Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
27.10.15
26.10.15
[intervista mancata a Emanuelwe Dascanio ] dipinti cosi veri da sembrare foto I dipinti di Emanuele Dascanio
potrebbe interessare
http://www.settemuse.it/arte/corrente_iperrealismo.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Iperrealismo
Qualche giorno fa alla consueta rassegna sui fotografi contemporanei organizzata da associazione culturale la sardegna vista ( ne ho già parlato qui sul blog in altri post ed a cui sono iscritto ) ho conosciuto oltre ai fotografi : Ulisse Bezzi e Miroslav Tichý ( ne ho parlato qui ) si discuteva del rapporto fra quadri e foto ed di come un quadro con la tecnica della pittura ad olio potesse essere scambiato per fotografia . Poi a casa cercando qualcosa su caravaggio per approfondire le tematiche biografiche della storia che stavo rileggendo " uccidete caravaggio " edito dalla Bonelli o forse sfogliando non ricordo bene cortana o msn news ovvero il nuovo motore di ricerca di windos \ explorer ho trovato su http://www.huffingtonpost.it/ questo articolo fotografico
http://www.settemuse.it/arte/corrente_iperrealismo.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Iperrealismo
Qualche giorno fa alla consueta rassegna sui fotografi contemporanei organizzata da associazione culturale la sardegna vista ( ne ho già parlato qui sul blog in altri post ed a cui sono iscritto ) ho conosciuto oltre ai fotografi : Ulisse Bezzi e Miroslav Tichý ( ne ho parlato qui ) si discuteva del rapporto fra quadri e foto ed di come un quadro con la tecnica della pittura ad olio potesse essere scambiato per fotografia . Poi a casa cercando qualcosa su caravaggio per approfondire le tematiche biografiche della storia che stavo rileggendo " uccidete caravaggio " edito dalla Bonelli o forse sfogliando non ricordo bene cortana o msn news ovvero il nuovo motore di ricerca di windos \ explorer ho trovato su http://www.huffingtonpost.it/ questo articolo fotografico
Iperrealismo. Realismo radicale. I dipinti di Emanuele Dascanio, giovane artista milanese, non possono che iscriversi in questa categoria. La precisione e l'estrema attenzione per il dettaglio rendono i suoi quadri incredibilmente fedeli alla realtà, tanto che è facile scambiarli per immagine fotografiche.
Nature morte, per lo più. Spicchi di anguria che sembrano veri, acini di uva, mandarini e lamponi che paiono appena colti, sono i suoi soggetti preferiti. Ma negli ultimi lavori Dascanio comincia a lanciarsi anche nella riproduzione di volti e ritratti. Con risultati davvero sorprendenti
Infatti non credevo che la tecnica della pittura rinascimentale fosse ancora diffusa , ma credevo fosse ormai relegata alla storia o ad occasioni particolari . Ora vedendo questi bellissimi quadri ( di cui trovate oltre l'url dell'articolo citato una foto sotto ) e qui un video tratto dal suo canale dii youtube
avevo deciso di saperne di più chiedendo alcune cose all'autore . Ma questo video preso dalla sui bacheca di facebook
sembra aver reso inutile , ma io pubblico lo stesso ( la trovate sotto con alcune informazioni su di lui ) . la sua intervista che causa troppo lavoro o essendo un piccolo blog hanno la precedenza i media specialistici . Magari 'artista ci ripensa o trova tempo chi lo sa e magari approfondisce certe cose che emergono dal video sopracitato
eccola qui
Ma non prima di riportare alcune sue note biografiche prese dalla sua pagina facebook
sembra aver reso inutile , ma io pubblico lo stesso ( la trovate sotto con alcune informazioni su di lui ) . la sua intervista che causa troppo lavoro o essendo un piccolo blog hanno la precedenza i media specialistici . Magari 'artista ci ripensa o trova tempo chi lo sa e magari approfondisce certe cose che emergono dal video sopracitato
eccola qui
Ma non prima di riportare alcune sue note biografiche prese dalla sua pagina facebook
dall'albume di facebook dell'autore |
Emanuele Dascanio nasce a Garbagnate Milanese nel 1983.
Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico Lucio Fontana di Arese, nel 2003 si iscrive all’accademia di Brera, sezione pittura: avendo appreso di vivere in un contesto decadente per la stessa pittura, la abbandona dopo sei mesi.
Continuando, però, a sentire il desiderio ed il bisogno di una crescita artistica, nel 2007 approda nello studio di Gianluca Corona, allievo del celebre Mario Donizetti, trovando in lui un valido maestro ed apprendendo la tecnica della pittura ad olio.
Attraverso l'utilizzo delle antiche tecniche rinascimentali applicate al contemporaneo senso del foto realismo, Emanuele Dascanio cerca di indagare attraverso la pelle della realtà il suo senso intrinseco e profondo.
Emanuele Dascanio ha partecipato a vari concorsi e mostre collettive a livello nazionale e internazionale, classificandosi sempre ai primi posti.
Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private in Italia e all’estero.
Continuando, però, a sentire il desiderio ed il bisogno di una crescita artistica, nel 2007 approda nello studio di Gianluca Corona, allievo del celebre Mario Donizetti, trovando in lui un valido maestro ed apprendendo la tecnica della pittura ad olio.
Attraverso l'utilizzo delle antiche tecniche rinascimentali applicate al contemporaneo senso del fotorealismo, Emanuele Dascanio cerca di indagare attraverso la pelle della realtà il suo senso intrinseco e profondo.
Emanuele Dascanio ha partecipato a vari concorsi e mostre collettive a livello nazionale e internazionale, classificandosi sempre ai primi posti.
Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni private in Italia e all’estero.
E-mail
Canale di youtube
https://www.youtube.com/user/daskyo
facendoci raccontare la sua esperienza al di fuori dall'accademia e quindi dai circoli artistici ad essa collegati e di
facendoci raccontare la sua esperienza al di fuori dall'accademia e quindi dai circoli artistici ad essa collegati e di
Come si può investire in una passione per affrontare l’incertezza del presente e lo spettro di una precarietà futura ?
Ciao, partiamo dal tuo presente per raccontarci la tua storia: di cosa ti occupi in questo momento ?
Qual è stato il tuo primo lavoro non " accademico " ?
Chi sono i tuoi clienti ?
