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10.2.14

Le foibe? In Italia vincono solo : l'oblio , i ricordo a senso unico , la mancanza di rispetto verso le vittime

musica  d'accompagnamento  Giuseppe Tartini - Sonata per violino in sol minore - 'Il Trillo del Diavolo'



per i primi due effetti rimando a quanto ho già scritto in precedenza nel post 10 febbraio giorno del ricordo o giorno dell'amnesia di stato ? io ricordo tutto
Perchè :  

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"Addirittura - denuncia Cristicchi - oggi c'è chi va in giro con la maglietta 'i love foiba', gente che scrive sulla mia pagina Fb 'le foibe sono ancora aperte per voi, ti ci accompagno io'. Insomma c'è uno scontro violentissimo su questa vicenda". Reazioni "che, in parte, mi aspettavo - argomenta Cristicchi - poiché con questo testo andiamo a toccare dei nervi ancora scoperti e quando si nasconde una verità, è come una pentola a pressione: prima o poi esplode. Devo dire, però, che queste accuse e queste polemiche nei miei confronti sono giunte solo dalle fazioni più estreme, sia da destra, sia da sinistra, addirittura da un'associazione di esuli. Quindi mi rifaccio a Oscar Wilde, secondo il quale quando un artista viene criticato da entrambe le parti vuol dire che sta facendo bene il suo mestiere".
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da  http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/speciali/2014/02/10/Foibe-giornata-ricordo_10045249.html

per   l'ultimo fatto invece , nonostante  sia  contrario alla celebrazione per  i motivi  detti e ridetti nei miie post  precedenti   , ma  favorevole  al ricordo , di tali avvenimenti  perchè  bisogna  impedire che l'ignoranza e l'indifferenza abbiano la prevalenza e perché tali orrori non si ripetano mai più e restino un ammonimento perenne contro ogni persecuzione e offesa alla dignità umana. E' un dovere nei confronti dei sopravvissuti, dei familiari delle vittime . Mi  da  fastidio   vedere  fatti come questi  Venezia  ( da  la stampa  )   il primo   e  roma www.ansa.it/  (    il  secondo  

POLITICA
Venezia, imbrattato il monumentoin memoria dei martiri delle Foibe  Vernice rossa sulla statua nel giorno del ricordo. Il sindaco Orsoni: “Atti vili”

 ANNA MARTELLATO                                                          

“Deploro questo continuo accanimento contro il monumento ai Martiri delle Foibe a Marghera”. Falce e martello, spruzzati da ignoti vandali con vernice rossa nella notte sul monumento in memoria dei Martiri delle Foibe, posto nell’omonima piazza a Marghera, in provincia di Venezia. Come a sfregiare, marchiare, giustificare quello che è, a tutti gli effetti, un genocidio. Non è la prima volta: sin dalla sua prima posa, e sempre in occasione della ricorrenza, il monumento è stato oggetto di gesti vandalici.  
(.....) 




 il mancato delle  vittime  perchè  d'essi qualunque  sia la  causa \la parte  per  cui siano morti  , da  colpevoli o da  innocenti  , o barbaramente uccissi    da qualunque  dittatura    e  democrazia  \  democradura  , vanno sempre  rispettati  perchè  essi sono sempre  morti . 


9.2.14

Bollate, ragazza picchia compagna. Nessuno la ferma e il video finisce su Facebook ( REPRISE )



ho ripreso questo  post   schifato   dal n, permettetemi  un  neologismo  di mia invenzione  ,   malpancismo    della gente  infatti  

PRENDETEVI LA BRIGA DI LEGGERE TUTTO: è IMPORTANTE :
"Tutti contro uno, o uno contro tutti oppure ancora, TANTI contro altri tanti?"
Avete presente quella notizia della 15enne menata? A parte il fatto che i giornali ci hanno mangiato TANTO MA TANTO MA TANTO, ci ha mangiato anche facebook,perchè si sà quste notizie danno da mangiare ai giornalisti.  ci ho mangiato anche io. Io ho mangiato un pò di psicologia e filosofia. Si perchè ho avuto una prova assoluta di quanto la gente con poco cervello, sia numerosa. La gente è inutile e ruba ossigeno all'umanità. A nessuno sarebbe fottuto un cazzo di quella ragazza se fosse morta di malattia , o di morte naturale. A nessuno.
Ma siccome inspiegabilmente quando succedono questi casi, tutti si sentono GIUDICI E DEI SCESI IN TERRA, sono tutti a favore della ragazza picchiata, ovviamente solo su facebook. Perchè se anche loro fossero stati davanti alla scena,si sarebbero zittiti esattamente come hanno fatto su facebook, oppure molti di essi avrebbe appunto incitato alla violenza. Inoltre nessuno si è reso conto che è peggio filmare tutto e rimanere in silenzio? no? E nessuno si è preso la briga di insultare che ne sò,anche chi ha voluto la rissa e filmava? no? e già. invece i commenti che incitano al suicidio o che augurano la morte alla bionda, bhè quelli si. Quelli sono grande dimostrazione di umanità. Ho fatto un piccolo esperimento. Ho fatto un profilo fake, con le foto della ragazza,bionda, si quella che ha picchiato la mora, la cosidetta "vittima" riuscendo appunto a sgamare il profilo. Ho ricevuto più richieste di amicizia di quelle che avrebbe ricevuto Marylin Monroe se fosse resuscitata.In giro di un ora le richieste sono arrivate a 100. Penso che si TERRIBILE questa cosa. Chiedere l'amicizia ad una persona, con lo scopo di insultarla?? MAH! che assurdità è ? La gente è curiosa. Vuole vedere. Vuole sapere. E si interessa solo di queste cose. Non gliene frega nulla a nessuno della sofferenza della ragazza. Una vale l'altra. A nessuno fa pena è chiaro.
E' solo una prova, per verificare la cattiveria, della gente, MASCHERATA DA SOLIDARIETà . E poi è facile prendersela su faebook, nel "tutti contro uno"In strada, nessuno nemmeno chi insulta su facebook, l'avrebbe veramente aiutata. Ripeto, avrebbero filmato per il gusto dello spettacolo. Poi , una volta a casa, tutti si sentono in diritto di protestare, di dirsi affranti,di dire che l'Italia è una vergogna. C'è anche chi insulta dicendo "AL SUD VI AVREMO MENATO" dando quindi conferma a chi dice che al sud si è più ignoranti ( che tontaggine!) che cosa cazzo vuol dire "FALLO AL SUD QUELLO CHE HAI FATTO A MILANO??"*_* AL sud la gente ammazza per strada con la mafia, che cazzo dite? Ma poi, dio cane, qualche giorno fà era la giornata della memoria. Tutti a rivendicare i diritti di pace e amore e uguaglianza. Come la mettiamo con i commenti di "devi morire" del "TUTTI CONTRO UNO"? troppo facile. E' una pura dimostrazione della mancanza di cervello umana, e dell'ipocrisia. Allogo una delle tante foto agli insulti. E'divertente vedere come la gente è stupida. Ipocrita. E cattiva. Ma nella giornata della memoria tutti, a difendere la vita altrui e a combattere il male con il bene. Ma poi che tonti. Loro non sanno che io ho accesso a tutti quei 100 profili , a cui, se voglio. Ruberò tutte le loro foto?? Possibile che la gente sia così TONTA?










