la sostanza non cambia perch è sempre ziracchi e dipendenti siamo che dica Tony Bulciolu l'autrice dello scritto sotto e di questa foto .
Questa è la mia convinzione che mi sono fatto , nel cosrso degli anni quando i matusa mi portavano a vedere i vip in costa
NEL REGNO DEI VIP
Dare un titolo ad un album e poi ripensarci.
Avevo scelto "La terra dei Vip" ma non mi è sembrato appropriato.
E' il loro regno, dove scorrazzano, ballano, cantano, amano, danno lavoro,
si innamorano delle nostre bellezze,
costruiscono le loro mega ville, solcano i mari con i loro lussuosi yacht,
riempiono di rumore le nostre città.
Ma è un regno effimero, che dura una sola stagione.
A settembre, ad orde, così come sono arrivati, scompaiono.
I luoghi tornano ai Sardi che da sempre li hanno posseduti.
Fenici, Cartaginesi, Spagnoli, Arabi, Romani, tutti hanno cercato
d' impadronirsi della nostra Terra., ma hanno solamente usato il suolo.
L' anima appartiene solo a noi Sardi.
Siamo sempre stati conquistati, ma a guardare bene, forse non è proprio così.
Da tutti i conquistatori che arrivano e forse la fanno da padroni,
abbiamo appreso conoscenze e ci siamo "arricchiti" culturalmente, poi vanno via,
scacciati magari da altri invasori, però noi rimaniamo.
Ci sono resti fenici, cartaginesi, romani sparsi per l' Isola, ma su di loro svettano,
più maestosi e intatti i nostri Nuraghi, costruiti da uomini dell' età della pietra,
che hanno resistito al tempo e alle invasioni.
Siamo stati conquistati numerose volte, ma mai veramente dominati.
Ecco perchè la Terra non è dei Vip.
Li lasciamo governare per una stagione,
prendiamo e apprendiamo ciò che possiamo.
Ma poi la nostra Terra meravigliosa, forse un pò ferita, silenziosamente torna nostra.
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
28.4.14
L’ex carabiniere racconta: «Io sono un miracolato dell’alluvione» [ del 18 nobvembre 2013 ]
da la muova Galura del 27\4\2014
Ha salvato una donna durante il ciclone: «Sono
rimasto ferito, così ho fatto i check-up. Solo così ho scoperto di avere
un grave male e mi sono potuto curare»
di Serena Lullia
OLBIA. L’alluvione gli ha dato una seconda
vita. Paradosso di una tragedia. Giacomo Usai, carabiniere in pensione ( foto a sinistra ) la notte del 18 novembre è in prima linea per aiutare i vicini di casa
travolti dal fango. Eroe dell’acqua dopo esserlo stato del fuoco, nel
1988. La
notte del 18 novembre è in prima linea per aiutare i vicini di casa
travolti dal fango. Eroe dell’acqua dopo esserlo stato del fuoco, nel
1988. Per quel gesto ha ricevuto una medaglia di bronzo al valore
civile. Nel cuore del pantano di via Emilia l’ex militare salva la vita
alla dirimpettaia del piano terra, e ai suoi due gatti. Mentre strappa
la donna alla violenza dell’acqua viene colpito su un fianco da una
bombola. Una costola cede. Il dolore sempre più forte lo accompagna per
settimane. Poi altre due costole si spezzano. I controlli in ospedale
fanno emergere una gravissima insufficienza renale, un problema cardiaco
e un mieloma multiplo. Usai viene ricoverato a Olbia e poi trasferito a
Sassari. Una degenza lunga tre mesi e mezzo. La scorsa settimana il
rientro a casa.
Occhi vispi, movimenti rapidi da folletto, un
vulcano di parole. Giacomo Usai racconta per la prima volta il suo 18
novembre. Una data che ha segnato la sua vita.
Lo scafandro usato |
E quella di sua moglie
Maria, 37 anni insieme. Due esistenze in una. «Credo di essere l’unica
persona che deve ringraziare l'alluvione – commenta –. Senza quella
catastrofe molto probabilmente non sarei qui. Negli ultimi 16 anni non
avevo mai fatto le analisi del sangue. Ho sempre avuto una salute di
ferro».
L'ex brigadiere capo, 60 anni, rivive quei momenti a 5
mesi di distanza. La pioggia violenta, l'acqua che sale di livello in
via Emilia, la strada
il cortile della suia casa nel fango |
che si trasforma in un fiume. «Ho indossato gli
stivali e lo scafandro da pescatore per andare a spostare la mia auto –
torna indietro con la memoria –. Mia moglie si è affacciata dal terrazzo
del nostro appartamento al primo piano e mi ha urlato: “Salva Piera”».
Piera Canu vive al piano terra del palazzo di via Emilia. «La porta di
ingresso non si apriva – prosegue Usai –, vedevo Piera sul divano mentre
l’acqua saliva. Ho forzato la finestra del bagno. Piera urlava che
prima dovevo mettere in salvo i suoi gatti. Ho fatto come mi ha chiesto.
Una alla volta ho preso le due ceste con gli animali e le ho portate
sulle scale. L’acqua era ormai alta un metro e mezzo, un fiume che
trascinava di tutto. Mentre sollevavo Piera qualcosa mi ha colpito con
forza al fianco, forse una bombola». La donna ricorda con commozione
quei momenti. «Se non fosse per Giacomo sarei morta – afferma –. Non so
nemmeno nuotare. La casa si è allagata all’improvviso. La televisione
parlava di allerta meteo, ma non pensavo mai a una cosa del genere. Ho
chiesto a Giacomo di prendere prima i miei gatti. Non posso che
ringraziarlo per aver salvato tutti noi».
L’ex brigadiere
continua ad avere forti dolori al fianco, non riesce nemmeno a dormire
la notte. «Ma non volevo andare in ospedale – aggiunge –. Poi una sera,
mentre guardavo la televisione, ho tossito. Stavo ridendo per un film di
Stanlio e Ollio. Ho sentito il rumore di qualcosa che si rompeva. Al
pronto soccorso mi hanno trovato una costola incrinata e due rotte. Sono
stato ricoverato in chirurgia per due settimane. Quando sono ritornato
per ulteriori controlli avevo la pressione altissima, a 250, i reni
collassati». Scatta il ricovero d’urgenza, poi il trasferimento a
Sassari. «Adesso faccio quattro ore di dialisi al giorno e la chemio –
commenta Usai senza perdere mai il sorriso –. Reagisco bene alle cure.
Spero di ricominciare a fare almeno la metà delle cose di prima.
Coltivavo l’orto, andavo a pesca, raccoglievo asparagi, funghi.
L’importante è che sono ancora qui. E devo ringraziare l’alluvione».
Angelica , studentessa del liceo artistico di Piacenza rgazza madre di 16 e pro life ma difende la 194 parlandone nelle scuole
Leggendo , su repubblica di sabato scorso , la storia di Angelica Pellarini mamma a 16 anni che non molla e n ha voluto abortire o non riconoscere alla nascita ( come la legge prevvede ) il suo bambinbo , ma ha deciso di tenerlo e di non lasciare la scuola e gli studi , metto in discussione la mia easperienza con i pro life , accorgendomi che non sono tutti fanatici e con i paraocchi . L'esperienza è una brutta bestiua , qualcosa di volubile e mai definitivbo come dice Pietro Marras in figlio del re
Adesso la storia di
Adesso la storia di
Angelica, studentessa del liceo artistico di Piacenza di 16 anni , ha partorito il piccolo Maele sei mesi fa. Ha risposto in un'assemblea alle domande di 500 coetanei. "Ora spiego a scuola la mia scommessa di mamma bambina e difendo la legge 194"
Maele , mesi 5 e giorni 20, è davvero — come dice la sua mamma — «un bel tortello». «Otto chili e mezzo
JENNER MELETTI
PIACENZA . Maele, mesi 5 e giorni 20, è davvero - come dice la sua mamma - "un bel
tortello". "Otto chili e mezzo. A tenerlo in braccio, si fa una gran
ginnastica". Il piccolo batte la mano sul tavolo, vuole attirare
l'attenzione. "Non mi staccherei mai da lui. Un mese fa l'ho portato in
gita con la mia classe, a Reggio Emilia. È stato buonissimo"...