Come ti promuovi oltre youtube e facebook nel web ?
Cosa ti piace di più nel lavoro che hai creato per te?
Ciao, partiamo dal tuo presente per raccontarci la tua storia: di cosa ti occupi in questo momento ?
Qual è stato il tuo primo lavoro non " accademico " ?
Chi sono i tuoi clienti ?
Come ti promuovi oltre youtube e facebook nel web ?
Cosa ti piace di più nel lavoro che hai creato per te?
in una recente intervista più precisamente a http://alessandraredaelli.altervista.org/ ( qui l'articolo completo ) hai detto : << (...)Terminati gli studi obbligatori sono entrato in accademia pieno di sogni e ne sono uscito pieno di incubi (.....) >> quali sarebbero questi incubi e se li rapressenti nele tue opere o li tieni dentro di te ?
Tu possiedi una tecnica precisissima, che si evidenzia in particolare nei lavori a grafite e carboncino, e obiettivamente un’enorme abilità che puoi fare qualsiasi cosa, anche se hai scelto di muoverti in un ambito classico, perchè non disegni anche tavole o copertine per fumetti o siti web ?
tu che sei di formazione classico rinascimentale ma educato rispetto aqueste nuove generazioni educate alla mediocrità , alla banalità ed incultura , cosa salvi di questi ultimi tre secoli in ambito artistico pittorico specialmente ?
vista la tua formazione classica ti sei senti più Leonardo o Caravaggio ? e se fossi vissuto a quiell'epoca quale dei due avresti voluto essere ?
Si può dire , vedendo le tue opere e dalle risposte date in precedenza , che i tuoi interessi spaziano senza confini…
Si può dire , vedendo le tue opere e dalle risposte date in precedenza , che i tuoi interessi spaziano senza confini…
per le tue opere usi il classico schizzo preparatorio e\o fotografie oppure modelli quando si tratta di persone o cavalletto quando si tratta di paesaggi ?
visto che i tuoi quadri sembrano fotografie hai acquisito o avuto nozioni ed pratica fotografica oppure usi la fotografia solo per diffondere online le tue opere ?
oltre agli autori rinascimentali c'è qualche altro autore o corrente della storia dell'arte classica\ moderna a cui ti rifai ?
dipingi in silenzio o con sottofondo musicale e che tipo di musica metti o ascolti ?
ho appena visto questo tuo quadro mi chiedo ( forse perchè sono più avezzo all'uso della fotografia che alle tecniche , anche se non disdegno l'arte e la sua storia ) mi viene questa domanda ti senti più fotografo o pittore ?
nelle tue opere usi il cuore o la mente oppure entrambe per non essere d'essere d'assente ?
nelle tue opere usi il cuore o la mente oppure entrambe per non essere d'essere d'assente ?
tra le tecniche [ per ulteriori dettagli ed apprendimenti vedere primo link all'inizio del post ] del movimento iperrealista : Acquaforte,Acquatinta,Aerografo,Colori Acrilici,Litografia , ecc qual'è quella da te usata e preferita ?
qualcosa d'aggiungere , rettificare o approfondire ?
LA GIUSTIZIA FAI-DA-TE È IL SINTOMO DI UN CANCRO di http://anthonymuroni.blog.unionesarda.it/
mi fa piacere che a destra qualcuno cominci a ragionare. Infatti tra i soliti articoli ed interventi malpancisti finalmente uno che fa un discorso equilibrato
http://anthonymuroni.blog.unionesarda.it/
concluso con un altro intervento che per casualità delle vita ti toglie le parole di bocca dell'amica Tina Galante
Nessuna simpatia per i ladri, ma anche una certa resistenza a legalizzare la giustizia fai-da-te. Perché la morte violenta di un 22enne è sempre una sconfitta per lo Stato. E se il suo uccisore non può essere considerato un eroe, forse è altrettanto ingiusto affibbiargli l’etichetta di assassino. Più probabilmente è a sua volta una vittima, il sintomo di un cancro che pian piano sta divorando la società italiana, ogni giorno più insicura, disincantata, cinica e dunque ingiusta.Ammalarsi è stato inevitabile, se si pensa a qual è la situazione di impunità, scarsa meritocrazia e sostanziale anarchia alla quale intere porzioni di territorio e di cittadinanza sono condannate.Persino le reazioni successive al grave fatto di cronaca di cinque giorni fa – quando un pensionato 65 enne, che per sua stessa ammissione viveva da sette anni con la pistola a portata di mano, ha freddato un ladruncono sorpreso di notte dentro la sua casa – sono emblematiche: onorevoli che vanno in tv col revolver, cortei di solidarietà per lo sparatore (indagato, per atto dovuto), persino scene di giubilo per la morte del reo.Attenzione, però, alle escalation e ai simboli: i nostri anziani ci ripetevano “A bocchire tocat a Deus”, per sottolineare la sacralità della vita. Quando si imbraccia il fucile, ergendosi a sceriffo, giudice e becchino, si intraprende una strada senza ritorno.Perché a chi giustifica gli spari per difendere la proprietà dovremmo chiedere se è questa la società che vogliamo creare per i nostri figli. E se non ci sembra già sufficientemente sbagliato un posto in cui non si può riposare in pace se non avendo le sbarre alle finestre e i portoni blindati stile Banca d’Italia.La risposta la dovrebbero dare le istituzioni, con l’esempio e con il varo e la successiva applicazione di leggi inflssibili. Ma questa – l’abbiamo già detto – è una società malata. E il pesce – sia esso quello che ruba in casa dei pensionati o quello che si fa giustizia da solo, ammazzando i ladri – puzza sempre a partire dalla testa.
concluso con un altro intervento che per casualità delle vita ti toglie le parole di bocca dell'amica Tina Galante
3 ore fa · Modificato · Lo so che vi sto fracassando i marroni c
on questa storia, ma è necessario fare chiarezza, vista la confusione. #iosonounidiotaUn conto è trovarsi in casa un ladro DISARMATO e innocuo che magari a vedervi gli viene pure l'infarto a lui, altro è trovarsi in una situazione in cui il ladro è armato e si comporta all'Arancia meccanica. Sono due situazioni diverse che necessitano di risposte diverse. Nel caso occorso in questi giorni la risposta omicida è chiaramente esagerata, non si può sparare ed uccidere una PERSONA disarmata e all'esterno della propria abitazione, dall'alto in basso.
