23.7.08

Senza titolo 703

  24 / 07 / 2008 / S. CRISTINA !  AUGURI DALL'ESPLORATORE !  :-)


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Pe' l'Amichì mii

vento

Pe’ l’Amìchi mii,
gràzzie.


Nonnetta Betta sospiràva,
co’ l’occhi stracchì
e li ciurli(capelli) bianchi,
li proverbi me ariccontàva,
ero troppo regazzina,
pè capì, er valore de le su’ parole,
Pòra nonna! Me pare jeri,
quanno stracca, faceva le tajatelle,
e pe’ famme sta’ bona,
‘no stornello me cantava,
drento l’occhi, me fissava.
Me sembra de risentì,
anche er tono, de la su’voce:
“Ricordete fijetta mia,
ar monno, chi trova un amìco,
trovà un tesoro.”
Arrampicata su’ ‘na sedia
co’ le mani infarinate,
la guardavo e me chiedevo:
ma che sta a dì! nu’la capìvo,
nonna rideva, e me tirava la farina
sopra er naso, e io co’ la manina,
seguitàvo a impasticcià la pasta.
Oggi, che l’anni sverti so’ passati,
li ciurli bianchi,se so’ fatti,
’sta vita, tutta un’esperienza,
posso capì, mejo nonnetta Betta,
e je risponno:
“nonné, sò stata,tanto fortunata”.
E a l’amìchi mei je dico:
“Ve vojo tanto bene,
e sto tesoro ch’ho trovato,
sotto chiave,
drento er core mio, ve chiudo”.


franca bassi

Senza titolo 702

  VE LA RICORDATE LA CUCCHIARELLA DI LEGNO ?  :-)


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22.7.08

Cerchi

img225


Cerchi



La follia, la guerra,
portano la distruzione,
alla morte.
Fare un cerchio,
pieno di amore,
porta una vita sana.
La vita inizia,
con la mano pura,
di un bimbo.
Una piccola mano tesa,
che  cerca sempre amore,
una mano, che lo può condurre,
per la strada della vita.
Il cerchio della vita,
si chiude, con la mano tesa,
tremante, di un anziano,
che afferra, la mano del bimbo,
per lasciargli, l'ultimo dono,
la sua saggezza, il suo ricordo
la sua vita.
Il cerchio, si chiude,
e termina una sana vita.
Bisognerebbe fare,
tanti cerchi, pieni di amore,
per vivere bene;
semplici cerchi, pieni di amore,
e non cerchi, pieni di odio,e di morte.
franca bassi


Senza titolo 701

...Amando


scritto da ilmiomaestro il lunedì, 21 luglio 2008,17:07


2- Delusione


Per tutte le parole che non ti ho mai detto, è che avrei sempre voluto dirti, anche se già sapevo che con esse avrei potuto ferirti.
Per tutti quei giorni passati ad ascoltarti, anche quando nulla avevi da dirmi, per tutte quelle volte in cui non hai saputo capirmi.
Per tutti quei silenzi che non hai saputo riempire, per tutte quelle frasi che non mi hai mai detto e che avrei voluto sentire.
Per tutte quelle piccole cose che non mi hai saputo donare, per tutti quei gesti che non hai saputo fare.
Per tutti quei sorrisi che non mi hai regalato, per tutti quegli sguardi con cui i tuoi occhi non mi hanno guardato, e per tutte le carezze di cui le tue mani mi hanno privato.
E se tutto questo non dovesse ancora bastare, mi basterà di te ricordare, tutte le promesse che non hai mantenuto, tutte le attenzioni che da te non ho avuto.
Tutte quelle foto che non vorrò più guardare, istantanee di istanti che non ho mai vissuto.
Tutti quei bei ricordi che non potrò ricordare, perché con te niente è stato reale, sei stata soltanto una mera illusione, ed io da illuso e dal sentimento accecato, illudermi ho voluto, così ho continuato, ripetendomi che forse era quello il tuo unico modo di amare, fino a quando infine, triste e deluso, l'amara realtà ho dovuto accettare.
Ma nonostante tutti quei dolci momenti che con te non ho avuto, nonostante tutto quel tempo che grazie a te ho perduto, eppure ti dico, in questo amore, per quanto strano, io, ci ho creduto.

Xavier Wheel


Ma alla fine, può un cuore che ha provato amore, che ha pulsato, seppur per un solo istante, sentirsi deluso?......Non credo affatto. Direi più che altro che quel senso di amarezza si avverte solo quando viene meno il possedimento fisico di una persona. Ahimè, pensando adesso al mio cammino, insomma alla mia età, ricordo con piacere ogni volta che il mio cuore ha pulsato d'amore, e poco importa se alla fine non mi è stato reso ciò che mi aspettavo...(magari nemmeno io avrò dato ciò che si aspettava)....ma in quell'attimo, che ti accorgi di essere innamorato, di provare quel senso sublime di essere davvero speciale, in quanto baciato dall'Amore, e di essere uno con la persona che desideravi.....credo valga tutte le sofferenze che poi possono venire in futuro. E' impensabile che due anime fuse possano tornare ad essere due. Dico piuttosto che, a volte poesie come queste, nascono da umanissimi momenti di sconforto, passeggeri, in fondo d'amore non si muore, anzi, direi che si vive. Per questo dunque, conservo nel mio scrigno, quegli attimi indicibili passati con chi come me ha provato l'Amore, percorrendo insieme un tratto più o meno lungo di questo meraviglioso cammino che è la vita.

E tu che ne pensi?.......sentiamo un pò.



Senza titolo 700

  QUESTO ERA UN BATTIPANNI !  VE LO RICORDATE ?  :-)


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21.7.08

Mackinder on the rocks

Mentre Sarkozy tiene a secco la marina francese per l’elevato costo del petrolio e delle riviste pornografiche, la geografia mondiale del potere dettato dall’oro nero si va ridisegnando, forse completamente. Sì, proprio mentre Sarkozy si distrae con le pere di Carla Bruni. Aaahh…Carla Bruni…ops, scusate. Mi ero distratto con le pere di Carla Bruni.


Riprendiamo il discorso da dove l’avevamo lasciato. Aaahh…Carla Bruni…
Un tantino più indietro…eccoci qui, alla geografia bla bla bla. Perché dico questo? Sostanzialmente per due motivi: il primo è che Mackinder mi sta sui coglioni, quindi il primo che smonta la sua teoria dell’Heartland ha il mio pieno appoggio e plauso, il secondo è che dall’agosto dell’anno scorso, con una mossa a sorpresa della Russia, è partita la corsa fra le nazioni artiche (Usa, Danimarca, Canada, Russia e Norvegia) per l’appropriazione e lo sfruttamento dei terreni sottostanti la calotta glaciale artica. Se si pensa che, secondo la Us Geological Survey e mio cugino, sotto il Polo Nord ci sono probabilmente il 25% delle riserve di petrolio e di gas naturale mondiali la cosa non appare poi tanto stupida. Se lo stessero facendo per utilizzare i ghiaccioli come moneta di scambio internazionale allora sì che sarebbe stupido, ma non è questo il caso. Ma andiamo per gradi (pochi, sotto lo zero).




