14.3.15

Mi chiamo David Raggi e sono morto perchè…


  da http://www.napolitan.it/  del 13\3\2015

Mi chiamo David Raggi, sono stato condannato a rimanere un eterno ragazzo di 27 anni, sono nato e cresciuto a Terni, ho un lavoro, vanto raro per i giovani di questa generazione, sono un informatore farmaceutico e in passato ho aiutato tante persone, in quanto, spesso ho vestito la tuta arancione e l’altruismo di chi lavora nel 118. Ieri sera, però, non ho potuto fare nulla per aiutare me stesso.
L’altra sera, quando sono uscito di casa, avevo solo voglia di divertirmi e trascorrere la solita serata tra amici, non sapevo che sarei finito sui giornali e che non avrei più rivisto i miei genitori e mio fratello.
Non sapevo che sarei morto.
Sono morto perché sono stato colpito casualmente davanti ad un bar da un marocchino che ha dato di matto per una birra. Il personale, insieme ai due agenti in borghese presenti, hanno cercato di calamaro, ne è nato un parapiglia nel corso del quale sono stati rotti bicchieri e bottiglie. Quello straniero è entrato e uscito dal locale varie volte, me lo sono trovato davanti, per caso e mi ha colpito al collo con una bottiglia rotta. «Che mi guardi? Che cosa vuoi?» mi ha sbraitato contro prima di colpirmi.
Sono morto, semplicemente, perché il mio corpo ha impattato con la delirante e barcollante esagitazione di un uomo poco lucido e fuori controllo. Una mina vagante che ha lasciato esplodere la sua follia contro di me. Poteva esserci chiunque al posto mio. Invece c’ero io e quell’infausta morte ha squarciato la mia vita.
Ho chiesto al mio amico medico che per primo mi ha prestato soccorso di chiamare un’ambulanza, ma sapevo che non ci sarei arrivato all’ospedale e gliel’ho anche detto. Ho capito che quelli erano i miei ultimi, concitati respiri e che dovevo spenderli bene. E, allora, ho parlato con il cuore, ho lasciato parlare il cuore e ho avuto solo il tempo e la forza necessari per chiedere ai miei amici di dire alla mia famiglia che gli voglio bene.
68706_4661633989878_343661062_n

La polizia ha arrestato Amine Aassoul, un marocchino di 29 anni, lo hanno rintracciato in via Roma, poco distante dal luogo dove giaceva il mio corpo esanime. Era a dorso nudo e in stato di agitazione.
È stato lui ad uccidermi. Dopo hanno scoperto che Assoul, quel marocchino, il mio assassino, era arrivato a Terni nel 2007 dove aveva raggiunto la madre sposata con un uomo del posto. Dopo alcuni furti compiuti tra Porto Recanati, Fermo e Civitanova Marche gli era stato revocato il permesso di soggiorno e rimpatriato. Era poi tornato in Italia nel maggio dell’anno scorso, sbarcando a Lampedusa. La sua richiesta di asilo politico era stata respinta a ottobre e la squadra volante di Terni gli aveva notificato la decisione. Il marocchino aveva però fatto ricorso nei 30 giorni previsti ed era in attesa di una decisione in merito.
La mia morte è diventata, così, un affare di Stato, una di quelle vicende che mette tanta carne a cuocere e che consente a quella fazione politica di scagliarsi contro l’opposizione e a quest’ultimi, a loro volta, di inveire contro i primi.
Intanto io sono morto.
Il Viminale, Angelino Alfano, tanti “pezzi grossi” hanno espresso indignazione e cordoglio. Ma i miei genitori? Loro vedranno sfilare sagome e belle parole accanto al vuoto e al dolore, quello vero, quello che solo i genitori che piangono la morte di un figlio possono essere in grado di comprendere. Quando il trambusto sarà passato, accanto a loro, ai mio genitori, rimarranno ancora, sempre e solo vuoto e dolore.
Tutti, adesso, tesseranno le mie lodi, per quell’ipocrita, convenzionale e beffardo principio secondo il quale, quando si muore, diventiamo tutti belli e buoni.
Eppure, nel mio caso, è proprio vero.
Mi chiamo David Raggi, sono stato condannato a rimanere un eterno ragazzo di 27 anni, sono nato e cresciuto a Terni, ho un lavoro, vanto raro per i giovani di questa generazione, sono un informatore farmaceutico e in passato ho aiutato tante persone, in quanto, spesso ho vestito la tuta arancione e l’altruismo di chi lavora nel 118. Ieri sera, però, non ho potuto fare nulla per aiutare me stesso.
L’altra sera, quando sono uscito di casa, avevo solo voglia di divertirmi e trascorrere la solita serata tra amici, non sapevo che sarei finito sui giornali e che non avrei più rivisto i miei genitori e mio fratello.
Non sapevo che sarei morto.
Sono morto perché sono stato colpito casualmente davanti ad un bar da un marocchino che ha dato di matto per una birra. Il personale, insieme ai due agenti in borghese presenti, hanno cercato di calamaro, ne è nato un parapiglia nel corso del quale sono stati rotti bicchieri e bottiglie. Quello straniero è entrato e uscito dal locale varie volte, me lo sono trovato davanti, per caso e mi ha colpito al collo con una bottiglia rotta. «Che mi guardi? Che cosa vuoi?» mi ha sbraitato contro prima di colpirmi.
Sono morto, semplicemente, perché il mio corpo ha impattato con la delirante e barcollante esagitazione di un uomo poco lucido e fuori controllo. Una mina vagante che ha lasciato esplodere la sua follia contro di me. Poteva esserci chiunque al posto mio. Invece c’ero io e quell’infausta morte ha squarciato la mia vita.
Ho chiesto al mio amico medico che per primo mi ha prestato soccorso di chiamare un’ambulanza, ma sapevo che non ci sarei arrivato all’ospedale e gliel’ho anche detto. Ho capito che quelli erano i miei ultimi, concitati respiri e che dovevo spenderli bene. E, allora, ho parlato con il cuore, ho lasciato parlare il cuore e ho avuto solo il tempo e la forza necessari per chiedere ai miei amici di dire alla mia famiglia che gli voglio bene.
Mi chiamo David Raggi, sono stato condannato a rimanere un eterno ragazzo di 27 anni, sono nato e cresciuto a Terni, ho un lavoro, vanto raro per i giovani di questa generazione, sono un informatore farmaceutico e in passato ho aiutato tante persone, in quanto, spesso ho vestito la tuta arancione e l’altruismo di chi lavora nel 118. Ieri sera, però, non ho potuto fare nulla per aiutare me stesso.
L’altra sera, quando sono uscito di casa, avevo solo voglia di divertirmi e trascorrere la solita serata tra amici, non sapevo che sarei finito sui giornali e che non avrei più rivisto i miei genitori e mio fratello.
Non sapevo che sarei morto.
Sono morto perché sono stato colpito casualmente davanti ad un bar da un marocchino che ha dato di matto per una birra. Il personale, insieme ai due agenti in borghese presenti, hanno cercato di calamaro, ne è nato un parapiglia nel corso del quale sono stati rotti bicchieri e bottiglie. Quello straniero è entrato e uscito dal locale varie volte, me lo sono trovato davanti, per caso e mi ha colpito al collo con una bottiglia rotta. «Che mi guardi? Che cosa vuoi?» mi ha sbraitato contro prima di colpirmi.
Sono morto, semplicemente, perché il mio corpo ha impattato con la delirante e barcollante esagitazione di un uomo poco lucido e fuori controllo. Una mina vagante che ha lasciato esplodere la sua follia contro di me. Poteva esserci chiunque al posto mio. Invece c’ero io e quell’infausta morte ha squarciato la mia vita.
Ho chiesto al mio amico medico che per primo mi ha prestato soccorso di chiamare un’ambulanza, ma sapevo che non ci sarei arrivato all’ospedale e gliel’ho anche detto. Ho capito che quelli erano i miei ultimi, concitati respiri e che dovevo spenderli bene. E, allora, ho parlato con il cuore, ho lasciato parlare il cuore e ho avuto solo il tempo e la forza necessari per chiedere ai miei amici di dire alla mia famiglia che gli voglio bene.
68706_4661633989878_343661062_n