Questo fa comprendere l'esistenza di una certa volontà sadica di colpire per uccidere, e di approfittare della situazione per poter essere legittimato nel proprio sadismo.Ora il pensionato in questione, dopo aver ucciso un ragazzo, avrebbe dovuto tenere un profilo basso e mostrarsi quantomeno dispiaciuto per l'accaduto, come già hanno fatto altri prima di lui. Ma il soggetto in questione fa lo spavaldo, si affaccia al balcone come un DUCETTO qualsiasi, sproloquia e minaccia nelle trasmissioni televisive. ONESTAMENTE, si può sopportare tutto questo? E ce lo ritroveremo presto candidato nelle fila leghiste, perché si sa, gli assassini e gli omicidi fanno sempre un certo effetto sugli italiani.Perché se questo soggetto non pagherà per quello che ha fatto (non puoi uccidere qualcuno solo perché sta nella tua proprietà) si sdoganerà l'idea pericolosissima che si può condannare a morte un uomo per il reato di furto, attenzione, non OMICIDIO e presunzione di omicidio, ma banalmente FURTO! E' esattamente come mettere sulla sedia elettrica i ladri, delegando ai cittadini il compito di fare da giudici e da esecutori materiali. MA RIUSCITE A RENDERVI CONTO DELLA FOLLIA??
?
Ognuno è l’ebreo di qualcuno: il fenomeno del capro espiatorio
“In ogni gruppo umano esiste una vittima predestinata: uno che porta pena, che tutti deridono, su cui nascono dicerie insulse e malevole, su cui, con misteriosa concordia, tutti scaricano i loro mali umori e il loro desiderio di nuocere.”
Primo Levi, La tregua
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In questi giorni Internet è stata inondata di video, poesie, post, racconti e testimonianze in occasione della Giornata della Memoria, ma si tratta per lo più della condivisione di opere realizzate da altri piuttosto che di produzioni personali. Tutto ciò naturalmente è comprensibile, infatti una persona qualsiasi può sentirsi spiazzata dall’ineffabilità di un evento storico terribile, che persino i testimoni diretti faticano a raccontare.Anche io purtroppo non saprei cosa scrivere su un simile orrore, però ho deciso di realizzare ugualmente un commento personale raccontandovi quale meccanismo della mente umana può generare tanta sofferenza: si tratta del capro espiatorio, un fenomeno di psicologia collettiva alla base di ogni emarginazione, maltrattamento o persecuzione delle minoranze o semplicemente di una persona diversa. Un genocidio non è altro che la degenerazione estrema di un tale comportamento collettivo bestiale (che naturalmente differisce dai meccanismi psicologici che possono generarsi in un singolo individuo) che può verificarsi in ogni comunità ed è lo stesso che innesca fenomeni di bullismo, emarginazione e alcuni casi di mobbing.
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Una barbara usanza ebraica
Per ironia della sorte il termine capro espiatorio deriva proprio da una tradizione religiosa ebraica piuttosto barbara, che consiste nel sacrificio di due capri. Ogni popolo, insomma, ha i suoi scheletri nell’armadio, anche gli ebrei! E’ doveroso tuttavia ricordare che i sacrifici di animali erano diffusi presso tutti i popoli antichi, perciò non si tratta di una prerogativa ebraica ma di una macabra usanza che riguarda l’umanità intera, anche i nostri antenati italici.Nel giorno dello Yom Kippur, il giorno dell’espiazione, il popolo israelita sacrificava due capri identici tra loro nel Tempio di Gerusalemme per espiare i propri peccati. Il sommo sacerdote estraeva a sorte il capro da immolare sull’altare dei sacrifici, situato all’ingresso dell’edificio del Tempio, per purificare il luogo sacro dai peccati del popolo, dopodiché poneva le mani sulla testa del secondo animale e confessava i peccati del popolo di Israele. L’animale veniva poi gettato da una rupe in un’area desertica situata a circa 12 km dalla città. Il primo capro era chiamato espiatorio, il secondo emissario o, nel linguaggio comune,espiatorio.Il secondo capro svolgeva un ruolo cruciale nel processo di espiazione perché si faceva carico dei peccati dell’intero popolo d’Israele, diventando impuro al suo posto, e li estingueva con la sua stessa morte.
. L’approccio psicoanalitico
(non sono una psicologa, ciò che state per leggere è la fedele trascrizione di alcune informazioni provenienti da questo articolo, che analizza il fenomeno del capro espiatorio in un gruppo ristretto di individui)La psicoanalisi si è interessata alla figura del capro espiatorio per analizzare i meccanismi nascosti e inconsci che entrano in gioco quando in un gruppo si identifica una “vittima designata”. Secondo Jung nel capro espiatorio viene proiettata, psicanaliticamente, l’”ombra” di un gruppo: cioè quegli aspetti, quelle caratteristiche comportamentali che i componenti del gruppo non accettano di sé, vogliono cancellare e negare e da cui si sentono minacciati.Così le proiettano, attraverso la modalità detta del “transfert”, su uno dei componenti, quello che più degli altri rappresenta e porta in sé queste caratteristiche. In un Transfert gruppale, tutto il gruppo trasferisce appunto il senso del negativo sul capro espiatorio e se ne libera. Attraverso questa tipica modalità di “Pensiero Magico”, ovvero irrazionale e priva di basi ragionevoli, la crescita gruppale è quindi garantita dall’allontanamento, spesso dall’eliminazione effettiva, di quella che è percepita quale fonte di energia negativa e “disturbante”. Tutto ciò al fine di una riduzione del senso di ansia causato dal perseguimento della sopravvivenza del gruppo in situazioni di avversità e difficoltà. In Totem e Tabù Freud parla di “pasto totemico” in cui l’elemento considerato “impuro” di una comunità viene divorato dai suoi membri, che ne assimilano l’energia e lo “spirito”, salvo poi pentirsi del gesto compiuto, e essere colpiti dal “ressentiment” (risentimento, senso di colpa).
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Come creare la vittima perfetta secondo un approccio antropologico
Cristiano-Maria Bellei, docente di Antropologia della Mediazione Culturale, parla degli stereotipi vittimari nella teoria sacrificale di René Girard.