Continua a leggere su "Il Satiro Saggio"

... ehm.. Permesso..

Non so come non so perchè , qualcuno mi ha fatta entrare in questo blog. qualcuno da me accusato di essere "la voce fuori campo del mondo".
non son capace di guardare il mondo dall'esterno, forse perchè nell'egoismo dei miei 25 anni, guardo solo il mio microcosmo, ed il mondo fa da contorno al tragicomico svolgersi della mia vita.
 Son sempre presa dai miei casini, sempre li pronta ad ingigantire la PROFONDA ED INSUPERABILE DELUSIONE D'AMORE( l'ennesima.. ma pare sempre che quella attuale sia peggio delle passate).. sempre li pronta a criticare il mio corpo,senza aver poi il coraggio di REAGIRE SUL SERIO.
ora che ci penso potrei essere la voce fuori campo di quelli che come me non hanno il coraggio di mettersi in gioco.
Ma a volte, anche noi che subiamo passivi le sconfitte della vita, troviamo la grinta per sollevarci l'ennesima volta, con le ferite ancora doloranti, e tanta voglia di rimetterci in corsa verso il traguardo.
Beh,prossimamente eviterò di scrivere cavolate..  ma visto l'invito sembrava scorretto non presentarmi..
bacioni
Thinki
.


Senza titolo 699

  VE LO RICORDATE IL CARRO ARMATO GIOCATTOLO DI LATTA ?  :-)


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Colonie, campi scuola per tutti



faggeto e boy Buzzichinoboy scout cucinabuzzichino  boyscouttenda


Basta poco, per trascorrere una splendida giornata al fresco. Come vi avevo promesso giorni indietro vi avrei raccontato la giornato di oggi, 20 luglio 2008. Dopo pochi chilometri di autostrada Roma l'Aquila,   uscita- Carsoli. Insieme a mia figlia Sabina,  direzione 'Macchia Lunga'  m. 1334 s.l.m. Campo Boy Scout. Per 45 mm. Abbiamo percorso, una strada sterrata in salita, per fortuna la piccola Smart, ci ha permesso di non bloccare la marcia. Arrivate a un largo, le prime tendine colorate dei ragazzi, spuntavano come allegri  funghi giganti, Andrea mio nipote, ossia il folletto Buzzichino, ci  è venuto incontro felice dopo tanti giorni senza  contatti. E' stata una giornata piena di emozioni, non avevo mai visitato un campo "Boy scout" penso, che tanti bambini, lo dovrebbero fare, dovrebbe essere obbligatorio.Basta poco per rendere i bambini felici. Abbiamo assistito, al programma  che hanno svolto in questi giorni, alla Santa Messa.  Una Chiesa semza pareti, una stupenda faggeta, di tronchi altissimi, ho rivolto lo sguardo in cielo, solo frammenti di azzurro,si affacciavano dalla  fitta chioma, gli alberi creavano  una Cattedrale antica naturale,  solo il canto degli uccelli, e le chitarre dei ragazzi, accompagnava la funzione. E' stata una bellissima cerimonia. Un gustoso  pranzo al sacco, ci siamo scambiati le pientanze,  abbiamo raccolto la monnezza, e ce la siamo portata via. Mi chiedo:  perchè non si fanno, le colonie e i campi per tutti i ragazzi si aiuterebbero a crescere e senza grilli per la testa. Sono contenta  di avere passato una bella giornata al 'fresco', vabbè ci siamo capiti, che tipo di fresco? Un cario saluto Franca



Senza titolo 698

  L'AVETE VISTO IL FILM VIOLA BACIA TUTTI ? :-)


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mentre lo Stato fa finta di combattere la mafia








la macchina di Pino Maniaci è stata data alle fiamme. Quella stessa macchina con cui mi ha accompagnato a Corleone, a vedere la casa dei Lo Piccolo, a girare servizi fino a notte inoltrata, che mi ha riportato a Palermo perchè l'ultimo treno da Partinico l'avevo perso perchè c'era da lavorare fino a tardi... quella macchina, che accompagnava Pino da anni, è stata incendiata mentre era parcheggiata sotto la redazione. Questo accade mentre vengono tolti dal 41 bis i mafiosi, questo accade mentre il governo sta a guardare e se diciamo che gode di tutto questo finiamo imputati, ma accade ed era previsto. Lo sapevamo tutti il rischio che correva Maniaci, che ha dichiarato di non volersi fermare e di continuare la sua lotta. Quella di Maniaci è una missione, non un lavoro. Lui arriva dove non arrivano altri, e dice quello che altri non dicono. Questo è il prezzo da pagare, però: l'indifferenza dello Stato, la vita in eterno pericolo e una famiglia intera a rischio.
Noi continuiamo ad essere tutti Pino Maniaci. Perchè come diceva Peppe Fava, a che serve vivere se non c'è il coraggio di LOTTARE? E stavolta Pino Maniaci lotta contro il nemico e contro l'indifferenza di quelli che si dichiarano amici dell'antimafia.
A questa gente va tutto il più profondo disprezzo.



le impronte ai nomandi , il nuovo che avanza o il vecchio che ritorna ?


dal nostro cdv  Solaria  rivevo e pubblico volentieri questo post


IL PRECIPIZIO DEI 3 MONTI

di Raniero La Valle

Articolo della rubrica “Resistenza e pace
in uscita sul prossimo numero del quindicinale di Assisi, Rocca


 
Ha scritto Famiglia cristiana a proposito “dell’indecente proposta razzista di prendere le impronte digitali ai bambini Rom”:  “Stiamo assistendo al crepuscolo della giustizia e alla nascita di un diritto penale straordinario per gli stranieri poveri”; addirittura un ministro (Maroni) “propone il concetto di razza nell’ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta. Come quando i bambini ebrei venivano identificati con la stella gialla al braccio, in segno di pubblico ludibrio”.
 
Lo scandalo espresso dalla rivista cristiana è perfettamente giustificato, e interpreta anche i sentimenti di molti che purtroppo sono restati in silenzio. Ma le cose stanno in modo assai più grave di quanto è stato qui rappresentato. Infatti non si tratta di un rigurgito di razzismo nei confronti di una sola “razza”, di una sola etnia. Le misure contro i Rom sono l’annuncio e l’emblema di una nuova cultura razzista, che per la prima volta un governo italiano fa propria, che si rivolge contro tutte le razze e contro tutte le etnie che sono sentite come minacciose e straniere nei confronti delle nostre sicurezze, e di una nostra barcollante identità: “nostra” nel senso di “italiana”, “europea” e, più in generale, “occidentale” ovvero, per chiamarla col suo nome politico, “atlantica”.
In questo senso l’impronta presa ai bambini Rom è in realtà la vera impronta di questo governo e della cultura che la nuova destra vorrebbe imporre all’intera società.
 