Angelica Pellarini, 16 anni, non si sente una mamma speciale. "Sono una mamma, e questo è tutto. Quando resti incinta il bambino diventa il centro del tuo mondo. Ma il resto non scompare: sono una studentessa del liceo artistico e voglio continuare ad andare a scuola. All'inizio pensavo che tutte queste cose fossero molto normali e soprattutto private. Poi ho saputo di altre ragazze giovanissime,
che si sono trovate nella mia situazione. Alcune sono diventate mamme, altre hanno fatto scelte diverse. E allora ho deciso di parlare di noi e fra noi, per dire a voce alta quelle parole che prima venivano soltanto sussurrate".
È bella e delicata, la storia di mamma Angelica, del suo compagno Simone Savinetti, 19 anni, anche lui studente al liceo artistico, e del piccolo Maele (in celtico vorrebbe dire Principe) che adesso prende il ciuccio e si addormenta. Una storia che è diventata pubblica - raccontata da Simona Segalini su la Libertà - quando Angelica si è presentata a un'assemblea del liceo classico Melchiorre Gioia e davanti a 500 studenti ha raccontato la sua esperienza di piccola mamma e di altre due sue amiche. "Non sono qui per giudicare gli altri e nemmeno per dire che la mia scelta, quella di tenere il bambino, sia la sola giusta. L'importante è che sia fatta veramente da noi. E che sia davvero meditata". Tante domande, e alcune hanno fatto ridere Angelica e le sue amiche. "È vero che si ingrassa tanto? Ti sono venute le smagliature?". Poi le domande serie. "Come l'hanno presa i tuoi genitori?". "Anch'io ho 16 anni. A questa età come si fa ad essere una vera mamma?".
Angelica ha raccontato se stessa. "Diventare davvero una mamma? Il problema non sussiste. Nel momento in cui prendi in braccio il tuo piccolo sei una vera mamma. L'importante è ragionare e non dare retta a chi ti dice che, restando incinta, ti sei "fatta fregare", che ti sei rovinata la vita, che non ce la farai mai... Tutte persone che parlano della fatica che farai e non della gioia che sta arrivando. Quando senti il tuo piccolo che dice "gu", quando ti svegli al mattino e lui ti sorride...". Le amiche di Angelica hanno raccontato storie diverse. D., incinta a 17 anni, è stata cacciata da casa. È andata nell'appartamento del suo ragazzo ma i suoi genitori non possono aiutarla con il bambino e così D. ha dovuto lasciare la scuola. G. - nascosta dietro un paravento - ha raccontato il suo aborto. "Anche quella - dice Angelica - è una scelta coraggiosa. Io non faccio prediche. La legge 194 è stata una conquista delle donne. Dico soltanto che l'aborto deve essere l'ultima strada, quando tutte le altre risultano chiuse. Per questo, nelle assemblee, parliamo anche di prevenzione. Anch'io e Simone stavamo attenti, ma non sempre i contraccettivi funzionano".
La mamma di Maele non nasconde di essere fortunata. "Quando ho saputo di essere incinta, ho deciso subito: il bimbo lo tengo. Ne ho parlato immediatamente con Simone e anche lui non ha avuto dubbi. "Eravamo in due quando c'è stato il concepimento, saremo in due a tirare su il bambino". Mia madre Giusy, quando le ho dato la notizia, mi ha chiesto soltanto: "Tu e Simone siete felici?"". "Quando ho parlato con mio padre - racconta il ragazzo - lui non ha detto niente. Ma il giorno dopo ho visto che gli alberi del giardino più che potati erano stati massacrati. In qualche modo si era sfogato. I miei genitori mi hanno però sempre insegnato che bisogna essere capaci di prendersi le proprie responsabilità".
I nonni hanno messo a disposizione un loro appartamento. "Dieci giorni dopo il parto - racconta Angelica - ero in classe per una verifica. Ancora adesso ho la media dell'8. Alle 11 del mattino arrivava a scuola mia mamma e mi portava il bimbo, per l'allattamento. Partendo dalla mia esperienza di mamma - studentessa, ho preparato un progetto, che si chiama "Sensibilizzazione alla vita". Noi piccole mamme abbiamo bisogno di qualche aiuto: un posto dove allattare a scuola, ad esempio, che non sia la stanzetta dei bidelli. E abbiamo bisogno di una nuova norma che ci consenta di non perdere l'anno se ci sono più di quattro mesi di assenza. Ci sono crediti per gli studenti che fanno i tutor dei più giovani, si potrebbero mettere anche per chi aiuta noi mamme. Il mio liceo, comunque, è stato meraviglioso. Gli insegnanti e i compagni di classe ci hanno portato il passeggino triplo e altri regali. A settembre andrò a parlare del mio progetto in altre scuole. Alcuni ragazzi che mi avevano sentito al liceo Gioia mi hanno invitato anche in due parrocchie. Io sono cattolica ma non praticante. Del resto, la nostra - mia e delle altre ragazze - è una questione di diritti e non di fede". Il "bel tortello" si sveglia, vuole la mamma. "Un altro figlio? Pensiamo di sì. Ma dopo l'università".in braccio, si fa una gran ginnastica». Il piccolo batte la mano sul tavolo, vuole attirare l'attenzione. «Non mi staccherei mai da lui. Un mese fa l'ho portato in gita con la mia classe, a Reggio Emilia. È stato buonissimo ».
Non si sente una mamma speciale. «Sono una mamma, e questo è tutto. Quando resti incinta il bambino diventa il centro del tuo mondo. Ma il resto non scompare: sono una studentessa del liceo artistico e voglio continuare ad andare a scuola. All'inizio pensavo che tutte queste cose fossero molto normali e soprattutto private. Poi ho saputo di altre ragazze giovanissime, che si sono trovate nella mia situazione. Alcune sono diventate mamme, altre hanno fatto scelte diverse. E allora ho deciso di parlare di noi e fra noi, per dire a voce alta quelle parole che prima venivano soltanto sussurrate». È bella e delicata, la storia di mamma Angelica, del suo compagno Simone Savinetti, 19 anni, anche lui studente al liceo artistico, e del piccolo Maele (in celtico vorrebbe dire Principe) che adesso prende il ciuccio e si addormenta. Una storia che è diventata pubblica — raccontata da Simona Segalini su la Libertà — quando Angelica si è presentata a un'assemblea del liceo classico Melchiorre Gioia e davanti a 500 studenti ha raccontato la sua esperienza di piccola mamma e di altre due sue amiche. «Non sono qui per giudicare gli altri e nemmeno per dire che la mia scelta, quella di tenere il bambino, sia la sola giusta. L'importante è che sia fatta veramente da noi. E che sia davvero meditata». Tante domande, e alcune hanno fatto ridere Angelica e le sue amiche. «È vero che si ingrassa tanto? Ti sono venute le smagliature?». Poi le domande serie. «Come l'hanno presa i tuoi genitori?». «Anch'io ho 16 anni. A questa età come si fa ad essere una vera mamma?». Angelica ha raccontato se stessa. «Diventare davvero una mamma? Il problema non sussiste. Nel momento in cui prendi in braccio il tuo piccolo sei una vera mamma. L'importante è ragionare e non dare retta a chi ti dice che, restando incinta, ti sei "fatta fregare", che ti sei rovinata la vita, che non ce la farai mai… Tutte persone che parlano della fatica che farai e non della gioia che sta arrivando. Quando senti il tuo piccolo che dice "gu", quando ti svegli al mattino e lui ti sorride…». Le amiche di Angelica hanno raccontato storie diverse. D., incinta a 17 anni, è stata cacciata da casa. È andata nell'appartamento del suo ragazzo ma i suoi genitori non possono aiutarla con il bambino e così D. ha dovuto lasciare la scuola. G. — nascosta dietro un paravento — ha raccontato il suo aborto. «Anche quella — dice Angelica — è una scelta coraggiosa. Io non faccio prediche. La legge 194 è stata una conquista delle donne. Dico soltanto che l'aborto deve essere l'ultima strada, quando tutte le altre risultano chiuse. Per questo, nelle assemblee, parliamo anche di prevenzione. Anch'io e Simone stavamo attenti, ma non sempre i contraccettivi funzionano». La mamma di Maele non nasconde di essere fortunata. «Quando ho saputo di essere incinta, ho deciso subito: il bimbo lo tengo. Ne ho parlato immediatamente con Simone e anche lui non ha avuto dubbi. "Eravamo in due quando c'è stato il concepimento, saremo in due a tirare su il bambino". Mia madre Giusy, quando le ho dato la notizia, mi ha chiesto soltanto: "Tu e Simone siete felici?" ». «Quando ho parlato con mio padre — racconta il ragazzo — lui non ha detto niente. Ma il giorno dopo ho visto che gli alberi del giardino più che potati erano stati massacrati. In qualche modo si era sfogato. I miei genitori mi hanno però sempre insegnato che bisogna essere capaci di prendersi le proprie responsabilità». I nonni hanno messo a disposizione un loro appartamento. «Dieci giorni dopo il parto — racconta Angelica — ero in classe per una verifica. Ancora adesso ho la media dell'8. Alle 11 del mattino arrivava a scuola mia mamma e mi portava il bimbo, per l'allattamento. Partendo dalla mia esperienza di mamma — studentessa, ho preparato un progetto, che si chiama "Sensibilizzazione alla vita". Noi piccole mamme abbiamo bisogno di qualche aiuto: un posto dove allattare a scuola, ad esempio, che non sia la stanzetta dei bidelli. E abbiamo bisogno di una nuova norma che ci consenta di non perdere l'anno se ci sono più di quattro mesi di assenza. Ci sono crediti per gli studenti che fanno i tutor dei più giovani, si potrebbero mettere anche per chi aiuta noi mamme. Il mio liceo, comunque, è stato meraviglioso. Gli insegnanti e i compagni di classe ci hanno portato il passeggino triplo e altri regali. A settembre andrò a parlare del mio progetto in altre scuole. Alcuni ragazzi che mi avevano sentito al liceo Gioia mi hanno invitato anche in due parrocchie. Io sono cattolica ma non praticante. Del resto, la nostra — mia e delle altre ragazze — è una questione di diritti e non di fede». Il «bel tortello» si sveglia, vuole la mamma. «Un altro figlio? Pensiamo di sì. Ma dopo l'università ». Il diritto di abortire, per le donne, è stato una conquista. Ma deve essere l'ultima strada, serve prevenzione Andrò in altre classi per dire che le babymadri non devono essere penalizzate ma aiutate. Non rinuncio a laurearmi " "
che si sono trovate nella mia situazione. Alcune sono diventate mamme, altre hanno fatto scelte diverse. E allora ho deciso di parlare di noi e fra noi, per dire a voce alta quelle parole che prima venivano soltanto sussurrate".
