6.8.19

la fine di tutti i guai spiegato da Sergio Cammariere

Cercando un incipit     a post  intervista      a Sergio Cammaniere    mi viene  da  canticchiare  La fine di tutti i guai  che  poi da  il titolo    al suo ultimo  album . Ora        lo  so che  m'ero  promesso    di non citarla    ,  non perchè non sia bella  sia    musicalmente     sia per  il  videoclip  un capolavoro di eleganza, semplicità e originalità ! , in quanto  troppo abusata  a  scapito  dele altre canzoni  in particolare  le mie preferite   : danzando   nel vento , io  so ,  se  conosci il blues  , il  tuo amico di sempre  (  di cui trovaste  sotto  il  video  ) 



Ecco che   finito  di  canticchiarla    ritrovo    l'email con le  sue  risposte    alle mie  domande  . E credo che   bastino    queste    per  il  post    senza  grandi ricami introduttivi . 

1)  parliamo del tuo ultimo disco "La fine di tutti i guai"   uscito lo scorso 10 maggio. Undici tracce che compongono un grande viaggio musicale nei generi e nelle citazioni come  fa  il  tuo  ultiumo  disco  "La fine di tutti i guai" ,  il decimo da cantautore, uscito lo scorso 10 maggio. Come  fa  Un disco un bellissimo  disco    di Undici tracce che compongono un grande viaggio musicale nei generi e nelle citazioni  ad essere  considerato un disco  d'amore     se   dal titolo e  dall'ascolto  del  singolo  fine dei  guai sembra  più  un cd  interiore ? La duttilità che caratterizza questo disco è la naturale evoluzione di alchimie consolidate, a partire dalla storica continuità collaborativa con  Roberto Kunstler, che ha scritto i testi, ma anche da una sapiente chiave strategica perfettamente in linea con i moderni temi dell'ecumenismo interculturale.

2) come sei riuscito a fare una riuscita svolta pop e black, senza tradire l’amato jazz che  ti  aveva   portato alla ribalta a Sanremo 2002 con l'indimenticabile brano Tutto quello che un uomo  ?

La fine di tutti I guai è il mio decimo album da cantautore, ma nel frattempo ho lavorato per il cinema ed il teatro, pubblicando una ventina di colonne sonore e abbracciando tutti i generi musicali. Questo nuovo disco è una sintesi di tutti quei contenuti musicali che appartengono al mio mondo. Ci troviamo le sonorità jazz, i ritmi e le contaminazioni latine, il blues, l’ immancabile 6/8 nel brano “Ma stanotte dimmi dove stai”, ma anche un po’ di country rock e soul. È un disco in qualche modo diverso dagli altri, ma che segue comunque un principio di continuità; alla base sono spinto sempre da una grande curiosità, dalla voglia di sorprendere attraverso gli arrangiamenti dei brani. L’aspirazione e le premesse sono le solite, tutto parte dalle mie composizioni pianistiche 

3) quale testo hai usato di “Io so”, un canto di gioia e di speranza dalle atmosfere pasoliniane, quello  che  avevi suonato nel 1997 al Premio Tenco,  di cui esisteva una versione da studio incisa da Roberto Kunstler ma con un altro testo o   una  nuova  versione  ?

 In tutti questi anni ci ha unito l’amore verso la poesia, oltre che la musica stessa. Insieme cerchiamo di creare delle canzoni che rimangano nel tempo, non pezzi destinati ad una sola stagione, bensì brani che ci auguriamo possano essere ricordati come quelli dei nostri grandi maestri e predecessori. È una nobile ambizione, con “Tutto quello che un uomo” ci siamo riusciti e a distanza di 16 anni dalla sua pubblicazione è uno dei brani più coverizzati in Italia, basta entrare su youtube e cliccare il titolo, vengono fuori migliaia di interpretazioni diverse, anche in altre lingue. Credo che lo scopo di ogni musicista sia proprio questo, fare in modo che le proprie opere siano fruite nello spazio e nel tempo, regalando a più persone possibili un momento di pace e di serenità. In questi anni, spinti dal desiderio che ci accomuna e innamorati dell’endecasillabo, dell’ottonario mascherato, dell’alessandrino, siamo stati molto attenti a non usare accenti errati, evitando le aporie. Trattandosi di musica sappiamo che ogni parola comunque è suono, quindi non ci accontentiamo più solamente di un bel testo, ma vogliamo che i testi delle canzoni suonino al massimo delle loro possibilità. Quando la parola deve stare dentro il periodo musicale, usiamo spesso formule certosine, trattasi di intarsi very e propri. Curiamo le bozze quotidianamente insieme ore e ore su skype cercando la giusta parola che deve entrare in quella specifica misura musicale. Una canzone comunque è fatta di melodia, armonia, tempo e parole. La melodia non è altro che un susseguirsi di note nel tempo una dopo l’altra o di alcune note concomitanti seguite da altre, mentre il tempo scorre. L’armonia è la veste complessiva ed è anche la griglia sulla quale ogni singola nota si appoggia, insieme alla melodia si muove la triade armonica, la prima la terza e la quinta…. L’armonia a volte può avere delle sostituzioni, come accade spesso nel jazz, aggiungendo nuovi accordi…. Le nostre canzoni sono concepite in modo da fornire a chi le risuona la possibilità di fare interventi che cambino l’armonia, il tempo, ma anche la struttura: l’inizio, il centro o la coda del pezzo. Nel ‘ 97 a Sanremo al premio Tenco cantai il brano “Io so”, ma se vai a confrontarlo con il testo che ho cantato ultimamente nell’album noterai che sono cambiate alcune rime e quasi tutte le chiusure delle quartine, è un brano sempre aperto, work in progress.