Per capire di che cosa si tratti, basta andare a leggere il libro da poco pubblicato, non senza successo di vendite, dal più autorevole ministro dell’attuale governo, Giulio Tremonti.
Perché tutto era già scritto, e tutto è scritto di quello che si vuole per il nostro futuro; purtroppo la sinistra (e non solo) non sa leggere; altrimenti non se ne starebbe tanto tranquilla, o non si occuperebbe solo di Berlusconi.
Quello che è scritto non è altro che Oriana Fallaci che avanza.
 
Nel suo libro, “La paura e la speranza”, Tremonti rivendica la figura dell’intellettuale nella politica: “Il politico, se non è intellettuale, non è”. E lui aspira ad essere per tutta la destra di governo quell’intellettuale che Gianfranco Miglio fu per la Lega.
Il punto da cui muove Tremonti è una critica feroce alla globalizzazione, quale da nessun “no global” si era mai sentita. La globalizzazione ci sta consegnando “a un futuro senza futuro”, a causa del fatto che “abbiamo firmato una cambiale mefistofelica con il ‘dio mercato’ “.
L’utopia mercatista, il mito del mercato unico sarebbe la causa di tutto il male.
Questo male Tremonti lo chiama “mercatismo”: “la fanatica forzatura del mondo nel liberismo economico, la fede illusoria in cui tantissimi hanno creduto negli ultimi anni”: ma questo è il capitalismo, ragazzi!
Forse che Tremonti, e tutta la sua destra, sono diventati socialisti?
No, sono ancora più radicalmente reazionari.
Perché “la paura” è che tutti vogliano consumare come noi.
Pensate che “i cinesi, per esempio, che nel 1985 consumavano mediamente 20 chili di carne all’anno, oggi ne consumano 50”!. Ed è ragione di autentico “terrore” che (sempre “per esempio”) “200 o 300 milioni di cinesi abbiano nei prossimi anni la loro automobile”.
 
Il rimedio è di “fermare ovunque il mercatismo”: cioè chiudere il mercato, che sia solo per noi. L’Europa deve mettere dogane e frontiere sigillate.
Deve difendere la sua identità, che poi sta nelle famose “radici giudeo-cristiane”.
Perché senza valori, non c’è identità, non c’è un “noi”.
Invece il problema è proprio quello di salvare “noi” e buttare a mare gli altri: “L’inclusione degli ‘altri’ in Europa può proseguire, però solo se gli ‘altri’ cessano di essere ‘altri’ e diventano ‘noi’.
Quindi: o sono gli ‘altri’ a rinunziare alla loro identità, venendo in Europa, o è l’Europa stessa che perde la sua identità e va così a porte aperte incontro alla sua disintegrazione”.
E anche nei confronti degli ‘altri’ esterni occorre un potere che imponga i propri valori (“non necessariamente valori universali”) “dentro un programma di pura difesa”. Dunque la guerra.
 
Il cancro che devasta l’Occidente, secondo Tremonti, avrebbe la sua origine nel ’68, e consiste nel pensare che gli “altri” sono come “noi”.
Occorre perciò “una politica opposta alla dittatura ‘sfascista’ del relativismo”.
Quando il Papa cominciò la sua battaglia contro il relativismo, chi mai avrebbe potuto pensare che nella sua ultima traduzione politica il relativismo da combattere sarebbe stato individuato dalla destra nell’idea che gli altri sono come noi, e hanno il diritto di vivere come noi?
 
Ciò che oggi propone la destra per fronteggiare gli spiriti selvaggi del mercato da lei stessa scatenati, è dunque la difesa del nostro possesso (“identità, valori, consumi e ricchezza) contro quello degli “altri”.
 
Non è un rimedio, è un precipizio.


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20.7.08

Senza titolo 697

Sei venuto a trovarmi


 


Signore della luce


sei venuto a trovarmi


attorno a me buio


sei venuto a trovarmi


hai puntato l’indice verso me


severo da intimorirmi


tuonavi


tremavo


eri nuvole grigie pioggia e fulmini


eri tempesta


Signore della luce


eri tempesta in arida terra


ora il vento ha ripulito il cielo


la tua alba rischiara le tenebre


davanti a me dal fango dilaga speranza


gli steli oggi sepolti


dietro l’apparente rovina


domani saranno fiori


 


Pietro Atzeni


 

Un mondo senza guerre

Senza titolo 696

  21 / 07 / 2008 / S. LORENZO !  BUON ONOMASTICO DA LUCKY !  :-)


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Senza titolo 695

  VI PIACEVA IL CARTONE ANIMATO ASTROGANGA ?  :-)


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Senza titolo 694

  VE LO RICORDATE IL FUMETTO MANDRAKE ?  :-)


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LETTERA A GIANFRANCO

Caro Gianfranco,




te ne sei andato zitto zitto senza far sapere nulla, barando con il mondo nel tuo stile più caro. Al telefono mi dicevi che stavi in albergo, al fresco, con una bella vista sulla piscina, e invece eri a Milano in ospedale. Non sto qui a farti sviolinate né a ricordare il passato né a dire quanto eri bravo, intelligente e bello (i tuoi capelli bianchi naturali, folti e setosi come la barba che ci tenevi tanto) perché tu ascoltandomi mi manderesti a quel paese, anzi, mi diresti in tono diretto e sicuro:




“A Rossè ma che è sta sicumera io me so già rotto li …”




Non volermene, ma proprio ci tenevo a darti un saluto a modo mio e l’ho fatto davanti a tanta gente nel modo che piace a te, nessuna commemorazione triste, niente mi ricordo che …. Ho solo detto davanti a tutte quelle persone ignare, che t’eri rotto de sta vita terrena e te ne sei andato ad organizzare nuovi programmi creativi, in assoluta libertà, almeno lì non te li copierà nessuno e non ci saranno più guerre politiche e intestine, contro di te. Sapessi adesso come si sgolano a dire: “Funari era questo era quello” sempre postumi i riconoscimenti nella nostra italietta “masochista”.




Te ne sei andato portandoti dietro tutti i tuoi segreti che tanto facevano tremare i “grandi” uomini di potere del passato e del presente… Quanto ci sarebbe da imparare dallo stile di un vero gentleman… Altri si sarebbero arricchiti con libracci scandalo, gossip vari e articoli venduti a peso d’oro, ma tu no, ci ridevi sopra senza risentimenti.