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Un atto di barbarie collettiva
- La selezione di una minoranza portatrice di caratteristiche devianti rispetto alla norma.
Tra i più quotati nel corso della storia troviamo le minoranze etniche come i neri e gli zingari, gli immigrati come i “terroni”, i poveri e/o gli schiavi, persone aderenti a ideologie politiche di minoranza (come il comunismo o l’anarchia), le donne, gli omosessuali, minoranze religiose come i catari, persone con problemi psicologici, malati gravi e contagiosi come i lebbrosi e i sieropositivi. Si tratta di categorie di individui accomunate da un unico fattore: vivere all’interno di una comunità ma in modo diverso rispetto alla maggioranza.
E’ singolare notare come gli oppressi di ieri siano diventanti gli oppressori di oggi e gli attuali aguzzini potrebbero essere i martiri di domani: è una ruota che gira e, come disse Primo Levi, ognuno è l’ebreo di qualcuno. Il capro espiatorio può essere anche un singolo individuo nel caso di una personalità illustre (un esempio molto comune è Gesù Cristo, che ha salvato l’umanità offrendosi in sacrificio) o di un gruppo ristretto di persone che si accanisce contro lo “scemo del villaggio”, secondo una truce legge del branco che conosciamo tutti molto bene sin dai tempi delle elementari. .
- La demonizzazione della vittima.
Non è sufficiente che i malcapitati siano diversi dalla massa, devono essere considerati malvagi o comunque portatori di caratteristiche negative. Essendo una minoranza, questi inoltre faticheranno a difendersi dalle accuse o a trovare degli alleati che possano difenderli. Le tattiche per trasformare una persona in un nemico perfetto le conosciamo tutti, le più comuni sono la caratterizzazione di un intero gruppo di individui per la condotta scorretta di pochi membri di tale cerchia (es. se alcuni zingari rubano, tutti gli zingari sono ladri), l’enfatizzazione degli aspetti negativi (es. tutti i padri di famiglia mussulmani maltrattano e talvolta uccidono le figlie anticonformiste) e la calunnia (es. gli ebrei sono brutti e hanno il naso adunco). Nel caso di singoli individui, le caratteristiche psicologiche del soggetto sono determinanti nella scelta di una vittima. Tale agnello sacrificale non è mai casuale: nelle scienze criminologiche e forensi esiste persino una scienza a tale riguardo, denominata “vittimologia”, per individuare chi tra noi sono più facilmente perseguitabili. .
- La propaganda.
Ogni membro della comunità non solo deve riconoscere il capro espiatorio come un elemento negativo del gruppo, ma deve anche desiderare la sua persecuzione o eliminazione al fine di rendere l’intera comunità migliore. Quando il fenomeno si manifesta su larga scala può essere attuata anche una vera e propria operazione di propaganda politica, come nel caso dell’aggressiva campagna mediatica con cui i Nazisti e i Fascisti hanno diffamato e calunniato gli Ebrei; nelle comunità più piccole o nei gruppi circoscritti di individui possono essere sufficienti invece i pettegolezzi e la malignità su piccola scala. .
- La percezione di benessere (dopo l’eliminazione o l’espulsione della vittima).
Anche se la persecuzione o l’eliminazione della vittima sono assolutamente prive di fondamento e costituiscono per la comunità solamente un’inutile perdita di energie e di membri su cui contare, comportano per gli aguzzini una sensazione di benessere. I restanti membri si sentiranno infatti: – più forti, credendo di essersi liberati di una palla al piede (es. Se il ragazzino disabile cambiasse scuola i bambini seguirebbero meglio e sarebbero in pari con il programma); – migliori, avendo soppresso un portatore di caratteristiche negative (es. Se non ci fossero neri saremmo tutti belli bianchi); – più uniti, in quanto è risaputo che combattere un nemico comune aiuta ad alleviare le tensioni interne (es. Ora che quella troia adultera di una strega è bruciata sul rogo, le donne del villaggio smetteranno di invidiarla e i loro mariti non faranno a gara per averla); – più sicuri, qualora il capro espiatorio fosse ritenuto una minaccia per il gruppo stesso (es. Incarcerati tutti gli anarchici, l’ordine e la pace sociale sarebbero al sicuro). Può inoltre capitare che la comunità attribuisca ad un unico soggetto le colpe dell’intera comunità e lo punisca per sentirsi innocente e alleviare la sensazione di disagio che ne consegue. Un soggetto debole può infatti essere accusato, soprattutto in comunità arcaiche in cui la superstizione e la magia erano socialmente accettate, del cattivo andamento del raccolto o di un’epidemia. . Il bestiale piacere della vendetta Avete presente quella sensazione di sollievo che si prova quando l’antagonista di un film viene punito e l’oltraggio subito dalla comunità viene riscattato, quando vi viene spontaneo pensare frasi come “Ben gli sta!”, oppure “Finalmente quel bastardone ha quello che si merita!”? Ebbene, la vostra sensazione non è nient’altro che la normale reazione psicologica di piacere che l’essere umano prova quando assiste alla punizione (anche violenta) di qualcuno considerato “cattivo”. Si tratta di una reazione più evidente nei maschietti (che, come sapete, sono sensibili al testosterone e hai film d’azione), ma di cui le donne non sono affatto immuni. La ragione di tale meccanismo psicologico è presto spiegata: l’uomo è un animale sociale e prova benessere quando le ingiustizie vengono vendicate attraverso la punizione del cattivo. Si tratta chiaramente di una reazione animalesca e priva di fondamenti razionali che nel fenomeno del capro espiatorio assume tratti ancor più meschini, poiché consente alla popolazione tutta di godere a scapito di un innocente. Siccome non siamo animali ma esseri raziocinanti, è bene ricordarsi di saziare il piacere psicologico della vendetta soltanto quando guardiamo i film d’azione (o la nostra squadra del cuore vince un derby) e di giudicare con occhio critico gli irrazionali tumulti della folla, senza lasciarsi trascinare in atti di malvagia e insensata crudeltà. Gli orrori del lager sono ancora più odiosi perché non sono la degenerazione degli atti di qualche bruto o un momentaneo momento di follia collettiva: essi consistono nella progettazione e nella creazione di una vera e propria macchina di sterminio, l’intelletto e la razionalità umana sono stati sfruttati per il più odioso degli intenti. Nessuno riesce a spiegarsi come l’essere umano possa essere riuscito a concepire e concretizzare uno sterminio di tale entità, possiamo soltanto continuare a ricordare per evitare che atti simili possano ripetersi e opporci ad ogni forma di negazionismo.
