19.10.13

CL, la lobbie di "Dio" da matteo tassinari http://mattax-mattax.blogspot.it/



E' tutto un complesso di cose

di Matteo Tassinari

Una chiesa, privata, in linea con gli umori della destra politica italiana, confidente di banchieri e imprenditori. Questo è il volto di Comunione Liberazione, che ogni anno si ritrova a Rimini in nome dell’amicizia e ne esce rinnovata negli affari. Comunione Liberazione (Cl d’ora in poi). Cl ha uomini in posti chiave come banche, fondazioni e istituti di credito. L'ex segretario della Dc Ciriaco De Mita, con la sua solita spocchia da filosofo greco romano, li definì con saccente alterigia "i teologi dell’estate". Oggi si sono trasformati in affaristi tutto l’anno. Il Meeting è una grande fiera vestita a ritrovo religioso e culturale. E per molti militanti sono convinto che sia così. Anche si vende di tutto, senza distinzione. Automobili, monete con incise i volti di papi o santi, batterie di pentole, il folletto contro la polvere, magliette, accendini e tazze con gadget come se piovesse che naturalmente fanno riferimento al Movimento fondato da don Luigi Giussani. Ma ciò che mi ha sempre colpito maggiormente, sono gli sponsor che si sobbarcano, economicamente, le spese dell'evento annuale ferragostano. Partiamo. Banca Intesa san Paolo. Una banca armata che nell’ultimo anno ha investito in commercio d’armi più di un milione di euro. Premi ad alta velocità per arrivare primi, fregandosene della devastazione dell’ambiente e del territorio circostante, Novartis la multinazionale svizzera che ha commercializzato il Ritalin, metilfenidato che veniva dato ai bambini troppo vivaci, una bomba che fino al 2007 era classificata nelle tabelle al pari dell’eroina, e oggi è diventata curativa.


Di tutto un pò
Paolo Scaroni, strenuo combattente pronucleare, fu arrestato nel 1992 per tangenti e patteggiò 1 anno e 4 mesi. Poi ancora Finmeccanica, il primo gruppo industriale italiano nel settore dell'alta tecnologia e tra i primi player mondiali in difesa, aerospazio e sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell'Economia italiano, che nel 2010 ha incassato più di 18 miliardi di euro per la vendita di aerei, elicotteri da combattimento venduti in massa ai turchi per poi uccidere milioni di Curdi, senza considerare le migliaia di bombe antiuomo costruite a Breda e disseminate per il mondo a seguito delle guerre. Ne sanno qualcosa le decine di popoli che hanno avuto a che fare con le mine antiuomo prodotte in Italia da Finmeccanica, congegni talmente sofisticati ed efficaci da rendere il “Made in italy” famoso in tutto il mondo. Non solo. Ora, i 3200 volontari del Meeting, indossano le T-shirt con il marchio di Finmeccanica, come metterci una Beretta, costruita e in dotazione alla polizia americana.


Pecunia non olet

E’ impensabile 

quanto spasmodico, notare come il male, il commercio, il daffare, riesca a mescolarsi col bene, la preghiera, la fede per dar vita ad un ibrido. Ho molti amici di Cl, per dire che è tutta brava gente, la critica ovviamente è al movimento e certi suoi precisi personaggi e alcuni aspetti del movimento poco trasparenti che non condivido affatto. Perché le cose, su non fatemi ridere, non sono così difficili da capire è che nessuno ha voglia di vederle alla maniera di Pier Paolo Pasolini che andava in Tv e denunciava con nome e cognome, o dal Corriere della Sera scriveva che Cefis e Sindona erano dei criminali di alto rango. Proprio per la sua indipendenza, forse la cosa che più gli era cara, ne a destra, ne a sinistra, ne al centro, lo Stato italiano non ha trovato impedimenti nell'ammazzarlo e i Servizi hanno eseguito il loro lurido lavoro una notte ad Ostia, il 2 novembre 1975. Doveroso ricordare che dal 13 febbraio 2013, a Scaroni, è subentrato come amministratore delegato di Finmeccanica Alessandro Pansa, figlio del famoso giornalista Giampaolo Pansa re dei capovolgimenti di fronte inaspettati, anche se per me è sempre stato di destra lui. La Nestlè, conosciuta per la produzione di latte in polvere che regala agli ospedali del Terzo mondo per testarlo, pratica vietata dall’Organizzazione mondiale della Sanità e che secondo l’Unicef porta alla morte ogni anno un milione e mezzo di neonati. recenti mosse della Nestlè nel campo del latte in polvere per neonati comprendono un'ulteriore violazione del Codice dell'OMS, cioè la pubblicità del suo nuovo latte ipo-allergenico, Good Start, negli USA.


La lobby di Dio

Si è scoperto che alcuni
neonati hanno sofferto di shock 'anafilattici', con pericolo per le loro vite, dopo essere stati nutriti con questo prodotto, non a caso la Nestlè è oggetto di un boicottaggio mondiale per la pubblicità irresponsabile del latte in polvere. Poi ci sono 36mila imprese di cui il fatturato complessivo è stimato intorno ai 70 miliardi di euro: è la “Compagnia delle opere” (d’ora in poi solo Cdo), ossia il braccio economico di Cl, una multinazionale che può competere con Holding al pari della Coca Cola verrebbe da pensare, considerato il movimento di interessi che smuove.





























La Cdo non è di natura universalistica
(?)
Il Celeste, i suoi fans lo chiamano così, come un dj
La Galassia C.D.O.
La Cdo è una galassia collocata nella zona oscura del profit o no profit, dove i dati pubblici se si vuole, non esistono. L'unica certezza è che negli ultimi anni, crisi o non crisi, ha continuato a crescere. Le aziende iscritte sono (per l’esattezza) 36.600, per un giro d'affari complessivo attorno ai 70 miliardi. L'elenco ufficiale dei soci non esiste, ma solo in Lombardia, feudo del governatore Roberto Formigoni, sarebbero 6mila, più di quelli di Assolombarda. I documenti depositati sulla galassia si contano sulla punta delle dita. La Compagnia delle opere, si legge nello statuto, non è assimilabile a Confindustria perché non è di natura universalistica, anche questa sarebbe carino spiegarla meglio. E se è vero che chiunque può affiliarsi alla “Compagnia”, è anche vero che può farlo solo sposando rigidamente un sistema di valori religioso estraneo alle altri imprese o organizzazioni. Senza girarci attorno, il Meeting è diventata l’ennesima passerella di politici o segretari di Stato bisognosi di consenso per creare ponti e nuove alleanze, ed è inutile che s’affannino a voler diversificare Cl dalla Cdo, sarebbe come negare i famosi pruriti di un benestante e politicante di Arcore. Per la decadenza inarrestabile e drammatica del Pd, basta ricordare cosa disse al Meeting di Rimini nel 2003 Pierluigi Bersani, allora responsabile economico dei Ds, indicando in Cl il modello su cui rifondare la sinistra. Si comprese perfettamente di che pasta fosse fatto il Partitone con Colaninno responsabile economico dopo che suo padre s’è arricchito con la vendita di Telecom. Bersani la menò per una settimana con questa menata dell’organizzazione di Cl da applicare alla sinistra. Robe da pazzi! Eppoi ci si lamenta di Berlusconi, guarda che politici ti ritrovi a sinistra e solo allora ti avvedi di che male soffre la bestia. Che bella sarebbe stata, per Bersani, la trasversale alleanza tra mondo cooperativo bianco e rosso per gestire appalti nel welfare e nell'edilizia. Coop rosse e Compagnia delle Opere, quanto sarebbe stato bello realizzare affari insieme, non ditelo al giaguaro smacchiato, è ancora lì che si rosica le unghia dopo aver deluso non poco. 