4) in una recente  intervista https://recensiamomusica.com  tu  hai detto  :  <<  (  ... )   Purtroppo la musica in Italia è finita da quando non ci sono più artisti come Lucio Dalla, Pino Daniele e Lucio Battisti. Nel mio piccolo, attraverso la mia musica, cerco di trasmettere riferimenti e valori a loro affini. >>quindi  vuol  dire  che   non c'è  ormai nessuno\a  che abbia raccolto l'eredità? oppure  qualcuno\a si trova  cercando fuori dai circuiti ufficiali  ?
  La canzone d’autore ormai si rivolge ad un pubblico di nicchia, così come il jazz o la musica classica. Quello che preoccupa sono le nuove mode e tendenze nella canzone pop italica, sempre più lontana dalla tradizione melodica, quella dei Tenco, Modugno, Guccini.

 5) Mi racconti la tua storia con Rino Gaetano?

Eravamo nella stessa casa discografica, la IT di Vincenzo Micocci ed ho scoperto di avere un legame di parentela con lui soltanto dopo la prematura scomparsa. Nella primavera del ‘96, ricordo quel pomeriggio come fosse ieri. Maria, la madre di Rino, mi contattò e mi disse che avrebbe voluto incontrarmi, ci vedemmo per un caffè e mi rivelò che io e Rino avevamo avuto lo stesso nonno, mio padre e lei erano fratello e sorella. Maria Gaetano era figlia illegittima di mio nonno Francesco, per via di quelle articolate vicende che spesso capitano nelle famiglie del sud quando sono troppo numerose. La prima cosa che ho pensato è stata: - allora è vero che la passione per la musica è nel sangue-, poi mi sono tornate in mente le sue canzoni e mi sono accorto di ricordarle ancora tutte, è stato un pomeriggio emozionante, abbiamo parlato di Rino, di quanto avrebbe ancora dato alla musica italiana se quell’alba maledetta non fosse andato incontro ad un destino beffardo. Certamente, lui è stato un precursore dei tempi, una voce fuori dal coro, realista e malinconico, al tempo stesso profondo e auto-ironico. Non per niente canzoni come Gianna o Ma il cielo è sempre più blù sono ancora nella memoria di tutti. Uno dei suoi mitici cilindri, quello con cui si presentò a Sanremo, mi è stata regalato da sua sorella Anna: avrà pensato che quella tuba con me sarebbe stata in cassaforte, ed infatti è così. Rino era un uomo che non cedeva a compromessi, ha scritto canzoni che ancora oggi sono attuali. Avrei voluto conoscerlo ed averlo come amico, per scrivere insieme, ridere e magari tornare ogni estate alla nostra terra e al nostro mare. Una cosa insieme alla fine però l’abbiamo fatta, esiste e si può facilmente trovare. Cercando sul canale Sky on demand il format “33giri master” viene fuori una puntata intitolata “Mio fratello è figlio unico” completamente dedicata all’album di Rino Gaetano. Nel filmato risuono con il mio piano questa canzone sulla voce indimenticabile di Rino.

6) Come si fa a mandare avanti il cantautorato italiano, con le case discografiche che invece spremono come un limone l’artista? Come contemperare questo sistema attuale

Ad un giovane aspirante cantautore potrei portare il mio esempio e dire che per raggiungere l’ obbiettivo si devono compiere sacrifici necessari, nel mio caso ho lasciato la mia terra e pian piano son riuscito a creare una certa indipendenza, non solo suonando ma anche facendo lavori più svariati: dall'aiuto orafo al runner per una agenzia di assicurazioni, dal pianista nei posti più strani al venditore di frutti di mare appena pescati. Fondamentale e, quindi determinante, è vivere alla giornata, senza rincorrere la notorietà, e poi fare la gavetta, quella che mi ha portato prima a suonare in tutti i locali, dalla Lombardia alla Calabria isole comprese, e dopo alla consacrazione. Il successo comunque e qualcosa che si costruisce nel tempo, con l’esperienza, ascoltando quelli più bravi, soprattutto la Musica dei grandi Maestri, con umiltà. 

la guerra non è mai finita .

è passato   qualche  giorno   e  come un  tormentone  estivo   questa   canzone   già citata  in un post  precedente    mi porta   non solo  a  condividere   tale  riflessione 


Nadia SivigliaPubblicato il 28 dic 2009Pubblicato il 28 dic 2009
ISCRIVITI 9Chissà se i grandi del mondo hanno i sensi di colpa...Chissà se quando ordinano le guerre pensano ai bambini, ai loro occhi, alla loro tristezza, alla fame, alle sofferenze. Bambini che non crescono, perché non mangiano o, ancor peggio, perché mettono loro in mano un fucile e li spingono a sparare ad un nemico che non conoscono. Alcune immagini riflettono guerre dimenticate, sopite o concluse, ma sono state inserite per il loro valore e drammaticità.

  ma  ad  estenderla perchè  se c'è la guerra è anche colpa nostra e della nostra indifferenza che anzi che sopire o meglio  farlo morire  e non alimentarlo   lo alimentiamo dando retta al primo capo popolo ed politicante che lo trasmette .  Infatti   come dice    anche questo  graphic novel, scritto da Matteo Mastragostino e disegnato da Alessandro Ranghiasci