Dobbiamo continuare a ricordare!
Il senatore americano Alben W. Barkley, membro del comitato d’indagine del congresso sulle atrocità naziste, in ricognizione nel lager di Buchenwald il 24 aprile 1945 (Fonte Wikipedia).
. Fonti
Olbia Immigrato salva donna che annega. Poi la picchia in acqua ributtandola ad affogare [non fermatevi al titolo ]
L'unica arma , oltre il dialogo ( valido fino ad un verto punto con persone ottuse ) è l'ironia . Infatti la news che trovate sotto e è dedicata a tutte quelle persone creduloni credono alle bufale e alle panzane mediatiche come questa
da http://radiolimbara.altervista.org/blog/
Immigrato salva donna che annega. Poi la picchia in acqua ributtandola ad affogare
Scritto il 23 ottobre 2015 by radiolimbara
OLBIA. Si sa che il problema degli immigrati peggiora di giorno in giorno, ma ciò che è avvenuto ieri a Olbia ha dell’incredibile. Protagonista dell’efferata vicenda un congolese di nome Chinedu (noto Gineddu a Olbia e dintorni) e una giovane ragazza olbiese.
Secondo le ricostruzioni il giovane africano avrebbe visto la donna annegare e, senza pensarci due volte, si sarebbe tuffato per salvarla; il tutto tra l’indifferenza dei passanti!
OLBIA. Si sa che il problema degli immigrati peggiora di giorno in giorno, ma ciò che è avvenuto ieri a Olbia ha dell’incredibile. Protagonista dell’efferata vicenda un congolese di nome Chinedu (noto Gineddu a Olbia e dintorni) e una giovane ragazza olbiese.
Secondo le ricostruzioni il giovane africano avrebbe visto la donna annegare e, senza pensarci due volte, si sarebbe tuffato per salvarla; il tutto tra l’indifferenza dei passanti!
Una volta tratta in salvo, la giovane sventurata avrebbe cominciato però ad offendere il povero ragazzo, reo di essere un immigrato venuto in Italia solo per rubare lavoro agli tagliani. Per non parlare della storia dei 35€ al giorno che lo Stato passerebbe ai migranti: soldi che la ragazza, a differenza sua, incasserebbe dai genitori senza far nulla in cambio. Senza contare poi tutti i privilegi come le ricariche telefoniche da 15€ al giorno, mentre le compagnie telefoniche rubano agli onesti lavoratori decine di euro al mese solo per consentirgli un allegro sollazzo su Facebook e cose simili (e ci sono voci che il costo dell’abbonamento di Whatsapp dei migranti sia detratto dalle pensioni dei poveri anziani). Durante la valanga di insulti, la ragazza avrebbe infine esclamato: “Ma perché non te ne torni al tuo paese a salvare la gente che affoga?” pretendendo di essere ributtata in acqua e salvata da un vero italiano.
Il povero immigrato, temendo ritorsioni peggiori, avrebbe assecondato la volontà della ragazza e l’avrebbe picchiata in acqua (che l’ada iscutta a modde – l’ha buttata in acqua ndr) dove sarebbe in seguito felicemente affogata aspettando che qualche italiano staccasse gli occhi da Whatsapp o smettesse di filmare la scena col cellulare per andare effettivamente a salvarla
faccio i miie complimenti tale comunità web che , tra una risata e l'altra è riuscita ad arrivare al centro del problema, a partire dagli ormai famosi 35 euro sino ad arrivare al menefreghismo di molti italiani o persone in generale. Grazie per le vostre perle e per questo "articolo" che fa pensare.Infatti come dice il mio contatto fb Christian Faulisi Oddio potrebbe accadere per davvero, però son sicuro che in quel caso l'immigrato andrebbe via lasciandola farneticar
25.10.15
Loris Stival, parenti stipendiati per comparsate tv. “3mila euro per andare da Barbara D’Urso” Loris Stival, parenti stipendiati per comparsate tv. “3mila euro per andare da Barbara D’Urso”
Nonostante Renato Zero non sia l'emblema della coerenza, come del resto la stragrande maggioranza dei vip e salottieri nostrani . "Le sue canzoni specie quelle trasgressive sono ancora valide a distanza di tempo . Infatti egli nel 1981 (anno della morte in diretta del piccolo Alfredino). cantava in "Per carità":Se muore un bambino c'è un teleobiettivo"
Ma è attuale oggi più che mai. nel Aggiungendo , come suggerisce Massimiliano Frassi dell'associazione prometeo la frase: " e pure un bancomat".
Dalle intercettazioni depositate dalla procura di Ragusa agli atti dell’indagine sull’omicidio del piccolo emerge come i familiari di Veronica, mamma della vittima accusata di avere ucciso il figlio, abbiano ricevuto compensi per rilasciare interviste a trasmissioni televisive, soprattutto quelle delle reti Mediaset
di Giuseppe Pipitone | da il fattoquotidiano 16 ottobre 2015
Pagamenti anticipati per le interviste, richieste di “regalini”e offerte di aiuti, anche attraverso il pagamento di visite mediche. È un quadro inquietante quello che emerge dalle decine d’intercettazioni telefoniche depositate dalla procura di Ragusaagli atti dell’indagine sull’omicidio del piccolo Loris Stival, il bambino trovato morto nel comune di Santa Croce Camerina il pomeriggio del 29 novembre 2014. La procura guidata da Carmelo Petralia ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di Veronica Panarello, la madre di Loris, per omicidio aggravato.
Quello ricostruito dalle oltre 250 pagine d’informativa, depositate nelle ultime ore, è però uno scenario che racconta di come i familiari di Veronica abbiano ricevuto migliaia di euro per rilasciare
La D’Urso dice all’Anguzza che deve tornare in trasmissione a dire che ha visto sua figlia e, guardandola negli occhi, costei le ha detto che è innocente. La D’Urso insiste sul fatto che in questo momento devono rimanere sul pezzo perché altrimenti l’opinione pubblica si convince sempre più che Veronica è colpevole”. La donna però ha qualche tentennamento. “Cercano in tutti i modi diconvincerla – continuano gli investigatori – dicendole che sono disposte ad aiutare il figlio minore con eventuali consulti presso strutture mediche e con dei piccoli regali”.