Lo scopo attivo della Cdo
Non è quello di tutelare le proprie imprese, come dicono, ma è quello di costituire una maestosa e roboante lobbie in grado di condizionare le scelte politiche a seconda dei propri interessi. E’ lo stesso presidente della Cdo, Giorgio Vittadini a dichiarare: “Lo scopo di un’impresa eccede lo scopo dell'impresa stessa”. E infatti “Il Celeste”, Roberto Formigoni, favorì la Compagnia delle Opere e per questo la sua giunta fu accusata per una storia di mazzette per una discarica. Più chiaro di così, agevolazioni garantite a pioggia ai soci riuniti in 36 sedi nazionali e 16 estere, davvero un ibrido che se vuole sa fare la voce robusta e influente

uscita del romanzo science fantasy Gli Dei del Pozzo dell'autore Gianluca Turconi, opera illustrata edita da Eterea Comics & Books

Segnalo  l'uscita del romanzo science fantasy Gli Dei del Pozzo dell'autore Gianluca Turconi, opera illustrata edita da Eterea Comics & Books.  dalla  lettura   del  primo capitolo  promette bene

Di seguito sono riportate le informazioni relative al romanzo, la cui immagine di copertina è in allegato, nonché i collegamenti diretti alla lettura gratuita dei primi capitoli del libro, al booktrailer video, alla galleria illustrazioni scelte dal contenuto e agli store consigliati per l'acquisto.


Dati identificativi dell'opera


Titolo: Gli Dei del Pozzo
Autore: Gianluca Turconi
Editore: Eterea Comics & Books
Pagine: 520 (indicative, in formato per iPad)
Costo: euro 4,99
ISBN:
9788890871153
Note: romanzo illustrato
Galleria illustrazioni: http://www.letturefantastiche.com/illustrazioni_gli_dei_del_pozzo.html
Booktrailer video: http://www.letturefantastiche.com/booktrailer_video_gli_dei_del_pozzo.html
Lettura gratuita dei primi capitoli del romanzo
Librerie on line consigliate per l'acquisto dell'opera
Amazon: http://www.amazon.it/Gli-Dei-del-Pozzo/dp/B00F98K1T8/
Kobo: http://www.kobobooks.it/ebook/Gli-Dei-del-Pozzo/book-Zc_qLZfDPUW4nQKUM7ZNhw/page1.html?s=pIbxl3Ra8EuAqBx6z6fHRg&r=1
BookRepublic: http://www.bookrepublic.it/book/9788890871153-gli-dei-del-pozzo/

Il romanzo può comunque essere acquistato nella propria libreria on line di fiducia.

IL ROMANZO
Scienziati e Paladini, uomini e Dei: lotte cosmiche nel romanzo science fantasy "Gli Dei del Pozzo" di Gianluca Turconi, edito da Eterea Comics & Books.

Entriamo nella Trilogia del Pozzo, con questo primo volume.
Gli Universi collidono, passato e presente si fondono in preparazione di una battaglia finale con il Destino, in un romanzo che mescola fantascienza, fantasy e orrore cosmico.
In questa densa opera, una narrazione serrata trasporta il lettore dal sole dei corrotti Caraibi odierni alle brume e al fango dell'Europa dei secoli bui medievali: un gruppo di scienziati e mercenari, in un'inattesa alleanza con paladini e streghe, dovrà affrontare gli orrori sovrannaturali propagatisi nell'Impero franco di Carlo Magno, per scoprire che l'immensa posta in gioco oltrepassa il Tempo e lo Spazio.
Un giovane contrabbandiere di nome Scott sonnecchia nella corrotta Belize City finché non viene coinvolto dagli scienziati Astrid Arnberg e Lucious Morris nel tentativo disastroso di ripetere un controverso esperimento scientifico al centro di un uragano.
Il coraggioso paladino Rollant, signore della marca di Spagna, dopo la sua caduta in disgrazia presso la corte di Carlo Magno deve affrontare battaglie inaspettate, con l'Impero invaso da esseri sovrannaturali e la Corte dominata dal misterioso Esegeta.
Tempo e Spazio si annullano e vigliacchi ed eroi, uomini del passato e del presente, vecchi e bambini dovranno unire le forze per contrastare l'espansione del mostruoso Pozzo e confrontarsi con l'Intelligenza oscura che lo domina.
Dodici capitoli di azione e mistero, orrore e misticismo impreziositi dalle illustrazioni di Lorenzo Daddi che portano alla vita protagonisti e creature.

L'AUTORE


Gianluca Turconi, nato nel 1972, già più volte finalista al Premio Alien per la narrativa fantascientifica e vincitore della XIII Edizione del Premio Lovecraft per la narrativa fantastica, ha effettuato studi linguistici e giuridici, e attualmente vive e lavora in provincia di Monza e Brianza.
Da quasi un ventennio sostenitore del Software Libero, è stato uno dei fondatori del progetto di marketing internazionale, di documentazione e di localizzazione italiana della suite software Apache OpenOffice, nonché curatore del dizionario italiano utilizzato dai programmi software Google Chrome, Mozilla Firefox e Thunderbird.
Nell’ambito della narrativa fantastica e sportiva ha pubblicato per case editrici e riviste specializzate nazionali e straniere (Delos Books, Axxon, Graphe, DiSalvo, A3), ha rivestito il ruolo di editor per il romanzo «Figlio della schiera» di Giampietro Stocco (Chinaski) e di selezionatore e coordinatore della traduzione per l’antologia di narrativa fantascientifica in lingua spagnola “Schegge di futuro”.
Biografia/bibliografia completa disponibile su: http://www.letturefantastiche.com/autore.html

LA CASA EDITRICE


Eterea Comics&Books è una casa editrice fondata nel 2013 a Firenze da un gruppo di giovani professionisti per pubblicare esclusivamente eBooks e eComics.
Il suo elemento distintivo è il nascere esplicitamente per il crescente mercato dell’editoria digitale, che diverrà a breve il settore trainante del comparto editoriale, e la volontà dei suoi fondatori di innovare tecniche produttive, rapporti di collaborazione, forme e contenuti per questa nuova realtà.
Eterea è specializzata in narrativa, pubblicando prevalentemente romanzi inediti di autori italiani, privilegiando opere originali che superino le ristrette definizioni dei generi letterari. Attraverso il suo sito e i blog dei suoi autori mira a stimolare dibattiti e interesse per le sue pubblicazioni e l'editoria digitale in generale.