Risultati immagini per primo levi graphic novel
.  

la  guerra  non è mai  finita    . 
  «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».
Primo Levi

5.8.19

Budoni, dopo 3 anni ritrova l’angelo che le salvò la vita Federica incontra per caso il poliziotto-eroe nel punto in cui rischiò di annegare Marco Antonio Pasin portò fuori dal mare agitato la donna e altre 4 persone



  di cosa  stiamo  parlando 

CAPANNIZZA_WEB

Budoni, poliziotto-eroe salva cinque bagnanti in balìa delle onde

Marco Antonio Pasin, nuorese, si è tuffato più volte. Nel 2005 è stato premiato per il suo coraggio al Quirinale



Leggendo le  notizia  che   trovate    sotto    e  il precedente    mi   viene in mente   una parafrasi    di  una  vecchia  ed  omonima   canzone   degli anni    '60   stessa  spiaggia stesso  mare  🤣😁.  


 la  nuova  sardegna   4\8\2019

Budoni, dopo 3 anni ritrova l’angelo che le salvò la vita

Federica incontra per caso il poliziotto-eroe nel punto in cui rischiò di annegare Marco Antonio Pasin portò fuori dal mare agitato la donna e altre 4 persone

Budoni
Dopo tre anni, nella stessa spiaggia in cui aveva rischiato di annegare, Federica Zedda di Siamanna ha incontrato per caso il suo angelo salvatore. Il fato ha voluto che Marco Antonio Pasin, poliziotto in forza alla stradale di Frosinone ma nuorese di nascita, tornasse nella spiaggia di Sa Capannizza, nel lungomare di Budoni. Un luogo che ricorda bene, perché nell'estate 2016 si era reso protagonista di un salvataggio plurimo a causa di un improvviso cambiamento delle condizioni del mare: cinque persone avevano rischiato di annegare ed erano riuscite a salvarsi proprio per l'eroismo del poliziotto.Dopo aver steso l’asciugamano, Pasini si è trovato di fronte una ragazza che dopo averlo guardato si è avvicinata e tenendo un bimbo per mano gli ha detto: “Ciao, devo di nuovo dirti grazie perché se non fosse stato per te mio figlio non sarebbe venuto al mondo. Se quel giorno non ti fossi tuffato per trarmi in salvo ne io ne lui saremmo qui”. Entrambi si sono poi commossi ricordando quel giorno di luglio del 2016. Una splendida giornata di sole con migliaia di persone ad affollare la spiaggia grande di Budoni, il mare ingrossatosi improvvisamente, aveva però messo in difficoltà tante persone. Marco Antonio, che nel 2005 aveva già ricevuto una medaglia di bronzo dal Quirinale per aver salvato dalle onde un malcapitato, non ci aveva pensato due volte e si era subito tuffato. Prima aveva raggiunto riportato a riva una bimba di sei anni poi subito dopo un sedicenne. Vicino a lui c’era un altro ragazzino in balia delle onde e il poliziotto assieme ad un altro turista coraggioso, Domenico Chiacchio, aveva tratto in salvo anche lui.Ma non era ancora finita perché una donna, proprio Federica, veniva trascinata al largo dalla corrente. Marco Antonio ha continuato a nuotare e non senza difficoltà a causa della stanchezza l’aveva agganciata e riportata a riva. “Abbiamo ricordato insieme quei momenti drammatici”, spiega Marco Antonio che vive con la moglie e i quattro figli a Frosinone ma torna ogni anno in Sardegna per le vacanze.“Quando l’ho raggiunta, le gambe non le sentivo più, ero stremato, la stavo lasciando perché non ce la facevo più: lei mi ha preso il braccio e mi ha implorato. Non lasciarmi, ti prego perché a riva c’è una bambina che mi sta aspettando. Mi sono fatto forza e piano piano, siamo riusciti a guadagnare la riva ma è stata dura davvero. Un emozione unica quindi rivedere Federica – prosegue – lei si è messa a piangere e mi sono commosso anche io, quando lei mi ha detto ti devo ringraziare perché senza di te non sarebbe nato Luca, che ora ha un anno e mezzo, poi mi ha presentato suo figlio”



invasioni barbariche , Unità d'Italia, Fascismo,lotta partigiana,, foibe ed esodo Giuliano Dalmata solo colpa del pci ed di tito , 1960\1980 dominio della cultura comunista le cazzate sulla storia italiana sono praticamente infinite.

Lo so      che non è   sempre   è bello smontare   li miti e  le leggende   perchè  si  fa    a toccare  l'identità di ciascuno di noi  ma  tale lavoro  fa    va  fatto  per     evitare  sia  castronerie   come  questa  