E se all’inizio la madre di Veronica dice di non volere andare in tv perché le sembra di fare “sciacallaggio”, in seguito le chiamate registrate dagli inquirenti diventano una vera e propria trattativa: alla donna vengono offerti duemila euro. Lei “risponde, dapprima che non sa ancora se sarà possibile e successivamente, chiede il motivo dell’esiguità del compenso”. Poi, “si consulta con il figlio in merito ai compensi offerti precedentemente e risponde alla giornalista” chiedendo “se è possibile anticipare a 30 il pagamento, anziché a 60 giorni, perché ha bisogno di soldi”.
Stesso copione quando a chiamare è il produttore della trasmissione Delitti e Segreti. “La informa – scrivono gli inquirenti – del fatto che lei era venuta in trasmissione a Domenica Live e avevano percepito la prima volta 3.500 euro e la seconda volta 2 mila euro. Lui le farà direttamente 3 mila euro”. E quando ipagamenti arriveranno, ma “a pezzi a pezzi”, e cioè rateizzati, la sorella di Veronica non si lamenterà. “È come se gli stanno dando uno stipendio un po’ alla volta”. Ma non solo. Perché dalleintercettazioni emergono anche delle profonde divisioni tra i familiari di Veronica. Come quando Antonella Stival (prozia diLoris), confida ad un amico di ritenere Francesco Panarello, e cioè il padre di Veronica, “un parassita”. Il motivo? Si sarebbe appropriato del denaro versato dai sostenitori della tesi innocentista su una Postepay intestata alla stessa Veronica.
interviste a trasmissioni televisive, soprattutto quelle delle reti Mediaset (contattati dal Fatto Quotidiano, dallo staff della società del Biscione preferiscono non commentare) . “La morte di Loris per l’intera famiglia Panarello è diventato un business economico”, scrivono gli inquirenti, guidati dal capo della mobile Nino Ciavola. Carmela Anguzza e Antonella Panarello, rispettivamente madre e sorella di Veronica, “hanno trovato un’ottima risorsa economica nei proventi derivanti dalle loro partecipazioni ai programmi televisivi, nei giorni a seguire, mutando totalmente il contenuto delle loro dichiarazioni rese innanzi agli organi inquirenti, in presenza delle telecamere, fanno dichiarazioni totalmente contrastanti rispetto a quanto riferito”. Un esempio? È il 21 gennaio 2015 e un’addetta della trasmissioneDomenica Live, chiama Carmela Anguzza. “Successivamente – annotano gli inquirenti – l’Anguzza interloquisce direttamente con la conduttrice del programma Barbara D’Urso.
A questa gente non posso che augurare un giorno di trovarsi dava ti ad uno specchio e vedere finalmente ció che vediamo noi quando li guardiamo leggendo i giornali e i media ( evito di fare perchè ormai si sono fusi uno con l'altro tanto da non capire da un giornale di gossip e cronaca nera da un quotidiano vedere sotto una delle poche cose giuste che dice il cervellotico Nanni Moretti )
nelle insulse e trash , metaforicamente parlando , trasmissioni tv di raimediaset ( scritto volutamente tutto attaccato per evidenziare che ormai dai tempi di Craxi Rai e mediaset sono la stessa cosa , eccetto per il canone )
Come l’attimo fuggente: tutti pazzi per il prof che rottama voti e libri, ma Berkeley lo licenzia
iSchool
La vicenda sotto mi ricorda tale film
Come l’attimo fuggente: tutti pazzi per il prof che rottama voti e libri, ma Berkeley lo licenzia
Alexander Coward, 33 anni, insegna matematica all’università di Berkeley. I suoi metodi sono innovativi e le sue lezioni affollatissime: ma l’innovazione non piace al senato accademico e viene licenziato. Gli studenti organizzano una petizione per riaverlo in cattedra
Carlotta Balena 24 ottobre 2015
Il cinema ci ha raccontato spesso delle storie di insegnanti straordinari, fuori dagli schemi, a volte fuori dal tempo. Robin William, alias John Keating, ne “L’attimo fuggente” intimava gli studenti a strappare le introduzioni delle poesie dai libri di testo, a salire sui banchi per osservare la vita da un diverso punto di vista. Julia Roberts, in “Monna Lisa smile” riproduce la stessa storia al femminile: siamo negli anni ’50, Roberts insegna arte in un college dove le ragazze non fanno altro che aspettare un uomo che le porti all’altare. E lei, la professoressa Katherine Ann Watson, si ribella di fronte a tanti cervelli sprecati a far lavatrici.
La storia di Alexander Coward, professore 33enne del dipartimento di matematica di Berkeley, sembra proprio uno di questi film. Inglese, Phd all’Università di Oxford, varie esperienze nell’insegnamento e alla fine una cattedra a Berkeley. I suoi metodi sono anticonvenzionali: non usa i voti numerici (pur insegnando la scienza dei numeri), è solito inviare email personalizzate agli studenti per ispirarli e motivarli, non segue il libro di testo né gli esercizi che contiene, piuttosto come compiti a casa assegna problemi che inventa lui stesso. Gli studenti sono pazzi per lui, le sue lezioni sono affollatissime. Ma tanta popolarità non piace al senato accademico e il professore viene sottoposto a fortissime pressioni: alla fine viene licenziato.