È bella e delicata, la storia di mamma Angelica, del suo compagno Simone Savinetti, 19 anni, anche lui studente al liceo artistico, e del piccolo Maele (in celtico vorrebbe dire Principe) che adesso prende il ciuccio e si addormenta. Una storia che è diventata pubblica - raccontata da Simona Segalini su la Libertà - quando Angelica si è presentata a un'assemblea del liceo classico Melchiorre Gioia e davanti a 500 studenti ha raccontato la sua esperienza di piccola mamma e di altre due sue amiche. "Non sono qui per giudicare gli altri e nemmeno per dire che la mia scelta, quella di tenere il bambino, sia la sola giusta. L'importante è che sia fatta veramente da noi. E che sia davvero meditata". Tante domande, e alcune hanno fatto ridere Angelica e le sue amiche. "È vero che si ingrassa tanto? Ti sono venute le smagliature?". Poi le domande serie. "Come l'hanno presa i tuoi genitori?". "Anch'io ho 16 anni. A questa età come si fa ad essere una vera mamma?".
Angelica ha raccontato se stessa. "Diventare davvero una mamma? Il problema non sussiste. Nel momento in cui prendi in braccio il tuo piccolo sei una vera mamma. L'importante è ragionare e non dare retta a chi ti dice che, restando incinta, ti sei "fatta fregare", che ti sei rovinata la vita, che non ce la farai mai... Tutte persone che parlano della fatica che farai e non della gioia che sta arrivando. Quando senti il tuo piccolo che dice "gu", quando ti svegli al mattino e lui ti sorride...". Le amiche di Angelica hanno raccontato storie diverse. D., incinta a 17 anni, è stata cacciata da casa. È andata nell'appartamento del suo ragazzo ma i suoi genitori non possono aiutarla con il bambino e così D. ha dovuto lasciare la scuola. G. - nascosta dietro un paravento - ha raccontato il suo aborto. "Anche quella - dice Angelica - è una scelta coraggiosa. Io non faccio prediche. La legge 194 è stata una conquista delle donne. Dico soltanto che l'aborto deve essere l'ultima strada, quando tutte le altre risultano chiuse. Per questo, nelle assemblee, parliamo anche di prevenzione. Anch'io e Simone stavamo attenti, ma non sempre i contraccettivi funzionano".
La mamma di Maele non nasconde di essere fortunata. "Quando ho saputo di essere incinta, ho deciso subito: il bimbo lo tengo. Ne ho parlato immediatamente con Simone e anche lui non ha avuto dubbi. "Eravamo in due quando c'è stato il concepimento, saremo in due a tirare su il bambino". Mia madre Giusy, quando le ho dato la notizia, mi ha chiesto soltanto: "Tu e Simone siete felici?"". "Quando ho parlato con mio padre - racconta il ragazzo - lui non ha detto niente. Ma il giorno dopo ho visto che gli alberi del giardino più che potati erano stati massacrati. In qualche modo si era sfogato. I miei genitori mi hanno però sempre insegnato che bisogna essere capaci di prendersi le proprie responsabilità".
Angelica pellarini ( 16 ) con il suo partener Simone Savinetti ( 19 ) |
I nonni hanno messo a disposizione un loro appartamento. "Dieci giorni dopo il parto - racconta Angelica - ero in classe per una verifica. Ancora adesso ho la media dell'8. Alle 11 del mattino arrivava a scuola mia mamma e mi portava il bimbo, per l'allattamento. Partendo dalla mia esperienza di mamma - studentessa, ho preparato un progetto, che si chiama "Sensibilizzazione alla vita". Noi piccole mamme abbiamo bisogno di qualche aiuto: un posto dove allattare a scuola, ad esempio, che non sia la stanzetta dei bidelli. E abbiamo bisogno di una nuova norma che ci consenta di non perdere l'anno se ci sono più di quattro mesi di assenza. Ci sono crediti per gli studenti che fanno i tutor dei più giovani, si potrebbero mettere anche per chi aiuta noi mamme. Il mio liceo, comunque, è stato meraviglioso. Gli insegnanti e i compagni di classe ci hanno portato il passeggino triplo e altri regali. A settembre andrò a parlare del mio progetto in altre scuole. Alcuni ragazzi che mi avevano sentito al liceo Gioia mi hanno invitato anche in due parrocchie. Io sono cattolica ma non praticante. Del resto, la nostra - mia e delle altre ragazze - è una questione di diritti e non di fede". Il "bel tortello" si sveglia, vuole la mamma. "Un altro figlio? Pensiamo di sì. Ma dopo l'università".in braccio, si fa una gran ginnastica». Il piccolo batte la mano sul tavolo, vuole attirare l'attenzione. «Non mi staccherei mai da lui. Un mese fa l'ho portato in gita con la mia classe, a Reggio Emilia. È stato buonissimo ».