L'immagine può contenere: testo


 ho deciso di  applicare  quanto dice  questo articolo  di   cui    trovate  qui il  testo  originale  de d integrale     con delle aggiunte    messe  in corsivo  e    altri miti    \  luoghi comuni  da  smontare     :  <<  Il popolo italiano davvero voleva l'Unità, o l'Italia come la conosciamo è stata soltanto una macchinazione dei massoni? Mussolini è stato traviato da Hitler? I partigiani erano tutti dei comunisti che portavano avanti una guerra civile ideologica? Questi tre sono soltanto alcuni dei temi storici che ancora oggi spaccano l'opinione nel nostro paese, e attorno a cui si creano dei falsi miti.
Un po' perché in generale ogni scusa è buona per schierarsi, anche a costo di forzare la memoria dei fatti; e un po' perché effettivamente gran parte della storia italiana è complessa e si presta a interpretazioni tirate per le maniche. Così abbiamo deciso di smontare o valutare alcuni degli stereotipi più abusati sulla storia italiana: quelli che ancora oggi restituiscono al presente delle forzature pretestuose per perorare cause politiche e sociali.>>  ed  usare  strumentalmente   contro l'avversario  politico  .  E facendo sciacallaggio   su  temi   che  ancora sanguinano  come le  foibe  ed  l'esodo Istriano- dalmata    facendo diventare menzogna  verità  e  verità menzogna o  nascondendo una parte  della storia   ed  ingigantendone  un altra , per  giunta istituzionalizzandola    con il giorno  del ricordo  . 


a  questo  STEREOTIPO 2: L'UNITÀ D'ITALIA È STATA UNA FARSA ORGANIZZATA DAI MASSONI, IL POPOLO NON VOLEVA L'UNIFICAZIONE, E GARIBALDI È STATO UN DELINQUENTE ASSASSINO.    aggiungo   che  anche  a  sinistra   si dice  che l'unità d'italia  fu  solo    fatta  da una classe  borghese  . Castroneria ideologica . In  quanto  ci furono anche  i  " proletari  "   vedi i  cacciatori  dele alpi  ( seconda  guerra  d'indipendenza  )  e  poi i mille  .  Certola  borghesia  contribui  anch'essa  ed  vedere  il film  sopratttutto il finale
 Perchè come  testimonia  anche  il  film   specialmente  queste  due scene





  di noi  credevamo     (  film del 2010 diretto da Mario Martone su sceneggiatura dello stesso regista e di Giancarlo De Cataldo, liberamente ispirato a vicende storiche realmente accadute e al romanzo omonimo di Anna Banti. ) l'Unità realizzata da uomini di potere per i propri interessi, senza un autentico coinvolgimento del popolo   che  fu  usato   vedi Garibaldi 

 ed  ecco  le  mie 

  Le  foibe ed l'esodo  sono solo opera  dei comunisti di Tito e  di Stalin  ?
Esattamente quattordici anni fa, nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila (  anche se   alcuni studi  dicono  di meno  , ma   a mio avviso questo  ha  poca importanza perchè su certe  tragedie  è  difficile avere  numeri  certi ed  esatti in quanto   Per estensione i termini "foibe" e il neologismo "infoibare" sono diventati sinonimi di uccisioni che in realtà furono in massima parte perpetrate in modo diverso: la maggioranza delle vittime morì nei campi di prigionia jugoslavi o durante la deportazione verso di essi. Si stima che le vittime in Venezia Giulia e nella Dalmazia siano state circa 11 000, comprese le salme recuperate e quelle stimate, più i morti nei campi di concentramento jugoslavi ) torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale.
La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide. Soprattutto  perchè  a  causa  ,  ne parlato  in diversi  miei post   .  a   causa  della guerra  fredda    cade il silenzio  ,   alvo poche  voci   che  non ci stessero  . Eppure quelle persone meritano, esigono di essere ricordate senza  strumentalizzazioni  sorta  ne  da  una prte  ne dal'altra  vista  la complessità dele vicende del confine orientale  che  ha visto   agire   ed  evolversi   in una sola zona   il  Fascismo , il nazismo  , il  comunismo    con annessi i  loro crimini  . Le  colpe quindi   non furono  solo  dei  comunisti  ma  anche   di chi  c'era  prima   quindi  vanno    distribuite  e  contestualizzate

Gli anni  60\80   furono dominati dalla  sinistra  ed    causa  loro  se  siam  cosi oggi . Sono loro  con  i  loor cattivi maestri  e le uccisioni e  stragi i cosiddetti anni  di piombo  .

 Fesseria e ipotesi più  stramba    di cosi  non si  può  perchè  :  1  )    il periodo  in questione  fu    uno  dei  più  fecondi  per  le  innovazioni e  trasformazioni  sociali e culturali    ( statuto dei lavoratori  ,   partecipazione degli studenti e dei genitori    nelle  istituzioni scolastiche   divorzio   aborto  ,  nuovo  diritto  di  famiglia  ,   abolizione del delitto d'onore  )  che    si sono affermante  e che  ora sono state  ed  continuano   ad  esserlo   distrutte  dall'interno per  paura  di proteste  se  si aboliscono  direttamente  . Quindi  non    oltre  che  uno  dei  più  terribili  , droga ( eroina in particolare  )  , repressione  e  reazione  del potere alle  richieste  di cambiamento  ed paura   che  la  sinistra  parlamentare   salisse  a governo  [   strategia  della tensione  e bombe   di stato  sui  treni e  nelle  piazze   ] , omicidi   di politici, giornalisti  ,  operai  , magistrati  e forze  dell'ordine    da parte    di frangie della  sinistra   extra parlamentare  o almeno  gran parte  d'essa  comunemente e chiamati      etichettatati solo ed  esclusivamente come  anni di   anni di piombo   ,. 2)  non tutti    furono   anche se  furono influenzati     appartenenti o simpatizzanti   della  sinistra  extra  parlamentare   ci furono  :     sia  chi passo   come  l'autore    del romanzo  autobiografico  il   fascio comunista e  alcuni esponenti  dell  'extra  sinistra  parlamentare    dalla  destra    a  sinistra    sia  anche  i  cosiddetti   "cani sciolti",  (  di cui  parla  , la  serie  cani sciolti   edita   Sergio Bonelli Editore, esordita a novembre 2018 sotto l'etichetta Audace ed  ancora  in corso     di pubblicazione   . vedere    del trailer  sotto   )