La polizia ha arrestato Amine Aassoul, un marocchino di 29 anni, lo hanno rintracciato in via Roma, poco distante dal luogo dove giaceva il mio corpo esanime. Era a dorso nudo e in stato di agitazione.
È stato lui ad uccidermi. Dopo hanno scoperto che Assoul, quel marocchino, il mio assassino, era arrivato a Terni nel 2007 dove aveva raggiunto la madre sposata con un uomo del posto. Dopo alcuni furti compiuti tra Porto Recanati, Fermo e Civitanova Marche gli era stato revocato il permesso di soggiorno e rimpatriato. Era poi tornato in Italia nel maggio dell’anno scorso, sbarcando a Lampedusa. La sua richiesta di asilo politico era stata respinta a ottobre e la squadra volante di Terni gli aveva notificato la decisione. Il marocchino aveva però fatto ricorso nei 30 giorni previsti ed era in attesa di una decisione in merito.
La mia morte è diventata, così, un affare di Stato, una di quelle vicende che mette tanta carne a cuocere e che consente a quella fazione politica di scagliarsi contro l’opposizione e a quest’ultimi, a loro volta, di inveire contro i primi.
Intanto io sono morto.
Il Viminale, Angelino Alfano, tanti “pezzi grossi” hanno espresso indignazione e cordoglio. Ma i miei genitori? Loro vedranno sfilare sagome e belle parole accanto al vuoto e al dolore, quello vero, quello che solo i genitori che piangono la morte di un figlio possono essere in grado di comprendere. Quando il trambusto sarà passato, accanto a loro, ai mio genitori, rimarranno ancora, sempre e solo vuoto e dolore.
Tutti, adesso, tesseranno le mie lodi, per quell’ipocrita, convenzionale e beffardo principio secondo il quale, quando si muore, diventiamo tutti belli e buoni.
Eppure, nel mio caso, è proprio vero.
1069225_10201475814808317_1853671997_n
Ero «un ragazzo d’oro»: aiutare gli altri era la filosofia che ha condito ed animato il senso della mia breve vita. Donavo il sangue, aiutavo gli altri, aiutavo “quelli come Assoul”, più abituati a difendersi da sguardi sprezzanti che a vedersi tendere una mano, dispensavo sorrisi ed altruismo, facevo ragionare le teste calde che inveivano contro “quelli come Assoul”, predicavo tolleranza ed integrazione.
“Un altro angelo nel cielo.. a vegliare su di noi..non meritavi questo.. eri un angelo sceso in terra.. un portatore sano di allegria e spensieratezza.. era impossibile non volerti bene e l’unica cosa che rimpiango è di non aver passato più tempo con te.. aver goduto di tutta la gioia e la voglia di vivere che avevi e regalavi a tutti” scrive il mio amico Fabio su facebook.

10416984_10204096711689101_210341485434240934_n

“Eri un angelo in terra ora vola in cielo in mezzo agli altri angeli del paradiso”,
scrive, invece, Federica.
Ma non è per questo che mi sento preso in giro dal mio stesso destino, non solo perché ero “un giusto”. Nessuno meriterebbe di morire così. Nessuno dovrebbe morire così. Non si può morire così. Nessuno dovrà più morire così.
Chi dispone del potere necessario per intervenire, per non rendere vano il messaggio che ho cercato di inculcare nelle vite che si sono intrecciate con la mia, conferisca un senso alla mia insensata morte.
68706_4661633989878_343661062_n

La polizia ha arrestato Amine Aassoul, un marocchino di 29 anni, lo hanno rintracciato in via Roma, poco distante dal luogo dove giaceva il mio corpo esanime. Era a dorso nudo e in stato di agitazione.
È stato lui ad uccidermi. Dopo hanno scoperto che Assoul, quel marocchino, il mio assassino, era arrivato a Terni nel 2007 dove aveva raggiunto la madre sposata con un uomo del posto. Dopo alcuni furti compiuti tra Porto Recanati, Fermo e Civitanova Marche gli era stato revocato il permesso di soggiorno e rimpatriato. Era poi tornato in Italia nel maggio dell’anno scorso, sbarcando a Lampedusa. La sua richiesta di asilo politico era stata respinta a ottobre e la squadra volante di Terni gli aveva notificato la decisione. Il marocchino aveva però fatto ricorso nei 30 giorni previsti ed era in attesa di una decisione in merito.
La mia morte è diventata, così, un affare di Stato, una di quelle vicende che mette tanta carne a cuocere e che consente a quella fazione politica di scagliarsi contro l’opposizione e a quest’ultimi, a loro volta, di inveire contro i primi.
Intanto io sono morto.
Il Viminale, Angelino Alfano, tanti “pezzi grossi” hanno espresso indignazione e cordoglio. Ma i miei genitori? Loro vedranno sfilare sagome e belle parole accanto al vuoto e al dolore, quello vero, quello che solo i genitori che piangono la morte di un figlio possono essere in grado di comprendere. Quando il trambusto sarà passato, accanto a loro, ai mio genitori, rimarranno ancora, sempre e solo vuoto e dolore.
Tutti, adesso, tesseranno le mie lodi, per quell’ipocrita, convenzionale e beffardo principio secondo il quale, quando si muore, diventiamo tutti belli e buoni.
Eppure, nel mio caso, è proprio vero.
1069225_10201475814808317_1853671997_n
Ero «un ragazzo d’oro»: aiutare gli altri era la filosofia che ha condito ed animato il senso della mia breve vita. Donavo il sangue, aiutavo gli altri, aiutavo “quelli come Assoul”, più abituati a difendersi da sguardi sprezzanti che a vedersi tendere una mano, dispensavo sorrisi ed altruismo, facevo ragionare le teste calde che inveivano contro “quelli come Assoul”, predicavo tolleranza ed integrazione.
“Un altro angelo nel cielo.. a vegliare su di noi..non meritavi questo.. eri un angelo sceso in terra.. un portatore sano di allegria e spensieratezza.. era impossibile non volerti bene e l’unica cosa che rimpiango è di non aver passato più tempo con te.. aver goduto di tutta la gioia e la voglia di vivere che avevi e regalavi a tutti” scrive il mio amico Fabio su facebook.