Alexander Coward. Foto: The Guardian
In principio fu l’email
Alexander Coward è originario di Londra, ha ottenuto il suo Phd a Oxford con una tesi sul calcolo algoritmico e poi ha insegnato al College St Catherine di Oxford, alla Th ́ai Nguyˆen University in Vietnam, alla European Innovation Academy in Francia e poi all’Università della California Davis prima di spostarsi a Berkeley nel luglio 2013. Proprio quell’anno il professore ha acquistato una certa notorietà dopo aver mandato una email ai suoi studenti che poi è diventata virale. Nell’email il professore descriveva a 800 corsisti perché non avrebbe aderito a uno scioperodegli impiegati dell’università. Invece di adottare toni difensivi, il professore è stato quasi poetico, descrivendo l’importanza dell’apprendimento per gli studenti:
Non cadete nella trappola di pensare che focalizzarvi sulla vostra istruzione sia un affare personale o egoistico: non lo è. E’ la cosa più nobile che potete fare
ha scritto Coward, aggiungendo che per lui è un privilegio insegnare a persone così belle. “La società sta investendo su di voi, in modo che possiate contribuire a risolvere le tante sfide che stiamo per affrontare nei prossimi decenni, da quelle tecnologiche alla ricerca della felicità per tutti. E’ questo il motivo per cui domani terrò la mia lezione”. La risposta è stata virale: Facebook, Twitter, Reddit e altre piattaforme hanno diffuso l’email in lungo e largo, e il professore ha ricevuto per la maggior parte apprezzamento, nonostante qualcuno lo abbia accusato di aver “sorpassato la linea”. Il sito degli alunni di Berkeley che ha riportato l’email è andato in tilt, con quasi un milione di accessi.
Un metodo disruptive
Sembra una favola: un’email quasi poetica e un professore che suscita un entusiasmo virale tra gli studenti. Questa settimana, però, la favola è finita. In un post sul suo blog datato 11 ottobre Coward ha annunciato che è stato licenziato ed ha raccontato finalmente la sua storia. La sua vera storia, fatta di mobbing, incomprensione, depressione. E’ la storia di un docente di 33 anni che adora insegnare:
il suo entusiasmo è contagioso, la percentuale di presenze alle sue lezioni arriva al 90%, quella negli altri corsi non supera il 20%.
Gli studenti gli danno valutazioni tra le più alte di tutto il dipartimento di matematica. Lo stesso dipartimento che, però, non riesce a “digerire” i suoi metodi, la sua popolarità e il suo successo.
Il mio metodo è stato considerato disruptive
ha detto il prof. “Ho provato a condividere il mio metodo ma non ne hanno voluto sapere”. Lo stress di vivere sempre sotto osservazione nel maggio 2014 “ha la meglio” e si fa ricoverare in un ospedale psichiatrico per una depressione con tendenze suicide. A ottobre del 2014, il direttore del dipartimento, Arthur Ogus, gli dice che la sua cattedra terminerà nel giugno 2016. A questo direttore ne succede un altro, che non cambia idea sulla sorte di Coward.
Alexander Coward. Foto: The Guardian
Il licenziamento
Nel post sul suo blog è lo stesso Coward a raccontare i motivi del suo licenziamento.I suoi superiori gli hanno intimato più volte di smetterla con i suoi metodi innovativi – seppur efficaci. “Questo significava cominciare a insegnare seguendo il libro di testo, significava smetterla di scrivere email agli studenti per incoraggiarli, di assegnare gli esercizi dal libro invece dei problemi che scrivevo io.
Questo significava, più di tutto, smetterla di motivare gli studenti a lavorare sodo e a seguire le lezioni con coinvolgimento
smetterla di ispirare e incoraggiare condividendo la passione per la meraviglia della matematica; e invece significava forzare gli studenti all’obbedienza, con una serie infinita di esercizi sempre uguali e quiz giorno dopo giorno, semestre dopo semestre.In parole povere mi hanno detto: smettila di farci sembrare cattivi, altrimenti ti licenzieremo”. Così è successo.
L’annuncio delle sue dimissioni ha sollevato la rabbia degli studenti in tutto il campus. Più di 3 mila persone hanno firmato una petizione online per chiedere all’università di mantenere la cattedra del professor Coward, definendolo insostituibile per gli studenti e per il dipartimento di matematica: “Non ha alcun senso licenziarlo perché è troppo bravo nel fare il suo lavoro”. Il 20 ottobre il senato accademico di Berkeley si è riunito per discutere del suo licenziamento e davanti all’università si è riversata una folla di studenti che chiedevano a gran voce la sua re-introduzione nell’università. Ora Coward dovrà aspettare la fine del mese per avere un responso finale sulla sua storia. Che potrebbe, tranquillamente, finire in un film.
@carlottabalena
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Che storia interessante quella raccontata da Andrea Riva - Sab, 24/10/2015 - 16:34 sul
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/
Si chiama Stanislav Petrov ed è l'uomo che ha salvato il mondo dalla terza guerra mondiale.
Nessuno però si è preso la briga di dargli una medaglia e neppure di ringraziarlo. Siamo nel 1983, in piena Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Petrov, nella notte del 23 settembre di quell'anno, si trova all'interno del bunker Serpukhov-15, sul confine occidentale dell'Urss. Come consuetudine, monitora i cieli russi, pronto a dare l'allarme nel caso di un attacco nucleare americano. All'improvviso, una spia si accende: un missile Usa è partito dalla base del Montana.
A questo punto Petrov deve premere quel maledetto pulsante. Deve rispondere all'attacco. Eppure qualcosa lo ferma. Petrov non è convinto del fatto che gli Usa stiano attaccando l'Unione Sovietica e, così, decide di non fare nulla. Passati alcuni minuti, Petrov si accorge che nessun missile ha raggiunto il suolo russo. Si allontana così dal bunker e si scola, e qui si entra nella leggenda, qualche bottiglia di vodka, dormendo 28 ore di fila. Ed è grazie a Petrov che il mondo ha evitato un'altra folle guerra. Eppure nessuno lo ricorda.
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News vera ma ingigantita Essa testimonia di come in un mondo dov'è c'è una conclamata pazzia di molti "grandi",qualche volta esiste un piccolo in questo caso Stanislav Petrov che riesce a fermare il mondo a un passo dal baratro. La cosa è curiosa tanto da non riconoscere il sottile filo tra leggenda metropolitana e verità storica . Infatti in un commento all'articolo stesso
Comunque sia andata è sempre una bella cosa e di come sono anche le persone ( comprese quelle che dal potere vengono considerati insignificanti a fare la storia
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DordolioSab, 24/10/2015 - 22:10
Scusate, vi voglio bene ma questa non la bevo. La salvezza e la sicurezza del mondo sarebbero nelle mani di vari Petrov, alcolizzati abilitati a premere o meno un pulsante? Stiamo freschi. Semmai il Petrov (come l'equivalente Smith negli USA), informa il presidente, che dispone la rappresaglia missilistica inviando un codice speciale che deve corrispondere a quello in possesso del Petrov. Che poi non è solo. Di Petrov ce ne devono essere DUE, che contemporaneamente devono eseguire delle procedure. Un Petrov solo non è sufficiente.....