Attualmente pubblica le collane di narrativa breve "Scintille", narrativa fantasy "Chimere" e fantascientifica "Time Warp", a cui si andranno ad aggiungere prossimamente collane di fumetti e narrativa gialla.

rettifica del post : kebab ecco la composizione

 Come  il precedente post   e  tutti  gli altri post  sull'alimentazione   ci tengo   a  precisare che      come  suggerisce  : <<  a precisare che questo post non è volto a criticare le scelte di nessuno,ognuno è libero di mangiare quello che meglio crede è solo a scopo informativo...non l'ho scritto io l'ho trovato e l'ho postato...nessuno è qui a puntare il dito contro nessuno...fate quello che volete e se trovate un post dove si dice che certe insalate fanno male (...) >> Dario della pagina  facebook  amiciaquattrozampe  di   postate pure qui o  su  miei  profili  dei vari  social network (  se  non  siete  fra  gli utenti e  volete  scrivere articoli \  post    contattami    )   .

Ora   visto  le  critiche   ( ed  anche  giuste  )   che  ha creato   il post precedente   scrivo qui una  rettifica  . Mi  mi sembra   doveroso    farla   rispondendo   ai commenti   che  tale post  ha  creato

Cari anonimo\a  
 << Quanto sei ignorante! La macellazione di quell'agnello avviene secondo le tradizioni arabe. le bestie vanno macellate seguendo determinate procedure che portano al dissanguamento delle cari, che non ha nulla a che vedere con il kebap, kepap fatto in italia, che, per essere venduto qui deve seguire determinate leggi. La carne del kebab è essenzialmente carne di ovini, non è nociva… ma giustamente c'è chi pensa che mangiare un polmone faccia male. Ma ovviamente l'inchiesta di ONE VOICE è indiscutibile. La gente ottusa non porterà avanti questo paese >> ., <>
 certo sono ignorante  perchè  ignoravo  tali cose  , ed  ho preso   fidandomi  della serietà dell'articolo , per  buono quello  che  v'era  scritto, senza  verificarlo  . Quindi prendendo atto   delle  vostre  osservazioni  in particolare  questa  : << (...)  qui si spiega perchè è bufala: http://leganerd.com/2013/06/14/bufale-un-tanto-al-chilo-i-kebab-e-lorticello/ [ oppure  un altro  link http://tagli.me/2013/06/15/la-bufala-del-kebab/ ]  Ma si, continuate a credere a qualsiasi fandonia, ce ne sono a bizzeffe! >> di Masis Shahbazians. Nessun razzismo  o  nazionalismo  \  campanilismo   da parte mia  , e  poi non credo  che  spiegare il perchè  un cibo  è malsano  o  non ti piaccia  sia  razzismo  . 

 E quest  post rettifica  e  a  voi dedicato

Ulteriori " prove  " che  gli articoli citati  nel post  precedente   fossero errate  e  che  la  notizia    risultasse  una bufala  \ luogo  comune    vengono oltre  che  dall'articolo  (  veder l'url  sopra  )    della leganerd.it    da    questo discussione  su facebook   con la mia  utente   e  compagna  di strada    fin dalle origini ( leggi  cdv.splinder.com ) di questo blog  Loredana  Morandi







Marco Gisotti
Non entro nel merito della scelta vegetariana, per cui ovviamente la carne è un tabù etico prima che sanitario, ma invece faccio notare che la notizia che gira da anni sulla "qualità" delle carni di kebab è in buona parte una bufala. Innanzitutto si tratta di una ricerca fatta in un territorio diverso dal nostro con norme e abitudini sanitarie diverse, molto diverse, soprattutto in ambito alimentare. Inoltre nel passa parola di questa notizia diversi elementi sono stati via via omessi, esagerati o inventati. Per esempio quando si dice che gli scienziati non hanno saputo capire l'origine di alcune carni, sembra molto difficile che possa essere vero perché con analisi molecolari e del DNA avrebbero potuto individuare persino l'origine dell'allevamento di ogni singola parte e, comunque, certamente se fosse sto polmone od occhi (come poi gli occhi possano finire in un kebab è una fatto che ancora non capisco proprio sul piano meccanico).se si escludono i vegetariani per ragioni etiche, chi ha divieti di ordine religioso, chi soffre di particolari allergie, per tutti gli altri mangiare un kebab non è più pericoloso di mangiare un pollo di rosticceria o un supplì condito con ragù. In calce riporto una delle poche cose serie che circolano sul tema, e che riguarda l'Italia


Mustafà Milani Amin Il Principe dei Credenti, Ali Bin Abi Talib (pace su di lui), diceva: "Non fate dei vostri stomaci, delle sepolture per le bestie"


Grazie Marco Gisotti per le spiegazioni e grazie Mustafà Milani Amin per la perla di saggezza con la quale hai voluto integrare questa discussione. Scusatemi se ridevo, ma lo staphylococco aureo è un virus mutato da quello dell'influenza che reca parecchi dolorosi disturbi all'essere umano, ne è affetto ad esempio il cantante Vasco Rossi, ma dopo la cottura non se ne trova più alcuna traccia scientificamente attendibile.Non solo, lo Staphylococco Aureo è infettivo soltanto per inoculazione (è necessario che un flebotomo, zanzara o pappatacio, pungano l'essere umano per contagiarlo) perché non è infettivo neppure per le vie aeree.


Quindi  mangiatelo  pure , non partite prevenuti  ma occhio  alle versioni occidentali   e quelle  originarie 

17.10.13

la grande bellezza un film soporifero

In uno de miei  sabati solitari , ho  visto  con i miei  vecchi La grande bellezza 