10416984_10204096711689101_210341485434240934_n

“Eri un angelo in terra ora vola in cielo in mezzo agli altri angeli del paradiso”,
scrive, invece, Federica.
Ma non è per questo che mi sento preso in giro dal mio stesso destino, non solo perché ero “un giusto”. Nessuno meriterebbe di morire così. Nessuno dovrebbe morire così. Non si può morire così. Nessuno dovrà più morire così.
Chi dispone del potere necessario per intervenire, per non rendere vano il messaggio che ho cercato di inculcare nelle vite che si sono intrecciate con la mia, conferisca un senso alla mia insensata morte.
1069225_10201475814808317_1853671997_n
Ero «un ragazzo d’oro»: aiutare gli altri era la filosofia che ha condito ed animato il senso della mia breve vita. Donavo il sangue, aiutavo gli altri, aiutavo “quelli come Assoul”, più abituati a difendersi da sguardi sprezzanti che a vedersi tendere una mano, dispensavo sorrisi ed altruismo, facevo ragionare le teste calde che inveivano contro “quelli come Assoul”, predicavo tolleranza ed integrazione.
“Un altro angelo nel cielo.. a vegliare su di noi..non meritavi questo.. eri un angelo sceso in terra.. un portatore sano di allegria e spensieratezza.. era impossibile non volerti bene e l’unica cosa che rimpiango è di non aver passato più tempo con te.. aver goduto di tutta la gioia e la voglia di vivere che avevi e regalavi a tutti” scrive il mio amico Fabio su facebook.
10416984_10204096711689101_210341485434240934_n

“Eri un angelo in terra ora vola in cielo in mezzo agli altri angeli del paradiso”,
scrive, invece, Federica.
Ma non è per questo che mi sento preso in giro dal mio stesso destino, non solo perché ero “un giusto”. Nessuno meriterebbe di morire così. Nessuno dovrebbe morire così. Non si può morire così. Nessuno dovrà più morire così.
Chi dispone del potere necessario per intervenire, per non rendere vano il messaggio che ho cercato di inculcare nelle vite che si sono intrecciate con la mia, conferisca un senso alla mia insensata morte.

13.3.15

L'esordio dell'Indagatore da incubo! Dylan Top (Topolino #3094) SPOILER


Bum Willer e Pap Carson di Corrado Mastantuono (Topolino #2964)
Inizialmente  , viste  le trasposizioni   e   i riaddattamenti   (  a volte magistrali  come     di topolino   sui classici della letteratura  ,  temevo    che   succedesse   di rimanere delusi  .  Infatti  spesso  accade   che  : <<  Quando due miti si incontrano, è facile rimanere delusi. Il rischio della parodia gratuita, del team-up ingiustificato e della denaturazione dei personaggi è dietro l’angolo.>>




 Ma   <<  Fortunatamente  >>, sempre  secondo http://gliaudaci.blogspot.com/ uno dei  blog   più  informati  sul mondo   del  fumetto in questo articolo,  <<  non è stato così per Dylan Top, incrocio tra [non-stiamo-nemmeno-a-specificarvi-chi] e [ormai-avete-capito] pubblicato su Topolino #3094 (in edicola questa settimana). >>


Parte della buona riuscita dell'episodio ( presentato in fondo al settimanale  per invogliare    i lettori  a   prendere   la  seconda  puntata L'isola del tesoro  ) è da imputare agli autori coinvolti  che   sono il Gotha    del fumetto   italiano  degli ultimi  30  anni .
Oltre all’onnipresente
Roberto Recchioni come soggettista, gli altri due autori appartengono infatti a quel “gruppo misto” di fumettisti che hanno lavorato sia per la Disney sia per la Bonelli (gruppo comprendente, tra i tanti esempi illustri, Corrado Mastantuono, Fabio Celoni Bruno Enna). Ecco perché sia Tito Faraci (l’uomo che ha sceneggiato TUTTO), sia Paolo Mottura (autore di recente dei disegni di Eroe senza patria, Le storie #22, ma anche di un episodio del Dylan Dog Color Fest del 2012(  foto a destra  )  su testi di Barbara Baraldi) si sono sentiti doppiamente a casa! Poi, come fa notare Tito Faraci nelle note conclusive  scritte  su topolino  , le somiglianze tra l'inquilino di Craven Road e Topolino sono diverse: sono entrambi investigatori ed entrambi hanno un amico "bislacco" (Groucho/Pippo) e un amico poliziotto (Bloch/Basettoni) affiancato da  un ispettore  babbeo ( Jekins / Manetta )La sfida vera era rendere l'Indagatore dell'incubo accessibile anche a un pubblico più   giovane  (  leggi  8\15 anni  )  . Gli abissi, le malinconie, i mostri e gli elementi profondi dell'universo dylaniato ( ideati dal genio di Tiziano Sclavi) difficilmente si presterebbero a una trasposizione parodistica. Anche  se   coem ha dichiarato lo stesso Recchioni a  l'huffingpost.it   del   3\111\2015  

Cosa rappresenta “Dylan Top” per un lettore di “Dylan Dog”? Una parodia, un omaggio sentito o qualcosa di più?