Però un piccolo pistolotto concedimelo … Un innovatore come te ci mancherà troppo in questa Italia così “mediocratica” e piatta, metti una parola buona con chi sai e fai scendere un pò di sano intelletto qui in basso perché ne abbiamo bisogno assai.


Adesso ti saluto con una promessa, il nostro film uscirà e dopo tante traversie il mio rammarico sarà solo quello che tu non ci sarai a vederlo almeno in questa vita …


Un abbraccio enorme quanto Roma nostra e un bacio vero…




Ciao grande, alla prossima …..


Rossella.


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IL Che' Da icona della guerriglia a simbolo pacifista












  ringrazio  per la segnalazione il nostro compagno di vbiaggio di \ strada esterno  Attilo Mangano duemilaragioni.myblog.it/




DA il manifesto del 18 luglio 2008    di  Gianpasquale Santomassimo   Segnali DI NON SOTTOMISSIONE




GUEVARA, MITO PER VOCI E IMMAGINI  rbae68e58dd9e0ac2cad43f622f1d0f09.jpgappresenta ancora, pur nella banalizzazione del suo ricordo, una sfida al potere e un segno di appartenenza. Da icona della guerriglia a simbolo pacifista, il «Che»anticipiamo ampi stralci da un contributo all ultimo numero di «Passato e presente», da oggi in libreria
Alberto Diaz («Korda») e Carlos Puebla furono, senza volerlo, i più grandi artefici della costruzione del mito di Ernesto Guevara, offrendo ad esso la forma visiva e sonora che diverrà inscindibile dal suo ricordo. L'icona inconfondibile del Che e la sua colonna sonora obbligata nascono entrambe, è ancora il caso di ricordarlo, prima della morte. Gli scatti fotografici di Korda risalgono al 5 marzo del 1960, e sono solo due fotogrammi in un rullino dedicato soprattutto a Castro, Sartre e Simone de Beauvoir durante la manifestazione di cordoglio e di protesta per l'esplosione (forse dolosa) di una nave carica di esplosivi proveniente dal Belgio e attraccata all'Avana. Guevara si affacciò brevemente sul palco, restando pochi minuti; Korda riuscì a fissare il suo sguardo fiero e intenso, senza attribuire grande valore a quello scatto. Furono Giangiacomo Feltrinelli e il suo collaboratore Valerio Riva (poi divenuto fervente anticomunista, che rivendicò a sé la scelta dell'immagine) a scoprire all'inizio del 1967 quel particolare che poi, ingrandito, divenne un poster nelle Librerie Feltrinelli. Con la tecnica della serigrafia quella immagine fu convertita in migliaia e poi milioni di t-shirts , riprodotta sui muri, soggetta a variazioni grafiche ancora più fantasiose della Marilyn di Andy Wahrol. E poi si ritrovò in gadget, sigari, tazze, cappucci, accendini, portachiavi, portafogli, protezioni di baseball, cappelli, fazzoletti, canottiere, magliette, borse, jeans, e nei tatuaggi di personaggi illustri (Diego Armando Maradona) come di uomini comuni. La parabola di quella immagine, fervore e speranza suscitati, successiva consuetudine banalizzante, sono stati ricordati benissimo da José Saramago nella Breve meditazione su una foto di Che Guevara : «Al Portogallo infelice e imbavagliato di Salazar e di Marcelo Caetano arrivò un giorno una foto clandestina di Ernesto Che Guevara, quella più celebre di tutte, con intensi colori neri e rossi, che divenne l'immagine universale dei sogni rivoluzionari del mondo... il ritratto di Che Guevara fu, agli occhi di milioni di persone, il ritratto della dignità suprema dell'essere umano. Però fu usato anche come ornamento incongruente in molte case della piccola e della media borghesia intellettuale... frivolezza mondana che non poteva resistere al primo confronto con la realtà, quando i fatti esigevano il compimento delle parole. E allora il ritratto di Che Guevara... è stato rimosso dalle pareti, occultato, nella migliore delle ipotesi, in fondo a un armadio, oppure radicalmente distrutto, come se uno avesse voluto fare in passato qualcosa di cui ora dovesse vergognarsi. Una delle lezioni politiche più istruttive, nei tempi attuali, sarebbe sapere cosa pensano di loro stessi queste migliaia e migliaia di uomini e donne che in tutto il mondo hanno avuto un giorno il ritratto di Che Guevara al capezzale del letto, o di fronte al tavolo da lavoro, o nel salotto dove ricevevano gli amici, e che ora sorridono per aver creduto o aver fatto finta di credere». Il ragazzo dalla barba nera Hasta siempre Comandante di Carlos Puebla, contrariamente a quanto molti pensano, non è una elegia mortuaria; come recita lo stesso Puebla nella versione più diffusa della sua interpretazione, la canzone fu scritta quando el comandante en jefe lesse in pubblico la carta despedita del Che . È certo una canzone di addio, ma è rivolta a un Guevara che ha reso pubblica la sua decisione di cercare nuove terre che reclamano il suo impegno: Tu amor revolucionario / Te conduce a nueva empresa / Donde esperan la firmeza / De tu brazo libertario . È la canzone politica più diffusa nel mondo e in assoluto una delle più incise. In rete se ne trovano oltre duecento versioni, che restituiscono stili, ritmi, linguaggi diversi. Con netta prevalenza, ovviamente, dei suoni diversi del continente latinoamericano, dai vecchi cantori del Buena Vista Social Club al samba brasiliano di Chico Buarque, da Oscar Chavez alla versione ritmata di Son Y la Rumba nella colonna sonora di Puerto escondido . Tra le voci femminili, sono particolarmente suggestive le versioni di Nathalie Cardone, Soledad Bravo e Inès Rivero. Tra le traduzioni, quella tedesca di Wolf Biermann ( Kommandante ), quella francese di Pierre Barouh e quella greca di Vasilis Papakonstantinou. Tra le versioni jazz spiccano quella di George Dalaras e Al Di Meola e soprattutto il lungo e struggente assolo di Jan Garbarek al sassofono. Il tema di Hasta siempre è mascherato e stravolto in una marcia funebre jazz da Charlie Haden in Song for Che - mascherato fino a un certo punto, se si pensa che Haden fu arrestato a Lisbona per avere eseguito questo brano, pur avendolo omesso per prudenza nel programma del suo concerto. Ma la fortuna «musicale» di Guevara non si esaurisce con Hasta siempre . Il Che è infatti indubbiamente il personaggio del Novecento al quale è stato dedicato il maggior numero di canzoni. L'elenco sarebbe sterminato, e va molto oltre i confini dell'America Latina, da cui pure viene il contributo più intenso, dagli Inti Illimani di Carta al Che a Silvio Rodriguez di Fusil contra fusil , a Caetano Veloso di Soy loco por ti, America , ai Quilapayun di Cancion funebre para Che Guevara . E su tutti Victor Jara, autore di El aparecido e interprete di Zamba al Che ( Bolívar le dió el camino / y Guevara lo siguió: / liberar a nuestro pueblo / del dominio explotador ); quel Victor Jara che in Cile seguì fino in fondo il destino di Guevara (torturato e ucciso dai gorilas y generales che aveva denunciato nelle sue canzoni). Nel tempo sfuma il significato direttamente politico delle canzoni scritte a caldo, e il Che viene evocato come maestro di vita, modello di hombre vertical , come traspare in una delle canzoni più belle, di un maestro della musica andina: Me gusta mirarlo al hombre / plantado sobre la tierra / como una piedra en la cumbre / como un faro en la ribera. [...]