Secondo  i miei   in esso ci sarebbero  << RICHIAMI A FEDERICO FELLINI ED ETTORE SCOLA
Meno barocco rispetto ai film precendenti di Sorrentino, La grande bellezza ha molti punti in comune con il cinema di Federico Fellini e con i suoi Roma e soprattutto La dolce vita, a partire dall'elemento comune che hanno entrambe le opere: il protagonista osservatore. Come nel capolavoro di Fellini, Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1960, Jep Gambardella è soprattutto un osservatore del mondo esterno che diventa la principale ragion d'essere del film (è solo in un secondo momento che, attraverso una serie di colpi di scena e di ragioni legate alla sorte, Jep si ritrova ad affrontare anche un percorso personale). A differenza del personaggio di Marcello Rubini, interpretato da Marcello Mastroianni in La dolce vita, Jep Gambardella è più anziano ed è profondamente deluso dal suo rapporto con la creatività. Scrittore costantemente preoccupato per la sua biografia artistica alla deriva, Jep si ritrova a vivere tra le schiere di un'alta società in cui conversare è solo un rumore di fondo e il pettegolezzo è ridotto a meschinità istintiva. >> (    da  http://www.filmtv.it/film/52594/la-grande-bellezza/ )  Infatti 
In La grande bellezza vi è la presenza di un cardinale che pensa solo a provare ricette di cucina. Più che una critica alla Chiesa, si tratta piuttosto di una critica alla propagazione della cultura del cibo e della cucina gastronomica anche nei luoghi più inaspettati, come quelli dedicati alla spiritualità.
Sono inoltre presenti molte allusioni a Flaubert e al sentimento del nulla. La scelta di inserire tali rimandi in Sorrentino è stata dettata dal ricordo delle parole dello scrittore e regista Mario Soldati, che era solito dire che «Roma è la capitale che più di ogni altra comunica una sensazione di eterno: ma cosa è
l'eternità se non il sentimento del nulla?».
Le feste in serie, interminabili, i freak, le citazioni frivole, la noia, lo struscio, la stronza attrice che sta scrivendo un libro, l’attore che ama Proust ma anche Ammaniti, il pazzo, il poeta, il venditore puttaniere, il vescovo papabile esorcista che parla solo di cucina, la tardona, il provinciale, l’artista concettuale senza concetto, i nobili a noleggio, le suore, le signore, la donna madre che vanta il suo impegno civile e famigliare scordando di citare l’aiuto del partito e dei domestici. Un film partito  , bene   che  sembra promettente  , ma  poi è come definiscono  ( non biasimandoli  )   sempre  su filmtv  ,  di una mediocrita  . Un film  , pesante  , ampolosso  , prolisso   che  si disperde  in mile  rivoli senza  arrivare  a niente  . Infatti   ha  ragione  
Centocinquanta lunghissimi minuti per teorizzare, descrivere, rappresentare l’umanità variamente avariata e le miserie che in essa vi albergano e gli abissi che ne inghiottono la spenta plumbea esistenza.
Terra regina del risucchio bramoso Roma, la città eterna(mente insozzata deturpata dalle infestanti presenze addobbate a loro insaputa a simulacri della stoltezza). Landa desolata eppure (o proprio perché) traboccante individui in perenne stato di schizzata (auto)affermazione e di alterato (auto)isolamento (da se stessi, innanzitutto).
Limbo viscoso tra gloria e decadenza, Roma è una puttana antica dalle grazie marcescenti, la cui grande immensa bellezza è ridotta a giaciglio sepolcrale per l’ingorda funesta manifestazione della (post)modernità.
Centocinquanta comatosi minuti per irridere la (sovrana) sciocca mondanità, e tutti gli elementi (vivi o morti o inanimati o fulminati che siano) che ne definiscono la grassa aura e l’intorpidente struttura esclusiva ed escludente. E quindi si aprano le danze: le nottate festaiole, i festini, le sniffate di droga, le iniezioni di botulino, le sfilate di cafoni e radical chic (gli odierni freaks), l’arte contemporanea che affoga nella vacuità, le ampie terrazze che si affacciano sul Colosseo, i trenini dell’amore (e della morte), i turisti, i nobili a noleggio, i religiosi a mollo (nel medesimo mefitico calderone) …
L'ironia facile colpisce fiera obiettivi facili facili. Nel mentre, l’incredibile innesto di spiritualità spicciola è stridente come gli insistiti acuti di un castrato ad un funerale.
Centocinquanta vaporosi minuti filtrati dall’ottica d’un tizio vizioso e ozioso, Jep Gambardella (s’immaginino gli sforzi per escogitare, ancora una volta, generalità strane, particolari), reuccio del submondo mondano, che comincia a nutrire dubbi, a porsi questioni sul senso della (sua) vita e del tutto. Annoiato, cinico, disilluso, arguto, la battuta sempre pronta, un codazzo di fedelissimi al seguito, un troiaio a disposizione ovunque: chi è (stato), cosa pensa, e dove vuole andare Jep?
Domande (e potrebbero essercene un’altra decina, una più banale dell’altra) che giungono alla stessa mesta conclusione: a chi interessa?
[se non, naturalmente, al gran burattinaio e all'operoso burattino].
Centocinquanta minuti infarciti di palese boriosa eleganza e indubbia abilità nel comporre inquadrature e pose, nell’ottenere un’estetica ricercata e certamente bella, intensa e satura (direttore della fotografia è il bravissimo Luca Bigazzi), nel frullare soavi musiche sacre e becere robacce disco dance (perlopiù invadendo se non ammorbando), nel cantare le funebri gesta di un disfacimento e un degrado morale ancor prima che fisico. Nel cantarsele e suonarsele, invero, giacché l’opera del pretenzioso Paolo Sorrentino è un (lunghissimo) esercizio di stile che ne svela bellamente la presunzione.
Centocinquanta minuti, o giù di lì, per non dire nulla e per non raccontare null’altro che una furbesca serie di ovvietà, imbellettate a dovere (e piacere del gran cerimoniere).Fatalmente riutilizzabile la “clamorosa” rivelazione finale: «è solo un trucco». >> da  di filmtvM Valdemar scritta il 21/05/2013 - 
 Un film soporifero ,  si poteva  rissumere  massimo in 90  minuti  ,  con delle buone idee  e  ottime descrizione  di un italia culturamente in decadenza ,.     ma   mal  applicate  . a me Servillo è piaciuto molto di più in VIVA LA LIBERTA'. 

16.10.13

un motivo in più per odiare lo sport agonistico Padre ossessionato dal nuoto, integratori al figlio 14enne

 lo so  che  non è bello giudicare  la scelta  aberrante  del padre  , ma non ce la  faccio .  Quindi mi chiedo  ma  che  cazzo  di genitore  sei  ? .


 La passione per lo sport, unita ad altissime aspettative per il figlio e a uno spirito di competizione fuori dal comune hanno giocato un brutto scherzo a un padre di Treviso. Perché quella passione e quelle aspettative, secondo la procura del capoluogo veneto, si sarebbero trasformati in una vera e propria ossessione.L’uomo, infatti, avrebbe obbligato il figlio 14enne a impegnarsi nella pratica del nuoto fino all’assillo: non solo calibrando le dimostrazioni d’affetto a seconda dei risultati conseguiti nelle competizioni; non solo costringendo il ragazzo a ritmi d’allenamento definiti “ossessionanti” e a un regime alimentare estremamente rigido; ma, addirittura, obbligando il figlio ad assumere integratori alimentari non adatti alla sua età, finalizzati ad aumentarne le prestanze fisiche. Il genitore è ora indagato per maltrattamenti in famiglia.