Roberto Recchioni: Non direi che è una parodia, non nel senso stretto del termine. La storia non irride Dylan Dog ma, anzi, è estremamente rispettosa del personaggio e ne celebra gli aspetti più salienti. Mi sembra, insomma, più un omaggio e un atto d'amore e, del resto, da Tito Faraci non mi aspettavo di meno. Tito è bravissimo nel cogliere il cuore dei personaggi e lo ha dimostrato spesso, con alcune delle più belle storie dedicate a Topolino che io ricordi.
(...) qui  il resto dell'articolo 
  Visto  che  la   storia  si ispira dichiaratamente a L'alba dei morti viventi  cioè  Dylan Dog #1, ma non   si dovrebbe   nemmeno specificarlo !! e  chiarissimo  per tutti i lettori   di vecchia  data   ma anche  no  visto    che  è stata ristampata   migliaia  di volte     fra  cui l'ultima da  repubblica    in cui a farla da padrona sono gli zombi! Gli stratagemmi adoperati da Roberto Recchioni  sono   queli  : 1) di usare come nemici dei "topi invadenti", idea dalle ripercussioni molto attuali e umoristiche (ad esempio, non provengono dalla cittadina di Undead ma da Uninvited!)., 2)  IL  clarinetto diventa  una  cornamusa  ., 3 ) l'interminabile  (  salvo alcuni numeri )   modellino di  galeone   diventa   un puzzle   con il disegno  del battello a vapore   di SteamboatWille   il cartone animato del 1928    in cui esordi' topolino  .
Le due storie    sono  talemente , eccetto le  pochissime sottigliezze  sopra elencate  , uguali  che  sembra  confermare " la manfrina  "  pubblicitaria  \  promizionale  della  bonelli   , ne  ho parlato  in un post   precedente , per  rilanciare  il rinnovamento  \  la  nuova  gestione   di Dylan  da parte di Roberto  Recchioni  .   Ma  sarà il tempo  e  il reseconto delle  vendite , compresa  la variant speciale  della disney , del fumetto  Bonelliano   . Per il momento   tali ipotesi sembra essere smentita  da    quanto  ha dichirato    Tito  Faraci alla  stampa  del 8\3\2015
 (...)  qui  l'articolo  completo
Ma Dylan Top piacerà ai lettori di Topolino, che magari non conoscono Dylan Dog ?
«Intanto occorre sottolineare che, rispetto a quanto si crede, i lettori di Topolino sono soprattutto adulti, i bambini sono una minoranza. Abbiamo scritto una storia tipicamente di Topolino, non occorre essere lettori di Dylan Dog per capirla. Ci sono due livelli di lettura, una per chi conosce il fumetto della Bonelli, e una no. Ma il primo livello non intaccala comprensione del secondo. Poi, in questo numero ci saranno anche una mia intervista a Tiziano Sclavi e una mia introduzione a Dylan Dog, così se qualcuno vorrà, potrà iniziare a leggere anche il personaggio Bonelli».
 
Cosi   come   se  ci sarà un seguito di tali storie  


Crede che possa nascere una serialità con Dylan Top protagonista?  
«All’inizio non ci pensavo, dopo che abbiamo finito il lavoro, ho iniziato a credere che potrebbe essere possibile. Io sono entusiasta di Dylan Top, vedremo quale sarà la risposta dei lettori».


Ai posteri l'ardua sentenza 
. PerUno degli elementi salienti de L'alba dei topi invadenti è che... si tratta di una storia maledettamente divertente! Molto convincente l'ironia di Pippo/Groucho sui luoghi comuni delle storie di Dyd, sui meccanismi narrativi e sul modo di suonare del suo capo. Poi, le mille citazioni e occhiolini strizzati ai lettori attenti (quindi al sottoscritto saranno sfuggite miliardi di trovate!), come i vari riferimenti allo stesso Dyd #1, a partire dalla prima tavola in cui Mottura cita l'iconica copertina di Claudio Villa per arrivare persino all'utilizzo delle medesime inquadrature (pollice in alto per le scelte registiche di Faraci-Mottura, alcune davvero da scuola del fumetto!) [Altri riferimenti a Dyd #1 sono poi evidenziati anche nei redazioni conclusivi del settimanale: un plauso per le sempre dettagliate e piacevoli pagine di interviste, curiosità e articoli di contestualizzazione]Ma anche il mondo "da sogno" di pagina 144, che è talmente familiare da sembrare molto meno onirico del dovuto (leggere la storia per comprendere senza spoiler!). Senza contare l'egregia vignetta centrale di pag. 152 che cita Il quarto stato di Pellizza da Volpedo (già citata fumettisticamente dal maestro Ivo Milazzo per la copertina dell'indimenticabile Ken Parker #58, Sciopero )  o i due piccoli pseudo-Beatles che attraversano la strada sulle strisce nella prima vignetta di pag. 154.
Se non fosse una frase ai limiti del banale, si potrebbe affermare che l'unico vero difetto di questa storia è che finisce troppo presto. Come già per l'amata storia di Corrado Mastantuono su Topolino #2964 in cui Bum Bum Ghigno interpretava Tex,questa storia è la dimostrazione che a volte, quando gli universi immaginari si incontrano, possono esserci belle sorprese al quadrato !  Concludo su suggerrimento di del blog  Audaci non dimentichiamo le altre, validissime, storie presenti nel settimanale: dalla prima puntata de L'isola del tesoro (di Teresa Radice e Stefano Turconi) alle avventure di Paperino, Pico e Dinamite Bla , ecc . Ma

12.3.15

Una bimba di 10 anni, nata da genitori marocchini residenti nelle Marche, cambia nome per cattiveria dei compagni : da Jihad a Giada.

Eccco  uan storia   che succede  in un italia    sempre  più multi etnicsa .  Dove basta  un nome straniero   , che  a  causa  dell'ignoranza     dei media   ( ed incosapevolmente  dei bambini , in particolare  quelli fra  fra  i  3-14-15)    che  sono come  spugne    ssorbono  tutto quelllonche sentono \  vedono  da  tv   ,  internet  e  genitori   . E  quindi avranno  sentito  che   Jihad 
voglioa solo dire      qguerra santa    e  quindi    secondo " noi  occidentali  "      terrorismo    e  barbarie.Infatti : << In età contemporanea il termine viene utilizzato con significato esclusivamente militare; tuttavia per quanto questa sia l'interpretazione più comune di jihād, è degno di nota che la parola non è usata strettamente in questo senso nel Corano, il testo sacro dell'Islam. È anche vero, tuttavia, che la parola è usata in numerosi hadīth sia in contesti militari che non militari >>(  dalla   voce  Jiad   di wikipedia )

una  scuola  elementare  
Da dieci anni, da quando è nata, si chiama Jihad: questo il nome che i suoi genitori, una coppia di origine marocchina e residente in provincia di Macerata, aveva scelto. Ora però mamma e papà ci hanno ripensato, e hanno deciso di cambiarle il nome, si chiamerà "Giada". La richiesta è stata presentata alla Prefettura, che non ha ravvisato alcun motivo per bocciarla e, anzi, ha ritenuto che il termine "sia correlato, in alcuni contesti, ad eventi spiacevoli e può pertanto condizionare negativamente le relazioni sociali della bambina".
Come ha spiegato il padre, "Jihad è un nome molto diffuso nella cultura musulmana e significa 'esercitare il massimo sforzo per fare del bene'. Un'accezione positiva: quando noi musulmani pensiamo alla Jihad, infatti, pensiamo all'impegno verso la famiglia, a un padre che si toglie il cibo di bocca per sfamare i propri figli, nulla di tutto quello che vediamo in televisione. Nelle altre culture si tende a confondere, a far passare tutto come negativo, mentre i terroristi che uccidono solo per soldi non hanno nulla che vedere con la nostra religione o con le nostra cultura. Ecco perché, per evitare che nostra figlia crescendo potesse incontrare dei problemi solo per il nome, abbiamo pensato di fare così". La bimba ha raccontato che a scuola qualche compagnetto ha fatto qualche battuta poco simpatica sul suo nome, e i genitori, dopo aver chiesto alla piccola se fosse d'accordo, hanno quindi deciso di farla diventare "Giada"

CANTO DI PRIMAVERA - A Trezzano s/Naviglio musica, arte e spiritualità sulle note di Renato Zero

Renato Zero e il sacro: binomio possibile? Madre Maria Vittoria Longhitano, presbitera della comunità episcopale "Gesù Buon Pastore" e prima donna sacerdote in Italia, è convinta di sì; e il 21 marzo 2015, a Trezzano sul Naviglio (Milano) propone un "momento di riflessione e passione" sul tema "Renato Zero: la ricerca del divino dietro le maschere della carne" (c/o Ri-MAFLOW, via
Boccaccio 1, ore 17.30). Madre Vittoria dialogherà assieme a Daniela Tuscano, autrice con Cristian Porcino del libro "Chiedi di lui - Viaggio nell'universo musicale di Renato Zero". L'evento sarà allietato dal violino di Jacopo Ciammarughi e si concluderà con un ricco buffet. Un modo diverso e stimolante per salutare l'arrivo della primavera.