/ El que tenga alguna duda / Que se lo pregunte al Che (Athahualpa Yupanqui, Nada más ). La produzione italiana è tra le più cospicue in assoluto, con risultati diseguali. Abbiamo due compitini svogliati di Francesco Guccini, da cui era lecito attendersi molto di più che il Terzo Mondo piange / ognuno adesso sa / che Che Guevara è morto / mai più ritornerà . Una canzone quasi sconosciuta di Domenico Modugno ( Morto è il ragazzo dalla barba nera / morto è nell'aria il vento della sera ), un vigoroso amplesso rock di Loredana Bertè ( Quel basco nero / nel sole rosso... / sempre lo stesso / giù fino all'osso / e dentro di me / ...Comandante Che ). In anni più recenti Cohiba di Daniele Silvestri. Ma più che le canzoni direttamente «politiche», risultano autentiche e significative quelle in chiave intimista di Angelo Branduardi ( 1 aprile 1965 ) e Roberto Vecchioni ( Celia de la Serna ), entrambe ispirate al rapporto di Guevara con la madre. Dai diari della motocicletta prende spunto con grande efficacia Transamerika dei Modena City Ramblers. La più bella resta però probabilmente la prima in assoluto, scritta a caldo e in tono malinconico da Sergio Endrigo, Anch' io ti ricorderò ( Era mezzogiorno, e prigioniero / Aspettavi che si fermasse il mondo. / Fuori c'era il sole e tanti odori, /E parole antiche di soldati ). Anche in Italia, ma in forma molto più superficiale e banalizzante di quanto accada in America Latina, l'attenzione si sposta su Guevara esempio di coerenza di vita più che politico rivoluzionario. Ma è un Che «imborghesito»: Ernesto Guevara mi piace perché / ha sempre pagato ogni cosa da sé / Mitico Ernesto, comune mortale / che ha dato la vita per un ideale / facendo davvero quel che lui sognava / volendo sul serio quel che poi diceva / esempio per tutti di rara coerenza / anche per chi non approva la sua militanza... il Mitico Ernesto, di buona famiglia / diventò comandante della Santa Guerriglia.../ nessun rimpianto per la sorte che tocca / e infatti lui ride con il sigaro in bocca (Skiantos, Canzone per 'Che' - Guevara Forever ). Il testo di Freak Antoni aveva certamente una componente ironica, come era nei moduli del rock «demenziale» degli anni Ottanta. Nessuna ironia è presente invece in un testo del decennio successivo e che in qualche misura suggella la parabola del mito del Che da simbolo rivoluzionario a generico abitante di un pensiero «positivo» e conforme: « Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che parte da CHE GUEVARA e arriva fino a MADRE TERESA » (Lorenzo Jovanotti, Penso positivo, 1994, che prosegue, con disarmante innocenza critica: « passando da MALCOLM X attraverso GANDHI e SAN PATRIGNANO arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano »). È l'assunzione di Guevara in un confuso pantheon giovanile di modelli più o meno virtuosi. Souvenir a prezzo d'affezione Questi accostamenti introducono il tema della trasformazione più ardua e faticosa da comprendere e motivare, ossia la metamorfosi dell'icona della guerriglia in simbolo «pacifista». A stretto rigor di termini, Guevara non è e non può essere simbolo di pacifismo: affermarlo sarebbe contraddire il senso del suo pensiero politico, che era e voleva essere esplicito fino all'estremo. (...) Nel tempo, però, quel naturale e inevitabile intreccio tra pacifismo e antimperialismo che ha segnato le manifestazioni giovanili degli ultimi decenni porta naturalmente ad accostare simboli e esperienze di origine diversa, di fatto convergenti. Incide ancor più la banalizzazione del senso originario del mito. Un mito che, nonostante le ossessive denunce del pensiero reazionario, non ha avuto burattinai e artefici occulti, ma si è sviluppato spontaneamente e altrettanto spontaneamente si è trasformato in divenire, vivendo di vita propria. Se leggiamo le cronache più recenti suscitate dal quarantesimo anniversario della morte l'impressione che ricaviamo è di una assunzione nell'ufficialità, dal carattere quasi consumistico. Come suggerisce la descrizione della Guevaraland sorta nei luoghi della sua morte: «Adesso si è fatto vivo il governo di Evo Morales. È nata la "strada del Che": diciotto chilometri di una via Crucis con stazioni dolorose. Qui ha sofferto un attacco d'asma, qui non ha sparato a un povero graduato della polizia che non sapeva d'essere sotto tiro, qui è scappato nella notte mentre arrivavano i rangers . Le agenzie turistiche diffondono la lista dei "Che Hotel"»: a Santa Cruz il Discount Hotel offre il 70 per cento di sconto alle carovane degli stranieri che ripercorrono i passi di Guevara. Le chincaglierie dei ricordi affollano le bancarelle. Magliette "originali" con il basco di Korda vendute a prezzo d'affezione: 8,9 dollari» (Maurizio Chierici, Il Che, il mito, il marchio , «l'Unità», 3 luglio 2007). Eppure, nonostante tutto, quello del Che non è ancora un mito completamente neutro e inoffensivo, e difficilmente potrà diventarlo. Indossare una sua maglietta o sventolare la sua bandiera ha ancora un senso di sfida al potere, di ribellione che può essere generica o determinata, ma costituisce pur sempre un segno di riconoscimento e di appartenenza. La sua effigie è «come un sistema di segnali di non sottomissione, una provocazione per i semiologi» (Manuel Vazquez Montalbàn). Nel deserto simbolico della sinistra mondiale, il mito di Guevara è l'unico ancora operante, pur con tutte le trasformazioni osservate, ed è riuscito a trasmigrare da un secolo all'altro mentre tutti gli altri grandi riferimenti simbolici si sono come inabissati. Eduardo Galeano trovava la chiave di questa attrazione mai spenta «in una dote del Che: la semplicità. Era una persona eccezionale che faceva quel che diceva e pensava. Una rarità che continua ad avere una potente carica rivoluzionaria». E aggiungeva una notazione ricca di implicazioni: «Tempo fa, su un muro di Quito, capitale dell'Ecuador, vidi una scritta illuminante: Quando avevamo tutte le risposte, ci hanno cambiato tutte le domande » («l'Unità», 8 ottobre 2007). Che è una metafora efficace della condizione della sinistra nel XXI secolo.