Roma mamma costretta a disegnarsi le strisce invalidi da sola: finalmente il Comune interviene

da www.ilmessaggero.it
MercoledìLa sorpresa deve essere stata grande. Verso le 11, sotto casa, è spuntata una squadra del Dipartimento mobilità per disegnare quelle strisce gialle che aspettavano da mesi nonostante una regolare richiesta al Comune (in realtà il pass era stato spedito per raccomandata l’8 maggio ma non era stato ritirato).
Un posto auto per invalidi sotto casa, in via De Carolis alla Balduina, per permettere a un figlio (in coma dopo un incidente e ora in ripresa) e alla sua famiglia di andare a fare la riabilitazione tutti i giorni. Il caso, portato alla luce da Il Messaggero questa mattina, ha scosso l’assessorato ai Trasporti e alla mobilità. Dopo aver letto l’articolo, nel quale la mamma di Giuseppe, 24 anni, spiegava di essersi disegnata da sola le strisce gialle per la rabbia di non trovare mai parcheggio, l’assessore Guido Improta ha chiamato a casa per conto del sindaco Marino. Ha parlato con il padre del ragazzo e ha fatto spedire personalmente il pass. Ringraziamenti da parte della famiglia Angotti all’assessorato e al giornale che si è mosso per risolvere loro il problema. 16 Ottobre 2013 - 16:35
di Michele Galvani



15.10.13

Serafinian Quartet: Spiel Klezmer Spiel (sigla di Le Storie di Corrado A...

Orfani di Roberto Recchioni , Emiliano Mamucari , Franceso Busatta NO SPOILLER un nuovo fumetto militante ?



musica  consigliata    Master of War  -Bob  Dylan  e le sigle  di capitan futuro e capitan harloch  e  i cori , il finale  di  full mettal  jacket 


  ti potrebbe interessare  questo articolo    Di Orfani edizione Bao e di altre stupidate lette in rete.
http://prontoallaresa.blogspot.it/2013/10/orfani-bao-orfani-zero-e-delle-molte.html


Oggi  in edicola  , uno dei miei edicolanti di fiducia  , mi  ha  detto  : << è  uscito  questo nuovo fumetto della Bonelli  non te lo compri >> ? 
 Io ,nonostante  sapessi  che  stava  riferendosi ad  orfani  (  foto a  sinistra  )    ho tentennato  un po'  , ma poi  sfogliandolo , non ho saputo dire  di No alla  spesa   ed  in culo alla  crisi  ho comprato 
Eccone   un mio giudizio   , premettendo  che  dopo  :  Conan il ragazzo del futuro  ,Capitan futuro Capitan harloch ., le prime serie  di  futurama  ( I  II  )   e  i primi 100-50 numeri di Nathan never tale  genere  artistico  \ letterario  .non mi è piaciuto  granché  
Analizziamolo  nelle varie  sfaccettature
Grafica = eccellente  . sembra  di vedere un blu ray  trasferito  su carta  . ottimi i disegni . buona  la  copertina  , ricorda  i  vecchi  racconti  di fantascienza  della  collana Urania  che   che  si ritrovano  sulle bancarelle dell'usato  .
Riferimenti  = buoni   . In  alcuni  casi palesi   ed in altri  nascosti  , ma  facilmente  individuabili   \ riconoscibili   da noi guardiani della  memoria  delle  vecchie  generazioni  . 
Storia  = Bella  . Almeno  a  giudicare dal primo  numero (  se  ho abbastanza  € comprerò anche i prossimi numeri e   forse ,  ma per il 90 %  è NO  visto l'altissimo costo  30 €  circa, anche   gli speciali  della Bao   vedi  qui  per  ulteriori dettagli   )   è eccellente  . Essa  è coraggiosa   sia  come testimoniano  questi tre  video







 e  come    come   conferma la presentazione di Davide Bonelli  , direttore  dell'omonima casa editrice



 e  gli stessi autori  nell'introduzione   al  primo numero  

Inoltre   nel  numero 1   sono saltate  alcune  immagini   che sono invece presenti nel numero 0  e    trovate  sotto  prese ,  come l'immagine  a  sinistra ,   da  http://edizioni.multiplayer.it/



forse   c'è stato o qualche errore  o    è davverò   come dicono  nel  2  video  sopra  riportato    questa è  la particolarità  del fumetto in questione


Per  concludere  con sottofondo questa  canzone



 confermo quanto  detto  tempo  fa    in  " ultime cartucce della disney italia prima di passare alla panini \ fantasy bonelli e fantasy disney " . Inoltre  faccio  i  più sinceri auguri  al  trio   ed  un invito  a continuare  cosi  ed  emozionarci  ma  anche  a farci riflettere   , dandoci  spunti non solo d'evasione  ma  anche   per  farci prendere coscienza  e  reagire  al  <<   Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L'avverti quando vai a lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità.  >>  (  dal film  Matrix scritto e diretto da Lana e Andy Wachowski.   )  . Una  proposta  , provocatoria  per  gli autori e per a  casa editrice:  visto  la crisi economica  ,  e il genere  simile  tra  i  due  fumetti  , perchè non fondete o  fate  un collegamento reciproco  tra Nathan Never   e  Orfani  ? 


14.10.13

Vincenzo Ligios il documentarista che racconta l’isola della lentezza

canzone  consigliata 

Enzo Del Re - Primo Maggio 2010 - Lavorare con lentezza


ne  avevo  già parlato in precedenza  sui queste pagine ( cercate nell'archivio )  , ma  ne  riparlo perchè non i piace  l'oblio  . infatti riporto   dalla nuova  sardegna    d'oggi   14\10\2013


Vincenzo Ligios e i tempi blandi dei piccoli paesi sardi «Le interviste ai sindaci rispecchiano questa realtà» 
La linfa vitale nuova prende i piedi e va via E non ci si può aspettare che una persona abituata ad altre tecniche di produzione si reinventi a sessant’anni
VILLANOVA MONTELEONE Vincenzo Ligios, figlio d'arte. La vera notizia è lui, esordiente ventisettenne accanto – ma non troppo – al padre Salvatore, in un lavoro parallelo ripartito su un doppio percorso – la fotografia e il documentario – poi sintetizzato in volume, «Gli atlanti,
tracce di identità». Salvatore si occupa delle foto, Vincenzo del documentario. I soggetti sono 50 sindaci (45 uomini e solo 5 donne) di altrettanti paesi scelti fra i meno popolati. È un lavoro di ricerca sull'identità, tema che da qualche lustro intriga Tore Ligios. Non ci sono pregiudizi né ipotesi di lavoro preconcette: gli artisti debbono ritrarre la regina Ichnusa, oggi. Com'è, in base alle testimonianze in immagini e parole. Non come la sognerebbero loro. La parola al figlio esordiente. Partiamo dalla fine. Dopo la presentazione ti aspettavi tutti questi consensi? «Sinceramente no. Ma pensavo che da parte della stampa e di chi usufruiva delle interviste mi si ponessero più domande. Forse non si è avuto ancora il tempo di metabolizzare». Però il lavoro è piaciuto. Avevi dubbi su questo? Hai mai pensato che potesse essere difficile da capire? «Sì, il problema me lo ponevo. In fondo il prodotto non è commercialmente moderno come un'intervista in televisione». Cos'è, invece? «Una cosa molto più blanda, ha dei tempi più lenti, ma questo volevo ci fosse per combinarsi anche con la realtà di questi piccoli paesi quasi totalmente desolati». Sarebbe? «Nella vita quotidiana comanda la lentezza. Volevo che le interviste rispecchiassero questa realtà. Avrei potuto utilizzare un'altra tecnica adatta a renderle più accattivanti e veloci. Ma