Non si sente una mamma speciale. «Sono una mamma, e questo è tutto. Quando resti incinta il bambino diventa il centro del tuo mondo. Ma il resto non scompare: sono una studentessa del liceo artistico e voglio continuare ad andare a scuola. All'inizio pensavo che tutte queste cose fossero molto normali e soprattutto private. Poi ho saputo di altre ragazze giovanissime, che si sono trovate nella mia situazione. Alcune sono diventate mamme, altre hanno fatto scelte diverse. E allora ho deciso di parlare di noi e fra noi, per dire a voce alta quelle parole che prima venivano soltanto sussurrate». È bella e delicata, la storia di mamma Angelica, del suo compagno Simone Savinetti, 19 anni, anche lui studente al liceo artistico, e del piccolo Maele (in celtico vorrebbe dire Principe) che adesso prende il ciuccio e si addormenta. Una storia che è diventata pubblica — raccontata da Simona Segalini su la Libertà — quando Angelica si è presentata a un'assemblea del liceo classico Melchiorre Gioia e davanti a 500 studenti ha raccontato la sua esperienza di piccola mamma e di altre due sue amiche. «Non sono qui per giudicare gli altri e nemmeno per dire che la mia scelta, quella di tenere il bambino, sia la sola giusta. L'importante è che sia fatta veramente da noi. E che sia davvero meditata». Tante domande, e alcune hanno fatto ridere Angelica e le sue amiche. «È vero che si ingrassa tanto? Ti sono venute le smagliature?». Poi le domande serie. «Come l'hanno presa i tuoi genitori?». «Anch'io ho 16 anni. A questa età come si fa ad essere una vera mamma?». Angelica ha raccontato se stessa. «Diventare davvero una mamma? Il problema non sussiste. Nel momento in cui prendi in braccio il tuo piccolo sei una vera mamma. L'importante è ragionare e non dare retta a chi ti dice che, restando incinta, ti sei "fatta fregare", che ti sei rovinata la vita, che non ce la farai mai… Tutte persone che parlano della fatica che farai e non della gioia che sta arrivando. Quando senti il tuo piccolo che dice "gu", quando ti svegli al mattino e lui ti sorride…». Le amiche di Angelica hanno raccontato storie diverse. D., incinta a 17 anni, è stata cacciata da casa. È andata nell'appartamento del suo ragazzo ma i suoi genitori non possono aiutarla con il bambino e così D. ha dovuto lasciare la scuola. G. — nascosta dietro un paravento — ha raccontato il suo aborto. «Anche quella — dice Angelica — è una scelta coraggiosa. Io non faccio prediche. La legge 194 è stata una conquista delle donne. Dico soltanto che l'aborto deve essere l'ultima strada, quando tutte le altre risultano chiuse. Per questo, nelle assemblee, parliamo anche di prevenzione. Anch'io e Simone stavamo attenti, ma non sempre i contraccettivi funzionano». La mamma di Maele non nasconde di essere fortunata. «Quando ho saputo di essere incinta, ho deciso subito: il bimbo lo tengo. Ne ho parlato immediatamente con Simone e anche lui non ha avuto dubbi. "Eravamo in due quando c'è stato il concepimento, saremo in due a tirare su il bambino". Mia madre Giusy, quando le ho dato la notizia, mi ha chiesto soltanto: "Tu e Simone siete felici?" ». «Quando ho parlato con mio padre — racconta il ragazzo — lui non ha detto niente. Ma il giorno dopo ho visto che gli alberi del giardino più che potati erano stati massacrati. In qualche modo si era sfogato. I miei genitori mi hanno però sempre insegnato che bisogna essere capaci di prendersi le proprie responsabilità». I nonni hanno messo a disposizione un loro appartamento. «Dieci giorni dopo il parto — racconta Angelica — ero in classe per una verifica. Ancora adesso ho la media dell'8. Alle 11 del mattino arrivava a scuola mia mamma e mi portava il bimbo, per l'allattamento. Partendo dalla mia esperienza di mamma — studentessa, ho preparato un progetto, che si chiama "Sensibilizzazione alla vita". Noi piccole mamme abbiamo bisogno di qualche aiuto: un posto dove allattare a scuola, ad esempio, che non sia la stanzetta dei bidelli. E abbiamo bisogno di una nuova norma che ci consenta di non perdere l'anno se ci sono più di quattro mesi di assenza. Ci sono crediti per gli studenti che fanno i tutor dei più giovani, si potrebbero mettere anche per chi aiuta noi mamme. Il mio liceo, comunque, è stato meraviglioso. Gli insegnanti e i compagni di classe ci hanno portato il passeggino triplo e altri regali. A settembre andrò a parlare del mio progetto in altre scuole. Alcuni ragazzi che mi avevano sentito al liceo Gioia mi hanno invitato anche in due parrocchie. Io sono cattolica ma non praticante. Del resto, la nostra — mia e delle altre ragazze — è una questione di diritti e non di fede». Il «bel tortello» si sveglia, vuole la mamma. «Un altro figlio? Pensiamo di sì. Ma dopo l'università ». Il diritto di abortire, per le donne, è stato una conquista. Ma deve essere l'ultima strada, serve prevenzione Andrò in altre classi per dire che le babymadri non devono essere penalizzate ma aiutate. Non rinuncio a laurearmi " "
27.4.14
Sedilo ricorda oggi, con lo storico Sandro Portelli, il sergente Cocco, trucidato dalle truppe hitleriane alle Fosse Ardeatine Storia di Pasquale, ucciso dai nazisti a 24 anni
DA LA NUOVA SARDEGNA DEL 26\4\2014
Per la casa editrice Chiarelettere si tratta di una scelta «inopportuna e
contraria al libero dibattito delle idee e delle opinioni».Fa discutere
l'esclusione dal Salone del Libro, a Torino dall'8 al 12 maggio, della
presentazione di “Il direttore”, ultima fatica letteraria di Luigi
Bisignani. Il romanzo, che racconta di affari tra cardinali e banchieri,
è stato escluso dal programma dopo che era già stato inserito.
«Evidentemente - sostiene il direttore editoriale della casa editrice,
Lorenzo Fazio - i contenuti del thriller non sono ben visti nell'anno in
cui il Vaticano è ospite d'onoredi Torino». La ricostruzione viene
respinta al mittente dagli organizzatori del Salone, per i quali «non
esiste alcun nesso tra la presenza del Vaticano e l'esclusione del
volume». La Fondazione, infatti, fa notare che nel programma della
kermesse sono presenti cinque volumi della casa editrice. E che il
volume di Bisignani è stato escluso «d'accordo con la casa editrice
Chiarelettere», che lo ha voluto sostituire con un volume dedicato a un
tema delicato come l'eutanasia.SEDILO Oggi Sedilo ricorda Pasquale
Cocco, ucciso a 24 anni alle Fosse Ardeatine, 70 anni fa. Con inizio
alle 17.30 (locali di Sa Prima Ighìna) lo ricorderanno una nipote,
Franca Sanna, lo storico che ha dedicato molti anni alle biografie dei 9
sardi uccisi dai nazisti nella strage delle Ardeatine, mentre Natalino
Piras rievocherà l'antifascismo dei sardi nella Penisola, e la vicenda
del Battaglione Angioy che i gerarchi fascisti apprestarono dopo l'8
settembre del 1943 per reclutare i soldati sbandati che soprattutto dal
Lazio cercavano di tornare in Sardegna. Fra loro era anche Pasquale
Cocco, fatto sergente di quel battaglione, e che insieme al capitano
Gavino De Lunas, il postelegrafonico di Padria e notissimo cantante di
Canto in Re, cercò di sfuggire alla trappola del trasferimento al nord
al servizio della Repubblica di Salò cui il battaglione "etnico" era
votato. E' una pagina tragica e inquietante del "sardismo" al servizio
di due cause contrapposte, e il Comune di Sedilo ha voluto associare la
ricorrenza delle Fosse Ardeatine a Sa die de sa Sardigna per farne
occasione di riflessione su questa pagina non del tutto chiarita dagli
storici, fatta di inganni e tradimenti, sotto la regia del
sottosegretario alla presidenza del consiglio della Repubblica di Salò,
il lussurgese Francesco Maria Barracu. Pasquale Cocco era un pilota
dell'aeronautica che si arruolò dopo gli studi ginnasiali a
Santulussurgiu e un corso a Borore, e che dopo l'8 settembre si ritrovò
in compagnia di altri sardi nella Roma occupata dai nazisti. Fu
sospettato di simpatizzare per la Resistenza e per gli azionisti attivi
nella capitale, e quando si tagliò le vene dei polsi per sfuggire al
battaglione Angioy quando ne comprese lo scopo, venne condotto nel
carcere di via Tasso, da dove venne prelevato per essere condotto alle
Fosse Ardeatine. L'iniziativa di Sedilo sarà conclusa dallo storico
della letteratura a La Sapienza Alessandro Portelli, americanista di
fama, autore nel 1999 di "L'ordine è già stato eseguito", una ricerca
sulle fonti orali attorno all'eccidio e soprattutto all'attentato di via
Rasella che a lungo è stato considerato non solo la causa della
rappresaglia e dei 335 morti delle Ardeatine, ma la causa giustificata
dell’eccidio. Portelli smonta questo luogo comune, e oggi ripercorrerà
le tappe della sua ricerca, invitato a riflettere e aiutare a riflettere
sulla funzione della memoria, del ricordo, ora che i testimoni diretti
di quelle vicende stanno man mano venendo a mancare. L'iniziativa di
Sedilo è la quinta della serie di manifestazioni organizzate dai 9
comuni sardi che hanno dato i natali agli altrettanti uccisi. Si svolge
sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, della Regione e
del Consiglio regionale, che sarà rappresentato oggi dal vicepresidente
Eugenio Lai.