                                                   Giulio Mezzanotti (DiTuttiColori, 11/3/2015)

10.3.15

gente che non emigra per lavorare ma resiste lavorando in italia . la storia di DAMIANA DIPASQUALE ASSUNTA CON IL JOBS ACT e di Luca NicolazziDottore in legge, 42 anni, che per vivere fa il tassista

 Entrambe  le  storie    sono  , prese  daprese  da  REPUBBLICA DEL 8\3\2015   da  repubblica  di Milano   la seconda 
Esse    testimoniano    come   c'è gente    che    scelgono  di non emigrare  ( come fece  anche  mio bisnonno    che andò  , non voleva debiti era  troppo orgoglioso  , ando  a lavorare in Argentina per  5   anni  )    come si faceva  allora  e fanno molti  oggi  . Gente    che    ha scelto    con il loro  gesto  di  ( vedere  sotto   il finale   di  in via  delle murate  c'è  uno scalino  di Sergio Staino  tratto  dal  volume   Bobo  Novecento  ) non lasciare   o  almeno provare   a lottare  il nostro paese   in mano    certi scemi 

Ma  bastga    partlare  io e lasciamo parlare le storie 

Io precaria domani firmo il nuovo contratto   felice sì ma fra 3 anni possono licenziarmi”

MILANO
Felice? Ovvio. Anche se mi resta un po’di amaro in bocca». Damiana Dipasquale ha 28
anni, una laurea in Scienze della Comunicazionee un impiego in un’azienda milanese di consulenza
e selezione del personale. Domani firmerà il primo contratto a tempo indeterminato  della sua vita. Ed è anche uno dei primi in senso assoluto nella versione  riveduta e corretta dal Jobs Act, il cosiddetto “a tutele crescenti”.
Che contratto aveva prima?
«Un tempo determinato, che mi  era stato fatto partire lo scorso settembre  e che scadeva a luglio. Che a  sua volta era stato il primo contratto  “serio” da quando lavoro».
E adesso?
«Venerdì scorso il datore di lavoro  mi ha chiamato nel suo ufficio e mi ha  dato la bella notizia. Ma io sinceramente  me lo aspettavo. Ci occupiamo  proprio di questi temi in azienda, quindi era evidente la convenienza dal punto di vista economico».
Come festeggerà?
«Non penso di farlo a dire il vero, ma di sicuro  il cuscino sarà un po’ più comodo...».
Cosa non le torna?
«Premesso che sono comunque contenta di  questo avanzamento, premesso che amo ciò che faccio e il mio ambiente di lavoro, a me rimane l’amaro in bocca».
Perché?
«Perché per tre anni, quelli dello sgravio fiscale,mi assicuro una crescita professionale in un contesto che mi piace. Però mi domando: e fra tre anni? Cosa succederà? Quando cioèll’aziendacosterò“davvero”? Insomma, metto inpreventivo che possa perdere il miolavoro.
La firma di lunedì (domani,ndr) mi dà la possibilità di stare tranquilla adesso, ma il dopo mi angoscia,devo essere sincera».
Faccio l’avvocato del Diavolo:lei non si accontenta mai.
«No, anzi. Però le cose stanno così,è evidente. L’azienda incassa il bonus iniziale e risparmia sulla  mia assunzione.Ora, non dico che sia umiliante,però sapere che un domani puoi essere liquidata con uno schiocco delle dita mi inquieta. Sono realista:questo è un passo avanti, ma ametà».
La sua è una riflessione legata a una concezione poco flessibile del mercato del lavoro? Ha il
mito del posto fisso?

«Ma no, sono flessibile da una vita.Ho avuto molti contratti con altre imprese, hofatto la cameriera e la barista con il classico contratto a chiamata. Poi i famosi contratti a progetto, tutti fasulli, in società di marketing. Appena finivano ti salutavano e ricominciavi daccapo. Non è un problema di cambiamento, la nostra è una generazione di camaleontici, sappiamo  cambiare, sappiamo cosasignifica la mobilità ».
E allora qual è il punto?
«La tutela della persona. La mia non è insoddisfazione,è che io do tanto, perché tu Stato o azienda non mi garantisci altrettanto? Io voglio  essere tutelata sempre e questo conviene a tutti: perché la crescita professionale è mia ma se ne  avvantaggia anche l’impresa. Il miglioramento  non può fermarsi qui. Aggiungo che sapere di
avere un futuro garantito nel tuo posto di lavoro  ti fa dare di più, ti fa sentire partecipe. Io la vedo  così».
Con il vecchio tempo indeterminato legato all’articolo 18 sarebbe stata più contenta  immagino.
«
Sì, quello che firmarono a loro tempo a mamma  e di papà. Diciamo che non ho potuto pensare  come loro, “adesso mi faccio una famiglia, tiriamo  su la nostra casa”, perché non è esattamente  la stessa cosa. E lo dico ben sapendo che  non era l’articolo 18 a risolvere i problemi, né lo  sarà il Jobs Act».
A proposito: ma i suoi genitori cosa dicono?
«Sono più tranquilli adesso. Mamma, da brava  siciliana, mi fa: “Intanto prenditi questo”».
Il suo stipendio rimarrà lo stesso?
«Credo di sì, non mi hanno parlato di aumenti. Ma comunque per la mia età guadagno bene».
Quanto?
«1.200 euro netti al mese».

