci volte quella per metodo chirurgico. “I medici così se ne laveranno le mani, un giorno avremo distributori di pillole come quelli del caffé”. La battaglia sulla pillola abortiva è iniziata in Europa, dove l’Emea, l’Agenzia del farmaco, l’ha approvata. Tutti i paesi in cui l’azienda produttrice, la francese Exelgyn, decide di fare richiesta sono tenuti a fare automaticamente lo stesso. Salvo che, come è accaduto, non emergano nuovi dati sulla sicurezza del farmaco. L’azienda, sollecitata dal ministero, ha comunicato all’Aifa che le morti per Ru486 sono in realtà 29, non 17. L’Aifa ha risposto di esserne già a conoscenza, eppure la cosa non risulta in nessun verbale. “Chissà quali interessi economici ci sono dietro. Per non parlare delle pressioni ideologiche”. Come quelle di chi spaccia la kill-pill per l’affermazione dell’autodeterminazione femminile, la possibilità di abortire senza dolore. E ha spinto perché la pillola fosse approvata in fretta, senza ulteriori approfondimenti.
“Perché non si dice semplicemente che l’aborto è libero? – chiede Cossiga – La 194 è il frutto di tempi di scontro, ora non ci si può mettere mano perché non c’è la maggioranza. Una parte dei cattolici è convinta che la legge debba essere laica, o meglio senza riferimento a una qualsiasi morale. Basta vedere il senatore Marino, o Dario Franceschini. Ma perché, per esempio, non si può ammazzare una persona? E se è proibito che un parlamentare tiri in ballo la morale, perché non stabilire per legge la depenalizzazione dell’infanticidio davanti a un ‘disagio psichico’, come nel caso dell’aborto?”.
Intanto monsignor Elio Sgreccia, già presidente della Pontificia accademia per la vita, ha chiesto di bloccare il procedimento e ha spiegato che, come per l’aborto chirurgico, “per la Ru486 c’è la scomunica per il medico, per la donna e per tutti coloro che spingono al suo utilizzo”. Con “l’aggravante” del rischio di vita della madre a causa di un farmaco con “la valenza del veleno”. “In fatto di salute non si gioca sui soldi”, dice, ma nell’interpellanza Cossiga ricorda che fra il ricovero (necessario per legge) e il follow-up (i controlli per evitare infezioni o emorragie) i costi per la sanità vanno ricalcolati. In serata, il ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, si è detto contrario all’adozione della Ru486.