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23.10.15
21.10.15
Ulisse Bezzi: il contadino/fotografo Ravennate che a 90 anni conquista New York Da Matteo Rubboli - ott 17, 2015 su http://www.huffingtonpost.com e Miroslav Tichý artista fotografo e vagabondo
in sottofondo Hindi Zahra - Beautiful Tango
Ci sono favole che sembrano fatte apposta per essere lette. O essere scritte. Quella di Ulisse Bezzi è una di queste, e ci riporta in una realtà contadina che non esiste più, quella della Romagna degli anni ’50 e ’60. Il Bezzi (l’articolo determinativo prima del cognome in dialetto è obbligatorio) è un lavoratore agricolo come allora ce n’erano moltissimi, immerso nella nebbiosa campagna di San
estratto dal video documentario del 2006 di Alessio Fattori ed Enrico M. Belardi riportato sotto a fine post |
Pietro in Vincoli, un paese fra Ravenna e Forlì dove l’evento più importante è la tombola di fine anno al Bar Sport. Dove lavorare d’estate sotto il sole significa essere costantemente immersi nel sudore, e dove d’inverno la neve colora la sconfinata pianura di un bianco pallido illuminato soltanto dai pochi raggi di sole che riescono a vincere la perenne cortina di nuvole e nebbia. Ma la straordinarietà, a volte, nasce proprio dove gli eventi della vita si ricordano in base ai decenni, tanto sono rari.Il Signor Bezzi ha una passione viscerale per la fotografia, in un periodo in cui per scattare delle foto bisognava comprare i rullini, e per vederle era necessario trasformare casa propria in un laboratorio di stampa. Le macchine fotografiche usate da Ulisse sono una Retinette Kodak 24X36 e una Rolleiflex 6X6, due pezzi che oggi affollano le bacheche degli appassionati di fotografia vintage. Alla fine delle lunghe giornate di lavoro o alla domenica passa parte del suo tempo ad immortalare quella realtà contadina in procinto di sparire,
quei volti di persone che ormai non esistono più, quelle rughe di fatica che oggi si vedono (quasi) soltanto sulle facce dei braccianti emigrati in Italia alla ricerca di fortuna. Ulisse documentava la campagna ma anche il porto di Ravenna, e realizza anche splendidi ritratti di vita dei propri conoscenti.
Gli amici lo convincono a spedire le immagini ad importanti rassegne nazionali ed internazionali, come quella di San Paolo nel quale risulta vincitore. Ha una carriera fotografica di un certo livello, ma come la sua ce ne sono molte, le sue fotografie rischiavano di finire dimenticate fra gli oceani del tempo e delle immagini. Poi, qualche settimana fa, alla soglia della rispettabile età di 90 anni, arriva la chiamata di Keith De Lellis, uno dei galleristi più famosi di New York e del mondo. L’imprenditore invita il fotografo/contadino a New York, ma Ulisse declina, pensa forse ad uno scherzo. Allora, con pervicacia, De Lellis si reca personalmente a San Pietro in Vincoli ed esamina le centinaia di scatti realizzati da Bezzi, acquistandone alcuni per una mostra sulle fotografie vintage in corso nella sua galleria in Madison Avenue.
Adesso, raggiunta la vera celebrità, c’è solo da sperare che quelle fotografie, conservate accuratamente in casa, trovino la via per essere ammirate dagli appassionati di tutto il mondo…
Sotto, un documentario del 2006 di Alessio Fattori ed Enrico M. Belardi :
Meglio tardi che mai !!!!!!! queste foto sarebbero rimaste nascoste e difficilmente se non per culo .. ehm .... fortuna sarebbero state riscoperte o scoperte dai più come https://it.wikipedia.org/wiki/Vivian_Maier di cui ho già parlato qui sul blog da qualche parte e per cui vi rinvio per chi volesse saperne di più a consultare il link riportato nelle righe precedenti
L'uomo che vedete nella foto in alto è Miroslav Tichý, nato il 20 novembre del 1926 a Kyjov ha studiato presso l'Accademia di Belle Arti di Praga. Durante il regime comunista era considerato un dissidente, dopo la fuga dalla polizia cecoslovacca iniziò a vivere come un vagabondo. Fu considerato folle e fino alla sua morte visse una vita di autosufficienza e di libertà dagli standard della società.
Tichý realizzò di nascosto dal 1960 al 1985 migliaia di foto di donne nella sua città natale di Kyjov, Repubblica Ceca, con macchine fotografiche costruite artigianalmente con tubi di cartone, lattine e altri materiali.
La maggior parte dei suoi soggetti non erano a conoscenza di essere fotografatipoiché non si rendevano conto che la parodia della macchina fotografica che portava con se era reale.
Dei suoi metodi Miroslav Tichý ha detto: "Prima di tutto è necessario avere una macchina fotografica scadente" e "Se vuoi essere famoso, è necessario fare qualcosa peggio di chiunque altro al mondo".
Le sue fotografie rimasero sconosciute fino al 2000, fino quando non venne scoperto da un critico d'arte, Harald Szeemann che gli organizzò una mostra alla Biennale di Arte Contemporanea di Siviglia nel 2004. Miroslav Tichý acquisì grande prestigio e le sue opere furono esposte a Madrid, Palma di Maiorca, Parigi e presso la prestigiosa galleria ICP di New York.
Morì il 12 aprile 2011 a Kyjov, Repubblica ceca.
Su youtube sono presenti due video degni di nota, il primo mostra le foto realizzate da Miroslav Tichý, mentre il secondo è un documentario in cui viene ripreso all'interno della sua abitazione e mentre è all'opera, purtroppo non è in italiano.
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il problema non è tony eff ma un altro visto che anche le paladine delle pseudo femministe che gridano alla censura dove non c'è insomma chi come dolce nera lo difendono invocando la censura o dicendo come Dolcenera: " Tony Effe mi fa sesso perché non pensa ciò che dice sulle donne. Le sue canzoni seguono la moda "
E' vero che dovrei non parlarne più e parlare d'altro magari di cose più importanti perchè come ho detto precedentement...
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