Bollate, ragazza picchia compagna. Nessuno la ferma e il video finisce su Facebook



Una ragazzina di 15 anni ha accusato una sua coetanea di averle portato via il fidanzato e così l’ha picchiata fuori dalla scuola, a Bollate, nel Milanese. Il tutto è stato ripreso con un cellulare da alcuni compagni che hanno caricato il video su Facebook. Compagni che, come si sente dall’audio, hanno incitato le due a “battersi” senza sentire l’esigenza di intervenire per separarle, ma al contrario commentando la gazzarra con ampie risate. È successo attorno alle 14 del 6 febbraio all’esterno dell’Istituto tecnico Primo Levi di via Varalli, dove la presunta “tradita”(che non frequenta l’istituto) ha atteso l’uscita della rivale in amore e l’ha aggredita: capelli tirati, calci e pugni, mentre gli altri ragazzini riprendevano e ridevano senza intervenire. La studentessa picchiata non ha avuto bisogno di cure mediche e oggi i genitori si sono presentati in caserma per presentare denuncia





8.2.14

generation war giudizio parziale

In parte  è vero quello che  dice questo articolo di    http://www.dinamopress.it/ ma  che  cavolo un  po, un giudizio \  una recensione  meno ideologizzata  no  ?  . Qui   si nota  la  mancanza  o incapacità nel distinguere   quando  un regista  vuole dare  un regista  vuole fare un film interamente  storico  ( allora le critiche   , io parlerei più di stroncatura  ,   del sito  in questione    possono essere   giustificate  )   e quando invece   come   giustamente  fa notare  quest'altra recensione migliore di  dudemag.it    si vuole raccontare   la  <<  testimonianza di una generazione tradita dalla cieca fiducia nei padri e da questi mandata al massacro. >> . Insomma    più storie  personali    e delle loro crisi interiori . E poi   come dice  : Marco Guido Martini • 8 ore fa nel commento  a   dinamopress   : << 
In realtà le allusioni ai soprusi verso la popolazione russa e verso gli ebrei sono ben presenti nella storia. Non percepisco questo clima "assolutorio" che vedi. Quando Friedhelm va nel bosco e finisce su una pozza di sangue piena di mosche, sappiamo benissimo chi è il colpevole. E lo stesso Friedhelm di fatto costringe un gruppo di contadini innocenti a saltare in aria per aprire un varco ai suoi commilitoni, e che dire della fucilazione di un gruppo di contadini probabilmente innocenti? Non vediamo Auschwitz perchè nella trama non compare, in quanto Viktor riesce a fuggire prima di arrivarci. Ovviamente mostra anche debolezze e rimorsi, ma pensiamo che non vi siano stati ? >>  per  dare  un mio giudizio globale mi devo  rivedere  perchè  per  errore   ho  visto  la  seconda  , credendo che  iniziasse oggi    . Posso dire  che per  il momento, sto finendo di vederlo in streaming  sul sito  della rai  ,  sembra promettere bene ,  buone anche le musiche   , e  gli effetti speciali   .

10 febbraio giorno del ricordo o giorno dell'amnesia di stato ? io ricordo tutto

"Quando si guarda la verità solo di profilo o di tre quarti, la si vede sempre male. Sono pochi quelli che sanno guardarla in faccia." ( Gustave Flaubert )


  vi potrebbe interessare  il mio precedente post 
http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2014/02/le-foibe-lesilio-la-congiura-del.html


Ci avviciniamo , come tutti gli anni al 10 febbraio cioè a  Il Giorno del ricordo delle foibe e dell'esodo Istriano  - Dalmata 
 ed già iniziano ad arrivarmi email che mi fanno le stesse domande che mi vengono ai miei due post sull'olocausto : 1)  perchè ricordo l'olocausto \i e la shoah  e   2 )  perchè ricordo la shoah [ post  dedicato  a  negazionisti / revisionisti estremi  ].
Ma con alcune differenze eccole    .

1) Basta se ne parla troppo in tv.. ., non è vero che non se ne parla , ecc

No . non basta ,. almeno per me , se i miei  post su tali argomenti non li leggere  e credi pure a quello che ti raccontano i media affari tuoi   . Infatti è vero che se ne parla ma se ne parla solo a tesi costituita e poco o niente a 360 °  cioè vengono solo ricordate \ celebrate solo le nefandezze comuniste e per giunta ingigantite e decontestualizzate . E per questo che vengo da destra e sinistra imputato d'essere impreciso e fazioso , ma chi mi conosce lo sa che non è cosi .











Inoltre nei media non ufficiali invece ci basa su teorie pseudo-complottiste oppure più semplicemente fondate sul mero ed assurdo pregiudizio: foibe=uccisione di fascisti ., ;memoria delle foibe=revisionismo ,   esuli istriani  e  slavi =    fascisti  o  quanto meno  degli “indesiderabili(…) criminali (…) che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici”.  Infatti  da  http://www.qelsi.it ( un sito   di cui non condivido se non il  5  %  di quello che  dice   e  scrive   )  : << A questo proposito sarebbe importante che qualcuno progettasse, come hanno fatto per l’olocausto ebraico, di far partire qualche “treno della memoria” per far visitare anche i luoghi di questi orrori. Anzi, forse sarebbe meglio farlo partire dalla Stazione di Bologna, dove nel 1946 si è verificato un episodio di vera barbarie, protagonisti i ferrovieri comunisti che con tanto di bandiere rosse inveivanp contro gli esuli istriani dalmati giuliani al grido di “fascisti”, di fatto impedendogli di scendere dal treno e quindi di essere aiutati dalle dame della carità venuti in loro soccorso. Del resto per molto tempo i comunisti italiani erano convinti che dentro le foibe ci fossero soltanto fascisti che hanno meritato questa fine.
L’episodio di Bologna viene raccontato anche nel libro “Magazzino 18” di Simone Cristicchi appena uscito nelle librerie, che riporta la citazione dell’Unità del 30 novembre 1946, che considerava gli esuli degli “indesiderabili(…) criminali (…) che sfuggono al giusto castigo della giustizia popolare jugoslava e che si presentano qui da noi, in veste di vittime, essi che furono carnefici”.  >>  (  qui l'articolo completo ) . Fatti che   non  dovrebbero più avere  alcun fondamento né storico, né politico.
Per il Giorno del Ricordo  si dovrebbe trattare di un coinvolgimento tangenziale, e questo è valido anche per le posizioni negazioniste-riduzoniste (  di  certaistra per  i crimini da  loro commessi    e a destra ) o revisioniste ( da non confondere con negazioniste ) dell ex presidente della Croazia Stipe Mesic  colpevoli  di chiedere  che  si parli anche  dei   crimini fascisti.

2) tu odi il tuo paese

Diciamo che fra me e il l'italia c'è un rapporto d'amore ed odio ,che è troppo lungo da descrivere qui e ci porterebbe fuori tema ma che sarà ripreso in qualche futuro post ( chi vuole me lo ricordi via email ) . Esso può essere riassunto qui in questa scena del film   del 1989 diretto da Oliver Stone (Born on the Fourth of July)  ovvero   nato il 4 luglio particolare nel lasso di tempo che va  da l 0.40 a 1.00 


per  chi volesse  approfondire  il contesto   del  confine orientale e capuire   ciò che  c'è  ststo prima dele foibe  e  della dittatura e crimini di  tito e dell'esodo

Non sapevo che criticare certi atteggiamenti di noi italiani , fra cui quello di non volere fare i conti con il proprio passato bello o brutto che sia , e smontare alcuni miti come quello d'italiani brava gente significasse offendere il proprio paese .

3) come mai, tu antifascista e comunista narri e t'interessi di storia di destra e di fascisti ( un riferimento velato agli esuli ) .