  ovvero  quelle   persone  aperti ai cambiamenti, tutti in qualche misura "ribelli" rispetto alle generazioni che li hanno preceduti.  ci   fu poi  (  e  parte   c'è  ancora oggi  )  anche  la destra    extraparlamentare  ( qui  magiori  news  sia  di quella  europea    che di  quella  italiana   ) ed 
quella a metà tstrada fra una e l'altra la cosidetta maggioranza silenziosa (in inglese silent majority) è quella parte ritenuta maggioritaria in una data società che non esplicita pubblicamente le proprie opinioni ed è generalmente scarsamente partecipante alla vita politica ma che spesso la  3 ) la  colpa   non è  solo di alcuni  appartenenti  alle  due  frange  che  come capita  in ogni  movimento  poi  voltano gabbana  e   da  incendiari  diventano pompieri  , ma  della  classe politica   che   dopo  aver  accolto  alcune proposte   e  sconfitto   ed  usato per  aderire   alla politica  Usa  e   alla teoria    della  guerra fredda    non seppe incanalare     finendone   per   essere disintegrata ( con il   croillo di tale  sistema  politico  \  culturale     con i fatti del  1989\92  )   ed  arrivare   dove  siamo ora   a  livello   parlamentare  \  istituzionale  i frutti  che  aveva  raccolto    facendoli appassire    4)  quel periodo  pur  fra  molte  ambiguita    secondo  Giovanni Giardi     non portarono    e   furono   solo anni  di piombo      come testimoniano questi interessanti libri  : 





 può costituire un’occasione per ripensare a quegli anni interrogandoci sulle categorie interpretative attraverso le quali guardiamo a quel periodo e a quello, immediatamente precedente, che lo ha generato (il Sessantotto). ed    anni  70   e   utile per  capire  il cosidetto refliusso

4.8.19

differenza tra i banditi del 800 e del rimo novecento e i bastardi ed sciacalli di Corinaldo ed non solo

anticipo tutti quelli che mi diranno cose del genere per il mio precedente post ( https://bit.ly/2KhuM4s ) i cui racconto al storia del bandito andrè spada ed ad essi dedico la canzone , sotto   il  post  qui nella versione dei Guns &  Rose 

*****
ma come critichi la criminalità vedi i fatti Corinaldo e poi elogi le imprese di un bandito di un assassino boh .

IO
E' vero sono entrambe atteggiamenti criminali . Ma c'è criminalità e criminalità . In conto è quella da te citata che è senza codici etici . un altro è ( forse perchè sono cresciuto nel sud o in una regione ai margini della nostra storia nazionale ) quella del banditismo e delle disamistade originate in una economia e una società agro pastorale sopravvissuta  ed    lotta  per  non morirew    allo  sfruttamento economico delle varie dominazioni che sono susseguite fino all'unità d'italia ed ancora continuano come quella sarda ( e credo non ho conoscenze specifiche in merito ) e che oggi in un mutato clima sociale ( anche se lo sfruttamento continua ) continuano ad esistere diventando solo criminalità e basta avendo perso quel particolare che la aveva caratterizzate . Infatti le il post a cui tiu riferisci era un post nostalgico come testimoniato dal tag  #criiminalitàdiunavolta


3.8.19

Andrè Spada l'ultimo bandito d'onore e di vendetta

 


" La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla "
Gabriel Garcia Márquez



N.B 
 l'articolo è in francese perché a parte ( purtroppo a € e non free in italiano c'è solo l'articolo di " le storie dimenticate " di Pietro Mannironi sulla nuova sardegna d'oggi )

Inizio  a   scrivere   questo post  con in  sottofondo  le  note  di   Bandito Senza Tempo- The Gang

da quando  (  e  soprattutto  ora  che mi sto avvicinando  ai 50   quello che dante chiama    nel mezzo del cammin de  nostra vita   )  ho messo su  il  blog  e   poi  la  pagina  di Facebook ad  esso  collegata


Ho maturato la convinzione che il problema più grosso del camminare verso la fine della vita non sia il morire (o la perdita della lucidità e della consapevolezza), quanto la cancellazione della memoria, del vissuto, delle emozioni, dei sentimenti che sono stati te stesso ben più del corpo, dell'immagine, del fatto e del non fatto.
Per questo motivo  seguo , almeno coi  provo  . l'esempio  di http://www.promemoria.sm/  <<    ho creato artigianalmente questo piccolo sito. Vi depositerò una parte del mio pensiero, del mio vissuto, per fare memoria e dare testimonianza di una generazione che ha vissuto trasformazioni epocali.. Sarà a disposizione di chi lo vorrà, senza particolare ansia se saranno molti o pochi. Sapere che è a disposizione dà la sensazione di morire di meno.>> quindi se  qualcuno volesse interloquire  mi  farebbe comunque cosa gradita attraverso i miei social  facebook   twitter   l' e-mail o anche attraverso il blog . Infatti ci sono storie condannate a perdersi tra le pagine infinite del tempo . Storie di donne e uomini che svaniscono nella memoria collettiva, portandosi dietro il loro pesante fardello di dolore e speranza , di volti e di di parole , di sofferenza e di rinascita. Vicende che nel bene e nel male non meritano d'essere dimenticate . Alcune sono rimaste ( e credo rimarranno ) orfane di una risposta di giustizia e quindi quindi senza poter offrire una consolazione possibile . Anche perchè , ora che la polvere delle emozioni si è posata , meritano d'essere riviste ( come il caso sotto riportato ) con più serenità , fuori dalla prigione dei fondamentalismi e mitizzazioni , non deformate agli occhiali ideologici . Ed altre semplicemente perchè è importante ricordarsi di ricordare . Perchè : << le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno , ricordare una cosa significa vederla ora soltanto per la prima volta >> ( Cesare Pavese ) . 