13.10.13

gli animali sono come gli uomini ?

vedendo questo video   Una coppia di alaskan malamute che  affianca un bambino mentre  prova a gattonare, quasi a volerlo spronare.



e leggendo  sia   questo editoriale   di Valentina de poli  

09 ottobre 2013
Topolino  3020
Cari amici di Topolino
questo è un editoriale dedicato a tutti coloro che hanno un animale da compagnia, un cucciolo, un pesce rosso, un criceto, un maialetto.
Ad ispirarmi è stata la bellissima storia di Casty che state per leggere, dove si parte da una considerazione sacrosanta: "padroni" e animali tendono a somigliarsi. Mi è capitato di sorridere spesso incontrando distinte signore di una certa età uscire dal parrucchiere con il ricciolino canuto appena permanentato accompagnato da un barboncino pettinato e colorato nello stesso modo.Da piccola, durante le vacanze trascorse nel campeggio di montagna, attendevo tutte le mattine il passaggio davanti alla mia roulotte del signor Giorgio con il suo splendido boxer al guinzaglio: per me erano uguali, con quel labbrone sporgente e gli occhi all'ingiù! In questo momento a casa non c'è alcun amico di zampa, la sofferenza per la perdita del gattone Tao non è stata ancora superata. Però ripenso spesso a lui con nostalgia e a volte i miei ricordi vanno ancora più indietro e incontro con la memoria anche Mussy e Mirtillo, mici anche loro, il canarino Filippo, che era della zia ma ai tempi dell'asilo lo vedevo tutti i giorni e fischiava fischiava, le tartarughine d'acqua arrivate dal luna park...Certo che se qualcuno mi avesse detto che somigliavo a uno quasiasi tra loro mi sarei sentita come una star di Hollywood! Sapete cosa può diventare un problema? Quando cerchiamo a tutti i costi di forzare i nostri animali a fare cose da umani. C'è un film da ridere ma non troppo, Ti presento i miei, in cui Robert De Niro ha insegnato al suo gatto a fare la pipì nel water! Aiuto!É per questo che di primo impatto diffido un po' quando incontro animali con nomi da uomini... Ma dura un secondo, poi mi lascio conquistare dal primo abbaiare di Giorgio o dai morsini di Nutella. Come chiamerei un cucciolo se mi arrivasse adesso? Squee, che domanda! Leggendo la storia capirete perchè.Il disegno preso dalla storia di Casty è perfetto per sostenere la tesi delle somiglianze. Il signor Giorgio e il suo cane, però, erano molto più dolci!


sia questo commento sul sito di www.topolino.it

sofiaque9909 ottobre 2013 - 19:06
Amo talmente gli animali che anche per me sarebbe un complimento assomigliare a loro, come per Valentina. E credo che abbia ragione in pieno: i nostri animali vanno trattati bene, curati, accuditi, coccolati, ma senza dimenticare mai che sono animali, appunto, e non uomini!

Mano mano che leggo  la  storia in questione




mi   viene  sempre  più spontanea  questa  domanda . espressa dal titolo  . La  risposta  E'Si perchè anche  un uomo è un animale (  vedere  video sopra )   dal punto  e  sociale  No  dal punti di vista  fisico  , vedere questa  storia  

Sardegna Malata di leucemia, i medici le avevano sconsigliato la gravidanza ma ha dato alla luce un figlio sanoIl miracolo di mamma Rosanna«Volevo farlo nascere a tutti i costi, anche sacrificando la mia vita»

fintamente  apro sul giornale  leggo una bella notizia  
 da  l'unione  sarda del  13\10\2013
Sul volto il sorriso che solo una mamma può avere. Gli occhi azzurri sono due lampioni accesi puntati su un bimbo «voluto a tutti costi». Le mani accarezzano quel batuffolo di appena sette mesi, che di star fermo non ne vuol proprio sapere. I capelli corti hanno un taglio naturale, una crescita scolpita dalla chemioterapia. Rosanna Zedda (  foto sotto  )  è felice. «Sono una miracolata, il mio Tommaso è un miracolo». Ammalarsi di leucemia quando si aspetta un bimbo è una doppia botta difficile da affrontare. È diffidente, l'angoscia ha lasciato il segno. La tempesta di sentimenti che l'hanno accompagnata nella gravidanza non sono stati ancora assimilati. Rosanna, 38 anni
racconta la sua storia concentrata in pochi mesi. IL CROLLO DEL MONDO Due gravidanze andate storte. Il terzo tentativo, il più importante, deve cancellare il passato. Rosanna smette di fumare, segue alla lettera le disposizioni dei ginecologi del San Giovanni di Dio. Fa le analisi, le ecografie, rispetta la dieta. Vuol essere una brava madre. Per non correre rischi decide anche di non aiutare più il marito Stefano Ortu nella sua attività di agente di commercio. Non basta. Un giorno arrivano la febbre e i dolori. «Mi hanno ricoverata all'Ospedale Civile per alcune analisi. Il mondo mi è crollato addosso quando mio marito si è presentato nella mia stanza. Hai un problema al sangue , mi aveva detto, senza pronunciare quella parola maledetta: leucemia. Quando l'ho sentita mi sono sentita scoppiare. Paura, rabbia. Perché proprio a me, mi sono chiesta mille volte. Cosa ho fatto di male». Per curare il cancro del sangue i medici del San Giovanni e del Binaghi prospettano un'interruzione della gravidanza. «Di aborto non ne ho neanche voluto sentir parlare. Con la morte del mio bambino sarei morta anch'io. Avevo solo un obiettivo: farlo nascere. A tutti i costi, anche sacrificando la mia vita».
LA SFIDA E LA MISSIONE Rosanna non ha mai avuto dubbi. «Dovevo portare a termine la gravidanza». Quali sono stati i momenti più duri? «Devo confessare che quando mi hanno ricoverato al Binaghi ho attraversato un periodo disastroso. Passavo le giornate guardando gli uccellini che volavano tra gli alberi del parco dell'ospedale. Pregavo, mi affidavo alla fede. La chemioterapia era una bomba, e il futuro pieno di incognite. Per guarire devo aspettare il trapianto del midollo che mi donerà mio fratello». I pensieri vengono sopraffatti dagli eventi e dalle cure amorevoli di medici e infermieri. Rosanna fa due cicli di chemioterapia. La terapia dà i suoi frutti e finalmente arriva in sala operatoria per il parto cesareo. «Quando ho sentito Tommaso piangere per la prima volta è stato il momento più bello della mia vita. Ero felice, avevo portato a termine la mia missione». I momenti bui non erano finiti. «Sono stata con lui per dieci giorni, poi un nuovo colpo. Dopo il trapianto di midollo ho passato un mese chiusa in una camera sterile. Potevo vederlo solo attraverso un vetro. Ora voglio solo godermi mio figlio e mio marito. Tutto è finito grazie anche ai medici del San Giovanni e del Binaghi che ogni sera continuano a mandarci messaggi di buonanotte».