Usciamo dalle vecchie ideologie che hanno caratterizzato gli ultimi 2 secoli del millennio precedente . Ed andiamo avanti . Il mio intento è è quello di tirare fuori , in maniera che si chiuda tale polemica e si possa ricordare ( pur nelle diversità di vedute ) tali avvenimenti , le responsabilità di ciascuno di noi dalòa destra alla sinistra . Ecco perchè condivido e  parlo anch'io a 360 gradi , per dare un giudizio globale aspetto a vedere lo spettacolo , il tentativo di Cristicchi dell'opera magazzino18
Infatti egli dice su repubblica del 7\2\2014 qui la versione integrale  dell'intervista   .<< (... ) Ecco perchè nel testo parlo ampiamente anche dei crimini di guerra commessi dall'esercito fascista italiano in Iugoslavia , in slovenia , dei rastrellamenti , dei processi e delle esecuzioni sommarie >>. Inoltre, e qui sta il riferimento al drammatico esodo delle popolazioni slave , se ti schieri o racconti dei tali eventi vieni << taciato come fascista . . In realta >> sempre secondo Cristicchi << gli esuili [ parlo anche per esperienza personale avendone conosciuto qualcuno, anzi meglio gli eredi ,   residente nella mia zona ] sono un popolo cosi vasto che comprende tutti , per la maggior parte hanno votato Dc  >> e ora centro destra ( la maggior parte , come si può vedere dai siti e forum su tali eventi ) . << Sempre strumentalizzati dalla politica per prendere voti . Questa storia non ha[  anzi  , corsivo mio , non dovrebbe avere  ] nessun   colore politico >> . Quindi un vfncl ( scusate la  volgarità   ma mi è scappato ) a chi riduce una storia cosi complessa ed  triste    , fatta di violenze , pulizie etniche , genocidi ed altri errori perpetrati anche prima della seconda guerra mondiale per italianizzare forzatamente    le popolazioni slave . Il caso  emblematico  di  questo processo è  quello   della   distruzione Il Narodni dom (in sloveno, Casa del popolo o Casa nazionale) di Trieste era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, un edificio polifunzionale nel centro di Trieste, nel quale si trovavano anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e un albergo (Hotel Balkan )  trovate nel link  sopra  maggiori dettagli  su  tale  evento  che determino  ed esacerbo  la conflittualità  già tesa  fra  Slavi ed  Italiani portando a quello che noi tutti\e  conosciamo  o almeno dovremo  conoscere 




Quindi cari amici    \ nemici come potete vedere anche se sono di sinistra la  penso come cristicchi << a differenza degli oltranzisti >> revisionisti estremi -negazionisti o peggio riduzionisti non giustifico ( anche se comprendo perchè se fosse avvenuta una balcanizzazione forzata , forse anch'io mi sarei comportato come le popolazioni slave prima dell'arrivo dei comunisti di tito ) << un crimine con un altro crimine >> abbassandomi al loro livello e passando da vittima a carnefice . << Mentre per loro le foibe sono state sono state un atto giusto dai parte dei partigiani , giusto buttare in quelle buche italiani , squadristi , fascisti ,un centinaio di preti (...) >>
Concludo  invitandovi   al dibattito  ( o via  email  o nei comenti qui  sul mio twitter  e  facebook  dove  metterò l'url del post   )    .
Naturalmente  , in quanto  non ho  ( ne  lo pretendo  d'averla )  la verità assoluta  s'accettano critiche  ed  osservazioni  ben motivate  e  documentiate  .
Ma  soprattutto  a  : <<  ricordare tutti questi fatti, che si tratti di foibe, di genocidio armeno, di genocidio ebraico, e tutte le altre atrocità dello stesso tipo.... i criminali, QUALI CHE SIANO, volevano occultare tutto questo con il velo dell'oblio e la congiura del silenzio...Invece è giusto che tutti siano informati, per non poter dire :" non sapevo"... che tutti sappiano chi erano le vittime e chi sono i boia criminali responsabili di tutti questi massacri...Chi li ricorda sta per forza dalla parte della ragione...>>  dal mio amico facebookiano  Guido Atzeni .
E poi   finiamola  con la guerra delle cifre  ( da  una parte  e dell'altra  )  perchè anche se  sono  poche migliaia   come dicono i documenti  ufficiali (   italiani ed  alleati )  o centinaia di migliaia  come  dicono  le altre  fonti  ( in cosiddetti  foiboici  ) sempre  d'orrori si tratta   che non vanno dimenticati   e taciuti   nè tanto meno strumentalizzati  politicamente  da una parte e dall'altra   

Aggiungo   questa   citazione de  Andreiana  : << (...)  se avete preso per buone \ le "verità" della televisione \ anche se allora vi siete assolti \siete lo stesso coinvolti.  (...) >>

7.2.14

Mare e galera, le spine dei ricci

da  l'unione sarda del  6\2\2014
Marco Noce


Sessantasette anni, da più di cinquanta «in acqua», Franco ha iniziato a pescare ricci di mare e venderli per strada in un'epoca che, rispetto al presente, era il Far West: prima del 1987 (quando ottennero la regolarizzazione a forza di scioperi) «eravamo tutti abusivi: io avevo 55 milioni di lire di verbali».Oggi i ricciai di Cagliari, un centinaio, hanno la licenza regionale, molti anche quella ministeriale, ma devono ancora aspettare la bustittedda . La seconda volta sono entrato il giovedì; sono uscito il martedì mattina, e subito in acqua a fare is arrizzonis ». E che doveva fare, rubare?
stagione, entrare in acqua, sperare che non ci sia il maestrale, e nei giorni scorsi erano di nuovo in agitazione. Le nuove regole (etichettatura, provenienza del pescato, Haccp per vendere la polpa in vasetti) sono severe e pensate per dimensioni quasi industriali, e loro continuano a collezionare verbali. Stavolta in euro. Più, quando si spostano fuori città, minacce e gomme squarciate.Franco ha visto di peggio: «Ho anche fatto galera. L'anno del colera era vietatissimo pescare. Mi hanno beccato due volte: una ricci, l'altra bocconi. Mi hanno dato cinque giorni e cinque giorni. Ricordo la prima volta, davanti al portone di Buoncammino, con la

Shoah Incontro con Beate Klarsfeld «La mia vita a caccia di ex nazisti»


unione sarda del 6\02\2014
Shoah Incontro con Beate Klarsfeld «La mia vita a caccia di ex nazisti»
« Macerto, io sono una casalinga. Sì, ho scritto qualche articolo, ma non sono una giornalista». Beate Klarsfeld   (  foto  a destra  )  sorride. In realtà la sua vita è ben
diversa da quella di una che sfaccenda tutto il giorno dentro casa: da oltre 40 anni dà la caccia agli ex criminali nazisti. Un impegno, morale e civile, talvolta anche fisico, che divide con il marito Serge, figlio di un ebreo morto ad Auschwitz, e poi trasmesso ai figli Lida e Arno, che ora indossa la divisa dell'esercito israeliano.A Cagliari per il convegno su “Shoah, Giustizia e Memoria”, la berlinese Beate, 75 anni tra pochi giorni, racconta una scelta, estesa negli anni ovunque ci siano dittature e diritti soffocati. Un filo di rossetto sulle labbra le illumina il viso e un tailleur pantalone grigio, con appuntata la Legion d'onore francese, avvolge il corpo magro e agile.Signora Klarsfeld, lei e suo marito Serge avete speso oltre 40 anni della vostra vita a cacciare gli ex nazisti. Come è nato questo bisogno di giustizia?
«Questa storia inizia con uno schiaffo, quello che ho dato al Cancelliere Kurt Georg Kiesinger».*
con  il marito  Serge  da  http://it.wikipedia.org/wiki/Serge_Klarsfeld