Ma  ora  bado alle  ciance  ed  ecco  la storia     tratta   da https://www.corsicamea.fr/  



André SPADA est né dans une ruelle du vieil Ajaccio le 13 février 1897 d'un père Sarde (Gavino) et d'une mère Corse (Anna-Maria BERTI) qui mit au monde neuf enfants. En 1909, la famille décide d'aller s'installer dans le CRUZZINI au village de LOPIGNA d'où Marie BERTI est originaire.
Jusqu'à l'age de 17 ans, André, que l'on décrit comme un garçon émotif et anxieux mais honnête et travailleur, va exercer avec son père le dur métier de bûcheron et de charbonnier qu'il abandonnera en 1917 pour s'engager dans l'artillerie et acquérir ainsi la nationalité Française.
 Il est condamné en 1918 pour désertion en temps de guerre. Amnistié, il rengage à nouveau pour aller se battre en Syrie. A la fin de la guerre, il est libéré et rentre en Corse en mai 1921.
Sans travail, ne voulant pas reprendre le dur métier exercé par son père, André Spada postule pour un emploi de douanier mais les circonstances vont en décider autrement en faisant de ce jeune homme que rien ne prédestinait au banditisme, un des plus terribles hors-la loi que la Corse ait connu.
Sa vie bascule le soir du 8 octobre de 1922 à Sari d'Orcino. Au cours de la fête patronale du village, un homme, passablement éméché, tire sans l'atteindre sur une femme qui l'aurait éconduit. Une confusion s'ensuit, les gendarmes mènent rapidement l'enquête et arrêtent quelques instant plus tard les dénommés Stephanini Toussaint et Rutili Dominique attablés en compagnie de Spada dans une buvette du village.
Pour défendre son ami, Spada tire sur les gendarmes, blesse mortellement l'un d'entre eux avant de prendre le maquis en compagnie de Rutili.
Rutili, dont la folie meurtrière inquiète Spada (il l'a vu tuer son propre frère), sera arrêté le 4 janvier 1924 lors de l'embuscade du Finosello, après avoir abattu ses hôtes qu'il soupçonne de trahison. Condamné à mort en février 1925, il verra sa peine commuée en travaux forcés à perpétuité. Après 27 années passées au bagne de Cayenne, il reviendra dans son village en 1952 et décèdera tranquillement en juillet 1973.

Dans le maquis, Spada, dont la tête est mise à prix, condamné à mort par contumace le 11 juillet 1925, vient d'apprendre avec consternation la condamnation à la peine capitale de son ami d'enfance. Désormais seul, il sombre dans une profonde période dépressive que viendra encore aggraver en févier  l'annonce de la mort d'un autre ami, le bandit Romanetti. Son esprit semble basculer alors dans la tourmente: "C'est à ce moment là, dans ma profonde solitude que j'ai commencé à apprendre à connaître  Dieu" confiera-t-il dans ses mémoires. 
L'amitié, mais aussi l'amour, ont orienté la destinée de ce bandit à la sensibilité à fleur de peau. C'est la soeur de François, son ami d'enfance. Elle se nomme Marie Caviglioli, elle est jolie et Spada en tombe éperdument amoureux ; Mais très vite, lassée par la tyrannie, les accès de colère et la jalousie maladive de son amant, Marie décide de le quitter et s'enfuit à Ajaccio où elle va faire la connaissance de  Jacques Giocondi. En apprenant cette liaison, Spada, emporté par l'orgueil et la colère, commettra l'irréparable en abattant froidement à Poggio-Mezzana, le 9 novembre 1925 la soeur de Giocondi, agée de 22 ans, et son vieil oncle qu'il avait pris dans l'obscurité, pour Marie Caviglioli et son amant. Abattu, rongé par le remord, Spada écrira au procureur de la république pour dénoncer son crime. Cela  ne l'empêchera pas cependant, de poursuivre sa carrière de bandit en se mettant en ménage à la Punta, avec l'intrigante Antoinette Leca*, la compagne de Romanetti qui vient d'être assassiné, et dont il prendra la succession.
*Antoinette Leca sera par la suite jugée et condamnée à deux ans de prison et 10 ans d'interdiction de séjour par le tribunal correctionnel d'Ajaccio.

Le 23 décembre 1926, pour s'adjuger à travers un prête-nom, la concession du service postal, Spada n'hésite pas à attaquer à Saint-André d'Orcino, le fourgon qui assure la liaison Ajaccio-Lopigna, blessant le chauffeur Fanchi Delmo et deux des douze voyageurs. L'avertissement contraignit Franchi à se retirer sur Ajaccio.