19.7.08

il caso Eluana e la necessità di una legge sul testamento biologico

poichè due parole  sono troppe  e  una e poca  sul  caso eluana  e la necessità  di una legge sul testamento  biologico  concordo  con   questo bellissimo intervento   della cdv \  esterna  Maria Antonietta Pirrigheddu alias www.lunadivetro.it che  qui  ripubblico


Ancora un articolo che scandalizzerà i benpensanti. Probabilmente un’altra pia vecchietta scriverà un’accorata lettera di protesta a qualche giornale, come già è successo.
E’ facile scandalizzarsi delle idee degli altri… anche perché di solito non conosciamo affatto le nostre. Quelle che definiamo “opinioni personali” sono spesso idee altrui che ci sono state inoculate, magari fin da bambini, e che in realtà non abbiamo mai davvero analizzato. Le abbiamo accettate a occhi chiusi perché provenivano da una qualche forma di autorità: familiare, religiosa o più semplicemente popolare (sì, perché anche il “popolo” costituisce un’autorità, che però muta parere a seconda del vento).
Ben poche delle nostre convinzioni sono state maturate sulla base di esperienze o di attente valutazioni: perché pensare è faticoso, e si trova con facilità qualcuno che lo fa al nostro posto, naturalmente con il giusto tornaconto. Riuscire ad avere dei pensieri propri – che possono anche essere sbagliati, certo – significa essere liberi. Avere il coraggio di non nasconderli vuol dire impedire a chiunque di tenerci in suo potere.
Anche stavolta, dunque, darò scandalo cercando di riflettere su un argomento spinoso quanto attuale. Non chiamatelo “eutanasia”, per favore, perché mi riferisco a ben altro. C’è un nome diverso per la nostra ostinata opposizione alla morte naturale, ed è “accanimento terapeutico”.
Lo mascheriamo di perbenismo, sostenendo che solo Dio detiene il potere sulla vita e sulla morte, ma in realtà facciamo di tutto per toglierGli queste redini dalle mani. Non si tratta di stabilire quando e se sia giusto “staccare la spina”. Il ragionamento da fare è un altro: se un uomo è colpito da malattia irreversibile per la quale non vi sia alcuna cura, incamminato verso una morte certa, come possiamo permetterci di impedirgli di morire? Come pretendiamo di ostacolare il normale ritorno a Dio nel momento in cui è stato stabilito?
Temporeggiamo giocherellando con i tormenti altrui, indossando gli abiti di Grandi Sacerdoti che ne sanno più di Dio. E come ci sentiamo potenti in queste vesti, quanto ci sentiamo elevati! Siamo quasi onnipotenti: addirittura capaci di fermare la morte!
Per quanto tempo è giusto attendere il risveglio di un uomo in coma? Dieci anni? Venti? Forse possiamo porre la domanda in termini diversi: per quanto tempo riusciremo a mantenerlo – si fa per dire – in vita? Fin dove può arrivare la nostra perizia?
Certo, è più che legittimo tentare di tutto per riportalo indietro, attendere e sperare per un tempo ragionevole. Ma quando un uomo – o meglio la sua anima - si rifiuta di tornare, e sono solo le nostre macchine a dargli un respiro mentre il corpo si degrada e si accartoccia, qual è il limite tra speranza e ostinazione?
Nei rari casi in cui dopo molti anni di coma c’è stato un risveglio, questo ha significato per il soggetto il ritrovarsi forzatamente fuori dal mondo e dalla propria mente, nell’incapacità di essere davvero ancora vivo.
Un essere umano in stato di coma può comunicare - sebbene in modi impercettibili e a livello di sensazioni - con i propri cari. La famiglia conosce la forza fisica e interiore del proprio congiunto, e sa cosa lui desideri. Perciò, indipendentemente dal tempo trascorso, interrompere le cure contrastando il volere del paziente o dei suoi familiari significherebbe commettere un omicidio. Ma prolungare le cure a oltranza infischiandosene della volontà del paziente e dei suoi cari è un atto criminale, che non può essere giustificato da alcuna dottrina medica o religiosa.
Prendiamo ad esempio la storia di Eluana Englaro. Sedici anni in stato vegetativo permanente, mentre il povero padre chiede ormai da nove anni di porre fine all’accanimento terapeutico. Il monsignore che si è tanto scandalizzato della sentenza della Corte d’Appello - che finalmente ha preso una decisione - forse non crede nell’esistenza dell’anima. I casi sono due, infatti: o Eluana non ne possiede una, ed è solo un ammasso di carne in attesa della putrefazione, oppure abbiamo condannato la sua anima all’inferno per sedici anni. Un inferno che continuerà ancora per molto tempo, se qualche buona persona riuscirà ad impugnare la sentenza.
Ma con quale diritto teniamo un’anima prigioniera nel peggiore dei luoghi? Chi ci ha nominato suoi giudici? Siamo forse suoi padroni? E Dio chi è, allora?
Dio è sparito da molte coscienze, purtroppo. Siamo noi i nuovi dèi. Noi che tuoniamo dai pulpiti delle chiese contro i padri disperati che assistono al supplizio dei figli con le mani legate; noi che parliamo di diritto alla vita a chi vede i propri cari morire ogni giorno da anni. Noi che in nome di false ideologie abbiamo dimenticato cosa sia l’essere umano. Ma con quale coraggio pronunciamo la parola “carità”? Noi amiamo lo strazio e il tormento! Quelli altrui, naturalmente.
Anche quando abbiamo a che fare con malattie incurabili, grazie alle conoscenze mediche e tecnologiche siamo capaci di far sopravvivere un cadavere per anni, tra le sofferenze più atroci. Nella nostra superba moralità non ci toccano le umiliazioni e i dolori che infliggiamo ad un essere umano che non può difendersi. Purché respiri, lo obblighiamo ad essere un corpo che va in decomposizione prima di essere seppellito. Lo mortifichiamo costringendolo a farsi accudire in tutto e per tutto, violando la sua intimità fisica e psicologica. Alimentato forzatamente con liquidi artificiali, privato di quanto Madre Natura mette a disposizione dei vivi – il pane e l’acqua -, impossibilitato a muoversi e a parlare e allo stesso tempo preda di ogni tipo di spasmi, al punto da supplicare di essere ucciso, visto che la morte naturale gli viene negata. Verme, non uomo, senza più voce né dignità. Costretto dalla nostra bontà spietata a causare pene inenarrabili a coloro che più ama.
Abbiamo mai provato a stare accanto ad un nostro familiare in queste condizioni? Quando la morte sottratta passa da un corpo all’altro, da una psiche all’altra? Che diritto ha un medico, o un magistrato, o un rappresentante religioso, di condannare non soltanto un malato (la cui unica colpa è quella di aver esaurito la propria vita), ma anche le persone a lui care, altrettanto innocenti?
Ecco, è allora che tratteniamo nelle nostre mani il potere di vita e di morte, strappandolo a Dio. Così generiamo degli zombie, e di fatto impediamo ad un’anima di compiere il suo cammino. In nome di un distorto concetto di sacralità della vita, dimentichiamo la misericordia e commettiamo i peggiori soprusi.Forse è ora che cominciamo a riflettere sulla sacralità della morte.