Come dare un ceffone.Uno schiaffo?
«Nel 1961 ho conosciuto mio marito Serge e due anni dopo ci siamo sposati. È stato lui, ebreo di origini rumene, ad aprirmi gli occhi: suo padre era morto ad Auschwitz. Tre anni dopo, in Germania, diventava Cancelliere Kiesinger, un uomo che era stato una pedina di collegamento tra il ministero della Propaganda di Joseph Goebbels e quello degli Esteri: non gli veniva contestata alcuna responsabilità, né si muovevano critiche sul suo passato. Credo che la mia generazione avesse la responsabilità di non essere in alcun modo complice del silenzio, ma fosse invece necessario ricordare. Per prima cosa, io e Serge abbiamo smascherato il suo passato: la difesa di molti ex nazisti era quella di dire di essere stati all'oscuro, di non sapere dello sterminio degli ebrei. Nel suo caso era difficile sostenerlo, e poi c'erano documenti chiari, forniti dalla Ddr. Il nostro lavoro aveva creato attenzione da parte della stampa, ma nonostante questo, nulla cambiava davvero. Bisogna fare qualcosa di più».
«Sì, un'azione simbolica, qualcosa che smuovesse le coscienze. Prima a Bonn, al Bundestag, ho urlato dalla tribuna nazista, dimettiti . Nel novembre del 1968 a Berlino, durante il congresso della Cdu, gli ho dato quello schiaffo. Fu un gesto eclatante, grazie al quale molti intellettuali come Günter Grass o Henrich Böll ci diedero il loro sostegno. Naturalmente tutto questo ha avuto per me conseguenze giudiziarie, ma poiché ero diventata cittadina francese sono stata processata e condannata da una corte in Francia».
Il suo Paese non riusciva a fare i conti con un difficile passato?
«Sono stati fatti molti passi avanti da quello schiaffo in poi. Ho compiuto un altro gesto simbolico, candidandomi con la Linke per la presidenza della Repubblica contro Joachim Gauck. Non avevo alcuna chance, ed è caduta nel vuoto anche la richiesta fatta dalla Linke di assegnarmi per il lavoro fatto una croce d'onore, onorificenza equivalente alla Legion d'onore».
C'è una letteratura fantastica sulla caccia ai nazisti. Voi li avete scovati sfogliando l'elenco telefonico.
«Erano tutti integrati nella società politica. Sembrava che la giustizia tedesca non volesse processarli. Heinrich Illers, ex capo della Gestapo a Parigi, lo rintracciammo in Bassa Sassonia, presidente di un tribunale specializzato in vittime di guerra. L'ex SS Kurt Lischka si occupava di esportazioni. Ma non era semplice portarli alla sbarra. Quando ci rendevamo conto che la protesta non bastava, passavamo ad azioni plateali: lui tentammo di rapirlo. Alla fine sono stati tutti processati da corti tedesche, e noi abbiamo visto queste persone condannate dai loro figli».
Mai chiudere gli occhi….
«C'erano tanti figli di deportati che non potevano capire perché questi criminali fossero ancora in libertà e loro non avessero ottenuto alcuna giustizia».
In Francia è esploso il caso Dieudonné. Vede segni di razzismo e antisemitismo prendere corpo?
«Non è libertà di pensiero dire che non sono esistite le camere a gas ed essere contro la memoria dell'Olocausto. A Parigi ci sono state molte dimostrazioni di estrema destra e sinistra, in suo favore. Si diceva: è cabaret, umorismo, io vedo un pericolo politico».
Lei ora è presidente onoraria dell'associazione per il Memoriale sardo della Shoah.
«Con la nostra fondazione supportiamo tutti i luoghi legati alla memoria dell'Olocausto. Dal memoriale di Berlino a quello di Wannsee. Serge è il vicepresidente del Memorial della Shoah, a Parigi. Il campo prigionieri di Camp de Milles, in Aix en Provence, è diventato il luogo della memoria, e sono moltissimi i giovani che lo visitano. L'Italia è al secondo posto per numero di studenti che visitano il lager di Auschwitz. I treni carichi di ebrei, diretti a questo lager, partivano proprio da Camp de Milles. L'errore è stato credere che in Francia gli arresti degli ebrei fosse opera dei tedeschi. Non è così. Il caso Papon ha ben messo in evidenza le responsabilità del governo di Vichy. Serge ha raccolto tutte le storie e le foto di bimbi ebrei francesi scomparsi in Francia».
Ci sono dossier ancora aperti?
«Per otto vecchi, ci lavora il centro Wiesental. È l'ultimo soffio».
Caterina Pinna

dalla siria due storie : quella di Ahmad Ayham l pianista siriano che suona fra le bombe e macerie ., e quella di Ghina Khalil ha 14 mesi "bimba miracolo": sopravvissuta sotto le macerie


la  prima  è quella  di  Ghina Khalil ha 14 mesi,




ed è stata soprannominata dai media di tutto il mondo "la bambina miracolo". Ghina è rimasta seppellita sotto le macerie della sua casa di Aleppo, bombardata da un raid delle forze governative. Sua madre è morta, lei è rimasta sepolta per tre lunghi minuti. Il video, diffuso su Internet dal Nour Media Centre e rilanciato dalla Ap, mostra uomini che scavano freneticamente a mani nude per rimuovere i detriti. Poi la testa riccioluta che emerge, e la bimba che si strofina gli occhi. Più tardi la bambina è ripresa con abiti nuovi, e non appare ferita. è sopravvissuta a un attacco aereo che ha ridotto in macerie la sua abitazione in Siria. Si sta riprendendo pochi giorni dopo il raid del 22 gennaio che ha colpito il suo villaggio, Maasraniyeh, vicino Aleppo, secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani. Dieci persone sono morte, tra cui 5 bambini e tre donne, anche la madre di Ghina, mentre venti sono rimaste ferite. Nel video di un attivista il momento in cui la piccola è stata salvata, dopo essere rimasta sepolta per almeno tre minuti. Ne è uscita fortunamente indenne. Al contrario di tanti altri minori morti nel conflitto: oltre 11 mila nel giro di tre anni, secondo diverse ong siriane. Sette su dieci sono rimasti uccisi da razzi e bombe.
la  seconda  


 Ahmad Ayham suona fra le vie di Camp Yarmouk, il più grande campo profughi palestinese che si trova a Damasco.Prima della guerra con suo padre costruiva e riparava strumenti, ora suona come volontario per alleviare il dolore della gente del suo quartiere



SIEDE al piano scordato fra le macerie di Damasco, e sotto la musica l'eco delle bombe. Ahmad Ayham suona fra le vie di Camp Yarmouk, il più grande campo profughi palestinese, quartiere che si trova nella capitale siriana, ne ospita oltre 137 mila. Con i suoi amici Ahmad porta in giro un piano scassato e suona le canzoni della storica tradizione palestinese o quelle più recenti, della resistenza siriana. Chi passa si ferma e canta.
"Lunghi anni sono passati, abbiamo assaggiato la amarezza del dolore. Dacci di più nostra Patria, chiediamo ciò che abbiamo perso. Dacci più amore e speranza, dacci di più". La sua musica si muove stonata fra le vie in cui non ci sono più cibo nè medicine.
L'osservatorio siriano per i diritti umani calcola che soltanto negli ultimi due mesi 86 persone sono morte di stenti soltanto a Camp Yarmouk in cui si sopravvive grazie alla solidarietà e al volontariato anche di persone come Ahmad che di professione, fino a prima della guerra, con suo padre, costruiva e riparava strumenti. Ora che nessuno li suona più, ora che violini e pianoforti restano in silenzio fra la polvere delle macerie e non ci sono più bambini a studiare gli spartiti stracciati. Ora che le notti sono accompagnate dalle esplosioni. Lui suona. E idealmente è parte di un'orchestra. La sua musica si mischia a quella dell'uomo col passamontagna che suonava Einaudi all'esterno della City Hall di Kiev e alle note di "O sole mio" suonate al centro di piazza Tahrir mentre si scontravano esercito e dimostranti. E a quella dell'italiano Davide Martello e del suo Beethoven a piazza Taksim.