25.4.14
storie e pensieri a confronto dina croce ( ex partigiana ) e Gabriella Vargiu ( una ragazza di 28 anni )
la storia di Dina Croce partigiana e staffetta. Percorreva 105 chilometri ad andare e 105 chilometri a tornare, in bicicletta. Dalla montagna a Milano per portare cibo e messaggi. Per la democrazia, per l'Italia. Per noi. Grazie a Dina e a http://youmedia.fanpage.it/user/SaverioTommasi
Sembra trovare conferma in uno scritto di Gabriella Vargiu , una mia concittadina della generazione fine anni '80 primi '90
...La giovinezza è come una sfrenata corsa in bici, quando d'improvviso ti rendi conto di aver raggiunto la serenità di un mare calmo e il fiore dell'età è solo un ricordo nella mente e nel cuore di un nuovo anziano...
queste due storie mi riportano alla mente una canzone di Francesco de Gregori e tratta da una storia che mi raccontava anche mio nonno paterno da bambino
nella discalia trovate tutta la storia
P.s
a chi mi dice perchè metto post miei e non miei con foto rispondo , condividendo in pieno , con quanto dice Gabriella : <<
Molti credono che le foto siano solo un fermo immagine di un particolare momento, per me ogni foto è un viaggio è un poter esprimere assieme alle parole qualcosa che hai dentro... Amo la fotografia perchè in ogni foto ognuno di noi può vedere e raccontare una propria storia, a seconda di ciò che essa provoca a livello di pensieri e di emozioni >> Le stelle non si spengono da Mariliciaa Sole e Nuvole
www.facebook.com Sono meno brillanti le stelle stasera, nel Cielo aleggia aria di mestizia, è come se tutto fosse sbiadito, una pennellata di grigio ha patinato ogni cosa. Dove si rincorrono le nuvolette rosa, dove si è nascosto lo
spicchio di luna, non sento nemmeno il canto degli Angeli, tutto è fermo in perfetta immobilità. Con lo sguardo incollato alla volta celeste, cerco di frugare alla ricerca di luce, un raggio, un raggio solo per fugare ogni timore. Pensosa scandaglio il Cielo e scaccio i molesti pensieri: se si spegnessero anche le stelle nel buio vivrebbe l'Umanità! ...continua a leggere
spicchio di luna, non sento nemmeno il canto degli Angeli, tutto è fermo in perfetta immobilità. Con lo sguardo incollato alla volta celeste, cerco di frugare alla ricerca di luce, un raggio, un raggio solo per fugare ogni timore. Pensosa scandaglio il Cielo e scaccio i molesti pensieri: se si spegnessero anche le stelle nel buio vivrebbe l'Umanità! ...continua a leggere
ogni lettura non embed è resistenza Le frasi di Pertini e Gramsci in giro per Bologna Il flash mob degli studenti per il 25 Aprile
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Ucciso dai nazisti fu seppellito a Kanalski Lom, in Slovenia Ora l’Anpi di Nuoro ha riportato i suoi resti in Sardegna Dopo settant’anni su pitzinnu “Varadda” ritorna nella sua Bitti
musica in sottofondo
ci sarebbero anche consigliatimi da Roberto Ansaldi del gruppo di radiofaber ( radio dedicata a fabrizio de Andrè )
- Su in collina e quel giorno d'aprile, di Guccini,
- il passaggio dei partigiani di Fossati...
- poi forse dipende dalla storia personale che ha avuto...i MCR hanno fatto un album intitolato appunti partigiani" .
Mi vengono i mente anche il battaglione alleato sempre dei modena e il film musicale \ e disco "materiale resistente" di Guido chiesa
Ucciso dai nazisti fu seppellito a Kanalski Lom, in Slovenia Ora l’Anpi di Nuoro ha riportato i suoi resti in Sardegna Dopo settant’anni su pitzinnu “Varadda” ritorna nella sua Bitti
di Natalino Piras
Questa è la storia di Joglieddu (Giorgio) Sanna. Era nato a Bitti il 30 giugno 1924. Aveva appena vent'anni quando fu ucciso a Tolminski Lom, Slovenia, il 28 novembre del 1944. Era partigiano, nome di battaglia “Varadda”, nella Brigata triestina d'assalto, una sezione della Brigata Garibaldi che in Slovenia combatteva i nazisti insieme con le forze della Resistenza jugoslava guidata dal maresciallo Tito. Joglieddu era cresciuto ragazzo-pastore, nella dura campagna. A 19 anni venne mandato alla guerra di Mussolini e Hitler ma si trovò a fare il partigiano. Cadde in battaglia e fu sepolto a Kanalski Lom.
Non se ne sapeva niente fino a due anni fa. Poi come un miracolo. Di questi giorni, in tempo di Pasqua, siamo andati a riportarlo a casa, familiari bittesi e gente dell'Anpi (l’Associazione nazionale dei partigiani italiani) di Nuoro. Eravamo Rosetta Sanna, mia moglie, nipote del partigiano Giorgio, Bianca mia figlia e Pietro Dettori, presidente dell'Anpi nuorese. Da diverso tempo, con Dettori e altra gente dell'Anpi lavoriamo insieme per questo ritorno: Maria Giovanna Piras, Domenico Cabula, Bore Muravera e Piero Cicalò questi ultimi due coautori con Pietro e me del libro Pitzinnos Pastores Partigianos. Ragazzi a indicare i ventenni mandati a combattere, classi 1923-24, che provenivano da Bitti, Orgosolo, Orune, Dorgali, Orosei, Galtellì. Dopo il tragico 8 settembre 1943 si ritrovarono a "banditare senza causa" nelle campagne dell'alto Lazio. Furono arruolati tra i repubblichini di Salò e inviati da Roma al confine tra Friuli Venezia Giulia e terre slave. Una notte del gennaio 1944 i pitzinnos sardi scapparono in massa dalla caserma di Villa Opicina, in quel di Trieste. Diventarono partigiani. Il ritorno a Bitti di Joglieddu caduto in battaglia sembrava cosa impossibile. Due anni di ostacoli, specie burocratici, da quando abbiamo saputo del luogo di sepoltura, Kanalski Lom. Ma ci siamo riusciti. 15 aprile. Anton Bavdaž se ne sta appoggiato al muro di cinta del cimitero di Kanalski Lom. Da là si vede la risalita per Špile, a 900 metri, nido d'aquile, crocevia di sentieri. A Špile cadde Joglieddu e là andò a riprenderlo Anton Bavdaž. Oggi Anton ha 88 anni. Ne aveva 18 nel 1944. Sole freddo su Kanalski Lom, quel 28 novembre di settant'anni fa. Dal basso, a 700 metri, si sentivano il crepitare dei mitra e altri rumori di battaglia. Venne giù dalla montagna uno che commerciava in cavalli, per dire che a Špile c'era un uomo morto, ucciso dai nazisti. Anton fu incaricato di andare a recuperare il corpo. Disponeva di un carro con un bue. Arrivò a nel crocevia e vide l'ucciso, un fianco completamente squarciato, faccia al cielo. Stringeva nel pugno una medaglietta, una Madonnina. Aiutato da un forestiero che poi sparì, Anton caricò l'ucciso sul carro. Ci volle un'ora di viaggio per il ritorno. Nel cimitero di Kanalski Lom il parroco Štanko Sarf frugò nelle tasche dell'ucciso e così scoprì l'identità di Giorgio Sanna. Ora Anton è là, appoggiato al muro di cinta del cimitero, i gomiti che premono sulla pietra. A Špile ci aveva mostrato il punto in cui ritrovò Joglieddu, un albero tra i rovi, il fusto tutto crivellato di proiettili. Nel camposanto di Kanalski Lom si sono fatte quasi le 10 quando inizia lo scavo. Terra scura impastata con schegge di granate, residuo della prima guerra mondiale che qui ha infuriato cent'anni fa. Poi la seconda guerra, le battaglie dei partigiani contro i nazifascisti. Mitja, di Nova Gorica, e il suo aiutante mettono tavole di recinzione intorno alla tomba di Joglieddu. Poi iniziano a spaccare le pietre dell'aiuola. I colpi risuonano dentro il silenzio partecipe di una piccola folla di italiani e di sloveni. L'operaio continua a scavare e a un certo punto smette con la pala. Va a prendere una cazzuola. Siamo a 90-100 centimetri di scavo. Ancora terra. La cassa, quattro tavole messe su alla bell'e meglio, raccontava Anton Bavdaž, sono diventate anch'esse terra. Compaiono ossa. Un brivido. Smette il brusio. Ci si guarda fissi negli occhi. I sardi del Circolo di Gorizia hanno portato panni candidi per adagiarci sopra le ossa del partigiano. Ci sono tutte: la testa, le ossa lunghe, il femore, il bacino. Poi, all'altezza di una delle mani, compare una medaglietta. È quella che a Joglieddu, lo scrive nelle lettere che aviere a Perugia spediva a casa, gli aveva mandato da Roma zia Lucia, suora di clausura, morta nei bombardamenti alleati del 1943. 18 aprile. Lungo Venerdì Santo. Siamo appena tornati dalla Slovenia e fra un po' ripartiamo per Olbia dove intorno alle 19 atterrerà l'aereo proveniente da Verona. Poi, direzione Bitti. Arriveremo a sera inoltrata. Giorgio Sanna torna finalmente a casa. Per settant’anni i suoi famigliari hanno elaborato un lutto a corpo assente. Ora invece Joglieddu torna e nessuna parte del suo corpo manca. Tutto è composto in un'urna. Penso all'esumazione. Eravamo là nel cimitero Spoon River di Kanalski Lom. Prima dello scavo avevamo coperto la tomba con la bandiera dell'Anpi nuorese, fermata agli angoli da quattro copie del nostro libro. Il vessillo dei Quattro Mori, portato dai sardi del Circolo di Gorizia, lo abbiamo sistemato nel muro attaccato alla tomba, dietro la croce di legno, un lembo a contatto diretto con la bandiera della Slovenia. 20 aprile. Pasqua. Joglieddu sta nella chiesa della Pietà, al centro del suo paese natale. È tornato. Come fosse risorto.Anton Bavdaž ci aveva detto che, settant'anni fa, quando Joglieddu venne calato nella fossa, come all'improvviso comparvero partigiani sulle creste collinari intorno a Kanalski. Spararono in aria per rendere gli onori al compagno caduto.