Il gioco  vale  candela nonostante i disagi , infatti  , sempre  seconda  l'unione   ,Dopo il parto ha visto il suo bimbo da un vetro
Lo studio di Gian Benedetto Melis, al primo piano del vecchio Ospedale Civile è in pieno caos da trasloco. Non lo ammetterà mai, ma la vicenda del bimbo nato sano da una madre malata di leucemia e sottoposta a cure chemioterapiche durante la gravidanza è una vicenda che va oltre la professione di direttore della clinica di Ostetricia e ginecologia. Un rapporto forte. Tanto che medici e infermieri del Binaghi e del San Giovanni di Dio sono diventati buoni amici della coppia di genitori. «Alla 32ª settimana scatta l'ora X. La donna era pronta per il trapianto e il piccolo era abbastanza maturo da evitare complicazioni polmonari», spiega Gian Benedetto Melis. «La signora viene condotta in sala parto. Difficilmente avrebbe sopportato un travaglio naturale, per questo decidiamo di sottoporla a un taglio cesareo. Il bimbo prematuro viene ricoverato in Terapia intensiva neonatale della Clinica Macciotta». Qui inizia uno dei periodi più difficili per la neo mamma. «Stare col piccolo per la donna è davvero pericoloso: il rischio infezioni è altissimo». I medici le concedono dieci giorni per assaporare il gusto di quel piccolo voluto con tutte le forze e poi la ricoverano nuovamente al Binaghi, dove poteva vedere il bene più importante della sua vita solo attraverso un vetro. «È stato un momento psicologicamente infernale per la signora, assalita da mille spettri sul futuro suo e del bambino».Un mese di calvario, ma alla fine la doppia sfida ha i suoi due vincitori. Mamma e figlio sono diventati il simbolo della volontà e della voglia di vivere.
Andrea Artizzu

«Decrescere per salvare la Terra, siamo a un passo dal baratro»

unione  sarda del 13\10\2013

«Decrescere per salvare la Terra, siamo a un passo dal baratro»

È preoccupato, il professore. Lo ha pure messo per iscritto in uno dei suoi tanti libri, stravenduti in molti Paesi. Sostiene che stiamo assistendo in diretta al crollo della nostra civiltà. Il sogno occidentale, spiega, è morto l'11 settembre 2001 con l'attentato alle Twin Towers. Ma prima c'è stata una crisi culturale con le rivolte studentesche del 1968, una crisi ecologica nel 1972 col primo rapporto del Club di Roma, una crisi sociale nel 1986 con la politica turbo-liberista di Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Segnali evidenti, tutti questi, che la festa è davvero finita.Serge Latouche, filosofo ed economista, è diventato una celebrità per la sua teoria sulla decrescita felice. In sostanza dice che abbiamo speso e consumato oltre le nostre possibilità ampliando la forbice tra i sempre più ricchi e i sempre più poveri. «Non poteva durare». La salvezza, a un millimetro dal baratro, è in una ricetta apparentemente semplice: scendiamo tutti di un gradino. Ossia: riduciamo consumi e lavoro, sprechiamo meno, rispettiamo l'ambiente. Altrimenti sarà la Fine.