indifferenza e violenza = cyber bulllismo Bollare Una 15enne picchia coetanea per strada: nessuno la aiuta, il video è su Faceboo

  da  http://milano.repubblica.it/cronaca/2014/02/06/


Una 15enne picchia coetanea per strada:
nessuno la aiuta, il video è su Facebook

L'aggressione fuori da una scuola a Bollate (Milano): la vittima, colpita a calci e pugni mentre nessuno dei compagni interviene, accusata di aver portato via il fidanzato all'altra ragazzina, che è stata denunciatadi SIMONE BIANCHIN

Presa a sberle e a calci fuori da scuola, dalla ex fidanzata del suo ragazzo, mentre i compagni ridacchiano, fanno il tifo e filmano con i telefonini. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la quindicenne picchiata da una sua coetanea verso le 14 di mercoledì a Bollate, fuori dall’Itc Primo Levi di via Varalli, all’uscita di scuola si è trovata a discutere con una studentessa di un altro istituto che l’avrebbe accusata di averle rubato il ragazzo, mentre in realtà i due si sono lasciati tre mesi fa. Tutte e due vestite sportive si trovano una di fronte all'altra, circondate dai compagni di scuola della vittima, che dimostrano di conoscere la giovane con intenzioni bellicose.
Un ragazzo filma col cellulare e tra un paio di bestemmie commenta: «Dai m... che ansia, vi picchiate o no?». Poi rivolto all’amico: «Zio, saluta il Tg5». La ragazza bellicosa parte col primo calcio, la quindicenne colpita in vita risponde: «Ma sei c...?». E le arriva il secondo. Allora le dice: «Cretina, muori». La ragazza che aggredisce si carica: «M..., magari muori, adesso devi morire» e via uno schiaffo e poi un altro calcio. È adesso che la ragazza colpita comincia ad allontanarsi, cammina verso una sua amica: «Aiutami!». Viene inseguita e presa ancora a schiaffi e calci nella schiena mentre il ragazzo che filma commenta «Vai così, vai! Cattiva!».
Sul marciapiede, vicino a un cartello  stradale, viene costretta dalla rivale ad abbassarsi a terra. Si siede e le arriva un calcio in testa. Grida «per favore aiutatemi!». Poi «ti prego ti prego», ma la ragazza le tira il cappuccio e la colpisce di nuovo. Grida. Poi non si vede più nulla. Il filmato era finito su Facebook e la preside della scuola ha chiamato i carabinieri di Rho. Le due ragazze sono state convocate in caserma e la vittima, assieme ai genitori, ha denunciato la picchiatrice.

dalla parte del torto e mai ( o rara dalla parte della ragione )



canzone i sottofondo Dio è morto - Guccini  in particolare  questi versi : << (  .. )  l'ipocrisia di chi sta sempre\con la ragione e mai col torto>>qui sotto una cover dei





a chi mi dice perchè m'interesso   non solo  di  shoah  m a degli altrio olocausti   , ma  soprattutto   adesso anche recentemente  di foibe e di esuli istriani , raccontando non solo la volgata storico retorica dei crimini comunsiti \ tititini ma anche le porcherie e le atrocità da pulizia etnica che fecero i fascisti e gli ustascia aiutati dai primi e dai nazisti

Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Bertolt Brecht ( 10 febbraio 1898, Augusta, Germania -Data di morte: 14 agosto 1956, Berlino Est  ) 
 


6.2.14

Napoli, ladro scippa una signora Interviene solo un immigrato . razzismo o indifferenza . secondo me entrambe

IL fatto di Napoli  è  una dimostrazione dell'attualità  dello scritto  (  più volte  qui citato )   odio gli indifferenti  di Antonio Gramsci
  
ecco il fatto.
Per  sicurezza lo ripeto due  volte   non si  sa  mai che il primo video    scompaia  per  chiusura  account   o  censura  di youtube  





Il ladro, caduto a terra dopo il tentativo di furto, snobbato dai passanti. Solo un senzatetto straniero tenta di fermarlo. Il video della scena fa il giro della Rete.


Napoli. In pieno centro un uomo a bordo di uno scooter tenta di scippare un'anziana signora. Lo "strappo" è violentissimo. La donna cade per terra e anche il ladro perde il controllo della moto, rovinando sull'asfalto. La via è trafficatissima, ma solo un nordafricano senza fissa dimora tenta di fare qualcosa. Le altre persone, pur circondando il rapinatore, non sembrano intenzionate a fare alcunché. Solo lo straniero, dopo aver restituito la borsetta alla malcapitata, tenta di bloccare lo scippatore, quando quest'ultimo rimette in piedi la moto e fa per scappare. Il ladro riuscirà comunque a fuggire, ma verrà intercettato successivamente dalle forze dell'ordine.


sempre  da repubblica
Scippo Napoli, parla Benjamin: ''Ho paura, ma lo rifarei''


E' stato l'unico a intervenire quando lo scippatore ha aggredito l'anziana trascinandola sull'asfalto dei vicoli di Napoli. Benjamin, il giovane africano, da 5 anni in Italia, racconta a Conchita Sannino d'aver agito d'istinto ieri, ma non vuole essere chiamato eroe e aggiunge: "La signora scippata diceva di chiamare la polizia, ma nessuno l'ha fatto. Molti di loro erano d'accordo, per questo io ora ho paura"
(video di Anna Laura De Rosa)

chi lo ha detto che bisogna andare a x factor o trasmissioni simili .Da Bitti a Oslo: i successi canori di un’ugola d’oro