Le 06 août 1927, il utilise la presse locale pour informer les gendarmes qu'il ne fera usage de son arme que s'il est "serré de près"; il ajoute : "... malgré ma répulsion, je tiens à signaler que je serais sans pitié pour quiconque, autre que les gendarmes, que je surprendrais me recherchant ou m'espionnant... ". A plusieurs reprises, Spada aura recours à la presse pour faire passer ses message et se justifier. 
Le 18 mai 1930, en attaquant de nouveau ce même service postal dont la concession, arrivée à son terme, vient de faire l'objet d'une nouvelle adjudication qui échappe au contrôle du bandit. Cette fois, le chauffeur et deux gendarmes, passagers du véhicule, sont tués, un troisième gendarme est grièvement blessé. Les autres passagers prennent la fuite tandis que le fourgon postal est incendié.

L'attaque de l'auto du service postal Ajaccio-Lopigna.
Voir l'article paru dans le Petit Journal du 19 mai 1930.

A la suite de cette tragédie, le service Ajaccio-Lopigna ne sera plus assuré pendant 6 mois. En novembre 1930, Spada et sa compagne Antoinette Leca, sous le couvert d'un prête-nom, s'en adjugent à nouveau la concession.

Au mois de Février 1931, après la mort de Romanetti, Spada s'autoproclame "Roi du Palais vert" et sa notoriété attire Pathé-Journal. Moyennant une belle somme d'argent, il se laisse filmer par le cinéaste Harry Grey et raconte aux journalistes l'histoire de sa vie qui paraîtra après sa mort en 1935, dans un livre intitulé "Mes mémoires".

Spada "interviewé au maquis".
Extrait du journal l'humanité du 12 novembre 1931

Il déclare :  "Moi Spada, je suis universel avant même d'être Corse [...] je ne connais que ceux qui me connaissent, les autres tant pis pour eux [...] un bandit doit faire sa réputation".
Spada entretenait en effet sa réputation . A l'audience du 07 mars 1935 le président du tribunal ne manque pas de le lui rappeler: " Dans votre palais vert, vous aviez une cassette, et entassiez des caisses de liqueurs, et des paniers de champagne, dont vous régaliez cette étrangère, un peu toquée, qui était venue vous admirer dans votre repaire, et qui vous eut volontiers épousé".
Cette "étrangère un peu toquée" lui offrit d'ailleurs le seul bijou (une bague ornée d'une croix d'or) qu'il posséda jusqu'à sa mort. Elle fut ensuite vendue aux enchères domaniales et adjugée au docteur François del Pellegrino, conseiller général d'Ajaccio.

Mais au mois de novembre1931, l'expédition militaire organisée par le général Fournier, contraint Spada à fuir son domaine de la Punta et de nombreuses personnes de son entourage proche ainsi qu'Antoinette Leca et son frère Jules sont arrêtés.
Dès lors, privé de tous soutiens, tenaillée par la faim, dans un état mental proche de la folie (comme en témoigne ces lignes extraites d'un long courrier adressé à la presse le 05 juillet 1932 : "...Avis à tous et à la grâce de Dieu, Spada André, bandit d'honneur et de vengeance, mais non gendarme, plutôt cent mille fois la mort qu'une seule fois le déshonneur. Me voilà prêt à la paix et à la guerre, donc je suis prêt à tout. Dieu devant et ensuite je souhaite à tous ce que leur coeur désire..."), Spada va mener une vie de bête traquée avec son jeune frère Bastien qui l'a rejoint au maquis le 20 avril 1930, après avoir assassiné Jean-Ange Paoli, un ancien guide de Spada.
Un matin de février 1932, après des jours de souffrance passés dans la neige et le froid, après s'être réfugié pendant plusieurs jours à Coggia dans la maison familiale, Bastien finira par se rendre et se sont ses parents qui le conduiront au cabinet du procureur de la République à Ajaccio tandis que Spada continuera à se terrer. Une importante somme d'argent sera proposée, sans succès pour sa capture.

Le 29 mai 1933, à Coggia, dans la maison de ses parents, à bout de force, sans armes, un grand crucifix de bois pendu à son cou, Spada se laisse arrêter par les gendarmes qui le conduisent à la prison d'Ajaccio. Mais son état mental préoccupant nécessite un examen psychiatrique à Marseille.
A son retour, le 29 janvier 1935, il est enfermé à la prison Sainte-Claire de Bastia dans l'attente de son procès qui aura lieu le 04 mars 1935.

L'arrestation de Spada.
Voir l'article paru dans le Petit Journal du 30 mai 1933.

A l'issue de trois jours de débats qu'il suivra avec une profonde indifférence en le ponctuant parfois de répliques théâtrales, il acceptera l'annonce de sa condamnation à mort sans manifester la moindre émotion, se contentant de conclure: "Dieu en a décidé ainsi".
A l'énumération de ses crimes, Spada déclara : "Oublions le passé, Monsieur le Président"; puis il croit bon de préciser : "Vous parlez de sang ? C'est moi le responsable, un point c'est tout!".

Spada filmé au tribunal d'Ajaccio durant les débats par  British movietone.

Nonobstant la personnalité du prévenu et la nature de ses crimes, on peut affirmer aujourd'hui que Spada n'a pas bénéficié d'une justice sereine et équitable. En effet, les experts psychiatriques qui procèderont à son examen, vont écrire dans un rapport insensé, rempli d'erreurs et d'incohérences, que Spada simule la folie et le déclareront pleinement responsable de ses actes. Un jugement arbitraire et expéditif qui le conduira directement à l'échafaud.
Spada, surnommé "le bandit de Dieu", le "tigre de la Cinarca" et le "sanglier" sera condamné à mort et la sentence exécutée à l'aube du 21 juin 1935.