21.4.14
chi dice he una donna incinta non può fare sesso dice una boiata perchè è sicuro e perfino molto più gratificante di quanto si pensi...
DOLCE ATTESA HOT
Sì al sesso con il pancione
I primi a essere frenati dalla nuova fisicità della compagna sono gli uomini: non per scarso desiderio, ma per paura di nuocere al bambino. Così, per molte coppia i mesi di gravidanza si trasformano in mesi di astinenza. Niente di più sbagliato: il sesso con il pancione è sicuro e perfino molto più gratificante di quanto si pensi... Le posizioni e le precauzioni per vivere serenamente la sessualità nei tre trimestri dell'attesa
DI VERONICA MAZZA
Fare l’amore durante il periodo della gravidanza può essere molto gratificante e importante per l’intimità di coppia, perché crea uno scambio ricco di significati profondi, consolida l'unione e può far scoprire anche nuove e fortissime sensazioni erotiche. Eppure tra mille paure, tabù e false credenze, spesso la passione non fa rima con maternità: l’attività sessuale diventa sempre più sporadica nel corso della gestazione e il desiderio erotico viene appagato con coccole e tenerezze. Per vivere il sesso senza pregiudizi e in modo appagante durante i nove mesi, abbiamo intervistato due esperte, Maria Claudia Biscione, psico-sessuologa, e Valentina Berlinghieri, ginecologa, che ci hanno spiegato quando e come farlo senza problemi e i casi in cui invece è meglio astenersi.
Com'è visto, di solito, il sesso dalle future mamme? “Da un punto di vista psicologico sono tante le oscillazioni emotive che la dolce attesa produce e inevitabilmente la sessualità rispecchierà tale volubilità. Alcune donne si sentono del tutto concentrate sul feto e sul loro nuovo "stato", e dunque è possibile che di conseguenza vi sia da parte loro una perdita della libido, ma quando questo non accade si può, grazie proprio all'esperienza della gravidanza, scoprire una maggiore femminilità e una “potenza sessuale” più intensa, provando sensazioni profonde e nuove. A meno che non ci siano problemi specifici, fare l'amore durante l’attesa può solo fare un gran bene alla coppia, preservandola dal rischio di crisi che può insorgere dopo il parto, quando si fatica a ritrovare l’intimità” dice Biscione.
L’uomo, come vive la sessualità nei 9 mesi? “Anche per i padri l'attesa può essere “dolce” o “amara”, a seconda di come anch'essi vivranno e concepiranno il sesso durante la gravidanza della loro compagna. Alcuni uomini, infatti, sembrano davvero inibirsi di fronte alla propria donna quando è incinta, sia per una questione fisica - sembra loro molto più "delicata" e provano il terrore di poter far male al feto - sia da un punto di vista psicologico, quasi come se l'idea del sesso potesse immediatamente contaminare la “sacralità” della maternità. Quelli che invece riescono a rilassarsi e sintonizzarsi con la crescita della pancia, riescono a provare empatia, straordinaria vicinanza e un senso di completezza nella relazione. Tutti elementi che, come ormai accreditato da moltissimi studi scientifici, creano anche il miglior presupposto perché tutto torni "come prima" dopo la nascita, ovvero per riprendere con facilità e in tempi brevi i rapporti sessuali dopo il parto. Inoltre, il sesso in gravidanza può avere un'influenza positiva sul parto stesso e perfino una riduzione di rischio di parti prematuri” afferma la sessuologa.
Se lui ha paura di farlo, come convincerlo? “È fondamentale parlarne assieme, per comprendere quali sono le sue paure e le sue difficoltà, cercando di rassicurarlo per “rinegoziare” la modalità dei rapporti e aiutarlo ad adattarsi ai cambiamenti psicofisici che avvengono nella donna. Se il proprio compagno fa fatica a sintonizzarsi con il pancione, sarà compito della donna non chiudersi e offendersi, bensì “sfruttare” un rinnovato senso di femminilità per giocare, sedurre e conquistare in modo nuovo il proprio lui; cercate delle mise intime sexy, oggi ne esistono diverse fatte apposta per le donne incinta, un po' velate per valorizzare la propria bellezza senza spaventare troppo il partner con il pancione. Quanto alle posizioni, è possibile trovare delle varianti per vivere appieno il godimento senza “intoppare” eccessivamente nell'oggettivo ostacolo pancia” consiglia Berlinghieri.
E se invece è la donna ad aver un calo della libido? “È importante che, fatto salvo per oggettivi rischi o per le prime settimane, l'uomo sia molto paziente e comprensivo senza però assecondare a oltranza “l'allontanamento” femminile, la sua attenzione solo per il feto o il suo senso di disagio. E' importante che l'aiuti e la stimoli, piuttosto, a ricentrarsi sulla femminilità e sulla complicità della coppia. Saranno in questo caso importanti tutti quei gesti e comportamenti seduttivi che vadano a rinforzare e gratificare nella partner il suo senso di desiderabilità, a patto che tutto questo avvenga seguendo i “tempi” femminili dettati dallo stati di gravidanza” suggerisce Biscione.
Quali sono i casi in cui è meglio astenersi dal fare l’amore? “Controindicazioni assolute alla pratica sessuale durante tutta la gravidanza sono la minaccia di aborto, di parto pretermine, poliabortività, precedenti parti prematuri, il distacco placenta, pregressi interventi al collo uterino, presenza di attività contrattile, rottura prematura delle membrane, che richiedono riposo assoluto. Non è detto però che, una volta superato il problema, si debba protrarre l’astinenza per tutto la gravidanza. E’ sempre importante confrontarsi chiedendo il parere del proprio ginecologo” afferma Berlinghieri.
Il sesso dà effetti benefici anche al bambino? “È fondamentale sapere che il bimbo è ben “ammortizzato” e protetto all’interno del sacco amniotico e che è accuratamente isolato da un tappo mucoso, perciò, in nessun modo, può essere disturbato durante il rapporto. Sembra, invece, che gradisca molto la sensazione di benessere che prova la mamma, dovuta al rilascio di endorfine che entrano subito in circolo. Durante il rapporto, infatti, il battito cardiaco rallenta e i suoi movimenti sono meno vivaci, come se rimanesse in attesa di qualcosa; subito dopo, riprende a muoversi con più vigore di prima. Psicologicamente, nell'ultima fase della gravidanza quando il bambino fa ben sentire la sua presenza, aumenta il senso di pudore genitoriale. Fare l'amore non diventa più una questione solo della coppia, ma inevitabilmente si avverte la presenza del “terzo incomodo testimone dell'atto”, pertanto può divenire più forte la paura di fare qualcosa di inopportuno, quasi “sconcio” che disturbi il bambino. In realtà mantenere un contatto d'amore fino all'ultimo, non farà altro che consolidare la coppia e renderla più pronta per l'inizio dell'immensa avventura genitoriale” sostiene l’esperta.