dalla nuova  sardegna  online del  6\2\2014
 
NUORO. Trentatrè anni, una passione smisurata per la musica, una estensione vocale notevole, e la voglia di scoprire il mondo. Una passione così grande che l’ha portata, alcuni anni fa, a lasciare la natìa Bitti e le comodità di una vita in famiglia, per trasferirsi nella fredda Norvegia. E da lì cominciare una nuova avventura come cantante dei Tristania, un gruppo gotick metal di grande successo. Dopo un recentissimo tour tra Russia, Lucerna e Francoforte, Mariangela Demurtas e la sua ormai ricca esperienza musicale sono tornati in questi giorni in terra barbaricina, e per due giorni faranno un tuffo tra il pubblico nuorese.
Domani sera, infatti, venerdì, la cantante sarda dei Tristania incontrerà il pubblico da Mousikè in via Gramsci. L’appuntamento è per le 18. Ma l’incontro più atteso, per tutti i fan e gli appassionati, sarà qualche ora dopo, a partire dalle 21, nel locale “La tana del luppolo”, in via Deffenu quasi angolo con
via Roma. Perché sarà lì che la cantante di origine bittese si esibirà per la prima volta in un concerto accompagnata dal chitarrista sassarese Francesco Marras. Al pubblico i due proporranno un repertorio rock classico ma Mariangela Demurtas proporrà anche pezzi originali della sua band norvegese. Sarà la prima volta, per la cantante, a Nuoro con un concerto tutto suo. L’unico episodio precedente, infatti, risale a qualche tempo fa ma non si era trattato di un vero e proprio concerto, piuttosto di una esibizione estemporanea.
Quella di venerdì, insomma, sarà una esibizione del tutto speciale e pensata in particolare per il pubblico nuorese. Mariangela Demurtas e la sua band, i Tristania, sono reduci dunque da un tour in Russia con una tappa a Mosca, e poi a Lucerna, Francoforte e altre città europee. E in tutte le piazze, il gruppo ha riscosso successi e applausi. Per la cantante bittese, insomma, si è trattato di un’altra esperienza da conservare con cura tra i bei ricordi. Un altro percorso di musica e concerti nei quali ha arricchito ancora di più il suo curriculum canoro già piuttosto variegato.
Ma per chi volesse incontrarla e apprenderne i segreti, oltre all’incontro di domani sera da Mousikè, e il successivo concerto, sempre domani, ma alle 21, alla Tana del luppolo, potrà trovare la cantante anche sabato 15, da Mousikè per un seminario sull’uso della voce e sulla presenza scenica. Per informazioni si può chiamare il numero di telefono 0784/208008.

come sprecare i soldi .. gli sprechi dela regione sardegna Pagati per fare nulla in enti soppressi da anni

 Se  gli tagliassero  da qui i  soldi   , anziché  che spremerci  l'ulteriormente   la  nuova  sardegna  del  5\2\2014
Pagati per fare nulla  in enti soppressi da anni
gli sprechi della Regione sardegna 

di Giovanni Bua
SASSARI Non saranno come Hiroo Onoda, l’ultimo soldato giapponese ad arrendersi trent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ma poco ci manca. Da ben sei anni infatti e, a quanto è dato sapere, a tempo indeterminato, due dipendenti e un dirigente vanno ogni mattina a lavoro nelle Comunità montane numero 1 (Ittiri, Osilo, Ploaghe, Villanova Monteleone) e numero 2 (Badesi, Chiaramonti, Erula, Nulvi, Perfugas, Tergu, Viddalba). Ufficialmente soppresse, come le altre 23 (5 sono state poi ripristinate) dalla giunta regionale nel 20 marzo 2007. I giapponesi. Ogni mattina aprono l’ufficio (negli anni sono stati relegati in una stanza), si siedono alla loro scrivania, leggono i giornali, prendono qualche caffè e aspettano che scorra il loro orario di lavoro (dalle 18 alle 36 ore settimanali). E poi, almeno fino al 2013, a fine mese incassano il loro stipendio, erogato da mamma
Regione. Una situazione surreale, causata da un buco normativo e dalla solita approssimazione. La soppressione. All’atto dello soppressione delle comunità infatti i dipendenti dovevano essere ricollocati o nei Comuni del territorio, o nelle Province, o nelle nascenti unioni dei Comuni. Nessuno dei tre però, tra blocco delle assunzioni per il patto di stabilità, Province appena formate e poi in via di scioglimento e Unioni dei Comuni mai decollate in zona, ha trovato alloggio. Le norme. L’obbligo formale a prenderli non esiste, licenziarli è impossibile. I tre dunque rimangono a scaldare la sedia in un ente che non esiste. Ma che, per la loro presenza, la Regione deve continuare a finanziare. Noccioline, certo, rispetto agli 11 milioni che valeva la torta delle comunità prima del 2007, ma comunque soldi letteralmente buttati. Zero stipendi. E se la ricca comunità dell’Anglona, proprietaria anche della sua sede, può pagare con le sue riserve di cassa lo stipendio a 5 zeri di un dirigente (che, a esser precisi, ha fatto il diavolo a quattro per essere trasferito, senza riuscirci) ai suoi due colleghi del Coros è andata decisamente peggio: le casse sono vuote e i 60mila euro annui stanziati da Cagliari non arrivano più. L’ultimo bonifico è da 32mila euro per l’anticipo competenze del 2012. Risultato: il lavoro è pochino ma la busta paga è vuota. Assunzione post mortem. Ad aggiungere un ulteriore pizzico di follia due particolari: uno dei due dipendenti della comunità montana numero 1, con un contratto part-time da 18 ore a settimana, è stata assunta nel 2011. Dopo aver vinto il concorso nel 1999 infatti il posto non le era stato assegnato. Lei ha fatto ricorso al Tar, la giustizia ha i suoi tempi. E il via libera definitivo è arrivato solo 24 mesi fa, a Comunità montana sepolta già da tre anni. Il secondo invece ha compiuto sessant’anni, e sperava che a risolvere tutto sarebbe arrivata la pensione. Ma Fornero gli ha regalato in zona Cesarini altri cinque anni di non lavoro. La soluzione. Per risolvere il tutto in realtà il modo ci sarebbe: la Regione dovrebbe mettere mano alla legge numero 12 del 2 agosto 2005 sulle “Norme per le unioni di comuni e le comunità montane”. Quella che ha deciso le soppressioni e le destinazioni degli esodati. Aggiungendo alle possibili vie di uscita previste la Regione stessa (che di fatto già paga i loro stipendi). Facendo così i tre impiegati sarebbero ricollocati, troverebbero anche qualcosa da fare, e le due comunità zombie potrebbero essere finalmente chiuse. Gli zombie. Modifica che in molti promettono. Ma nessuno fa. Anche perché risolverebbe i problemi di sole tre persone. Che, a differenza di Hiroo Onoda, non si possono arrendere. E riempiono le loro giornate con denunce per mancati pagamenti e demansionamento, lettura dei giornali e tanti caffè. Ultimi giapponesi di una guerra per la razionalizzazione della macchina amministrativa che non avrà mai fine.
  Però  tale  situazione  dev'essere  cosi  snervantge  se  addirittura   gli stessi protagonisti  si lamentano
Il racconto del geometra Lombardi: mi sento inutile, stare qui è deprimente

«Prima era bello, ora è un incubo»