Dottore in legge, 42 anni, vive a Milano: Luca Nicolazzi è un “adattabile”
Dopo diversi impieghi precari ha comprato una licenza: “Così sono autonomo”Il tassista laureato  che cita Pascal  “Ho cambiato vita  per avere un lavoro”

LA SCELTA
Luca Nicolazzi, 42 anni,è laureato in giurisprudenza. È  diventato tassista  suo malgrado. Dopo  anni di precariato ha comprato la licenza  a Milano per avere  un lavoro vero
 

MILANO
UNA mosca bianca su un taxi bianco, che guida morbido e tiene pulito come la stanza di una sposa. In un'ampia vaschetta sul lato passeggero, una quarantina di cioccolatini ben assortiti di cui si rifornisce da un eroico caramellaio superstite, in viale Toscana. «Gradisce?». Il conducente ha 42 anni, capelli e filo di barba entrambi molto curati, cita Pascal e Keynes, porta in giro per Milano il suo Bari 78, una 500L che sembra appena uscita di fabbrica, con la pacata rassegnazione di chi ha sognato altro, studiato per altro, ma che al momento ha accettato l'evidenza che questo altro non c'è, e quindi si adatta. La nuova Italia degli "adattabili", fratelli maggiori degli "sdraiati" di Michele Serra. Visto il tasso innaturale di disoccupazione e la massa crescente di quanti stanno scendendo la scala sociale, la mosca bianca sul taxi bianco è, se non altro, in nutrita compagnia. Ma il suo resta un caso piuttosto unico. Sul biglietto da visita, in cartoncino plastificato traslucido, c'è tutto in una riga, l'aspirazione mancata e la negazione, per quanto possibile, dello status presente: Dott. Luca Nicolazzi, seguono indirizzo e mail. La parola "taxista" non compare. Però è quello che lui fa da due anni e mezzo. Perché non lo scrive? «Perché sono dottore in Legge, 88/100 a fine corso con una tesi sullo sfruttamento della prostituzione, e guidare un'auto pubblica non è esattamente la mia aspirazione».
Dottore in Legge e quindi avvocato. «No, ce n'erano già troppi

8.3.15

L'uomo più veloce della Sierra Leone e promessa dell'atletica internazionale, Jimmy Thoronka, fugge dall'ebola ma viene arrestato a Londra perchè clandestino


in sottofondo Clandestino - Manu Chao   interpretato da  Fiorella Mannoia

da   repubblica  del 7\3\2015
Dall'ebola al carcere: la corsa più lunga di Jimmy
L'uomo più veloce della Sierra Leone e promessa dell'atletica internazionale, Jimmy Thoronka, è stato arrestato a Londra, non essendo più in possesso del visto di soggiorno. Aveva deciso di non tornare in patria dopo che il virus aveva sterminato la sua famiglia. Ora la macchina della solidarietà si è messa in moto per lui dal nostro corrispondente

                                       ENRICO FRANCESCHINI


Quella che aveva prima dei Commonwealth Games gliela stava portando via l'Ebola. Durante i Giochi dell'estate scorsa, Jimmy Thoronka, 20 anni, specialista dei 100 metri piani (il suo tempo migliore: 10 secondi e 58), ha scoperto che prima suo zio, poi i suoi genitori adottivi, quindi i suoi fratellastri, in pratica tutta la sua famiglia, erano stati uccisi dal virus. Era la seconda famiglia che una delle tragedie abbattutesi sul suo paese gli hanno portato via: i suoi genitori naturali sono morti nella guerra civile che ha infestato la Sierra Leone tra il 1991 e il 2000, uccidendo più di 50 mila persone e facendo centinaia di miglia di feriti e di profughi. L'adozione gli aveva dato nuovi papà e mamma, e nuove speranze. A scuola si erano accorti che correva veloce. La locale federazione di atletica leggera si è occupata di lui. Uscito dall'adolescenza si è rapidamente affermato come l'atleta migliore nazionale negli sprint. Ha vinto medaglie ai campionati africani, nel 2013 ha ricevuto il premio dell'associazione giornalisti sportivi africani come migliore atleta maschio dell'intero continente e l'anno scorso è stato inserito nella squadra della Sierra Leone per i Giochi del Commonwealth, le "Olimpiadi" dei paesi dell'ex-impero britannico, che rappresentano nazioni con un totale di 2 miliardi di abitanti. Alla cerimonia di inaugurazione a Glasgow è stato lui a portare la bandiera del suo paese sfilando davanti alla regina Elisabetta. All'epoca, Ebola aveva fatto solo poche decine di morti in Sierra Leone. Ma poi la crisi sanitaria è degenerata (fino ad oggi le vittime sono state 3500). Quando Jimmy ha appreso che la sua famiglia adottiva era stata spazzata via dal virus, gli è parso che gli crollasse il mondo addosso  -  per la seconda volta. Ai Giochi il suo rendimento è stato inferiore alle aspettative. Il timore di rientrare in patria e non trovare nessuno ad attenderlo, neanche nella federazione atletica, che come molte altre strutture della Sierra Leone è allo sbando da quando infuria la malattia, insieme alla preoccupazione di venire a sua volta contagiato, lo ha convinto a prendere una drastica decisione: restare illegalmente nel Regno Unito. Non è stato l'unico membro della squadra del suo paese a scomparire nel nulla al termine dei Giochi: chi lo ha fatto per paura dell'Ebola, chi per cercare un futuro migliore di quello che può offrire un povero paese dell'Africa equatoriale. Alla stazione degli autobus di Glasgow, qualcuno gli ha rubato la borsa dove aveva documenti e un po' di soldi. E' riuscito a farsi regalare il denaro per prendere un biglietto per Leicester, dove aveva un conoscente della Sierra Leone, con il quale ha vissuto per un po'. Ma poi l'amico gli ha chiesto di andarsene. Così è arrivato in qualche modo fino a Londra. Ha sopravvissuto di elemosina, mangiando patatine fritte, dormendo nei parchi e sotto i ponti, lavandosi nei gabinetti pubblici. Quando la polizia lo ha fermato un paio di giorni fa, riferisce il Guardian che gli dedica stamane una pagina, era in condizioni "emaciate". Dice da Freetown, capitale del suo paese, il presidente della federazione di atletica leggera: "E' un atleta con enorme potenziale. Potrebbe diventare uno dei centometristi più veloci del mondo, ma avrebbe bisogno di uno sponsor che lo aiutasse a mantenersi ed allenarsi. Ha sicuramente più chances di farcela in Inghilterra che a casa propria". Bisogna vedere se le autorità gli daranno asilo o lo rispediranno in Africa come immigrato clandestino. Intanto però è partita una colletta per aiutarlo. L'ha lanciata sul web uno studente dell'università di Cambridge, Richard Dent, che sta facendo un dottorato su come i social network possono aiutare le persone colpite dalla miseria o da una crisi nazionale di qualche genere. In due ore, il sito gofundme. com/helpjimmyt ha raccolto 1300 sterline, circa 2000 euro. L'ultima corsa di Jimmy Thoronka è cominciata. Vediamo come finira'

Il benzinaio Stacchio: 'Non voglio essere un eroe. Non sparate, non è il Far West...'"NON SONO UN EROE NÉ UN MODELLO DA IMITARE.