Ecco come vivere serenamente la sessualità nei tre trimestri, con i consigli delle due esperte
1° TRIMESTRE
Dal punto di vista psicologico:
Nel primo trimestre l'interesse sessuale può diminuire per moltissimi fattori psicofisici. Tra quelli psicologici la novità dell'esperienza (se è un primo figlio) carica inevitabilmente entrambi i partner di un senso di responsabilità e di elevata attivazione e protezione, per cui anche i rapporti sono vissuti come qualcosa di pericoloso e potenzialmente dannoso per il feto che si sta “organizzando” nella sua nuova collocazione. La tempesta emotiva che coinvolge la donna, inoltre, le fa provare sensazioni altalenanti e a volte destabilizzanti, in cui i propri bisogni e desideri appaiono poco chiari, troppo volubili e confusi. Per cui, è inevitabile che nelle prime 12 settimane la sessualità possa avere una battuta d'arresto. E' importante in questa fase che l'uomo accolga la donna se è lei a rifiutare di avere rapporti, dia più spazio al dialogo e alla rassicurazione per poi piano piano con il passare delle settimane e coerentemente con il suo stato di salute, ricondurla dolcemente all'intimità sessuale.
Dal punto di vista fisico:
La complessa attività ormonale di origine ipofisaria, tiroidea, paratoroidea, surrenale e ovarica induce modificazioni anatomo-funzionali importanti. Tutti questi cambiamenti già presenti dal primo trimestre comportano labilità psichica, variabilità dell’umore, accentuazione dei riflessi profondi, con modificazioni sensoriali dell’olfatto e del gusto. Inoltre nei primi tre mesi vi è un aumento degli estrogeni e del progesterone e una diminuzione del testosterone; fattori che provocano un iniziale calo della libido e che, associati a nausea e vomito, possono portare a ridurre la frequenza dei rapporti sessuali. Il progesterone, però, può anche aumentare l'irrorazione sanguigna in tutti i tessuti vaginali rendendo la zona genitale più lubrificata e quindi più sensibile.
2° TRIMESTRE
Dal punto di vista psicologico:
Arriva il miglior momento per l'attività sessuale: i fastidi del primo trimestre sembrano attenuarsi, lasciando spazio a una vera esplosione di vitalità e femminilità in cui la donna sente appieno la “magia” della natura e dell'esperienza della gravidanza. In questa fase, inoltre, seno florido, pelle e capelli lucenti e una pancia ancora poco ingombrante le regalano, in assenza ovviamente di complicazioni, un generale senso di benessere e bellezza che potenzia notevolmente la carica sessuale. E' molto importante per la donna, in questo momento, sentirsi attraente, accolta e rinforzata nella sua desiderabilità. Se l'uomo ha delle difficoltà nell'avvicinarsi a lei, è utile che ne parli sia con la partner che con il ginecologo al fine di ripristinare la naturalezza del suo desiderio senza lasciarsi condizionare da false credenze e paure irreali.
Dal punto di vista fisico:
Si ha un aumento di produzione ormonale soprattutto di origine ovarica, associata a quella sintetizzata dalla placenta a partire dalla 20° settimana. Tutto questo, insieme alla sensazione di piena femminilità della gestante, porta a un aumento del desiderio sessuale.
3° TRIMESTRE
Dal punto di vista psicologico:
I rapporti sessuali possono diventare più difficili perché l'ingombro della pancia limita notevolmente i movimenti e perché può aumentare l'ansia del parto e la concentrazione sull'imminente cambiamento nella vita. E' questo quindi il momento in cui la donna può richiedere più attenzioni e conferme, in cui è più vulnerabile e stanca, e in cui il desiderio può naturalmente diminuire per lasciare spazio a un forte bisogno di coccole, tenerezza, condivisioni e fantasie circa l'arrivo del bambino. E' molto utile non perdere il filo del contatto, dell'abbraccio e dell'intimità anche non sessuale; maggiore sarà la vicinanza fisica più velocemente dopo il parto si tornerà a fare l'amore. Per chi invece riesce a mantenere viva la sessualità, può essere utile risolvere la questione “pancione” divertendosi a sperimentare nuove posizioni (potrebbe essere più agevole disporsi su un fianco, con il partner di fronte o dietro, o in alternativa mettersi sopra l'uomo), ma anche scegliere soluzioni alternative al coito quando questo diviene insostenibile. La gravidanza, quindi, può diventare davvero un'occasione straordinaria per sperimentare modi diversi di vivere l’intimità di coppia. Le donne che riferiscono una maggior soddisfazione sessuale risultano essere, inoltre, più ottimiste nei confronti della imminente maternità, meno affaticate e meno soggette in un prossimo futuro a cadere vittima di sintomi depressivi.
Dal punto di vista fisico:
La consapevolezza del parto e della futura responsabilità materna e il peso addominale possono determinare un calo della libido. La produzione di prostaglandine (acidi ciclopentanoici) del liquido seminale e il contemporaneo orgasmo femminile inducono attività contrattile uterina che - avvicinandosi il termine della gravidanza - potrebbero facilitare l’inizio di un travaglio.chi
20.4.14
anche i miti muoiono Rubin Hurricane Carter
“Incarcerarono il mio corpo, non riuscirono mai a farlo con la mia mente” Rubin Hurricane Carter
nessuno è immortale neppur e i miti . dopo Gabriel García Márquez è morto Rubin Hurricane Carter
SPORT
Addio all’ex pugile Rubin Carter l’Hurricane cantato da Bob Dylan Passò 20 anni in cella da innocente
“Incarcerarono il mio corpo, non riuscirono mai a farlo con la mia mente”
L’ex pugile Rubin “Hurricane” Carter
NEW YORK
Rubin “Hurricane” Carter, sfidante al titolo mondiale dei pesi medi e pugile dal micidiale gancio sinistro, icona nera che ispirò canzoni e film, è scomparso nella sua casa di Toronto, a 76 anni, per un tumore alla prostata. Lo hanno rivelato alcuni suoi amici, tra i quali quel John Artis che venne accusato di essere stato suo complice, al New York Times, che tramite la sua edizione online ha poi diffuso la notizia.
Incolpato ingiustamente di aver ucciso due uomini e una donna (tutti bianchi) in New Jersey nel 1966, trascorse oltre 19 anni in carcere, prima di essere dichiarato innocente con due distinte sentenze che dimostrarono la sua totale estraneità. All’epoca, a favore della sua causa si mobilitarono in tanti, politici, organizzazioni a favore dei diritti civili come “Amnesty International”, campioni dello sport e star del cinema e della musica. Per anni il suo nome divenne il simbolo di una cattiva giustizia di stampo razzista: il suo fu infatti un caso di discriminazione legata al colore della pelle .
Basandosi sulla sua storia, Bob Dylan, compose la celebre canzone intitolata appunto con il suo soprannome, “Hurricane”
se non vi dovesse piacere eccovene un altro http://vimeo.com/53933900
che divenne un successo internazionale nel 1976. Molti anni più tardi, anche Hollywood si occupò della sua triste vicenda: nel 1999 uscì un film di Norman Jewison, basato sull’autobiografia dell’ex pugile «The 16yh Round», dal titolo anche questa volta “The Hurricane”, interpretato da Denzel Washington, che per la sua performance ricevette una nomination agli Oscar.
Carter viveva da anni Canada dove si occupava della sua associazione “Innocence International” a favore delle persone in prigione perché vittime di errori giudiziari. Della sua vicenda Carter era solito dire che «avevano incarcerato il mio corpo, ma non sono mai riusciti a farlo con la mia mente ».
Concludo segnalando questa fumetto uscito da 2 settimane in edicola : i combattenti di Luigi Mignacco e Paolo Raffaelli. il n°18 della collana Bonelliana Le Storie . Una storia che che caslza a pennello con la vicenda di Hurricane e d il mondo della boxe .
Leggo , eccetto il corsivo che è preso dalla discalia del video del film , su http://www.comicsblog.it/post/183845/ questa ottima recensione
La Sergio Bonelli Editore a marzo rilascerà l'albo Le Storie n.18, con la storia I combattenti realizzata da
A marzo la Sergio Bonelli Editore ci presenterà due uomini duri, forti e pronti a tutti, nati dalla fantasia di due autori altrettanto rispettabili.
