Glitterfy.com - Photo FlipbooksNuovi raid, pronta l'invasione di terra
Hamas minaccia di uccidere
i ministri israeliani Livni e Barak
Dopo la pesante offensiva ordinata da Tel Aviv, un missile lanciato ha colpito lo Stato ebraico. Appello dell'Onu. Israele ammassa carri armati al confine per l'azione di terra. Colpita in serata l'Università islamica. Nei bombardamenti muore un bimbo di 14 mesi. Libano, Hezbollah teme attacco.
Quello di oggi è per i palestinesi il giorno più sanguinoso degli ultimi 20 anni. Dal giugno del 2007, quando il movimento di Hamas ha preso il potere a Gaza, un crescendo di sangue e violenza ha flagellato la Striscia.Nell’ultimo anno e mezzo la situazione nell’area si è fatta sempre più tesa. Ecco i principali eventi degli ultimi 18 mesi:
- 14 giugno 2007: Hamas prende il potere a Gaza. Il presidente palestinese, Abu Mazen, viene allontanato dalla Striscia.
- 17 giugno 2007: il nuovo governo palestinese presta giuramento in Cisgiordania.
- 6 agosto 2007: il primo ministro israeliano, Ehud Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen si incontrano in Cisgiordania: è il primo faccia a faccia in territorio palestinese.
- 19 settembre 2007: Israele dichiara la Striscia di Gaza "entità ostile".
- 28 ottobre 2007: Israele introduce sanzioni economiche contro Gaza.
- 2 novembre 2007: primo incontro tra Hamas e Abu Mazen dalla presa del potere del movimento islamico nella Striscia.
- 10-13 gennaio 2008: George W. Bush fa la sua prima visita come presidente in Israele e Cisgiordania.
- 17 gennaio 2008: Israele impone il blocco dei confini con Gaza impedendo l’arrivo nella Striscia di provviste e beni di prima necessità.
- 27 febbraio-3 marzo 2008: oltre 120 palestinesi vengono uccisi in un’operazione militare israeliana a Gaza.
- 6 marzo 2008: otto studenti vengono uccisi in un istituto ebraico a Gerusalemme ovest. Hamas si assume la responsabilità.
- 4 giugno 2008: Abu Mazen cerca una riconciliazione con Hamas.
- 25 luglio 2008: Cinque miliziani di Hamas a una ragazza vengono uccisi in un attacco-bomba nella Striscia.
- 2 agosto 2008: Nove palestinesi vengono uccisi e altri 90 rimangono feriti in scontri tra le fazioni di Hamas e Fatah nella Striscia.
- 25 agosto 2008: Israele libera 198 prigionieri palestinesi.
- 5 novembre 2008: Sette palestinesi vengono uccisi in uno scontro con militari israeliani dopo il lancio di razzi dalla Striscia in territorio israeliano.
- 15 dicembre 2008: Israele libera 227 prigionieri palestinesi.
- 19 dicembre 2008: razzi vengono sparati da Gaza in Israele, poco dopo l’annuncio della fine della tregua tra Hamas e lo Stato ebraico.
- 22 dicembre 2008: Hamas accetta una tregua di 24 ore ma mette in guardia Israele sull’eventualità di un’offensiva, "riprenderemo attacchi suicidi".
- 24 dicembre 2008: Oltre 80 razzi vengono sparati dalla Striscia in territorio israeliano.
- 25 dicembre 2008: Tzipi Livni annuncia di voler mettere fine al dominio di Hamas nella Striscia.
- 26 dicembre 2008: Ancora colpi di mortaio e razzi contro Israele. Lo Stato ebraico apre le frontiere per far entrare nella Striscia aiuti umanitari. Due ragazze palestinesi vengono accidentalmente uccise da razzi di Hamas sparati verso Israele.
- 27 dicembre 2008: Israele scatena l’attacco nella Striscia di Gaza. Fonti parlano di almeno 195 vittime e oltre 200 feriti.
FONTE AGI
A suon di musica festeggerei ciò che la forza aerea israeliana sta facendo". Queste sono le parole pronunciate ad Al Jazeera da Ofer Shmerling, un funzionario della difesa civile israeliana, mentre venivano diffuse le immagini dell'ultimo massacro israeliano.
Poco tempo prima, caccia F-16 ed elicotteri Apache, forniti ad Israele dagli USA, avevano sganciato più di 100 ordigni su decine di postazioni nella striscia di Gaza, occupata da Israele, uccidendo almeno 195 persone e ferendone centinaia. Molte di queste postazioni erano stazioni di polizia, che, come in tutto il mondo, si trovano in mezzo ad abitazioni civili.