http://www.bing.com/images/
Graziano Stacchio è il benzinaio del Vicentino che ha sparato a un rapinatore uccidendolo, diventando una sorta di eroe per molti cittadini impauriti dai furti. Ma al quotidiano "La Repubblica" spiega di non voler diventare un esempio per nessuno:"L'effetto mediatico mi ha stordito. Però davvero non possiamo vivere in un mondo che va in questa direzione. È storta. Non voglio rassegnarmi alla legge della giungla, al terrore, che lavori e torni a casa guardandoti alle spalle".
Al Corriere del Veneto assicura di aver ricevuto proposte di candidatura, ma non vuole specificare da parte di quale partito: La sicurezza non è né di Destra né di Sinistra, è un tema su cui tutti i partiti dovrebbero riflettere, invece di continuare a scaricarsi le colpe l’uno addosso all’altro. Anche se, a dirla tutta, c’è una cosa che non mi so spiegare...Qui sono venuti i leader di molti partiti, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, il candidato alle regionali del Movimento 5 Stelle... Ma nessuno di centrosinistra si è fatto sentire».
L'uomo avverte però che il clima è molto teso:
"Il problema è che la gente ha paura, sta perdendo la testa. Ci vuole un attimo. Il mio è stato un atto di istinto, di disperazione. Vorrei dire anche di umanità, perché quella ragazza (dentro la gioielleria, ndr ) era sotto scacco di cinque banditi armati di mitra. La volta prima era stata addirittura sequestrata. Quando quel rapinatore mi ha puntato l'arma addosso, ho mirato. Stando attento a non fare andare in giro colpi. Se i suoi complici l'avessero lasciato lì gli avrei messo subito un laccio emostatico, avrei provato a salvarlo. Ambulanza e via".
Lo avrebbe fatto davvero?
"Lo giuro sui miei figli e nipoti. La vita vale più di tutto. Sa quanti lacci ho messo qui davanti (indica lo stradone, via Riviera, che attraversa il paese)? Incidenti stradali. Uno aveva il femore fuori".
Non le chiedo se vota Lega perché non me lo direbbe. Ma Salvini l'ha eletta a eroe. E il 14 marzo a Vicenza lei sarà guest star della "Festa della sicurezza" (colore dei manifesti: verde e nero).
"La sicurezza è un tema che non ha colori. Dovrebbe essere di tutti, di destra di sinistra e di centro. Le persone che ho sentito più vicine sono quelle co- muni e gli alpini della mia associazione. Poi certo: se anche i politici mi esprimono solidarietà fa piacere. Solo della sinistra non si è fatto vivo nessuno ".    
  
Stima enorme , Non è un commento ironico, per  lui  e per le sue dichiarazioni   : <<  “Bisogna lavorare sulle scuole, sull’educazione. Alla pace, al rispetto. Lo dice uno che ha sparato, è vero. Ma non l’ho fatto per aggredire. L’ho fatto perché in quel momento ero minacciato di morte, e quella ragazza anche”.Non sono un eroe né un modello da imitare. Né tanto meno un simbolo. Lo dico subito: la gente non deve sparare in mio nome, né in Veneto né in Sicilia. Solo l'idea mi fa paura. >>
  Ma  soprattutto  perche'  Questo pover'uomo lo stanno strumentalizzando in una maniera imbarazzante  cercando  di farne  un simbolo  Infatti   con cordo  con   Michele Cicero   quandi   su  https://www.facebook.com/pages/Becero-populismo-dei-link-di-FB/ dice  : <<  Vile e pusillanime chi gli cuce addosso le bandiere del suo partitino. Spero ne esca il più sereno possibile, come se non bastasse dover vivere col pensiero di aver ammazzato una persona... massima solidarietà >>

e' razzismo o non è razzismo pretendere che chiede la cittadinanza italiana sappia anche la lingua o chiedere che essi rispettino le regole ?

         
Rispondo al  quesito    posto dal titolo  .
Se  tale  richiesta  viene usata  in maniera    civile  cioè senza  pregiudizi  e  legale  non arbitraria     Altrimenti , No  , in quanto diventa  becera  propaganda     xenofoba  ed  è  razzismo  .
Mi spiego meglio raccontando  un  fatto , con relativa  risposta  ,   successomi tempo fa  su fb . 

  Io avevo riportato flash  d'agenzia  (    dall'unione sarda  )  dando frettolosamente    ragione  per  aver  fatto aplicare  una legge  dello stato  



sotto ho fotocopiato l'articolo se nel caso l'url fosse irragiungibile



Non parla italiano, niente cittadinanza  La decisione del sindaco leghista)

                                            Il sindaco di Cairate, Paolo Mazzucchelli   
 
 

Negato il giuramento per acquisire la cittadinanza italiana a una 56enne indiana che, secondo il primo cittadino di Cairate (Varese), non parla la nostra lingua.

"Non parla italiano" e quindi, per il sindaco, non può fare il giuramento per ottenere la cittadinanza. Succede a Cairate (Varese), dove il primo cittadino leghista, Paolo Mazzucchelli, ha spiegato che la legge parla chiaro: Rani Pushpa, indiana di 56 anni, nonostante abbia compiuto tutti i passi necessari, non può diventare cittadina italiana perché non parla la nostra lingua. La donna invece lo accusa di avere nei suoi confronti un comportamento "altamente discriminatorio" e lo ha avvertito che se la vicenda non dovesse prendere una piega diversa si rivolgerà direttamente al Tribunale, "in sede civile e penale". Durante un incontro tra i due, "la figlia traduceva. Ripeto, non parla italiano - dice Mazzucchelli - e questa è invece una condizione che le regole richiedono. Io sono un pubblico ufficiale e devo far rispettare la legge". "In più occasioni sono stata sottoposta ad un arbitrario esame della lingua italiana che certamente non compete né al sindaco né agli addetti degli uffici comunali" ha spiegato Rani Pushpa ricordando sia che sta frequentando una scuola di italiano per stranieri sia di avere tutti i requisiti per accedere al giuramento. "Ho segnalato la cosa alla Prefettura - conclude il sindaco - e se il prefetto si assume la responsabilità di far giurare una persone che non parla italiano, io la faccio giurare. Ma la legge è un'altra".


Poi  giustamente  il mio  amico e  compaesano  me lo ha fatto notare  riportandomi  questo  articolo    del corriere  della sera  che " castiga  " l'imbecille  del sindaco

Cittadinanza negata, il prefetto
Il sindaco leghista Paolo Mazzucchelli si era opposto sostenendo che la 56enne non sapesse l’italiano, ma è andato oltre le sue prerogative: diritto soggettivo inalienabile


di Roberto Rotondo



                                                  Rani Pushpa (Newpress)




il  sindaco di Cairate Paolo Mazzucchelli (Newpress)
«Il sindaco di Cairate deve consentire il giuramento. Ho firmato io stesso lo scorso giugno il permesso, la legge non prevede che il primo cittadino abbia potere di discrezionalità». Il prefetto di Varese Giorgio Zanzi interviene sulla vicenda di Rani Pushpa, la donna indiana di 56 anni che ha fatto richiesta di cittadinanza italiana, ma che non ha potuto finora prestare giuramento in Comune perché il sindaco, Paolo Mazzucchelli (Lega Nord), ha negato la cerimonia. «Non parla italiano, non è integrata. Io sono un pubblico ufficiale - afferma il borgomastro - e devo controllare se stiamo facendo diventare italiana, una persona inserita nel territorio».