L' attesa

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L' attesa


Per certe cose
non sono curioso
aspetto silenzioso
come un fiore fiorisce
poi lento appassisce
al calore dei raggi del sole. 
Adesso ho capito!
altre cose  che prima
non mi ero chiesto.
Stanno venendo a galla
piano...piano...piano
come quando il latte bolle
porta in superficie la panna.
E' bello attendere
il fascino dell'attesa
è una grande emozione.
Come quando ami una donna
                                   ti prende il tremore alle gambe                                  
tu fermo in silenzio
aspetti nascosto
all'angolo della via.
Aspetti il suo arrivo.
Piano...piano...piano
il tremore aumenta fino alla gola.
Ecco! è lei...
con un sorriso radiante
appare in fondo alla via.
Ti regala un saluto
uno sguardo
e lei silenziosa piano...piano
con la veste ti sfiora
quasi non odi i suoi passi
sparisce con la sua
veste bianca di lino
in fondo alla via.
Tu domani ancora innamorato
aspetti per vedere passare
il tuo amore
il tuo angelo biondo
che appare silenzioso
in fondo alla via...passano i giorni
aspetti sempre all'angolo ti chiedi
ma è un  sogno ho è esistita.


franca bassi


Borsellino insultato anche da morto

A 16 anni dalla  morte  di  Borsellino  deve  , come se  non bastasse   tutta  la merda   che  gli hanno  gettato  addosso  quando era  vivo    tanto  da  fargli dire  : << Mi sento come un morto che cammina  >>  in particolare  : 1)  la  richiesta   da  parte  dell amministrazione penitenziaria richiese ai due magistrati il rimborso spese ed un indennizzo per il soggiorno trascorsovi  quando in realtà  era iinsieme a  Giovanni Falcone   trasferitionella foresteria del carcere dell'Asinara, dove iniziano a scrivere l'istruttoria per il maxiprocesso ; 2)  quando denuncia  andando  a parlare dovunque e raccontare quel che accade alla procura di Palermo: per questo motivo rischia il provvedimento disciplinare e solo grazie all'intervento del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga si decide di indagare su ciò che succede nel palazzo di Giustizia. 31 luglio il CSM convoca Borsellino che rinnova accuse e perplessità. Il 14 settembre Antonino Meli diventa (per anzianità) il capo del pool; Borsellino torna a Marsala . Per  fortuna  non ha  conosciuto nè i  governi inciucio   nè quelli  berlusconiani  )  adesso anche  da  morto lo insultano   dando  la  procura di Masarla   e quindi la stessa carica  che  fu  di Borsellino   ad   Alberto di Pisa  Corvo di palazzo di giustizia di Palermo che nel 1989 vide proprio il magistrato protagonista del caso delle lettere anonime che aprirono una drammatica stagione di veleni. Ma da quelle accuse, processato a Caltanissetta e poi assolto, Di Pisa è stato definitivamente scagionato anche se chi avversava la sua nomina ieri ha ricordato che, per quella vicenda, fu comunque trasferito a Messina.nonostante per  quello  stesso incarico, era già stato designato, Alfredo Morvillo, attuale procuratore aggiunto di Palermo e fratello della moglie di Giovanni Falcone.
Ora  si  dirà ma  è   stato assolto  vero ma   come diceva  paolo  borsellino  : <<  L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati.  >> (Paolo Borsellino, Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa 26/01/1989)  il resto del  discorso lo trovate qui sotto  

 




  se  non  riuscite  a vederlo   andate sulla pagina  di arcoiris tv  



Lo so che  è  un video che ho già messo  da  qualche  parte  qui  nel blog  ma    le cose  riptute  giovano   soprattutto quando   a ricoprire  ruoli impotanti  è colui  (  anche  se   è stsato assolto  )  che  tiha  insultato e  gettato fango  o che  ( come nel caso di mio nonno paterno burocrate fascista  che  caduto il regime  fu epurato   e all'interno della commissione  c'erano  gente   che  era   stata  durante il regime  suoi sottoposti   )  che  prima  era  tuo sottoposto alle tue dipendenze  .
Ora  cari magistrati del Csm  va bene che  la  legge  è legge  e  quindi la  giustizia  in molti casi ( senza per  questo che esistano magistrati e  giudici intgerrimi come  Falcone  e Borsellino , de magistris  , la Forleo )  è  : << come una tela di ragno  : trattiene   gli insetti piccoli , mentre i grandi   trafiggono la tela  e restano liberi . (
Solone filosofo Greco   ) >> . Quindi non lamentarti  , ma  fai anche  autocritica  ,  se  ti danno dela  cloaca  , perchè spesso dietro   gli insulti  e le  volgarità   usati    la stra  maggior parte dele volte   cicero pro domo sua  o per  strumentalizzazioni politiche  c'è  un fondo di verità  . Concludo  con quando  mi jha scritto via  email    il compagno di strada  esterno  Attilio Mangano  curatore del    blog   duemilaragioni.myblog.it/ : << oggi Borsellino è stato rievocato  per polemizzare  con chi  critica la magistratura dimenticando di dire che su temi come quelli  della separazione delle carriere etc il suo amico Falcone era  favorevole e non a caso  aveva accettato di collaborare con Martelli . >>


Senza titolo 693

  VI PIACVANO LE MUSICHE DI VANGELIS ?  :-)