SASSARI «Il primo mese è stato bello. Perché negarlo. Erano i primi di marzo del 2007. E formalmente eravamo chiusi. Nessuno a controllarti, nessuno a darti ordini. Un po’ di lavoro rimasto da smaltire, qualche pagamento da fare. Ma senza fretta, senza ansia. Il primo mese è stato bello, ma poi è iniziato l’incubo». Sulle prime viene difficile credere a Stefano Lombardi, geometra di Ploaghe di sessant’anni, quando ti dice che di non lavorare (pagato) non ne può proprio più. Ma poi, mentre ti conduce passo dopo passo dentro il suo kafkiano ménage, quasi vien voglia di dargli una pacca sulla spalla, e di dirgli di tener duro. Eppure a prima vista la sua situazione è, a dir poco, invidiabile. Unico dipendente a tempo pieno della comunità numero 1, chiusa dal marzo del 2007, viene pagato per non fare nulla. «Letteralmente nulla – spiega –. Non abbiamo pratiche, non abbiamo competenze, non abbiamo soldi. Non potremmo far nulla nemmeno se volessimo. Anzi, a dirla tutta, non esistiamo proprio. Quindi far qualcosa è proprio proibito». La vista scorre uguale da quel marzo del 2007. «La sede della comunità è a Osilo, in via Sanna Tolu. All’inizio l’abbiamo tenuta, ma è di proprietà del Comune, e quindi dopo un po’ ci hanno messo la sede dei servizi sociali. A noi hanno dato una stanzetta». Il noi è perché Lombardi dal 2011 non è più solo: «Sì, va meglio – spiega tra il serio e lo scherzoso – dal 2011 hanno assunto una persona. So che sembra assurdo, visto che non esistevamo più da 4 anni, ma lei aveva vinto un concorso nel 1999, ha fatto ricorso, ne aveva diritto». La seconda impiegata lavora part-time, 18 ore a settimana. «Cerchiamo di metterci d’accordo per venire a turno. Non so perché poi, visto che non possiamo ricevere nessuno». La questione è completamente autogestita: «Nessuno ci controlla. Io ad esempio so quanti giorni di ferie devo fare e li faccio. Ma non devo renderne conto a nessuno. E, a parte gli amici del Comune con cui scambio due chiacchiere, dubito che qualcuno si accorga». Un sogno ad occhi aperti verrebbe da pensare: «Verrebbe solo, purtroppo. I problemi sono vari. Prima di tutto non avere nulla da fare è deprimente, il tempo non passa mai. Dire che ti senti inutile non rende l’idea. Poi di fatto non impari più niente. Io sono un geometra, gestivo progetti, appalti, direzione lavori, lo sportello unico di dieci Comuni. Ho chiesto in tutti i modi di essere trasferito in un Comune, in Provincia. Ma adesso, se me lo concedessero, dovrei imparare tutto da capo. Non conosco più leggi, normative. Il primo periodo mi tenevo aggiornato, ma poi ha perso senso farlo». Come se non bastasse da ormai oltre un anno è venuta meno anche l’ultima parte del sogno: la busta paga che comunque arrivava ogni mese. «La Regione ha iniziato a pagarci a singhiozzo. Ci ha dato prima un anticipo del 2012, che ha coperto un terzo delle nostre paghe. Poi niente per il 2013. È oltre un anno che non prendiamo stipendio. E, comprensibilmente, non facendo nulla, è difficile portare avanti qualsiasi tipo di rivendicazione». Il problema è che, per i due impiegati, il nulla è tutto. «È il mio lavoro – spiega il geometra sessantenne – che faccio da 32 anni. Potrei non venire, potrei cercare qualcosa in nero. Ma mi dico, perché? Hanno chiuso il mio posto di lavoro e per legge mi dovevano ricollocare. E io, aspettando questo, ogni mattina mi alzo e vengo in ufficio. Penso che prima o poi riprenderanno a pagarmi. Ho parlato con qualche avvocato per una causa di demansionamento, forse la farò anche. Ma alla fine la speranza è che qualcuno arrivi a risolvere amichevolmente le cose». L’ultima fregatura? «Ho compiuto 60 anni – chiude il geometra – la pensione, e la fine dell’incubo, era vicina. Ma poi è arrivata la Fornero, con la sua riforma. Se ne parla tra cinque anni almeno. Ne avrò di tempo per leggere giornali e prendere caffè».

 ma  per  questioni burocratiche   come  dice l'articolo sulla nuova sardegna del  6\2\2014
Tre al lavoro nei due enti “fantasma” del Sassarese: un pasticcio burocratico
 Manca ancora un accordo per trovare una nuova occupazione ai dipendenti

I fondi della soppressione
 utilizzati per gli stipendi

di Giovanni Bua wSASSARI È messa nero su bianco nella delibera 52 del 10 dicembre 2013 la sopravvivenza delle due comunità montane “giapponesi” nel Sassarese. Le uniche scampate alle rasoiate della legge del 2005 firmata da Renato Soru. Una delibera che assegna 5 milioni di risorse a favore di
Comuni singoli o associati e Province che hanno assorbito negli anni le 132 unità provenienti dai 22 enti cancellati. Ventidue su 24, perché: «Il processo di soppressione può dirsi ormai concluso ad eccezione del trasferimento dei tre dipendenti rimasti in carico alla Comunità 1 con sede a Osilo e la Comunità 2, con sede a Perfugas, per i quali, nonostante i ripetuti tentativi, non si sono concretizzate le ipotesi di mobilità previste in legge». Insomma, mentre sono state sottoscritte le intese per l’assegnazione dei beni e dei procedimenti in corso, non è stato possibile raggiungere l’accordo anche per il personale che rimane ancora in servizio negli enti disciolti, pur non potendo fare assolutamente nulla se non guardare il muro per 36 ore settimanali. Di fatto rendendo impossibile la loro dismissione. A rendere ancor più surreale il tutto quella che per i tre “giapponesi” sull’orlo di una crisi di nervi è comunque una buona notizia. Il loro stipendio infatti sarà garantito anche quest’anno dagli stessi fondi che dovevano servire a incentivare i Comuni o le Province ad assumerli. Difficile ipotizzare quale sarà la soluzione definitiva del problema. La legge regionale 12 del 2005 prevede che i dipendenti delle comunità montane soppresse vengano assegnati previa intesa con gli enti destinatari, che a Sassari è completamente mancata, ad esempio, nel caso di Perfugas, con dirigente e Provincia finiti in tribunale. Che vengano assegnati prioritariamente all’unione di comuni, che però a Osilo, dove lavorano gli altri due impiegati, non è nata. In subordine alla Provincia, che ora però è in via di scioglimento, e per la quale presto si presenterà lo stesso problema moltiplicato per cento. E in ulteriore subordine ai Comuni, che però non possono, causa patto di stabilità, assumere proprio nessuno. Motivo per cui: «Il personale delle comunità montane 1 – spiega la delibera – non ha trovato collocazione in nessuna delle ipotesi indicate e l’attuale formulazione della norma non prevede alcun percorso alternativo nel caso in cui l’intesa non venga raggiunta». «Per ovviare a questo – continua la delibera – sono stati presentati emendamenti, anche nella manovra finanziaria 2014-2016, con lo scopo di introdurre una soluzione alternativa al mancato raggiungimento dell’intesa ed evitare eventuali responsabilità amministrative». Emendamenti di cui però nulla è dato sapere. Come del futuro dei tre dipendenti. Che continuano il loro non lavoro quotidiano, intrappolati in un vicolo cieco di assurda burocrazia.




5.2.14

onesta in tempo di crisi "un precario della tirrenia trova 26mila euro sulla nave e li restituisce senza pensarci un attimo



leggo  mi pare  sulla pagina  facebook  di repubblica  questa news  . Lo so che per  alcuni  non ha  niente  d'eccezionale  ma condividfo e mi sono chiesto  come  ( Paolo Nacchia )    : << Leggendo i commenti mi rendo conto che l' arte delle furberie è la piu' ammirata in assoluto, mentre l' onesta' è dei fessi. Questo è uno dei motivi per il quale abbiamo avuto i politici che abbiamo avuto negli ultimi 20 anni, e che a quanto pare ci meritiamo in pieno. >>  ed  è questo che mi ha spinto  a  riprenderla 

"Così ho trovato 26mila euro sulla nave e li ho restituiti senza pensarci un attimo"

Il precario della Tirrenia e il tesoretto dimenticato da una passeggera. "La signora, una imprenditrice cinese, mi ha dato 200 euro. Troppo pochi? Ma io non ci pensavo neanche, alla ricompensa..." Andrea Tarantino, palermitano di 49 anni, da 32 lavora come "piccolo di camera" sui traghetti dove rimette in ordine le cabine dei viaggiatori Andrea Tarantino  (  foto  a destra  ) , eroe per un giorno 