«Il sindaco non ha potere discrezionale»
Il prossimo 8 marzo scade il termine di 6 mesi, entro il quale un cittadino che ha ottenuto il nullaosta deve effettuare il giuramento in Comune. Venerdì scorso Mazzucchelli ha chiesto un parere alla Prefettura, anche perché la donna ha detto che lo avrebbe denunciato se non le avesse consentito di giurare entro i termini previsti. «Abbiamo esaminato questa mattina tutta la pratica - riferisce il prefetto di Varese - e il permesso non può essere negato. L’istruttoria è passata a giugno dai nostri uffici e sono stato io stesso a firmare l’accettazione della domanda. In realtà la signora ha chiesto un permesso per matrimonio, il marito infatti ha già la cittadinanza italiana, e si tratta di un diritto soggettivo inalienabile, per cui il sindaco non ha potere discrezionale». 



  eoltrte a  riportasre l'articolo  edel corriere   mi ha scritto

condividere link di teste di cazzo leghiste!!! Ma una minima lettura critica si riesce a fare in questo paese di merda, senza doverne fare una questione politica e di razzismo??? La notizia è molto semplice: il sindaco in questione è un leghista, ergo un coglione che dice e fa puttanate, che però fanno presa su molti razzisti. Come te caro Giuseppe. Impara a farti un'idea tua delle notizie che leggi in giro, non prendere per buone tutte le cazzate che girano in rete e che hanno il solo scopo di farci diventare antipatici dei poveri disgraziati solo perché non italiani ma sopratutto spesso poveri. L'Aga Kan non è mai stato vittima di razzismo scommetto.
Detto questo leggi le notizie correte e ricorda che se sono notizie che riguardano in qualche maniera iniziative leghiste sono puttanate a sfondo xenofobo ed elettorale.

ed ecco  in corsivo la  mia risposta 
condividere link di teste di cazzo leghiste!!! Ma una minima lettura critica si riesce a fare in questo paese di merda, senza doverne fare una questione politica e di razzismo??? La notizia è molto semplice: il sindaco in questione è un leghista, ergo un coglione che dice e fa puttanate, che però fanno presa su molti razzisti. Come te caro Giuseppe. Infatti non sempre sono dìaccordo con quello che condivido . lòo condivido per provocare \ e fare una discussione con chi la pensa diversamente e come loro . Impara a farti un'idea tua delle notizie che leggi in giro, non prendere per buone tutte le cazzate che girano in rete e che hanno il solo scopo di farci diventare antipatici dei poveri disgraziati solo perché non italiani ma sopratutto spesso poveri. >>

Infatti ciò è lontano da me se noti dal video  che  ho riportato  ( lo trovate    anche  qui  sul  blog  )   in un post precedente  http://goo.gl/x3FlPc 



 L' ho letto e di conseguenza condiviso in maniera frettolosa e senza cercare la replica del questore da te riportata . Allora si che ha ragione tu . Perchè quel coglione di sindaco ha commesso un abuso e d un arbitrio ,. utilizzando in maniera strumentale , progandistica ed in maniera malpancista una legge giusta e comprensibile .
Infatti mi sembra giusto ed logico che un cittadino \a ( non importa se ricco o povero , comunitario o extra comunitario o di un' altra nazionalità oppure discendente dei nostri emigranti che  non sa  una parola  dela nostra  lingua  però  è attaccatoall'italia   ) che viene a stabilirsi qui in Italia chiedendone  la cittadinanza italiana non ne consca la lingua . E' come se io andassi ad abitare negli Usa o in Inghilterra e  chiedessi la cittadinanza senza conoscere la lingua . Io  non sono razzista , ne tanto meno exenofobo  ,  sono se  mai   politicamente scoretto e  troppo libero   vedi il post [  
era  critico  verso il giudizio aprioristico  sconfinante   nel pregiudizio e   nel  becero razzismo   come il  video  riportato a destra    di  molti , oivviamente  senza  generalizzare     della cittadinanza   di quel paesino\  frazione  vicino ad  Alghero  o Sorso  adesso non ricordo     contro  un famiglia     che aveva  scelto  di vivere in periferia   con il loro camper  e    intavolando  ,  poi trattiva  non andata  a buon fine   per    oppossizione  del comune    dovuta  a questioni  igenico - sanitarie  ]         poi  rimosso ma  da   da  te  commentato  sui rom  postato    qui su  fb qualche  giorno  fa   perchè oltre   i  consueti stereotipi    sui rom  \  zingati   ,  non rimossi  ma lasciati  apposta   per  creare  un dibattito  stava  sconfinando  in insulti  personali e  minacce reciproche   fra  pro  rom  ed   anti rom    come quesdto cretin qua  


  >> L'Aga Kan non è mai stato vittima di razzismo scommetto. >>
che io sappia no .
<< Detto questo leggi le notizie correte e ricorda che se sono notizie che riguardano in qualche maniera iniziative leghiste sono puttanate a sfondo xenofobo ed elettorale. >>
sono d'accordo esse sono malpanciste aprioristicamente  dall'ideologia  che  le  propone  cioè quiella politica che parla alla pancia ed agli istinti più bassi della gente .

per  le regole    vale  lo stesso  discorso .  Ma   esso    viene preteso a senso unico  e  con dei pregiudizi   come   questo bando  lavorativo  fatto da      Giovanni Donzelli assessore  regionale   dela regione Toscana in quota   Pdl    già  noto   per  un decalogo del "rispetto", in cui  <<  chiedo agli immigrati di rispettare le regole. Che potete vedere QUI  >> ( dal post  del   suo blog  in  cui risponde  all'ufficio antidiscriminazioni dela presidenza del consiglio  )
Lo  stesso discorso fatto prima   vale    quando sui  cchiede  e   si pretende      che    chi venga  nel nostro paese   il rispetto  delle regole  e   non solo una  cultura  dei diritti e   dei doveri  . Infatti    c'è modo  e  modo di chiederlo   . Ecco un modo in cui   la destra  italiana  e  sic    anche  quella sinistra  che insegue  la destra e  la  genete    sembra   più abbindolata  da  discorsi   e  scritti  ( non solo cartacei )   malpancisti   lo pretendono 


dalla fogna (  che  non permette   di fare copia e  incolla    paura   di  figuracce    o di segnalazioni anti razziste   )   di http://voxnews.info/  più precisamente  da  qui




 

sarebbe più comprensibile  ed  utile  se  la   se  cultura delle regole e dei doveri. Non soltanto quella dei diritti  venga   applicata  e trasmessa  non solo   una   detterminata etnica   ma   a  tutti  gli abitanti  del nostro paese dove  queste  regole che     propone  con  pregiudizi e  generalizzazioni    (  come  se  tutti   gli esxtra  comunitari  o  emimmigrati  fossero  degli incivili    e degli ujbriaconi  ) agli extra  comunitari    sia  valide  anche  per  gli italiani  































Quando il make-up diventa uno strumento di empowerment femminile, la storia di Beatrice Gherardini

  credevo che il  trucco cioè il make  up femminile  (  ovviamente  non  sto  vietando  niente  ogno donna   è libera  di  fare  quello che ...