Settantatré anni, tre figli e cinque nipotini (che racconta con affettuoso sorriso), ha insegnato all'università di Parigi. Ha una laurea in Economia, un dottorato in Filosofia e una specializzazione in Scienze politiche: questo cocktail gli occorre per illustrare con solide argomentazioni l'analisi sul futuro che ci aspetta. I denigratori dicono che è l'apostolo d'una sorta di pauperismo planetario, uno che vorrebbe mettere la Terra in saldi ma nessuno riesce tuttavia a collocarlo politicamente in maniera precisa. «Sto dalla parte degli esclusi del mondo», precisa lui mostrando indifferenza alla valanga di etichette che gli hanno appiccicato addosso.
Abita a Parigi quattro mesi l'anno, per altri quattro va in giro a tenere conferenze e lezioni e infine si divide tra una casa vicina ai Pirenei e l'appartamento di un'amica ad Arzachena. Cappello da marinaio bretone (che sarebbe piaciuto a Lenin), cammina aiutato da un bastone. È alto, asciutto, informale nel comportamento e nel modo di vestire. Il contrario di un super-accademico, insomma. Ad ascoltarlo, mentre raschia meticolosamente la schiuma di un cappuccino in un bar di Marrubiu (nell'Oristanese), c'è da restare stupiti per la chiarezza e la sorprendente capacità di esprimere con parole semplici concetti decisamente complessi. Si definisce obiettore di crescita per far capire quale sia la sua visione della realtà. E qui comincia una pacata e lucida requisitoria contro il capitalismo, lo sfruttamento selvaggio delle risorse, l'indifferenza verso tutti quelli che non hanno un posto a tavola. Se non ci mettiamo rimedio, e subito, sarà Apocalisse.
Perché decrescere?
«Perché non si può crescere all'infinito. L'ossessione per lo sviluppo ci ha fatto perdere il senso della misura. Bisogna ritrovarlo. Viviamo in un mondo che è stato dominato dalla illimitatezza. Una crescita infinita è incompatibile in un Pianeta che è invece limitato, finito».
Dove inizia la decrescita?
«Si deve rinunciare alla logica del sempre-di-più. Il nostro sistema è basato sul principio della illimitatezza: illimitatezza della produzione, che comporta la distruzione delle risorse rinnovabili e non rinnovabili; illimitatezza dei consumi, che significa creare continuamente bisogni artificiali; illimitatezza dell'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Il problema è che noi viviamo nel capitalismo e il capitalismo, alle sue radici, ci impone di avere sempre di più».
A proposito di capitalismo: lei è amato dall'estrema destra e dalla sinistra. Da che parte sta?
«Storicamente vengo dalla sinistra. C'è tuttavia un punto in comune tra gli estremi: difatti finiscono per congiungersi. Il capitalismo oggi si chiama modernità. Ecco, io critico la modernità, vorrei fuggirne prima possibile. Nello stesso tempo capisco la nostalgia di chi rimpiange il passato e propone uno sviluppo sostenibile. Ma veramente sostenibile».
Brutalizzando: sbagliato definirla conservatore illuminato?
«Lo scrittore George Orwell, autore della celebre Fattoria degli animali, invocava un presente non deviato, civile, onesto, possibile. La mia linea è esattamente questa. Poi, chiamatela come vi pare».
Lo sviluppo economico è una via senza uscita?
«Lo sviluppo economico, almeno come l'abbiamo interpretato e messo in atto, è una strada sbagliata. Non si può crescere all'infinito. Lo sviluppo materiale, tenuto conto che la materia è limitata, non può gonfiarsi senza fine».
Crescita, dal suo punto di vista, significa morte certificata dello sviluppo.
«Dello sviluppo come abbiamo voluto intenderlo noi, certamente sì. È la nostra storia a dimostrarlo».
Ha detto: liberiamoci dalla logica economicista. Vuol dire no alla globalizzazione?
«Noi francesi la chiamiamo mondializzazione ma, in fondo, le due parole sono identiche. La mondializzazione del mercato cos'è? Lo aveva detto Karl Marx molto prima di me: la Terra è mondializzata almeno dal 1492, ossia dalla scoperta dell'America. Allora, cosa c'è di nuovo? C'è che siamo arrivati all'omologazione totale, alla cancellazione delle culture locali, delle identità. Tutto questo ha un solo obiettivo: accrescere i consumi senza fermarsi mai».
Dunque dobbiamo smettere di sognare, sperare di diventare sempre più ricchi.
«Siamo costantemente ingombrati da, come dire?, la civiltà dei gadget. È il caso di abbandonarla: ci offre un arricchimento davvero modesto e solo apparente».
La decrescita è l'esatto opposto dello spirito del capitalismo?
«Da un certo punto di vista, sicuramente sì. Stiamo parlando del capitalismo che conosciamo, quello con cui facciamo i conti tutti i giorni, quello analizzato con precisione dal sociologo Max Weber. La finalità del capitalismo è il profitto. Profitto a qualunque costo».
Lei però critica anche chi parla di sviluppo sostenibile.
«Lo sviluppo sostenibile è il più bell'ossimoro inventato finora. Se si chiama sviluppo non può essere, per definizione, sostenibile. È l'invenzione di un vero criminale, recentemente condannato dal Tribunale di Torino a diciotto anni di carcere. Per capirci, il signore dell'amianto. Governa la più imponente lobby del cosiddetto sviluppo sostenibile ovvero il World business Council of sustainable development. Assieme ad un miliardario svizzero e un altro canadese (che si occupa di petrolio) hanno realizzato una società di marketing proprio per imporre lo sviluppo sostenibile».
Una grande ipocrisia, secondo lei.
«Qualcosa di peggio. Però si chiama semplicemente business. Affari e nient'altro. Gli affari non hanno odore: sono o non sono».
Il sole dell'occidentalismo è al tramonto?
«Penso di sì. Il filosofo Oswald Spengler parlava di declino dell'Occidente già tanto tempo fa. È un declino che pare non finire mai. O quasi: secondo qualcuno siamo a dieci anni dalla Grande Catastrofe».
Al sodo: il Pil (prodotto interno lordo) non può crescere all'infinito.
«Mi sembra una verità sotto gli occhi di tutti. Solo con le statistiche si può programmare e ipotizzare una crescita all'infinito. Crescita che abbiamo conosciuto in quello che si chiama trentennio d'oro, ovvero il boom del dopoguerra e dello sfruttamento del petrolio. Bene, quel tempo non tornerà mai più».
E allora?
«Gli economisti hanno però trovato il modo di farci credere che le cose possano continuare ad andare bene, ci hanno abituato-educato-convinto a una crescita fittizia, virtuale grazie alla magìa di una gigantesca bolla di speculazione finanziaria e immobiliare. Carte truccate che però sono servite a farci credere che in fondo non stava cambiando nulla».
Invece?
«Ora che s'è sgonfiata la bolla speculativa, debbono riconoscere che la crescita si è fermata. Parlano di un +0,5 o di un -0,5. Cioè inezie, briciole di sviluppo».
Quindi mentono i nostri governanti quando dicono di cogliere segnali di una ripresina?
«Naturalmente. È una truffa. A meno che non intendano per ripresina l'ipotesi che gli Usa non vogliano buttare sul mercato internazionale una parte della loro gigantesca montagna di dollari e allungare così l'agonia del sistema».
Tutti colpevoli, politici, imprenditori e sindacati?
«Certo, ognuno per la parte che gli compete. È quella che io chiamo la Santa Alleanza. Vanno tutt'e tre nella stessa direzione».
Con qualche eccezione: Enrico Berlinguer parlava di austerità già nel 1977.
«È stato di sicuro preveggente. Aveva capito con grande anticipo. L'austerità a cui si riferiva non è la parola d'ordine dei governi borghesi di oggi. Si richiamava alla necessità di stringere la cinghia, anzi di dividere la torta in modo più equo, per poter ipotizzare una prospettiva futura».
Federal Reserve, Banca Europea e Commissione Europea: è la troika che decide i nostri destini?
«Dietro di loro c'è un'oligarchia mondiale. Più o meno, sono quelli che si riuniscono ogni anno a Davos. Di tanto in tanto si incontrano come club di Bilderberg e, insieme, programmano e indirizzano il futuro di tutti. Sono loro che gestiscono il mercato finanziario mondiale».
Al succo della sua teoria: lavorare meno lavorare tutti?
«Direi meglio: lavorare meno per guadagnare di più. Ci aiuterebbe a ritrovare il senso della vita, che non sta affatto nel lavoro».
Ma lavorando meno, e dunque guadagnando meno, chi lo paga poi il mutuo della casa?
«Ci sono milioni e milioni di disoccupati che non hanno il problema del mutuo della casa. Hanno semplicemente diritto al lavoro come qualunque altro cittadino. Questa è proprio l'assurdità del nostro sistema: le aziende che chiedono ai dipendenti di lavorare sempre più e, sull'altro fronte, un oceano di persone che lavoro non ne ha. Bisogna imparare a condividere. Condividere significa giocoforza orientare verso il basso il livello collettivo di vita».
La sua ricetta per i disoccupati: rilocalizzazione sistematica delle attività utili. Che significa?
«Bisogna fermare l'emorragia di imprese che chiudono, interrogarsi sui piccoli imprenditori del Veneto che, strangolati dalle banche, si tolgono la vita. Una volta fermata l'emorragia, bisogna riavviare soprattutto la rete delle piccole imprese».
Un sospetto: non è che per lei le banche siano associazioni a delinquere legalizzate?
«Non necessariamente. Ma, con la trasformazione del capitalismo, che è diventato capitalismo finanziario, si occupano più di speculazione che non di aiuto all'attività produttiva. Stanno tradendo la loro missione».
Ammetterà che la decrescita è molto più facile da annunciare che non da realizzare.
«Inevitabile: siamo tossicodipendenti di questo sistema. Difficile rinunciare alla droga».
Lei applica la decrescita anche in casa sua?
«Faccio il possibile. Non ho il cellulare, mi sono liberato dell'apparecchio tivù, prendo l'aereo il minimo possibile e solo quando è strettamente necessario, vado in bici, sono diventato passeggero abituale dei treni notturni. Che, a differenza degli aerei, oggi sono molto modernizzati, puntuali e a buon prezzo. Rispettano più seriamente il mio tempo, insomma».

The Oldest Tattooing Family in the World \ 5 g L'antica tradizione di tatuaggio della famiglia Razzouk

Wasim Razzouk is a tattoo artist in Jerusalem’s Old City. Ink runs deep in his family. The Razzouks have been tattooing visitors to the Hol...