C'est le bourreau Anatole Deibler (fils de Louis Deibler) venu spécialement de Paris avec ses deux aides, qui exécutera la sentence. Deibler aura exécuté au total 395 condamnés à mort de 1885 à 1939, dont 299 en tant qu'exécuteur en chef, de 1899 à 1939. Il meurt d'un infarctus le 02 février 1939 en allant prendre le train qui le conduit à Rennes où il doit procéder à sa 396ème décapitation.


A 4h12 du matin, le couperet de la guillotine, dressée pour la circonstance devant la prison de Bastia, tombera pour la dernière fois sur la tête d'un condamné qui aura marché vers la mort avec un courage tranquille qui ne l'a jamais abandonné un seul instant.

Personne ne réclamera le corps de Spada. Il sera enterré dans le carré des suppliciés du vieux cimetière de Bastia.

Les derniers instants de Spada
(le petit journal - Edition du 22 juin 1935).







ed in musica che concludo il post d'oggi   con Les bandits d'honneur  -  Antoine Ciosi

1.8.19

effetti collaterali della propaganda e delle bufale - fake news Quelli che, su Twitter, insultano una finta ong protagonista di un romanzo: «Salvate gli italiani»

Quelli che, su Twitter, insultano una finta ong protagonista di un romanzo: «Salvate gli italiani»

di GIANMICHELE LAINO | 31/07/2019

solidarancia
  • Solidarancia è un romanzo su una fantomatica missione di una finta ong
  • L'autrice ha creato un account Twitter per presentarlo
  • Incredibilmente, sono arrivati diversi insulti sui social network
La realtà supera l’immaginazione. Non è soltanto un modo di dire. È esattamente quello che è successo a Solidarancia, il romanzo che Sarita Fratini ha pubblicato il 15 luglio scorso per People, la casa editrice di Pippo Civati. La storia è quella di una fantomatica ong e della sua nave improbabile – Solidarancia, appunto -, il cui equipaggio è formato da ottantenni anarco-insurrezionalisti. Il loro obiettivo è quello di svuotare un lager libico e riempirlo di arance di Sicilia.


L’incredibile caso di Solidarancia su Twitter

Per lanciare l’opera, Sarita Fratini ha pensato bene di costruire un account parodia su Twitter, dove faceva parlare i personaggi del suo romanzo. Un modo intelligente (e originale) per promuovere l’opera. Così, dal 1° luglio – giorno della fondazione dell’account – Sarita Fratini ha pubblicato dei piccoli estratti del suo libro sul social network, immedesimandosi a tal punto nella storia da iniziare a commentare anche fatti di politica italiana e attualità.Non avrebbe mai potuto immaginare che, dopo qualche giorno dall’apertura dell’account, una serie di utenti di Twitter, con un’azione coordinata e puntuale, si potesse spingere a insultare e a commentare come se Solidarancia fosse una vera ong, protagonista di una vera operazione di salvataggio nel Mediterraneo. «Chi vi paga per mettere su un carrozzone del genere?», «Perché prima di andare in Africa non pensate agli italiani?», «Ma non avete proprio niente da fare?». Non male per un account, il cui tweet più celebre è rappresentato da una finta mappa marina, con il logo di Solidarancia (proprio un’arancia di Sicilia) e una freccia direzionale disegnata a mano.

Le parole dell’autrice di Solidarancia

«Avevo dichiarato sin dall’inizio lo scopo dell’account – ha affermato l’autrice Sarita Fratini, contattata da Giornalettismo -. Eppure, da qualche ora Solidarancia è bersaglio di un vero e proprio shitstorm». L’ennesimo caso, insomma, in cui sulla rete non viene percepita la distanza tra realtà e finzione. «Non capisco come sia stato possibile questo fraintendimento – ha continuato la Fratini -, anche perché è evidente che su Twitter c’è una sorta di spin-off del mio romanzo e che i personaggi che parlano sono totalmente costruiti attraverso l’immaginazione. Qualcuno, dopo aver riletto i tweet di Solidarancia, si è reso conto dell’equivoco e ha cancellato le offese. Ma io ho salvato gli screenshot».
Solidarancia è un romanzo, uno dei primi pubblicati dalla casa editrice People. Si tratta di una storia che non ha peli sulla lingua: parte da una critica al governo Gentiloni e alle politiche sull’immigrazione dell’ex ministro dell’Interno Marco Minniti e arriva ai giorni nostri, ai tempi di un governo Lega-M5S. Tutti, ma proprio tutti sono parte del racconto: «Non pensavo di trovare una casa editrice disposta a pubblicare l’opera – ha chiuso Sarita Fratini -. Invece, People lo ha fatto. E sono particolarmente contenta di aver condiviso con loro questa avventura». Un libro che l’autrice definisce profetico: «Avete presente la scena in cui la capitana Carola entra in porto? È descritta pari pari nel romanzo (al suo posto la capitana 82enne Teresa). Ma io l’ho scritta un anno fa! Forse, semplicemente, il libro porta bene. Spero si avverino anche tutte le altre cose».
Il viaggio della Solidarancia è destinato a continuare con il vento in poppa. E non saranno certo gli account con le bandierine tricolore a fermarlo.