ROMA - Dentro quella borsetta vedeva quindici mesi del suo stipendio da «piccolo di camera», vedeva un
pezzo del mutuo che le banche non gli hanno mai dato, vedeva il premio aziendale che non ha mai ricevuto. Eppure Andrea Tarantino, una vita passata nel ventre dei traghetti Tirrenia a rassettare cabine, quei 26mila euro nemmeno li ha voluti toccare. «Mi facevano paura... e se poi servivano per pagare le cure di una bambina malata?». Il “piccolo di camera”, questa la sua qualifica a bordo, davanti al tesoretto non ha vacillato. L’ha restituito subito, rivelandosi per quello che è. Un gigante.
È una storia minuscola, questa, e dunque enorme. È accaduta ieri sulla “Vincenzo Florio”, nave della ex compagnia di bandiera, al momento dell’approdo nel porto di Napoli. Per Tarantino, 49 anni, una mattina come tante. Sveglia alle 5.45, un caffè veloce, poi giù nel corridoio di ferro: «Cinquanta cabine da riordinare, appena i passeggeri escono», racconta a Repubblica.
Toglie le lenzuola sporche, cambia le federe, mette le lenzuola pulite, passa il battitappeto. Sette minuti per i vani da due letti, dieci per quelli da quattro. Una routine lunga 32 anni. «Ho cominciato come “piccolo di camera” nel 1982, e quello sono rimasto». Mai una promozione vera, anche se ultimamente ha anche il ruolo di garzone. Mai la possibilità di un’assunzione a tempo indeterminato. Quando serve, lo chiamano. E lui sta 50 giorni in mare, lontano dalla sua Palermo, dalla moglie Maria, casalinga, da Roberta e Federica, le sue figlie di 21 e 14 anni, entrambe da mantenere a scuola. In tasca gli entrano tra i 1600 e i 1800 euro netti al mese, poi, una volta a terra, viene liquidato. In tutti i sensi. A volte è rimasto a casa due mesi. Non si lamenta, però. Va avanti con uno sti pendio che finisce sempre troppo presto, una mattina dopo l’altra, un porto dopo l’altro.
Poi un giorno capita che una signora cinese di mezza età dimentichi una borsa sotto il cuscino nella sua cabina. Dentro c’è un portafoglio con 26mila euro in tagli da 50, da 20, da 10. Solo quelli, nessun documento. E capita anche che sia proprio Andrea Tarantino a trovarli, ieri, mentre da solo cambiava le federe. Ora, nove persone su dieci, un pensiero ce lo fanno. Forse anche più di uno. Lui no. «Il cuore mi è diventato piccolo piccolo — dice — ho pensato che potevano servire per fare un’operazione a un bambino». Non ha dubbi. Parla con in mano quel cuore che gli si è ristretto alla vista di tanti soldi. «Rispetto la società, se trovo qualcosa la riconsegno sempre al commissario interno ». Come qualche anno fa, quando riportò un braccialetto d’oro trovato sotto un letto.
Così è stato anche questa volta. La signora cinese è tornata in cabina alla svelta una decina di minuti dopo essere sbarcata, intorno alle 7, ha ringraziato Andrea, se n’è andata lasciandogli in mano 200 euro. Non proprio uno slancio di generosità. «Ma io non ci pensavo nemmeno alla ricompensa». Poi è stato convocato con l’interfono dai direttori dell’azienda per i complimenti ufficiali. «Per festeggiare porto i pasticcini palermitani ai miei colleghi. Magari faccio un regalo a mia moglie». Si sono anche sentiti al telefono, con Maria. «Mi ha detto che ho fatto la cosa regolare.
Nella mia famiglia il dna è questo, siamo onesti, paghiamo tutto quello che dobbiamo pagare. Di altri pani non ne mangiamo...», dice. Per quegli altri pani, il furto, la furbata all’italiana, la bassezza, non hanno i denti adatti. Viene quasi voglia di non credergli, di pensare che ha riconsegnato il borsello solo per paura di essere scoperto e licenziato. Poi però ti parla così del suo lavoro: «Io li amo i traghetti, mio nonno era fuochista sulle “Nere”, come si chiamavano allora, negli anni Trenta. Mio padre, Francesco, faceva il panettiere a bordo. Mia moglie dice che ho sposato le navi. Quando non vedrò più il nome “Tirrenia” sullo scafo, morirò un po’ anch’io».
Intanto aspetta. L’assunzione, magari. «Così le banche si decidono a darmi quel mutuo, mi serve per comprare casa. Sono ancora in affitto». Una promozione, forse. «Non ci penso, io faccio il mio dovere, quando trovo un portafogli e anche quando non lo trovo. Mi preoccupo solo di non perdere il mio lavoro». Il “piccolo di camera” non ha fretta. Vive come i traghetti che ama, lentamente, adagio. Un porto dopo l’altro. E domani ci sono altre 50 cabine da pulire.

Il cervo prigioniero della neve commuove le Dolomiti

repubblica  del 5\2\2014  


Un incontro documentato da una fotografia scattata dal giovane studente che sta commuovendo i social network. Potrebbe sembrare una “strana alleanza” quella tra cacciatori e animali selvatici. Eppure il foraggiamento (di questo si tratta) ha una grande tradizione nella cultura venatoria mitteleuropea perché mantiene numerose (e concentrate) le comunità di cervi e caprioli.
Ma per un cervo sfamato dal cacciatore, ce ne sono migliaia affamati sui versanti innevati. E sono migliaia gli animali condannati a morte da questo inverno particolarmente rigido. Nel 2008-2009 furono circa 1.800 nella sola provincia di Trento i cervi vittime della neve che aveva ricoperto le montagne. Va un po’ meglio per i camosci, che vivono alle quote più elevate, dove il vento spazza i versanti e si può trovare qualche arbusto quando una valanga scarica la neve a valle. Ma alle quote più basse, il regno di cervi e caprioli, la vita è dura e ogni spostamento alla ricerca di cibo richiede grandi energie. Così è frequente, per chi abita nei fondovalle, trovare al mattino le impronte degli ungulati che si spingono fino ai giardini delle abitazioni alla ricerca di cibo.
Eppure il foraggiamento — richiesto negli ultimi giorni anche dai cacciatori e da alcuni sindaci bellunesi allarmati per i rischi della fauna selvatica — non piace ai responsabili di parchi e foreste. La Provincia di Trento — ad esempio — ha varato un regolamento piuttosto restrittivo per i cacciatori che intendono portare il fieno agli animali: «Si tratta di una pratica che deve essere programmata per tempo, già in autunno, anche perché intervenire quando gli animali sono stremati, con il fisico ormai provato, può rivelarsi inutile » dice Maurizio Zanin, direttore del servizio foreste di Trento che annuncia un censimento a fine stagione. Se le comunità di ungulati risulteranno molto ridotte, verranno ridotti anche gli esemplari da cacciare. Nel Parco naturale di Paneveggio (ai confini tra Veneto e Trentino, attorno alle Pale di San Martino) il foraggiamento è addirittura vietato: «Capisco che possa sembrare crudele — spiega il direttore Vittorio Ducoli — ma questa è la natura. Al di là del singolo cervo che si avvicina alle case, non possiamo che prendere atto che l’inverno sta svolgendo la sua funzione: selezionare la specie e stabilire qual è il numero massimo di esemplari che possono vivere in un determinato territorio». Lasciare fare alla natura o soccorrere gli animali? Il tema fa discutere. Ma se abitate in montagna e lasciate sulla neve le bucce della frutta potete stare tranquilli: nessuno vi farà mai la multa.

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

   Dopo  la  morte  nei  giorno scorsi  all'età  di  80 anni   di  Maurizio Fercioni ( foto sotto  a  sinistra )  considerato il primo t...