Il giorno 13 di questo mese verrà rilasciato l’albo n.18 della collana Le Storie, contenente il fumetto intitolato
I combattenti non sono il solito fumetto, poiché Mignacco ha osato portare a termine una missione non facile: raccontare l’enigmatica contesa tra due uomini, offrendo la sua versione a vignette del classico della letteratura universale I duellanti di Joseph Conrad. Non è sicuramente il primo ad aver portato a termine un esperimento del genere, visto che già nel 1977 il grande regista Ridley Scott si presentò al mondo del cinema proprio con la pellicola I duellanti/The Duellists (film interpretato da Harvey Keitel, Keith Carradine, Albert Finney, Edward Fox).Basato sul racconto "Il duello" di Joseph Conrad e ambientato nel periodo delle Guerre Napoleoniche Un inaspettato remake di carta
Il fumettista bonelliano ha ambientato il racconto durante l’inferno scatenato dal secondo conflitto mondiale, un contesto drammatico che ha messo in ginocchio intere nazioni, rischiando di cancellare dalla faccia della Terra lo stesso senso di umanità. In questo ambiente scomodo e agitato troviamo il soldato Tom Madison e l’aviatore Jonas D’Arcy, due uomini che combattono tra loro una piccola guerra personale. La loro è una guerra di boxeur, fatta di pugni e sudore, alimentata dall’odio reciproco che sembra implacabile ed apparentemente immotivato…
Le Storie n.18 ha tutte le caratteristiche per diventare uno degli albi “top” di questa collana Bonelli!
I combattenti, scritto e sceneggiato da Luigi Mignacco, disegnato da Paolo Raffaelli (la copertina è realizzata da Aldo Di Gennaro).
La casa editrice ha introdotto l’opera svelando che leggeremo l’avventura di due pugili, impegnati in un match interminabile che si combatte su tutti i fronti della Seconda Guerra Mondiale. La collana Le Storie torna così ad occuparsi del passato, romanzando eventi ben noti, raccontati attraverso le gesta di due protagonisti determinati a tutto pur di vincere.
Concludo segnalando questa fumetto uscito da 2 settimane in edicola : i combattenti di Luigi Mignacco e Paolo Raffaelli. il n°18 della collana Bonelliana Le Storie . Una storia che che caslza a pennello con la vicenda di Hurricane e d il mondo della boxe .
Leggo , eccetto il corsivo che è preso dalla discalia del video del film , su http://www.comicsblog.it/post/183845/ questa ottima recensione
La Sergio Bonelli Editore a marzo rilascerà l'albo Le Storie n.18, con la storia I combattenti realizzata da
A marzo la Sergio Bonelli Editore ci presenterà due uomini duri, forti e pronti a tutti, nati dalla fantasia di due autori altrettanto rispettabili.
Il giorno 13 di questo mese verrà rilasciato l’albo n.18 della collana Le Storie, contenente il fumetto intitolato
I combattenti non sono il solito fumetto, poiché Mignacco ha osato portare a termine una missione non facile: raccontare l’enigmatica contesa tra due uomini, offrendo la sua versione a vignette del classico della letteratura universale I duellanti di Joseph Conrad. Non è sicuramente il primo ad aver portato a termine un esperimento del genere, visto che già nel 1977 il grande regista Ridley Scott si presentò al mondo del cinema proprio con la pellicola I duellanti/The Duellists (film interpretato da Harvey Keitel, Keith Carradine, Albert Finney, Edward Fox).Basato sul racconto "Il duello" di Joseph Conrad e ambientato nel periodo delle Guerre Napoleoniche Un inaspettato remake di carta
Il fumettista bonelliano ha ambientato il racconto durante l’inferno scatenato dal secondo conflitto mondiale, un contesto drammatico che ha messo in ginocchio intere nazioni, rischiando di cancellare dalla faccia della Terra lo stesso senso di umanità. In questo ambiente scomodo e agitato troviamo il soldato Tom Madison e l’aviatore Jonas D’Arcy, due uomini che combattono tra loro una piccola guerra personale. La loro è una guerra di boxeur, fatta di pugni e sudore, alimentata dall’odio reciproco che sembra implacabile ed apparentemente immotivato…
Le Storie n.18 ha tutte le caratteristiche per diventare uno degli albi “top” di questa collana Bonelli!
I combattenti, scritto e sceneggiato da Luigi Mignacco, disegnato da Paolo Raffaelli (la copertina è realizzata da Aldo Di Gennaro).
settimana letteraria - cinematografico
Non essendoci granché in tv se non polpettoni e minestre riscaldate , oltre ad avere problemi con l'antenna e quindi provare a fare zapping girare un po' fra i vari canali rai \ mediaset o altri
Come il vento di Marco Simon Puccioni.
Con Valeria Golino, Filippo Timi, Francesco Scianna, Chiara Caselli, Marcello Mazzarella.USA 2013.
\ philomena di Stephen Frears ( 2013 ) frutto di una co-produzione tra Francia, Regno Unito e Stati Uniti.Il film è basato sul romanzo di Martin Sixsmith intitolato The Lost Child of Philomena Lee, pubblicato in Italia da Edizioni Piemme con il titolo Philomena, in concomitanza con l'unìscita del film
la vera protagonista
Kill Your Darlings. \ giovani ribelli di John Krokidas. Con Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Michael C. Hall, Ben Foster, Jack Huston. USA 2013.
la vera protagonista
Kill Your Darlings. \ giovani ribelli di John Krokidas. Con Daniel Radcliffe, Dane DeHaan, Michael C. Hall, Ben Foster, Jack Huston. USA 2013.
\ Truman Capote: A sangue freddo (2005) di Bennett Miller
leggenda
Spendete meglio i vostri soldi...
Bof.... giusto se siete appassionati di tale genere o attori . insomma senza infamia e senza lode
Nella media: non passerà alla storia, ma...
Buono! Acquistatelo , scaricatelo , o noleggiatelo e non vi pentirete!
senza esitazioni !
In contemporanea , la vita almeno per chi è abituato a non viverla come monumento \ morto vivente è anche questo , ai primi due film ho : 1) frequentato un buon corso di scrittura creativa , tenuto a da Luana Scanu ( a destra nelle foto ) e Silvia Sanna ( a sinistra ) fondatrici della casa editrice voltalacarta edizioni ( https://www.facebook.com/voltalacarta.editrici?fref=ts o http://www.voltalacartaeditrici.it/)
che ha già all'attivo in due anni 6 romanzi maggiori dettagli sui siti riportati nelle righe precedenti .
Peccato che sia durato solo due giorni Una full immersion tra retroscena nel mondo dell'editoria e le tecniche di scrittura creativa . E' stata spiegata la differenza tra casa editrice a pagamento o a doppio binario ( metà e metà ) e case editrice indipendenti come la loro un ottimo corso dove ho appreso
Come nasce una storia E come, questa storia, può diventare un libro.
Con con esercizi pratici, come si scrive una storia, come si corregge, come si propone a un editore e come diventa libro di carta, con la dovuta attenzione nella scelta del titolo, della copertina, della sinossi e di una promozione efficace del libro e dell'autore. Ma soprattutto -- dal programma del corso --- 1) Cosa è una casa editrice? 2) - Pubblicare un libro: case editrici libere, a pagamento, doppio binario e auto-pubblicazione. Esempi di contratto.3) - Lavorare nell'editoria: quali opportunità? 4) - Autore in cerca di editore: come scegliere ed essere scelti. Preparare la lettera di presentazione e la sinossi della propria opera.5) - La pagina bianca: affrontare il blocco dello scrittore stimolando la creatività. 6 ) - Costruire e rafforzare lo scheletro del racconto: ambientazioni, personaggi e voce narrante.7) - Revisione del testo: come fare editing e correzione delle bozze.8) - Stampa e distribuzione del libro.
Adesso devo provare e tentare a metterlo in pratica perchè , vedere vignetta affianco ) scrivere bene è difficile e pochi ( per lo più hai margini della grande distribuzione o nei blog ) lo sanno fare , mentre scrivere da con i piedi \ da cani ( per rimanere in tema delal vignetta ) è facile e chiunque lo sa fare .
2) all'annuale rasegna ( in realta è un reading poetico con immagini \ video e musica c'erano le foto di alcuni di noi del gruppo di fotografia ) dei risvegli poetici
3) alla presentazione del libro , mie foto sotto , organizzata dall'attivo e creativo libraio massimo dessena noto come ( dalla sua libreria ) max'88
da http://www.einaudi.it/libri/ |
Preso finita la presentazione ed in attesa di lettura .
L'incipit che trovate sopra e questo pezzo , ma soprattutto dala copertina in stile dylan dog \ noir e l'esposizione dell'autore e i modo con cui ha risposto ale nostre curiosità , sembrano promettere bene .
con questo è tutto alle mie prossime visioni \ letture
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il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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