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Non serve Correre! - 1

stazione di servizioGarage giocattolo ultra cinquantenne, da me restaurato insieme a Buzzichino. Un lontano giorno, un mio cliente venne nel mio studio, e si meraviglio di come avevo reso accogliente l'ambiente, si guardava intorno, mi raccontò che nel suo ufficio, tutto era sterile, privo di umanità, e di calore, si fermo oltre un'ora e mi raccontò la sua vita. Spesso, davanti alla mia scrivania, dopo presi gli estremi, per espletare la pratica, si istaura  un rapporto cordiale, e si finiva a dialogare di altro; questo accadeva sempre, sia per  un giovane,  un anziano, un operaio, una donna, o un professionista, succedeva sempre la stessa cosa. Ho reso il mio spazio accogliente, dovevo starci per prima io, dovevo amare questo spazio e  senza rendermene conto, ci ho passato cinquanta anni, della mia vita. Molte storie. Sono racchiuse dentro questa stanza,  molti cari ricordi, ma cosa  centra questo vecchio garage? Questo è un regalo di un signore prima di darmelo mi disse: "Lo lascio a te, io ci ho giocato tanto, mi piacerebbe che lo conservi con amore, anche se sono sicuro che qui da te, è a casa. " Sono passati un po' di anni, Lui  aveva cinquanta anni quando è morto, ha lasciato la sua vita, in un dirupo a seguito  di  un'incidente, mentre si trovava in vacanza in Grecia. Desidero ricordarlo, e per rammentare a tutti quelli, che si stanno mettendo in nota per partire, ricordatevi: LA DISTANZA DI SICUREZZA E LA VELOCITA'. Non serve correre. E' megli arrivare con un po' di ritardo ma ARRIVARE! Franca Bassi


18.7.08

Soli. Senza altri occhi.

Sono io, sono veramente io. Qui dove non riesci a seguire il mio sguardo. Nascosto nella nebbia di un inchiostro nero. Sono qui finalmente e non ho paura di lasciarmi scorgere, di lasciare che quel che sento si intraveda.

Continua a leggere...

morti di serie A...

Non scrivo in questo blog da più di un anno....e mi dispiace dover ricominciare a farlo con un post che sa dell'incredibile, però sono amareggiato, deluso da come i nostri politici ci trattano, sia da vivi che da morti! Dopo le impronte digitali, l'economia che va a picco, le spese insostenibili, ci mancava anche essere classificati dopo la morte, in morti di serie A e morti di serie B ed oltre...come fosse un campionato di calcio forse!


Questo il mio racconto: (Mi scuso in anticipo con le persone che dissentiranno da questo mio monologo)


Un mesetto fa circa abbiamo pianto per loro, ci siamo commossi, abbiamo alzato il volume appena passava in TV la notizia di quella che è stata da subito definita una strage"...Sto parlando dei 6 caduti di Mineo, 6 vittime del precariato, delle assurde condizioni di lavoro con le quali qui in Sicilia si fa a pugni ogni giorno! A distanza di poco più di un mese dalla loro morte, l'Assemblea Regionale Siciliana ha approvato un DDL con il quale si estende ai familiari delle vittime le tutele stabilite dall'art. 4 della legge antimafia 20/1999, che prevede l'assunzione nella Pubblica amministrazione dei parenti delle persone uccise dalla mafia. (continua qui)

pensare a dale storie per addormentarsi altro che tv

mentre mi accingo a condividere con voi il miei pensieri pre onirici mi vine canticchiare il ritornello di dreaming my dreams dei Cranberrios contenuta nerll'album no need to argue ne trovate il resto  del testo e la traduzione in italiano insieme a gli altri dell'album qui http://thecranberries.altervista.org/testi_no_need_to_argue.htm




Dreaming my dreams with you

(...)


I'll be dreaming my dreams with you
And there's no other place
That I'd lay down my face
I'll be dreaming my dreams with you.




 (....)


Farò i miei sogni con te
Farò i miei sogni con te
E non ci sono altri posti
Dove poserei il viso
Farò i miei sogni con te




Ieri ero stanco sia per il cambiamento dell'orario di lavoro dalle 9.00 alle 8.00 e quindi il dovermi alzare alle 6.20 anzi che alle 7.20 sia perché dopo una giornata di studio sono andato a fare del moto ( corsa e camminata che era da febbraio che non facevo attività fisica ) , visto che i miei amici di greffa non escono ( c'è chi ha delle serate musicali , chi sin sta per sposare e quindi oltre il suo lavoro si sta costruendo la casa , quello “ d'oltre mare “ che ormai abita ed è sposato a Torino rientra ad Agosto ) e non avendo voglia di uscire a cercare altri amici e\o conoscenti decido non essendoci niente in tv e non avendo voglia di stare oltre l'ora pomeridiana decido di leggere un libro valium sdraiato e vestito sul letto .



Ma nonostante mi cala la palpebra per parafrasare un famoso spot pubblicitario di qualche anno fa    che  trovate  qui sotto






decido come ho sempre fatto essendo come ho specificato  in uno dei  tanti  post precedenti  un  ladro di pensieri ( ma non d'anime ) [  ] o come dicono in trete di me alcuni che non capiscono che tutte le arti si rifanno ( sia che si voglia innovare sia che si voglia imitare alla tradizione o a ciò che hanno scritto e detto altri prima di lui e non solo ) il di immaginare , ispirandomi ad opere artistiche -l etterarie in questo caso il figlio di bakunin ( libro  e film  1 scheda2 Trailler   da youtube i primi 10 minuti ) . Il quale ha ispirato oltre che  al cd live  dedicato  allo scrittore  bepe fenoglio   La terra , La guerra , una questione privata degli ex Csi e libro di Beppe fenoglio Una questione privata, Einaudi 1963 e  ai miei primi post risalenti all'inizio di questo  blog  1  e  2 ) .Ho immaginato di chiedere a mia madre chi era mio nonno materno morto quando ero ancora piccolo [ in realtà lo ho conosciuto bene perché quando avevo 24 anni ) e lei mi ha detto


proprio come la protagonista del film : << Così la smette di venire nei sogni a rimproverarmi ... >> , ed ecco che io ho iniziato a cercare notizie di lui partendo da Olbia il luogo dove s'era fermato e vi era rimasto fino alla morte e poi ho girovagato per per tutto io nord e il centro sardegna fino ad aritzo suo paese natale , sentendo varie persone che lo avevano conosciuto di persona e non o che ne parlavano male e bene , e poi .... verso le 23.00\23.15 mi sono addormentato . Ma  verso le 24.00 sono stato svegliato da degli ubriachi in strada ed ecco che per riaddormentarmi ho dovuto fare lo stesso con Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell'isola che non si vede di Michela Murgia Einaudi  (collana ET Geografie) 2008 e tanta era la stanchezza che dopo neppure dopo due minuti Morfeo mi ha ripreso e non mi ha lasciato fino all'alba quando poi  mi sono dovuto alzare per  fare le mie cose ,  comprare i giornali e   andare  al  lavoro

Senza titolo 692

Scrittori per bambini e per ragazzi contro la schedatura dei minori Rom attraverso le impronte digitali

Appello promosso da Vanna Cercenà



Tigri romantiche, trapianti suini, bestemmiatori fatali, smemorati fedeli, babbi Natale atletici, docenti truffaldini e omicidi su Google

Il prof di Economia si laurea in Fisica sfruttando un errore e gli esami di un omonimo L’accademico dell’anno è il prof. Sergio Barile, doce...