Molti tra i morti palestinesi sono agenti di polizia. Tra quelli etichettati come “terroristi” vi erano agenti del traffico in fase di addestramento. Un numero ancora sconosciuto di civili sono stati uccisi e feriti; Al Jazeera ha mostrato le immagini di diversi bambini morti, anche perché gli attacchi di Israele sono avvenuti nel momento in cui migliaia di bambini palestinesi erano sulla loro strada di casa da scuola.
La gioia di Shmerling è stato ripresa da israeliani e dai loro sostenitori in tutto il mondo; la loro violenza è giusta violenza. E' "auto-difesa" contro i "terroristi" e quindi giustificata. I bombardamenti israeliani - come quelli americani e della NATO in Iraq e in Afghanistan - sono bombardamenti per la libertà, la pace e la democrazia.
Il rationale per questi massacri risiederebbe nel fatto che Israele avrebbe agito in risposta ai razzi lanciati dai palestinesi.
Ma gli orribili attacchi di oggi segnano solo un mutamento nel metodo israeliano di uccidere i palestinesi. Nei precedenti mesi questi morivano di morte silenziosa, gli anziani e i malati soprattutto, privati di cibo e delle medicine necessarie attraverso l'embargo di due anni attuato dagli israeliani, embargo calcolato e imbastito con lo scopo di apportare sofferenze e privazioni a 1,5 milioni di palestinesi, per lo più profughi e bambini, ingabbiati nella striscia di Gaza. A Gaza, i palestinesi morivano in silenzio per la mancanza di medicine basilari: insulina, terapie anticancro, prodotti per la dialisi, tutte cose di cui gli israeliani ne impedivano l'arrivo.
Quello che i media non hanno mai messo in discussione è l'idea israeliana di tregua. Che è molto semplice. Sotto una tregua stile-israeliano, i palestinesi hanno il diritto di rimanere in silenzio, mentre Israele li affama, li uccide, e continua con violenza a colonizzare la loro terra. Non solo debilitando i loro corpi, ma anche il loro spirito e la loro mente: a causa dell'embargo, non c'è inchiostro, carta e colla per stampare i libri di testo per gli studenti.
Questa è la tregua israeliana. Qualsiasi risposta agli attacchi israeliani, anche le proteste pacifiche contro il muro dell'apartheid a Bilin e Nilin nel West Bank, incontrano proiettili e bombe. Non ci sono stati razzi lanciati verso Isreale dal West Bank, tuttavia gli attacchi di Israele, gli omicidi, il furto della terra, i pogrom dei coloni israeliani e i rapimenti non sono mai cessati per un solo giorno durante la tregua. L'Autorità Palestinese a Ramallah si è piegata ad ogni richiesta di Israele, costituendo perfino “forze di sicurezza” per combattere la resistenza nell'interesse di Israele. Niente di tutto ciò ha salvato un solo palestinese o la sua proprietà o il suo sostentamento dalla violenta colonizzazione di Israele. Non ha salvato per esempio la famiglia al-Kurd dal vedersi abbattere la propria casa di 50 anni per far posto all'insediamento dei coloni.
Ancora una volta stiamo assistendo a massacri a Gaza, come lo scorso marzo quando 110 palestinesi compresi decine di bambini furono uccisi in pochi giorni da Israele. Ancora una volta la gente di tutto il mondo prova rabbia e disperazione per l'impunità con cui questo stato fuorilegge commette tali crimini.
Ma la rabbia che si esprime oggi in tutti i media del mondo arabo non è diretta solamente contro Israele. Le immagini che vengono riproposte sono quelle del ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni al Cairo il giorno di Natale. Sono immagini che mostrano Livni e il ministro degli esteri egiziano sorridere stringendosi le mani.
Il giornale israeliano Haaretz scrive oggi che mercoledì il governo israeliano “autorizzava il primo ministro, il ministro della difesa e quello degli esteri a decidere i tempi e i metodi” per gli attacchi su Gaza. Chiunque si chiede, cosa ha detto Livni agli egiziani e soprattutto che cosa gli egiziani le hanno detto? Ha ottenuto Israele il via libera per insanguinare di nuovo le strade di Gaza? Pochi sono pronti a dare all'Egitto il beneficio del dubbio dopo che ha aiutato Israele ad assediare Gaza tenendo chiuso il confine di Rafah per più di un anno.
Al di sopra della rabbia e tristezza che così tante persone avvertono nei confronti delle uccisioni di massa a Gaza esiste un senso di frustrazione sui pochi mezzi per ottenere una risposta politica che possa cambiare il corso degli eventi, porre fine alle sofferenze e portare giustizia.
Ma vi sono dei mezzi e questo è il momento di sottolinerarli. Già si sono avute notizie di manifestazioni e azioni di solidarietà in città di tutto il mondo. Questo è importante. Ma che cosa accadrà dopo dopo la fine delle dimostrazioni e lo smorzamento della rabbia? Continueremo a lasciaire morire in silenzio i palestinesi a Gaza?
Tratto da http://electronicintifada.net/v2/article10055.shtml